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ITALIANO

Il decadentismo è una corrente artistico-letteraria che, nata in Francia intorno al 1880 si diffonde poi
in tutta l’Europa.

• I caratteri fondamentali sono: mancanza di fiducia nella ragione e nella scienza: solo
l’intuizione e la pura sensibilità possono aiutarci a penetrare nei misteri profondi della vita;
isolamento rispetto alla società circostante; esaltazione della propria individualità, del
proprio io; senso di crisi, di morte, di angoscia e di solitudine. La poesia è per i decadenti la
sola possibile intuizione della realtà e il poeta è considerato come un veggente in grado di
cogliere il significato nascosto della realtà e gli aspetti più segreti dell’esistenza umana. Ne
deriva che le parole poetiche diventano musica e i versi, diventano rapidi, carichi di
significato e di simbologie. In Italia, gli autori più rappresentativi sono i poeti Giovanni
Pascoli e Gabriele D’Annunzio. Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara nel 1863 e partecipò
come volontario alla prima guerra mondiale e nel 1919, deluso dalla mancata annessione
all’Italia della città di Fiume organizzò l’occupazione della città. Morendo a Gardone nel
1938. I tratti distinti della produzione letteraria di D’Annunzio sono: l'estetismo, cioè il culto
estremo della bellezza e dell’arte; il concetto del superuomo, cioè il culto esagerato della
personalità che porta l’individuo a sentirsi superiore rispetto alla gente comune. Nelle opere
di D’Annunzio dominano la raffinatezza dello stile e il gusto per il tecnicismo formale e la
musicalità del linguaggio. Il poeta concepisce la natura come forza cosmica da cui è possibile
attingere una grande energia vitale. Una delle sue poesie più famose è “la pioggia nel
pineto” che è una lirica a quattro strofe di trentadue versi liberi. Mentre sta passeggiando
per la pineta di San Rossone con una sua compagnia a cui dà il nome mitologico e poetico di
Ermione, il poeta è sorpreso da una pioggia estiva, che dapprima gocciola rada e sottile e poi
diventa fitta, intensa, dilavando tronchi e cespugli impregnati di salsedine e riarsi dalla
siccità. Il poeta e l’amica si abbandonano con morbido piacere alle sensazioni di freschezza e
di purità della pioggia, che scroscia quasi con armonica e meravigliosa musicalità, secondo la
maggiore o minore densità del fogliame o le diverse specie delle piante. E inseguendone il
ritmo, orchestrato con il finire delle cicale o il gracidio delle rane, il poeta ed Ermione
finiscono per sentirsi anch’essi trasportati in creature vegetali che palpitano e
rabbrividiscono e sognano come le erbe e le piante. La lirica, tratta da Alcyone, un libro in cui
il poeta canta le luci e i colori di un’estate trascorsa lungo le spiagge toscane della Versilia,
D’Annunzio riesce a tradurre ogni sensazione, visiva o tattile o sonora, in una nota di canto.

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