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16 8:03 Stránka 2
collana diretta da
Antonio Boroni
e il suo dramma giocoso
L’amore in musica
Ensemble Hof-Musici
ISBN 978-80-904656-0-2
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Indice
SAGGI
Tomislav VOLEK
Introduzione 19
Tomislav VOLEK
L’eccezionalità dell’opera italiana a Praga nel Settecento 23
Milada JONÁŠOVÁ
Nuovi aspetti biografici su Antonio Boroni dalle sue lettere.
Le opere di Boroni e in particolare le versioni
dell’Amore in musica 45
Lucio TUFANO
Sulle tracce di Oranzebe. L’opera seria di Calzabigi
e Gassmann 137
5
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Raffaele MELLACE
«La scimia, il papagallo e la spinetta»: l’arte della diva
nella Ritornata di Londra di Goldoni e Fischietti 165
DOCUMENTI
Ondřej MACEK
Ensemble Hof-Musici 319
6
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Questa nuova collana di atti di convegni è dedicata allo studio dell’opera ita-
liana nei territori boemi durante il XVIII secolo. Uno dei presupposti di tale
serie di pubblicazioni è costituito dall’attività dell’ensemble Hof-Musici, fon-
dato e diretto da Ondřej Macek, che vanta un’esperienza più che ventennale
nell’esecuzione e nell’allestimento di opere sconosciute risalenti soprattutto
alla prima metà del Settecento, in molti casi date in prima mondiale in epoca
moderna. Il successo del primo tentativo di coordinamento tra ricerca musi-
cologica ed esperienza interpretativa (testimoniato dal contenuto della pre-
sente raccolta) ha condotto a concepire un nuovo progetto che prevede –
auspicabilmente ogni anno – la realizzazione di un convegno musicologico
internazionale abbinato al recupero e alla rappresentazione di una nuova
opera settecentesca da parte dell’ensemble Hof-Musici. Dopo il primo incon-
tro di studi realizzato presso l’Istituto Italiano di Cultura di Praga, a partire
dal settembre 2016 i convegni avranno luogo presso il Centro di Cultura
Barocca della città di Český Krumlov, in concomitanza con le esecuzioni ospi-
tate nel teatro del castello per il Festival delle arti barocche. Oltre ai ricerca-
tori cechi, verranno invitati esperti provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
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1
Il colpo d’occhio sulla produzione di Goldoni poeta comico per musica è disponibile al sito
www.carlogoldoni.it, curato da Anna Laura Bellina e Luigi Tessarolo.
2
Cfr. A. Groppo, Catalogo purgatissimo di tutti li drammi per musica recitatisi ne' teatri di Venezia
dall'anno MDCXXXVII sin oggi [1767], Venezia, 1741 [ma 1767], ms., I-Vnm, cod. it., VII, 2326
(= 8263), pp. 310-312: «1756. 942. «Ritornata di Londra. Teatro di San Samuele. Poesia Goldoni.
Musica di Domenico Fischietti»; [Marcantonio Corniani Algarotti], Annali drammatici, musicali, pit-
torici, teatrali della città di Venezia nei secoli XVII, XVIII e XIX a tutto l'anno 1836…, Venezia, 1837,
ms., I-Mb, raccolta drammatica Corniani Algarotti, 6011, p. 487, n. 926: «1756. D'inverno. Ritornata
di Londra. Poesia di Carlo Goldoni. Musica di Domenico Fischietti napoletano». La data esatta si
deduce da E. Selfridge-Field, A New Chronology of Venetian Opera and Related Genres, 1660-1760,
Stanford (CA), Stanford University Press, 2007, p. 557.
3
Nell’autunno 1756 venne ripreso al S. Samuele Il filosofo di campagna, nel carnevale 1757
Le nozze. La ritornata di Londra e i due gruppi di titoli in questione sono già disponibili in edizione
critica nel sito citato; lo saranno prossimamente anche in edizione cartacea rispettivamente
in C. Goldoni, Drammi comici per musica. 3. 1754-1756, a c. di A. Vencato, intr. di L. Tufano
e 4. 1756-1758, a c. di A. Vencato, intr. di R. Mellace, Venezia, Marsilio (quest’ultimo volume com-
prende anche La ritornata di Londra).
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4
Questa produzione è disponibile anche in edizione cartacea: C. Goldoni, Drammi musicali per
i comici del San Samuele, a c. di A. Vencato, Venezia, Marsilio, 2009 e Idem, Drammi seri per musica,
a c. di S. Urbani, Venezia, Marsilio, 2010.
