Sei sulla pagina 1di 7

LEZIONE 13

Per album: è una sorta di album ipotizzato che comincia per ciò che riguarda il poeta con l’argomento
dxella sua fanciullezza.
Ho cominciato fin da ragazzo (anzi giorno.) [Senza saperlo ovviamente= sono tutte azioni
inconsapevoli, di attesa dell’arrivo di lei che arriverà molto dopo] a buttar l’amo per te a cercare di
prenderti (a buttar l’amo per te il te è una sorta di anguilla).
Ma nessun guizzo di coda scorgevo nei pozzi limosi, nessun vento veniva col tuo indizio dai colli
monferrini i colli monferrini sono quelli da cui viene Maria Luisa. Fin da piccolo quando si
accingeva a pescare le anguille (gesto noto di Montale fin dai Limoni), qui c’è quel solito incrocio fra
immagini legate a una donna e immagini legate a un’altra. L’anguilla è Irma-Clizia. Dice che fin da
quando ero piccolo e non sapevo ancora ben parlare infatti chiamavo l’amo il lamo cercavo di
prendere qualche anguilla, ma non arrivava nessun segnale della tua presenza dai colli monferrini.
Seconda tappa ho continuato il mio giorno che evidentemente corrisponde alla giornata di vita che
mi è stata concessa. Ho continuato la mia giornata di vita sempre cercandoti (spiando te), cercando se
c’era qualche indizio, qualche possibilità che tu ti palesassi. La chiama poi con una serie di sostantivi
presi dal mondo animale, ma anche dal mondo vegetale e meteorologico, la chiama larva, girino,
frangia cioè ciuffo di rampicante (la frangia dei capelli è un elemento caratterizzante di clizia ma qui
la usa rivolta apposta a un’altra donna, sempre x quell’atteggiamento di riuso di immagini fatte
proprie da clizia), francolino (è un uccello simile alla pernice), gazzella (ulteriori apposizioni del
nome di lei x cercare di coglierla). Gazzella zebù: quindi una sorta di bue. Ocàpi: come abbiamo letto
è una specie di animale favoloso o fantastico agli occhi di Montale che poi lo aveva visto, c’era un
articolo del Corriere della Sera del ’48, quindi prima di conoscere Maria Luisa e lo aveva chiamato
mezzo asino, mezzo zebra, mezzo gazzella, mezzo angelo. Questo elemento un po’ straniante messo
alla fine del verso, in posizione di rima, è l’elemento dominante all’interno di questa lista.
Nuvola nera grandine prima della vendemmia nuvola che annuncia pioggia e anzi annuncia la
grandine prima della vendemmia, è una grandine devastatrice, però questa vendemmia che avviene in
autunno annuncia la maturità del poeta.
Ho spigolato tra i filari inzuppati senza trovarti spigolare è l’azione per cui si vanno a trovare i
resti di una mietitura, ma anche in questo caso i resti di una vendemmia. Ho cercato questo resti
(spigolare) tra i filari inzuppati (filari della viti, con riferimento al Monferrato ricco di viti) senza
trovarti.
Terza fase maturità che sta vivendo ora il poeta. Ho proseguito fino a tardi (ho proseguito fino alla
mia maturità) senza sapere che le tre cassettine (sono metaforiche, ma anche reali, sono le vaschette
smaltate che si trovano spesso nelle cucine) che hanno scritto sopra sabbia soda sapone, che sono
elementi che servono per il bucato, che in questo caso si fa evidentemente in una cucina. Queste 3
cassettine sono viste come una piccionaia cioè una sorta di nido da cui partì il volo di lei (quindi da
dove ti ho conosciuta): in una cucina, la cucina della tua casa. Non potevo ancora immaginare che ti
avrei trovata in un posto impensabile, quello della cucina. Il tuo volo: è il titolo di una poesia di
Finisterre, ancora una volta siamo di fronte a quei recuperi volutamente confusionari fra le due donne.
Questi versi insistono molto sulla s, allitterazione di s, la scritta è una scritta in maiuscoletto.
Conclusione: Così sparisti nell’orizzonte incerto sparisti perché lei è volata via. L’ha scoperta in
una cucina e poi lei ha preso il suo volo. Sembra essere stata un’apparizione nell’orizzonte incerto,
incerto sia in senso metereologico che esistenziale la vita di Montale che non ha futuro, ha un
orizzonte incerto.
