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Avanguardie 

storiche
Il termine avanguardie appartiene all'ambito militare e indica una pattuglia che viene mandata avanti
per  vedere cosa sta succedendo. (che va in avanscoperta) 
Viene assimilato nell’ 800 e utilizzato per indicare i movimenti nuovi che rompono con il
passato. Le avanguardie storiche includono il futurismo, dadaismo, surrealismo,
crepuscolarismo. 

➔ FUTURISMO 

Il futurismo nasce con il manifesto di Filippo Tommaso Marinetti che viene pubblicato sul 
quotidiano le Figarò nel 20 febbraio 1909. (lo pubblica in Francia perché li era cresciuto e li
aveva  incontrato altri autori che avevano rinnovato come Picasso) 
Il programma si basa sull'azzeramento del passato perciò possiamo dire che vuole creare un 
movimento nuovo perché in questo periodo abbiamo l'innovazione tecnologica che prende
piede. Per Marinetti tutta la tradizione passata legata al classicismo e al conservatorismo non
coincide  con la realtà vissuta quindi deve essere cancellata.  
Vuole che TUTTO SI BASI SULLA DINAMICITÀ, VELOCITÀ, INNOVAZIONE. 
Giacomo Balla che con la "città che sale" mette in evidenza proprio il cambiamento
fortemente  dinamico di cui ci parla Marinetti. 

Marinetti vuole che il dinamismo prenda piede anche nella letteratura, tanto che
stravolge la  grammatica italiana.  
 ↓ 
Nel manifesto, infatti, dice che: 
- Bisogna eliminare la vecchia sintassi e sia i sostantivi che i verbi al modo finito -
Bisogna usare solo i VERBI AI MODI INDEFINITI perché non si deve dare importanza 
al tempo ma alla parola (questo perché, condizionato dalla teoria della
relatività  di Einstein, crede che il tempo ha una validità personale.).  
- Utilizzare lo stile NOMINALE per dare velocità al verso. 
- Abolire i connettivi (“vecchia fibbia inutile”), la punteggiatura (“perché scandisce la 
durata”) , lo studio dei personaggi dal punto di vista psicologico.  
- Si sostituiscono i connettivi con i due punti perché sono più veloci.  
- Bisogna utilizzare l’ANALOGIA (: quando si usa una parola e se ne  prende un altra da
un altro campo semantico (es: porta-rubinetto).  Questo viene chiamato doppio
(due nomi legati per analogia), i segni  matematici (dolce> fritto), i segni musicali,
studiare solo la materia, ricreare i  
suoni dando l’illusione che essi siano tangibili 
- Considerare importante la disposizione delle parole e gli spazi bianchi perché si 
tende a ricreare l’immagine visiva di ciò che si sta parlando (CALLIGRAMMA di  
Apollinaire). 
QUESTE REGOLE VENNERO SEGUITE IN UN PRIMO MOMENTO DA UNGARETTI
CHE  SI PONEVA DI DARE SPAZIO SOLO ALLA PAROLA (e non al tempo). Entrò
anche in  guerra.  
Successivamente Ungaretti scrive “Sentimento del tempo” in cui mette in
evidenza  il tempo e si riappropria della sintassi. (questo cambiamento è
dovuto a un viaggio  a Roma). 
➔ CREPUSCOLARISMO  

(al contrario dei futuristi che si legano all’audacia, forza, velocità). 


Contemporaneamente si svilupparono i CREPUSCOLARI che superano l ‘angoscia
esistenziale  legandosi alle piccole cose, quotidiane, concrete. 
Elogiano una vita modesta e semplice, lontana dalla modernità. 
Il nome deriva da un commento apparso sul quotidiano “La stampa” nel 1909 di Giuseppe
Borgese  che parlò di una “voce crepuscolare” = voce di una poesia che si spegne, che cade. I
CREPUSCOLARI sono: 
- Corazzini 
- Gozzano 
Sono poeti che rappresenta l’esaurirsi di un intera tradizione perché ha termini aurici che
vengono  affiancati da un atmosfera crepuscolare ovvero un amore per le piccole cose. 
Abbiamo, quindi, un linguaggio dimesso per esprimere l amore per le piccole cose. 

