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ANALISI DEL TESTO “PACE NON TROVO, ET NON O DA FAR GUERRA”

Questa poesia è uno dei 366 componimenti poetici del Canzoniere, il capolavoro
petrarchesco scritto in lingua volgare nel 1373 ma con una stesura preesistente nel
1342. Il poeta Francesco Petrarca è uno dei principali esponenti della poesia del
‘300, figura molto importante in quanto pone le basi della letteratura italiana e
introduca il periodo dell’ Umanesimo e del Rinascimento del 400. Petrarca è un
poeta che si distingue a causa del suo conflitto interiore ed è un sentimento che il
poeta riesce a far percepire in ogni suo componimento scritto. In questa poesia
intitolata “Pace non trovo, et non ò da far guerra”, il poeta si rivolge direttamente a
Laura, la donna amata per la quale soffre, che gli causa una contrapposizione di
desideri e sentimenti cioè l’amore e il dolore. La poesia è strutturata in un sonetto,
un componimento breve di 14 versi endecasillabi suddivisi in 4 strofe: 2 quartine e 2
terzine. In questi versi la figura retorica che domina è l’antitesi, presente anche nel
titolo, cioè l’accostamento di due termini o frasi di significato opposto. Con tale
figura retorica il poeta evidenzia maggiormente la conflittualità interna che il poeta
sta vivendo, infatti è presente in ogni verso della poesia e talvolta viene addirittura
doppiato come nel secondo verso “e temo, et spero; et ardo, et sono un ghiaccio”.
Un’altra figura retorica presente è l’iperbole, che prevede un’esagerazione basata o
per difetto o per eccesso, ed è stato utilizzato nel quarto verso della prima quartina
in cui scrive “et nulla stringo, et tutto’l mondo abbraccio”, esagerando per eccesso
riferendosi a mondo. Per quanto riguardo la sintassi è molto chiara e semplice e la
struttura metrica che riporta è la rima siciliana (ABAB,ABAB,CDE,CDE). In tutto il
sonetto il poeta descrive il suo stato d’animo in guerra, ma a partire dalla seconda
quartina viene citata Laura indirettamente, riferendosi a una persona che lo
“imprigiona” a causa della sua indifferenza, infatti afferma “che non m’apre né
serra” e questo Amore che prova anche se non lo uccide non gli permette di vivere
serenamente ma è dominato da questa sofferenza, tantoché non si rende più conto
se preferirebbe la vita o la morte. Invece nelle due terzine troviamo per esplicito che
la poesia è indirizzata a Laura poiché afferma che odia se stesso a causa di questo
conflitto e nonostante tale dolore sia generato da lei, non riesce comunque a fare a
meno di amarla. Questo sentimento di Amore è tanto grande e complesso che il
poeta scrive il termine con la lettera maiuscola, così da rendere più esplicito
l’importanza dell’esistenza di Laura nella sua vita. In molti testi poetici gli autori
hanno come tema l’amore per la donna amata, come ad esempio Dante che
racconta della amata Beatrice, ma la descrizione di Petrarca riguardante Laura è ben
differente dai testi danteschi, in quanto Beatrice veniva descritta con una visione
angelica e rappresentava per Dante il tramite tra il mondo terreno e quello divino.
Un esempio è la poesia “tanto gentile e tanto onesta pare” in cui troviamo la lode di
Dante all’amata e il suo saluto angelico. Per quanto riguarda invece Petrarca e la sua
amata, lui ha una visione più terrena della donna poiché è dominato da passioni
fisiche e umane. Inoltre la descrivere principalmente per rappresentare sentimenti
negativi e conflitti interni causati da questo amore non controllato. Al giorno d’oggi,
se dovessimo immedesimarci in uno di questi due poeti probabilmente molti si
ritroverebbero ad essere Petrarca, poiché vogliamo tutti qull’Amore pratico, fatto di
gesti, parole e momenti condivisi, nessuno collegherebbe mai questo Amore a dio.
Forse per certi versi potrebbe capitare, nel caso in cui la persona ti porta ad essere
la versione migliore di tè e ciò può avvicinarti a Dio ma non lo intenderemmo mai
come Dante vedeva la sua amata Beatrice.

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