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Assiuolo

È un testo astratto. Siamo di notte. L’assiuolo assomiglia ad una civetta. È uno dei tanti suoni della
notte. La notte è vista con forte inquietudine.
Questa poesia ci porta nell’ambito del simbolismo, dove simao in un’atmosfera fatta solo di
sensazioni. È n elemento spesso indeterminato, e una domanda retorica, dov’era la luna?.
Uno stilema del poeta è quello di accostare due sostantivi: alba di perla.
Il mandorlo e il melo sono due elementi determinati (ricorda leopardi che contrapponeva
determinato e indeterminato). Soffi di lampi è una sinestesia.
Il temporale è in fondo, sta piano piano arrivando.
Anche il verso dell’asiuolo è leopardiano, è evocativo.
Nebbia di latte e ancora un accostamento di due sostantivi. Il suono ha la funzione di dare
significato alla parola.
Sentivo=anafora.
Compare l’io lirico, che sente, il fruscio, il mare, e il sussulto del cuore. Il sussulto è il passaggio
dalla natura al cuore. Il sussulto è il ricordo di qualcosa che ci ha causato spavento.
Singulto=singhiozzo.
Sospiro di vento è ancora un’altra: IMPRESSIONISMO LINGUSITICO.
Il rumore delle cavallette e paragonato al sistro (rumore inquietante).
Le porte che non sia aprono più forse sono il regno dei morti.

Ricorda di fare analisi dello stile

C’è un’oggettivizzazione dell’oggetto poetico, una concretizzazione poetica.


La struttura è in tre strofe, e ci porta ad una lettura molto rapida e sciolta. Con tre strofe di
settedodenari, chiuse tutte da una ripetizione onomatopeica.
L’immagine della natura che emerge può essere paragonata a quella di leopardi, nell’immagine
iniziale delle sue liriche, ossia la descrizione di un locus amoenus, per poi andare alle
considerazioni filosofiche. Quindi all’inizio le immagini sono tranquillizzanti. In d’annunzio invece
abbiamo delle immagini di fusione della natura con l’uomo. Nonostante ci siano molti elementi,
l’incombente temporale induce ad una sensazione di sgomento, di ansia, anche il buio fa il suo.
Importante poi la rima alternata: cielo perla, vederla, non è libera come d’annunzio.
Altra cosa= figure retoriche e ricerca del ritmo, della ripetizione delle parole. Abbiamo poliptoto,
poi allitterazioni, assonanze. La nebbia è poi un tema amato da pascoli, perché è vista e sentitita
come qualcosa che ci protegge, ci isola.
Moltale dice che pascoli è il più grande innovatore della poesia del 900: l’uso delle immagini
poetiche sono una rivisitazione dell’uso poetico delle parole, le analogie, le assonanze, tutte parole
molto foniche, fonosimboliche (come baudelaire). Pascoli è stato il più grande poeta latino del
900, e poi di nuovo il primo a percepire le novità della poesia francese e trasmetterle nella poesia
italiana. C’è poi la dialettica fra il vicino e il lontano. Il vicino e il lontano sono rispetto a ci osserva,
ma non sappiamo dov’è. Ricorda la sera fiesolana, con la limitatezza della presenza femminile. Qui
il poeta appare con l’io lirico, ma in modo misterioso. Lui è presente ma non in maniera esplicita,
fisica, solo tramite sensazioni.

Ultima strofe: c’è un climax, c’è una voce che diventa man mano più tragica. Questo porta ad una
considerazione sulla morte. Le cavallette diventano messaggere di un ricordo di morte. Queste per
analogia sono paragonate ai sistri d’argento. Foscolo per esempio traboccava di elementi classici,
che erano portanti. Qui l’elemento classico diventa immagine, diventa integrato, non solo un
mezzo di saccenza, ma è evocativa di sensazioni.
Anche il valore delle parentesi, si interrompe nel dialogo fra attori, o nel dialogo con la natura. La
parentesi è come una riflessione inconscia, un tintinnio di porte invisibili, quindi anche qui prevale
l’indeterminato. Queste porte appartengono al mondo dell’ade. Il rumore delle cavallette evoca
un canto di morte.

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