5
Quella del I si deve invece a Vincenzo Pallavicini.
6
Sulla figura del compositore cfr. le voci a lui dedicate, a firma rispettivamente di Paul Nettl e Ulis-
se Prota-Giurleo nell’Enciclopedia dello spettacolo, V, Roma, Le maschere, 1958, col. 404 s., Raoul
Meloncelli, in Dizionario biografico degli italiani, XLVIII, Roma, Treccani, 1997, pp. 248-251, Dennis
Libby con Rosa Leonetti, in New Grove Dictionary , 2a ed., VIII, p. 902 s., e G. Poppe, in Die Musik
in Geschichte und Gegenwart, 2a ed., Personenteil, VI, coll. 1275-1278.
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al malfamato Teatro della Pace), nel 1753 si trasferì a Venezia, base per una
carriera che si svolse quasi esclusivamente in Italia settentrionale e a Nord
delle Alpi. Prima d’avventurarsi, plausibilmente entro il 1762, nelle stazioni
che caratterizzeranno la sua vicenda esistenziale e professionale (Praga, dove
collaborò con le compagnie Molinari e Bustelli; Dresda, dove arrivò al seguito
di Giuseppe Bustelli, ma assunse dal 1766 al 1772 la carica di maestro di cap-
pella; Salisburgo, dove ricoprì diversi incarichi tra il 1772 e il 1783, parteci-
pando nel 1775 con la serenata Gli orti esperidi ai festeggiamenti per la visita
dell’arciduca Massimiliano Francesco per i quali Mozart compose Il re pasto-
re), Fischietti collaborò strettamente per un intero lustro con Carlo Goldoni,
del quale mise in musica tra il 1754 e il 1758 quattro titoli (Lo speziale, limi-
tatamente agli atti II e III, La ritornata di Londra, Il mercato di Malmantile
e Il signor dottore) destinati a non piccola fortuna. Se per nulla occasionale
è il sodalizio tra librettista e musicista, non meno collaudati risultano i re-
sponsabili degli altri, imprescindibili elementi dello spettacolo: scene, balli
e costumi. L’affrescatore e scenografo veneziano Andrea Urbani (1711-1798)7
fece propria la lezione di Tiepolo in un’attività vasta e multiforme esercitata
in tutta la Serenissima in residenze private (palazzi, ville e castelli, come i Ca-
stelli Grimani Marcello di Montegalda e d’Arcano Superiore, le Ville Grimani
Vedramin Calergi Valmarana di Noventa Padovana e Pisani di Stra), in chiese
(il Duomo di Udine, San Giovanni Evangelista a Portogruaro) e in teatro: il ca-
talogo Sartori registra non meno di 33 allestimenti scenici affidati all’artista.8
Questa collaborazione con Goldoni si situa alla vigilia del prestigioso sog-
giorno a Pietroburgo, dove Urbani lavorò al Palazzo d’inverno tra il 1760 e il
1763. Non meno qualificato il contributo dei balli, «invenzioni del signor
Giovanni Antonio Terrade», alias il danzatore e coreografo francese Jean-
Antoine Terrades, collaboratore di Jean-Georges Noverre e divulgatore del
pensiero del più illustre collega, attivo a lungo in Italia, a Venezia tra il 1755
e il 1792, come anche a Milano, a Firenze e altrove, con non meno di 76 al-
lestimenti diversi rubricati in Sartori.9 298 sono invece gli spettacoli registrati
all’attivo del costumista Natale Canziani,10 la cui carriera, dalla durata stra-
ordinaria, è attestata sin dal 1720, dal Carceriere di se stesso di Antonio Salvi
e Giuseppe Maria Orlandini allestito quell’anno al Carignano di Torino, e dal
Lucio Papirio dei medesimi autori per Pesaro, carnevale 1721, passando,
a mo’ d’esempio, per titoli come il Demetrio e il Siroe metastasiani con musica
di Hasse, rispettivamente Venezia 1732 e Bologna 1733. Quadrio ne rievoca
7
Cfr. D. Urbani de Gheltof, Andrea Urbani pittore architetto veneziano, Venezia, Tipografia Na-
ratovich, 1869, C.B. Tiozzo, Andrea Urbani pittore. Opera completa, Vicenza, Edizione d’Arte Galleria
Veneta, 1972 e Andrea Urbani: scenografo e frescante (1711-1798), Catalogo della mostra, Padova,
Oratorio di San Rocco, ottobre-novembre 1972, a c. di L. Grossato, Padova, Tipografia Antoniana,
1972.
