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Italiana
1. Si descriva la produzione letteraria volgare riconducibile agli ordini religiosi del secolo XIII.
Nel XIII secolo nacquero gli ordini francescano e domenicano. San Francesco con Laudes
Creaturarum o Cantico di Frate sole (1224) in rime assonanzate. Volgare umbro. Veniva
probabilmente suonata con i giullari. Carattere umile. Inizio della tradizione letteraria italiana.
Jacopone da Todi: mistico ma più polemico (papi). Scrive le Laudes con temi: elogio di Cristo, della
povertà e castità, polemiche contro Bonifacio VIII.
Compagni dei Disciplinati: fondata da Raniero Fasani. Componevano laudi anonime in volgare
umbro che trattavano della vita di cristo e dei santi. Laudi che poi venivano messe in scene, cantate
e mentre si fustigavano per penitenza.
Tra i domenicani ricordiamo Jacopo Passavanti e Giordano da Pisa (però sono nel XIV)
2. Quali sono e di cosa trattano le opere di Dante in latino?
De Vulgari Eloquentia (progettati 4 libri ma scritti solo il primo e 14 capitoli del secondo): trattato in
cui si discute della questione della lingua. Dante passa in esame tutti i volgari italiani per cercare
quello migliore: mentre, infatti, il latino è la lingua artificiale per la comunicazione universale, il
volgare è migliore perché è una lingua naturale ma quindi variabile. Tale volgare dovrebbe essere
illustre (dare lustro a chi lo usa), cardinale (dev’essere un riferimento per gli altri volgari), curiale (le
regole decisa da una curia intorno a un sovrano), regale (degno di una reggia). Tra tutti il volgare
ideale è quello frutto di una sintesi tra le lingue usate dai letterati fino ad allora apparsi (lui
compreso); per lo stile tragico delle canzoni è adatto il fiorentino.
De Monarchia (tre libri): affronta la necessità di avere un imperatore universale che possa
assicurare la pace. Nell’opera viene anche affrontato il rapporto tra Impero e Papato: entrambi,
essendo sottoposti a Dio, sono necessari; il primo ha il potere temporale, il secondo per la salvezza
dell’uomo.
13 epistole (tra cui quella a Cangrande).
Egloghe
Questio de aqua et terra
3. Quali sono gli elementi fondamentali della biografia di Dante?
Non si hanno molte notizie della biografia di Dante in quanto non abbiamo autografi in cui parla di
sé; e uniche cose provengono dalle sue opere.
Nasce da famiglia guelfa nel 1265 a Firenze e sposa nel 1291 Gemma Donati. Due eventi importanti:
- Incontro con Beatrice prima a 3 anni e poi, più importante, a 18; gli incontri con lei segnaranno
la sua vita e la sua produzione letteraria nella Vita Nuova ma anche come guida nelle cantiche
del Purgatorio e del Paradiso. Alla sua morte, nel 1290, Dante si dedicherà alla filosofia;
- Mentre, in qualità di priore, si trova a Roma come ambasciatore del papa Bonifacio VIII, Carlo di
Valois invade Firenze uccidendo ed esiliando molti guelfi tra cui Dante. Da allora egli procederà
da ramingo di città in città, trovando particolare ristoro solo presso Cangrande della Scala a
Verona. È in questi anni che scriverà la maggior parte delle sue opere.
In merito alla Misura si ha scegliendo un oggetto nobile e memorabile sorretto da informazioni vere
e dettagliate; inoltre, non solo non devono essere dette bugie, ma, anche, non deve essere taciuta
la verità per un secondo fine (come l’adulazione, l’odio, l’amore…). A tal proposito dice che
l’argomento scelto da Guicciardini è nobile e memorabile (la storia dell’Italia e delle cose avvenute)
e anche le informazioni da lui espresse lo sono sia perché avute grazie agli incarichi rivestiti nella
sua carriera sia per l’analisi fatta di altre fonti storiche e documentarie, sia perché li visse in prima
persona; spesso anche usando fonti inedite per l’epoca o fonti che gli altri ignoravano (si veda il
caso, citato dal Porcacchi, del discorso del marchese di Mantova prigioniero dei veneziani).
