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MARIA SERENA DI COSTA

UNO SGUARDO ALLE VISIONS FUGITIVES DI PROKOFIEV

FONTI E REPERTORI CONSULTATI

- DEUMM
- GROVE
- RILM
- PETRUCCI
- TRECCANI
- GRAMOPHONE
- ENCICLOPEDIA BRITANNICA
- LIBRI E SITI VARI

BIBLIOGRAFIA

ALFONZO ALBERTI, Lezioni di Musica Radio 3,


https://www.raiplayradio.it/audio/2018/01/RADIO3---LEZIONI-DI-MUSICA-3acf126a-334a-4486-
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VINCENZO BUTTINO, Invito all’ascolto di Prokofiev, Milano, Mursia, 2000

LAETITIA LE GUAY, Sergej Prokof’ev. La vita e la musica, Milano, Hans e Alice Zevi Editions, 2017

JOSEPH MACHLIS, Introduzione alla musica contemporanea. Dalla rivoluzione post-romantica alla

dodecafonia, Firenze, Sansoni Editore, 1983

RITA MCALLISTER, Sergey Prokofiev, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, 15, London,
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e "Sarcasms" di Prokofiev, in Gramophone, https://www.gramophone.co.uk/features/article/an-
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GIANCARLO MORETTI, Visions figitives op. 22, Orchestra Virtuale del Flaminio,

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SERGE PROKOFIEFF, Visions fugitives. op. 22 for piano partitura, a cura di P. Donohoe, London, Boosey

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PIERO RATTALINO, Sergej Prokofiev. La vita, la poetica, lo stile, Varese, Zecchini Editore, 2003

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ISRAEL VLADIMIROVICH NESTYEV, Sergey Prokofiev, in Encyclopedia Britannica,

https://www.britannica.com/biography/Sergey-Prokofiev, 19/04/2021

Abstract 1

L’argomento scelto mi ha dato modo di effettuare ricerche del tipo storico-artistico e

interpretativo e di comprendere meglio non solo il significato dell’opera ma anche il

contesto storico-politico-culturale in cui ha vissuto Prokofiev, attraverso la consultazione

di diverse enciclopedie, quali il DEUMM e il Grove.


La ricerca mi ha portato alla riflessione che Sergej Prokofiev fu una delle figure

predominanti del panorama musicale novecentesco. La sua personalità eclettica, sarcastica,

vivace, beffarda e arrogante, ha avuto forti ripercussioni sul suo stile compositivo già dalle

prime composizioni.

Nonostante le limitazioni che gli venivano imposte dall’Unione Sovietica, Prokofiev è

sempre riuscito a mettere la sua firma, con dei particolari inconfondibili che lo distinguono

dal resto dei compositori di quell’epoca.

La ricerca di Prokofiev fu quella di un rinnovamento costante del linguaggio e il laconismo

è una delle caratteristiche della sua scrittura: essere breve per risultare incisivo.

L’op.22, apparentemente frammentaria, è una composizione che sintetizza tutti gli aspetti

dello stile compositivo di Prokofiev, aspetti che ci offrono uno sguardo sulla sua

personalità caleidoscopica.

L’ascolto di Visions fugitives provoca la stessa sensazione che si percepisce quando si

rileggono le pagine di un vecchio diario in cui si sono appuntati, in disordine, pensieri,

riflessioni, intuizioni, con la stessa velocità e casualità con la quale sono improvvisamente

apparsi, per far sì che non svaniscano.

Visions fugitives non è un repertorio di immagini, quanto un insieme di suggestioni che,

però, hanno il sapore dell'intuizione piuttosto che della descrizione di un qualcosa. E

Prokofiev stesso, piuttosto che fornire delle indicazioni sulla velocità o sull'andamento

dell'esecuzione, suggerisce degli stati d'animo come, per esempio, nei brani V (Molto

giocoso), VI (Con eleganza), VII (Pittoresco), X (Ridicolosamente), XI (Con vivacità), XIV

(Feroce), XV (Inquieto), XVI (Dolente), XVII (Poetico) e XVIII (Con una dolce lentezza).

Abstract 2

VINCENZO BUTTINO, Invito all’ascolto di Prokofiev

Gli anni di Visions fugitives sono quelli della Prima guerra mondiale; i primi dei venti brani

che le compongono sono del 1915, gli ultimi del 1917. Il musicista visse a Pietroburgo

durante gli anni della guerra e della rivoluzione, tanto che per la diciannovesima delle
Visions dovrebbe essersi ispirato allo scoppio dei primi moti rivoluzionari del 1917. E in

effetti il senso di inquietudine di instabilità musicali mirano a suscitare nel nostro animo

visioni di gente in movimento, gente affannata e preoccupata ma decisa a contrastare ogni

forma di autorità repressiva.