Non c ’è pensiero che imprigioni il fulmineè impossibile per il pensiero umano imprigionare il
colpo di luce di un fulmine, però è anche vero che ma chi ha veduto la luce non se ne priva una
volta vista la luce è difficile farne a meno. Il lampo dura un attimo, ma quell’attimo è sufficiente,
rimane impresso dentro di noi.
Mi stesi al piede del tuo ciliegio è il nome dell’albero di Maria Luisa Spaziani a cui lei da il nome
di Montale.
[ero] già troppo ricco per contenerti vivaGli è bastata questa visione, quasi istantanea di lei in
questa cucina da cui poi lei ha spiccato il volo, la prospettiva è quella di una vita intera che l’ha
aspettata, adesso che l’ha vista, gli basta quel momento.
Ero già troppo pieno di te (troppo ricco) per poterti contenere anche in carne e ossa. Quindi si
accontenta della visione lì disteso sul ciliegio che reca il suo nome. È una sorta di apparizione
miracolosa che lui ha aspettato tutta la vita.

DA UN LAGO SVIZZERO
Poesia pubblicata in una rivista secondaria, come fa spesso Montale che una volta diventato famoso
sceglie anche delle collocazioni desuete per le sue prime edizioni. La rivista si intitola Archi, gennaio
1950, ma la poesia che è senza titolo ha tra parentesi un’indicazione: da un lago svizzero, che poi
diventerà il titolo nella raccolta La bufera e altro. La data in rivista che è sottoscritta a questa lirica
senza titolo è settembre 1949. Poi questo stesso testo fu ripubblicato in una rivista svizzera nell’aprile
del ’50, la rivista era IL DOVERE e aveva già il titolo di DA UN LAGO SVIZZERO. Qui la cosa
interessante è che ci dà anche un luogo, dov’è questo lago svizzero, il luogo è OUCHY (pronuncia
uscì) settembre 1949, quindi ripete la data, ma ci dà anche il luogo località vicino a Osanna. Montale
vi era andato nel settembre del ‘49 x un incontro di poesia, erano gli incontri internazionali sull’arte
contemporanea e Montale vi tenne una relazione in francese intitolata IL FUTURO SULLE
GINOCCHIA DI DIO. In questa poesia grazie al fondo Spaziani, dove è stata raccolta la
corrispondenza Montale-Luisa, abbiamo le diverse redazioni manoscritte. La prima redazione
manoscritta che ha sempre la data settembre 1949, il titolo è: acrostico da Ginevra, quindi è una
redazione ms inviata in anteprima a Maria Luisa in cui si dice fin dall’inizio a lei: guarda che questo è
un acrostico che ti mando dal luogo dove mi trovo ora, cioè da Ginevra. È un testo assai diverso dal
testo che leggiamo come redazione finale nella Bufera e altro e ha una particolarità: Montale per
sottolineare quest’aspetto ludico-formale cioè la presenza dell’acrostico scrive tutte le iniziali di tutti i
singoli versi con una lettera maiuscola. Infatti questa poesia, leggendo dalla prima lettera all’ultima in
verticale MARIA LUISA SPAZIANI. L’acrostico del titolo era un omaggio a Maria Luisa.
