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Picasso e i suoi poeti

Max Jacob Guillaume Apollinaire Pierre Reverdy Louis Aragon Rainer Maria Rilke Paul luard Roger Vitrac Benjamin Pret Jorge Guilln Vincente Aleixandre Gerardo Diego Jos Angel Valenti Pablo Neruda Luis de Caigral Andr Frnaud Fabio Pusterla Giuliano Scabia a cura di Elio Grazioli

Sommario

Introduzione Il cavallo, Max Jacob La promessa nuziale, Guillaume Apollinaire Civile, Pierre Reverdy Pablo Picasso, Guillaime Apollinaire La bella italiana, Louis Aragon Linferno fa il tutto esaurito, Louis Aragon Lode della sardana e della tenora, Max Jacob V Elegia duinese, Rainer Maria Rilke Prima al mondo, Paul luard Umoraggio a Picasso , Roger Vitrac Pablo Picasso, Benjamin Pret A Pablo Picasso, Paul luard Parole dipinte, Paul luard La vittoria di Guernica, Paul luard Pablo Picasso, Paul luard A Pablo Picasso, Paul luard Picasso, Jorge Guilln Picasso, Vincente Aleixandre Picasso, Gerardo Diego Picasso-Guernica-Picasso: 1973, Jos Angel Valenti Approdo a Porto Picasso, Pablo Neruda

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Omaggio a Picasso, Luis de Caigral Loratore (secondo Picasso), Andr Frnaud La donna che piange di Picasso (1939), Andr Frnaud Cane sulla spiaggia e bambina, Fabio Pusterla Come Picasso pittor ridipinse la Santa Vittoria per il suo maestro Czanne (e per me e lamor mio) dopo lincendio della montagna, avvenuto il 31 agosto 1989, Giuliano Scabia Picasso e la poesia

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Introduzione

Picasso amava i poeti e anche noi li amiamo. I poeti hanno un rapporto articolare con le immagini e con le opere darte, senzaltro dovuto alla sintonia che condividono in quella che in mancanza di metafore migliori osiamo chiamare ancora creazione. Questo non solo d loro libert nella scrittura sullarte, ma soprattutto permette loro di vedere e cogliere altro da quanto riusciamo a fare noi. I poeti pensano diversamente, toccano punti del pensiero che noi non osiamo sorare. Picasso lo sapeva e si circondava della loro compagnia. Ebbe anche la fortuna di esserne a sua volta molto amato e di conoscerne pi duno che condivise lunghi pezzi di strada con lui: Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Pierre Reverdy, Louis Aragon, Paul luard. Loro trassero ispirazione dalle sue opere e lui si nutr della loro interazione. Quando poi divent famoso, gli omaggi e le occasioni si moltiplicarono in ogni parte del mondo, no ad oggi certamente. Abbiamo pensato di raccogliere una parte, minima in realt ma gi numerosa, di questa enorme messe. Abbiamo scelto le poesie espressamente dedicate o dichiaratamente ispirate allopera di Picasso, senza indagare pi a fondo nelle molteplici vie dellispirazione. Le presentiamo, anche, senza apparati e commenti, nella loro lampante sostanza poetica, perch il rapporto con il lettore sia franco e diretto. Le proponiamo in ordine cronologico, a partire naturalmente dai poeti amici della prima ora, che abbiamo gi nominato, per proseguire con quelli

subentrati con il tempo, da Jorge Guilln a Vincente Aleixandre, a Pablo Neruda, a Andr Frnaud e altri. Molti mancano, lo sappiamo bene, e di importanti, da Tristan Tzara a Jacques Prvert e Rafael Alberti, per ricordare almeno quelli che molto hanno dedicato a Picasso, e ci siamo limitati per lo pi, con lunica eccellente eccezione di Rainer Maria Rilke, allambito francese e spagnolo, pi vicini a Picasso stesso. La prima destinazione della raccolta che era quella di un volume monograco della collana Riga dedicato a Picasso nel 1996 ci ha poi dato lidea di chiedere a due poeti doggi, Fabio Pusterla e Giuliano Scabia, di confrontarsi su nostro invito con lopera dellartista, per misurare in qualche modo anche limpatto attuale e idealmente estenderlo al futuro. Alla ne quella che resta le nostra principale intenzione di offrire insieme unulteriore immagine di Picasso, meno praticata e consueta di quelle pi diffuse, ma, noi crediamo, molto vicina al cuore dellopera di Picasso, e un assaggio del ruolo importante e suggestivo della poesia in s e nei confronti dellarte visiva, con laugurio che lo si trascuri di meno e si impari invece a trarne benecio.
E.G.

Il cavallo Max Jacob

A Pablo Picasso I passanti abbandonavano il Boulevard des Capucines. Timore degli assassini e degli assassinati! Le ultime automobili occhi verdi Che traversavano linverno Gareggiavano con i lampioni. Ora un cavallo di carrozza era fermo Davanti al Grand Hotel Quel cavallo! forse pensava ai prati Eterni ve oclock In cui si pascola lontano dalle fogne pestilenziali Pensava forse alla scuderia, in via Campagne Premire Sogno di bestie! La scintilla sotto la palpebra! Mistero! Chi legger il vostro fondo di bestie familiari? Questa per cullare la sua noia Era una giumenta bianca Nel suo respiro e nella notte Canticchiava unaria di romanza.
La presente poesia, del 1905, non riportata nelle Oeuvres di Max Jacob, ma si trova in Rene Villard, Histoire dune classe de lycee , in Le Correspondant, 1930 (vedi Helene Henry, Max Jacob et Picasso, in Europe, n. 492-93, 1970). Traduzione di Antonella Anedda-Angioy.

La promessa nuziale Guillaume Apollinaire

A Picasso La primavera lascia in giro i danzati spergiuri E lascia lungamente stormire le piume blu Che scuote il cipresso dove ha nido luccello blu Una Madonna allalba ha colto la rosa canina Verr domani a cogliere le violacciocche Per posarle nei nidi delle colombe che lei destina Al piccione che stasera sembrava il Paraclito Nei piccolo bosco di limoni sinnamorarono Dellamore che noi amiamo le ultime venute I villaggi lontani sono come le loro palpebre E tra i limoni i loro cuori stanno sospesi Gli amici mhanno inne confessato il loro sprezzo Bevevo a grandi sorsate le stelle Mentre dormivo un angelo ha sterminato Gli agnelli i pastori dei tristi ovili Falsi centurioni portavano via laceto E gli accattoni straziati dal ricino ballavano Stelle del risveglio non ne conosco nessuna I becchi del gas pisciavano la loro amma al chiaro di luna 4

Becchini coi boccali brindavano a morto A lume di candela saffannavano Colletti osci su utti di gonne trasandate Puerpere in maschera festeggiavano la loro puricazione La citta quella notte sembrava un arcipelago Donne chiedevano amore e dula E scuro scuro ume io ricordo Le ombre che passavano non erano mai belle Neppure di me stesso ho pi piet E non so esprimere il mio tormento di silenzio Tutte le parole che avevo da dire son divenute stelle Un Icaro tenta di levarsi no a ciascuno dei miei occhi E portando soli brucio al centro di due nebulose Cosho mai fatto alle bestie teologali dellintelligenza Un tempo i morti sono tornati per adorarmi E speravo nella ne del mondo Ma la mia arriva sibilando come un uragano Ho avuto il coraggio di guardare indietro I cadaveri dei miei giorni Marcano la mia strada ed io li piango Alcuni marciscono nelle chiese italiane O meglio tra piccoli boschi di limoni Che oriscano e diano frutti Insieme e per tutta la stagione Altri giorni hanno pianto prima di morire nelle taverne Dove mazzi di ori roteavano accesi Agli occhi duna mulatta che inventava la poesia E le rose dellelettricit saprono ancora Nel giardino della mia memoria Perdonate la mia ignoranza Perdonatemi di non conoscere pi lantico gioco dei versi 5

Non so pi nulla e amo unicamente I ori ai miei occhi ritornano amme Medito divinamente E sorrido degli esseri che non ho creato Ma se il tempo venisse dove lombra inne solida Si moltiplicasse nella formale diversit del mio amore Ammirerei la mia opera Osservo il riposo la domenica E lodo la pigrizia Come, come ridurre Linnitamente piccola scienza Che mimpongono i sensi Uno uguale alle montagne del cielo Alle citt al mio amore Somiglia alle stagioni Vive decapitato la sua testa il sole E la luna il suo collo troncato Vorrei provare un ardore innito Mostro del mio udito tu ruggisci e piangi Il tuono hai per capelli Con gli artigli ripeti il canto degli uccelli Il tatto mostruoso mha penetrato mavvelena I miei occhi galleggiano lontani Gli astri intatti sono le mie guide sicure La bestia dei umi ha la testa orita E il mostro pi bello Che ha sapore dalloro si dispera Alla ne le menzogne non mi fanno pi paura la luna a cuocere come un uovo sul piatto Questa collana di gocce dacqua adorna lannegata Ecco il mio mazzetto di ori della Passione Che teneramente offrono due corone di spine 6

Le strade sono bagnate della pioggia di poco fa Angeli diligenti lavorano a casa per me La luna e la tristezza spariranno insieme Tutto il santo giorno Tutto il santo giorno ho camminato cantando A lungo una dama alia nestra mha guardato Allontanarmi cantando A un angolo di strada vidi marinai Ballare a collo nudo al suono duna sarmonica Tutto ho dato al sole Tutto salvo la mia ombra Draghe fagotti sirene mezze morte Nellorizzonte brumoso seclissavano i tre alberi I venti hanno spirato coronati danemoni O Vergine segno puro del terzo mese Templari in amme io brucio tra voi Profetizziamo insieme o gran maestro io sono II fuoco desiderabile che per voi si consacra E la girandola ruota o bella, bella notte Legami sciolti da una libera amma Ardore Che il mio soffio spegner O Morti in quarantena Miro della mia morte la gloria e la sventura Come vedendo luccello della quintana Incertezza nto uccello dipinto cadendo Nel villaggio sole e amore danzavano E i tuoi gli galanti bene o male vestiti Innalzarono il rogo nido del mio coraggio
In Alcools (1913). Traduzione di Roberto Deidier.

Civile Pierre Reverdy

A Pablo Picasso Dopo questa scena in cui mi sono mostrato cos risplendente di castit cosa pu accadere? Dove sono i miei documenti e la mia identit invecchiata e la mia data di nascita imprecisa? E, del resto, sono ancora quello dellultima volta? Eppure credevo di aver ripreso forze a sufficienza. E tutto quello che mi era stato promesso. La testa si scosta dalla linea blu che si svolge sulla lunga strada rugosa. Fuori da essa nessuna salvezza possibile e lindifferenza ci perde. Ecco, per la tua modestia, la tua astinenza e la tua debolezza, senza crudelt. Mille pericoli da temere. Guarda, volgi il tuo sguardo verso questa nera tovaglia. Sul marciapiedi il gendarme sovrano ti ferma con un breve richiamo della sua questione brutale.

In Pomes en prose, 1915. Traduzione di Elio Grazioli.

Pablo Picasso Guillaime Apollinaire

Guardate questo pittore prende le cose anche con le loro ombre e con un colpo docchio sublimatorio // Si strazia in accordi profondi / e belli da respirare come lorgano che mi piace ascoltare // Arlecchini giocano nel / rosa e blu di un bel cielo / Questo ricordo rivive // i sogni / e le mani attive / Oriente pieno di ghiacciai / Linverno rigido // Lustri / oro tela iridata oro / legge delle strie di fuoco / fondo mormorando. // Blu / amma leggera / argento delle onde / blu dopo il grande grido // Pur / restando / toccano / questa sirena violino // Cerbiatti / pesanti ali / lincandescenza / ancora qualche bracciata // Calabroni / femmine striate / bagliore di / tuffo-diamante // Arlecchini / simili a Dio / in variet / Distinti come un lago // Fiori / che brillano come due / perle / mostri che palpitano // Gigli / cerchiati doro, / non ero solo! / fa ondeggiare i rimorsi // Nuovo mondo molto mattiniero / che sale dallenorme mare // Lavventura di questo vecchio cavallo / in America // Alla sera della pesca meravigliosa / locchio della maschera // Aria di piccoli violini in fondo agli / angeli schierati // Nel tramonto poi allinizio / dellanno degli dei // Guarda la testa gigante e immensa / la mano verde // Largento sar presto sostituito da / tutto il nostro oro // Morte appesa allamo... / il ballo blu // Lumida voce degli acrobati / delle case // Smora tra gli assalti del vento / che si assopisce // Senti le onde e il fracasso di una / donna blu // Inne la grotta dallatmosfera dorata / dalla virt // Questo zaffiro venato / bisogna ridere! // Re di fosforo / sotto gli alberi gli stivaletti tra piume blu // Il ballo delle / dieci mosche / gli di fronte quando pensa a te // Il quadro blu / mentre / anche laria agile si apriva // In mezzo ai / rimpianti in una grande grotta. // Prendi i ragni rosa / a nuoto // Rimpianti di invisibili trappole / laria // Tranquilla si sollev ma sul pianoforte / musiche // Chitarra-tempesta / oh gaio tremolo // Oh gaio tremolo / oh gaio tremolo // Non ride / lartista-pittore // Il tuo povero / sfavillio pallido // Lombra agile / di una sera destate che muore // Immenso desiderio / e lalba emerge dalle acque cos luminose // Vidi i nostri occhi / diamanti racchiudere il riesso del cielo verde e // Sentii la sua voce / che indorava le foreste mentre voi piangevate // Lacrobata a cavallo il poeta con i baffi un uccello morto e tanti bambini senza lacrime // Cose rotte libri strappati strati di polvere e aurore dilagando!
In Sic, n. 17, Parigi maggio 1917. Traduzione di Elio Grazioli.

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La bella italiana Louis Aragon

A Pablo Picasso Lazzurro e le sue vele Salute nelle braccia Creme estive La sua grande belt Quanto la fa pesare A chi la vuole amare (Parlare del mare Altrimenti che in prosa) La pi idiota Con locchio sgranato Rifulge intelligente Di fronte alla sua fronte Cara adorata Al sole di piombo Il tuo sguardo in appiombo E la carne dorata Solo a descrivere 11

Tutte le tue caviglie Quasi delle salive Risalgono allo spirito Nella tua bella chioma Si rispecchia un passato Mantieni il portamento Di carta lucidata Portino le tue labbra Parole mali e febbri Ma la voce fa No Con un tono da lava

In Feu de joie [1920], ora in Le mouvement perptuel prcd de Feu de joie, Gallimard, Paris 1994. Traduzione di Massimo Raffaeli.

