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LEZIONE 2

Il titolo la trota nera la trota può avere dei riflessi nerastri, di solito è argentea, ma qui è colta nei
suoi vizi serali da come si vede già dal v1. È una trota che si vede a mala pena e quindi fin dal titolo
sembra quasi che questa trota sia invisibile, una trota che difficilmente si fa prendere. Quel nero del
titolo è una connessione intertestuale con la poesia precedente Sulla greve, in particolar modo del
v.4 dove si parlava del volo nero di una rondine, in effetti il nero sembra essere il colore dominante
in questa poesia. Dottori in divinità graduati in economiaè un ablativo assoluto. Curvi sull’acqua
seralesottinteso: stanno pescando. Graduati in Economia con questa parola che è un calco
dell’inglese graduate. Laureati in Econonia.
Ciò che è importante sottolineare è che Dottori e Divinità siano entrambi con la maiuscola, la qual
cosa rappresenta una sorta di irrisione, sia del titolo di Dottori, sia in particolar modo del fatto che
siano dottori in Divinità, cioè laureati in teologia, come se si potesse essere dottori riguardo a una
identità così difficile come può essere quella di Dio, quindi sono maiuscole di leggera ironia.
Visto che Reading è una città universitaria, un po’ tutti quelli che passano si laureano, sono l’ alla
sera che pescano sull’acqua del fiume un’eventuale trota, la quale trota è più furba di loro che pure
sono laureati. La trota annusa e va via la trota annusa l’esca e va via, non abbocca l’amo. Le
strofe non sono divise né dal punto di vista strofico, né sintattico perché si passa da una trota a una
donna tramite il collegamento con il colore nero. Il suo balenio di carbonchio si vede un guizzo
appena all’interno del fiume dove c’è questa trota e il suo balenio è un balenio di carbonchio. Il
carbonchio è un rubino, pietra dura e tecnicamente doveva essere rosso ma Montale lo usa per la
vicinanza al termine carbone. Quindi il suo balenio scuro assomiglia a un tuo ricciolo che si scioglie
mentre la donna si sta lavando i capelli (immagine intima e domestica) riccio nero poiché donna
mora e questo guizzo sembra un sospiro che proviene (sale) dagli ipogei del suo ufficio. Da qui
capiamo che la donna è un’impiegata in un ufficio e quest’ufficio evidentemente è sotterraneo. Un
sospiro evidentemente è il sospiro di lei, ma il sospiro come spesso questa parola è connotata in
maniera forse più erotica, soprattutto se la mettiamo in vicinanza con la poesia precedente dove al
v9 si era parlato di respiro. Sembra essere la stessa donna e se così fosse siamo di fronte a questa
GBH, di cui più di tanto non sappiamo. Il fatto che si dia uno scorcio di interno ed è un interno di
toilette è di per sè abbastanza significativo, come se il poeta l’avesse vista fare un gesto abbastanza
intimo. È una poesia che parte dalla ricerca di questi grandi cervelloni di prendere la trota e che si
collega al fatto che il poeta quella trota, la sua trota, l’ha presa. Questa donna-trota. Il fatto che
l’ufficio sia sotterraneo riconduce al fatto che la trota vive sotto acqua. Quindi abbiamo un
parallelismo in più fra la trota di per sé e la donna-trota di cui stava parlando.

DI UN NATALE METROPOLITANO
ci riconduce a Londra. Questo testo è stato pubblicato sulla rivista un po’ strana intitolata
BELLEZZA nel gennaio del 49. Rivista più che di estetica prettamente per un pubblico femminile.
Presentava sempre la didascalia Londra 1948. Dunque siamo nel periodo dei viaggi in Inghilterra di
Montale. La rivista non era letteraria infatti in Opera in Versi non troviamo nemmeno citata questa
rivista.
La poesia poi fu pubblicata in PARAGONE nel ‘50 in col rovescio del binocolo comprendente le 6
poesie già dette.
Protagonista di questa poesia è sempre GBH, come si evince dai punti di contatto con la poesia
precedente es: nella poesia precedente si parlava di ricciolo nero, qui si parla di ricci bergère oppure
nella poesia precedente si parlava di bagno, qui di lavandino e specchio ovale. Anche qui torniamo
sempre nel bagno. Anche questa ultima immagine sui gradini automatici che ti slittano in giù…
verso 12 ci riconducono agli ipogei della poesia precedente. Anche qui c’è un’immagine di discesa
verso il basso. Gradini automatici probabilmente fa riferimento alle scale mobili della metro di
Londra.