8
C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici I, Cuneo, Bertola & Locatelli,
1993, p. 498.
9
Ivi, pp. 513 s.
10
Ivi, p. 517.
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Un cast di specialisti
Difficile chiedere di meglio anche sul piano della compagnia vocale, la
medesima collaudata quaranta giorni prima, il 27 dicembre 1755, nella prima
opera della stagione, La cascina:
11
F.S. Quadrio, Della storia e della ragione di ogni poesia, III, p. II, Milano, Agnelli, 1744, p. 550.
12
Per le carriere dei cantanti cfr. innanzitutto Sartori, I libretti italiani a stampa cit., Indici II, 1994,
ad voces e le tabelle in appendice a Goldoni, Drammi comici per musica 1. 1748-1751, a c. di S. Ur-
bani, intr. di G. Polin, Venezia, Marsilio, 2007, pp. 924-947 e Idem, Drammi comici per musica 2.
1751-1753, a c. di A. Vencato, intr. di M. Bizzarini, Venezia, Marsilio, 2011, pp. 741-757, nonché la
succinta voce dedicata da C. Timms a Serafina Penna nel New Grove Dictionary of Opera, III, p. 945.
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13
In quell’occasione Corniani (Annali drammatici cit., p. 461) aveva registrato che «riportò ab-
bondantissimo applauso la signora Seraffina Penni, mediocre cantante ma valorosa e graziosissima
attrice» (cit. in Bizzarini, Introduzione a Goldoni, Drammi comici per musica 2. cit., p. 15). Nel 1746
il conte Bolognini l’aveva definita «bella ed amabile ragazza cantatrice […] assai brava ed ha una
bellissima voce» (cfr. P. Maione, La musica “viaggiante” nelle carte dei ministri napoletani a Dresda
nel Settecento, in «Studi pergolesiani / Pergolesi Studies» 8, a c. di C. Bacciagaluppi, H.-G. Ottenberg
e L. Zoppelli, pp. 101-170).
14
G. Cicali, Il buffo internazionale. Sulle tracce di Pietro Pertici, in «Problemi di critica goldoniana»,
XII, 2005, pp. 5-50: 10. Su Del Zanca cfr. anche ivi, p. 31 s. e Idem, Attori e ruoli nell'opera buffa ita-
liana del Settecento, Firenze, Le Lettere, pp. 170-173.
15
Cfr. R. Mellace, Johann Adolf Hasse, Beeskow, Ortus Musikverlag, 2016, p. 26 s.
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giocosi proposti nel torno d’anni della Ritornata tra Venezia e Parma (La ca-
scina, La buona figliuola, Il festino). Nella fase iniziale del loro percorso si
trovano anche il tenore Giovanni Lovatini, interprete del Barone di Monte-
fresco, e la seconda buffa, il soprano Rosa Puccini (Giacinta). Il loro percorso
non è sovrapponibile, nonostante la concomitanza del debutto, verso il
1752/53: connotata in senso internazionale, la carriera di Lovatini, interprete
anch’egli squisitamente goldoniano (le “prime” della Diavolessa, della Cascina
e della Ritornata, ma anche molti altri ruoli sostenuti per un ventennio) lo
vide a Vienna nel 1764/65 ma soprattutto per un intero decennio (1766-75)
a Londra. La Puccini, la cui ultima comparsa attestata risale al 1770 a Pescia,
si mosse invece quasi esclusivamente sulle scene dell’Italia centro-setten-
trionale, in un percorso caratterizzato da due zone nettamente contrastanti:
una fase buffa e segnatamente goldoniana negli anni Cinquanta (partecipa
anche lei alla serie di “prime” del 1755-57, dalla Diavolessa al Festino – è la
prima Sandrina della Buona figliuola –, sviluppando un intenso, fortunato so-
dalizio professionale con Michele Del Zanca, tanto nell’intermezzo quanto
nel dramma giocoso, tale da configurare i due artisti come «micronucleo da
coppia buffa»);16 dal 1760, interrottosi il rapporto con Del Zanca, una fase
successiva, confinata alla natia toscana, che la vede sovente impegnata in
ruoli seri minori.