Questo tipo di poesia si avvicina alla poesia pascoliana. I poeti CREPUSCOLARI rinunciano
alla  funzione di poeta veggente (in Pascoli) e porta vate( D’Annunzio ), ma colgono la
realtà nuda e  cruda talvolta anche squallida. 
Carpiscono soprattutto il simbolo della loro solitudine : strade deserte, stazioni
abbandonate,  casette solitarie, conventi  

GUIDO GOZZANO 
(Appartiene ai crepuscolari.)  
In queste opere che scrive si vede la differenza con il superuomo di D’Annunzio . Nasce a
Torino nel 1883. Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza senza portare a termine gli studi 
perché preferisce frequentare la facoltà di lettere. 
La sua prima raccolta è “La via del rifugio”, seguita da “Colloqui”. 
Ebbe una relazione con una poetessa di nome Amalia Guglielminetti che abbraccia lo stile
della  poesia di D’Annunzio. 
Lui è un uomo malato infatti deve affrontare vari viaggi per trovare località in cui
curarsi la  tubercolosi. 
Uno di questi viaggi ê quello in India, di cui ci parla nella raccolta “Verso la Cuna del
mondo”.  Muore nel 1916. 

- “I colloqui” 
Si divide in 3 sezioni:  
▪ GIOVANILE ERRORE (che richiama Petrarca con Laura): ci parla della sua  
giovinezza che però sa di vecchiaia (riporta a Leopardi e “la sera di di di festa”
e  “passero solitario”). Tratta quindi della giovinezza che non ha avuto la
possibilità di  viverla e che non potrà più viverla. C’è quindi il rimpianto. 
▪ ALLE SOGLIE: affronta il motivo della malattia e ritorna sempre alla tematica del 
rimpianto. In questa sezione collochiamo “Signorina Felicita” (una donna che
dice  di aver incontrato nel Agliè nel Canavese, che però con cui non stringe
un legame  perché lui si spostava sempre per trovare sollievo alla sua
malattia. Quando torna a  Torino la ricorda nella sua quotidianità). 
▪ IL REDUCE: reduce dall’ amore e dalla morte. Ci presenta dei personaggi che
sono  sopravvissuti ma che portano ancora i segni, le memorie. In questa sezione  
troviamo “Toto Menumeri” (degradazione dell’ eroe, la controfigura del  
superuomo perché sceglie la solitudine) 
“La signorina Felicita” (“colloqui”- alle soglie, II sezione) 

Rappresenta una possibilità di vita concreta abbandonando il suo intellettualismo. Invece


rinuncia a  questo amore= AMORE VAGHEGGIANTO ma non realizzato. 
Ha conosciuto questa donna ad Ivrea (Canavese). 

Fin dall’inizio dice che la sta ricordando quando stavano insieme nel giardino sera. Quindi
come  scende la sera, scende in lui il ricordo. 
La rivede ancora, come rivede anche Ivrea e il colore del cielo sereno. Rivede tutto il paese che
non  cita (perifrasi) ovvero Agliè. 
Scrive questa poesia nel giorno del suo onomastico (felicita). 
DONNA CALATA NELLE COSE QUOTIDIANE: chissà cosa stai facendo in questo momento, stai 
tostando il pane oppure stai pensando all’ avvocato (a Gozzano) mentre cuci e canti (come
silvia di  Leopardi). 
Anche l avvocato sta pensando a te. 

Pensa ai giorni d autunno passati insieme presso Villa Amarena. Ci rappresenta i luoghi solitari 
infatti dice che in questo luogo abitava la Marchesa Dannata (perché il fantasma di questa
donna si  aggirava nella villa). 
Ci dice che sente un profumo diverso. 
Ricorda il granturco che rivestiva tutto il muro esterno fino alla cornice. 
Riprende il gusto del barocco del seicento 

V25  
La punteggiatura del “!” , “?” introduce un pensiero interiore del poeta, sono le emozioni che
vuole  trasmettere. 
Nell’ edificio troviamo le grate che si sono rovinate con il tempo, le stanze sono morte in cui
c ‘è  solo l odore dell ombra (sinestesia perché si sente il profumo della solitudine). 

Nelle stanze abbiamo le scene mitologiche che ci fanno pensare che ci sia stata una vita che ora
non  ci sta più. 

“Gesta dell’eroe navigatore”: perifrasi per Ulisse. 


“Ghermitore”: apollo di “apollo e dafne”. 

Rivede dentro di sé quello che ci era stato e immagina quando questi luoghi erano vivi.
“pirografia”: tecnica disegno che si utilizza una punta di metallo incandescente. (Stile
neoclassico foglie d’acanto) 

“Otero”→ ballerina fine ottocento che si trova alla specchiera. 

C’è il rimando alla ragazza. Semplicità viene lodata perché via di fuga
dall’intellettualismo astratto. (Poliptoto) 
“Toto Menumeri” (“colloqui”- il reduce, III edizione)
Gozzano in questo opera raffigura la sua condizione di sopravvissuto. È come se totò e
Gozzano  siano la stessa persona.  
Si allontana dalla dimensione del poeta vate di d’annunzio per rifugiarsi in una vita
passiva. Totò è dotato di una vasta cultura, ha la sensibilità ma ha rifiutato il ruolo del
poeta vate per  chiudersi in esilio. 
Rappresenta quindi la realtà AUTOPUNITIVA: SI ACCONTENTA e NON È PARTE ATTIVA
DELLA  SOCIETÀ. (Contrario di quello che diceva che bisogna fare D’Annunzio). 

