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2 - LERMETISMO E UNGARETTI:

In Italia tra gli anni 20 e 30, cio nel periodo tra le due guerre mondiali, si
afferma una corrente poetica: lErmetismo. Questo termine, che non si riferisce
a un vero e proprio movimento letterario quanto piuttosto a un comune
atteggiamento assunto da un gruppo di poeti, viene coniato dal critico
Francesco Flora per sottolineare la difficolt di comprensione di questo tipo di
poesia. E probabile comunque che il termine ermetico sia derivato dal nome
del dio greco Ermes, considerato il mito dei misteri in quanto accompagnava le
anime dei morti nellaldil.
Rispetto alla produzione poetica precedente lermetismo presenta diverse
novit.
-

Lesiguit, da un punto di vista quantitativo della produzione, (tutte le


poesie sono piccole).
Il rifiuto della poesia a voce spiegata e (parole brevi e spezzate), del
ricco linguaggio letterario.
Per arrivare ad una poesia nuova gli ermetici puntano sulla grazialit
della parola e sul gioco analogico.

Lesigenza dessenzialit porta al rifiuto del linguaggio poetico tradizionale e


alla ricerca dellespressione che, liberata da ogni intenzione oratoria, sciolta da
legami logico-sintattici, riesca a toccare il fondo della realt che si vuole
esprimere.
Si tratta cio di restituire alla parola, logora (consumata) e abusata, verginit
(come se nascesse) e novit, di caricarla di quel valore e di quel significato che
aveva quando, usata nella notte dei tempi per la prima volta essa poteva
ancora stabilire un rapporto fra luomo e le cose ed aveva quasi un valore
magico ed evocativo, dava forma e realt alle cose. Per fare questo ricorre
allanalogia che non stata certo inventata dai poeti ermetici ma da loro
stata elevata a procedimento stilistico esemplare.
Lanalogia la si pu considerare un paragone, una similitudine in cui stato
abolito il come che introduce il rapporto tra le cose paragonate.
- Nei poeti pi rappresentativi dellermetismo c una visione lontana da
ottimistiche
, per questo il rifiuto dei moduli espressivi della tradizione
acquista il significato di una scelta etica prima che stilistica; il poeta constata
che non ha pi certezze o miti da proporre col canto a gola spiegata, ma pu
solo salvare qualche relitto di un naufragio.
I poeti ermetici, in modi concentrati ed essenziali, esprimono il senso di vuoto,
la solitudine morale delluomo contemporaneo, il suo male di vivere in
unepoca travagliata da tragiche esperienze sociali e politiche come quelle della
prima guerra mondiale e del ventennio fascista.
Giuseppe Ungaretti fu il massimo esponente di questa corrente; nacque ad
Alessandria dEgitto nel 1888 (la sua famiglia si trovava l perch il padre
lavorava alla costruzione del canale di Suez) e l trascorse la sua giovinezza.

Dopo il liceo si trasfer a Paragi, dove venne a contatto con notevoli personalit
artistiche e letterarie che raccoglievano esperienze culturali dellEuropa
anteguerra.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale part volontario per il fronte del
Carso; tra quelle rocce fredde ed esanimi (come lo stesso Ungaretti le
definisce) trovarono la morte circa seicentomila uomini e ragazzi.
Da questa esperienza al fronte nacquero alcune sue poesie, come "Veglia",
"Soldati", "Sono una creatura", "San Martino del Carso", "Fratelli".
La mitologia greca assegnava ad Atropo, una delle tre Parche, il compito di
tagliare il filo della vita, e a lei era legato il destino degli uomini. Ma questa non
la morte che aspetta tutti: in trincea uomini e ragazzi sono esposti a tutti i
pericoli della guerra, pi fragili delle foglie sotto unimprovvisa folata
autunnale. Meglio forse che in altre situazioni, nella realt imperiosa della
guerra il poeta riconosce la semplicit delle cose e lessenza delluomo.
Parlando della sofferenza di tutti, Ungaretti maschera la sua sofferenza e
amarezza, ma a ci risponde linnato bisogno delluomo di reagire, perch
vivere in trincea quasi un peccato: non si ha pi la percezione della vita come
tale, ma si tende a desiderare una morte improvvisa pur di non soffrire pi.
Dopo la guerra il poeta ritorn in Francia e rientr in Italia nel 1921, dove
partecip a tutti i movimenti artistici e letterari, collaborando con riviste
italiane e francesi.
Se nella sua prima fase poetica Ungaretti aveva composto liriche brevissime
(come "Mattina", in cui narra lesplosione di gioia alla vista dellalba), dal 1933
in poi comincia a scrivere liriche pi lunghe, composte con parole pi
complesse.
Ungaretti insegn letteratura italiana allUniversit in Brasile (nel 1939, dove
perse il figlio di nove anni) e a Roma (nel 1942).
Nel 1944 inizia la terza fase poetica, pi meditativa (il poeta riflette sulla vita)
e meno innovativa stilisticamente.
Dopo aver scritto la sua ultima lirica, "Limpietrito e il vellutato", mor a Milano
nel 1970.
Durante la prima fase della vita poetica viene pubblicato Allegria che la prima
raccolta di Ungaretti, quella in cui compaiono le liriche pi nuove ed originali. E'
divisa in pi parti "Prime", "Il porto sepolto", "Naufragi", "Girovago", "Ultime".
In questa raccolta troviamo tutte le innovazioni portate dall'Ungaretti alla
poesia:
- abolisce la punteggiatura lasciando solo il punto interrogativo. Per far fare al
lettore una pausa lascia degli spazi bianchi.
- elimina tutte le parole strettamente poetiche, sostituendole con quelle che
vengono parlate e capite da tutti.
- sconvolge la sintassi rompendo i "sintagmi", cio dei gruppi di parole legati
logicamente tra loro, facendo questo le parole staccate da ogni contesto logico
assumono un suo significato attirando su di esse l'attenzione del lettore come
vuole il poeta.
- rifiuta le forme metriche tradizionali, infatti scrive con dei versi liberi.
- va contro allo stile di D'Annunzio, dei crepuscolari e dei futuristi, usando
frammenti di immagini ed espressioni scarne per vive nell'anima.

I
-

temi principali sono:


le sofferenze patite in guerra
la caducit della vita
l'angoscia della morte che incombe
la fratellanza umana
la solitudine
il dolore
il desiderio di pace , di serenit, di sentirsi in armonia con la natura

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