Prima redazione: acrostico da Ginevra. Nell’incipit non era Mia volpe, un giorno fui anch’io il ‘poeta
assassinato, ma era mia fucsia, Volpe, anch’io fui il poeta Assassinato. Fucsia: è un fiore che tende
verso il rosso, è un altro dei colori e quindi dei fiori che sono legati a Maria Luisa. Qualcuno ha
notato che in tedesco fucs indica la volpe, quindi quando lui dice mia fucsia volpe sembra ripetere
due volte lo stesso nome, però in italiano fucsia scritto con la f maiuscola è primamente un fiore
rosso, che è il colore di volpe. Redazione precedente Vv5,6: poi scendeva lentissimo fra porpora e
zibetto. Porpora è riferito al colore rosso, zibetto è un animale simile alla volpe, animale che ha delle
ghiandole che producono un profumo raro che viene usato in profumeria. Questo zibetto non piaceva
a Montale, nella lettera del 15 ottobre del 1949 che accompagna una successiva redazione scrive: così
non va, quello zibetto evoca un terzo animale che non si fonde con la volpe della prima strofa e con la
volpe quasi reale della seconda. Nella stessa lettera si aggiunge: è la poesia più erotica che conosca
(in senso alto). Quindi erotica in senso alto vale a dire una poesia d’amore. Questa poesia erotica è
anche una poesia sensuale da interpretare in senso erotico. Nella lettera successiva, 22 ottobre del ’49,
a Maria Luisa: non credo esista in Italia una poesia erotica così sublimata (quindi una poesia erotica
che non sembra tale) con simboli altrettanto spontanei e puri, ma carnali, non stilnovistici. È chiaro
che lo stilnovismo, l’eros sublimato, poteva essere anche quello di Irma, ma qui dice è sublimato sì,
ma dietro non c’è un’esperienza stilnovistica del tutto metafisica, è invece del tutto fisica. È Montale
stesso che ci spinge a interpretare le immagini come riferibili a un amplesso. Poesia che simboleggia
un rapporto fisico.
Vv2-3: là nel noccioleto raso, dove fa grotta, da un falò; raso vorrà dire basso, noccioleto è un
bosco di nocciola. Il Monferrato è famoso anche x le nocciole. Questo noccioleto, evidentemente uno
dei tanti luoghi di aperta natura in cui si sono trovati, questo bosco associato alla gotta diventa un
referente erotico. La grotta è un riferimento al sesso femminile. Il noccioleto può essere riferito anche
al pube. Montale scrive spesso e come spesso fa scrive in inglese e spesso scrive di un nat bush, di un
bush grotto, una grotta di nocciole. Nella lettera del 9 ottobre del ’50 Montale scrive così: quando
entreremo definitivamente in un nat-busch dove io mi possa perdere ogni ora con te? Entro te? In
ogni atomo? In ogni fibra di te? Il nat bush è collegato all’amplesso. Bush nello slang americano è
anche il pelo attorno al sesso femminile, sesso che a sua volta viene rappresentato dalla grotta e anche
dalla tana (v4). Tondo di zecchino: è una moneta d’oro che trova la sua via (la sua strada) fino a
perdere le forze (stemprarsi), allora tondo di zecchino va inteso in senso fallico Che trova la sua via
verso la grotta e poi alla fine si stempra. V9La tua vita aperta: riconduce ancora al sesso femminile.
Vv11-12: quel solco pulsante, la pista arroventata: ci riconducono verso il sesso, mentre l’anitra che è
un volatile che si alza al volo, sono ancora simboli fallici. L’erotismo in poesia è tipico soprattutto
della poesia classica latina, solo che lì c’è molta più esplicitezza, qui Montale dà vita a una serie di
simboli, di metafore a doppio senso. L’erotismo di questa poesia unito al fatto dell’acrostico ci
riconduce a un clima di poesia provenzale in cui è presente l’erotismo insieme a questi espedienti
metrico-formali legati all’acrostico. C’è anche una poesia religiosa-erotica, religiosa nel senso che
l’erotismo della poesia religiosa viene sublimato attraverso metafore come fa qui Montale. Montale
non per niente ha scritto una serie di Carmina Sacra x Maria Luisa. Questa poesia è un omaggio alla
dea, dea come nuova venere. Un omaggio anche al suo nome, anch’esso allusivo, indiretto come i
riferimenti erotici. È chiaro che qualcuno si accorge dell’esistenza di un acrostico, ma dell’acrostico
Montale ha parlato soltanto con lei. Doveva restare probabilmente una poesia segreta fra i due in cui
si faceva il nome esplicito di lei e in cui si parlava di un aspetto fondamentale del loro rapporto,
Montale decise poi di pubblicare questa poesia. La poesia oltre ad avere riferimenti erotici impliciti,
ha anche riferimenti letterari specie all’inizio. Mia volpe: Renè Char (pronuncia renè shar) poeta
francese del Novecento tradotto da Vittorio Sereni, c’è una sua poesia che si intitola ma renarde
mia volpe. Quando cita il poeta assassinato fra due apici, il poeta assassinato è un richiamo ad
Apollinaire che ha scritto un racconto intitolato Il poeta assassinatopoeta assassinato perché nel
racconto di Apollinaire il protagonista viene linciato dalla folla. Inoltre in questo racconto compare
una breve poesia di 5 versi in acrostico: Marie che è la donna di Apollinaire. Marie è anche una prima
parte di Maria Luisa. Maria Luisa tra l’altro era esperta di letteratura francese e specie di poesia
moderna e contemporanea. Anche lui è assassinato, ma questa uccisione perpetrata da lei su di lui è
metaforicamente legata all’amplesso. Anche qui troviamo l’archetipo della morte erotica, dell’eros
che conduce alla morte e della bellezza della morte durante l’eros. Connubio fra la morte e l’atto
sessuale. La poesia ha due lasse: la prima di 10 versi, la seconda di 8. La divisione è fra nome e
cognome di lei, quindi è del tutto esteriore la divisione. Le rime sono poche.