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Linferno fa il tutto esaurito Louis Aragon

A Pablo Picasso

I Sanguinate seni slacciati a mezzanotte Le zucche le zucche Sono inseguito dalle zucche Unarca di diamante nel manto di petit-gris Il bacio si sbuccia alle luci Mavete chiamato col profumo palpebre Palpebre palpebre sbattete unaltra volta unaltra notte dal vostro livido Corpi di amanti che avete poca fede Perch mordere e gioire non vi rotola affatto come loro Oh avvicnati roccia di carne Ti aspetto con tutta la mia ombra Mi lacero a toccare laria Che ti veste, veste dambra Ah dio mio le zucche Proteggimi dio mio dalle zucche

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II Proprio in fondo allaria La bella collera Di taglia lunga lunga Il boulevard pulsava di mille mani senza guanti La bella collera Color sangue dei sogni Saccarezza e respira e fa subito notte Ogni mano ha diritto di toccare ci che pulsa Ogni mano ha diritto prima di morire di toccare ci ch rosso Ci ch rosso e delizioso Fuggi sventurata ecco Le palme della sera sulla tua pelle ordinaria III Pi non pensiamo alle polacche Altalena altalena Oh Paulette dove sono i favori Candelora in camera Uno specchio sotto il guanciale Lignoto Nella notte Il seno nudo S nascosto Uno specchio sotto il guanciale Avr domani salpato Verso le alzaie Una carezza in bordo al sangue Vacilla ancora ed laurora Il seno nudo

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Lignoto Il Sole Si sveglia

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IV Sparisci per sempre volto senza mistero Il cielo e pi puro dei tuoi occhi Ecco il gran lago Giornata Torna in seno allombra e al fango Giunge inne allacqua chiara e al riso selvaggio dellesistenza Echeggia come il mono in campagna sopra letti disfatti Donna tomba soffocata dallerbetta Ecco lorizzonte dorato della ragione A me solo la follia e nei miei occhi cerchi di libert A me con lassenza e il terrore Il fascino mobile e bizzarro Del cambiamento e delloblo

In Les destines de la posie [1925-1926], ora in Le Mouvement perptuel prcd de Feu de joie, Gallimard, Paris 1994. Traduzione di Massimo Raffaeli.

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Lode della sardana e della tenora Max Jacob

Dedicata a Picasso Il mare lEgeo che oltrepassa Alicante Ah! se avessi venticinquemila sterline di rendita! Le montagne vegliavano sulla citt e sul mare. Sui muri si stagliava il blasone di Castiglia; Squadrate le chiese e le case E la gente ha laria di dirvi sempre grazie. Se mai la toga fosse comica Tutti questi Romani sarebbero gure dOpera Comica. Blu di cravatte svolazzante blu dei saltimbanchi. Se le prugne secche fossero color oliva chiaro Sarebbero prugne quei vecchi severi, Quei vecchi troppo magri; quei troppo grassi giovani! Le gitane andranno al cinema I capretti futuri otri hanno colli di giraffa Catalani dal berretto frigio vendevano lumache Le tartane hanno issato vele da vascelli E i remi erano le zampe dei cavalli. Chi vuole calamari, scorfani e polipi? Questi pesci hanno denti, maschere e occhiali I tetti sono a gradini in Piazza del Caimano

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Come lo sono tende e balconi Pochi ori al mercato ma molte ciliegie I balconi attorcigliati; come a Venezia Le tende sembrano camicie. E i cespugli di rose sono come la Torre di Pisa. La cucina spagnola sapeva un po di eno Ma la sala da pranzo era davvero moresca Se non hai mai visto la Spagna Non sai cos una citt in campagna. color cioccolato, anzi caff-latte O bianco di montagne di grezzo minerale Se mai hai visto la Spagna Lha detto Alfred de Musset, sono sicuro Mai saprai cos un muro. Un muro di convento ha sempre dei portoni Sul davanti e sul retro. Arcate sotto i tetti, arcate sulla strada. Nuda la citta durante il giorno. Qui molti fanno i lustrascarpe Giostrano con la spazzola trattenendovi il piede. Questo non impedisce che sulla cittadella La chiesa divisa in due tronconi domini dalle torri. Sembra che la fortezza abbia cannoni Capaci di difendere la strada dallalto di un certo monte. I soldati hanno in testa berretti di cuoio a forma di cannone E bevono cannoni davanti a diciotto caff La madre e la glia Agitano ventagli. Scintillano due baffi. La madre veste di nero Salvo che nei caff alla Camera del Lavoro Dove molti uomini sono in camice di lavoro Tutto il resto era abitato dai dmoni del Sole. Con cura erano state chiuse le persiane.

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Tutta la vita mi ricorder dello strumento musicale chiamato Tenora2; lungo come un clarinetto e potrebbe competere, sostiene un musicista, con quaranta tromboni. Il suono secco come quello della cornamusa. Ho ascoltato la Tenora a Figueras, citt della Catalogna, in unorchestrina sulla piazza pubblica. Lorchestra era composta di un violoncello, di uno stantuffo, di ottoni e di un auto che eseguiva brevi e graziosi assoli. Si ballava la sardana, e prima di ogni danza, lorchestra eseguiva una lunga introduzione dal tono magniloquente. Il recitativo della Tenora era sostenuto con ritmo serrato dagli altri strumenti. Sono gli stessi musicisti della citt che compongono questa musica meravigliosa; i loro nomi sono sconosciuti in Francia, a eccezione della Ditta dei Fratelli Path. Questi fabbricanti di grammofoni non indietreggiano davanti a nessun sacricio quando si tratta, etc... Dopo lintroduzione, ha inizio la danza; il ritmo di una forza tale che non credo si possa desiderare di pi: un ritmo di polka spezzato da bruschi silenzi, da lunghe oriture. Ci sono, nella musica delle sardane, dei passaggi ardenti che suggeriscono splendore. La sardana si balla in girotondo, con le braccia a girandola e quasi immobili, salvo che nei momenti di maggiore impeto. Voi baderete ai piedi dei ballerini tesi allesecuzione di mille mosse graziose. Al centro del girotondo c un altro girotondo e, in mezzo a questo, un altro ancora; e i movimenti di tutti sono uguali ma non coincidono, perch diverso e il senso della musica di chi conduce la danza. E cerano molte e diverse rose di girotondi la sera sulla piazza di Figueras. Sardana! tu sei come una rosa E tutte queste ragazze sono in rosa. Solo le case non danzano, E ci domandiamo perch. La musica ha fatto piangere i nostri occhi Lingenua musica ha turbato i nostri petti, Come ha rotto gli argini del cerchio grave e gioioso Cantate cantate cantate, tenore e clarinetti.

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Se il mare fosse rosa e nella notte ruotasse Il popolo sarebbe come le onde del mare, Se la notte fosse rosa e rosa fosse il mare E il mare fosse come gli alberi verdi. Figlie di mulattieri, voi che servite a tavola Chinatevi!, scambiatevi sguardi carezzevoli, E oltre le vostre braccia tese a candelabri! Pensate a Dio che vi guarda fra gli alberi E dagli occhi delle botteghe e dal mare. La tenora fendeva la notte e la sua polvere Nasale, come schegge di vetro La danza tubava nobilmente con passi pieni di brio. Ogni strumento si teneva per la vita E la tenora faceva un intaglio nella musica. Come in una tragedia uno spettro Che raramente appare e passa come un astro Cos la secca tenora, trombetta nasale Non risuona che di rado per le brevi sardane. Le bambine andranno a letto di buonora. E gli uomini andranno al caff fra poco Poich i musicisti sono pagati tanto allora Quaranta pesetas per dare gioia. Un ragazzo si lamentava che non si sapesse pi ballare. Una ragazza grattava la gamba alla sua scarpa. Verso la ne dame e cavalieri di rango Si esercitavano con il piede sinistro, mano nella mano. Danzate anche voi, signora in lutto stretto. Una ragazza ha la polvere nellocchio.

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Va a nascondersi dietro un fanale Dove insieme ad altre madri lattendeva sua madre. E nonostante il dolore ella sorride ancora Alle seduzioni dellardente tenora. I balconi erano drappeggiati di colori catalani Mentre sussultava la rosa delle sardane. Lurto del giallo e del rosso si lega, Tenora, con la tua gamma agliacea. Come unacquavite mi ha ubriacato. Si spenta come una candela Il suo ricordo ha invaso la mia vita. Dicono che lImperatore sia passato di qui E che ancora si trovino suoi soldati nei pozzi. I soldati hanno danzato la sardana da vincitori Sdraiati dietro queste terrazze, questi gerani e pilastri Non si svegliavano pi: un pugnale nel cuore. La secca tenora trascorsa come un astro. Addio, sardana e tenora! Addio, tenore e sardane Domani, poich il destino mi condanna Domani poich lo zar lo comanda. Domani sar lontano da qui Domani nei giardini accanto a questi monasteri Il popolo sorrider per nascondere le sue preghiere Io ti dir grazie!

In Le Laboratoire centrale (1921). Traduzione di Antonella Anedda-Angioy.

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V Elegia duinese Rainer Maria Rilke

Dedicata dalla Signora Herta Koenig Chi sono, dunque, dimmi, i girovaghi, questi ancor pi fugaci di noi, che n dallinizio urgendo li torce per chi, per amore di chi un mai placato volere? Li torce appunto, li piega, li avviluppa, li tiene oscillanti, li lancia e li riafferra, e come da unaria oleosa, pi liscia, precipitano sul consunto tappeto, pi liso per il loro eterno saltare, su questo perduto tappeto nelluniverso. Disteso l come un impiastro, come se il cielo della periferia proprio l avesse ferito la terra. E appena pi in l eretti, ecco, esibite: dellesserci la grande iniziale..., eppure i pi forti fra gli uomini li rotola ancora, giocando, la mano che sempre torna ad artigliare, come quella di Augusto il Forte, a tavola, un piatto di peltro. Ah, e intorno a questo centro, la rosa della contemplazione: 21

orisce e si sfoglia. Intorno a questo pestello, al pistillo, toccato dalla oritura del proprio polline, fecondato di nuovo ad apparenza di frutto della non gioia, mai conscia, luccicante nella fragile scorza dun lieve apparente sorriso, del suo disinganno. Qui: latleta, rugoso, avvizzito, il vecchio, che ormai suona soltanto il tamburo, rattratto nella sua pelle potente, come se questa avesse prima contenuto due uomini, e uno giacesse ora gi al cimitero, mentre laltro sopravvive, sordo, e talvolta un poco smarrito in quella vedova pelle. Ma il giovane, luomo, quasi fosse glio dun dorso e di una monaca: contratto, compiuto nella tensione dei muscoli e della purezza. Oh voi che un dolore, mentre era ancora minuscolo, vebbe in possesso come un giocattolo, in una delle sue lunghe convalescenze... Tu, che con la caduta che solo i frutti conoscono, immaturo, cadi ogni giorno cento volte dallalbero del movimento costruito insieme (che pi rapido dellacqua in pochi minuti ha primavera, estate, e autunno) cadi a capotto gi nella tomba: talora, a met duna pausa, un viso amato in te vuol generarsi e spingersi alla rara tenerezza di tua madre, ma nel tuo corpo si perde, che lo logora in supercie quel volto appena 22

timidamente abbozzato... E ancora una volta luomo per il salto batte le mani, e prima che pi nitido un dolore divenga sul bordo del tuo cuore in continuo galoppo, ecco giunge il bruciore nella pianta dei piedi ancor prima del sua apparire, e il corpo subito stana dagli occhi due lacrime. Eppure, ciecamente, il sorriso... Angelo! Prendi, raccogli lerba medicinale dai piccoli ori. Procura il vaso, proteggila! Mettila tra le gioie, nostre non ancora dischiuse; lodala sullurna amica con lo spicco orito delliscrizione: Subrisio saltat . E tu, dunque, amorosa, tu su cui le gioie pi rapinose passarono mute. Forse sono felici per te le tue frange , o sul turgore dei giovani seni la verde metallica seta si sente innitamente blandita, e nulla le manca. Tu, sempre altrimenti, sulloscillante equilibrio di ogni bilancia, frutto dellindifferenza messo a mercato, apertamente tra le spalle. Dove, oh dove il luogo lo porto nel cuore , dove erano ancora ben lungi, dal poterlo, dove ancora cadevano via luno dallaltro, come copulando due bestie mal assortite; dove il peso ancora pesante; dove ancora, malgrado il vano rotear di bastoni, i piatti oscillano e cadono...

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E dimprovviso in questo faticoso Nondove, dimprovviso Lindicibile sito dove il puro Nonabbastanza inconcepibilmente si muta si proietta inquel vuoto Fintroppo. Dove il conto con mille cifre Si risolve senza numero alcuno. Piazze, o piazza di Parigi, sterminato teatro, dove la modista Madame Lamort, le inquiete vie della terra, nastri inniti, annoda e piega, e poi nuovi nodi inventa increspature, ori, coccarde frutti articiali, tutti falsamente dipinti, per i cappellini dinverno, a buon mercato, del destino. . Angelo!: c forse un luogo, che noi non sappiamo. L su un tappeto indicibile, possano gli amanti, che qui mai Giunsero no a poterlo, mostrare le loro ardite Alte gure dello slancio del cuore, le torri del piacere, le scale che a lungo, nch terra non cera, sappoggiano solo luna allaltra oscillando e lo potessero davanti agli spettatori in circolo, muti innumerevoli morti le getterebbero le loro ultime monete della felicit, sempre risparmiate, sempre nascoste, incognite a noi, ma eternamente valide, davanti alla coppia, che ride innitamente davvero, sul placato Tappeto?

In Elegie duinesi [1922], Rizzoli, Milano 1994. Traduzione di Franco Rella.

