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Benenzon classifica gli strumenti secondo le modalità con le quali sono usati:
• sperimentale, è l’oggetto verso cui il paziente sperimenta una percezione;
• catartico, permette di scaricare una tensione;
• difensivo, permette di occultare tensioni interne;
• incistato, è usato secondo stereotipie e non finalizzato alla comunicazione;
• intermediario, permette la comunicazione tra due individui;
• integratore, permette la comunicazione integrando più individui.
Bibliografia:
ALVIN J., La musica come terapia, Roma, Armando, 1968;
BASSOLI F. – R. FRISON, L’arte del Corano. Un modello sistemico-relazionale per la
riabilitazione psichiatrica. Esperienze di terapia con la famiglia, terapia di gruppo e
musicoterapia, Milano, Franco Angeli, 1998.
BENENZON R. O. – G. WAGNER – V. H. DE GAINZA, La nuova musicoterapia, Roma, Il
Minotauro, 2006;
BENENZON R. O. – L. CASIGLIO – M. E. D’ULISSE, Musicoterapia e professione tra
teoria e pratica, Roma, Il Minotauro, 2005.
BRUSCIA K. E., Definire la musicoterapia, Roma, Ismez, 1993.
BRUSCIA K. E., Modelli d’improvvisazione in musicoterapia, Roma, Gli Archetti, 1987.
EZZU A. – R. MESSAGLIA, Introduzione alla Musicoterapia, Torino, Musica Pratica, 2006.
GALIMBERTI U., Enciclopedia di psicologia, Torino, Utet, 2006.
LORENZETTI L. M., Dalla educazione musicale alla musicoterapia, Padova, Zanibon,
1989.
MANAROLO G., Manuale di Musicoterapia, Torino, Cosmopolis, 2006.
ZUCCHINI G. L., Animazione e disadattamento. La musica come terapia, Rimini –
Firenze, Guaraldi editore, 1976;
L’ ISO gestaltico va a caratterizzare il singolo individuo ed è costituito da tutti gli elementi prodotti
a partire dal concepimento. L’ISO universale racchiude tutti i fenomeni sonori comuni agli esseri
umani: il battito cardiaco, il suono del respiro, dell’acqua e certi fenomeni sonoro – musicali che
diventano universali nei secoli (ad es. la scala pentatonica presente in tutte le ninna – nanne).
L’ISO universale può essere influenzato dall’ISO gestaltico. Il feto possiede esclusivamente la
dimensione inconscia per cui le sue uniche identità sonore sono l’ISO gestaltico e universale. Una
volta che le energie si “scaricano” passano a livello preconscio.
Benenzon introduce, successivamente, il concetto di ISO culturale, identità che raccoglie, dal parto
in poi (fin dai primi suoni della sala parto), tutte le esperienze culturali e gli stimoli sonori
provenienti dall’ambiente esterno.
Il concetto di ISO in interazione si stabilisce nel momento in cui una relazione (e un vincolo) si
forma: esso comprende la somma delle energie di due o più persone, in quest’ultimo caso si parla
di ISO di gruppo.
In quest’ultimo, l’ISO gestaltico e culturale di ciascun componente si adattano reciprocamente,
intrecciandosi tra loro per costituire un’identità creativa propria del gruppo in questione.
Il corpo della madre è considerato il primo oggetto intermediario di comunicazione tra il lattante e
la madre. E’ da notare che nelle sedute lo strumento musicale, finalizzato a diventare
“intermediario”, può, in realtà, essere utilizzato anche in altri modi: come oggetto incistato, quando
il paziente lo avvolge fino a farlo diventare parte di sé, di sperimentazione, catartico, quando è
utilizzato per scaricare tensione accumulata, difensivo, se viene suonato al fine di “nascondersi”
attraverso le proprie produzioni sonore.
