Sei sulla pagina 1di 4

Letteratura e musica

I legami tra la letteratura e la musica sono antichissimi, tanto


che, potremmo dire, la distinzione dei generi artistici è sentita
maggiormente solo da noi moderni, mentre secoli fa spesso non si
pensava ad alcuni generi letterari senza richiamarsi automaticamente
alla musica. Molta parte della letteratura nasce, infatti, come supporto
a melodie, e viceversa molte melodie sono state composte
appositamente per accompagnare racconti.
Nella maggior parte delle culture antiche i testi poetici erano composti
per essere accompagnati da musica. Nel Medioevo, periodo dei
trovatori provenzali, degli stilnovisti e del Petrarca, molto spesso la
poesia si lega intimamente alla musica e nascono molti generi che
ancora oggi mantengono un certo rapporto con la musica (ad es.
le ballate, i canti carnascialeschi, ecc.); non è un caso se le poesie di
Leopardi continuano a chiamarsi Canti. Questo legame appare più
evidente se si considera come, spesso, gli stessi autori di opere
letterarie sono, al contempo, musicisti o compositori (ad es. Hoffmann,
Wagner, Arrigo Boito).
Queste brevi riflessioni, certo insignificanti di fronte alla vastità e
complessità dei rapporti tra i due generi artistici, nascono come
semplice tentativo di mettere in luce il doppio piacere che può
derivare dal congiungere insieme due ambiti tanto importanti come
quello della melodia e quello del racconto poetico; un piacere, questo,
che ha da sempre accompagnato la sensibilizzazione dell'uomo.

Un esempio: La guerra di Piero


La guerra di Piero, canzone celeberrima dell'inizio degli anni 1960, è
il racconto al contempo dolce e triste della contradditorietà e
stupidità della guerra, fatto dal punto di vista di chi l'ha
vissuta in prima persona, un semplice soldato. Riporto qui di
seguito il testo della canzone.
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi.

«Lungo le sponde del mio torrente


Voglio che scendano i lucci argentati,
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente».
Così dicevi ed era d'inverno
E come gli altri verso l'inferno
Te ne vai triste come chi deve;
Il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso,


lascia che il vento ti passi un po' addosso,
Dei morti in battaglia ti porti la voce:
"Chi diede la vita ebbe in cambio una croce".

Ma tu non la udisti e il tempo passava


Con le stagioni, a passo di giava,
Ed arrivasti a passar la frontiera
In un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l'animo in spalla


Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora,


E dopo un colpo sparagli ancora,
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere a terra a coprire il suo sangue.

«E se gli sparo in fronte o nel cuore,


Soltanto il tempo avrà per morire,
Ma il tempo a me resterà per vedere,
Vedere gli occhi di un uomo che muore».

E mentre gli usi questa premura,


Quello si volta, ti vede, ha paura
Ed imbracciata l'artiglieria
Non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento


E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato ritorno.

«Ninetta mia, a crepare di maggio


Ci vuole tanto, troppo coraggio,
Ninetta bella, dritto all'inferno
Avrei preferito andarci d'inverno».
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi il fucile,
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in campo di grano


Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi.

Piccola bozza di analisi


SCHEMA METRICO

Canzone di 13 strofe; ogni strofa è composta da 4 endecasillabi.


Le rime sono talvolta baciate, talaltra incrociate.

NARRAZIONE

Come un vero e proprio racconto, abbiamo qui essenzialmente due


voci: quella del narratore e quella del protagonista.
Il narratore è esterno e parla in terza persona, ma in alcuni
momenti entra nella narrazione con le sue esortazioni («Fermati
Piero», «Sparagli Piero»), immedesimandosi nella situazione e perciò
provocando anche un maggior coinvolgimento nel lettore/ascoltatore.
Il discorso riportato di Piero, che si trova in tre strofe (strofa 2, 8 e
11), rende più tangibile la figura di Piero (che altrimenti rimarrebbe un
semplice soldato-fantasma in mezzo a molti altri) accentuando così il
coinvolgimento del lettore/ascoltatore.

RITMO

Oltre ad essere musicata, questa canzone presenta a livello


testuale numerose ripetizioni che le danno un ritmo particolare e
che sottolineano nel testo i passaggi più carichi di significato e di
emotività.
Così, ad esempio, nella strofa 8, in cui si riporta il discorso centrale di
Piero (se sparo a quel soldato io vedrò morire un uomo), si ripetono
per due volte le espressioni: "il tempo" e "vedere".
Il tempo infatti è protagonista della situazione: mentre Piero si
sofferma a riflettere sul fatto che proprio il tempo darà a lui la
possibilità di vedere un uomo che muore, egli perde irrimediabilmente
tempo e dà così modo all'altro di agire. Infatti, a differenza della strofa
8 che con le sue ripetizioni scandisce un tempo assai lento, la strofa 9,
quella in cui l'altro soldato agisce senza perdere tempo, si muove su
un ritmo veloce: "si volta, ti vede, ha paura".

CAMPI SEMANTICI e ANTITESI

- la morte: il dormire sepolto, l'ombra dei fossi, i cadaveri dei soldati,


l'inverno, i morti in battaglia, la croce, i colpi da sparare, il vedere un
uomo che muore, le parole gelate.
- la vita: il grano, i papaveri rossi, i lucci argentati, la primavera, la
figura dell'amata (Ninetta).
- il tempo: il fermarsi, il tempo che passa, il passare delle stagioni, il
tempo che rimane per vedere, il non-ritorno dalla morte.
L'antitesi principale sulla quale si costruisce la poesia è quella tra la
morte e la vita, dove ogni elemento appartenente al campo semantico
dell'uno si trova in prossimità e in contrasto con gli elementi del
campo semantico dell'altro. Tra i due termini, il tempo costituisce il
tramite o la separazione, talvolta come mezzo di passaggio dalla vita
alla morte (la perdita di tempo di Piero che è causa della sua morte),
talatra come confine invalicabile tra i due mondi («ti accorgesti in un
solo momento che (...) non ci sarebbe stato ritorno»).
A cura di E. Lonobile

Potrebbero piacerti anche