Infine la verità, la cosa più importante, secondo la quale lo storico deve narrare i fatti come
realmente accaduti altrimenti la sua diventerebbe una favola e non una storia. In questo riferisce
che Guicciardini fu veridico e sincero. Tuttavia, dice che, anche se ci sono macchie, date dall’incuria
o dalla distrazione umana, non si può far di tutta l’erba un fascio, cioè tacciare tutta l’opera di
falsità per piccoli errori. Considerando, peraltro, l’utile che si può ricavare dalla lezione di
Guicciardini.
86. Si descriva la funzione di Virgilio come preparatio ad gratiam secondo la concezione aristotelica
L’anima, o meglio la volontà, che deve ricevere la forma deve attraversare prima una fase di
preparazione per essere pronta a ricevere quella forma. Tale fase preparativa nella Divina
Commedia è rappresentata da Virgilio che, potendo godere solo della luce naturale della ragione,
non può vedere Beatrice e la grazia soprannaturale. La giustizia chi Virgilio può dare a Dante non
supera la definizione aristotelica perché i suoi limiti coincidono proprio con la sapienza pagana dei
filosofi; Virgilio può arrivare solo fino a dove arriva il lumen naturale
87. Si descriva l'analogia tra Beatrice e Cristo nella Commedia
L’apparizione di Beatrice tra i canti XXIX e XXX del Purgatorio è accompagnato da chiari segni
dell’avvento di Cristo (Cristo tuttavia è rappresentato dal Grifone poiché una totale identità tra
Dante e Beatrice sarebbe stata un sacrilegio). Già nella Vita Nova Beatrice moriva ricordando la
morte di Cristo e poi saliva in cielo circondata dagli angeli e dal grido di Osanna; ora Beatrice arriva
su un carro trionfale sotto la luce del sole nascente: Beatrice rappresenta l’analogia con l’avvento di
Cristo nel presente (cfr. ricorda i tre avventi di cristo secondo San Bernardo) e con la Grazia che si
accompagna alla luce (come da tradizione nella teologia cristiana). In questa analogia Beatrice
appare accompagna dalle sette ancelle rappresentanti le 4 virtù cardinali e le tre teologali.
88. Quale concezione medievale del tempo è alla base della Commedia e qual è il ruolo della Storia
nella Commedia?
La concezione medievale del tempo su cui si basa la Commedia è quella di Sant’Agostino che
rintracciava nell’anima la presenza di tre dimensioni temporali (presente, passato e futuro) tutte
riconducibili al presente perché sentiti e pensati in un presente. La Storia nella commedia diventa
una sorta di parallelismo dell’opera stessa: quello che sta accadendo nella Commedia è quello che è
già accaduto nella storia: Dante è l’umanità che si prepara a ricevere la Grazia santificante
(Beatrice) e in questo processo è preparato da Virgilio (che simboleggia nella storia la civiltà
romana e pagana di Augusto che ha portato al mondo la giustizia). Nella commedia quindi c’è un
senso letterale (Beatrice che incontra Dante), un senso morale (Cristo che viene) e un senso storico
(l’impero romando di Augusto che ha portato la giustizia).
89. Quale concezione della felicità è alla base della figura di Beatrice nel luogo in cui Dante la
incontra nella Commedia?
Dante nella concezione della felicità riprende Aristotele e l’Etica Nicomachea; però mentre per
Aristotele la felicità perfetta si raggiunge con lo stadio soprannaturale della contemplazione, Dante
va oltre intendendo come felicità lo stadio delle virtù rappresentato dall’avvento di qualcosa: la
Sapienza, la grazia, Cristo, la contemplazione: sono tutti nomi con cui viene indicata Beatrice.
90. Quale parallelismo si può riscontrare tra Virgilio: Lia e Beatrice: Rachele secondo le auctoritates
medievali?
Lia rappresenta la vita attiva, la giustizia; ed è proprio a questo che Virgilio conduce Dante, l’unica
cosa a cui può portarlo con il suo lume naturale. Questo è una preparazione a quello che
rappresenta Rachele, la contemplazione che si può raggiungere grazie a Beatrice, contemplazione e
grazia.
