Sei sulla pagina 1di 3

Temporale è uno dei più celebri componimenti di Giovanni

Pascoli, figura centrale del simbolismo europeo tra la fine dell’800


e i primi anni del 900. Fu un poeta di grande successo, professore
universitario, autore di saggi e critico letterario. La sua poesia
unisce la raffigurazione del mondo naturale e contadino e una
grande carica umanitaria.
La struttura del testo della poesia contribuisce a creare
l’immediatezza delle impressioni, infatti, il testo, si apre con un
verso isolato, come il lampo che annuncia l’arrivo del temporale, a
cui segue una strofa di sei versi di settenari (composti da sette
sillabe) uniti da rima BCBCCA. Il primo verso è in rima con
l’ultimo, mentre nella parte centrale le rime sono prima alternate
(BCB) e poi baciate (CC). Questo tipo di composizione è detta
ballata piccola.
Lo scenario descritto dal poeta si presenta come un bozzetto
impressionistico. Pascoli, infatti, descrive in modo
impressionistico gli elementi naturali che preannunciano il
temporale.
La poesia presenta moltissime figure retoriche, che
contribuiscono a creare il senso e a evocare un’atmosfera cupa e
di mistero, che funge da presupposto per la successiva
interpretazione simbolica degli elementi del testo. Ecco le
principali:
 “Bubbolìo” (v.1): onomatopea. La parola riproduce il suono
così come esso si sente, questo contribuisce a calare il
lettore nell’atmosfera che si vuole creare. La cura al registro
dei suoni è evidente anche attraverso l’allitterazione della
lettera “o”, che ricorre in tutta la poesia e contribuisce alla
creazione di un’atmosfera cupa.
 “Rosseggia l’orizzonte, / come affocato, a mare” (v.3):
similitudine che mette in relazione il colore rosso del cielo
del tramonto con il rosso del fuoco.
 “Nero di pece” (v.4), “stracci di nubi chiare” (v.5): metafora.
La metafora consiste nel sostituire una parola con un’altra
parola appartenente a un campo semantico diverso, ma che
è sentita come simile grazie ad alcune qualità condivise. In
questo caso si usa “stracci” per indicare che le nubi sono
stralciate in tanti piccoli pezzi, come fossero degli stracci
bianchi nel cielo, mentre la “pece” viene presa per il suo
colore scuro.
 “Un casolare: / un’ala di gabbiano” (v.6-7): analogia.
L’analogia è la figura retorica su cui si basa gran parte del
linguaggio poetico pascoliano, di gran lunga la figura retorica
più usata dal poeta. L’analogia creata qui da Pascoli si
compone di due immagini diverse, indipendenti l’una
dall’altra, unite solo dal colore bianco che accomuna la casa
e il gabbiano e dai simboli che le due immagini evocano.
 “Un’ala di gabbiano” (v.7): sineddoche, il poeta utilizza una
parte per indicare l’intero animale.
 “Un bubbolio lontano…” (v.1): reticenza.
 “a mare” (v.3) “a monte” (v.4): parallelismo.

Nell’ordine dei versi si nota facilmente la presenza di uno spazio


bianco, tra primo e il secondo verso. Questo spazio è usato dal
poeta per conferire un senso di smarrimento, attesa,
inquietudine, rafforzato dalla presenza dei puntini di sospensione.
Il lessico è nuovo, presenta innovazioni rispetto allo stile del
Novecento, ma comunque semplice e quotidiano. Non c’è una
ricerca di parole auliche e raffinate, ma il paesaggio viene
descritto con termini di uso comune. È presente una sola forma
verbale (“Rosseggia”). Il resto della poesia è costituito da
sostantivi. Questo particolare stile è detto stile nominale, e
consiste nell’utilizzo marcato del sostantivo, elidendo al massimo
la forma verbale. I nomi, però, sono accostati con metodi
irrazionali e poco logici, senza l’utilizzo di nessi congiuntivi. Anche
l’aspetto della punteggiatura è importante. Infatti, Pascoli, utilizza
la punteggiatura, in modo particolare i due punti, al posto dei
nessi logici o delle forme verbali. Così egli riesce ad elidere ancora
di più il verbo, facendo prevalere il nome.
Da questa poesia emerge la concezione pessimistica della vita di
Pascoli, vedendola come avvolta nel mistero. Secondo lui noi non
possiamo conoscere veramente la verità che c’è dietro alla realtà,
perché la nostra razionalità non ce lo permette. Da qui ne
consegue il senso di inquietudine e angoscia nei confronti della
vita. Questo suo ideale è dovuto in modo particolare al dramma
familiare, con la scomparsa dei genitori e dei fratelli. Però, a tutto
questo c’è una “cura temporanea”, un qualcosa che è in grado di
alleviare momentaneamente le ferite: l’affetto familiare. Per
Pascoli il ritorno al passato e anche solo il ricordo dei propri cari
contribuiscono a proteggere l’uomo da tutti questi problemi. Il
tema principale della poesia, quindi, è proprio il mistero che
avvolge la vita dell’uomo, le sofferenze e gli ostacoli che esso
incontra nel suo cammino e la famiglia come luogo di rifugio e
protezione.

Potrebbero piacerti anche