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Edoardo Sanguineti: “Guido Gozzano, indagini e letture”

1 “Torino d’altri tempi”


<-^^ cfr la sestina “Torino”
Da subito, conflitto interpretazioni: cfr Calcaterra vs Nardi (in Gozzano tardo
romanticismo)
Su Torino:ambivalenza affettiva, tra consenso patetico e critico distacco
NB il lamento di “essere nato troppo tardi”
Comunque sempre presente la denunzia impassibile e ferma
Inutile il cfr tra le città dannunziano e la Torino “città di silenzio”
“tempo sacro del risveglio” (risorgimentale) VS “il tempo nostro mite e
sonnolento”
NB la prosa “Torino del passato” pubb sulla “Nuova Antologia” il 1
settembre 1915 , ispirata dalla celebre canzone popolare piemontese “La
Bela Madamin la volo maridè”
<-^ Tra l’altro, vi si legge l’incidentale parentetica “non l’arte imita la vita, ma
la vita l’arte:le cose non esistono se prima non le rivelano gli artisti”
desunto dal dialogo “The Decay of Lying” di O Wilde:cfr Viviano e la
bellezza del tramonto …

Ironia che investe sia la vita sia la letteratura


Si avverte come la lingua della tradizione stessa sia morta insieme con quella
tradizione
Palazzeschi su G:”è nello spirito nuovo con una veste tradizionale”ma
secondo il Sang gli sfugge l’ironia stilistica!
In G straniamento, con la coscienza di quella distanza invalicabile distanza
continuamente misurata
Dolente nostalgia e cauta ironia insieme
Montale e le “scintille” ottenute “facendo cozzare l’aulico col profano”

NB l’importanza delle emersioni dialettali


In “Torino d’altri tempi”: “il mio dolce dialetto così vivo fra tante cose morte!”;
per G e la sua “intima sostanza di subalpino” l’italiano, pur amato, è una
lingua straniera come la lingua della tradizione letteraria è una lingua morta
 Tullio De Mauto considera G un importante esempio della crisi
linguistica del decennio giolittiano

2 “Intossicazione”
Breve prosa di G tra le più giornalisticamente incontrollate ma tra le più
preziose e indicative della sua ideologia lett
Pubb su “Il Momento”, 17 maggio 1911
Ancora il motivo:è la vita ad imitare l’arte
articolo che tratta di un doppio omicidio compiuto da 17enne valsusino
Stefano Ala ->ma scrive in versi in italiano e francese …
<-Doppia personalità interpretata da G secondo lo schema del fanciullino
pascoliano
<-documento del pascoliamo gozzaniano da contrapporre al fastoso
superomismo di D’Annunzio
Stefano uccide la sua compaesana perché elle deride i suoi “voli poetici”
preferendogli un reduce di Francia ->omicidio al vallo pubblico
 Il poeta si trasforma in omicida per colpa di “Monna Letteratura” :
motivo della “tabe letteraria” o “intossicazione letteraria”
Cmq, più che da Wilde g sembra riprendere il saggio di Max Nordau “Qual è
il contenuto della letteratura poetica?” dove si legge “L’influenza del teatro e
del romanzo, al pari di ogni altra suggestione, agirà con forza maggiore su
individui di sviluppo incompleto o sugli infermi di mente o di corpo, mentre lo
spirito dell’uomo originale, o forte e normale opporrà una resistenza più o
meno grande”  Nordau positivista che si oppone con forza al “misticismo
letterario” di Wilde
Il termine “intossicazione” in riferimento alla letteratura può essere stato
ripreso da Bourget §(lo riferiva ai due capolavori di Flaubert)
G registra a separazione tra vita e lettormai, dice, ne siamo “immunizzati”
 chi non se n’è accorto sarà vittima della “tabe letteraria”
NB:”gli imparaticci poetici” di Stefano trovano eco negli “imparaticci
d’annunziani” di cui G si confessava vittima nella lettera alla Guglielminetti del
5 gennaio ‘07

 L’errore non sta più per G nella scelta di un modello impuro e corrotto,
ma nella stessa accettazione, alle radici, di un modello letterario,
categorialmente Ala non vittima del dannunzianesimo ma di un
semplice Stecchetti!