È lui stesso che sceglie di fare questa vita perciò AUTOPUNITIVA. Il titolo “Menumeri” ci riporta
alla  commedia di Terenzio “il punitore di se stesso”. 

V1 ci rappresenta la villa barocca del seicento nel Piemonte.  


Riferimento alla “Signorina Felicità “ nella quale, allo stesso modo, ha parlato della
villa  abbandonata e ricca di solitudine. 
Mette in confronto il passato e il presente. 
Immagina sotto gli alberi le brigate di ragazzi (“brigate” come nel Decameron) e ai pranzi illustri
che  ci sono stati nelle sale da ballo. 
Tutto questo è contrapposto al presente ovvero alle stanze spogliate dalle eraone che sono
andate  li e hanno portato via con sé qualcosa. 

In altri tempi immagina che le famiglia più importanti arrivavano e scendevamo davanti alla
villa. Ora dal generale arriva al particolare “un automobile” da cui scendono dei forestieri
selvaggi. 

Prima ci stava questo che ha immaginato ora invece ci sta Totò. 


Appena si apre la porta nel silenzio si vede Totò Menumeri che vive con personaggi senili e grigi.
Ha 25 anni e un carattere fiero e sdegnoso. Gli piacciono le opere d’inchiostro (Ariosto la utilizza
nel  proemio), ma ha scarso cervello e morale. 
Lui sembra essere proiettato verso il futuro. 
TOTÒ MENUMERI RAPPRESENTA L EROE CONTEMPORANEO = inetto a vivere. (Controfigura
del  superuomo). 

Non è ricco.  
In una società che non riconosce il valore dell’’ attività intellettuale (per questo ci sta la
figura  dell’inetto) il poeta è costretto a scegliere una vita appartata e in solitudine.
Ritorna il confronto tra la società borghese e il poeta, come il Baudelaire. 

Totò non è cattivo infatti aiuta con il denaro il povero, l amico con la frutta, lo scolaro con i
temi,  l’emigrante che non sa scrivere. 
Totò è consapevole dei suoi torti infatti è buono, proprio per questa caratteristica è colui
che  Nietzsche derideva e considerava buono perché non ha le unghie per difendersi. 

I suoi amici sono una ghiandaia (uccello), un gattino e una scimmia che ha nome Macachita. La
vita gli ha tolto tutto quello che aveva sognato. Totò sognava l’amore di attrici che però poi
non  accadde.  
Proprio questo sogno è il suo tormento perché non l ha avuto. Ciò che si ritrova adesso è
diverso da  quello che aveva sognato per questo sta male. 
Totò invece delle attrici oggi si trova una cuoca appena diciottenne.  
Totò oggi è malato di tubercolosi come il suo autore, proprio questa malattia l ha bruciato
vivo. Ma come sule rovine nascono i fiori così il poeta che è arido dentro si se riprova la
felicità nella  poesia, analisi filosofica.
fondata da Giovanni Panini e Ardengo Soffici. Tratta delle nuove poetiche del novecento
ovvero  alle avanguardie storiche (futurismo ecc) e di argomenti battaglieri. "LACERBA" é un termine
che viene  ripreso da un sonetto di Cecco Angiolieri. Esso era anche un animale sacro ad Artemide
oppure il frutto  acerbo in riferimento ai primi movimenti del 900. 

Fondata da Giuseppe Borgese che aveva un’impostazione D'annunziana. 

da Papini e Prezzolini. Si interessa di argomenti filosofici, tendenze


irrazionalistiche  di inizio novecento 

vogliono ricordare la voce e si interessano di temi pratici e sociali (come il Caffè,


rivista  dell'Illuminismo). Si scriveva sulla rivista "La Voce" fondata da Giuseppe Prezzolini. Ci
sono anche argomenti prettamente letterali pubblicati sulla "Voce Bianca" (area della rivista). 

Tra i vociari troviamo Camillo Sbarbaro perché collabora con la Voce e partecipa anche agli
eventi  intellettuali. Possiamo considerarlo un attivista essendo che partecipa alla prima guerra
mondiale.  Successivamente si ritira in una vita appartata lontana dalla politica e dagli intellettuali.
Si stacca dalla cultura D' Annunziana infatti scrive con uno stile Prosastico diventando il testimone 
dell'aridità del vivere della coscienza moderna (nel mondo c'è il male). 
Si avvicina molto alla tendenza pessimistica di leopardi. 
Prima collocato nell'espressionismo poi peró, essendo che si ritira, viene avvicinato a Leopardi. Le
sue opere propongono come temi: 
- scissione dell' 'io (anticipa Montale) 
- Apatia 
- Straniamento della realtà 
- Incapacità di aderire al mondo 
- assenza di vita nell'uomo 

"Taci Anima Stanca Di Godere" 


Viene ripresa dalla raccolta "Pianissimo" detta così perché é una conversazione tra il poeta
e la  propria anima: rapporto silenzioso, intimo. 
Inizia con il verbo "Taci" indicativo che denota la rassegnata constatazione che l anima viene
quasi  privata della vita stessa. (Diverso dal Taci di D'Annunzio). Un uomo che anche se sta in
mezzo a  mille persone si sente di vagare da solo. 