Nei versi evocativi del poeta Kostantìn Balmont: «In ogni visione fuggitiva vedo intere

parole ricolme di suoni cangianti, di arcobaleni di colori», Prokofiev aveva intravisto delle

chiare fonti di ispirazione, componendo la sua raccolta di musica pianistica con l’intento di

tradurre le stesse parole nel linguaggio dei suoni, versi ai quali s’ispirò anche per dare il

titolo alla raccolta stessa di “visioni” pianistiche.

Abstract 3
JAMES MCCARTHY, Un'introduzione a "Pictures from an Exhibition" di Mussorgsky e "Visions fugitives"
e "Sarcasms" di Prokofiev, Gramophone

A partire da Schubert fino ai giorni nostri, la preferenza per i pezzi brevi per pianoforte è

stata forte. Infatti, hanno più possibilità di essere scelti da musicisti giovani, hanno quindi

più possibilità di essere pubblicati e per il compositore-interprete si inseriscono

perfettamente nei programmi di recital.

Le venti miniature che compongono le Visions fugitives di Prokofiev, nei loro diversi modi

contrastanti, mostrano tutte queste qualità, e per questo è una delle opere più suonate di

Prokofiev.

Il titolo della raccolta è una interpretazione poetica del termine russo Mimolyotnosti,

letteralmente “cose che volano oltre”.

Prokofiev con questi brani ci accompagna verso i suoi stati d'animo più caratteristici, a

volte grotteschi, a volte incantatori e mistici, a volte semplicemente poetici, a volte

aggressivi, a volte estremamente delicati. Cambiando velocemente da un brano all’altro

permettendo all’ascoltatore di trarre le proprie conclusioni sullo stato d’animo del

compositore.
Abstract 4

Indicazione del tipo di progetto ipotizzato:


- Lezione in un liceo artistico

L'incontro tra musica e pittura ha da sempre affascinato artisti, musicisti, filosofi,


scrittori, soprattutto per capire la connessione tra arte e suoni, tra colori, emozioni e
note musicali.
Il rapporto tra musica e arte si è fatto molto intenso nel Novecento con artisti come
Matisse, Kandinskij, Mondrian e Paul Klee. La musica è stata fondamentale
nell'aiutare questi pittori del Novecento a trovare ispirazione per le proprie opere.
Questi artisti hanno provato a evocare ritmi e tonalità sulla tela costruendo un dialogo
compiuto tra l’arte e la musica. Hanno cercato di avvicinarsi a quell’opera d’arte totale
teorizzata e desiderata da Wagner, che creava opere liriche da lui stesso curate in ogni
singolo aspetto (musica, libretto, scenografie, regia teatrale).
I pittori astratti abbandonarono la nozione di soggetto: non dipingevano più la realtà
ma la superavano in favore della forma pura. Avevano tuttavia bisogno di un
riferimento che razionalizzasse la natura dei loro esperimenti.
Kandinskij è il primo artista a parlare con continuità della “sinestesia” e del desiderio
di creare opere che inneschino un percorso multi-sensoriale in chi guarda.
Proprio lui, nel suo famoso Lo spirituale nell’arte, si chiedeva: «se è vero che i suoni
toccano l’anima, perché non dovrebbe essere vero lo stesso per i colori?»
Egli formula, quindi, una teoria dell’armonia nella pittura, analizzando le sensazioni
emotive degli spettatori alle prese con un dipinto.
Attualmente le teorie di Kandinsky sono ancora soggette a studio ed interpretazioni,
da parte di diversi autori, anche contemporanei, che hanno cercato approfondire le sue
teorie spesso proponendo un lavoro di accoppiamenti: colore e al suo corrispondente
effetto-umore.
Nel 1877, il saggista inglese Walter Pater scrisse l’immortale frase: “Tutta l'arte aspira
costantemente verso la condizione della musica.” Proprio da questa frase vorrei
partire per gettare le basi del mio progetto, ossia rendere le Visions Fugitives un’opera
Visibile e non soltanto Udibile.
Come è stato detto, l’opera 22 di Prokofiev apparentemente frammentaria può essere
intesa come un riassunto delle mille sfaccettature della personalità del compositore
russo. Rendere arte visiva questa sua opera potrebbe essere un progetto stimolante sia
per il musicista, che riuscirebbe anche “vedere” una composizione, che per l’artista
che cercherà di raffigurare ciò che ascolta. E quindi d ipingere per comunicare
qualcosa, per dire qualcosa che la musica non avrebbe potuto esprimere.
Alla base di questo dovrebbe rimanere la consapevolezza di ciò che l’autore ha voluto
comporre, in modo tale che le due arti coesistano contemporaneamente, in un dialogo
biunivoco che abbia come fine il completarsi a vicenda. Bisognerebbe tenere conto del
periodo in cui Prokofiev compone l’opera, le vicende storiche che il nostro autore
stava vivendo in quel preciso momento. Ma anche osservare la partitura che anche da
sola, con l’aiuto delle indicazioni agogiche, ci indirizza verso la visione che l’autore ha
voluto trasmetterci.

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