Elementi di riccioli e del bagno alludono a una certa intimità, come abbiamo già visto per la trota
nera. In realtà non sappiamo che tipo di intimità: è un rapporto di carattere amoroso? È un rapporto
in qualche modo prezzolato? A pagamento= Anche i riferimenti versi 6-7 una caraffa vuota,
bicchierini di cenere e di bucce fanno intendere dei resti di quello che è stato un ricevimento di
un Natale metropolitano che ci riporta al titolo, cioè un festeggiamento di un Natale fatto in un
modo un po’ veloce, non ufficiale e non grandioso. Poi crocicchio le animefanno riferimento ad
un groviglio di strade e le bottiglie che non si aprono ovvero un non festeggiamento. Questa donna
sembra una figura opposta a Clizia, sembra un personaggio connotato da elementi umili e da
riferimenti piuttosto bassi.
In questo caso tutto parla di un amore, se amore è stato, era un amore non sublime, di carattere
sotterraneo ed equivoco, cioè non sappiamo bene che tipo di rapporto ci fosse fra i due. Sappiamo
qualcosa di più sulla donna in quanto tale in una poesia tarda di Montale nel diario del ‘71 (già
accennato alla poesia Annetta) ora qui tra le prime poesie del diario è la terza della raccolta del
diario del ‘71 c’è una poesia che si intitolata TRASCOLORANDO. (VEDI MOODLE).
Trascolorando è una poesia abbastanza strana in cui anche la struttura sembra ricordare certe poesie
di Gozzano, per es. Signorina felicitas, in cui il poeta si prende gioco di questa creatura che sembra
quasi inadeguata alla vita, come lui d’altronde. Il titolo trascolorando si riferisce, come dirà
Montale in una nota redatta per la redazione francese delle sue poesie, in cui dice che questa donna
era una camaleonne ovvero una donna camaleonte, che cambiava. Il titolo è quindi un po’ più
aulico di questa donna camaleonte.
“Prese la vita col cucchiaio piccolo è un’affermazione abbastanza normale nelle ultime poesie di
Montale, per esempio M. disse: vissi la vita al 5% ovvero a piccole dosi, essendo del tutto fuori,
scritto in corsivo per intenderlo come imprevedibile o inafferrabile, fuori dalla media delle persone.
ImprendibileDonna che come la trota nera non si fa prendere, è un elemento che ci riconduce
quasi certamente a GBH.
Una ragazza imbarazzataUna ragazza che faceva provare imbarazzo, timida (la prima redazione
della poesia era capricciosa poi sostituita con la lezione imbarazzata) presto sposa di un nulla
vero cioè presto sposa di un uomo insignificante e imperfettibile cioè inguaribile nei suoi difetti.
Rime sdrucciole terminanti in –ibile che evidentemente piacevano molto a Montale.
Ebbe un altro marito che le dette uno status Si sposò divorziò e poi si risposò e almeno questo gli
diede uno stato sociale, rispetto a quello anonimo di impiegata. La portò in Libano come si porta
una trousse che serve durante il viaggio. Quindi un oggetto di poco conto, un orpello. Nella prima
redazione diceva che quest’uomo le diede due figli,
ma lei però rimpianse l’agenzia di viaggio finché non incontro un tale-Montale (quindi Montale
parla di se stesso in terza persona) non meno lunatico (selenitico) ma comprensibile rispetto agli
altri due uomini che la donna aveva avuto. Fu tra lo spazio tra i due suoi mariti=> il FU lo usa
anche in Dora Markus come qualcosa che accadde la cosa accadde, non sappiamo cosa, nello
spazio fra i due mariti, cioè dopo che aveva divorziato dal primo marito e prima di risposare il
secondo. I due si intesero con solo qualche parola.
(L’uomo)Il tale la riportava al suo linguaggio paterno, succulento (quello italiano è un linguaggio
molto ricco rispetto all’inglese) e non chiese nemmeno quel che ebbeebbe da lui qualcosa che lei
nemmeno aveva chiesto oppure l’uomo non ebbe nemmeno il bisogno di chiedere l’amore di lei che
gli venne dato quasi spontaneamente.