Altra figure simile a Stefano è il “Commesso farmacista”, inventato e


celebrato nel ’07, con la sua giocosa scaltrezza di “rime rozze” e la sua
“nefandità da melodramma”: G impegnato su un doppio fronte contro la frodo
lenta degenerazione del sublime letterario e l’incontrollato abbandono
sentimentale
NB se il commesso farmacista può proclamare “Faccio versi … non me ne
vergogno”, cfr il G che esclama “io mi vergogno, sì, mi vergogno d’essere un
poeta!” ormai l’alternativa è tra la nefandità da melodramma e la tabe lett,
tra la penosa sincerità di Stefano Ala e la falsa eleganza di D’Annunzio
Se un contatto tra vita e arte ora si stabilisce solo nella misura in cui l’ironia
sarà la tipica espressione:il contatto ristabilito come coscienza critica della
frattura verificatasi

 nella poesia di G fine di ogni eroe positivo


Ma lo smascheramento dell’ipocrisia della lett non comporta una romantica e
decadente aspirazione alla pienezza del vissutopiuttosto, tragica resa alle
ragioni della quotidianità borghese:”vive di vita”, nell’encomio del “buon
mercante” cfr la Signorina Felicita

3 “La casa dei secoli”


^^ Il Gargiulo preferiva il G prosatore … non d’accordo Sang; nemmeno lo
era Montale per cui quello di G è un verso parnassiano e tutti i poeti
parnassiani sono soprattutto prosatori in verso
cfr anche nella “Marchesa di Cavour” del ’14 la ripresa di una canzone
popolare (“Altessa l’è munta an carossa”)
NB: molti degli scritti in prosa su Torino girano intorno al 1911, anno della
Grande Esposizione
cfr “Torino suburbana (La gran cuoca)” del ’11 pubb non a caso su
“L’Esposizione di Torino”
cfr il paragone della città in esposizione con “una bella signora in tutto lo
sfoggio delle sue eleganze”, che però non perde fascino dismessi quelle vesti
<- volontà proclamata di completare il Baedeker …
cfr anche “Superga” dello stesso anno e pubb sulla stessa rivista!

Molto importante la prosa “La Casa dei secoli”, pubb su “La Donna” nel ’14
(e poi raccolta in “L’altare del passato”)dedicata a Palazzo Madama:”sintesi
di pietra di tutto il passato torinese”
G si dimostra affascinato da sentimento del tempo. Inoltre, tipico di G, il
passato rivive in forza di una figura femminile, vagheggiata nel suo profilo
remoto e indeterminato (cfr anche l’Amica di nonna Speranza e Cocotte)
 Qui, profilo di Cristina di Francia, prima Madama Reale
^ Esercizio di ritrattistica (quasi in gara con la pittura) tra le sue passioni più
vive importanza, in particolare, del vestiario (sempre segno di una
determinata epoca)
Sang parla di filosofia dell’arredamento e filosofia dell’abbigliamento
G cerca una “oasi risparmiata dal tempo”, un luogo, un’immagine in cui risulti
negato, con il presente, il fluire stesso della vita. il perpetuo corrompersi della
realtà
Recuperare il tempo morto a Palazzo Madama e dimenticarsi della “vita
moderna che pulsa intorno” volontà di restituire all’ambiente l’aspetto di
“cosa morta” . Si apre così uno spazio dove “il nostro sogno prende non so
che tinta crepuscolare livida e paurosa, non priva di una fascino indefinibile:il
fascino delle cose non certe”
 Casa dei secoli come allegoria della casa ideale di G , simbolico rifugio
Già la migliore delle liriche giovanile abbandonata nella “Via del rifugio”, “Un
rimorso” (’07) si apriva con “O il tetro Palazzo Madama …”
4 “Un vergiliato sotto la neve”
^ Amore per Torino non precoceper ammissione del poeta stesso
inizialmente atteggiamento snob …
Prosa pubb nel aprile (ma scritto ne febbraio) ’11 su “La Lettura”, ancora
ispirata dall’Esposizione Universale
NB un certo impegno letterariocfr il titolo (dannunziano!) + epigrafe di
Pascoli su Torino
Amica di infanzia Jeannette (che prima si chiamava Giovannina), figlia del
portiere “della casa che abitavamo un tempo”:ora dirige una casa di moda …
(NB:”Non si è fatta bella. “Si è fatta”, semplicemente”)
ancora attenzione al vestiario …
Jea prototipo della crestaia torinese cfr la sestina Torino :anche là
l’immagine crestaia e quella della neve comparivano!
Neve cara a G perché produca una “abolizione momentanea di ogni traccia di
moderno progresso”
 quando ogni volta fa entrare in scena Jea G gioca sullo choc provocato
dall’urto del passato e del presente
cfr “Non il conte Cavour incontro, riparando da via Roma sotto i portici di
piazza Castello, ma Jeannette” …
Vergiliato che conduce Jea al Valentino dove si tiene l’Esposizionepiù bello
del Tiergarten di Berlino e del Prater di Vienna
cfr la “mole più volte secolare “ del Castello del Valentino VS i padiglioni
“effimeri” dell’Esposizione
cfr sul finale il “filosofare cupamente” di Jea (e G si dimostrerà sempre
commosso per il “pessimismo delle anime incolte”), che ricorda a G l’incisione
di Durer, la Malinconia
 Importantissima confessione di poetica: a G stanno principalmente care
“tutte le cose strudule”

