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Analisi “La sera Fiesolana”

Al centro del libro c'è uno dei poemi più noti e importanti dell'Alcyone, La sera fiesolana: una celebrazione
dell'estate in tutte le sue manifestazioni. Le forti emozioni che l'ambiente circostante suscita nell'animo
rapito dell'autore fungono da fulcro intenso della lirica. Al momento della stesura, infatti, il poeta viveva
nella Villa della Capponcina a Settignano, vicino a Firenze, nel 1899, insieme alla sua compagna Eleonora
Duse. È qui che, in una sera di giugno, si lascia catturare dalle potenti emozioni che la natura è capace di
evocare nella parte più profonda e intima di sé.

Dopo un pomeriggio di pioggia la sera e, precisamente, il momento in cui il crepuscolo lascia il posto
all’oscurità della notte, diventa l’oasi di pace in cui immergersi in un totale abbandono dei sensi e della
mente fra i suoni e i profumi circostanti. Mentre la vista è compromessa al buio, l'udito, il tatto e l'olfatto
sono acuiti, consentendo alle persone di comprendere e comprendere suoni, profumi e circostanze che
altrimenti sarebbero incomprensibili.

Il prodotto finale è una serie di immagini estremamente evocative con una bellezza rarefatta e impalpabile
e una musicalità distinta e udibile, quasi come dipinti e intrise di una brillantezza e un suono potenti che
trascendono il luogo e il tempo. Il Cantico delle Creature (o di Frate Sole) di San Francesco d'Assisi è il
modello chiaro ed evidente dei tre versi di lodi posti al termine di ogni strofa, che danno all'intera serata
fiesolese un'aria sognante e mistica (possiamo lo si veda anche nell'espressione "fratelli olivi" al versetto
29).

Tuttavia, come è consuetudine con D'Annunzio, la qualità distintiva del poema è la sensualità. Lo dimostra
la scelta di dialogare con una donna (l'amata Duse per alcuni, incorporea e simbolica presenza femminile
per altri critici), la personificazione della Sera dal "viso di perla", le "vesti aulenti" e le "grandi occhi umidi",
così come il profilo dei colli fiorentini illuminati dalla luna che, in quello dell'autore.

Chi legge La sera fiesolana è subito colpito dalla squisita rappresentazione dell'unione di paesaggio e stato
d'animo, in una compenetrazione tra uomo e natura che costituisce una delle migliori realizzazioni di
D'Annunzio nel suo panteismo. Il poeta traduce essenzialmente il concetto decadentista della confusione
con il Tutto e l'Assoluto nell'osmosi che investe l'uomo e la natura, un processo attraverso il quale il primo
si naturalizza mentre la seconda si antropomorfizza, come avviene nella scena serale de La sera fiesolana.

Tutto ciò che accade nell'ambiente, dal fruscio delle foglie al sorgere della luna, dalla pioggia ai colori
cangianti della campagna, dalle ombre degli alberi all'apparire delle prime stelle nel cielo, trova
compimento corrispondenza nello stato d'animo del poeta, che si fonde e si confonde con l'ambiente
circostante, in un crescendo di emozioni e sensazioni che rendono difficile, se non impossibile, spiegare e
tradurre questa lirica in una traduzione letterale.

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