Lei ricorda Montale in varie lingue (un barbaro coktail di prestiti). Parlando italiano arabo e inglese
mentre lui la ricorda sempre trascinata dal marito ai festini e prona. Quindi il ricordo che ha lei di
lui è un ricordo che si mescola a molte lingue se lei adesso parla arabo, parlava inglese ed era
italiana. Invece lui rivede se stesso con le pantofole ai piedi (il riferimento è al viaggio in Libano
che Montale fece per il Corriere della Sera nel dicembre del ’48), pie felpato perché entrò in molte
Moschee e anziché entrare scalzo gli fu data una sorta di particolare dono quella di potere usare le
pantofole), per questo lui si chiama in maniera autoironica pie felpato. Prono sui tappeti= disteso sui
tappeti di numerose moschee durante il suo viaggio in Libano e il suo sguardo, di lui, si accende
delle pietre che mutano colore saranno quelle presenti nelle moschee, queste pietre si chiamano
alessandriti che è un tipo di pietra dura e che sono camaleontiche pietre. Ed ecco che compare
l’aggettivo camaleontiche che ci riporta a una delle caratteristiche di questa donna che è quella di
sapersi adattare evidentemente alle circostanze: quella del primo marito, del secondo marito, ma
anche a quella del rapporto con Montale intermedio fra i due mariti. Quelle pietre che ora lei
acquista nei bazar a pochi soldi.
Lei non ebbe prezzo (con questo Montale sembra dire che non è stato un amore prezzolato come si
poteva sospettare) perché lei non si fece acquistare da nessuno, rimase se stessa, né lui stesso ebbe
prezzo quando cercava un’agenzia turistica presso il Marche Arch (arco trionfale di Londra). Quindi
nessuno dei due lo fece per questioni di carattere commerciale, pratico, economico. Lui era un
uomo affittabile, come lei= ovvero libero da impegni e non sposato. Sprovvisto di predicati
( predicati non maschili ma privo di identità, come spesso Montale si dipinge anche negli Ossi e
nella Bufera, inetto, un uomo incapace di vivere), quindi era privo di identità, ma pronto a riceverne
una di identità, quella che poteva arrivare, magari anche da una donna. Ora che ce l’ha= adesso,
quando scrive, nel ’71, Montale ha un’identità, quella di poeta conosciuto ufficialmente, l’uomo
pensa che basti, che sia sufficiente quella. Ma lei che identità ha ora? Lei non si pone la domanda
per sua fortuna, è felice. Vive lo stesso e vive bene, anche senza porsi il problema dell’identità
personale. C’è questa conclusione finale, quasi una massimaChi da luce agli altri rischia per sè il
buio. Evidentemente lei è una donna che ha sempre dato non chiedendo nulla in cambio. Donna
strana, solitaria che non si fa troppi problemi di carattere esistenziale, capace di dare luce agli altri
(nel suo piccolo non paragonabile con la luce di Clizia). Questa poesia riscatta e risolve i molti
interrogativi delle poesie lette finora della 4 sezione.
Queste poesie legate a GBH potremmo definirle una cronaca di un amore mai nato, un amore
ancillare (come gli amori tipici per Gozzano, amore ancillare per Gozzano vuol dire amore per una
serva, in questo caso per una donna con caratteristiche intellettuali non alte come Clizia o la
Spaziani).
METRICA:
La poesia di un Natale presenta un testo monostrofico di 12 versi.
Verso 2 alessandrino, doppio settenario con diaresi a pru-i-na, come verso 4 che è corretto. Verso 9
pure e verso 12. Il resto sono endecasillabi. Abbiamo qui un’alternanza fra endecasillabi e
alessandrini, tranne il primo verso che è a sè. Il periodo è unico formato da una elencazione.
Testo che presenta una sintassi nominale e un’elencazione, sono una serie di sostantivi o elementi
sostantivali.
Rime interna portante in –ini, suffisso diminutivo italiano, il che rende l’idea del ritratto di questa
donna. può rimare anche con lavandino.
Molto interessante è la rima bergère, francese, con Myfair, inglese, due termini linguistici diversi
che rimano insieme.
Rima interna finale verso 10-11 pace-incapace che è anche una rima inclusiva perché incapace
include pace.
PARAFRASI:
Si parla di un Natale, può essere stato un vero Natale passato a Londra, ed è un Natale particolare,
un Natale reale o finto passato con questa donna in maniera leggera, non impegnativa forse
improvvisata.
Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo di fede e di pruina sul tuo lavandino e sullo specchio
ovale ch’ora adombrano i tuoi ricci bergèrePrimo elemento dell’elencazione: vischio, pianta
tipica del Natale e quindi ci riporta al Natale metropolitano del titolo, forse ricordiamo che vischio è
simbolo degli USA nella poesia Giglio Rosso ma con significato diverso. C’è questo vischio che era
stato infilato nel bagno sul lavandino e sullo specchio ovale, come grappolo sospeso in simbolo di
scaramanzia (fede scaramantica) e di pruina (letteralmente è la brina, termine aulico che riconduce
alla inflorescenze bianche del vischio). Lo specchio ovale rispecchia i ricci bergère della donna ora,
in questo momento sembra quasi che il poeta sia presente mentre scrive in casa di lei e in
particolar modo nel suo bagno. Rriccioli bergere= riccioli corti tipici anni venti-momento intimo.
fra santini e ritratti di ragazzi infilati un po’ alla svelta nella cornice non c’era solo il vischio
sullo specchio ovale, ma nella cornice erano infilati anche Santini e foto di ragazzi, giovani amici o
spasimanti.Abbiamo questa prima immagine che è uno specchio su cui ci sono i simboli del Natale.
una caraffa vuota, bicchierini di cenere e di bucce, le luci di MayfairAltra elencazione caraffa
vuota, bicchieri su cui avranno bevuto qualcosa e riempiti poi con la cenere delle sigarette e bucce
della frutta, quindi forse una colazione consumata insieme in quella casa. Poi si apre l’orizzonte,
non si è più nell’appartamento di lei, ma si trovano all’aperto. Mayfair è un quartiere di Londra
abbastanza centrale. poi a un crocicchio le anime [le anime sono loro due] [le anime si trovano], le
bottiglie che non seppero aprirsi, non più guerra né paceFuori le anime (lui e lei Montale usa un
sostantivo di terza persona) si trovano difronte ad un incrocio. Bottiglie= probabilmente si riferisce
a un fatto contingente, a un brindisi non riuscito, però in questo caso le bottiglie è una sorta di
apposizione di anime le anime che non seppero aprirsi come le bottiglie. Nè guerra nè pace vuol
dire che tra i due non c’è né attrito ne pacificazione, rapporto anonimo. Il tardo frullo di un piccione
incapace di seguirti sui gradini automatici che ti slittano in giù… Il piccione ( metafora del volo
nero della rondine poesia sulla greve con riferimento fallico a Montale) (qui non fallico ma sempre
riferito a Montale) che si mette a volare (frullo) tardi (sempre in ritardo nella vita e di reazione
vitale) tentativo tardivo incapace di seguirla adesso che stai salendo nella metropolitana nei gradini
della scala mobile e questi gradini ti portano in giù lontano dal poeta e tu non sei incapace di
andarle dietro, incapace di seguirla, quasi un addio, la lascia andare. Montale non riesce a seguirla e
quando pensa di farlo forse è troppo tardi. Ci sono situazioni analoghe nelle Occasioni come nella
teleferica di Genica che porta verso giù il poeta, si allontana verso giù, in quella occasione era Irma.
Era una situazione diversa e la teleferica in questo caso separa i due. Legame con mezzo meccanico
che comporta una separazione.
LASCIANDO UN ‘DOVE’
Dove tra virgolette perché è un termine inglese, significa colomba ma indica un aereo. Cattedrale di
Ely.
Di questa poesia non abbiamo edizioni in rivista tranne la traduzione in inglese della poesia che
venne pubblicata in una rivista un po’ assurda intitolata Mandrake tra il ‘50 e ‘51. Rivista che
pubblica le traduzioni in inglese delle poesie di Montale. La rivista era una rivista di un professore
di Oxford. In questa traduzione inglese c’è una didascalia fra parentesi tonde, una didascalia relativa
al testo italiana, che dice cattedrale di Ely 1948. Questa nota venne trasformata nell’edizione del
‘56 dove c’è una nota finale di Montale in cui dice: il dove che c’è nel titolo era un tipo di aereo
turistico costruito in quel tempo (1948) Quindi dove è un aereo e il periodo è il 1948. Dove=
significa colomba e nella nostra tradizione lirica è anche un vezzeggiativo amoroso, ricorda Dante
in canto 5 inferno, Paolo e Francesca. L’occasione dei versi è raccontata in una breve prosa apparsa
nel Corriere della Sera intitolata GRILLI, FOLLETTI E VAMPIRI pubblicata nel ‘48 nel corriere
della sera e poi ripresa in Fuori di Casa. La BEA British European Airlains aveva invitato Montale e
altri intellettuali ad assistere alla distribuzione della posta fatta da un aereo/elicottero. Oltre a
questa dimostrazione venne unito un volo sulla Manica realizzato dalla Grande Colomba (Dove),
messa a disposizione. Quindi abbiamo queste serie esperienze di volo a cui Montale partecipa come
giornalista del Corriere della Sera, fra cui un volo sulla Manica con il Dave, con questa grande
colomba. Nel volo arrivano a vedere la cattedrale di Ely, di cui in questa poesia.