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Prima al mondo Paul luard

A Pablo Picasso Schiava della pianura, agonizzante folle, La luce su di te si cela, vedi il cielo: Ha chiuso gli occhi per darsi al tuo sogno, Ti ha richiusa la veste per spezzare i tuoi vincoli. Davanti alle ruote annodate Ride spiegato un ventaglio. Fra le reti ambigue dellerba Si offuscano le strade. Non puoi tu prendere londe Dove le barche sono mandorle Nella palma calda e morbida O alle anella dei capelli? Non puoi tu prendere le stelle? Divaricata le somigli, In quei nidi ardenti vivi E il tuo splendore se ne moltiplica. Dallalba imbavagliata un sol grido vuol sorgere, Un sole roteante scorre sotto la scorza, 25

Su le tue palpebre chiuse verr. O dolce, quando dormi, giorno e notte si uniscono.
In Capitale de la douleur [1926], trad. it. In Poesie, Mondadori, Milano 1955. Traduzione di Franco Fortini

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Umoraggio a Picasso Roger Vitrac

Et vive le pinceau De lami Picasso Apollinaire Questalbero fatto come un avello, A forma di numero questa stella, Il sole una lumaca di giallo, Picallo. Questo giornale n bello, n brutto, Il seno doppio che sembra un morsetto, La segatura dun dolce disfatto, Picatto. Questi capelli oriti in un coccio, Questocchio a culo di colombaccio, La grulla a forma di maresciaccio, Picaccio. Il duro, il molle, il materiale greggio, Plasmato, gono come calce al pompaggio, E colorato a colpi di piumaggio,

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Picaggio. Questo tabacco e bar, questo tabarro, Questo racconto che come un fardello Messo sulla tartina di Pizarro, Picarro. Il suolo nudo, il cielo senza osso, Questa bagnante in forma di cosciotto, Questo cavallo come uno zoccolotto, Picosso. Socrate dal torso come un forno, Che separa il brillante dalle acque Per incastonarlo dentro un quadro, Piquadro. Il ammifero acchiappa il menzognero, La falce imita un rastrello vero Per dipingere un ridere alla Otero, Pichero. Insomma, Napoleone cambia pelle spesso, La pelle cambia peli nel complesso E i peli cambian di pennello anchessi, Picasso!

In Documents, 2, n. 3, 1930. Traduzione di Maria Sebregondi.

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Pablo Picasso Benjamin Pret

Se la pietra da taglio pi usata dun vecchio dito di guanto grida come un crauto arrabbiato Se il passero caduto dal nido chiama ancora un ago che verr a riprodurre lo schema della battaglia della Marna sul suo becco alla maniera dei salmoni risalendo un estuario se la ghiaia portata dal vento si rende conto della sua impotenza a paralizzare locchio dun vecchio apriamo un gran negozio a forma di carciofo dove si vender soltanto met dei giornali sparpagliati ingialliti e screziati come unaiuola di ori dopo un uragano che ha fermato la produzione del burro piantando parafulmini in zangole pi tremolanti di un generale in pensione che vede il suo collare di commendatore fargli gran segni damicizia dallalto dun potere da gendarmi che somiglia talmente ad una cattedrale incendiata che i punti dodore riutano di bagnarsi con lacqua benedetta ed esigono birra brandendo balestre che con le loro custodie si mozzerebbero facilmente due o tre abat-jour prendono tali arie di mollica di pane imitando un guardiano di square che urla Si chiude

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da dirlo un cacciatore allettante come una bottiglia uscita da una buca da lettere come una cavalletta da una savana in amme Cos il battello cos piccolo da dirlo una pulce sulla veste nuziale della sposa dopo aver disperato del timone che ballava dal mattino alla sera come un cavallo stremato si d unaria da chitarra e si ringalluzzisce che ha visto tra due li derba a muso di vacca lattifera una specie di sole uido appiccicoso pigro e ventruto o meglio un pacco di spaghetti gi spezzati e pronti a servire da auti in una festa paesana dove si ricordano dessere stati raccattati sbronzi al punto da offrire ai passanti dei sandwiche alla zucca Tuttavia lontano dove le sorgenti esitano a divenire camembert negli ascensori che muggiscono come pacchetti di tabacco pi sdentati duna nonna pi sonori dun piano a smora di bara la carta della camera del carbonaio che sbuffa dal naso per scordare il colore del pane che c nei lavatoi passati allazzurro come una vecchia riviera e tarlati di eczema per somigliare a un aiutante esitante fra il seminario paterno e la fabbrica di sapone dove salgono e scendono quotidiane maree di scoppi di risa la carta dei muri pi brillante duna mascella nuova ingiallisce come cervello di bimbo nel cerchio grondante di pietre che il gelo ha fatto scoppiare e danza come una foglia morta che rivorrebbe il ramo appena nita la musica delle sue nervature simile ad un torpediniere nella tempesta sebbene il becco del gas si creda un semaforo

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o mercante dabiti e piange sulla sorte dei marinai divenuti trottole spinte da mani pi bianche di un guanciale o scaloppe rifatte con corna di toro che non rivedranno mai la terra sotto forma abituale di parrucca ma si morderanno a vicenda le dita come al caff-concerto. I ori elettrici di stomaci pietricati da occhi dAcropoli le corse nei sacchi di macchine in cerca di attrezzi divenuti brioches gli incubi della bottiglia di birra smarrita nella foresta come unaragosta in un piumino lappeso che spenzola per riappendersi a una corrente daria il volto scoppiato come un vulcano che ha troppo dormito e fatto del culturismo il bastone di rosso che si prende per una chitarra stanca dessere muta e i battelli che si intrecciano come cravatte a vetrine in forma di buoi scuoiati vivi perch il sole scalpita dimpazienza e grida a tutti le notizie che non smette di ripetere Mhanno rubato la moto dai lampi giallastri dal fondo dellorizzonte come un pollo arrosto in una narice socchiusa come una porta che lascia entrare un gatto magari arrabbiato magari scottato o meglio ancora come un masso che ha perduto la sua neve che si dava arie da ragnatela su una vecchia bottiglia di vino ma in ogni caso spaventava talmente il beb della portiera i cui occhi a XYZ facevano dire ai vicini che aveva uno sguardo da frana che ha nito per morire come un gil di anella caduto nel latte di sua madre gelosamente conservato da suo padre al ne di ridurlo in schiuma di mare pronto a ferrare i cavalli

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che imbizzarriscono nei campi di velluto ondeggiando al vento degli zoccoli gon come oche pronte a divorare il proprio fegato che farebbe una bandiera tanto bella da brandire per un cul-in-terra in una cerimonia ufficiale in cui la polvere esce dalla bocca degli assistenti e traccia dei gran NO proferiti lontano da armi proibite con una gran risata di Picasso. Le gambe a bagno in un ume di gemme appoggiate a montagne di porcellana che rammolliscono mentre salzano i grandi animali a testa di baccello sbadigliando come un mare calmo pronto ai inghiottire una nave di aspirina ecco luomo che ha forzato il sole a mostrare la mascella offrendogli un osso di fuoco e torrente schiumando come una teppa un osso duomo che il toro ha gettato in aria e non ricade pi perch lemozione della folla simile a un foglio di carta carbone lo trascina meglio di una fuga di gas fra gli astri a becco duccello-mosca che gurano a anco dei cervelli lucenti bramati dalle zanzare dellavambraccio demoni di spugna che saltano come vere polveriere stridori di assali che imitano lunghe meditazioni matrimoni dannati fra idranti e cave di gesso nel locale in fondo dove dormono il loro sonno bolle di sapone smerigliate le anche tagliate a spirale per illuminare i parchi deserti e bui pi che mai da che si sono spenti i fuochi darticio di foglie fresche

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da posare sulla fronte dei neonati per dargli la prudenza di un alluce pi volte spezzato la forza del sasso gelato che precipita a fermare le locomotive laudacia del ume che si butta in braccio alia citta pronta a soffocarlo con gran stivali che fanno passare da una collina allaltra sputando dallalto sui villaggi dove geme nella solitudine dei pollai vuoti da che il tremare della terra ha reso il pollame pi piatto di un formaggio fondente allautentica destinazione di grotte a stalattiti una scala di corda attorno alle reni di unarmatura ove orisce un po di reseda

In Cahiers dart, n. 10, Paris 1935. Traduzione di Massimo Raffaeli.

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A Pablo Picasso Paul luard

I Buona giornata ho rivisto colui che non dimentico Colui che mai dimenticher E donne fugaci Che mi facevano siepe donore con gli occhi E nei loro sorrisi si ravvolsero Buona giornata ho veduto gli amici miei senzaffanni Gli uomini non pesavano Un passante ombra mutata in topo Fuggiva nel rigagnolo Ho visto il cielo grandissimo Lo sguardo bello di chi non ha nulla Spiaggia remota ove nessuno sbarca Buona giornata giornata che nacque melanconica Nera sotto verdi alberi Ma che ad un tratto intrisa daurora Mentr in cuore di sorpresa.

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II Fatemelo vedere quelluomo cos dolce da sempre Che diceva le dita fanno salire la terra Liride che si annoda il serpe che si snoda Quello specchio di carne dove stilla un bambino E queste per la loro strada mani tranquille Nude obbedienti a ridurre lo spazio Di desideri ricolme e dimmagini Una seguendo laltra sfere dun solo orologio Fatemelo vedere il cielo pesante di nubi Mentre ripete il mondo che le mie palpebre celano Fatemelo vedere il cielo in ununica stella Vedo bene la terra senzessere abbagliato Le pietre oscure le erbe fantasma Quei gran bicchieri dacqua quei gran blocchi dambra dei paesaggi I giuochi di fuoco e di cenere Le geograe solenni dei limiti umani E fatemi vedere anche il busto nero I capelli tirati gli occhi persi Di quelle ragazze nere e pure che son di passaggio se ora mi piace Fiere porte nelle mura dellestate Strani orci senza liquido e tutte di virt Inutilmente fatte per relazioni semplici Fatemeli vedere i segreti che quelle tempie uniscono Agli assenti palazzi che fanno salire la terra.

In Les yeyx fertiles (1936), trad. it. in Poesie, Mondadori, Milano 1955. Traduzione di Franco Fortini.

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Parole dipinte Paul luard

A Pablo Picasso Per comprendere tutto Anche Lalbero sguardo di prua Lalbero che liane e lucertole adorano Anche il fuoco anche il cieco Per riunire ala e rugiada Cuore e nube giorno e notte Finestra e veduta di ovunque Per abolire La smora dello zero Che domani sulloro ler Per farla breve Coi complimenti Dei giganti ingrassati di s Per vedere ogni sguardo rispecchiato in ogni sguardo

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Per vedere ogni sguardo bello come Quello che vede Mare che inghiotte Perch si rida facilmente Di caldo di freddo patito Di fame di sete patita Perch parlare sia Generoso come Baciare Per confondere bagnante e corrente Cristallo e tempesta di danza Aurora e la stagion dei seni Voglie e saggezza dinfanzia Per dare a quella donna Meditativa e sola La forma delle carezza Che aveva immaginate Perch i deserti sian nellombra Invece desse nella Mia Ombra Dare Il mio Bene Dare Il mio Diritto.
In Les yeyx fertiles (1936), trad. it. in Poesie, Mondadori, Milano 1955. Traduzione di Franco Fortini.

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La vittoria di Guernica Paul luard

1 Bel mondo di tuguri Di miniere e di campi 2 Visi buoni al fuoco visi buoni al freddo Ai riuti alla notte agli insulti alla frusta 3 Visi buoni a tutto Ecco il vuoto vi ssa La vostra morte servir desempio 4 Morte cuore rovescio 5 Vi han fatto pagare il pane Il cielo la terra lacqua il sonno E la miserie Della vostra vita

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6 Dicevano di volere il buon accordo Razionavano i forti giudicavano i pazzi Facevan lelemosina spartivano in due un soldo Salutavano i cadaveri Si colmavano di cortesie 7 Perseverano esagerano non sono del nostro mondo 8 Le donne i bimbi hanno lo stesso tesoro Di primavera verde e latte puro E di durata Nei loro occhi puri 9 Le donne i bimbi hanno lo stesso tesoro Negli occhi Gli uomini come possono lo difendono 10 Le donne i bimbi hanno negli occhi Le stesse rose rosse Mostra ognuno il suo sangue 11 La paura il coraggio di vivere e morire Tanto difficile la morte tanto facile 12 Uomini per cui questo tesoro fu cantato Uomini per cui questo tesoro fu sprecato

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13 Uomini reali cui la disperazione Alimenta la amma divorante della speranza Apriamo insieme lultima gemma dellavvenire 14 Paria la morte la terra lorrore Dei nemici hanno il colore Monotono della nostra notte E noi li vinceremo

In Cours naturel (1938), trad. it. in Poesie, Mondadori, Milano 1955. Traduzione di Franco Fortini.

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Pablo Picasso Paul luard

Le armi del sonno hanno scavato nella notte Lincantevole solco che allontana le nostre teste. Attraverso il diamante si rivela falsa ogni medaglia E sotto un cielo di luce la terra invisibile. Il volto del cuore ha perduto i colori E il sole cinsegue e la neve cieca. Lorizzonte spiega le ali quando noi lo lasciamo E da lontano gli sguardi distruggono lerrore.

In Donner voir, trad. it. In A Pablo Picasso, Edizioni di Pattuglia, Bologna, 1943. Traduzione di Mario de Micheli.

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A Pablo Picasso Paul luard

I C chi ha inventato la noia e chi trov lallegria E c chi taglia alla vita un mantello duragano; Essi uccidono le farfalle, mutano in acqua gli uccelli E vanno a morire nel buio. Ma tu hai aperto gli occhi che vogliono vedere Tra le cose naturali a tutte le et E tu queste cose mieti E semini per ogni tempo. Ti affidavano le anime e i corpi E tu sui corpi hai riposto le teste, Tu hai forato la lingua delluomo sazio Ed hai bruciato il pane che la bellezza consacra. Un cuore solo anim lidolo e gli schiavi. E tra le tue vittime continui il lavoro Con innocenza. Sono nite le gioie innestate sul dolore.

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II Una tazza daria scudo di luce. Dietro il tuo sguardo a croce di spade, Intrecciano i capelli un libero vento E sotto il colorito rovesciato, La cupola e la scure della fonte Schiudono la tua bocca tesa a nudo; II tuo naso calmo e rotondo, Diafani orecchi hai e sopracciglia leggere. Ed io so che nulla perduto quando tu guardi. III Se il vagare nito, tutto possibile, Poich la tavola dritta come una quercia Colore di piombo e di speranza, Poich nel fondo Piccolo come un diamante, Intrattiene il riverbero degli astri. Tutto possibile: con luomo e la bestia siamo amici Nei modi dellarcobaleno. Fredda o bruciante, La nostra volont di madreperla Muta di ore e cambia di germoglio Non secondo le ore ma secondo La mano e lorecchio che noi ci ignoriamo. Cos toccheremo ci che vediamo, Il cielo e la donna. Noi uniamo le mani ai nostri occhi. E questa la nuova festa.

