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Dante Alighieri

Firenze 1265, famiglia di piccola nobiltà cittadina, questo gli consente di accedere alla magistratura della sua
città.
Legame forte e inscindibile tra vita e poesia.
Vita nova1: opera poetica giovanile di Dante, in poesia volgare.
Beatrice2: incontrata a 9 anni, evento centrale della vita di Dante e rincontrata 9 anni dopo3.
Dolce Stilnovo: scuola poetica sviluppatasi in Toscana (anche se il precursore fu Guido Guinizelli, bolognese) e
l’unico tema è l’amore, solo esso può elevare spiritualmente. Il termine dolce indica un linguaggio cittadino ma
colto e raffinato, niente forme plebee.

A Firenze frequentava i cenacoli intellettuali e poetici, amico di Guido Cavalcanti e Cino da Pistoia.
Ha soggiornato a Bologna, ha dedicato un sonetto alla torre Garisenda.
La sua produzione si snoda nell’ambito dello Stilnovo, con la concezione di un amore guidato dalla ragione e
non dalla passione.
Nel 1300 viene eletto al priorato (rappresentanti delle Arti, massimo potere esecutivo del Comune).
Da metà Duecento la Toscana era divisa in:

Dante era un guelfo bianco. I bianchi governarono Firenze tra il 1300 e il 1301.
Nel 1301 i guelfi neri chiesero aiuto militare al papa Bonifacio VIII, dante si oppose per timore del controllo
del papato su Firenze. I Neri rovesciarono il governo dei Bianchi e Dante fu esiliato per sempre da Firenze.
Morì a Ravenna nel 1321.

1
31 liriche (25 sonetti, 1 ballata, 5 canzoni).
2
Beatrice Portinari, figlia di Folco de’ Portinari.
3
Simbologia del n. 9: multiplo di 3 moltiplicato per sé stesso, simboleggia la Trinità e la perfezione divina, miracolo di Dio.
Considerato il padre della letteratura italiana, arricchisce la lingua volgare. Le sue opere più importanti sono
volutamente in volgare, per diffondere il sapere ad un pubblico più ampio. Sceglie il volgare anche per il
Convivio (trattato scientifico, generalmente era usata la lingua latina per il sapere scientifico e filosofico).
Il volgare dovrà essere cardinale (tutti gli altri volgari dovranno girargli attorno), aulico e curiale.

Vita nova (vita giovanile, rinnovata):


Composta dopo la morte di Beatrice (1290): ripensamento della propria carriera poetica fino a quel momento.
Raccoglie rime composte e le lega tra loro attraverso brani in prosa sulla vicenda d’amore4.
L’idea del libro e della memoria saranno fondamentali per il Dante a venire; allo stesso tempo il poeta riflette e
ripensa alla propria esperienza letteraria, con giudizio, superando le proprie esperienze e razionalizzandole. La
confessione autobiografica va a costruire una storia d’amore ideale, nella quale i fatti reali vengono trasferiti su
un piano simbolico.
Nella finzione del libro Dante immagina di schermare la passione per Beatrice attraverso altre donne, ma di una
si incomincia a parlare troppo e Beatrice gli toglie il saluto. Dante così non richiede altre ricompense d’amore,
ma trova pieno appagamento nel lodare in poesia Beatrice. Successivamente Dante si dedica esclusivamente
alla lode del proprio amore, in modo disinteressato, senza preoccuparsi di non essere ricambiato in quanto trova
appagamento non nei gesti che Beatrice ricambia ma nella celebrazione delle virtù di essa. Tanto gentile e tanto
onesta pare è il punto massimo del stilnovismo dantesco.

Divina Commedia:
Scritta in 17 anni (1304-1321).
Il titolo nasce come Comedìa, nel Cinquecento viene anteposto l’aggettivo Divina.
Si antepone alla tragedia per materia (inizia in modo orrido e finisce felice) e in stile (linguaggio basso e umile,
la tragedia utilizza uno stile più alto).
Poema in terzine di endecasillabi (terzina dantesca) o incatenate (le rime di ogni terzina sono incatenate a quella
successiva o precedente).
3 cantiche (inferno, purgatorio, paradiso); ognuna formata da 33 canti. L’inferno ne ha 34 (il primo è
considerato il proemio5). N. 3 simbolo di divinità; n. 100 simbolo di perfezione e totalità; ogni singola terzina è
formata da 33 sillabe.
Virgilio (rappresenta la poesia) è la guida all’inferno e al purgatorio, Beatrice (rappresenta la teologia o la
grazia divina) è la guida in Paradiso.
È scritta in prima persona, Dante è poeta-narratore e protagonista; spesso il narratore entra in scena per
raccontare la difficoltà a ricordare o di esprimere a parole ciò che ha provato. La vicenda è raccontata sia in un

