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LEZIONE 8

Il primo capitolo è il risultato delle prime prove di poesia di Saba stesso.

Il primo vero capitolo dell’opera è rappresentato dai versi militari, che nasceva già come raccolta di poesie.
I versi militari sono 27 sonetti disposti nel 1908 e dedicati all’esperienza del servizio militare. In questo
piccolo capitolo cominciamo già a vedere alcuni aspetti già sottolineati. Emerge soprattutto la
contaminazione tra un linguaggio che è costituito di termini semplici e comuni con un arcaismo retorico
di forme metriche tradizionali di soluzioni tecniche. Anche solo il fatto che si tratti di sonetti è un elemento
che sottolinea fin da subito questo aspetto. Anche intuitivamente il fatto che si dedichino dei sonetti al
servizio militare è prova di questa combinazione, quindi tema più collegato a un passaggio della vita senza
che ci sia una motivazione particolarmente elevata. Proprio in merito a questo aspetto versi dedicati ai
contesti bellici ce ne sono in quantità nel corso della storia della poesia ma sono dedicati a contesti di
particolare impatto tragico o comunque contesti drammatici. Questo particolare sonetto è dedicato a una
situazione comune del servizio militare che è un’esercitazione, quindi ancora più normale il tono di un
contesto che a tratti viene visto come una specie di gioco. Questo solo per sottolineare la distanza nella
combinazione tra una forma tradizionale e il contesto che è quello dell’esercitazione nell’ambito del
servizio militare.

Nel corso della storia della poesia sono molti i versi dedicati ai contesti bellici, ma sono destinati a

contesti di particolare impatto tragico o contesti drammatici. offre un’ immagine gioiosa del servizio

militare definendo l’esercitazione come «un gioco bellissimo».1

Ordine sparso, numero 1

 è un contesto in cui già nella prima quartina


individuiamo un’azione da parte del personaggio che si dispone sul terreno e fin da subito questo
movimento sul campo viene visto come un gioco bellissimo. Il contesto in cui mi muovo lo rende nuovo ai
1
UMBERTO SABA, Il Canzoniere, Torino, Einaudi, 2014, p.41.
miei occhi. Si parla di questo particolare modo di disporsi dei soldati sul campo di battaglia. Questo ordine
sparso senza uno schieramento proprio per fornire un bersaglio meno chiaro, l’idea è che ciascuno si
muova in questo modo utilizzando gli elementi ambientali per nascondersi, come nascondersi dietro un
cespuglio o appiattendosi. Questo “Pensa” è un tono esclamativo che vuole sottolineare quello che si sta
per dire ma è anche un modo molto confidenziale di rivolgersi al lettore. “Quel che pesa…pondo”= si sta
parlando del soldato che con la sua attrezzatura si dispone lungo il terreno e il grave pondo è la sua
attrezzatura, la scelta specifica di questo termine (grave pondo) che rimanda a una tradizione più arcaica
rappresenta uno degli elementi che sottolineano la ricerca lessicale dotata di una certa attenzione nei
confronti della forma. Anche questo elemento è un elemento di contrasto tra la contestualizzazione
comune e la scelta di un termine che è proprio di un campo di tradizione letteraria molto più alta. Il volo
(cioè il soldato che salta nel grano) ricorda la pecora che si piega sulle zampe anteriori e sembra che debba
cadere in avanti. “E vedono…forse” In una situazione di esercitazione, il tono è anche piuttosto leggero, il
riferimento è al gioco, al disporsi sul campo come un vero e proprio gioco. Siamo in una situazione scenica
di movimento, ma comunque il poeta alla fine del componimento lascia lo spazio per proporre una
riflessione che va aldilà del semplice contesto specifico e che rivela alcuni aspetti della poetica di Saba
stesso. il fatto che l’io veda il terreno da una prospettiva diversa è una delle componenti che troveremo
spesso nella poesia di Saba, cioè il fatto di vedere la realtà da un punto di vista non usuale. Spesso il punto
di vista a cui si riferisce Saba non è il punto di vista dell’uomo, ma quello degli animali. Quando ci si riferisce
alla pecora c’è un’indicazione di come l’intenzione di visione dipenda molto spesso da una prospettiva più
semplice, quindi dall’assunzione di una prospettiva degli animali evitando una prospettiva più retorica e
complessa che è quella dell’essere umano. In questo senso capiamo l’attenzione che spesso viene dedicata
da parte di S: nei confronti degli animali visti come un elemento di semplicità. È interessante anche questo
singolo sonetto proprio perché già ci da una prospettiva come la sua limitatezza su una situazione
particolare. L’atteggiamento poetico di S. che troviamo in questo sonetto in molti altri casi lo ritroviamo
nell’intera prosecuzione del Canzoniere. Uno dei capitoli successivi nel Canzoniere è quello del capitolo di
Casa e Campagna. Siamo in un contesto particolare: si era sposato e da poco aveva avuto una figlia. Oltre a
questo capitolo fondamentale segue il capitolo Trieste e una donna in cui uno dei protagonisti della
raccolta che inizialmente si intitolava “Coi miei occhi” originata dalla piccola crisi matrimoniale che S. aveva
avuto e uno dei protagonisti sarà la moglie. In questi due capitoli in particolare soprattutto in trieste e una
donna abbiamo quegli accenni di melodramma che erano destinati a una situazione in cui il poeta era stato
abbandonato dalla moglie stessa. Uno degli aspetti interessanti della sezione soprattutto per renderci conto
dei possibili riferimenti che possono essere presentati nella considerazione del Canzoniere è
l’atteggiamento di Saba nei confronti della figura femminile. Nel canzoniere di Petrarca, a cui S. non si rifà
direttamente, la connessione con la donna era tradotta in astrazioni visive, in quadri di elevazione. In S. la
relazione poetica con la donna punta a una connessione della figura della moglie con elementi propri della
vita quotidiana a livello di segno raffigurabile e in questo senso la considerazione della figura femminile
nella poesia sabiana trova uno dei momenti significativi in “A Mia moglie” in cui alla figura della donna
vengono associate immagini di tipo domestico e soprattutto immagini degli animali da cortile. È una
canzone libera, i versi sono di varia lunghezza, sono settenari, quinari, endecasillabi. È una canzone del
1910. L’atmosfera generale è quella di pace e di quiete che erano un po’ gli elementi che caratterizzavano
quel particolare periodo di tempo.