La fortuna europea
Il buon successo incontrato dalla Ritornata tra gli anni Cinquanta e Ses-
santa (24 allestimenti fino al 1769) rappresenta un caso emblematico della
disseminazione italiana ed europea dell’opera buffa in un frangente chiave
per l’affermazione internazionale del genere.17 Se in ambito nazionale la si
vede al Regio Ducale di Milano e al Carignano di Torino già nell’autunno
1756, al Formagliari di Bologna nel carnevale 1757, al Teatro del Cocomero
di Firenze nella primavera 1757, a Bergamo e a Livorno nel 1758, a Forlì e al
Valle di Roma nel 1759 e in un’altra decina di allestimenti entro il 1768,18
ancor più significativa risulta la diffusione europea. La ritornata viene pro-
posta sin dall’estate 1756, a pochi mesi dalla “prima” veneziana, a Dresda,
nel cosiddetto Morettisches Opernhaus, in un allestimento della compagnia
di Giovanni Battista Locatelli che la riproporrà il 15 febbraio 1758, per la sta-
16
Cicali, Attori e ruoli cit., p. 172. I due artisti compaiono insieme sin dalle prime esperienze sce-
niche documentate della Puccini, I cicisbei delusi di Livorno e La vedova ingegnosa di Firenze, en-
trambi 1752, fino all’Ortolanella astuta di Madrid, 1758.
17
Buona anche la trasmissione delle fonti musicali. Tralasciando le arie staccate, della Ritornata
di Fischietti si conservano non meno di cinque partiture in A-Wn, D-B (1800 ca), D-Dl (in parte auto-
grafa), D-LEm e P-La. La partitura parzialmente autografa conservata a Dresda (Mus.3269-F-501)
è consultabile digitalizzata in rete, al link http://digital.slub-dresden.de/werkansicht/dlf/88203/1/,
consultato il 17 novembre 2015. Alle pagine di quel testimone si rimanderà d’ora in avanti.
18
I dati delle rappresentazioni, in Italia e all’estero, si leggono in Sartori, I libretti italiani a stampa
cit., R-Z, pp. 46-49.
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Die Opera, welche den Namen Il ritorne die Londres führte, war hübscher
als gestern. Die zwey Monarchen waren auch sehr attentiv dabey, und der
Keyser lachte einmal aus Grund seines Hertzens. Die Opera dauerte sehr
lange.24
19
Cfr. A. Cross, “A Red Hot English Woman”: Princess Dashkova’s Love Affair with Britain, in
«Transactions of the American Philosophical Society», XCVI, 2006, 1, pp. 89-96: 89.
20
E. Carbonell Graells, I drammi giocosi per musica di Goldoni nella Barcellona del secolo XVIII:
un breve appunto sulla questione attraverso le edizioni conservate, in «Problemi di critica goldonia-
na», XIV, 2009, pp. 121-134: 123.
21
L’incontro è celebrato dalla tela di Adolph von Menzel Begegnung Friedrichs II. mit Kaiser Joseph
II in Neiße im Jahre 1769 (1857), Berlino, Staatlische Museen, Nationalgalerie. Su quel dipinto,
cfr. Adolph Menzels “Begegnung Friedrichs II. mit Kaiser Joseph II. in Neisse im Jahre 1769” und
Moritz von Schwinds “Kaiser Rudolfs Ritt zum Grabe”, in «Jahrbuch der Berliner Museen», XXXIII
(1991), pp. 173-183.
22
S. Henze-Döhring, Friedrich der Große. Musiker und Monarch, München, Verlag C.H. Beck,
2012, p. 170. Sul tema, e in particolare sugli allestimenti in occasione dei vertici di Neiße e Mäh-
risch-Neustadt (1770) cfr. ivi il capitolo 9, in particolare alle pp. 163-187.
23
N. 104, p. 471 s.
24
«L’opera intitolata Il ritorne die Londres [sic] è stata più bella di quella di ieri. I due sovrani vi
hanno assistito con molta attenzione. In un’occasione l’imperatore ha riso di gran cuore. L’opera è
durata molto a lungo» (cfr. Henze-Döhring, Friedrich der Große cit., pp. 175 s).
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Un dramma “a protagonista”
Questo lo spunto drammatico: Madama Petronilla, virtuosa di canto, di
ritorno dall’Inghilterra (è appunto la Ritornata da Londra) nel viaggio per
Bologna fa tappa a Milano. La breve sosta, che coincide col tempo del dram-
ma, offre il destro a una girandola di azioni che ruotano attorno alla diva:
MADAMA PETRONILLA
25
Nell’intero dramma sono soltanto quattro le scene esclusivamente serie (I,6,8, II,2,III,3), poco
più d’una per atto, e sei, in media due per atto, quelle miste, con la compresenza cioè di personaggi
sia buffi sia seri (I,7, II,1,4,5,III,1,2).