91. Fino a che punto il realismo dantesco conduce il parallelismo Virgilio: Lia e Beatrice: Rachele? Che
cosa aggiungono le virtù che accompagnano Beatrice?
Il parallelismo Virgilio: Lia e Beatrice: Rachele resiste fino a che consideriamo la giustizia come la
poteva intendere Virgilio, cioè attraverso il lume naturale della ragione. Se però vogliamo parlare
della giustizia perfetta, allora questo parallelismo non tiene più e dobbiamo dire che anche la
perfezione della vita attiva può essere raggiunta, assieme alla grazia e alla contemplazione, sempre
con Beatrice. Segno inequivocabile di ciò è che Beatrice quando appare è accompagnata sia dalle
virtù cardinali che rappresentano la vita attiva sia da quelle teologali (fede, speranza, carità) che
rappresentano quella contemplativa. Esse rappresentano quelle virtù provenienti da un ordine
transumano, che eccede quello rappresentato da Virgilio e che non è “imparato” (come per i
filosofi) ma è concesso dall’alto ed è accompagnato dall’amore.
92. Il paradiso terrestre: luogo reale o allegoria di una situazione dell'anima? Spiega la soluzione
individuata dal realismo dantesco.
Entrambi perché Dante segue quella visione letterale dei Padri della Chiesa secondo cui il Paradiso
terrestre è un luogo reale che il sommo poeta colloca al centro esatto dell’emisfero meridionale, su
una montagna circondata di acque creata dalla caduta di Lucifero. Ma è anche allegoria perché,
come si vede dalla presenza delle 4 stelle sul cielo del monte Eden che rappresentano le 4 virtù
cardinali, giungendo sul monte si riacquista quella grazie che Adamo ed Eva persero con il peccato
originale.
93. Quali sono i riferimenti indicati da Dante stesso rispetto all'innalzamento dello stile? In quali
opere e con quali riferimenti?
Lettera a Cangrande in cui dice che Orazio permetteva agli autori di comedia di scrivere nello stesso
stile della tragedia.
Inoltre anche nella Commedia stessa, precisamente in Purgatorio IX, afferma che, innalzandosi la
materia deve rendersi più alta ed eletta anche la materia.
94. L'ingresso nel sesto cerchio dell'Inferno: in che modo è articolata la scena?
Siamo nel canto X e Virgilio e Dante stanno camminando in uno stretto sentiero tra le tombe
scoperchiate e ardenti; Virglio gli spiega che si tratta degli avelli in cui giacciono eretici e atei e gli
dice che gli concederà di interloquire con qualcuno dei dannati. A questo punto, riconoscendone
l’accento toscano, un’anima (quella di Farinata) si erge con Oh tosco rivolgendosi a Dante.
95. Si commenti l'espressione «allor surse» del verso 52 del Canto X dell'Inferno
Con le parole “allor surse” Cavalcante interrompe il discorso di Farinata per intromettersi nella
discussione; è il secondo cambiamento di scena che interrompe la scena in modo netto e repentino
similmente all’”et ecce” presente nello stile illustre della Bibbia. Quest’espressione appartiene a
delle forme paratattiche che pongono i membri uniti in un rapporto estremamente dinamico.
Cavalcante, senza alcun ritegno, non può aspettare che il discorso di Farinata si concluda e si
intromette con parole di pianto e con disperazione, ponendosi in netto contrasto con la figura
solenne e grave di Farinata.
96. Stile sublime e parlato: qual è la sintesi operata da Dante sulla base del modello biblico?
Più volte, sia nella Commedia ma anche nel De Vulgari eloquentia, Dante si dirà debitore degli
antichi per lo stile illustre del volgare; allo stesso tempo, però, non manca di usare nella sua opera
espressioni e termini direttamente derivati dal linguaggio parlato. Tuttavia la sintesi che opera sta
proprio nella lingua creata, nell’aver saputo unire le due tradizioni senza rinunciare a nessuna delle
due: mantenendo con grande continuità quella gravitas del tono che non mette in dubbio a quale
livello stilistico ci si trovi. Egli comunque, nonostante sia consapevole del tratto stilistico raggiunto,
lo definisce scolasticamente e con un termine nuovo poema sacro.