Bianca pollastra: elemento ricorsivo per sottolineare la continua comparazione della moglie ai diversi
animali. Ogni strofa avrà questo inizio ripetuto. Nel ritratto che si fa dell’animale c’è anche una sensazione
di quotidianità, c’è una sottolineatura degli elementi che fanno già riferirsi a un animale da cortile, fa
rientrare il contesto in una situazione di quotidianità anche sottolineare degli aspetti pratici dell’animale
rappresenta questo intento di dare quest’atmosfera di serena semplicità. “E’ come…Dio” sta
paragonando la moglie a degli animali. La situazione è un po’ anomala. L’idea però è esplicitata fin dalla
prima strofa dove si spiega fin da subito qual è la motivazione per cui la moglie viene paragonata alle
femmine di tutti gli animali. Lo stesso S. nella Storia e Cronistoria del Canzoniere spiega la sua scelta di
paragonare la donna a degli animali si sottolinea soprattutto la sincerità degli animali stessi. L’intento è
quello di dare un riferimento che sia puro, semplice che più di quanto possa essere un paragone più elevato
ma comunque nel contesto umano, sia collegabile a qualche finzione retorica-sociale. Il paragone con gli
animali porta diretti alla semplicità della creazione. “Quando la sera…quereli”= suoni che ricordano quelli
dei mali di cui ti lamenti. “Voce…pollai”= elemento sonoro che viene sottolineato come un suono dolce,
non c’è la confusione. È un suono quello dei pollai che viene definito musica e poi soave e triste (misto di
positività e tristezza che in S. è frequentissimo). Questo misto di vita e tristezza lo troviamo anche nella
copertina dove viene riprodotta la capra.

Seconda strofa Immagini che stanno tra la dimensione del quotidiano e anche una relazionalità con
l’animale stesso che è sempre all’insegna di un rapporto semplice e sereno orientato a piccoli elementi di
interazione. Dolcezza-ferocia: dell’amore che è tanto sincero da poter diventare anche gelosia. Dio-signore=
metafora ardita in cui viene impiegato il linguaggio dell’estasi mistica in linea con quell’elemento che trova
nell’animale una situazione di purezza, di semplicità che era già stato evidenziato nella prima strofa per
dare già una chiave di lettura. Il grande amore che può manifestarsi anche in forme estreme

Terza strofa anche qui ci sono immagini di relazionalità semplice, quindi il rapporto con l’animale nel
momento di portargli il cibo. Dopo la parte descrittiva e statica della coniglia c’è anche un’accelerazione del
ritmo con questa sequenza di domande per movimentare la scena.