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IV Lorecchio del toro alla nestra Della casa selvaggia dove il sole Ferito e opaco cade nella terra. Tappezzerie del risveglio, i muri della stanza Hanno vinto il sonno. V Vi forse unargilla pi arida di questi giornali strappati? Con essi tu hai tentato la conquista dellaurora, Dellaurora di un simile oggetto, E tu con amore disegni le cose Che aspettano una esistenza. Tu disegni nel vuoto come nessuno disegna. Generoso ritagliasti la forma di un pulcino E le tue mani giuocarono con la borsa del tabacco, Con un bicchiere e col boccale vinto. E linfanzia del mondo usc dal sogno. Buon vento per la chitarra e per luccello! Una sola passione per il giaciglio e la barca, Per lerba tenera e per il vino nuovo. Le gambe delle bagnanti Fanno nude le onde e la spiaggia. Le tue persiane blu, mattino, si chiudono sulla notte. Nei solchi c la quaglia dallodor di nocciola, Ci sono i vecchi mesi dagosto e i gioved, I raccolti screziati, le contadine sonore, E le squame della palude e la siccit dei nidi.

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Volto di rondini amare al rauco tramonto. Illumina il mattino un frutto verde, Indora i grani, le gote, i cuori. E tu tieni la amma tra le dita, Tu dipingi come un incendio. Ed inne la amma che unisce, la amma che salva. VI Riconosco la mutevole immagine della donna, Duplice astro, mobile specchio, La negatrice del deserto e delloblio, Sorgente dai seni dedera e condente scintilla Che d il giorno al giorno ed il suo sangue al sangue. Tascolto cantare la sua canzone,Le sue innite forme immaginarie, I suoi colori che stendono il letto alia campagna E poi tentano miraggi notturni. E quando fugge la carezza, Resta limmensa violenza, Resta lingiuria con le ali stanche, Metamorfosi oscura di un popolo solitario Che la disgrazia divora. Questo il dramma: vedere dove nulla c da vedere Se non se stessi e ci che simile a s. Non ti puoi annientare. Ogni cosa rinasce sotto i tuoi occhi giusti. E sopra i ricordi presenti, Senza ordine, senza disordine, con semplicit Sorge il prodigio che ci fa vedere.
In Donner voir, trad. it. In A Pablo Picasso, Edizioni di Pattuglia, Bologna, 1943. Traduzione di Mario de Micheli.

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Picasso Jorge Guilln

Tauromachia. La pique casse. Della serie di incisioni su linoleum, 1958-1960. Linea libera e pura che sottomette le forme naturali al suo ricordo ritmico, maschio che giuoca sul suo cavallo con il toro, nalmente un arabesco di arabeschi fra gesti sospesi, chiaro intrico di linee, nero il prolo di supercie grigia, impeto di un istinto che gi musica di quella allegria incisa con una appassionata cura Salute, salute, maestro in questa terra di una primavera: linoleum.

Gi in Pablo Picasso, Tauromaquia 1958-1960; ora in Homenaje [1967], Anaya y M. Muchhik, Madrid 1993. Traduzione di Francesco Scarabicchi.

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Picasso Vincente Aleixandre

I L nella piazza di Riego, che dicono evocatrice, no, dissero nasceva il malaghegno. Et azzurra immortale era il mare lucente. Le sere, calando da Gibralfaro, eterna epoca rosa. E l, in quella aperta, ardente piazza sospirava un fanciullo. Pablo nella giovinezza della luce, o nei suoi neri decisi: unto, notte, origine; o nei gialli stracciati, insieme ai rossi centri. II Il mondo era una linea nella mano di un ragazzo. O nel suo pugno stretto, una scintilla del colore. Il piede opprimeva la prima chiarit calpestando spume, Il mare, il mare antico... E pi che storia! III Pronto fedele alla vita, la verit, uman 47

dinnanzi ai suoi occhi tristi Azzurro sguardo nel terrore delluomo Le dure amme ad accusare un cielo. E i corpi, bruciandosi. IV O nella iraconda ricerca, immaginato, il mondo assolutorio. Subito in franto altro muro del la luce, soleggiati, i grandi corpi vicini al mare. O affidando tutta la sua forza al pugno, liberandolo, la verit esplode: realt sempre! V Ascesis del colore: lamento, duello. Questo toro tremendo non defunto che una verit proclama nel suo bramito VI Pablo il malaghegno, avvolto nei vermigli, nei verdi, bianchi, o nella linea pura, o nellargilla, nel caolino, nel fango, si muove sotto una cappa di colore, sbraccia. Di fuoco? Terra? Cammina, sla, provoca. A cavallo, scuro, affonda la sua indagine. O c un martello e un occhio, e va oltre il mondo VII Il suo torso si erge. nudo E stanco. Come un monte ha vissuto. Con tutto il sole sulle spalle. Guardale. Il suo viso ocra,

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scolpito a vista. E si corona di bianchi. Non neve, non cenere. Fra i piedi lerba o la sabbia del mare. La sua mano grande che per un istante afferr il mondo, si tende aperta cammino vivo per gli umani.

Datata 1961, in Obras Completas, I, Aguilar, Madrid 1977. Traduzione di Francesco Scarabicchi.

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Picasso Gerardo Diego

Fedele alleato dellazzardo, Picasso epoca del Bomba, malaghegno di avornello, di nopale e di agrumeto si ostina su unidea: dipingere, perch egli dipinge, dipinge, dipinge ad olio o allacquarello macchia, capriccio o disegno tori di occhio o di sogno come il Sordo de la Quinta.

In El Cordobs dilucidado, Ed Revista de Occidente, 1966; ora in Obras Completas, Aguilar, Madrid 1989. Traduzione di Francesco Scarabicchi.

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Picasso-Guernica-Picasso: 1973 Jos Angel Valenti

Non il sole, una brusca lampadina pallida illumina il materiale articiale della morte Lintervallo innito di una sola agonia, le gure spaccate in mille pezzi di una vita violenta sulla distesa livida del grigio. Non il sole, la pallida lampadina elettrica del freddo orrore che ha prodotto il grigio coagulato di Guernica. E sopra questo sonno non si piega il manto della notte, non si copre questurlo, non si spegne la lampada che d alla luce lesplosione della morte interminabile, la camera interiore in cui non pu riposare o morire nel grigio di Guernica la memoria.

In Punto cero. Poesia 1953-1979, Seix Barral, Barcelona 1980. Traduzione di Stefano del Bianco.

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Approdo a Porto Picasso Pablo Neruda

Sbarcai a Picasso alle sei dei giorni dautunno, da poco Il cielo annunciava la sua crescita rosa, guardai intorno, Picasso si stendeva e si accendeva come il fuoco della mattina. Indietro lontano restavano le cordigliere azzurre e fra loro nella vallata alto lArlecchino di cenere. Ecco: io venivo da Antofagasta e da Maracaibo, io venivo da Tucumn e dalla terza Patagonia, quella dai denti gelati rsi dal tuono, nella neve perpetua sepolta la sua bandiera. E allora sbarcai, e vidi donne grandi color di mela sulla riva di Picasso, occhi smisurati, braccia che riconobbi: forse lAmazzonia, forse era la Forma. E a ovest erano saltimbanchi derelitti in marcia verso il giallo, e musici con tutti i quadri della musica, e pi ancora, la geograa l si riemp di una straziante migrazione di donne, di spighe, di petali e amme, e in mezzo a Picasso fra le due pianure e lalbero di vetro vidi una Guernica dove il sangue come un gran ume rimase, la sua corrente si mut nella chioma del cavallo e nella lampada: ardente sangue sale alle froge, umida luce che accusa per sempre. 52

E cos nelle terre di Picasso dal sud allovest tutte le vite e la vita erano dimora e il mare e il mondo l accumularono i loro cereali, i loro spruzzi. L trovai il graffiato frammento del gesso, la corteccia del rame, e la serratura morta che dalle sue ferite verso leternit dei metalli cresce, e vidi la terra entrare come nel forno il pane e la vidi comparire con un glio sacro. Pure il gallo nero di encefalica schiuma incontrai, con un mazzo di l di ferro e di sobborghi, il gatto azzurro col suo ventaglio dunghie, la tigre che sporge sugli scheletri. Andai riconoscendo i segni che tremarono alla foce dellacqua dove nacqui. Dapprima fu la pietra con spine, dove emerse, illusorio, il ramo straziato, e il legno nella cui rotta genealogia nascono gli aspri uccelli del mio fuoco natale. Ma il toro si affacci dalle gallerie nel centro terrestre, io ne vidi la voce, giungeva raspando le terre di Picasso, si copriva la gura coi mantelli color di viola, e vidi venire il collo delloscura catastrofe e tutti i merletti della bava invincibile. Picasso di Altamira, Toro dellOrinoco, torre dacque dallamore solidicate,

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terra di minerali mani che convertirono come laratro in parto linnocenza dei muschio. Qui sta il toro, alla sua coda striscia il sale e lasprezza, e nella sua arena trema il collare di Spagna con un suono secco come un sacco dossa che la luna spande. Oh circo, dove la seta arde e arde come un oblio di papaveri sulla sabbia e non c che giorno, tempo, terra, destino da affrontare, toro dellaria sboccata. Questa corrida possiede intero il lutto violetto la bandiera del vino che ruppe i bicchieri: e pi ancora: la pianta di polvere delle mulattiere e gli accumulati paramenti che serbano il remoto silenzio della macelleria. Sale Spagna per queste scale, rughe doro e di fame, e il volto serrato della collera, e pi ancora, esaminate il suo ventaglio: non c palpebra C una luce nera che ci guarda senzocchi. Padre della Colomba, tu con la colomba dispiegata nella luce, alla luce sorgesti, di fresco fondata nella sua carta di rosa, limpida di sangue e di rugiada, alla chiara accolta delle bandiere. Pace o colomba, raggiante gagliardia! Circolo dogni terrestre presenza!

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Pura spiega tra le frecce rosse! Immediata direzione della speranza! Siamo con te nel fondo sconvolto dellargilla, e oggi nel duraturo metallo della speranza. Picasso, dice la pescatora e lega argento, e il nuovo autunno morde lo stendardo del pastore: lagnello che riceve una foglia dal cielo a Vallauris e sente passare le maestranze al suo apiario, presso il mare, coronato di cedro simultaneo. Copiosa la nostra misura quando gettiamo amando il semplice uomo la tua brace sulla bilancia, sulla bandiera. Non era nei piani dello scorpione il tuo volto. Voleva mordere talvolta e urt il tuo cristallo smisurato, la tua lampada sotto la terra, e allora? Allora sopra la sponda della terra noi cresciamo, verso laltra sponda della terra cresciamo. Chi non udisse questi passi sente i tuoi passi. Sente Dallinnit del tempo questo cammino. Vasta la terra. Non sola la tua mano. Vasta la luce. Accendila su noi.

In Las uvas y el viento, Seix Barral, Barcelona, 1976. Traduzione di Cesare Greppi.

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Omaggio a Picasso Luis de Caigral

Perch il ballo dei veli A Mosca vol e non pi? (La pericolosa evasione dei simboli fa etereo linquieto tulle). Salom, tutta danza ferocista. O dramma del nudo-enigma o credo dellamor tab. La carne orientale trascin la sua musa ridesta ad arte occidentale da museo e Mlaga plastica ne sorprese la trasparenza e pi. Solo una certa fecondit accecata fa saltare limpudica secchezza da gineceo. Si danza Jarifa a Boisgeloup come silde acrobata di magia acidulata e si aprono allabbraccio i senispalancati. No. Scusate. Protester Jean Cassou. Io alludo Alla possibilit picassiana Di Mosca, nulla pi. Perch il ballo dei veli A Mosca vol e non pi?
In Investigaciones elementales sobre mviles, Museo de Ciudad Real, Ciudad Real 1980. Traduzione di Giuseppe Mazzocchi.

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Loratore (secondo Picasso) Andr Frnaud

Si sbrindellavano tutti i blasoni In lanti cosucce amuleti e zolni Il raggio di miele affiora sulla bocca, lintaglio pi alto sul ceppo virile. Il popolo l che parla con le sue labbra testarde, pastore di agnelli affamati in marcia verso le periferie di detriti, mantello di lana antica e cartone ondulato, incalza la terra con forza, chiama allaiuto, d lallarme a squarciagola, spaventacchio per i grandi predatori, innocente, innocente, che si crede Avvenire.
28 Giugno 1981

In Haeres, Gallimard, Paris 1982. Traduzione di Fabio Pusterla.

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La donna che piange di Picasso (1939) Andr Frnaud

La donna aveva visto il sangue con tanta violenza Che ne rest senza lacrime E i suoi occhi si trovarono di colpo Spossessati, e i seni e il naso e le mani presero tutti una difformit calamitosa, e se ci si ricorda di quel giorno fu ciascuno di noi, che avevamo nel cuore la Spagna del popolo,

a sentire gli occhi interdetti dissociarsi, bulbi deviati, sbarrati di fronte a un mondo che non si sarebbe pi potuto FISSARE.
Giugno 1981

In Haeres, Gallimard, Paris 1982. Traduzione di Fabio Pusterla.