Commento e parafrasi:
Da un lago svizzero il lago svizzero è quello vicino a Osanna.
Mia volpe, un giorno fui anch’io il ‘poeta assassinato: si tratta di un ricordo del loro primo amplesso,
del loro primo incontro d’amore, è un ricordo di chi al momento sembra lontano da lei e infatti si
trova in Svizzera. Un giorno fui anche io il poeta assassinato.
: là nel noccioleto raso in quel posto (là). Ci riporta al luogo topico (Montale ci aveva già parlato di
alberi e prati). Questo noccioleto raso, raso significa che è basso, ma raso potrebbe riportarci anche al
fuoco d’amore. Quindi quasi raso al suolo questo noccioleto dal fuoco d’amore.
dove fa grotta, da un falò raso da un falò. Questo falò è l’amore che brucia, anche l’amplesso che
brucia, ha fatto sì che perfino il noccioleto sia stato distrutto dal fuoco d’amore. Noccioleto raso ha
più significati, anche dal punto di vista metaforico.
in quella tana: sembra che Montale, dal punto di vista referenziale, stia parlando del luogo in cui si
sono trovati. Un tondo di zecchino accendeva il tuo viso: abbiamo già detto che il tondo di zecchino è
una moneta d’oro, ma qui va inteso in duplice senso metaforico: quello erotico già detto e il tondo di
zecchino è di per sé un raggio di luce rotondo che accende il viso di lei.
calava lento per la sua via fino a toccare un nimbo: questo fascio di luce calava lento per la sua via
fino a toccare una nuvola (nimbo) ove stemprarsi: dove perdere la sua forza, è un gesto erotico
abbastanza evidente.
ed io ansioso invocavo la fine su quel fondo segno della tua vita aperta, amara, atrocemente fragile e
pur forte ansioso= ansimante. Con respiro ansimante, affannoso, di chi ha un rapporto d’amore
invocavo la fine, la morte (la morte erotica, l’orgasmo). Su quel fondo sogno della tua vita aperta,
amara: la vita, in questo caso la sua natura, è un doppio senso. Aperta per accogliere lui. Amara,
atrocemente fragile e pur forte I riferimenti di doppio senso riguardando soprattutto l’aspetto
esistenziale con queste tre a.
Sei tu che brilli al buio?--> nel buio di una stanza probabilmente ricorda lei.
Piombo: verbo piombare dà il senso di un uccello rapace che si butta sulla sua preda che è la volpe, è
la conquista fisica di lei. Entro quel solco pulsante, in una pista arroventata, àlacre sulla traccia del
tuo lieve zampetto di predace immagini del sesso femminile. Alacre di per sé vuol dire attivo, è
rivolto al poeta stesso. sulla traccia del tuo lieve zampetto di predace in cerca di te, il lieve
zampetto che è una zampetta di volpe di predace (predace= animale da preda. La volpe è un animale
da preda per questo lo chiama predace).