4
Prosimetro: genere letterario in cui prosa e versi vengono alternati.
5
Proemio: parte introduttiva.
io che in un noi. La vicenda del protagonista dev’essere letta in duplice piano: individualità e portatore di valori
universali (Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…).
Nell’Epistola a Canalgrande parla di quattro sensi con cui interpretare la commedia: letterale, allegorico,
morale, anagogico.
Beatrice illuminerà Dante sul significato del viaggio: lui dovrà testimoniare agli uomini ciò che avrà visto.
La selva iniziale è sia la foresta ma anche la selva del peccato in cui è involto Dante e tutta l’umanità che si
deve redimere, Dante ha una missione profetica.
La dimensione politica è molto forte nel poema. Il canto VI di ogni cantica è dedicato ad un argomento politico:
Firenze nell’inferno, l’Italia nel purgatorio e l’impero nel paradiso.
È presente pluristilismo (registri stilistici diversi, registro comico, registro alto, registro sublime, etc.) e
plurilinguismo (lingua base fiorentino ma arricchito da latino, greco, provenzale, parole incomprensibili, etc.).

Guido, i’ vorrei che tu Lapo ed io


Sonetto6 escluso dalla Vita nova. È inserito nelle Rime.

6
Struttura: 14 versi, distribuiti in 2 quartine e 2 terzine, con rime disposte secondo precisi schemi. [Treccani]
Giovanni Boccaccio
Certaldo (provincia di Firenze) 1313.
Nel 1327 si trasferisce a Napoli (segue il padre che cambia città per lavoro). Nel 1340 torna a Firenze (il padre
lascia il lavoro a Napoli). La vita è pressante, Firenze in quegli anni vive una grave crisi economica.
Nel 1348 il padre muore a causa dell’epidemia di peste nera. Tutte le responsabilità economiche passano a
Boccaccio, il comune fiorentino lo incarica di diverse missioni diplomatiche (in una di queste, a Padova,
conosce Petrarca), vede riconosciuta la sua capacità letteraria.
Petrarca lo incita a dedicarsi alla letteratura, negli ultimi anni si dedica ai trattati in latino, aprendosi al nascente
Umanesimo7.
Muore nel 1375.

Boccaccio ha sperimentato le varie possibilità della letteratura dell’epoca (novelle, romanzo in prosa, romanzo
in versi, poema didattico in terzine, poema epico, romanzo psicologico, trattati latini, etc.).
Prime opere: la caccia di Diana (1334) e Filocolo (1336).

Decameron
Composto nel 1352.
Letteralmente decameron significa 10 giorni e contiene 10 novelle per ogni giorno, quindi è una raccolta di 100
novelle.
Boccaccio immagina che per sfuggire alla peste e al dolore, 10 ragazzi di famiglia aristocratica (7 femmine e 3
maschi) si rifugino in una villa in campagna per due settimane, fra canti, banchetti e danze. Per trascorrere il
tempo, ognuno di loro decide di raccontare 10 novelle a turno ogni giorno, escluso sabato e domenica. Ogni
novella è anticipata da un proemio e da una descrizione.
I dati essenziali (titolo, sottotitolo, partizione, personaggi) sono esposti nell’incipit, mentre ciò che determina la
chiusa (“Qui finisce la decima e ultima giornata del libro Decameron…”) sono racchiusi nell’explicit.
Ogni novella è presentata da una sorta di riassunto. Le novelle sono racchiuse da una cornice8, è presente il
proemio e una conclusione dell’autore.
Il sottotitolo è Prencipe Galeotto e rimanda al canto V dell’inferno di Dante “Galeotto fu il libro e chi lo
scrisse” con riferimento a Paolo e Francesca che leggono “per diletto”. Il Decameron rimane una lettura per
diletto.

Il Decameron fa riferimento a Dante in quanto per Boccaccio rappresenta un viaggio partendo dall’inferno della
peste con la prima novella arrivando alla magnanimità del paradiso dell’ultima giornata.

7
Movimento culturale volto alla riscoperta dei classici latini e greci. Ispirato da Petrarca ed in parte da Boccaccio.
8
La cornice era una novità per l’epoca (pensare alle cornici orientali da Mille e una notte). Rimanda alla peste nera, evento cruciale
per Boccaccio, quasi quell’evento rappresenta per lui il suo “Nel mezzo del cammin…”.
I temi fondamentali dell’opera sono l’amore, la fortuna, l’ingegno e la magnanimità. La libertà che si acquisisce
al termine del percorso non è liberazione dal male come per Dante, ma una liberazione terrena dalle forze
distruttive e irrazionali della storia dal male che la storia introduce nella vita degli uomini. Attraverso questi
valori compiono un percorso catartico. È una commedia umana in quanto i racconti sono collegati al contesto
sociale e storico reale.
L’amore ha una dimensione differente da Dante, è eros, passione, attrazione sessuale, nessun divieto. L’eros
eguaglia gli uomini alle donne di ogni condizione ed ogni ceto (laici e religiosi, umili e potenti, servi e padroni,
etc.).
Ludovico Ariosto
Reggio Emilia 1474.
Primo di 10 figli.
1500 muore il padre.
La sua produzione è lirica volgare e latina, ma anche commedie e satire.