Tu anima non dici niente stanca privata dalla vita (ovvero privata dalla gioia e dal dolore).
Non  sento che tu ci sei o che sei viva: tu non provi nessuna sensazione nemmeno rabbia,
rimorso,  neppure la noia. (Come se fosse morta). 
Come il corpo quando é depresso anche l anima sta così (forte enjambement). 
RASSEGNAZIONE DISPERATA: OSSIMORO SU CUI SI BASA TUTTA LA LIRICA. 
Noi non ci stupiamo davanti alla morte improvvisa perché la sua vita/l anima é come se fosse
già  morta. 

Invece non siamo morti ma sia il corpo e l'anima continuano a camminare come
sonnamubili  (IMMAGINE DEL PESSIMISMO PIÙ CUPO PERCHÉ IL SONNAMBULO
CAMMINA MA NON SA DI  CAMMINARE). 
Tutte le cose rimangono tali, la realtà non ci tocca qualsiasi cosa succede. 
"La sirena del mondo"= lusinghe sono perdute, non ci sono più. 
TUTTO IL MONDO É UN GRANDE DESERTO ( sensazione di morte, estraneità, di vuoto che
prova il  poeta ), nello stesso tempo lui guarda se stesso con occhi asciutti perché non ci sono
sentimenti.
ITALO SVEVO

Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schimtz, nacque a Triste nel 1861 da una famiglia borghese:
il  padre era un commerciante di vetro, mentre la madre era di origine ebraica. In questo periodo la
città di  Trieste era un centro importante perché geograficamente era collocata tra il mondo
italiano, il mondo  tedesco e il mondo slavo. --> PER QUESTO SCEGLIE COME NOME "ITALO
SVEVO". 

Il padre lo indirizza verso la carriera da commerciante, infatti venne mandato in un collegio in


Germania  dove studiò per quell’attività e imparò bene il tedesco.  
Nel 1880 il padre di Svevo fa un investimento sbagliato e a causa di ciò Svevo conosce il fenomeno
della  DECLASSAZIONE passando dall’agio borghese alla ristrettezza economia. Questa esperienza
verrà vissuta  anche da Pirandello.  
↓ 
Svevo quindi trova un lavoro presso una banca di Trieste e qui rimase per quasi vent’anni, e
questo lavoro lo  descrive nel suo primo romanzo intitolato “una vita” pubblicato nel 1892,
dove il protagonista Alfonso Nitti  rappresenta Svevo stesso. 

Nel 1895, quando muore la madre, incontra una cugina molto più giovane di lui di nome Livia
Veneziani, si  innamora di lei e la sposa, e insieme avranno anche una bambina di nome Letizia.  Il
protagonista delle opere di Svevo è l’inetto, che rappresenta in realtà Svevo stesso.  Come l’inetto cerca
sempre figure più forti a cui appoggiarsi, anche Svevo si appoggia a questa donna e alla  famiglia di lei,
perché la famiglia Veneziani era una famiglia molto benestante, possedevano infatti delle  fabbriche di
vernici, per cui Svevo appoggiandosi a loro riesce a fuoriuscire dalle ristrettezze economiche e  ad
abbandonare il lavoro in banca diventando proprietario delle fabbriche dei suoceri.  

In Svevo quindi si ha di nuovo il salto di classe.  


Svevo inizia a compiere dei viaggi e abbandona l’attività letteraria diventanti un’uomo d’affari, anche 
perché il suo secondo romanzo dal titolo “senilità” non aveva avuto molto successo.  Negli anni in cui
svolge questa attività, conosce dei personaggi importanti come James Joyce, che si trovava   in Italia
esule dall’Irlanda, e prese lezioni di inglese da lui. Tra i due nacque una bella amicizia tanto è vero  che
quando Joyce compone l’opera “Dubliners” chiede a Svevo un giudizio sull’opera.  

