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11/11/2022 - LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA

ATTILIO BERTOLUCCI (1911 - 2000)

Vita
Attilio Bertolucci è un poeta novecentista
novecentista nel vero senso della parola perché
nasce nel 1911 e muore nel 2000.
Anche i luoghi dove nasce e muore sono
fondamentali perché nacque nei pressi di Parma e,
benché ad un certo punto si trasferisca a Roma
(dove morirà nel 2000), la Parma della sua infanzia
e della sua giovinezza torna spesso a galla nei
suoi scritti.

Bertolucci già da giovane era un grande lettore e i primi autori che sono stati
fondamentali per lui sono stati Omero e Virgilio (età più giovanile), poi si avvicinò alle
letterature straniere e lesse Wordsworth, Hugo, Baudelaire, Whitman e considera
D’Annunzio un grande modernizzatore di ritmi e di metri (ama di più la parte stilistica
che contenutistica della poesia dannunziana
A 15 anni lesse La Recherche di Proust che lo influenzò sia nei contenuti che nello stile.

Conobbe Cesare Zavattini alla fine degli anni ‘20, un grande


alla sua epoca nel campo cinematografico, e grazie a questa
conoscenza Bertolucci pubblicò alcune traduzioni e
qualche sua poesia su La Gazzetta di Parma, un giornale
molto vivace nel quale scrivono nella pagina culturale, ancora
oggi, nomi importanti.

Nel 1929, a 18 anni, pubblicò la sua prima raccolta di poesie:


Sirio.
In questa raccolta si affacciano tematiche che si incontreranno
anche altrove nelle sue poesie.
Si tratta di tematiche del quotidiano e spessissimo il paesaggio
gioca un ruolo di protagonista (a seconda del paesaggio cambia
l’umore e la partecipazione del personaggio negli eventi che
accadono).

Tra le tematiche vi sono anche:


● la fragilità delle cose;
● la difficoltà di superare certi momenti storici, ma la volontà di superarli

Finito il liceo, si iscrisse a legge, ma in realtà non la terminò. Poi si iscrisse a lettere,
ma non arrivò mai alla laurea. Tuttavia il trasferimento a Roma lo aiutò a diventare critico
d’arte, di letteratura e di cinema. Inoltre tradusse Balzac e Hemingway, fu consulente per
la celebre casa editrice Garzanti e a lui si deve la pubblicazione del romanzo Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda e de Ragazzi di vita di Pasolini.
Bertolucci, così lo definì Caproni, è uno dei pochi poeti del
Novecento che non risente dell’eco di Montale (il cosiddetto “male
di vivere” dell’uomo contemporaneo che è schiacciato dal progresso).
Tuttavia quando si parla di Bertolucci è inevitabile parlare di
contemplazione e di misticismo.

Altre raccolte da ricordare sono Viaggio d’inverno del 1971, Le


poesie del 1990 che raccolgono le sue poesie uscite precedentemente
e Imitazioni del 1994.
L’ultima sua raccolta è stata La lucertola di Casarola del 1996.
Dell’opera di Bertolucci è stato fatto anche un Meridiano Mondadori
(generalmente dedicato ormai passati a miglior vita).
P

Lasciami sanguinare
Appartiene alla raccolta Viaggio d’inverno.

Lasciami sanguinare sulla strada

sulla polvere sull’antipolvere sull’erba,

il cuore palpitando nel suo ritmo feriale

maschere verdi sulle case i rami

di castagno, i freschi rami, due uccelli

il maschio e la femmina volati via,

la pupilla duole se tenta

di seguirne la fuga l’amore

per le solitudini aria acqua del Bràtica,

non soccorrermi quando nel muovere

il braccio riapro la ferita il liquido

liquoroso m’inorridisce la vista,

attendi paziente oltre la curva via

l’alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi

soltanto allora d’avermi udito chiamare,


entra nella mia visuale da un giorno

quieto di settembre, la tavola apparecchiata

i figli stanchi d’attendere, i figli

giovani col colore della gioventù

esaltato da una luce che quei rami inverdiscono

Analisi
Viaggio d’inverno è una di quelle raccolte dove si sente maggiormente il suo dolore per
aver lasciato Parma, la sua terra d'origine. Sono gli anni in cui Bertolucci vive a Roma, ma
ricorda con frequenza e malinconia Parma.
Nella raccolta si propongono dei motivi tipici della sua poesia, in particolare quelli degli
affetti familiari, che in questa poesia si rendono evidenti nell’ultima strofa.