Orlando furioso
Orlando innamorato di Boiardo (suo predecessore), viene ripreso da Ariosto con l’Orlando furioso.
Orlando innamorato è stato un poema famoso e di successo, rimasto incompiuto a causa della discesa in Italia
delle truppe di Carlo VIII nel 1494 e, successivamente, della morte di Boiardo.
Il Furioso si dichiara subito come proseguo dell’Innamorato. Ariosto ne conserva la coscienza del primato della
letteratura come strumento di interpretazione del reale e di conoscenza del mondo.
Con il Furioso Ariosto si inserisce nella tradizione ferrarese, la corte amava i racconti cavallereschi.
Il poema viene prodotto in 3 edizioni:

Anno 1516 1521 1532


Lingua Koiné padana9 Fiorentino illustre Inserimento di canti, per un maggiore equilibrio tra le
parti

La prima edizione mantiene la lingua utilizzata anche da Boiardo per l’Innamorato; la seconda edizione sceglie
il fiorentino per motivi personali (fatica della vita di corte) e storiche (apertura ad una dimensione nazionale).
Ariosto ha così dato maggior leggibilità al poema e si è staccato da una dimensione provinciale.
Le tematiche affrontate sono: guerra tra cristiani e saraceni, l’amore di Orlando per Angelica e la follia
d’Orlando, l’amore di Ruggiero e Bradamante.
In ogni metà del poema ci sono episodi cruciali: la follia di Orlando, il castello di Atlante, l’episodio della luna.
È presente la tecnica dell’entrelacement, ovvero il poeta interrompe una trama per passare ad un’altra,
lasciando il lettore sospeso. In questo modo si impedisce che una trama prevalga sull’altra. Ariosto maneggia
con abilità questa tecnica, la frammentarietà diventa unità; l’unità strutturale è data dal consapevole rifiuto di
linearità, Ariosto riesce a rappresentare così la caoticità del mondo. Questa tecnica oggi è utilizzata molto nella
produzione di serie tv.
I personaggi sono semplici, ogni personaggio rappresenta una porzione dell’animo umano, a tratti sembrano
burattini. Ogni personaggio che si affaccia alla storia ne determina un cambio di direzione. C’è pluralità di
punti di vista (polifonia, definita da Bachtin).
Ogni personaggio insegue qualcosa o qualcuno, inseguendo si perde. La selva rappresenta lo smarrimento.
Perdendosi si muovono in continuazione. La spazialità stessa è labirintica.

9
Lingua dell’Orlando innamorato.
Nonostante il mondo dei cavalieri sia definitivamente concluso, il poema di Ariosto lo rievoca. Diventa così un
testo in grado di raccontare la complessità del Rinascimento.
Il poema non ricorre al procedimento della caricatura del personaggio, ma ad un gioco di contrasti e dissonanze.
La voce narrante è all’esterno rispetto ad ogni eroe.
Ariosto è narratore e personaggio (Orlando). Ariosto è pazzo come tutta l’umanità è preda della pazzia.
Il Furioso si differenzia dal classico stile epico, si parla di antieroi, si parla dell’assurdo, dell’irrazionale
comportamento degli uomini che si abbandonano alle passioni.
Torquato Tasso
Sorrento 1544.
Nel 1565 si trasferisce a Ferrara, al servizio del cardinale Luigi d’Este.
Nel 1572 passa al servizio del duca Alfonso II.
La sua condizione mentale è instabile, nel 1577 si autoaccusa come eretico.
Fugge a Bologna e poi torna a Sorrento dalla sorella.
Nel 1578 torna a Ferrara ma scopre che gli sono stati tolti tutti i privilegi.
Gira per l’Italia e nel 1579 ritorna a Ferrara, dove privato dei suoi privilegi e del suo stipendio da cortigiano
aggredisce il duca Alfonso II che lo fa rinchiudere nella prigione-ospedale di Sant’Anna.
Lì scrive moltissime lettere e i Dialoghi. Nel 1586 viene liberato.
Gira nuovamente per l’Italia, si ferma a Roma dove il papa gli promette di incoronarlo poeta e gli da una
pensione.
Muore poco prima dell’incoronazione.