26
Sul tema cfr. perlomeno G. Ferroni, L’opera in commedia: una immagine del melodramma nella
cultura veneziana del ‘700, in Venezia e il melodramma nel ‘700, Firenze, Olschki, 1987, pp. 63-78;
D. Goldin, La vera Fenice. Librettisti e libretti fra Sette e Ottocento, Torino, Einaudi, 1985; La cantante
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e l’impresario e altri metamelodrammi, a c. di F.S. Savoia, Genova, Costa & Nolan, 1988; F. Vazzoler,
“… al libretto si dia mano”. L’opera nell’opera in alcuni libretti del Settecento, in «L’immagine rifles-
sa», XII, 1988, 1, pp. 334-348; F. Jossif, Goldoni librettiste, Villeneuve d'Ascq, Atelier National de Re-
production des Thèses, 1993, pp. 240-255; F. Decroisette, Goldoni et le metamelodramma: La bella
verità, in Musiques goldoniennes. Hommage à Jacques Joly, Paris, Outre-monts, 1995, pp. 37-43;
F.G. Gatta, Lessico del teatro e lessico della musica nei libretti metateatrali settecenteschi, in Le parole
della musica III. Studi sulla lessicologia musicale, a c. di F. Nicolodi e P. Trovato, Firenze, Olschki,
2000, pp. 89-133; G. Nicastro, Teatro e teatranti nelle commedie e nei melodrammi goldoniani, in
Parola, musica, scena, letteratura cit., pp. 271-279; F. Piperno, Lessico musicale e metamusicalità nei
libretti goldoniani, in «Problemi di critica goldoniana», XV, 2009, pp. 1-34; I. Bonomi, “Prima la mu-
sica, poi le parole”. Osservazioni linguistiche sui metamelodrammi del ‘700, in Il magnifico parassita,
a c. di I. Bonomi ed E. Buroni, Milano, Franco Angeli, 2010, pp. 47-74.
27
Cfr. M.G. Accorsi, Il duetto e la morfologia del dramma giocoso, in Parola, musica, scena, lette-
ratura. Percorsi nel teatro di Carlo Goldoni e Carlo Gozzi, a c. di G. Bazoli e M. Ghelfi, Venezia,
Marsilio, 2009, pp. 297-307: 305.
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Veramente avvezzata
sono alla serietà ma per piacervi,
caro signor marchese,
italiana sarò, non sarò inglese.
28
D-Dl Mus.3269-F-501, I, p. 89. Dopo l’avvio patetico, l’aria, piuttosto articolata, vira al buffo già
al secondo verso.
29
D-Dl Mus.3269-F-501, I, p. 109 il recitativo, p. 111 l’aria, che, a differenza della precedente, si
propone sin dall’attacco come schiettamente buffa.
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GIACINTA
Signora, un virtuoso
che vi vuol riverir. (A Madama)
MADAMA
Non voglio musici;
non ne ho voluto mai.
GIACINTA
Ha dei denari assai
e credo ch’egli venga a queste porte
per volervi accordar per una corte.
MADAMA
Venga dunque; sentiamo.
[…]
Signor, come s’appella?
CARPOFERO
Mi chiamo Simoncello
detto per sopranome il Campanello.
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GIACINTA
Con quel suo bel pancione
si dovrebbe chiamare il Campanone.
CARPOFERO
Questa pancia badial non impedisce
la virtù che mi rende al mondo solo.
Supero il canarino e ’l rusignuolo.
A scuola di gelosia
Prima di terminare con la sezione appena descritta incentrata sul triplice
travestimento, l’atto II aveva dato dimostrazione in termini meno pittoreschi
ma più sofisticati d’una delle doti essenziali di Petronilla: l’arte di tenere
a bada più spasimanti contemporaneamente, giocando coi loro sentimenti. Si
consideri in particolare la scena a tre II,10, in cui la cantante riceve il Barone
in presenza di Carpofero, che freme di gelosia, alimentata dall’atteggiamento
della donna, non poco divertita dalla situazione. La scena, durante la quale
Madama si rivolge di volta in volta ai due interlocutori che invece non co-
municano tra di loro, culminerà in una doppia esibizione di Petronilla, sce-
30
Questo il testo nuovo: «La rondinella al prato / volando in libertà, / colla compagna allato / con-
tenta se ne va. // Ma quando la compagna / le invola il cacciatore / col suo cantar si lagna, / chie-
dendogli pietà»; questo invece il modello: «La pastorella al prato / col gregge se ne va, / coll’agnel-
line a lato, / cantando in libertà. // Se l’innocente amore / gradisce il suo pastore, / la bella
pastorella / contenta ognor sarà». Cfr. D-Dl Mus.3269-F-501, II, p. 125.