Quarta strofa paragone con la rondine che è l’occasione per operare questa connessione molto
frequente nel Canzoniere il presente e passato, quindi sovrapposizione delle dimensioni temporali. In
questa strofa della rondine troviamo questo aspetto, troviamo che la rondine sembra annunciare al poeta
che si sente vecchio e stanco, l’arrivo di una nuova primavera. Quel binomio tra giovinezza passata e forse
riproponibile e vecchiaia presente, tema centrale di Ulisse (1946). Il tema della sovrapposizione della
vecchiaia e giovinezza e una delle chiavi di lettura rilevanti per quanto riguarda la dimensione poetica di
Saba e del suo Canzoniere.

Quinta strofa anche in questo finale, come spesso succede nella struttura poetica di S, abbiamo un
elemento di riflessione con un richiamo diretto alla motivazione per cui la moglie viene paragonata in modo
così alto alle femmine degli animali, proprio per richiamarsi a quella dimensione di semplicità, serenità,
sincerità che questi paragoni rievocano. S. stesso dedica un commento a questi versi significativi. In Storia e
Cronistoria del Canzoniere S. ricorda che la poesia al momento della sua uscita aveva provocato allegre
risate. Saba conferma tono e intenzioni di questo testo. La figura della moglie che è protagonista sia di Casa
e Campagna e ancor di più in Trieste e una donna viene confermata ancora di più in questa successiva
raccolta. La figura della moglie che viene anche definita in conseguenza del momentaneo allontanamento
rappresenta uno dei protagonisti diretti di questo capitolo Trieste e una donna, ma altrettanto protagonista
è la città di Trieste. A sottolineare anche la particolare disposizione in cui S. stesso vive questo momento
che rappresenta una piccola crisi del suo rapporto con la donna è anche il modo di ritrarre la città perché
Trieste viene spesso vista alla luce di quelle zone spesso anche malfamate, spesso periferiche che devono
confermare la storia di un amore tradito. In merito alla sezione di Trieste e una donna noi vediamo il testo
di Trieste.

TRIESTE E UNA DONNA,


TRIESTE

Con l’occasione di questo testo facciamo un’osservazione fin da subito riferendoci all’aspetto strutturale
del testo stesso. notiamo che abbiamo una tripartizione del testo: tre strofe di lunghezza diversa, con
versi di diversa misura e liberamente rimati. Tre strofe che ritraggono tre prospettive diverse. Il ruolo che
Trieste ha non solo in Trieste e una donna ma in tutto il Canzoniere, è un ruolo assolutamente rilevante. Lo
stesso Saba definiva Trieste e una donna come un romanzetto a tre personaggi: il poeta, Trieste e Lina.

Ha attraversato la città e si sta dirigendo verso fuori, allontanandosi dal centro e va verso una posizione più
decentrata e quindi caratterizzata da minore presenza di persone. Prima scena vede un momento
narrativo, una descrizione di questo suo allontanarsi e trovare questo spazio dove si siede.

“Trieste ha una scontrosa…gelosia” Trieste qui viene subito ad essere oggetto di similitudini espliciti. S.
farà poco ricorso all’analogia, è sempre più orientato verso la similitudine, soluzione più tradizionale di
comparazione. Ci sarà una fase del Canzoniere in cui aumenteranno alcuni esperimenti di maggiori impiego
dell’analogia, la preferenza di S. tendenzialmente però è verso questo particolare strumento della
tradizione letteraria. Trieste è oggetto di un paio di similitudini: “è come un ragazzaccio aspro e vorace…
fiore”= questa comparazione è una similitudine duplice nel senso che presenta due aspetti diversi, sia
elementi di grazia (ragazzaccio con occhi azzurri), ma anche elementi di scontrosità (Trieste racchiude
questa duplice natura che viene espressa in scontrosa grazia). È il fascino della città che ha una bellezza
evidente ma non sempre positiva, quindi anche scontrosa. In tutte e due le similitudini è presente sia un
elemento positivo corrispondente alla grazia che negativo corrispondente alla scontrosità. L’idea è con due
similitudini dare subito un’impressione, riflettere sulla dimensione della città e sulla sua natura. Dopo ogni
via conduce alla spiaggia o alla collina dove sulla cima è ancorata la casa più lontana. Aria natia atmosfera
anche inqueta della città natale. Questa è una strofa che rappresenta un momento di riflessione nei
confronti della propria città, anche nei confronti degli effetti della città stessa sull’io.

