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Il Canzoniere di Petrarca

Il Canzoniere è una raccolta di rime sparse in volgare. Questo però appare


contraddittorio dal momento che Petrarca era uno scrittore latino che voleva essere
riconosciuto proprio per le sue opere in latino. In realtà Petrarca si muove in due strade
differenti:
- l’uso del latino come imitazione dei modelli classici;
- l’uso del volgare come lingua elevata e raffinata.
Il Canzoniere è un’opera per la quale il poeta lavora per quasi tutta la sua vita, a partire
dai primi anni del 1340, fino alla sua morte. Ragion per cui, sono state ritrovate molte
redazioni parziali dell’opera, prima delle quali è nota come codice degli abbozzi
perché è ricca di correzioni e commenti dell’autore Petrarca continuò e arricchì sempre
la sua opera. La redazione definitiva risale al 1374 con il cosiddetto Codice Vaticano
Latino 3195, e si tratta di un manoscritto autografo e cioè firmato da parte del poeta.
Grazie a ciò, si è potuto osservare il grande lavoro di redazione operato dal poeta,
anche se anche questa è da prendere con le pinze poiché si parla di un’“opera aperta”
che Petrarca avrebbe voluto fosse ancora in elaborazione.
Si parla di “rime sparse” perché scriveva su fogli già usati, in quanto la carta era
pregiata e costosa.
Il titolo originale è Rerum vulgarium fragmenta, ossia “frammenti di cose volgari”. In
realtà è un paradosso che il poeta definisca i componimenti “cose volgari”. Petrarca
diede poca importanza a questa opera, proprio perché vuole essere riconosciuto per le
sue opere in latino. Sorte vuole che, però, il poeta verrà riconosciuto per tale
componimento. Si costituisce di 366 componimenti vari tra cui 317 sonetti e poi ballate,
sestine e canzoni, tutti ordinati per delineare una specifica vicenda amorosa.
Il Canzoniere ha una struttura organica e unitaria, infatti la narrazione portata avanti
dai sonetti, delinea una specifica vicenda che ha un particolare inizio e una fine.
Analizzando la figura di Laura, anche cronologicamente l’opera assume due funzioni
differenti. Sappiamo che nel 1327 Petrarca la incontra ad Avignone e racconterà di
quella passione che l’ha sconvolto, mentre nel 1347 muore e da qui si osserva la crisi
interiore dell’io petrarchesco. Questi avvenimenti, come già detto, ci aiutano a
differenziare le rime:
- le prime, di quando Laura era in vita, narrano esaltazione e pentimento;
- le seconde, di quando Laura muore, narrano del ricordo e del rimpianto.
Ad ogni modo ciò che viene messo in risalto è lo scontro tra il peso del peccato e il
desiderio di purificazione che inducono a un dissidio interiore del poeta.
Petrarca prende spunto dalle esperienze personali, ma non fa di esse l’argomento
proprio del componimento. Non trattandosi di un racconto autobiografico, i temi sono
trattati attraverso il filtro della letteratura e quindi il ruolo di Laura si trasforma nel ruolo
della donna nell’io del poeta. Personaggi, ambienti e situazioni provengono dal
repertorio poetico tradizionale, motivazione per cui manca concretezza ed è risaltata
l’indefinitezza e non sono inseriti riferimenti alla storia contemporanea. L’argomento
proprio è soggettivo ed è incentrato sull’io del poeta, quindi tutti i personaggi e le
ambientazioni sono teatro dell’interiorità di Petrarca. Questa è la principale differenza fra
lui e Dante.

Il dissidio petrarchesco
In tale opera esalta l’inconciliabilità fra:
1. l’aspirazione ascetica tipica del valore cristiano;
2. le tentazioni mondane legate all’amore per Laura e alla gloria poetica.
- Petrarca aspira a raggiungere la salvezza eterna dell’anima attraverso Dio.
- Propone la conciliazione tra la durevolezza e stabilità del divino con la
provvisorietà e caducità dell’umano.
- L’attrazione verso i piaceri terreni scaturisce un senso di inappagamento per il
quale non c’è soluzione.

Lo stile
Il superamento dei conflitti avviene con la forma e si parla di classicismo formale e
cioè con accurate scelte stilistiche e linguistiche.
Lo stile è perfetto, limpido ed equilibrato, mantenuto grazie a particolari scelte
metriche che mantengono la sobrietà del componimento.
La lingua è raffinata e dolce. Raffinata grazie alle strutture morfosintattiche del
latino e poi con una scelta rigorosa dei vocaboli che porta al cosiddetto unilinguismo
petrarchesco.

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