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Quasimodo Salvatore
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monsignor Rampolla del Tindaro, per il suo insegnamento, fondamentale
per Quasimodo, del greco e del latino.
Negli anni Trenta si stabilì a Firenze, presso il cognato Elio Vittorini.
Qui conobbe Eugenio Montale, Arturo Loria, Alessandro Bonsanti e il
gruppo di scrittori legato a "Solaria", rivista sulla quale pubblicò altre
poesie. La prima raccolta, Acque e terre, è del 1930; nel 1932 uscì
Oboe sommerso. Dopo altri viaggi fu assunto dal settimanale "Tempo",
quindi insegnò al conservatorio di Milano. Con Erato e Apollion (1932-
36), Nuove poesie (1936-42), La vita non è sogno (1949), Falso e vero
verde (1949-55), la sua fama di poeta crebbe progressivamente, e i
premi letterari si moltiplicarono, fino al conferimento del Nobel nel
1959. Molto importanti sono le traduzioni raccolte nel volume Lirici
greci (1940), in cui la sua vocazione alla semplicità e all'eleganza trova
nei testi antichi il luogo ideale in cui esercitarsi.
Mentre nella prima fase della sua evoluzione il poeta aveva mostrato
predilezione per le immagini rarefatte e per l'ambientazione in una
Sicilia dal sapore mitico, in seguito la sua opera cominciò a riflettere
in modo più diretto l'opposizione al regime fascista e l'orrore della
guerra, particolarmente in Giorno dopo giorno (1947). In seguito
prevalse un andamento di carattere narrativo, non di rado legato a
temi di cronaca.
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Alle fronde dei salici
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.