Il termine vergliato compare (lo ha notato il Calcaterra) nei capitoli III e IV del
3 libro del Piacere proprio a proposito delle passeggiate di Andrea Sperelli e
Maria Ferres in una Roma innevata
archetipo per la passeggiata di G: ma nota tutta la diff!

 Ma per l’incisione di Durer si noti anche il breve racconto “Il giorno


livido”, pubb il 23 febbraio ’11 su “Momento”
G dice che l’incisione presiede alle sue “ore di lavoro e di meditazione”
trovandosi collocata nel suo studio->ma vi è da dubitare!
In realtà, ancora modello di D’Annunzio: “Fuoco”(’09)§ e episodio del
congedo tra la Foscarina e Stelio Effrena (D’A lo corregge in Duro, G in
Durero ) tutta la descrizione del romanzo descritta con frodolenta pazienza
^ la stessa crestaia torinese è una variante prosaica, stridentemente
borghese, della Foscarina

 L’i ncisione ritorna una terza volta nel racconto apparso il 18 novembre
’11 sul “Momento”, intitolato “LA città moritura”, elegiacamente medita
intorno alla distruzione ormai imminente degli effimeri
padiglioniGripensa al suo vergiliato quando contemplava
l’esposizione nascente:ora non può non fermarsi sull’”esposizione
agonizzante sotto una cortina di neve candida”
5 Nel parco
^ Motivo che non si esaurisce nel primo novecento , ma sicuramente tema
topico della lett del tempo (cfr fino a Montale e Robbe-Grillet)
 Sonetto giovanile “Il castello d’Agliè” (’03)
espressione “tutto tace” torna nell’ode carducciana “Alle fonti del Clitumno”
Il parco non natura ma storia , storia delle aristocrazie defunte, di una nobiltà
squisita
^ cfr i licheni “verde-gialli” che anticipano il colore delle ginestre in “Le due
strade”
Per i vari elementi G prende da “Climene” (contenuta nel “Poema
paradisiaco”) , contenuta nella zona dell’ “Hortus larvarum”
cfr per tutta la raccolta anche il tema delle statue
 nel ’04 G scive non a caso il “Viale delle statue” dove contempla le
“ceature sublimi di marmo” “sole consolatrici” del suo “tedio infinito”
”bianche antiche statue” in rovina, “acefale o camuse” !
G arriva a far apparire la bisavola ammiratrice di Byron e il poeta stesso!
siamo già sulla strada verso “L’amica di Nonna Speranza”

 MA già nello stesso ’04 si incontrano il parco e le statue del “Frutteto” in


cui lo sfacelo è sottratto al clima di decadenza incantata per volgersi
definitivamente a quel gusto per le “cose stridule”. Miistura di elefanza
in rovina e facili (volutamente) cadenze sentimentali
Attrito consapevole tra gli splendori squisiti del liberty più artificioso e la
volgarità prosaica della realtà concreta
Su questa linea, punto d’approdo si avrà nella sezione V della “Signorina
Felicita”  ma cfr i “mucchi di letame e di vinaccia” … Anche questi
derivano da D’A e in particolare da “Fuoco”:visita di Stelio Effrena e della
Foscarina alle ville venete lungo la Brenta [un passo che peraltro in qualche
modo G ‘parafrasa’ in un tratto dell’articolo “La città moritura” dell’11]
Ma enorme diff tra la sbulime elegia incantata e struggente del vate che si
allontana con dolorosa ripugnanza da quella profanazione e il gusto realistico
di choc apertamente sottolineato da G e tra l’aristocratica coppia VS
l’avvocato e la signorina
Ora non più tragedia estetica ma urto di derisione violenta
 Tra “Il castello d’Agliè” e la “Signorina Felicita” si misura tutto l’arco
percorso da G tutta la forzza polemica del suo rovesciamento:dalla
celebrazione complice, in una formula estrema, alla parodia occulta,
alla derisione feroce