31
D-Dl Mus.3269-F-501, II, p. 131.
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nica, l’accettazione delle gioie offerte dal Barone, e vocale, l’aria; un’aria in
cui prosegue quel dialogo a più interlocutori caratteristico del recitativo pre-
cedente e coronato dal lazzo arguto del gesto prescritto dall’ultima d’una
lunga serie di didascalie che gestiscono con precisione millimetrica la reci-
tazione dei personaggi, e soprattutto della Ritornata:
MADAMA
La parola vi do; tanto vi basti.
CARPOFERO
(Resistere chi può?) (Da sé agitato)
MADAMA
(Mi par furente) (Da sé osservando Carpofero)
Fratellino, che avete? (A Carpofero)
CARPOFERO
Niente, niente.
MADAMA
(Siete geloso ancor?) (Piano a Carpofero)
CARPOFERO
(Geloso? Oibò.) (Piano a Madama)
MADAMA
Son per me quelle gioie? (Al Barone)
BARONE
A voi le do.
Ma…
MADAMA
So quello, signor, che mi conviene. (Al barone)
(Se geloso non sei ti vorrò bene). (A Carpofero)
Mi fa torto chi non crede (Dirigge il discorso con arte a Carpofero ancora)
alla mia sincerità.
Ch’io mancar possa di fede
dubbio mai non vi sarà.
Questa man tenete in pegno
d’una bella fedeltà. (Finge di dar la mano ad uno e la dà all’altro).
32
Sul tema e su alcuni testi specifici mi permetto di rinviare al mio Nel laboratorio di Da Ponte:
«Così fan tutte», «Le nozze di Figaro» e la librettistica coeva, in «Rivista Italiana di Musicologia»,
XXXIII (1998), 2, pp.279-300.
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BARONE
Delle donne so che il core
è più instabile del mar.
Come l’onda sale e scende
della donna il cor s’arrende,
con il vento suol cangiar.
Dell’affetto che ha nel petto
io mi voglio assicurar.
CARPOFERO
Se mai più sarò geloso,
mi punisca il dolce nume
che del vino è protettor.
MADAMA
Se più turbi il mio riposo,
se ritorni al tuo costume
vuo’ strapparti in seno il cor.
A DUE
Ah crudel! Non ingannarmi,
sento il core palpitarmi,
oh che pena! Oh che dolor!
MADAMA
Che dirai se mi vedrai
a girar per la città,
33
Tradizionalmente il duetto dell’atto III rappresentava «il pezzo chiuso più importante per i primi
buffi, non mescolati agli altri come nei finali d’atto, ma con risalto tutto personale»: Accorsi, Il duetto
e la morfologia cit., p. 301.
34
La partitura di Dresda ospita in questo luogo un duetto, «So che pietà non senti», dall’Amante di
tutte (III,7, Clarice-Conte) di Galuppi (Venezia, 1760).
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MADAMA
Son sì pietosa
Del mio caro fratel, grato e sincero,
che vorrei foste musico davvero.
[…]
CARPOFERO
Giuro e se il giuramento io faccio invano,
possa per sempre diventar soprano.
Per altre ricorrenze occorrerà attendere l’atto III: da un lato per quella
indiretta, già discussa, del duetto dei primi buffi che rimanda a quell’Alessandro
nell’Indie che allo spettatore del Settecento avrà richiamato esperienze musi-
cali d’ascolto; in secondo luogo compare finalmente, ad apertura dell’atto III,
l’unico testo che si rifaccia a un campo metaforico squisitamente musicale:
l’aria del Barone, che esprime, in termini di musica militare, la reazione del
personaggio alla frenesia erotica che lo prende al cospetto del gentil sesso:36
35
Le stesse occorrenze lessicali sono scarse e deludenti: cfr. Piperno, Lessico musicale e metamu-
sicalità cit., pp. 109-112.
36
D-Dl Mus.3269-F-501, III, p. 5. Sulle arie buffe che citano strumenti cfr. N. Dubowy, Mazzolà
“colto e leggiadro” und das dramma buffo, in: Joseph Schuster in der Musik des ausgehenden
18. Jahrhunderts, a c. di G. Poppe e S. Voss («Forum Mitteldeutsche Barockmusik», 4), Beeskow,
ortus-Musikverlag, 2015, pp. 145-171: 155.