“la mia città…schiva”= la mia città ha preparato per me anche il mio angolo. Questa ultima strofa molto più
breve rispetto alle altre rappresenta una chiusura sentenziosa che si ricollega alla prima, quindi riprende
l’elemento del cantuccio, la contestualizzazione scenica richiamando il posto in cui il poeta si rifugia e ha
questo aspetto di collegare la propria vita pensosa e schiva alla propria città che prima si identificava con
scontrosa-grazia. Questi due elementi si richiamano nella struttura. Sottolineiamo anche un rapporto
diretto tra l’io e la città stessa. Si parlava di una città vista nei suoi punti più oscuri, in quei luoghi che
possano dimostrare il difficile rapporto tra una storia d’amore con Lina che al momento era in crisi. In quei
casi la città di Trieste è vista in modo più duro.

Questo invece è un caso in cui Trieste viene vista in modo più affettivo. Abbiamo anche una piccola
considerazione alle parole di S. stesso presenta alcuni aspetti legati a questa particolare sezione. In questo
capitolo S. ricorda che è una sezione in cui la città e la donna assumono per la prima volta i loro
inconfondibili aspetti. È la sezione in cui i due protagonisti vengono ritratti con i loro tratti caratteristici e
sono amate per quello che hanno di inconfondibile. Ricordiamo anche in generale l’importanza che la città
ha in questi primi decenni del 900, nella letteratura in generale. Anche in questo caso S. si fa interprete di
questa linea che porta a considerare la dimensione urbana come no dei nuclei tematici efficaci nel contesto
letterario della letteratura di inizio 900. Spesso questo capitolo di trieste e una donna abbiamo situazioni
intraviste nelle riflessioni della strofa 2 e nella chiusa senteziosa della strofa 3, abbiamo soprattutto questa
sensazione di dialogo dolce e malinconico con se stesso e le cose del mondo. È una sorta di umorismo
inquieto ed elegiaco che abbiamo colto anche nel componimento a mia moglie in questo avvicinamento tra
elementi di semplicità che però trasmettono anche in motli casi delle sensazioni malinconiche. In questo
senso citiamo l’esempio della capra che rappresenta la scoperta dell’animale che si trova in una situazione
di semplicità che però nasconde anche una vena di tristezza profonda che accomuna tutti gli esseri viventi.
Connessione tra vita e dolore, parallelo da parte della realtà umana con quella animale.

Un capitolo successivo, in Casa e Campagna e Trieste e una donna, prevalgono questi toni e queste
sfumature, quindi una sorta di calore sentimentale presente pur venato da sfumature di mestizia e
malinconia, la sezione intitolata Serena disperazione datata al 1913-1915, presenta invece un tono molto
più disilluso che viene assunto come una sorta di atteggiamento costante da parte dell’io poetico. in
generale troviamo in questa sezione un momento di attività poetica osservativa: di osservazione che
richiama anche un certo distacco nei confronti delle cose e dell’oggetto.