sicuramente non disdegna espressioni proprie del linguaggio parlato: ad esempio
il “da me stesso non vegno”, oppure il “Volgiti: che fai?” di Virgilio, che produce
l’effetto di un discorso spontaneo e non stilizzato. Si trovano espressioni sciolte
dai loro legami che sarebbero pensabili in una qualunque conversazione
quotidiana di livello stilistico inferiore. Nello stesso tempo, accanto ad essi si
trovano espressioni d’altissimo pathos, anche linguisticamente sublimi nel senso
antico. In complesso la mira stilistica è rivolta senza dubbio allo stile sublime e
ciò si avverte immediatamente da ogni riga del poema, per quanto comune possa
essere il linguaggio nel quale è scritto. La gravitas del tono di Dante è mantenuta
con tale continuità da non poter dubitare un solo momento a quale livello stilistico
ci si trovi.
Certamente sono stati gli antichi a fornire a Dante il modello dello stile illustre, a
lui per primo; egli stesso parla in molti luoghi, nella Commedia e nel De Vulgari
Eloquentia, di quanto sia debitore ad essi per lo stile illustre della lingua volgare.
Ma nello stesso tempo è innegabile che il concetto che Dante ha del sublime si
distingue essenzialmente da quello dei suoi antichi modelli, non meno nei
soggetti che nella forma linguistica.
I soggetti che la Commedia presenta offrono una mescolanza di sublime e
d’infimo che agli antichi sarebbe sembrata mostruosa: si trovano insieme
personaggi della storia recente o addirittura contemporanea. Comuni e oscuri.
Molto di frequente essi vengono rappresentati realisticamente e senza ritegni
nella loro cerchia di vita umile e in genere Dante non conosce limiti nella
rappresentazione esatta e schietta del quotidiano, del grottesco e del repellente;
cose che in sé non potevano venire considerate sublimi nel senso antico, lo
diventano con lui per la prima volta, attraverso il modo in cui le ordina e dà loro
forma.
Molti autorevoli critici, anzi epoche intere di gusto neoclassico, si trovano a
disagio di fronte a questo realismo troppo crudo pur nel sublime. Il contrapporsi
delle due tradizioni, l’antica che separa gli stili e la cristiana che li mescola, non
appare mai così chiaro come in questo potente temperamento che riacquista la
coscienza di ambedue, anche dell’antica a cui mira, senza poter rinunciare
all’altra. Nella tarda antichità i dotti sentirono come violazione dello stile anche gli
scritti biblici; precisamente allo stesso modo gli umanisti dovettero poi sentir
l’opera del loro maggiore predecessore, di colui che per primo aveva di nuovo
letto i poeti antichi per amore della loro arte e assunto in sé il loro tono, che per
primo aveva abbracciato e attuato il pensiero del volgare illustre, della grande
poesia nella lingua materna
97. Con quale speciale tipo di sublimità Dante caratterizza lo stile della Commedia?
L’unitarietà dell’intero sistema creato: teoretico, pratico ed estetico (più generi in uno). L’unità
dell’aldilà si riflette sull’unità dello stile illustre
98. In che modo Farinata e Cavalcante sono il risultato del realismo dantesco?
Perché agiscono come viventi anche se sono nella condizione di defunti: il loro sguardo è rivolto alla
realtà terrena. Le figure conservano il loro carattere storico e reale (realismo figurale). Tali figure,
apparse sulla terra, trovano il loro compimento nell’aldilà che può essere il castigo, l’espiazione o il
premio.
99. Come si può descrivere il realismo dantesco in rapporto al realismo figurale a partire dal
personaggio di Catone?
Si spiega perché la figura del personaggio in terra trova compimento nell’aldilà: così Catone che in
terra si uccise pur di non vivere senza libertà, si trova, anche se pagano, alle porte del Purgatorio
diventando tutore della libertà degli eletti nel regno ultraterreno.