Si nota la presenza fitta di verbi all’imperativo. E’ un imperativo non impositivo, bensì


un imperativo che vuole essere un invito, quasi un’esortazione al lettore.
I destinatari siamo noi che leggiamo il suo testo. E’ un lettore ipotetico, non può
immaginare chi sia il suo lettore che viene chiamato in causa (si nota una somiglianza con
Baudelaire quando si rivolgeva al lettore).
L’imperativo all’inizio è quasi una sorta di supplica di essere lasciato: chiede la
collaborazione del lettore per essere lasciato solo (è una struttura dialogica dove c’è
l’altro che ascolta e non controbatte).

Al secondo verso si legge “sulla polvere sull’antipolvere sull’erba”. Questo verso, che
Bertolucci non ha mai spiegato, ha dato additi a molti critici e poeti, come Valerio Magrelli, di
tentare una spiegazione. Magrelli, dopo aver detto che è una composizione altamente
contraddittoria, cerca di spiegare questo "antipolvere", che è un neologismo.
Secondo il poeta: “forse designa lo spazio tra la polvere e l’erba. E’ questa oscillazione di
senso che imprime alla strofa una forte carica emotiva. Assistiamo allo strazio di un uomo
ferito, che invece di chiamare aiuto chiede di essere lasciato al suo flusso emorragico con
un enigmatico inciso - il cuore palpitante nel suo ritmo feriale”.
Il poeta non ha voluto spiegare cosa sia questa “antipolvere”. Si tratta di quello spazio che
c’è nell’immagine dell’autore tra l’erba (dove lui sta sanguinando) e la polvere.

“il cuore palpitando nel suo ritmo feriale” = durante i momenti quotidiani il cuore sta

palpitando.

Dal verso 4 fino al verso 9 troviamo un inciso di sei versi dove


paragona “i rami di castagno” (che ritroveremo più avanti
come “freschi rami”) a “maschere verdi sulla casa”.
Descrive poi il volo di una coppia di uccelli e
contemporaneamente coglie lo sguardo che cerca di
seguirne la fuga amorosa “per le solitudini aria acqua del
Bratica” (il Bratica è un torrente che sfocia nel più grande torrente/fiume ossia il Parma).

Dal verso 10 si apre una serie di imperativi che potrebbero essere definiti “imperativi
ottativi” (ovvero l’imperativo del desiderio).

Il poeta:
● chiede che non venga soccorso anche quando vede scorrere del sangue;
● chiede a chi lo vede di attendere pazientemente il vento oltre la curva (udito);
● chiede al suo interlocutore di fingere solo alla fine di averlo sentito chiamare
(vista);
● infine dice all’interlocutore di entrare nella sua visuale in un giorno quieto del
mese di settembre;

La chiusura della poesia, nonostante sia stata fino a questo punto angosciante, è lieta,
infatti è “un giorno quieto di settembre” (ci fa intuire che non è un momento disperante).
All’improvviso appare un’immagine completamente diversa: una tavola apparecchiata e
i figli stanchi di attendere il pasto (“i figli stanchi d’attendere, i figli giovani col colore della
gioventù esaltato da una luce che quei rami inverdiscono”).

La poesia si chiude proponendo di nuovo l’immagine dei rami, ma dei rami che sono
verdi (“quei rami inverdiscono”) e che vengono esaltati dal colore della gioventù dei suoi
figli, che sono a tavola e che l’aspettano.

Metafora
Sanguinamento = morire di fronte ai problemi metaforicamente, però rimettersi nella
vita grazie alla contemplazione della natura (alberi, uccellini, acqua del torrente) e alla
compilazione degli affetti familiari, che riescono a far uscire il poeta dai suoi problemi.

Bertolucci è stato definito “il grande cantore del Novecento degli affetti familiari".

La definizione che ha dato Giovanni Raboni di alcuni scritti di Bertolucci ed è perfetta


per questa poesia è questa: “la poetica del dissanguamento”.
Essa corrisponde anche alla felicità che deve pagare un debito al dissanguamento
(non ci può essere felicità senza il dolore, che Bertolucci trasferisce nell’immagine dell’uomo
che sanguina).

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