Il cognato di Svevo dovette sottoporsi a questa terapia psicoanalitica con Freud, per
cui  avrà modo di conoscere da vicino le tecniche psicoanalitiche. Svevo considerava
queste  terapie psicoanalitiche Non risolutive, ma nonostante ciò vengono
riprese da lui in  alcune sue opere come il LAPSUS, l’AUTOINGANNO, e gli atti
mancati.  ↓ ↓ 
LUI NON ACCETTA LE TEORIE PSICOANALITICHE PERCHÉ È UN DECADENTE, E 
SICCOME LA PSICOANALISI DI FREUD RIPORTAVA LE PERSONE ALLA RAGIONE, 
SVEVO NON PUÒ ACCETTARE LA PSICOANALISI COME CURA, PERCHÉ NON
ACCETTA  LA RAZIONALITÀ.  
Siccome c’è la guerra, la fabbrica di vernici dei suoceri purtroppo venne chiusa per ordine delle autorità 
austriache. Allora Svevo si trovò senza lavoro e si dedicò alla scrittura, componendo il suo terzo
romanzo  dal titolo “la coscienza di Zeno”. Inizialmente questo romanzo non ebbe successo, per cui
Svevo va in crisi,  prende il romanzo e lo manda all’amico Joyce che si trovava a Parigi. Nel momento in
cui Joyce legge  questo romanzo ne rimane colpito. Il romanzo ebbe successo in Francia Invece in Italia
no. L’unica persona  che si interessò a quest’opera fu un giovane poeta italiano che scriveva per una
rivista dal titolo “l’esame” e  si chiama Eugenio Montale. Montale riconobbe la grandezza di quest’opera
e la diffuse, tanto è vero che  nel 1928 Svevo venne celebrato a Parigi come un grandissimo
intellettuale; per purtroppo nello stesso anno  mori per un incidente automobilistico.  

Svevo subirà l’influenza di tanti autori come Schopenhauer, Nietzsche, e Darwin. 


▪ Da Nietzsche → la critica della società borghese, secondo la quale l’uomo doveva porsi al di sopra  di
essa, e anche l’interesse per l’uomo e per la psiche.  

▪ Da Darwin → il concetto della selezione naturale secondo la quale il più forte schiaccia il più 
debole, allo stesso modo l’inetto di Svevo è destinato sempre a soccombere perché incontra
qualcuno di più forte di lui. 

▪ Da Schopenhauer → il concetto della volontà e che l’uomo non è libero di scegliere. 

o “UNA VITA” 
Il primo romanzo che pubblica nel 1892, quando a causa della declassazione si ritrova
costretto a  lavorare in una banca dove è molto insoddisfatto.  

Il protagonista del romanzo è Alfonso Nitti (alter ego di Svevo) un giovane che abbandona la
madre  e il paese in cui vive per andare a Trieste a cercare fortuna.  
A Trieste si ritrova a dover lavorare nella banca Maller.  
Qui è insoddisfatto e vorrebbe cambiare vita.  
Gli viene offerta dalla vita la possibilità di cambiare: un giorno Maller invita Alfonso a casa
sua  insieme a un altro giovane brillante Macario.  
Macario è l’opposto di Alfonso infatti rappresenta la società borghese.  
Annetta (la figlia di Maller) però scegliere Alfonso come curatore del suo romanzo perché
hanno le  stesse ambizioni letterarie.  
Alfonso seduce Annetta che si innamora di lui. Nel momento in cui potrebbe intraprendere una 
relazione con questa donna e diventare il proprietario della banca scappa dicendo che deve
tornare  al suo paese originario perché sua madre sta male.  
Quando torna al suo paese trova veramente la madre ammalata che muore poco dopo. 
Dopo la morte della madre decide di voler tornare a Trieste dove trova Annetta che si è
fidanzata  con Macario → Alfonso viene preso dalla gelosia e inizia a compiere atti
deplorevoli nei confronti  della famiglia Maller. 
Manda anche a chiamare Annetta ma si presenta suo fratello che lo sfida a duello.
ALFONSO  SENTENSODI INCAPACE SI RIFUGIA NELLA MORTE. 

ALFONSO E’ UN INETTO A VIVERE PERCHE’ E’ INCAPACE DI VIVERE, E’ DEBOLE, TIMIDO,


CHIUSO,  INCAPACE DI STABILIRE RELAZIONI CON GLI ALTRI.  
o

 “SENELITA’” o “Carnevale di Emilio” 


Il titolo allude:
- Al periodo in cui si svolge la vicenda 
- Alla relazione che il protagonista stringe con una donna che è un breve momento di felicità  in
una vita squallida = come il carnevale è un breve momento di divertimento che per un 
attimo ci permette di evadere dalla solita realtà  

Il protagonista è Emilio Brentani, un uomo di 35 anni che lavora presso un’agenzia di


assicurazioni  di Trieste.  
Lui è famoso tra i suoi concittadini ed è molto apprezzato perché anni prima ha
pubblicato un  romanzo (TRATTO AUTOBIOGRAFICO).  
Lui vive con la sorella Amalia, che si prende cura del fratello.  
La sua vita è grigia e opaca perché Emilio E’ COMBATTUTO DAL DESIDERIO DI VOLER ESSERE
UN  LETTERATO MA NON CI RIESCE.  