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Cane sulla spiaggia e bambina Fabio Pusterla

Non era il lupo a gridare tra le foglie putride e le radici sbiancate ma un vasto cane di pece che latrava sopra di te agghiacciata. Allenamento, disse lhidalgo o sua moglie: ad altri pi turpi giochi. Illividiva il cielo sopra il Golfo di Biscaglia da Altamira a Guernica

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Come Picasso pittor ridipinse la Santa Vittoria per il suo maestro Czanne (e per me e lamor mio) dopo lincendio della montagna avvenuto il 31 agosto 1989 Giuliano Scabia

Brucia, alta, la montagna Santa Vittoria che il vento tien Sospesa lonni potente E mitico ai poeti ispiratori Mistral alto sul anco Nord,

riparato, ombroso, verticale Picasso pittor maestro sta Nel castello di Vauvenargues* suo giardino nel corpo della montagna ha comprato lultima casa per non lontano sostare a lungo poter chiacchierare nellaria della Provenza con lo stimato maestro Czanne

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ed ecco da Sud, dalla Spagna, dal Bordelai, dai Pirenei, da Roncisvalle i tori in motocicletta avventarsi onnipotenti, onnirombanti sotto la Santa Vittoria a velocit sovrumne: rally e verso le tre dolcemente silenziosamente ecco uscire virtuosa, e vittoriosa dalla ammante montagna la bianca colomba gentile che lui col pennello dipinge uscendo con mano e con braccio dalle volute del fumo nei cielo delta Provenza e io penso che sia anche per salutare me e lamor mio qui pensosi nei boschi acqua cercando a camminare non c Morte che vinca il toro Picasso (penso) e se porgo lascolto al pendio sento lui nelle sale profonde toreare con Ades e la bella Persefon inseguir falloritto Intanto la Santa Vittoria ora di cenere bianca, allibita non cessa di star navigando, alta prua dentro il mare celeste

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e qui ora noi calmi, pensosi alia nestra dellHotel Cardinal, rue Cardinal vediamo la mano grandiosa, pelosa ridipingere i boschi, rifare le rocce e tutta quella visione a noi costruita dal tempo. Cosa sia la pittura, cosa sia la scrittura ognuno pian pian capir.

* Pochi sanno che Picasso che da vecchio si compr il castello di Vauvenargues, sulla montagna Saint Victoire, per farsi seppellire vicino a Czanne.

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Picasso e la poesia

Ha gi impressionato molti la corona di grandi poeti di cui Picasso si circondato durante tutta la vita. Sulla porta del suo studio al Bateau Lavoir stava uninsegna esplicita con la scritta Au rendez-vous des potes e pare che lultima parola che abbia pronunciato sul letto di morte sia stata il nome Apollinaire. Il fatto non pu essere ridotto a un interesse personale n apparire casuale o riducibile al corso naturale o storico degli avvenimenti, invece del tutto particolare e signicativo di un passaggio fondamentale della nostra epoca. infatti proprio con Picasso che il fenomeno della frequentazione tra poeti e artisti visivi ha assunto sia le dimensioni del caso sia i caratteri della novit. Non pi limitata a una condivisa ut pictura poesis, n circoscritta a una comunanza pi o meno precisa di intenti o di forme, di ispirazione o di aspirazioni estetiche, con Picasso essa diventa una vera e propria collaborazione e condivisione, un elaborare insieme, come tiene a precisare Tristan Tzara in un appassionante testo sullargomento11. Che questo avvenga alle origini della contemporaneit se non vogliamo pi chiamarla prima avanguardia la ragione per cui resta, al di l di nostalgie di et eroiche, indimenticabile.
1 Tristan Tzara, Picasso et la posie, in Commentari, anno IV, n. 3, Roma, luglio-settembre

1953. Nellassociazione intima tra la pittura cubista e la poesia del periodo si constata uno scambio reciproco di inuenze, alla radice stessa delle concezioni che le animano. Questa reciprocit di intenzioni ci fa misurare la strada percorsa dai tempi in cui Baudelaire, pur cercando di imbeversi dellattivit dei pittori che amava, non poteva che guardarla dal di fuori, da spettatore. Il Cubismo il risultato degli sforzi comuni dei pittori e dei poeti e la sua importanza nellevoluzione dellarte va di pari passo con la profonda rivoluzione poetica dello Spirito nuovo (pp. 192-193).

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Erano, i poeti, anche gli spettatori pi brillanti, come suggerisce Sabarts, insinuando una ragione narcisistica non estranea a Picasso? La poesia, le idee, arguzie, battute delluno e dellaltro [Apollinaire e Max Jacob] sono per lui, e ancor pi per la sua opera, mormorii di approvazione, eco di applausi, scrive2 . Ed erano certo la migliore cassa di risonanza in quel particolare momento di unarte ancora senza pubblico. Erano, quelli, tempi di elaborazione di qualcosa di cos nuovo, di cos ardito e azzardato, che lapprovazione assumeva un senso preciso, prima di tutto quello appunto della condivisione. Tanto pi che ci che si condivideva non erano solo gli azzardi teorici o creativi, ma, globalmente e sconsideratamente, la vita stessa n nel quotidiano. Bohme signica appunto questo, e Picasso la rimpianger perci per tutta la vita. Il legame tra pittura e poesia si fa allora intimo, tanto pi in quanto non cerca forzatamente ragioni di corrispondenza, ma secondo il pi famoso detto picassiano trova da s la necessaria coincidenza. Le scoperte si fanno insieme di giorno in giorno, frutto al tempo stesso di azzardo e di studio accanito, di casualit e di intenzioni determinate; il nuovo di fatto nellaria e rende palpabile il senso di un cambiamento che si constata in ogni dettaglio dellambiente e della vita, una sorta di dovere sentito. Non stupisce allora che tutto venga denito cubista dai commentatori, dallarte gurativa alla letteratura al comportamento in genere stravagante; n stupiscono incomprensioni, sospetti e fraintendimenti, e desideri poi di precisazione e inessibilit nei confronti dellepigonismo o comunque delle motivazioni diverse degli altri. La solitudine, insieme dea e spauracchio di quel periodo inaugurale, non era un sentimento ma una sorta di dato strutturale. Non stupisce nemmeno, inne, che i fatti e i personaggi di quel momento diventino subito argomento delle opere dipinti (quanti ritratti reciproci!), poesie, romanzi degli stessi protagonisti prima e di sconcertati secondi venuti poi. Il periodo di quelli, anche, in cui la concentrazione va di pari passo con la dispersione, leccesso e il dispendio, la quantit insieme allintensit, la leggerezza anche, con la determinazione. Non esistono mass media, pubblicit, agenzie, pierre. Quasi nessuno di loro parigino, o bene introdotto.
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Jaume Sabarts, Penses sur Picasso, in Picasso, Flammarion, Paris, 1955.

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[...] Tra feste, miserie, allegrie, studi, modelle, mostre, balletti, spettacolini, spettacoloni, edizioni, ricevimenti, conversioni, alcool, viscontesse, monsignori, oppio, maschere, castelli, monasteri, soffitte, salotti, conferenze, belle donne, scherzi e lazzi al caff. Storie mille molte raccontate. E una grafomania sterminata: ancora pi impressionante, considerando la vastit proprio quantitativa e in gran parte gratuita dellopera principale, artistica. [...] nessuna parsimonia del s. Pamphlets e romanzetti a chiave trasparente sulle vicende pi private fra Montmartre e Montparnasse. E pettegolezzi da sartine o da serpi, a anco delle eleganti edizioni numerate, inventando o cambiando rapidamente stili e maniere, in un vortice di calunnie e perdie e bugie anche contraddittorie, inviate negli stessi giorni ad amici diversi. [...] Ma qui, n dagli inizi, il dubbio: Picasso avrebbe raggiunto una cos precoce consapevolezza artistica, senza i consigli di Jacob? E questi sarebbe arrivato alla perfezione poetica del Cornet ds senza la vicinanza di Picasso?3. Picasso ha comunque sempre dimostrato uno speciale interesse per la letteratura. Egli stesso, bambino, gi dotatissimo disegnatore, non mancava neppure di talento letterario e che n dallinizio sentisse immagine e scrittura in qualche modo legate lo dimostrano le riviste che, tredicenne a La Corua, progettava e realizzava tutto da solo: i nomi ne erano Azul y Blanco e La Corua. Cos, ancor prima di arrivare a Parigi, Picasso frequenta a Barcellona lambiente letterario e collabora a pubblicazioni e con scrittori, per i quali, come far poi per tutta la vita, illustra poesie e racconti. Gli stessi artisti che frequenta nellambiente ormai leggendario del locale Els Quatre Gats sono non di rado anche scrittori o poeti, come Miquel Utrillo o Santiago Rusiol. Pubblica disegni sulle riviste Juventut e Catalua artstica4; ne fonda anche una, Arte Joven, a Madrid, insieme a Francisco de Ass Soler. La poesia francese allora il modello e la novit in assoluto (uno degli
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Ci si scuser di citare uno che non cera, ma impareggiabile nelle rievocazioni a tinte forti: Alberto Arbasino, Max Jacob fame e gloria, in la Repubblica, 7 marzo 1995. artstica un ritratto di Antoni Busquet i Punsset e illustrazioni per un racconto di Surinyac Senties. Queste e altre informazioni e analisi del rapporto di Picasso con la letteratura si possono trovare, tra gli altri, in uno dei rari libri sullargomento: Antonio Fernandez Molina, Picasso, escritor, Prensa y Ediciones Iberoamericanas, Madrid, 1988, nonch, in una ricostruzione veloce ma completa in Christine Piot, Picasso et la pratique de lcriture, in Pablo Picasso, crits, Gallimard/Runion des Muses Nationaux, Paris, 1989.

4 Su Juventut pubblica delle tavole per le poesie di Juan Oliva Bridgman, su Catalua

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slogan del gruppo pare che fosse: Non ci sono poeti, esiste solo Rimbaud). Cos quan do, nel giugno del 1901, a Parigi, alla sua mostra da Vollard si presenta un poeta di nome Max Jacob che si dice affascinato dalla sua pittura e con cui passa tutta la notte a leggere e a discutere di poesia, Picasso pensa evidentemente di aver trovato lambiente che ha sempre desiderato ed entusiasta. Lamicizia con Max Jacob, al di l di tutto, delle vicende travagliate, delle chiacchiere e dei frainten dimenti, perno del ventilato tradimento5, sar indimenticabile e importantis sima. Le storie di attaccamento e di gelosia di un uomo cos singolare come Max Jacob sono note, ma Sabarts, contrapponendolo ad Apollinaire, lo denisce un esempio di perennit nelle promesse e la sua fedelt diventata in effetti una tenera leggenda. Spesso descritto per come costantemente ubbioso, sospettoso, ti moroso, si nisce quasi col far passare una sicura condizione di disagio come un limite non solo psicologico, ma anche e soprattutto estetico: egli allora sarebbe s grande poeta, iniziatore, sperimentatore, ma insicuro, tormentato, indeciso, alla ne di fatto inconcludente. Ma, ipocondria a parte, che dire allora dellaltra caratteristica considerata sua precipua, lironia, di cui ha peraltro fornito una denizione tanto particolare? Lironia che si lascia e non si lascia vedere, e che d allopera questa lontananza senza la quale non vi creazione, scrive nellArt potique; uno strumento di difesa dello spirito che si riuta di prestar fede ad alcuna cosa e ad essere qualunque cosa, secondo Marcel Raymond6 . Riutarsi, questo forse il senso dellindecisione ma anche dellimprendibilit di Jacob, della sua libert, per dirla come Picasso deve averla vista in lui. Perch lattaccamento di Picasso a Jacob pare segnato proprio dallinsegnamento della libert. Picasso ne avr per questo sempre nostalgia, magari sotto la forma aneddotica dellepoca della povert e della bohme. E la libert di
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Il tradimento sarebbe, com noto, non solo quello di Picasso che non rispose alle richieste di aiuto di Jacob rinchiuso in campo di concentramento, ma anche quello che Picasso ha provato di fronte a certe posizioni lofranchiste di Jacob, delusione inappellabile che sar allorigine di prese di distanza nei confronti anche di altri amici. Per la documentazione completa sullamicizia cos travagliata di Picasso e Jacob vedi in particolare il catalogo dellesposizione tenutasi a Quimper e a Parigi nel 1994, intitolata Max Jacob et Picasso, Runion des Muses Nationaux, Paris, 1994.

6 Marcel Raymond, Da Baudelaire al Surrealismo, trad. it. Einaudi, Torino, 1948, p. 248.

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Max Jacob lhanno veramente sottolineata tutti i suoi amici e gli osservatori: riuto di iden ticarsi con alcunch, ma insieme riuto di cristallizzare e di adottare (anche provvisoriamente) una forma7. Una personalit, scrive ancora nellArt potique, non nientaltro che un errore persistente: non sembra questo il programma stesso dellantiprogramma picassiano, della sua sconcertante libert stilistica? Lo scrittore, lartista si tramuta improvvisamente in un demone ghignante, che si burla di se stesso e distrugge la sua opera [...] adopera un materiale da illusionista e si serve di certi effetti ottici che rendono impenetrabile il suo rifugio. [...] In Jacob c quasi sempre unintenzione misticatrice, vale a dire un bisogno di invenzione gratuita, senza riferimento alla realt, o, pi spesso, con un realismo apparente che soltanto una menzogna. E la poesia quando nita deve deludere, perch non mai n letterariamente n moralmente quel che sembrava che fosse 8 . Raymond coglie cos la punta pi tragica e disperata di Jacob, che per al tempo stesso il punto di partenza di tutto uno sviluppo estetico che seguir negli anni delle avanguardie e di cui Picasso doveva essere lestremit opposta, la pi dionisiaca e convinta, senza strascichi malinconici, persuasa di dover andare no in fondo. A Jacob Picasso ha dedicato numerosi omaggi, libri illustrati, ritratti in quantit, alcuni dei quali signicativi anche di momenti e svolte importanti nel suo percorso artistico, come il pi famoso, del 1915, allorigine di quello che viene appunto chiamato il ritorno al ritratto gi dichiarato impossibile in ambito cubista rigoroso (o rigorista, eventualmente!) e che segna per Picasso anche la prima prova di quello che sar chiamato il suo stile alla Ingres. Jacob, da parte sua, dedica diverse composizioni a Picasso, cui in ogni caso tanto vicino da farci sembrare le evoluzioni dei due per certi versi inestricabili. Temi e modi, immagini, simboli e colori si intrecciano tra i due in un confronto serrato, immaginabile giorno per giorno. noto luso costante da parte di Jacob di quadernetti di appunti, uno dei quali giunto no a noi usato per met da lui e per laltra da Picasso9. E quando Jacob stesso dipinge,
7 Ibidem, pp. 251-252. 8 Ibidem, pp. 249-250. 9 Il quadernetto interamente riprodotto nel gi citato catalogo Max Jacob et Picasso.