(un’orma quasi invisibile, a stella)
Io straniero: significa io sono lontano da te, infatti si trova all’estero dal punto di vista geografico. Ma
straniero vuol dire anche lontano, quindi la cosa sottolinea il fatto che lui ricorda quel primo
momento d’amore passato con lei. Sembra quasi rivedere nella mente quel momento. Alla fine
l’immagine è molto realistica legata al contesto in cui si trova il poeta, il lago svizzero del titolo. Si
alza al volo un’anitra nera (il nero è sempre il colore di lei, ma anitra ci riconduce al sesso maschile),
qui anitra nera sembra quasi un simbolo luciferino che infatti si muove dal profondo (fondolago) fino
al nuovo incendio che sarà quello già citato al v3 dove si parlava di falò, sarà un nuovo amplesso. Mi
fa strada un’anitra nera dal fondolagoÈ lei che lo chiama a sé, quindi quell’anitra nera è un
simbolo che vale tanto per lei, quanto per lui. Mi chiama (mi fa strada) per bruciarsi (ancora come
sopra il falò). Quest’anitra nera che chiama lui e lei è il desiderio amoroso ed è pronto per un nuovo
reiterato incontro, dopo averlo ricordato, sembra augurarsi di ritrovare lei per ripetere
quell’esperienza. Al nuovo incendio: quello che verrà prossimamente.
ANNIVERSARIO
Non pubblicata in nessuna rivista, la troviamo x la prima volta nella Bufera e altro del ’56. Si riferisce
a un compleanno, il compleanno di lei. Possediamo fra le carte Spaziani 2 stesure manoscritte,
ambedue hanno un titolo che non è anniversario, ma è un titolo che si riferisce all’occasione dei versi,
il titolo è 7 dicembre, giorno del compleanno di Maria Luisa. Il nuovo titolo ANNIVERSARIO va
inteso alla francese, perché in francese ANNIVERSAIRE significa compleanno, per noi italiani è una
ricorrenza annuale. Montale sta giocando sul duplice significato di anniversario francese-italiano, sia
giorno del compleanno, sia ricorrenza annuale e probabilmente potrebbe essere la ricorrenza annuale
del loro rapporto d’amore, come dire Un anno dopo: se il loro rapporto comincia a inizio del ’49, il 7
dicembre di un certo anno potrebbe essere un anniversario o un anno in più di ricordo, di vissuto del
proprio amore. Questa doppia interpretazione, cioè il fatto che sia il compleanno di lei, sia un
ipotetico anniversario, si accorda sia col contenuto della lirica, sia anche con la posizione di chiusa di
questa poesia dell’intera sezione madrigali privati. La situazione di anniversario è parallela,
speculare, rispetto a quella appena vista: per album a cui lo lega già al v2 mia volpe, questo vocativo
che era all’inizio della poesia precedente. Le immagini sono rovesciate rispetto a per album, la
connessione intertestuale più diretta è con da un lago svizzero. In per album il poeta fin dall’infanzia
dice di aver aspettato lei, qui invece il tempo dell’infanzia non è più quello di lui, ma quello di lei.
Quindi qui il momento della nascita di lei vede il poeta in ginocchio, adornate di fronte alla nascita di
una dea. Dal tempo della tua nascita sono in ginocchio. Questo sono in ginocchio viene ribadito al v9
e questo resto in ginocchio ha un significato negativo: una cosa è mettersi in ginocchio in adorazione
di questa nuova dea del tutto fisica da quando è nata, un’altra cosa è il resto in ginocchio della fine
perché sembra quasi confessare nell’ultima strofa di aver perso la sua battaglia, dice: io sognavo per
tutti un dono (sarà l’amore per tutti dopo l’odio della guerra), quindi il riferimento va all’inizio della
raccolta la Bufera, ma questo amore ce l’ha per lui solo. C’è una riduzione degli obiettivi molto
evidente rispetto all’inizio della bufera sperava di arrivare all’amore x tutti gli uomini, arriva alla
fine, passata la bufera e passati diversi anni, con pensare questo regalo soltanto per sé. Quel riscatto
di tutti sembrava vicino e possibile solo con Irma, ora invece è visto solo in chiave privata, personale,
egoistica. Con Irma era possibile pensare a una salvezza per tutti gli uomini, con Maria Luisa si salva
solo lui. C’è una sorta di riduzione ai minimi termini dell’amore con Maria Luisa Spaziani,
quell’amore che forse Montale aveva pensato in continuità con quello per Irma clizia. Non c’è
continuità, come dire che anche le esperienze di cui parla nella bufera e altro non comunicano fra di
loro e l’esperienza è un passaggio da una prospettiva storica e collettiva per tutti gli uomini a una
prospettiva cronachistica e personale. L’ultima poesia della sezione sembra quasi parlare di una
sconfitta e come tale è palese l’aggancio con l’ultima sezione delle conclusioni provvisorie che non
sono così amare come questa poesia.