+In questo caso la lotta non è tra la società borghese e se stesso, come in Alfonso Nitti.
Ma è tra se  stesso perché lui accetta le consuetudini della società borghese ma
vorrebbe affermarsi e vivere  come letterato. (AUTOINGANNO DI FREUD) + 

Un giorno conosce Stefano Balli, un giovano scultore fallito e dongiovanni che ha grandi
successi sul  piano amoroso. 
E conosce anche Angiolina della quale si innamora fino ad idealizzarla come una donna
angelo.  Angiolina però è una donna del popolo, rozza, carnale, volgare. 
Questa diventa la modella di Stefano. I due iniziano a frequentarsi e pertanto Emilio diventa
geloso  al punto tale che caccia di casa Stefano. La sorella Amalia però inizia a stare male
perché si era  innamorata di Stefano, quindi si rifugia nell’etere→ sostanza che la indebolisce e
la fa ammalare di  polmonite.  
Emilio abbandona la sorella morente per un ultimo appuntamento con Angiolina nella
quale la  insulta pesantemente. 
In realtà è Emilio che l’aveva idealizzata.  
A questo punto rimane da solo e si rinchiude nella sua senilità dalla quale non riesce a uscire
per  viversi la vita..  

EMILIO E’ QUINDI UN INETTO PERCHE’ DOPO CHE HA SCOPERTO CHE LA


DONNA CHE AVEVA IDEALIZZATO LO CONTINUAVA A TRADIRE SI
RINCHIUDE IN SE STESSO E NON RIESCE PIU’ A VIVERE UNA VITA MATURA. 
↓ 
è un inetto infatti non riuscendo ad avere una donna tranquilla affianco a se, idealizza
Angiolina  (AUTOINGANNO). 
Inoltre lui vorrebbe essere come Stefano balli= che rappresenta l’uomo sicuro di se che vive a
pieno  la vita. 

Emilio non riscendo a essere come Stefano è come se volesse educare Angiolina e farla
entrare  nelle convenzioni Borghesi ma essa si ribella.  

*Lettura “Inettitudine e senilità” pag 810  


Emilio appena incontra Angiolina le dice di amarla molto, ma di avere la sua carriera e la sua 
famiglia. Ma in realtà la sua famiglia era formata da sua sorella che era indipendente e che anzi
era  lei a prendersi cura di lui. Lui si nascondeva dietro la famiglia, dicendo che doveva
provvedere alla  famiglia.  
Diceva di avere una reputazione da letterato ma in realtà non è vero. 
o “LA COSCIENZA DI ZENO” 
Opera di Svevo pubblicata nel 1923. 
L’opera è definita APERTA in quanto richiede la collaborazione del lettore per ricostruire il 
significato di quanto si sta leggendo poiché intercorrono due narratori che sono poco
attendibili: 

- DOTTOR S che pubblica l’autobiografia del paziente perché esso ha smesso di curarsi presso  di
lui. È inattendibile quindi perché vendicativo, interessato all’ambito economico (dice che 
divide con il paziente i guadagni) e poco professionale.  

- ZENO COSINI è inattendibile perché è nevrotico quindi non sarà mai un testimone 
attendibile (come dice anche il dottor s sempre nella prefazione).  

“La coscienza di Zeno” è definita come:  


▪ NOVELLA: perché fa riferimento all’aspetto verosimile dato dall’ INATTENDIBILITA’ DEL 
NARRATORE ( il lettore non si può fidare) 

▪ MEMORIE: perché alla base del racconto vi sono i ricordi di Zeno Cosini, la genesi e
il  decorso della sua nevrosi. Una ricostruzione personale di quello che è accaduto. I l
tempo della narrazione e tempo delle vicende non coincidono (solo nell’ 8 capitolo). 

▪ AUTOBIOGRAFIA: perché il racconto è condotto in prima persona e ricalca alcune 


vicende della vita del autore stesso. 

L’opera è inoltre divisa in 7 capitoli:  


1) PREAMBOLO/ PREFAZIONE 
2) IL FUMO 
3) LA MORTE DI MIO PADRE 
4) LA STORIA DEL MIO MATRIMONIO 
5) LA MOGLIE E L’AMANTE  
6) STORIA DI UN’ASSOCIAZIONE COMMERCIALE 
7) PSICO-ANALISI 
Dopo la prefazione del dottor S, Nel preambolo prende parola Zeno Cosini che ha 56 anni e
varie  nevrosi.  
La prima nevrosi che è il FUMO dalla quale si vorrebbe liberare ma rimanda sempre dicendo 
“Questa è l’ultima sigaretta”. Non riesce a liberarsene perché quando dice quella frase
assapora  sempre meglio il sapore di essa e diventa più difficile il distacco.  