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e come fa il cornetta
al tocco di trombetta
le femmine lasciar.
CONTESSA
Ma tal fortuna ha fatto poi col canto?
CONTE
Come pensate dunque
l’abbia potuta far?
CONTESSA
Come tant’altre
che fatte ricche in Inghilterra intesi
colla conversazione degl’Inglesi.
MARCHESE
Quest’orologio con me s’accorda,
mi dà la corda quel viso bello.
Con un martello mi batte in seno,
d’affetto pieno ribatte ognior.
Del mio cordoglio vi mostra l’ore,
mostra i minuti del mio dolore,
se il tempo tarda sollecitatelo,
voi caricatelo col vostro amor. (Le dà l’orologio e parte)
37
D-Dl Mus.3269-F-501, II, p. 77.
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GIACINTA
Abbiamo per costume
gli amanti spennacchiar.
TASCADORO
Cinque? Che dite mai?
PELARINA
Cinque, né sono assai.
Un da scena, un da casa,
un da conversazione, il quarto al letto.
TASCADORO
(Ahi si fa brutto il tempo). E il quinto poi?
PELARINA
Quanto alla tavoletta
Possa il quinto giovar vedete voi.
L’arte dell’autorappresentazione
Se l’astuta gestione del gioco dei corteggiamenti multipli rappresenta
un’indubbia, indispensabile competenza della Diva, il vero, sorprendente ma-
gistero di Petronilla è un altro: l’arte dell’autorappresentazione. La buona
riuscita dei piani della cantante si basa in gran parte sulla costruzione d’un
personaggio che prescinda totalmente dall’esibizione delle proprie virtù ca-
nore, ma fondato piuttosto sull’edificazione di un’apparenza affascinante,
accuratamente studiata. Petronilla ce lo segnala a più riprese dialogando con
la cameriera Giacinta, con la quale può esprimersi liberamente, rivelando
a beneficio dello spettatore la strategia che costituisce lo stile d’una vita in-
tera. Così le due donne si esprimono ad esempio ad apertura della seconda
sezione dell’atto II (II,3):
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MADAMA
Hai le cose ordinate? All’altrui vista
sono esposte con grazia
tutte le cose mie?
Gioie, astucci, orologi, argenterie.
GIACINTA
Sì signora, osservate;
sono poste in maniera
che par la stanza una bottega in fiera.
MADAMA
Quando una virtuosa
ritorna d’Inghilterra,
per mostrar quanto piacque e quanto vale
porta, per ordinario, un arsenale.
E suol mostrare i frutti del saper, del poter, della beltà,
per destare l’invidia in chi non ha.
GIACINTA
È ver, ma quel che vengono
di regalar s’astengono,
tante gemme veggendo, argenti ed ori.
MADAMA
Anzi, i regali, allor, vengon maggiori.
Sul finire dell’atto precedente (I,10) Petronilla era stata ancor più pre-
cisa nel dare disposizioni a Giacinta perché la stanza venisse allestita come
una «bottega in fiera», con un supplemento di attenzione, accanto all’osten-
sione di oggetti squisitamente musicali (gli spartiti e la citata spinetta), ad
altri dettagli decorativi apparentemente sorprendenti:
MADAMA
Via, badate che facciano
i servitori il suo dover, che espongano
l’argenteria, le gioie,
gli orologgi, gli astucci,
la libreria da viaggio,
la musica più scelta e più perfetta,
la scimia, il papagallo e la spinetta.
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interni veneziani. Tali sono almeno gli ambienti rappresentati dalla pittura di
genere coeva, in cui gli oggetti, evidentemente simbolici, sono disposti con quel-
la stessa cura che Petronilla prescrive a Giacinta. Si prendano in particolare in
considerazione due tele di tema musicale di Pietro Longhi, artista com’è noto
specializzato in quel genere di pittura: La lezione di Musica, olio su rame oggi
custodito al Walters Art Museum di Baltimora, e La prova di canto, oggi a Ber-
lino, Staatliche Museen. Particolarmente importante ai nostri fini è il primo di-
pinto (qui a pagina 173), databile attorno al 1760: anni, a ridosso della
Ritornata, nei quali Longhi intensifica la frequentazione di temi legati al teatro
e alla musica. La lezione di Musica propone la visita d’un uomo anziano a una
ragazza seduta alla tastiera. La presenza del cane, simbolo molto comune
della lussuria, parrebbe sufficientemente eloquente sui termini dell’incontro.