100. In che senso si può definire "estrema" la fonetica di Inferno I,1?
Poiché riporta due vocali fortemente diverse (i e u) agli estremi dei versi iniziali. Si contrappongono,
cioè, la vocale più chiara possibile e quella più scura possibile.
101. Come si può descrivere il fonosimbolismo dei primi cinque versi di Inferno I e quali le sue
implicazioni?
In Dante il fonosimbolismo ha una funzione non fine a sé stessa ma proiettata a comunicare
qualcosa sul piano contenutistico. Ad esempio agli estremi dei primi due versi si oppongono due
vocali opposte (i e u) in una fonetica estrema e disordinata che vuole simboleggiare la disperazione
e la mancanza di speranza di Dante arrivato nell’Inferno; nei primi versi dunque è visibile una
differenziazione fonetica estrema. Tale disordine continua ai versi successi con le assonanze e le
consonanze che nei primi 5 versi sono imperfette (solo nel corso del canto le assonanze staccate
diventano perfette e si concatenano); al quinto verso la forma passiva esprime un tabù che
simboleggia la distruzione della salvezza, lo smarrimento dell’anima.
102. Come descrive Contini il concetto di assonanza nella sua analisi di Inferno I?
Contini distingue tra assonanza limitrofa (quella che vi è tra due versi consecutivi) e staccata (tra
due versi che non si susseguono immediatamente). L’assonanza limitrofa è sempre imperfetta
(spesso è identica solo la vocale accentata) nel primo canto; l’assonanza staccata invece è
frequentemente imperfetta ma in alcuni casi è perfetta. Inoltre, procedendo nel canto, si notano
delle concatenazioni, nel senso che gruppi di versi presentano tutti una assonanza o una
consonanza.
Tutto questo, che Contini definisce limite armonico, non è qualcosa di casuale ma è funzionale a ciò
che si vuole esprimere, cioè che il I canto inizia all’insegna del caos, del disordine e della
disperazione ma pian piano si va coagulando ottenendo una luce di speranza simboleggiata
dall’elemento d’ordine. Si passa dal disordine alla compattezza armonica, dalla disperazione a un
barlume di speranza.
103. Come si possono descrivere gli eventi linguistici sull'asse della combinazione di Jacobson
che caratterizzano il primo canto dell'Inferno?
Ripetizioni, allitterazioni, uso di termini astratti per concreti e viceversa.
104. Quali citazioni bibliche troviamo in Inferno I? Quali dai classici latini?
Siracide (ecclesiastico), Geremia, Apocalisse. Eneide, De Civitate dei.
105. Quale richiamo si può vedere, in Inferno I, del Roman de la Rose?
Tono profetico, miniature.
106. Descrivi il tema della visione nell'iconografia romanza comprendente la Commedia.
La visione è centrale nell’iconografia romanza; la miniatura di cui i romanzi sono corredati serve a
dire al lettore che sta assistendo a una visione. Dante usa la visione per dire al lettore che è in
presenza non di un semplice sogno ma di un evento profetico.
107. Qual è il ruolo della musica nella descrizione del paesaggio che Dante fa nel Paradiso?
Esprime il sovraumano: la musica delle parole accompagna la descrizione del paradiso in un ritmo
sempre più pieno e più sovrano che si configura come un’ascensione musicale.
108. Quali caratteristiche possiedono le descrizioni del paesaggio in Purgatorio e Paradiso?
Il purgatorio viene descritto con il sole che tramonta, tramonto che vuole indicare il ripiegamento
dell’anima su sé stessa e l’inesorabile scorrere del tempo. Nella descrizione del paradiso sono
invece fondamentali la musica, la poesia e la luce.
109. Quali sono le figure metriche utilizzate da Dante nella Commedia? Si definiscano, anche
con esempi
- Sinalefe (esta selva selvaggia e aspra e forte),
- Dialefe esta selva selvaggia e aspra e forte
Tant’era pieno di sonno a quel punto
O Alberto tedesco ch’abbandoni
E tu che se’ costì anima viva
Vedi colà un angel che si appresta
- Dieresi Dolce color d’oriental zaffiro
A te conviene tenere altro viaggio
- Sineresi Lo ciel perdei che per non aver fé