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Presentazione raccolta poetica Senza unico filo che conduca

Mi presenti:
Presentiamo stasera la sua seconda raccolta di poesie per le edizioni Eretica Senza
unico filo che conduca, seguirà la lettura delle liriche dell’attrice Giusi Zaccagnini con
Raffaele Epifania, Antonio Mele, Bruna Morelli e Caterina Pirrone.
Non nascondo un po’ di emozione, ma pubblicare un libro in particolar modo di
poesie, significa passare dal privato al pubblico, uscire da un monologo. La poesia,
che nella scorsa raccolta definii “specchio che brucia”, non dà tanta possibilità
all’autore di nascondersi (uso del pronome io è del resto molto frequente), insomma
l’io del poeta è abbastanza nudo
1) Ti do subito la parola per parlarci del tuo libro
Eretica edizioni quaderni di poesia, libro piuma, raccolta di 47 liriche, di rapida
e, si spera, empatica lettura. Si tratta di una selezione di poesie tra il 2013 e il
2020 il titolo Senza unico filo che conduca dice appunto che non ha uno
specifico filo conduttore. Arriva 10 anni dopo la prima raccolta E finito il miele
nella coppa e lì il filo conduttore c’era senz’altro, qcuno che mi recensì lo
definì il dialogo oltre l’assenza. In realtà non c’è un unico tema su cui ruotano,
ma diversi: il tempo e la sua ossessiva nostalgia, la follia (l’ansia), l’invidia, la
perdita, l’amore (quello sta sempre), l’erotismo, la speranza, la rassegnazione,
il significato della vita (ma forse di più l’assenza di significato). Uno stile
evocativo, a tratti ironico
2) Cosa significa, cos’è la poesia per te e da quando scrivi?
Beh, significa, ha sempre significato molto, ho capito che significava
parecchio, perché aveva per me un carattere come dire di urgenza. Qualcosa
che doveva venire fuori per forza, sennò non stavo bene. La prima poesia l’ho
scritta 11, 12 anni, è un momento che ricordo bene, ero a letto e mi ronzava
nella testa la mia prof di religione, una suora, non ascoltai nulla di to diceva,
ma il flash era il suo abito nero che, nella mia mente si trasformò in bianco, lei
era una sposa, mi fabbricai in mente dei versi, delle parole, lì scattò la prima
urgenza, pur avendo sonno mi dovevo alzare per forza e scrivere, dopo che lo
ebbi fatto, mi rasserenai e mi addormentai. Mi piacerebbe ritrovare quella
mia prima lirica, ne farei un quadretto e lo appenderei, come il primo
centesimo di Paperon de Paperoni, per chi è della mia generazione e leggeva
Topolino
3) Come, da dove nascono le tue liriche?
Diversi, direi principalmente stimoli visivi e sonori, casuali naturalmente, ma
nemmeno tanto forse, accettati dall’emozione e poi rielaborati dalla
razionalità. A volte riesco a tradurlo subito in scrittura, a volte l’immagine e il
suono o la parola, la frase ascoltata rimangono anche per anni in testa, a volte
ossessivamente, fino a che giunge il momento magico in cui la lirica si
compone. Un esempio, ero ragazzina, quartiere Libertà, anni 70, caldo
pomeriggio estivo e dalla finestra partiva il rombo dei motori (all’epoca
fortissimo) guidati da ragazzi, facevano pure l’impennata, andavano a mare,
calzoncini e asciugamani, quel rumore mi è rimasto in testa per tanto e poi si
è trasformato nella lirica Come tanti amori che ascolterete. Ancora ero in
Andalusia e volli non assistere a una corrida, ma sbirciai dietro il cancello
chiuso, così per curiosità. Sotto il solleone immenso mi apparve un’arena di
sabbia, o almeno tale mi sembrò, per un istante mi immaginai il povero toro e
l’uomo contro di lui. L’immagine rimase a lungo dentro di me per poi dare vita
alla lirica che ascolterete dal titolo la corrida.
4) Inevitabilmente chi scrive è influenzato da delle letture. Quali sono state per
te le più importanti?
Beh, la poesia francese, Baudelaire e i suoi amici coevi e non un po maledetti,
la poesia russa, Majakovskij (ho osato dedicargli un paio di liriche) Esenin, le
due grandi poetesse Achmatova e Cvetaeva, ma anche il nostro Leopardi, la
Spaziani e, Garcia Lorca, ma anche non necessariamente poesia, per esempio
Proust e il suo senso del tempo e della memoria. Ora non sono filologa
dentro, ricercatrice, quello che assorbo è il senso, la musicalità, l’evocazione,
il lirismo
5) Come scrivi di solito, a mano, computer?
Beh, qdo ho iniziato ovviamente a mano, sui pizzini, che poi trascrivevo con la
macchina per scrivere, poi file computer, ho avuto il periodo della
registrazione della mia voce e successiva trascrizione
6) Un’ultima domanda: quale secondo te può essere il destino della poesia?
Spero proprio di sì, di poesia c’è bisogno… Cmque oggi c’è una ricerca, penso
a poetry slam, una poesia performativa (Lello Voce) un maggiore interesse
anche da parte dei giovani, a giudicare dai social, dai gruppi, dai blog. Forse ci
sono più poeti che lettori di poesia, insomma i libri in genere dovrebbero
esser letti di più e acquistati.

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