Metrica: 13 versi, due quartine e un quintetto. La prima quartina è formata da 3 ottonari, il v4 è un
endecasillabo. Le prime due quartine sono isocoliche ovvero formate tutte e due da due periodi. Più
libera la scansione sintattica dell’ultima strofa. Ci sono varie rime interne alle singole strofe: volpe-
colpe, traboccare-piumare; tutti-frutti.
Dal tempo della tua nascita sono in ginocchio, mia volpe da quando sei nata, focus sulla vita di lei.
Da quando sei nata io sono in adorazione come davanti a un Dio (essere in ginocchio può essere
inteso anche come fare penitenza)
È da quel giorno che sento vinto il male, espiate le mie colpeE dal giorno in cui sei nata, il giorno
dell’anniversario, della tua nascita, io sento il male. Qui il male non è scritto con la m maiuscola, è un
male quasi privato. Seno espiate le mie colpe però il modo in cui è espresso, sembra quasi che
questo peccato sia il peccato originale, il peccato di Adamo, il peccato che colpisce tutti gli uomini. È
come se dalla nascita di lei fosse arrivato un nuovo redentore. Dal giorno in cui sei nata è come se
fosse nato un nuovo Dio che cancella il male della mia esistenza e le mie colpe (con linguaggio che
sembra quello cristiano legato al peccato originale e alla redenzione di Cristo)
Arse a lungo una vampa: qui la vampa più che essere la vampa d’amore come nella poesia
precedente, ritorna l’immagine archetipica della bufera cioè la guerra. Da quando lei è nata lui è in
ginocchio, però nel momento in cui lei cresceva c’era la guerra. Lei era nata nel ’22, quindi la guerra
nel ’40 vede lei diciottenne. Questa vampa è una metafora della guerra con questo modo di esprimersi
che è tipica del Montale menomale, del Montale che ama le opere liriche perché arse a lungo una
vampa ricorda stride la vampa che è un emistichio del Trobatore di Giuseppe Verdi, fa parte dell’aria
di Azucena che Montale recupera anche in un’altra poesia. Quindi c’è un richiamo di questo luogo
verdiano.
; sul tuo tetto, sul mio, vidi l’orrore traboccare sul tuo tetto è una sineddoche per indicare la tua
casa. Quindi su di te e su di me vidi traboccare l’orrore. L’orrore che trabocca ci riconduce alla prima
poesia La bufera, quindi c’è questo legame fra prima poesia e ultima poesia.
Giovane stelo tu crescevi: lei è paragonata a una pianta che cresce. In per album era chiamata frangia
rampicante, qui diventa una giovane pianta che crescevi mentre c’era la tragedia della guerra.
; e io al rezzo delle tregue spiavo il tuo piumare: rezzo significa all’ombra, è una parola aulica. Delle
tregue: i momenti di pausa delle distruzioni belliche, dell’orrore, nei vari momenti di pausa di
quell’orrore io continuavo a spiare il tuo mettere piume (piumare). Prima il paragone era con una
pianta, ora con un uccello che poi spicca il volo.
Resto in ginocchio: i due punti sono limitativi resto in ginocchio nonostante il dono che sognavo
non per me, ma per tutti appartenga a me solo. Quindi nonostante è da sottintendere fra la prima
proposizione e quella che segue.
il dono (è l’amore, la concordia universale) che sognavo non per me ma per tutti (gli uomini, specie
durante il periodo della guerra) appartiene a me solo- (ce l’ho solo io).
Dio diviso dagli uomini Dio si può intendere in vari modi. è un’apposizione di a me solo?-->
appartiene a me solo, che mi sento un Dio diviso dagli uomini. Io stesso mi sento un Dio diverso
dagli altri. Possiamo intenderlo anche come un vocativo: appartiene a me solo o Dio diviso dagli
uomini e in questo caso il Dio è lei.
dal sangue raggrumato sui rami alti, sui frutti sangue raggrumato: è un sangue non fresco, è il
sangue del passato che riporta ai lutti della guerra. Questo sangue si trova sui rami alti, sui frutti.