Lirica di 6 versi che si risolve in metafore. È un passaggio dal bianco della colomba, questo aereo, e
della luce a qualcosa di scuro. Il bianco era un colore legato a Clizia, si passa a qualcosa di scuro
che è metafora di una nuova donna sottolineata dalla diversità dei colori. Questa donna non è ancora
la Spaziani essendo nel ‘48 quindi forse è ancora GBH però si deve tenere conto che molte di queste
poesie che hanno la data 1948 furono riviste o addirittura composte nel 49/50 anni in cui conobbe
la Spaziani, quindi potrebbe essere stato un adattamento. Qua si parla di un amore focoso al verso 5,
dunque un riferimento più adatto alla Spaziani che alla evanescente GBH.
Qui si passa dall’Archetipo della donna bionda cenere Clizia e la bruna che sarà Spaziani-Volpe e
anche GBH. Quindi un cambio di prospettiva archetipica per cui la donna angelica di cui
innamorarsi è bionda e bisogna stare attenti alla mora luciferina da cui stare all’erta.
Riutilizzo rovesciato di simboli utilizzati per Clizia es IL VOLO, ovviamente rivisitati Il volo in
questa poesia è differente, qui è il volo dell’aereo, in Il tuo volo si parlava di biondo cinerei capelli.
In particolar modo il fuoco che legava il poeta alla bionda adesso ritorna nel v5, quindi un
sentimento più forte e più fisico rispetto a prima. Rovesciamento di prospettiva rispetto a Clizia che
riguarda Marialuisa Spaziani il cui avvento è preparato da GBH.
METRICA: strofa di endecasillabi ad eccezione del v2 che è un alessandrino. Quindi abbiamo una
con essione con la poesia precedente che era ricca di alessandrina.
Rima esposta: v.2 v6.
Rime interne: Colomba-tomba
Stele-miele
Rime imperfette: disceso-sospeso
Varie rime ricche di riferimenti asso-consonantici.
Riferimento sintattico ritmico come ai versi 3 e 7 dove il poeta procede per emistichio ovvero
mezzo verso.
PARAFRASI:
Lasciando un dove= questo gerundio sembra quasi dire che il volo è finito. Se lui lascia l’aereo
evidentemente era dopo il volo. Cattedrale di Ely situata a nord est di Londra.
Una colomba bianca m’ha disceso fra stele, sotto cuspidi dove il cielo s’annidaM’ha
disceso=verbo intransitivo che noi utilizzeremo come mi ha fatto scendere con quest’aereo che
sembra quasi un essere vivente in quanto colomba bianca.
Dunque una colomba bianca mi ha fatto atterrare vicino alla cattedrale di Ely (compenetrazione fra
dove che di per sé è un aereo con l’elicottero dei postini, qui sembra quasi che questo dove aereo sia
diventato un elicottero perché scendono vicino a una cattedrale) fra stele ovvero lapidi, cuspidi
ovvero guglie della cattedrale che fa si che il cielo visto dall’alto si allontani (sembra che il cielo
abbia il suo nido nella cattedrale, come se la divinità qualunque essa sia, abbia luogo, risieda nella
cattedrale).
Albe e luci, sospese frase prima di verbo= di fronte alla cattedrale sembra che le albe e i giorni
siano sospesi ovvero che il tempo si sia fermato (sia per la cattedrale che per il poeta).
Ho amato il sole= al passato in quanto sole segnale di Clizia, ho amato[ il colore del miele, colore
biondo caldo] Ora ADESSO con verbo al presente indicativo chiedo il Bruno, cioè un colore
diverso e un fuoco diverso, un amore diverso, una passione che cova dentro ma molto bruciante, un
amore più appassionato, focoso, carnale.
