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GABRIELE
D’ANNUNZIO
SCUOLA MEDIA
CLASSE III, SEZ. A/B/C
Gabriele D’annunzio
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D’Annunzio,vita e arte
Eclettismo: opera in diversi campi, come letterato
spazia dalla prosa alla poesia al teatro, inoltre,
eccelle come giornalista, propagandista, politico
ed aviatore.
Estetismo: la vita coincide con l’arte, diventa essa
stessa un'opera d'arte, in cui domina uno stile
raffinato con un linguaggio prezioso e musicale
che coinvolge i sensi.
Superomismo: riesce a tradurre la parola in
azione, si distingue dalle masse e le trascina con
le sue doti oratorie.
Panismo: l’uomo si immerge sensualmente nella
natura, fino a trasformarsi egli stesso in elemento
naturale, mentre la natura si umanizza. La natura
è intesa come un grande forza cosmica da cui
l'uomo trae energia vitale.
Sperimentalismo: nella sua opera sperimenta
molti stili, inventa nuove parole senza rinunciare
all'uso di termini rari e arcaizzanti, che nobilitano
la scrittura.
La pioggia nel pineto
Il poeta e la donna amata sono sorpresi dalla pioggia mentre passeggiano in una
pineta, le gocce di pioggia che cadono sulle piante producono suoni e odori, che
animano la vita segreta del bosco; i due amanti si sentono immersi nella natura a tal
punto che finiscono per confondersi con essa.
PAROLE
dalle nuvole sparse. al pianto il canto che di laggiù sale, intatta,
CHIAVE
Piove su le tamerici delle cicale dall'umida ombra remota. tra le palpebre gli occhi
salmastre ed arse, che il pianto australe Più sordo e più fioco son come polle tra l'erbe,
piove su i pini non impaura, s'allenta, si spegne. i denti negli alvèoli
scagliosi ed irti, né il ciel cinerino. Sola una nota con come mandorle acerbe.
piove su i mirti E il pino ancor trema, si spegne, E andiam di fratta in fratta,
divini, ha un suono, e il mirto risorge, trema, si spegne. or congiunti or disciolti
su le ginestre fulgenti altro suono, e il ginepro Non s'ode voce del mare. (e il verde vigor rude
di fiori accolti, altro ancóra, stromenti Or s'ode su tutta la fronda ci allaccia i mallèoli
su i ginepri folti diversi crosciare c'intrica i ginocchi)
di coccole aulenti, sotto innumerevoli dita. l'argentea pioggia chi sa dove, chi sa dove!
piove su i nostri volti E immersi che monda, E piove su i nostri volti
silvani, noi siam nello spirto il croscio che varia silvani,
piove su le nostre mani silvestre, secondo la fronda piove su le nostre mani
ignude, d'arborea vita viventi; più folta, men folta. ignude,
su i nostri vestimenti e il tuo volto ebro Ascolta. su i nostri vestimenti
leggieri, è molle di pioggia La figlia dell'aria leggieri,
su i freschi pensieri come una foglia, è muta; ma la figlia su i freschi pensieri
che l'anima schiude e le tue chiome del limo lontana, che l'anima schiude
novella, auliscono come la rana, novella,
su la favola bella le chiare ginestre, canta nell'ombra più fonda, su la favola bella
che ieri o creatura terrestre chi sa dove, chi sa dove! che ieri
t'illuse, che oggi m'illude, che hai nome E piove su le tue ciglia, m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione. Ermione. Ermione. o Ermione.
I pastori
L’arrivo dell’autunno riporta alla memoria del poeta
le immagini della sua terra d’Abruzzo, dove a settembre,
ogni anno, i pastori scendono dalla montagna a valle.
Il ricordo dei pastori riempie di nostalgia l’animo del poeta,
che sente con dolore di non far più parte di quel mondo,
che appartiene alla sua infanzia.
Settembre, andiamo. E' tempo di migrare. E vanno pel tratturo antico al piano,
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori quasi per un erbal fiume silente,
lascian gli stazzi e vanno verso il mare: su le vestigia degli antichi padri.
scendono all'Adriatico selvaggio O voce di colui che primamente
che verde è come i pascoli dei monti. conosce il tremolar della marina!