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soprattutto disegna, in uno stile marcatamente picassiano. Unidea di ci che univa i due leggibile, tra i tanti episodi, nella si gnicativa prima poesia che Jacob dedica espressamente a Picasso. Si intitola Le cheval (Il cavallo) ed del 1905. Descrive lambiente in cui vivevano e lo stato danimo probabilmente dominante in quel momento, ovvero il desiderio di essere altrove, il sogno di un altro luogo prato o scuderia (sogno di bestie!) , accompagnato intanto per non dal lamento per la condizione di miseria, ma invece dal canticchiare unaria di romanza in cui ritroviamo peraltro lo Jacob quotidiano che, come raccontano, era solito divertire la compagnia, Picasso soprattutto, proprio cantando arie di romanze per vincere, o meglio per cullare la noia e lattesa. La metafora va letta nella sua intensit assoluta: la poesia, questa aria di romanza, vissuta di riesso, dattesa, un cullare la vita pensando ovvero per pensare e per il fatto di pensare a un altrove. Bisogna ritrovare la realt attraverso lo stile e ritrovarla ancora pi vera, scrive Jacob nel prospetto del suo romanzo Saint-Matorel, ed una frase che si sente ripetere tale a quale da Picasso vita natural durante; e a Cocteau, in una lettera del 1922: Dal 1903 tendo a raggiungere la realt attraverso la curva. Era lo scopo del Cubismo: arrivare al reale attraverso mezzi non realisti10 . (Forse, ci viene da pensare, la conversione stessa di Max Jacob che nel febbraio del 1915 si fa battezzare e nel 1921 si ritirer nel convento di Saint-Benot-sur-Loire acquista un senso anche rispetto a questa attesa, diventando la convinzione di un compimento, di una realizzazione: essa ha infatti origine da una visione!). Che Picasso condividesse questo modo di intendere e che questo abbia a che fare con il suo rapporto con la poesia e i poeti ci pare di poterlo ribadire anche con altri riferimenti, uno dei pi affascinanti dei quali senzaltro, anticipiamo, il disegno con cui ha voluto aprire, ancor prima dellinizio del testo, il libro di un altro poeta amico, Le manuscrit trouv dans un chapeau (Il manoscritto trovato in un cappello) di Andr Salmon11. In questa immagine
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Si veda il testo di Hlne Henry, Max Jacob et Picasso, nel numero speciale della rivista Europe dedicato a Picasso, n. 492-493, aprile-maggio 1970. Montpellier, 1983.

11 Una ristampa del volume del 1919 stata realizzata dalle edizioni Fata Morgana,

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per cos dire fuori testo, introduttiva a tutti gli effetti, raffigurata una giovane donna che si guarda in uno specchio che tiene in mano, mentre alle sue spalle un volto di giovane uomo spunta da un paravento a spiarla: bellissimo gioco di specchi e di nascondimenti, di sguardi concentrati e sguardi furtivi, metafora efficace della poesia e ricorrente nella cerchia letteraria che Picasso frequenta. Il centro indiscusso di tale cerchia no alla Prima guerra mondiale resta comunque Guillaume Apollinaire. Picasso lo incontra alla ne del 1904, in uno dei locali, lAustin Foxs Bar per loccasione, diventati famosi come quartieri generali del poeta. Secondo Sabarts, larrivo di Apollinaire cambia la vita di Picasso: grazie allapporto della sua cultura, della sua immaginazione e della sua intelligenza, tre virt essenziali allambiente che conveniva a Picasso, e tre elementi indispensabili alla rivoluzionaria ondata spirituale in formazione12 . con lui che comincia una vera e propria frequentazione dellambiente letterario, che il fenomeno diventa chiaro e pubblico. Apollinaire instancabile nella sua attivit di pubblicizzazione e di creazione, di proclama dello spirito nuovo. Dire di s alla vita moderna, ai suoi ritmi e alle sue gure, nel segno della riconciliazione tra reale e immaginario, tra positivo e irrazionale, ma insieme, come gi in Jacob, della fuga da un s chiuso e perfettamente identicabile. Estroso, istrionico, polimorfo, disarticolato anche, secondo alcuni, improvvisatore, certo deciso a non cedere a nessuna ipocondria, di Apollinaire si arriva a dire che poco manca che ogni sua poesia sembri di un poeta diverso, ma proprio in questo anticipatore dello spirito di ricerca e sperimentazione, anticipatore di una quantit di invenzioni e modi delle avanguardie e della contemporaneit. Proteiforme, certamente irrequieto, sicuramente non analitico, era come se ogni idea o sensazione o immagine o forma, una volta trovata, esaurisse il suo interesse e venisse lasciata agli altri la cura di sfruttarla; ma anche, positivamente, come se proprio questo stesso gioco, questo proteismo mentale, questa forma di vivere e di rinnovare sempre la propria vita, sia appunto la poesia stessa, perch il poetico essenzialmente larbitrario, limprevedibile, la libera associazione che nessun ragionamento pu far nascere, la trovata, la bella immagine vergine
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Sabarts, Penses sur Picasso, in Picasso, cit.

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recata nel becco da un ebbro uccello13. Picasso vi si riconosce in pieno e anzi non vorr dimenticarne mai la lezione. E Apollinaire lo sa. Si sono appena conosciuti e Apollinaire ha gi trovato il tono denitivo di quello che sar lo sfondo delle sue meditazioni estetiche: Si dice di Picasso che le sue opere testimoniano di un disincanto precoce. Io penso che sia vero il contrario. Tutto lo incanta e il suo talento incontestabile mi sembra al servizio di una fantasia che mescola giustamente il delizioso e lorribile, labietto e il delicato (Picasso peintre et dessinateur [1905])14 . Il loro sodalizio costante e fecondo, ricco di intrecci e di momenti. Apollinaire scrive continuamente di Picasso, ne scrive come giornalista, come critico darte, come poeta, gli dedica poesie, lo fa gurare come personaggio o nei discorsi dei personaggi dei suoi romanzi e testi teatrali. N sar un caso che il capitolo di Le pote assassin (Il poeta assassinato) in cui entra in scena Picasso, soprannominato Luccello del Benin, sia centrale nella vicenda del romanzo e si intitoli proprio Poesia. Apollinaire gli fa dire parole signicative altra efficace metafora della poesia , in perfetta identicazione: Ieri sera ho visto la tua donna. [...] una vera ragazza, come piacciono a te. Il suo viso cupo, infantile, di quelli che fanno soffrire. E, alla grazia delle sue mani che si levano per respingere, manca la nobilt che i poeti non saprebbero amare perch impedirebbe loro di soffrire. Ho visto la tua donna, ti dico. la bruttezza e la bellezza; come tutto ci che oggi si ama. E deve avere il sapore delle foglie di alloro. Allo stesso modo Picasso lo disegna in tantissime occasioni, ne fa ritratti e caricature e gli omaggi continueranno ben oltre la morte del poeta, alcuni segreti, privati e nascosti. Il pi famoso il terzetto dei Trois musiciens (Tre musicisti), del 1921, in cui i tre personaggi: Arlecchino, il Monaco e Pierrot, starebbero rispettivamente per Picasso stesso, Jacob e Apollinaire. Il colmo invece ne sar che, venuto il momento di dedicare un monumento pubblico al poeta, tutti i progetti proposti da Picasso verranno riutati no alla rinuncia da parte dellartista e al degno nale che vedr la donazione da parte di Picasso spazien tito, trentanni dopo, nel 1955, della scultura di una testa
13 Marcel Raymond, Da Baudelaire al Surrealismo, cit., p. 226-227. 14

Michel Pierssens, Apollinaire, Picasso, et la mort de la posie, in Europe, cit.

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che in realt risulta essere un ritratto... di Dora Maar! Gioco di identicazioni, di specchi e di scambi che conosce del resto un altro importante famoso episodio, suggestiva conclusione del rapporto tra il pittore e il poeta, che vede Picasso, al momento di ricevere la notizia della morte di Apollinaire, disegnare un autoritratto, riprendendo il proprio volto come lo restituisce lo specchio in quel tragico momento15 autoritratto che user poi per il frontespizio di un volume che qualche anno dopo gli dedicher un altro poeta amico, Pierre Reverdy. In un caso Picasso ha anche integrato dei versi di Apollinaire in una sua opera, precisamente nellaffresco della sua camera da letto alla Villa di Eugenia Errazuriz a Biarritz, nel 1918. I versi sono i seguenti: Ctait un temps bni nous tions sur les plages / Va-ten de bon matin pieds nus et sans chapeau / Et vite comme va la langue dun crapaud / Lamour blessait au coeur les fous comme les sages (Era un tempo benedetto eravamo sulle spiagge / Vai di buon mattino a piedi nudi e senza cappello / E veloce come va la lingua di un rospo / Lamore feriva al cuore tanto i pazzi quanto i sapienti). Lamore dunque, e ancora, il tema dominante e assoluto in Picasso, quasi identico per lui alla pittura stessa, misterioso allo stesso modo, allo stesso modo reale e inevitabile e insieme irreale e immaginario, ragione e molla (i suoi nudi che riescono a mostrare sia il davanti che il dietro non sono appunto molle?) e insieme sragione ed eccedenza della vita. E del resto lo stesso Apollinaire, delle sue poesie di Alcools, non dedicher a Picasso proprio quella intitolata Les anailles (Il danzamento)? Perdonate la mia ignoranza / Perdonatemi di non conoscere pi lantico gioco dei versi / Non so pi nulla e amo unicamente / I ori ai miei occhi ritornano amme.... Perch ci che pi lega Picasso e Apollinaire una concezione, o un modus, della vita, la stessa per cui larte, poesia o pittura, viene tormentata, tagliata, rotta, scomposta, e poi riassemblata, per giustapposizione, accostamenti, incongruenze, associazioni. E di fatto il punto comune pi importante tra il poeta e il pittore linvenzione del collage, questa forma completamente nuova dellarte contemporanea, signicativa pi di tutte del progetto esteticoesistenziale di questo periodo.
15 Sabarts, Picasso. Documents iconographiques, Cailler, Genve, 1954.

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I collage cubisti, Apollinaire li ricolloca nel contesto della sorpresa, questa sorpresa meravigliosa molla dello spirito nuovo: La sorpresa ride selvaggiamente nella purezza e nella luce (Les peintres cubistes, 1913), scrive Charles Bachat16 . ci che Roger Shattuck descrive come un cortocircuito dellatto creativo: grumi maldigeriti, i ritagli di giornale mostrano un processo artistico che si riutato di completare la propria trasformazione, e la poesia e il romanzo sono interrotti da lacune in modo calcolato. Trama interrotta dellesperienza, ma anche quadro interiore che, frattura o intrusione, non delimita un regno dallaltro ma fonde arte e vita (esaltare la vita in qualunque forma si presenti, scrive Apollinaire su Lsprit nouveau la vita cos com, perch tutto pu diventare poesia), secondo un progetto comune a Apollinaire, a Jacob, a Salmon, a Reverdy, cio a tutti i poeti amici di Picasso in quegli anni. Rottura dellunit e delle unit (di spazio e di tempo, ma anche quelle discorsive, sintattiche, logiche), alla ricerca di una diversa coerenza e un diverso ordine (il soggetto non allinizio ma alla ne del processo): anzich imporre a tali esperienze un ordine logico, egli tiene il usso amorfo del pensiero in bilico tra sogno a occhi aperti e conversazione banale17. Allora limpressione viva che esista una sorta di circolazione dei valori, un tipo di scambio tra pittura e poesia, una comunanza naturale perno, che autorizza a parlare con le stesse parole, con le stesse idee. Convinzione che esiste ununit dellesperienza artistica, che sussume le diverse manifestazioni dellenergia creatrice, dellispirazione sovrana dellartista, che sia pittore o poeta. La poesia pu parlare di pittura, cos come la pittura ssa per gli occhi la sostanza poetica: sentimenti, fantasia, immaginazione, gusto della sorpresa e soprattutto ricerca del nuovo18 . Insomma il progetto, la convinzione orca di Apollinaire, il suo interesse per le sinestesie, le sincronie, le simultaneit, in cui limmagine nisce col passare in primo piano: metafore, gure, colori prima, calligrammi poi, quasi a cercare inne ununit visiva a sostituzione di quella logica19.
16 17

Charles Bachat, Picasso et les potes, in Europe, cit. Roger Shattuck, Gli anni del banchetto, Il Mulino, Bologna, 1990, pp. 359-368. Tristan Tzara ha scritto, nel gi citato Picasso et la posie, pagine molto ricche di spunti a

18 Michel Pierssens, Apollinaire, Picasso, et la mort de la posie, cit. 19

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Abbiamo ucciso la vecchia critica. morta per sempre. La critica che esce dalle mani dei poeti rende impossibile quella dei critici, magistrati improvvisati che condannano o assolvono. la critica dei poeti ad aver liberato il pubblico dai suoi pi radicati pregiudizi, o comunque, in ogni caso: i poeti sono stati i perfetti educatori della sensibilit plastica dei loro contemporanei. quanto scrive a chiare lettere Andr Salmon nel 1920 su Lart vivant. Altro compagno di strada di Picasso, che conosce nello stesso periodo, alla ne del 1904, Andr Salmon descritto da Fernande Olivier, la convivente di allora di Picasso, come meraviglioso raccontatore, squisito, ne, elegante20 . Scrive molto su Picasso e il Cubismo, nelle memorie i Souvenirs sans n (Ricordi senza ne, 1955-56) in particolare, ma, ahim, troppo spesso poco at tendibili secondo Pierre Daix21 , nonch da giornalista e critico darte sul Paris-Journal e in volume, come in Jeune peinture franaise (Giovane pittura francese), che include una Histoire anecdoctique du Cubisme (Storia aneddotica del Cubismo). Il suo merito particolare, e lacme del suo rapporto personale con Picasso, di essere rimasto accanto al pittore in quella primavera-estate del 1907 in cui tutti erano decisamente dubbiosi e spaventati della piega
questo proposito, riconoscendo a Apollinaire un ruolo centrale nello sviluppo della poesia contemporanea: La pubblicazione del primo calligramma di Apollinaire, Lettre-Ocane (Lettera-Oceano), poesia met manifesto met rebus, conferma le sue preoccupazioni di superare gli ostacoli del realismo scomponendo gli elementi primari della realt sensibile. Il calligramma destinato ad essere tanto visto quanto letto, ma letto da diversi lati contemporaneamente. Vi qui uninterpretazione del naturalismo a un grado superiore rispetto poesia in cui fa intervenire fattori imitativi. Con la trasposizione sintetica delle immagini scritte e gurate, Apollinaire ha cercato di unire in modo ancora pi stretto la pittura e la poesia (pp. 196-197). Aveva appena sintetizzato limportante questione della logica della nuova arte, anticipando peraltro quella delle associazioni di idee e di forme, quasi associazioni libere, automatiche, di sapore surrealista: Ci che, agli occhi della logica classica, potrebbe sembrare arbitrario invece sottomesso a un rigore interno di un altro tipo, voglio dire a una logica poetica basata sullassociazione delle idee. in gran parte da essa che dipende la formazione dellimmagine poetica. Nella pittura cubista, quella di Picasso in particolare, lassociazione delle forme uno dei fattori essenziali alla costituzione delle immagini pittoriche di cui il pittore organizza la disposizione nel quadro. E allo stesso modo in cui la profondit dello spazio non pi indicata con i messi della prospettiva classica, i tempi nella poesia moderna non fanno pi ricorso dalla successione cronologica abituale, listante poetico avendo pi importanza dello sviluppo causale: ci che ha preoccupato pi particolarmente Blaise Cendrars (pp. 195-196).
20 21

Fernande Olivier, Picasso e i suoi amici, trad. it. Donzelli, Roma, 1993. Vedi in particolare, di Pierre Daix, il Dictionnaire Picasso, Robert Laffont, Paris, 1995.