All’interno del setting è posto l’insieme degli strumenti musicali definito GOS (Gruppo Operativo
Strumentale). Il GOS può essere costituito da strumenti tradizionali, strumenti di facile approccio,
strumenti costruiti con materiali naturali, strumenti creati dal paziente o dal musicoterapeuta.
Secondo il modello di Benenzon una seduta di musicoterapia dovrebbe articolarsi su tre punti
principali: l’osservazione, le associazioni corporeo-sonoro-musicali, l’isolamento riflessivo-attivo.
• L’osservazione è fondamentale nei primi momenti della seduta, durante i quali il musicoterapeuta deve
astenersi dall’agire e dall’esprimersi. Egli deve assumere una posizione ricettiva ma non può fare a
meno di comunicare con la sua sola presenza.
• Solamente dopo che il paziente ha individuato nel setting le proprie modalità espressive il
musicoterapeuta avrà un atteggiamento maggiormente attivo, utilizzando specifiche tecniche
d’interazione avviando, così, forme di dialogo sonoro.
• Nella terza fase, quella di isolamento riflessivo-attivo, il musicoterapeuta smette di agire e scinde la sua
attenzione fra ciò che proviene dal paziente e ciò che invece proviene dalle proprie sensazioni.
Solitamente le sedute che utilizzano questo modello si svolgono individualmente o in gruppo;
comunemente le sedute sono effettuate da una coppia terapeutica costituita da musicoterapeuta e da
co-terapeuta, quest’ultimo con funzione “stimolatrice”, di ausilio e di supporto.
Al fine di poter preparare al meglio ogni seduta successiva, il musicoterapeuta avrà cura di
compilare un protocollo, ovvero uno strumento di ricerca, di monitoraggio, insostituibile per il
musicoterapeuta.
Musicoterapia comportamentale-cognitiva
Il modello di musicoterapia Cliff Madsen ovvero il Brain Music Therapy (BMT) detta
anche Musicoterapia Comportamentale si riferisce ad un modello che deriva direttamente
all’epistemologia comportamentista nordamericana che tiene conto dell’uso del suono come stimolo
che possa intervenire sul sintomo specifico. La metodologia si rifà al concetto di stimolo-risposta.
È un metodo che predilige l’uso della musica come rinforzo contingente o stimolo di suggerimento
indirizzato ad aumentare o modificare i comportamenti di adattamento e ad eliminare i
comportamenti non adattivi” (Bruscia, 1993, definizione del IX Congresso Mondiale di
Musicoterapia, Washington 1999).
L’elemento sonoro musicale dunque è usato per cambiare il comportamento e ridurre i sintomi della
patologia piuttosto che per esplorare le cause del comportamento.
Modelli di Musicoterapia Creativa di Nordoff-Robbins
Il modello musicoterapico di P. Nordoff e C. Robbins è caratterizzato da un approccio di tipo
attivo. Tale approccio prevede in seduta la presenza di due terapeuti, l’uno si relaziona con il
paziente per facilitare l’apertura e la scoperta dell’elemento sonoro-musicale, mentre l’altro è
principalmente impegnato al pianoforte ed improvvisa sequenze sonoro-musicali relative al contesto
e al paziente.
Questo modello è stato messo a punto dai due autori attraverso un ampio lavoro con bambini affetti
da disturbi lievi e gravi di apprendimento (inclusa la sindrome di Down), da autismo, da disabilità
psico-fisiche e da disturbi dell’udito, inoltre è rivolto anche ad adulti affetti da disabilità
psicointelletive di diversa natura.
• incontro e rispecchiamento,
• induzione alla risposta e alla produzione musicale,
• sviluppo delle abilità musicali ed espressive.
Il processo di crescita secondo Nordoff e Robbins si basa sulla tecnica dell’improvvisazione.
Tale tecnica segue uno sviluppo graduale cosi che i pazienti un po’ alla volta possano gestire questo
nuovo strumento di comunicazione e di contatto con la realtà.