La seconda è la CONDIZIONE EDIPICA → IL RAPPORTO DI AMORE- ODIO CON IL PADRE.  Zeno


cosi vorrebbe essere come il padre essendo che lo vede come una persona forte, ma prova 
per lui un ostilità perché lo ha affidato ad un tutore ritenendolo “malato” e perchèè non
riesce ad  essere come lui.  
Questa nevrosi peggiora nel momento in cui il padre sul punto di morte gli tira uno
schiaffo  involontario che lui interpreta come un’altra punizione.  
Questa nevrosi è legata a quella del fumo perché proprio attraverso le sigarette
cercava di   assimilare la forza del padre (fumava anche dalle sigarette del padre).  

Con la morte del padre lui si sente privato del suo punto di riferimento quindi cerca
un'altra  persona con il quale sostituirlo. → decide di sposarsi.  
Prima ancora di sposarsi lui conosce il suocero Giovanni Malfenti (uomo molto abile negli affari
=ciò  che Zeno Cosini vorrebbe essere ma che non sarà mai).  
Giovanni ha tre figlie, Ada, Alberta, Augusta. 
Inizialmente lui sceglie Ada(la più bella) anche se essa è già innamorata di un altro uomo che
poi  sposerà (Guido= cognato odiato).  
Zeno Cosini in realtà non aveva veramente scelto Ada perché la ritiene troppo bella per lui,
ma ha  scelto AUGUSTA LA PIU’ BRUTTA E STRABITA TRA LLE TRE PERCHE’ LA RITIENE PIU’
ADATTA A LUI  PERCHE’ AUGUSTA E’ MATERNA E GLI DA SICUREZZA (essendo forte). 

Zeno Cosini però la tradisce con Carla, una povera che finge di proteggere (AUTOINGANNO
COME  TRA EMILIO E ANGIOLINA). Anche in questo caso Zeno sentiva i rimorsi e voleva
smettere ma  essendo un inetto non ci riusciva fino a che Carla lo ha lasciato.  

Nel capitolo 6 ci parla del rivale in amore che ha sposato Ada che ha fondato un
azienda  commerciale e ha scelto come contabile Zeno.  
Zeno aiuta il cognato anche se dentro di sé non vorrebbe perché Guido, per lui, è il rivale. Ad un
certo punto l’azienda fallisce e quindi Guido si uccide con un sonnifero perché non può 
affrontare i cambiamenti. (essendo il “sano” che poi si rivela proprio per questo malato alla fine
del  romanzo) 

Dopo la morte del cognato cerca di ristabilire il patrimonio ma temporaneamente. (si sente
sano  per un attimo).  
Zeno il giorno del funerale sbaglia funerale infatti va a quello di uno sconosciuto piuttosto
che  quello del cognato, a causa della nevrosi perché lui inconsciamente non ci voleva
andare.  Ada lo perdona e poi sparisce dalla sua vita. 

Nell’ultimo capitolo appare Zeno anziano che racconta la vicenda e appare come una figura
libera  perché grazie al commercio sente di essere guarito e vuole il dottor S.  
Si sente guarito perché riesce a durante la guerra vendeva e comprava merce come le persone forti. 

SVEVO DICE CHE IN QUESTO C’E’ L’AUTOINGANNNO E CHE NON SI TRATTA DI UN


SUCCESSO  PERSONALE BENSI DI UNA CATASTROFE perché:  
Il suo commercio lo ha iniziato durate la guerra e quindi è il prodotto della disgrazia di un
altro. Il suo successo quindi non è un momento di crescita personale ma è una crescita solo
materiale  fondata sulle speculazione sugli uomini deboli. 
Quindi emerge che per Svevo: 
La felicità individuale è legata sempre all’infelicità degli altri (pessimismo) 
*Idea che riporta alla legge del più forte (Darwiniana) che ritroviamo in Verga e in Pisone
con i  cafoni. È ispirato sicuramente a Freud, a Marx (per la critica al capitalismo),
Schopenhauer  (inautenticità dell’io), Nietzsche e Darwin). 

In quest’opera c’è un evoluzione della figura dell’inetto perché Zeno Cosini capisce che non è lui
che  è malato ma che lo è in realtà la società borghese essendo che vive secondo un clichè
perfettamente  organizzato e che non accetta i cambiamenti (infatti Guido quando sente di
dover cambiare si  uccide perché non riesce a d accettare di dover cambiare) . 
ZENO IN REALTA’ GUARISCE DALLA MALATTIA PERCHE’ SI INTEGRANEL CONTESTO COMPLETAMENTE
AMMALATO.  POETICA 

Alla base della poetica vi è il forte vitalismo, infatti secondo Pirandello tutto è un continuo movimento. 