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che stava pren dendo con le Demoiselles dAvignon, titolo che si deve peraltro proprio a lui, Salmon. Delle Demoiselles gi scriveva: Per la prima volta in Picasso lespressione dei volti non n tragica n appassionata. Si tratta di maschere quasi completamente liberate da qualsiasi umanit, sintesi massima del suo stesso modo di intendere la poesia e larte. Egli radicalizza infatti ulteriormente un aspetto della posizione degli altri, Apollinaire e Jacob, rispetto ai quali pare esibire una lucidit pi determinata, in cui la dialettica della nzione estetica si fa programmatica e assoluta, no alla proclamazione senza mezzi termini del nominalismo. Ma la concezione nominalista, linguistica e metasica insieme, invece che in un afflato nichilista, sfocia in lui in una generosit senza limiti di fronte al mondo, in una perdita ancora una volta del signicato dello sguardo verso lassoluto, del senso delluniversale, ma secondo un culto aperto del dettaglio, della cosa, delloccasione, del particolare. Scrive Raymond: Il suo scopo fu di restituire lemozione allimpersonale, di attingere negli eventi [...] tutta la poesia che vi immanente. Bisogna quindi sospendere il giudizio critico e morale: deliberatamente dice Salmon riutata ogni intenzione di assolvere, gloricare, condannare: laccettazione del fatto sul piano del meraviglioso. [...] La poesia di Salmon si riferisce costantemente a una realt quotidiana, dove il minimo fatto di cronaca sillumina di un lampo apocalittico o si circonda dun misterioso alone. Poesia dellavvenimento puro [...] poesia nominalista, ha precisato Salmon, volta al particolare, senza alcuno sguardo verso lassoluto e che non aspira a una perfezione estetica inaccessibile e ingannatrice. Ogni cosa non altro che occasione22 . Che Picasso facesse i conti con questi pensieri, che essi gli fossero trasmessi proprio dal confronto con la poesia, nostra ferma convinzione; che anzi solo o in ogni caso con tale intensit la poesia potesse e possa trasmettere proprio questi pensieri, per noi una tentazione forte pensarlo. Non che si possa affermare che Picasso sia mai giunto a una concezione nominalista della pittura, ma s che il problema che questa concezione apre illumina di luce diversa la pittura di Picasso, non solo di quel periodo. La stessa immagine gi ricordata, introduttiva al Manoscritto trovato in un
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Marcel Raymond, Da Baudelaire al Surrealismo, cit., p. 242.

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cappello, appare virata di una coloritura diversa se guardata su uno sfondo di nominalismo. Per tutta la vita Picasso ripeter: Si on savait ce que cest... (Se capissimo che cos...), frase che in realt pare spesso di non poter distinguere, ovvero che Picasso ci giochi di continuo, se riferita alla pittura o alla vita o ancora allamore e al sesso23. Lignoto, ovvero il reale dunque la poesia e la cosa: queste poesie al di fuori della forma del libro, questi cristalli depositati dopo il contatto effervescente dello spirito con la realt, scrive un altro poeta a lungo vicino a Picasso, Pierre Reverdy, in Le gant de crin (Il guanto di crine, 1926). Conosce Picasso nel 1910 e subito il Cubismo diventa il suo cavallo di battaglia. Ne scrive a pi riprese, ne un attento analista formale. Reverdy molto attaccato alla forma e tale limportanza della questione formale per lui che sempre in discussione per problemi connessi: si disputa con Max Jacob lanteriorit del poema in prosa e con Apollinaire la rinuncia alla punteggiatura e altre questioni di impaginazione dei versi (dietro c, secondo lui, lincomprensione di Apollinaire, che le intendeva in senso puramente visivo-decorativo) e il Cubismo letterario con tutti i nuovi arrivati (Cocteau in particolare). Famosa la polemica da lui imbastita riguardante limpossibilit del ritratto per la pittura cubista: Il Cubismo unarte eminentemente plastica; ma unarte di creazione e non di riproduzione o di interpretazione [...] Per questo, si comprender come non ammettiamo che un pittore cubista esegua ritratti24; ma dietro per lui stava gi, siamo nel 1917, il cambiamento sopravvenuto, la svolta mondana dellarte che aveva visto nascere e combattere, e la sua possibile falsicazione storica nellordine delle importanze: colui che ritratto omaggiato dal pittore e nisce con lessere rivestito di importanza maggiore...25. Plasticit e mondanit sono in effetti i due termini antinomici in cui Reverdy preso, progetto estetico da una parte e scrupolo morale dallaltra. Come gi Max Jacob in convento, anche Reverdy nir presto, nel 26, col
23 Vedi Hlne Parmelin, in Voyage en Picasso, Bourgois, Paris, 1980. 24 Pierre Reverdy, Sur le cubisme, 1917. 25 Vedi al riguardo le appassionate dichiarazioni di Reverdy riportate in Cronaca del Voleur de

Talan di Maurice Saillet, introduzione a Pierre Reverdy, Il ladro di talento, trad. it. Einaudi, Torino, 1972.

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ritirarsi in unabbazia. E se, ancora nel 1924, Picasso il campione assoluto della sua stessa concezione dellarte realmente plastica, preoccupata della realt degli oggetti no alla loro materia, al di fuori di tutti i fascini, di tutte le trappole, di tutte le illusioni e apparenze fallaci dellatmosfera. Unarte materialista26 , quando gli verr chiesto di scriverne nel 1952, il tono sar quello, poetico certo, dellammirazione mista al rimpianto, dove intanto loggetto e la materia si rovesciano nel vuoto: tormentato dal vuoto del suo genio, perch il genio forse il dramma del pi grande vuoto della pi netta e pi lucida coscienza del vuoto accopiata alle facolt intellettuali e sensibili pi attive, pi vive e pi avide e allora lopera diventa sempre pi esigente, no allambizione, e questo frenetico desiderio di riempire sempre tutto di s soltanto, nel mondo presente e per leternit27. Intanto Reverdy aveva incarnato un altro tassello del percorso poetico degli anni dieci, un altro momento radicale in unaltra direzione, quella che appunto egli chiamava poesia plastica, fatta di parole molto vicine alla materia che rappresentano, semplici e dure come ceppi (En Vrac), ma anche, secondo Raymond, una plasticit affatto mentale, senza pittoresco n rappresentazione dellaccidentale, un insieme di sensazioni smembrate, di rapporti dai quali bandita ogni logica, come ogni valore umano. Il senso degli esseri e dei movimenti non si manifesta mai: tutto resta anonimo; [...] Ogni sua poesia ricompone pezzo per pezzo una natura morta28 . Le stesse caratteristiche formali gi trovate negli altri poeti visti n qui la scomposizione, la forma-collage, lepopea modernista29 prendono in lui una direzione esclusiva, quella, chiamiamola pure inne, anti-letteraria. Il Cubismo era in pittura ci che la poesia in letteratura, scrive esplicitamente, e
26 Pierre Reverdy, Pablo Picasso, ditions de la NRF, Paris, 1924, p. 5. 27 Pierre Reverdy, Un oeil de lumire et de nuit, in Le Point, n. 42, ottobre 1952. 28

Marcel Raymond, Da Baudelaire al Surrealismo, cit., p. 271. giustappone e si compone equilibrando piani e proli discontinui; gli capita perno, in La Guitare endormie e Les Jockeys comous di condividere con la pittura di Picasso e di Gris le sue immagini privilegiate (Potique et prose de Pierre Reverdy, in LUsage de la lecture, vol. 2, M.F., Paris, 1961); e Charles Bachat (Picasso et les potes, in Europe, cit.): Nello stesso modo in cui Picasso agisce sulla struttura dello spazio plastico avvicinando i piani, sviluppandoli in superci sulla tela e insistendo cos sui loro legami insoliti o segreti, Reverdy metamorfosa lo spazio, sposta insensibilmente luniverso vissuto della percezione verso luniverso dellillusione poetica.

29 Scrive Gatan Picon: [La sua poesia] d agli oggetti una presenza e unevidenza plastiche,

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dunque: Picasso resta sempre plastico e materialista; scarta il pittoresco e non idealizza mai. Nessunaltra preoccupazione si fa strada in lui, nella sua mente n nella sua tela. Non fa mai appello a questo ruolo laterale, letterario, evocatore, estraneo, di cui nessun artista da cos tanto prima di lui aveva saputo fare a meno, egli ha saputo spogliare larte di tutta la letteratura che aveva a poco a poco invaso larte del suo tempo30 . Il cammino cubista di Reverdy comincia proprio da qui, dai Pomes en prose (Poemi in prosa), ovvero da una poeticizzazione della prosa che andr di pari passo con una prosaicizzazione della poesia alla ricerca del delicato punto di formalizzazione non idealizzante. Ci che in gioco non la letteratura, ma il rapporto con essa in quanto fattore vitale, forma della vita oltre che vita della forma. Cos Reverdy prima integrer le sue invenzioni plastiche postcubiste di materiale autobiograco pi o meno cifrato, la trasgurazione del quale lo porter gi vicino a scoperte surrealiste; quindi, deluso dalla mancata condivisione delle posizioni che credeva di tutti loro, si chiuder non solo in abbazia ma nellattivit letteraria solitaria. Intanto un altro poeta di quel periodo, sempre di quelli vicini allora a Picasso, continua e per altri versi conduce ulteriormente avanti questa spinta, questa pulsione pi che progetto, questa volont, ancora secondo le parole di Reverdy a proposito di Picasso, di ricominciare tutto da capo: lanarchico, il rivoltoso, linsolente, il provocatore Louis Aragon. Nella seconda met degli anni dieci Aragon era un giovane poeta ardito e innovatore. Gi nella sua prima raccolta poetica, Feu de joie (Fuoco di gioia), che esce nel 1919, c una lunga poesia dedicata a Picasso, e unaltra sar nella raccolta seguente, Le Mouvement perptuel (Il movimento perpetuo). Del loro signicato, anche dal nostro punto di vista, benissimo ha scritto Alain Jouffroy, sintetizzando il senso di quella radicalizzazione: Dalle poesie, che si continua a leggere come se fossero destinate a antologie o a manuali, bisogna saper estrarre le verit pi individuali, anche se esse le truccano, per misurarne lesatta importanza, per provarne come per s la vera necessit. Perch la poesia non , non sar mai altro che la risposta pi esatta che un

30 Pierre Reverdy, Pablo Picasso, cit., pp. 8 e 13-14.

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uomo pu dare alle domande che gli pone il mondo in cui vive31. Qui il cortocircuito tra arte e vita trova il risvolto pi radicale nellarte e nella vita personale, individuale, e diventa allora una provocazione e unesplosione del dettato tradizionale della letteratura. Si vuole insomma insinuare questo: non che la poesia, come gi ricordato nella formula di Salmon, ha cambiato a tal punto la letteratura in quel periodo e in quel gruppo di poeti, che le loro poesie e i loro romanzi sono diventati di fatto la pi giusta critica darte, di quellarte? Ovvero, che non solo quello era il loro scrivere di arte, ma che era la loro critica darte, cio che la critica darte, come la letteratura cambiava con loro di ruolo, di funzione e di modo despressione? O ancora che larte, in questo percorso svolto insieme alla poesia, ha cambiato la letteratura tanto da indurre a parlare di extra e di anti-letterariet, insomma di avanguardia, di questa avanguardia? Poi nel romanzo Anicet ou le Panorama (Anicet o il panorama), del 1921, c di nuovo uno spezzone della storia dellepoca e unaltra versione dellestetica di quella generazione. Sono ormai gli anni del successo di Picasso, dei Balletti Russi e di Cocteau, della ricchezza e del bel mondo. Picasso gura in Anicet appunto come Blu, il pittore arrivato, ora ricco e famoso: Povert, purezza... La ricchezza in arte si chiama cattivo gusto. Una poesia non una vetrina di bigiotteria, i creatori sono coloro che formano la bellezza di materiali senza valore... Blu, il genio di questepoca si serve per i suoi quadri di carta da parati, giornali, sabbia, etichette. Ma si parla anche di Jean Chipre, il Povero, evidentemente Max Jacob, e allora: Ci che costituiva ai suoi occhi lautorit di Chipre era che la sua estetica si adattava cos meravigliosamente alla sua vita che passava senza accorgersene dalle considerazioni sullesistenza alle considerazioni sullarte. Veramente si poteva assicurare che aveva la sua estetica come morale32 . noto che Aragon raccoglier anche la questione del collage, in La Peinture au d prima e in altri testi poi33 , ma intanto una parte, un aspetto di quella storia pare perdersi, nel seguire la traccia di Picasso, morti o ritiratisi
31 Alain Jouffroy, Introduction au mouvement perptuel dAragon , in Louis Aragon, Le

Mouvement perptuel precd de Feu de joie, Gallimard, Paris, 1970, p. 16. Louis Aragon, Les collages, Hermann, Paris, 1965.

