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Drammaturgia Musicale
Atto I
Scena IV
Accorrono da varie parti IL SIGNOR DI MONTOLINO, OSBURGO, ed altri cavalieri, ecc. ISOLETTA è
tremante, appoggiata a VALDEBURGO.
Ma se restar tu vittima
dovessi di un ingrato,
un seno dove piangere
nel mio ti resta ancor. [Sp.: a te serbato è ancor/a]
Descrizione scena:
La scena vede protagonista Isoletta, che è turbata dal comportamento del futuro sposo Arturo, il
quale sembra essersi innamorato di una sconosciuta chiamata “la straniera” (in realtà alla fine si
dimostrerà essere la regina Agnese); alla vista di quest’ultima infatti Isoletta rimane atterrita (“la
straniera!...Arturo!...Oh ambascia! Trema il cor, né sa perché”). Anche il padre della giovane donna
sembra essere preoccupato, infatti la scena quarta si apre proprio con Montolino che accorre alla
figlia per chiedere spiegazioni. La parte più importante però è il duetto tra Isoletta e Valdeburgo in
cui ella è in preda dallo sconforto e egli cerca di rassicurarla e consolarla. Importante è anche la
funzione del coro utilizzato in questo caso per sottolineare le parole del padre e di Osburgo
(confidente di Arturo).
Analisi musicale:
Per quanto riguarda la musica non ci sono differenze tra le due versioni a parte forse una diversità
ritmica nella parte del canto alla parola “squadre” in cui nell’edizione Garland c’è una minima
puntata con una semiminima legata ad una minima, nell’edizione Ricordi invece ci sono due
minime in cui la seconda è legata alla semiminima della battuta successiva.
La musica dell’intera scena è composta in 2 tonalità, in Do maggiore la prima parte e in Lab
maggiore dal duetto di Isoletta e Valdeburgo, introdotto da un breve assolo di flauto che crea
sospensione tipicamente Belliniana1, fino alla fine della scena. In particolare le due cabalette sono
molto simili sia dal punto di vista melodico che strutturale; infatti sono composte da 16 battute
ciascuna, l’unica differenza è in quella di Valdeburgo, che è di 20 perché vengono ripetuti gli ultimi
due versi in duetto con Isoletta, che canta una terza minore sopra e si conclude in unisono. Con
1
TINTORI, Bellini.
questo duetto Bellini si allontana dallo stile di Rossini, da cui ha appreso moltissimo: rappresenta
così il “polo diametralmente opposto dello stile fiorito”2. Le melodie della “Straniera” sono prive
o quasi di fioriture tipiche del periodo Rossiniano. “Nel rifiuto dello stile fiorito Bellini non è mai
andato tanto avanti come qui”3.
All’entrata del coro, il ritmo cambia e si fa più incalzante; Bellini utilizza le espressioni più mosso,
assai mosso e stretto. Da qui fino alla fine iniziano degli intrecci vocali fra il coro, Montolino e
Osburgo, Valdeburgo e Isoletta che si conclude con la ripetizione insistente di parole che ricordano
lo stato d’animo della protagonista della scena come “si del dolor” (Isoletta), “ti resta ancor”
(Valdeburgo), “il tuo timor” (Coro, Montolino e Osburgo).
L’atto si conclude con una parte strumentale, in cui c’è la ripetizione del motivo già espresso
all’entrata del coro nella melodia successiva al duetto Isoletta/ Valdeburgo.
Testimonianza di questa scena quarta è anche una lettera del 22 febbraio del 1828 in cui Bellini
racconta all’amico Florimo di dover finire il duetto che gli era stato mandato il giorno precedente e
di aver scelta la prima tra due versioni disponibili per non esser più tediato (“la trovo fredda e
Romani avendosi persuaso a cambiarla ha fatto peggio”). In questa lettera c’è anche il testo delle
scene tre e quattro (l’ultimo verso della seconda quartina di Valdeburgo riporta ancora una volta “a
te serbato è ancor”).
L’opera fu messa in scena per la prima volta il 14 febbraio del 1829 alla Scala di Milano ed ebbe un
grande successo, mentre nel corso dei primi anni del novecento fu criticata e quindi abbandonata.
Guido Pannain nel 1936 la considerò un’opera “terra terra” 4, come se molti avessero potuto scrivere
un’opera tale. Probabilmente questa repulsione nacque anche dal fatto che Bellini voleva staccarsi
completamente dallo stile di Rossini e forse introdurre un nuovo genere privo di ogni fioritura a
discapito però dei cantanti che costituiva motivo di forti rinunce. Soprattutto in questa scena quarta
egli ha voluto costruire una melodia statica senza intensificazioni e rafforzamenti in puro stile
Belliniano.
Bibliografia:
2
ADAMO - LIPPMANN, Vincenzo Bellini, p. 466.
3
ADAMO - LIPPMANN, Vincenzo Bellini, p. 467.
4
LIPPMANN, Su la straniera di Bellini, p. 565.