Siccome l’ha appena chiamata giovane stelo e quindi una pianta che cresce e poi questa pianta ha
conosciuto anche lei la guerra e quella guerra ha depositato una memoria di sangue su di lei, sui suoi
rami, sui frutti. I rami alti e i frutti sono quelli venuti dopo la guerra, quindi la pianta è cresciuta, la
guerra ha lasciato che si depositi il sangue su di lei e adesso che è adulta quel sangue si vede in alto
sui rami alti e sui frutti. La pianta è cresciuta e anche fortificata. Possiamo anche intendere in senso
generale: Dio diviso dagli uomini, Dio diviso dalla memoria delle loro tragedie, diviso dal sangue
raggrumato sui suoi frutti, con particolare riguardo alla metafora vegetale che ha già usato per Maria
Luisa. Se lei era un giovane stelo e ora è cresciuta, le tragedie della guerra passata, persistono ancora
e si fanno intravedere nei rami alti. Il frutto potrebbe essere anche l’amore che lega lui a lei e che può
gustare solo lui e dunque Montale continua a rimanere in ginocchio di fronte a lei, nonostante capisca
che quest’amore per lei è un amore riduttivo, è un amore che ha memoria di un passato terribile,
passato di lui e di lei e comune a tutti gli uomini e questo passato continua ancora a persistere su
questo loro rapporto. Anche qui una sorta di tentativo di creare una continuità fra Irma e Maria Luisa,
ma non funziona: Maria Luisa è un Dio diviso dall’uomo, è un Dio solo per Montale.

CONCLUSIONI PROVVISORIE
Sezione VII non prevista in quegli eventi del contenuto del nuovo libro che Montale aveva fatto sia in
Romanzo, sia nelle 47 poesie. Queste conclusioni non erano previste ed entrano nella raccolta La
bufera e altro del ‘56 perché banalmente vengono scritte la prima nel ‘53 e la seconda nel ‘54. Questa
sezione ha il valore di punto omega (conclusione). Il punto Alpha era incarnato dalla prima poesia la
Bufera anche se dal punto di vista formale non esiste una poesia introduttiva. Qui Montale ha voluto
sottolineare che queste sono conclusioni. La conclusione non è unica, ma doppia, abbiamo due
poesie. Possiamo mettere anche questa duplicità di conclusione in sintonia con la moltiplicazione
delle sezioni della bufera rispetto a quelle delle precedenti raccolte che arrivavano a 4 sezioni, qui le
sezioni arrivano a 7 quindi Montale sta continuando ad amplificare le strutture precedenti
(manierismo). Ambedue queste poesie sono presentate come conclusioni provvisorie provvisorie
racchiude il pensiero di Montale: se niente è certo nella vita di Montale, figuriamoci le conclusioni.
Queste conclusioni presentano due grandi temi: quello dell’attesa e quello della fine della vita che è
particolarmente visibile in piccolo testamento (termine che ci riconduce alla fine di una vita). Questi
2 temi sono trattati con due chiavi stilistiche diverse in queste due poesie: tramite un registro aulico
nella prima poesia e con registro che si fa più basso-comico nel sogno del prigioniero. Sono ripetute
in queste conclusioni provvisorie le due componenti stilistiche che sono state caratteristiche di tutto il
libro: la sublimità dello stile caratteristica soprattutto delle poesie x Irma e la comicità in senso
stilistico, cioè il fatto di usare uno stile basso-popolare, è una caratteristica tipica di volpe, ma
l’abbiamo vista anche in alcune poesie di flashes e dediche legate a GBH. Sappiamo che la cifra
stilistica del basso-comico caratterizzerà la successiva raccolta, Satura del ’71 e ci sarà quest’aspetto
ancora una volta collegato al sublime. La caratteristica il sublime del comico o il comico del sublime
è una cifra caratteristica che si inaugura già nelle ultime pagini della bufera e altro e diventerà
caratterizzante di satura. Da questo punto di vista è interessante che nell’edizione francese della
bufera (la prima) contiene una poesia botta e risposta I che sarà la prima poesia della raccolta Satura,
a testimonianza del rapporto diretto che c’è fra le due raccolte.

Potrebbero piacerti anche