Per parlarci di questo eterno movimento trae spunto da Bergson che aveva fatto una differenza tra il tempo
della  fisica e il tempo della vita.
Il tempo della fisica è rappresentato come una collana di perle formato quindi da momenti uguali posti uni
accanto all’  altro. 

Il tempo della vita è rappresentata attraverso il gomitolo di lana o come una valanga perché la durata della vita è 
formata da momenti che si sopraggiungono ad altri momenti. La differenza sta nel considerare che la durata della
vita  non è rappresentata da momenti identici cosa che invece accade per il tempo della fisica. 

In un testo di Kierkegaard lui ci parla di un viaggio che ha già fatto e che lo ripete a distanza di dieci anni convinto
di  poter rivivere le stesse sensazioni. La sensazione che lui prova è diversa perché ha fatto esperienze dia latte
cose che  lo hanno cambiato. 

Perciò è come la valanga che fa esperienza e porta con sé anche il passato e altre aspettative che
accadranno nel  futuro. 

Ci vuole fare capire Pirandello che il tempo fisico si può conteggiare (es orologio) invece la durata della vita
dipende da  noi perché abbiamo in noi il passato e il futuro. 

E non si può nemmeno ripetere uno stesso momento uguale a prima perché tutto è dinamico, tutto è un
continuo  divenire. Per Pirandello non è possibile fermare la vita perché altrimenti creamo la morte perché
cristallizzazione la  vita in forme fisse. 

Dobbiamo considerare la vita come magma incandescente. 

Alla base di tutto c’è il continuo divenire. 

Pirandello si chiede perché vogliamo formare questo movimento in modo innaturale. La società lo fa
costringendo  questo flusso continuo a fermarsi in una forma/ in una trappola che va a bloccare il flusso e quindi l
uomo è costretto  ad immergerci in una forma A causa della società. 

Questa forma blocca il continuo divenire.  

Se noi continuiamo a vivere un base a questa forma che ci viene data continuano a vivere serenamente perché
non ci  rendiamo conto.  

Non è quindi l essere a vivere ma la forma anche senza rendevi conto. 


Il problema nasce quando cade la maschera: 

- Parola che ci fa capire determinate cose 

- Guardando un paesaggio 

- Per qualsiasi sciocchezza 

- Fischio di un treno 

Appena cade la maschera ci rendiamo conto che quelli che hanno vissuto è stata la maschera e non noi quindi
inizia la  tragedia.
È tragica perché è come se si rendono conto che per loro non c’è via di salvezza essendo che la vita che hanno
vissuto  fino ad adesso non è la loro vita ma come possono uscire. 

Le vie di salvezze: 

- Fuga nell irrazionale, fantastico, nell’immaginazione (Belluca – “Il treno ha

fischiato”)  - Fuga nella follia, pazzia (“Enrico IV “) 

- Essere forestiere della vita (colui che ha capito il giuco delle parti e vede gli altri che si muovono una parte e 
dall’ altra senza rendersi conto) (“Il fu Mattia Pascal”). 

La trappola è descritta in “Novelle per un anno”.  

In questa novella viene esposto il concetto di contrapposizione tra vita e forma (= morte). 

Concetto dell’ io e dello specchio: io mi vedo nello specchio e mi definisco come tale perché la società
mi ha  cristallizzato un questa forma che gli altri ci hanno dato perciò dice che essa è una trappola e
quindi morte. 

Se desideriamo essere un’altra persona noi non cambiamo per volta perché dobbiamo rispettare quello che ci
viene  assegnato tramite la forma. (Cerchiamo di non tradire mai la maschera che ci viene data). 

Darsi una realtà per Pirandello vuol dire impostare un punto di focalizzazione secondo i nostri bisogni non quelli
della  maschera, che invece deve cadere. LASCIARE FLUIRE LA VITA. 

LA MASCHERA FA DI NOI DEGLI STAGNI DI PUTTEFAZIONE MENTRE LA VITA È LAVA INCANDESCENTE CHE
NON HA  FORMA.  

TUTTO CIÒ CHE SI RAPPRENDERE IN UNA FORMA È MORTE.  

(Moscarda dice di voler essere libero e vivere pienamente la vita con esperienze anche paniche). 
Quando due persone si uniscono per dare vita a una persona non dobbiamo essere felici perché quella persona
non è  libera nel fluire della vita essendo che le persone gli danno una forma (= MORTE). 

Noi ci alludiamo di dare la vita ma in realtà stiamo creando un altro essere in trappola e quindi la

morte. Dice che è la donna stessa a determinare un’altra persona morta perché ha attirato l uomo. 

“Siamo tanti morti affaccendati” nella vita = solo il forestiero della vita riesce a vedere ciò.
.

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