La società stava vivendo una crisi a causa della Controriforma10, realtà ambigua e mutevole delle corti,
minaccia della potenza turca contro la cristianità, guerre di religione.
Tasso, a causa di queste, è alla ricerca di una ricomposizione del proprio animo lacerato.
Differentemente da Ariosto, Tasso ricolloca il genere epico dentro il piano dei sentimenti e della sensibilità
interiore dell’eroe.
In Tasso è presente il contrasto di un’epoca divisa tra il rimpianto per l’età aurea del Rinascimento ed i rigori
imposti dalla Controriforma.

Rime
Raccolta di poesie, circa 1700. È il frutto di continua sperimentazione. I modelli che hanno ispirato questa
raccolta sono stati Petrarca, Bembo, Della Casa, Tansillo. Lo stile è tradizionale della lirica aulica (stilnovo,
poeti del Quattrocento).
Sono presenti varie forme: sonetti, canzoni, madrigali11.
Sono componimenti d’occasione, nati sullo sfondo della vita cortigiana.
Si possono dividere le rime in 3 gruppi: rime d’amore, encomiastiche12 e sacre.
Il componimento più noto è Canzone al Metauro, dove Tasso racconta i tormenti della propria anima, il
sentimento del lutto, l’instabilità dell’esistenza. Ripercorre con la memoria l’infanzia sventurata e la triste
giovinezza, fino alla morte del padre. Arriva all’accettazione di una sofferenza sentita ormai come destino.

10
La Controriforma prevede in un recupero violento e forzato a favore del cattolicesimo di una parte degli spazi che il
protestantesimo aveva occupato.
11
Componimento in tono popolare, poesia per musica, particolarmente adatti ad essere musicati. Molti madrigali di Tasso furono
musicati.
12
Che esprime approvazione.
Aminta
Dramma pastorale suddiviso in 5 atti preceduti da un prologo e conclusi da un epilogo.
È scritto in versi endecasillabi e settenari liberalmente alternati, con la prevalenza dei primi nelle parti

narrative, dei secondi con quelle più propriamente liriche.

Favola boschereccia.
I personaggi sono signori e cortigiani della corte estense, ma con nomi differenti. Tratta di un’idilliaca età
dell’oro. Tasso mostra le sue qualità di scrittore romanzesco-sentimentale; il lessico è più colloquiale rispetto
allo stile epico o tragico.
Il pastore Aminta tenta il suicidio appena scopre che la ninfa Silvia è morta (morte solo apparente).
Silvia scopre di amare il pastore dopo che lui è morto (morte non vera). Le vicende sono speculari: dall’amore
alla morte per Aminta e dalla morte all’amore per Silvia. Motivo sensuale accanto al motivo della morte e
dell’instabilità di tutte le cose.
Aminta ha espresso l’amore-tormento, l’amore non corrisposto che si nutre di lacrime e di sospiri. Il tema
ritornerà nella Gerusalemme liberata.

Discorsi
Discorsi dell’arte poetica, scritti nel 2564 ma stampati nel 1587.
Discorsi del poema eroico, scritti nel 1594: sono i Discorsi dell’arte poetica ma con aggiunte.
I Discorsi servono a Tasso a chiarire a se stesso la struttura, il carattere, la finalità del proprio poema, a
difenderlo da critiche e attacchi ed a rivendicarne l’eccellenza.
Riflessione sulla realtà contemporanea e terapia ai turbamenti della malinconia.

Gerusalemme liberata
Il pericolo turco era fortemente sentito in tutta Europa. Nella rinnovata atmosfera religiosa della Controriforma,
la lotta al popolo musulmano tendeva ad assumere l’aspetto di una nuova crociata che impegnasse tutta la
cristianità.
Tasso scrisse un primo abbozzo, il Gierusalemme, che lasciò interrotto.
Venne ripreso nel 1564 e condotto a termine con il titolo Il Gioffredo.
Il titolo di Gerusalemme liberata arrivò nelle prime edizioni uscite mentre il poeta era al Sant’Anna.
Nel 1586 Tasso riprende il poema e lo rifà completamente nella Gerusalemme conquistata, molto più aderente
ai dettami controriformistici.
Vi è l’influsso del teatro e del nascente melodramma (una struttura suddivisibile in 5 atti), la chiave oppositiva
e drammatica dei personaggi e dei loro sentimenti rimanda ai conflitti tipici del teatro.
Acquista valore la figura di Goffredo di Buglione, quale comandante dell’esercito cristiano, dentro ad una
gerarchia verticale completamente differente dall’orizzontalità del Furioso dove ogni personaggio era
protagonista. Tasso, a differenza di Ariosto, rende credibili i suoi personaggi, affinché il lettore possa cercare
una identificazione nelle vicende narrate: entra in scena il meraviglioso cristiano, che rende verisimili gli
interventi celesti, le visioni allucinate, le presente demoniache, i riti notturni.

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