La prossimità dei due, che si tengono per mano, si ripropone nell’altra tela,
La prova di canto, e sembrerebbe rendere conto di quanto scriveva il figlio
Alessandro nel ricordare il padre nel Compendio delle vite de’ pittori veneziani
istorici più rinomati del presente secolo: «avendo uno spirito brillante e bizzarro,
posesi a dipinger in certe piccole misure Civili trattenime[en]ti, cioè Conversa-
zioni, Riduzioni; con ischerzi d’amori, di gelosie; i quali tratti esattamente dal
naturale fecero colpo».38 Né stupisce che il dipinto sia stato equivocato per
un’opera francese che ritraeva la visita di Voltaire alla sua amante.39 Altrettanto
intima è la prossimità di due altri personaggi in una perduta tela di Longhi,
La lezione di canto o Il protettore, di cui nel 1751 Francesco Bartolozzi aveva
realizzato un’incisione illustrata da questa didascalia: «[Cantatrice ge]ntil studia
la parte / L’assiste il protettor, ma men dell’arte, / che della sua beltà prende
diletto».40 Non mette conto ricordare in questa sede come Longhi sia autore
particolarmente vicino a Goldoni, che nel 1750, sei anni prima della Ritornata,
apriva il sonetto per le nozze tra Giovanni Grimani e Caterina Contarini con
questi versi: «Longhi, tu che la mia musa sorella / chiami del tuo pennel che
cerca il vero».41
Nella citata tela di Baltimora è inoltre presente, in una gabbia appesa
sopra la spinetta, un pappagallo. L’animale varrà non tanto quanto simbolo
di eloquenza,42 quanto piuttosto come suggestione esotica, richiamo edoni-
stico a una concezione cortigiana dell’esistenza, così come era già comparso
38
Venezia, appresso l’autore, 1762, cit. in G. Natali, Storia letteraria d’Italia. VIII. Il Settecento, Fi-
renze, Vallardi, 1929, p. 86.
39
Cfr. L’opera completa di Pietro Longhi, a cura di T. Pignatti, Milano, Rizzoli, 1974, p. 98. Sul di-
pinto cfr. anche Pietro Longhi, catalogo della mostra, a c. di G. Romanelli Venezia, 1993-94, cat. 61,
p. 127.
40
L’incisione è riprodotta e commentata in B. Brumana, Francesco Bartolozzi (1728-1815) incisore
della musica, in «Esercizi Musica e Spettacolo», XX, n.s. 11, 2006/07, pp. 33-75: 43 e 55.
41
Componimenti poetici per le felicissime nozze di Sue Eccellenze il Signor Giovanni Grimani e la
Signora Catterina Contarini, Venezia, Carlo Pecora, 1750, LXXXVII.
42
Tanto più remoto è anche dalla simbologia sacra dell’animale, spesso associato alla Vergine,
sulla scorta delle fonti che ne lodano l'abilità nel pronunciare la parola «Ave»: cfr. M. Levi D'ancona,
Lo zoo del Rinascimento. Il significato degli animali nella pittura italiana dal XIV al XVI secolo,
Lucca, Pacini Fazzi, 2001, p. 170 s.
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43
III,8. G.B. Andreini, La Maddalena lasciva e penitente. Azzione drammatica, e diuota in Milano
rappresentata, Milano, Malatesti, 1652, p. 135 s.
44
1633, Frans Halsmuseum, Haarlem.
45
Ragazza con pappagallo, 1720 ca., Chicago, Art Institute.
46
Donna con pappagallo, 1760-61, Oxford, Ashmolean Museum.
47
Cfr. L’opera completa del Piazzeta, a cura di A. Mariuz, Milano, Rizzoli, 1982, p. 99.
48
Cfr. F. Porzio, Pitture ridicole: scene di genere e tradizione popolare, Milano, Skira, 2008, in special
modo il cap. V Donne ed erotismo nella scena di genere, pp. 117-141. Ringrazio Lucio Tufano della
segnalazione di questa lettura.
49
Così Domenico Batacchi caratterizza, nella Mala notte, la coppia truffaldina formata da una
cantante e da sua madre: “Così appunto la madre di vezzosa / cantatrice si tiene a lei vicina / se il
gonzo è avaro, o s’ha borsa meschina” (D. Batacchi, Novelle piacevoli (1797), Roma, Editori asso-
ciati, 1965, t. II, p. 288).
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