6 Il misticismo moderno
NB lettera 5 giugno ’03 di un ventenne Guido a Savignano per conseguire la
licenza liceale (tra le migliori del suo esiguo epistolario pubb) all’amico Fausto
Graziani in occasione della sua ordinazione sacerdotale
cfr la “santa poesia” della missione avvertita anche dal laico G vs la
“incoscienza della volgarità” dei suoi compagni
Citati S Francesco S Chiara e S Caterina G prende tutto dalle Vergine della
Roccia di D’A!!! <- cfr es. il rapporto tra Francesco e Chiara …
Misticismo estetizzante tipico della cultura decadente che ha il suo esito
paradigmatico in “A rebours” e “La-bas” di Huysmans

 cfr anche articolo del ’05 su “Gazzetta del Popolo della Domenica” : “Il
misticismo moderno e la rievocazione del Serafico” (Il misticismo
moderno era un famoso libro del Troilo del 1899)
tema di quello che potrebbe chiamarsi misticismo liberty, che ha punti di
contatto assoluti con l’età del Rinascimento
Ma l’aspetto più interessante dell’articolo è l’analogia istituita tra il nouveau
style pittorico e il nouveau style letterario
NB G riconosce subito che “Questo misticismo non è sincero” ma volto
solo a “velare le ambascie della cruda realtà”, a evadere dallo squallore della
vita prosaica al pari di quanto si potrebbe fare “con le droghe oppiche
dell’Estremo Oriente”
 Misticismo liberty che agisce nel G minore fino al punto di approdo in
felicissimo del “San Francesco”, un soggetto cinematografico (o
“orditura foto grammatica”)  G sarà sempre molto critico vs cinema

 Significativo anche l’articolo apparso il 28 aprile 1911 su “Il Momento”


dal titolo “Il candore dei primitivi” in cui medita sul gusto dei preraffaelliti
e sulle sue varie diramazioni in arte e lett con la volontà di sottolineare
il contrasto tra l’anima dei primitivi e l’anima moderna, tra la poesia di
quel passato lontano e la prosa della realtà contemporanea a partire
dall’Autunno del Medioevo fin quando l’artista era onesto artigiano

 Stesse cose si leggono nel “La bas” di Huysmans

7 “Alle soglie”
cfr l’epistolario con la Guglielminetti
lettera 13 aprile ’07 da Torino con dono della “Via del rifugio” ; nel giugno
dello stesso anno lei invia “Le vergini folli” interessante perché G ne elogia
organicità a lungo poi ricercata nei Colloqui (cfr lettera a l direttore del
Momento del 22 ottobre ’10: “benché indipendenti- saranno unite da un sottile
filo ciclico”
G applaude alla difesa della vergine,al tempo definita Signorina con un
termine “degno prodotto del nostro tempo di evoluzione che anche della
vergine ha fatto una creatura oppressa”  sin dal titolo allora si comprende
il significato del futuro capolavoro “La Signorina Felicita”
^ G la paragona a Gaspara Stampa, esaltandola nel confronto
La Guglielminetti 7 giugno cita la Graziella di “Le due strade” come positivo
esempio di riabilitazione della “figura così spesso antipatica della signorina”

Nelle stesse lettere di G alla Gugl impossibilità di amare: “io snn sono
innamorato che di me stesso; voglio dire:di ciò che succede in me stesso”

Ancora sulla tabe letteraria cfr espressione “tutte anime fraterne e malate
del nostro stesso male”

 nel ’07 G pubb col titolo “I Colloqui” con la data “ S Francesco d’Albaro,
Convento di S Giuliano, 3 maggio 1907” e con la dedica a Giovanni
Cena, sulla rivista “la Rassegna Latina” quella poesia che poi avrà titolo
“Alle soglie” e inaugurerà la seconda parte del libro
 cfr i dottori … e la radioscopia … i cui raggi vengono paragonati ai
“gelidi raggi improvvisi” che solcano l’oscura casa del cuore 
virtuosismo mortificato ma pur sempre di eleganza manieristica
Importante lettera del 28 giugno ’07 al De Frenzi su tale poesia: NB “Tutti
sintomi che fanno passare la voglia di cantare le cose non serie:sdegno dei
retori e mia unica delizia! Cantare le cose serie? Temo che non siano il mio
forte”
 Tutto ciò si rivede in “Pioggia d’agosto” proclamazione polemica della
propria poetica di lirico frivolo
Sempre lettera al De Frenzi: fedeltà ora , malato, alla “Musa tubercolotica”

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