Il secondo volume è un volume che si dedica soprattutto a presentare quella che sarà una delle sezioni più
importanti, l’autobiografia dell’autore stesso. Il secondo volume viene introdotto dal preludio e da 12
canzonette datate 1922-1923 e trova una sezione importante proprio nella sezione autobiografia che sono
15 sonetti del 1924 e che rappresentano uno dei tanti cambi di ritmo del Canzoniere. Questo secondo
volume sarà caratterizzato da molti cambi di ritmo, sperimentazione a livello formale ecc. quello che rende
questo secondo volume più unitario è proprio questo personaggio lirico che è l’io poetico che orienta la
propria attenzione alla propria esperienza d’infanzia. Il poeta dopo aver presentato momenti della propria
esperienza appartenenti all’esperienza adulta, nel secondo volume si dedica a riconsiderare i traumi
infantile, a recuperare la dimensione infantile. In questi 15 sonetti S. ripercorre le tappe fondamentali della
propria esistenza. C’è un movimento retrospettivo, un recupero delle fasi della propria vita gestita
attraverso una ricerca formale che è particolarmente accentuata. Si parte dalla nascita fino all’acquisto
della libreria antiquaria. Da questo momento in poi il protagonista del Canzoniere si definisce e abbiamo
una definizione molto più precisa del personaggio-poeta che rappresenta un motivo unitario del libro
stesso. quando invece nelle sezioni successive il libro stesso sembra manifestare una serie di cambi di
ritmo, di versificazione, di scelte, di sezioni molto diverse tra loro.
Sezione I prigioni: rappresenta una sorta di esercizio stilistico in cui in 15 sonetti vengono ritratti dei
personaggi che incarnano un aspetto particolare del carattere umano. Abbiamo il lussurioso, il violento,
l’accidioso, l’ispirato, l’empio, l’appassionato, l’amante, l’eroe, l’amico, il tiranno, l’ossesso, il melanconico,
la vittima, il beato, il silenzioso. In modo diverso ma con un’impostazione simile abbiamo la sezione
dedicata alle 11 figure adolescenti presentate in Fanciulle del 1925: si tratta di una serie di sezioni molto
diverse che segnano dei cambi di ritmo, di scelta metrica che rappresentano una certa varietà anche nel
secondo libro, ricordando l’importanza della definizione del personaggio che con l’autobiografia trova una
sua fisionomia molto più ordinata. Tra l’altro il secondo libro presenta un’altra sezione importante che è
quella di Cuor Morituro che rappresenta un ritorno al passato, ruota intorn alla figura della nutrice,
rappresenta un momento importante di recupero e riconsiderazione della dimensione infantile. C’è anche
un poemetto intitolato l’uomo dedicato a De Benedetti datato 1928 che rappresenta un esempio della
narrativa in versi di S. stesso. Le parti finali del secondo volume rappresentano alcuni aspetti che avevamo
sottolineato di ricerca dal punto di vista musicale. Tra i diversi modelli che S. adotta sottolineamo
l’attenzione nei confronti della tradizione melodrammatica e l’intento di riprodurre in versi quelle
dinamiche proprie dell’opera lirica. Nella sezione preludio e fughe in cui si concretizza una ricerca di
polifonia, di gestione di più voci che diventa una vera e propria realizzazione pratica-culturale nel testo
stesso, S. spinge al limite il proprio sperimentalismo nei confronti della musica riprendendo in versi la
struttura della fuga. Compone 12 poesie a più voci che sono caratterizzate anche da una veste grafica in
questo senso: nel senso che a sottolineare anche la dimensione dialogica che spesso si concretizza c’è la
differenziazione tra corsivo e tondo anche per sottolineare in modo visivo la presenza di più voci riprodotte
anche nel formato grafico. In questa sezioni voci principali sono quelle del padre e la madre, sviluppati
anche come conseguenza della condizione dell’infanzia di S. stesso sono quei dialoghi che si verificano tra
padre e madre che però lui non ha mai potuto sperimentare proprio perché il padre lascerà la madre poco
prima della sua nascita. Un’ultima sezione è quella del Piccolo Berto ultima sezione del secondo volume,
è una sezione composta di testi composti tra il 29 e il 31. In questi anni S. si sottopone in maniera diretta
alla terapia psicanalitica. Quindi è il tentativo in questi testi di razzionalizzare i propri temi profondi
richiamandosi espressamente alla dimensione freudiana del complesso di Edipo. In questa sezione si
sente in modo particolare la conseguenza delle terapia psicanalitica e si evidenzia in modo netto il
paradosso per cui la dimensione psicanalitica funziona nel testo per l’io poetico (perché il piccolo Berto
traumattizzato dall’abbandono del padre e poi dall’interruzione del rapporto con la Balia, rievoca il
proprio passato come un tirocinio per comprendere il proprio mondo interiore e raggiungere sano l’età
adulta). Il piccolo Berto ha beneficio da questa dimensione freudiana, paradosso perché nell’esperienza
biografica la terapia psicanalitica con S. non ebbe effetto e lui dovette interrompere prematuramente la
propria terapia.

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