Questa tomba che non vola= questo (deittico forse collegato a stele v2). Questa tomba di per sé è
una stele della cattedrale, ma qui vale anche come riferimento a se stesso. lui si sente come una
tomba, come un corpo incapace di slanci, inetto, inattivo che aspetta sempre che la donna si faccia
viva, che prenda iniziativa, aspetta uno sguardo di lei che lo inviti a volare (a innamorarsi)-> tomba
che non sa volare, non sa spiccare il volo dell’amore, innamorarsi. Aspetta la donna che lo sappia
accendere. Dunque il passaggio fra il biondo e il bruno che ancora qui potrebbe riferirsi a GBH. In
prospettiva si riferisce a Maria Luisa Spaziani.

ARGYLL TOUR
pronunciato Tiur
Sarebbe il giro attorno a Glasgow
Poesia pubblicata in Paragone ottobre del ‘50 (4 poesia delle 6) con data Glasgow 1948. Esiste
anche la traduzione inglese pubblicata nella rivista Mandrake fra il ’50 e il ‘51.
Nella prima edizione della Bufera e altro del ‘56 questa poesia non aveva nota, Montale la
aggiunge nel ‘57 per Mondadori scrivendo “un giro di battello nei dintorni di Glasgow”. A
Guarnieri in una lettera del ’66 Montale completa questa spiegazione, dicendo che tour è riferito
alla visita alle grotte di Fingall. Questa poesia è un esempio sommo degli incroci cronologici di
memoria e di redazione dei versi tipici del procedere di Montale perché questo giro fu compiuto da
Montale non nel ‘48 ma nel ‘46 (lo sappiamo dalla prosa Stranieri del Corriere dell’informazione)
viaggio che appare col titolo STRANIERI. VEDI MOODLE. La poesia ha la data ’48, esce nel ’50,
questo viaggio è di prima. Leggiamo un piccolo brano di questo racconto stranieri del febbraio del
’46. Quindi nel ’46 parla di un viaggio compiuto molti anni prima del ’46.
Piroscafo colomba.
Qui capiamo che Montale non aveva fatto questo viaggio nel ’46, ma molti anni prima. La
Grigniani ritiene che il viaggio sia del ’33, anno in cui conosce Irma, nell’agosto Montale fa un
viaggio in Inghilterra.
La poesia che vediamo oggi fu composta fra il 1948-50 date che compaiono in due redazioni
precedenti, a quella definitiva che leggiamo oggi, inviate queste due a alla Spaziani nel marzo 1950.
La donna di cui si parla forse diventa Maria Luisa Spaziani.
In sintesi:
Viaggio, L’argyl Tour, risale al ‘33, Montale se ne ricorderà in un racconto del ‘46.
Questo stesso Argyll tour viene datato nella poesia omonima 1948, cioè viene fatto risalire ai viaggi
che Montale compie in quegli anni. Però la stessa poesia non sembra essere del ’48, anche se datata
al 48, ma bensì del 48-50 dunque nel periodo in cui incontra la Spaziani. Tutto questo per dire che
la dedicataria di questa poesia non può che essere Maria Luisa. Possiamo anche ipotizzare che
questa poesia sia un recupero di un testo già scritto. È chiaro il riferimento a Maria Luisa. Se il ’48
è l’anno corretto in cui Montale scrive la poesia, questa poesia teoricamente dovrebbe essere stata
scritta per GBH perché non c’era ancora Maria Luisa conosciuta nel ’49. Ma, evidentemente, poi su
questa poesia Montale lavora e diventa una poesia per Maria Luisa.
La lirica si risolve in uno stilema retorico sintattico con elencazione ellittica.
Scaffai manierismo o neomanierismo di Montale della Bufera, questi sono gli esempi più chiari
ovvero Montale ripete uno stilema retorico-sintattico che qui è l’accumulazione o elencazione di
ellissi, senza verbo. È un catalogo di schegge di memoria, resti di memoria. Questa elencazione
riguardano situazioni negative o degradate.
Montale invia la poesia, anzi prima e seconda redazione di questa poesia alla Spaziani. Dunque
poesia che si forma attorno al ‘49. In una lettera la Spaziani fa notare a Montale la somiglianza con
alcune situazioni già presenti nelle Occasioni. Dunque il dibattito tra i due a livello poetico si
conclude con l’obiettivo di Montale di scattarsi dalle immagini delle Occasioni. La stessa Maria
Luisa Spaziani fa notare la ripetitività di certi stilemi a Montale, Montale interviene
successivamente cancellando o rivisitando le versioni precedenti di questa lirica:
-Zoo, siglata Glasgow ’48-50
-Glasgow, siglata ’48-50.

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