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Analisi de “La pioggia nel pineto”

“La pioggia nel pineto” è una poesia composta nell’estate del 1902 e appartiene alla raccolta dell’Alcyone.
Dal punto di vista metrico, questa composizione non presenta uno schema metrico bensì è libera in quanto
presenta versi sciolti e liberi. Qui D’Annunzio pone molta attenzione alla musicalità e alla forma della lirica
più che al contenuto, caratteristica tipica del Decadentismo. Altro tema ricorrente del Decadentismo e della
poetica di D’Annunzio è il panismo, che forma l’argomento principale di questa composizione. La fusione
con la natura è particolarmente evidente quando nell’ultima strofa D’Annunzio identifica il cuore nel petto
dei due come pesca intatta, gli occhi come polle tra l’erbe e i denti come mandorle acerbe. La natura
diventa un essere vivente attraverso la personificazione e si trasforma in un’orchestra che attraverso le sue
innumerevoli dita, ovvero le gocce di pioggia, suona i pini, mirti e ginepri. I due protagonisti alla fine della
poesia sono un tutt’uno con la natura e si perdono in un’atmosfera surreale in cui i due amati si convertono
in elementi naturali. La donna con cui D’Annunzio passeggia in campagna durante un giorno d’estate è
Eleonora Duse a cui D’Annunzio affibbia un nome mitologico, ovvero Ermione. All’inizio dell’opera il poeta
invita la donna a tacere e a udire le parole “nuove” delle gocce e delle foglie che riproducono il suono delle
gocce della pioggia. Questo per D’Annunzio è un richiamo alla vita oltreumana e ad ascoltare la lingua della
natura più ricco di significato che le semplici parole umane. In questa composizione i sensi sono la colonna
portante in quanto permettono all’autore di conoscere il mondo con una nuova percezione che non si
limita alla razionalità, bensì va ben oltre e permette attraverso i cinque sensi di immergersi in un nuovo
mondo.

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