32 Louis Aragon, Anicet ou le Panorama, Gallimard, Paris, 1972. 33

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i suoi protagonisti, subentrati nuovi fatti e nuovi problemi. Troppo complessa la questione dei rapporti tra Picasso e il Surrealismo, n qui interessa ricostruire tutti i suoi avvenimenti. Resta signicativo che Picasso raccoglie segni di ammirazione da parte di molti dei surrealisti, ortodossi e non Breton in prima la, ma anche Desnos, che scrive in diverse occasioni per Picasso, e poi i fuoriusciti, primo fra tutti Bataille, come testimonia inequivocabilmente il numero di Documents interamente dedicato al pittore , come altrettanto signicativa la resistenza che invece altri gli oppongono Soupault per esempio. Resta soprattutto che in ambito surrealista Picasso trova forse lultimo grande compagno di strada poeta, con il quale ha un sodalizio paragonabile a quelli n qui evocati: Paul luard. in particolare a partire dal 1936, quando luard presenta Picasso in un giro di conferenze in Spagna e Picasso illustra La Barre dappui (La barra dappoggio), che lamicizia tra i due si consolida. Da allora tutti i libri di luard saranno illustrati da Picasso e luard scriver in tante occasioni su Picasso. Ma gi prima era stata la presa di posizione del poeta a proposito di Franco e della Guerra di Spagna ad avvicinarli, la stessa ragione per la quale Picasso ha rotto o si allontanato da altri Jacob stesso probabilmente, e Salmon , ed proprio nelle prese di posizione politiche, e nelle vicende dei rapporti in particolare con il Partito Comunista, che Picasso trover in luard una solida sintonia. Daltra parte lincrocio dei percorsi dei due, poeta e pittore, ha davvero le caratteristiche di un sodalizio, tanto da aver fatto scrivere che raramente nella storia letteraria il vocabolario privilegiato di un poeta coincide da cos vicino con i motivi plastici di un pittore34. Per quanto alcuni aspetti della sua angelica poeticit, com stata denita, possano andare nella direzione dellillusoria fusione avvenuta, dellidea ortodossa-bretoniana di surrealt come sintesi dialettica, o ancora dellamore, della solitudine, del desiderio, della purezza, della dolcezza, della poesia, della vita poetica come paradiso realizzato in terra35 gioia e tristezza si
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Charles Bachat, Picasso et les potes, cit. Se fusione, sintesi, immediatezza indubbiamente ci sono in luard, ci chiediamo se esse vi siano per un progetto o un ideale estetico, o piuttosto per una sorta di afflato morale, o, vorremmo azzardare, pre-morale, cos come pre-estetico, e pre-ideologico e pre-politico, che potremmo chiamare semplicemente bont, una qualit apprezzata da Picasso e presente

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confondono e non resta nessuna sofferenza o disinganno. Ecco venir la parola semplice come il canto di un uccello, la freschezza delle parole innocenti come nel primo giorno, una fortuna perpetua, un incanto36 , luard tuttavia ha non pochi punti in comune con i nostri poeti della modernit: Poesia composta esclusivamente di tempi forti, come ha visto benissimo Jean Cassou, che non progredisce da un punto allaltro, non percorre spazio alcuno per collegare certi fuochi psicologici. E parimenti per essa non conta la durata: interamente immersa nel presente, aspira ad instaurare nellattimo leternit, spezzando la crosta del tempo. Ma questa eternit si brucia da s, questa poesia meravigliosamente combustibile si distrugge senza lasciare alcun residuo denibile37. E vengono in mente i versi: E tu tieni la amma tra le dita / Tu dipingi come un incendio. // Ed inne la amma che unisce, la amma che salva, che luard ha scritto proprio per Picasso. anzi forse con la frequentazione di Picasso che luard ritrova lispirazione degli inizi, inizi che affondano appunto nellinuenza di Jacob, Apollinaire, Reverdy. Ne sarebbe una testimonianza il desiderio, contemporaneo alla scelta dellimpegno politico, di un lungo poema, che affronti le questioni anche della narrazione, dellautobiograa, del progetto (anti)letterario, un poema per, e soprattutto, ininterrotto il titolo appunto Posi ininterrompue secondo lo schema, diciamo pure picassiano seguendo lindicazione di Malraux38 , del quasi-diario, o della quasi-totalit. Esperimento

non a caso in quasi tutti i poeti qui ricordati al suo anco: Jacob, Salmon, Reverdy.
36 Marcel Raymond, Da Baudelaire al Surrealismo, cit., p. 308. 37

Ibidem, p. 306. E a ulteriore sostegno della continuit della linea che andiamo descrivendo servano anche alcune osservazioni di Tzara: Il suo [di Picasso] Cubismo si afferm e gli elementi poetici che contiene si cristallizzano, si direbbe, alla maniera di una mitologia: la chitarra, il pacchetto di sigarette, le carte da gioco, la pagina di musica sono gli elementi primitivi su cui si ssa il suo lirismo evocatore. Sono luoghi comuni che prendono un nuovo signicato secondo il modo in cui luard intendeva, nella sua rivista Proverbe, nel 1920, legare il linguaggio popolare al linguaggio poetico, la poesia tendeva essa stessa a creare nuovi luoghi comuni; e: I papiers colls di Picasso che ho chiamato proverbi in pittura, possono essere messi in parallelo alluso in poesia dei luoghi comuni e delle frasi fatte. Cendrars, Max Jacob, Reverdy ne hanno fatto uso e, dopo di loro, la giovane generazione di Littrature, Aragon, Soupault, Breton, luard e io stesso (Picasso et la posie, cit., pp. 198 e 194-195).

38 Ci riferiamo soprattutto a Il cranio di ossidiana, trad. it. Garzanti, Milano, 1975.

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riuscito o fallito che sia39, luard coglie della Modernit un altro aspetto non secondario: il morire con il pennello in mano, la impossibilit di interrompere appunto, landare sempre avanti, la trasformazione, se si vuole, o lo spostamento meglio del desiderio dalla totalit, completezza, sistematicit, al cammino, percorso, processualit, o anche militanza, per usare un termine comune alla politica e allesercizio dellarte, altra forma del trovare40 . Che questo si conguri in luard in una poetica dello sguardo non fa che chiudere il cerchio del legame tra visivo e poesia che il nostro percorso ha sottolineato. Gli occhi, in luard, sono lo scambio degli sguardi, la comunione nellamore o nella fraternit del vedente e di ci che visto, per cui occorre moltiplicare gli sguardi, scambiarli, farli riettere gli uni negli altri. Lo sguardo, gi portatore di morale, in lui ancor pi il segno di unestetica: dare da vedere (Donner voir : titolo della raccolta dei suoi testi sui pittori), aprire gli occhi, occhio interiore, vedere tutto... Picasso nisce allora col diventarne lo snodo, un prodigio del vedere: La generosit di Picasso si esprime nel lavoro, un lavoro a misura di una vista che si accanisce a vedere tutto, a proiettare sullo schermo della storia delluomo tutto ci che pu comprendere, ammettere o trasformare; gurare e trasgurare41. Le numerose poesie che luard dedica a Picasso ritornano in continuazione sulla questione dello sguardo con accenti che sappiamo centrali: occhi aperti e occhi chiusi (Ha chiuso gli occhi per darsi al tuo sogno,
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Quello che noi decantiamo qui infatti lo stesso che Franco Fortini per altri versi denisce proprio laspetto negativo del poema in questione, che lo stesso Fortini collega fortemente a Picasso, biasimando di entrambi quella che egli ritiene la debolezza di voler mostrare tutto (anche quei disegni che altri, in altri tempi, non avrebbe mostrato a nessuno), scambiando per volont di immediatezza, fusione totale, involontariet e insomma debolezza critica, quello che noi qui vorremmo rileggere come ripresa di un lo storico ben altrimenti critico, fatto, in luard s, di fusioni e sogni, ma anche di rotture e di delirio. Vedi Franco Fortini, Introduzione a Paul luard, Poesie, A. Mondadori, Milano, 1955, pp. 65-67. Pi positivo il parere di Fortini nella Nota per la ristampa del 1966, dove, sul filo in particolare dello studio di Jean-Paul Richard, ridefinisce quello che aveva chiamato il usso, il continuo lirico-vitale e, pur continuando a rimproverare a luard lassenza di antitesi (drammatica) e di oggettivit (epica), gli riconosce il merito di disfarsi della individualit cristiana-borghese e felicit duna nuova possibile nascita. Vorremmo di fatto poterne parlare in termini giacomettiani, cio del continuo riprovare per poter vedere meglio, o addirittura perch solo cos vedo, cio facendo. Quali sono stati i rapporti tra Picasso e Giacometti? Se ne sa poco, ma pare che Picasso chiedesse spesso di Giacometti, il quale in verit preferiva frequentare Braque, Matisse e Derain.

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41 Paul luard, Picasso, dessins, Pliade, t. I, p. 450.

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Fatemelo vedere [...] Mentre ripete il mondo che le mie palpebre celano [...] Fatemelo vedere), sguardi rispecchiantisi (Per vedere ogni sguardo rispecchiato / in ogni sguardo), il compito-dovere di custodire e difendere il tesoro celato negli occhi (Le donne i bimbi hanno lo stesso tesoro / Negli occhi / Gli uomini come possono lo difendono), il compito-dovere di aprire gli occhi (Ma tu hai aperto gli occhi che vogliono vedere), ma soprattutto, in Picasso, il prodigio del legame tra occhio e mano, tra sguardo e pittura (Noi uniamo le mani ai nostri occhi / E questa la nuova festa, E queste per la loro strada mani tranquille / Nude obbedienti a ridurre lo spazio / Di desideri ricolme e dimmagini / Una seguendo laltra sfere dun solo orologio), perch pare proprio a Picasso affidato il miracolo della poesia: E tu con amore disegni le cose / Che aspettano una esistenza. / Tu disegni nel vuoto come nessuno disegna, Ed io so che nulla perduto quando tu guardi. Poeta e pittore sono uniti dal visivo: fratelli vedenti. E lo scrivere darte una variante della stesso legame: I critici darte, e intendo coloro che hanno cercato di trasporre letterariamente la loro emozione di fronte a unopera darte, sono, anche loro, fratelli vedenti42 , in nome dello scambio del vedere, del vedere come scambio. Concezione che va letta certamente nel contesto della pi famosa enunciazione eluardiana sullarte, del pi famoso rovesciamento estetico operato e promulgato da luard, quello della posizione del poeta da ispirato in ispiratore, portatore di ispirazione, punto di partenza per altra poesia, dove creazione e fruizione, scrittura e lettura, nonch parola e immagine vogliono essere intesi come uguali anelli della catena poetante. Questo ulteriore gioco di riessi deve avere ancora una volta toccato no in fondo Picasso. Egli infatti, se, come testimonia inequivocabilmente e certo una volta per tutte Max Jacob, ha orrore che si scriva su di lui. Ha orrore dellincomprensione e dellindiscrezione...43 , daltro canto ha curato in un modo particolare e originale questo rapporto. in effetti estremamente signicativo che non abbia praticamente scritto mai o pochissimo della propria opera e visione dellarte, mentre ha affidato agli altri di renderne conto in quella forma di conversazioni, di frasi riportate, di resoconti o ricordi
42 Paul luard, Les frres voyantes, Pliade, t. I, p. 513. 43 Max Jacob a Jacques Doucet, lettera dell11 gennaio 1917.

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compresi quelli romanzati, ovvero inseriti nella cornice della nzione , che inne egli trovava pi rispondenti al contesto, alla voce che spetta ai discorsi: non senza insistenza anzi, come si sar letto nei libri di Hlne Parmelin, che riporta pi volte come Picasso la incitasse spesso a scriverne cos come labbiamo detto adesso, dal vivo, si direbbe oggi, ovvero nella cornice della cornice della vita. E non solo: se dei testi di Picasso stesso qui non si dice niente, salvo a questo punto ricordarne lautomatismo nel senso che qui si viene dicendo, cio, per cos dire, della diretta, di essi si sottolineer la grande parte che vi ha il rapporto intrinseco con limmagine, intrinseco perch non solo legato al potere evocativo delle parole e delle frasi, ma alla volont pi volte ribadita di presentare-riprodurre la scrittura stessa come immagine, scritta a mano, impaginata, decorata, illustrata... Immagine di immagine che a noi pare, per concludere, il rovescio esatto, laltra faccia del rapporto di Picasso con la poesia scritta degli altri, dei poeti, quello cio della sua attivit di illustratore dei testi altrui, ovvero di essa la libert con cui vi si confrontato, la stessa che egli sollecitava agli altri nei suoi confronti.
Novembre 1996

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Elio Grazioli critico darte contemporanea, insegna Storia dellarte contemporanea allUniversit e allAccademia di Belle Arti di Bergamo. E direttore artistico della manifestazione Fotograa Europea di Reggio Emilia e codirettore della collana editoriale Riga per leditore Marcos y Marcos. Ha pubblicato: Corpo e gura umana nella fotograa (1998), Arte e pubblicit (2001), La polvere nellarte (2004), Piero Manzoni (2007), Ugo Mulas (2010). Per doppiozero ha pubblicato nel 2012 Duchamp, Picasso e gli altri e Arte per chiechi.

La libreria di doppiozero un nuovo modo per trovare in rete libri di qualit, scoprire nuovi autori, rileggere testi dimenticati. doppiozero unassociazione non-prot impegnata in iniziative culturali innovative. una rivista che legge criticamente lattualit, una comunit di autori e lettori e ora una casa editrice che offre la possibilit di acquistare libri elettronici in formato aperto, senza criptazioni proprietarie, cio liberi di essere usati, oggi e domani. Insieme a tutte le altre nostre iniziative, la libreria per doppiozero unoccasione di condivisione e di crescita comune, un impegno con i lettori, unanticipazione di futuro per la cultura. Contribuite con noi a renderlo possibile.

associazione culturale doppiozero / via a. oravanti 3 / 20154 milano / www.doppiozero.com / Picasso e i suoi poeti / gli autori / pubblicato a gennaio 2013 / redazione Luigi Grazioli / progetto graco Paola Lenarduzzi (studiopaola) / impaginazione Paolo Vigorito Il presente le pu essere usato esclusivamente per nalit di carattere personale. Tutti i contenuti sono protetti dalla Legge sul diritto dautore. doppiozero declina ogni responsabilit per ogni utilizzo del le non previsto dalla legge.

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