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CANTO XXXIII

PRIMA PARTE DEL CANTO

S. BERNARDO PREGHIERA ALLA VERGINE


(ha preso il posto di Beatrice
per avere la visione di Dio affinché interceda perché a Dante
non basta la teologia sia elargita tanta grazia per innalzarsi
di cui è simbolo Beatrice ma occorre alla visione piena di Dio in cui è posta
lo slancio mistico di cui il santo l’ultima salute, la piena beatitudine
fu dotato in vita)

come si articola
rispetta la consueta divisione retorica in due parti:
1. Ricorda alla Vergine i suoi meriti
eccezionali (1-21)
2. Preghiera vera e propria perché
Dante veda Dio e superi i limiti
della propria mortalità (22-39)

termina
S. Bernardo dice che la preghiera non è
soltanto sua ma anche di Beatrice e di tutti i
beati che si sono uniti a lui

SECONDA PARTE DEL CANTO

PRIMO EFFETTO DELLA PREGHIERA


Dante guarda in su e si accorge che la sua vista diventa sempre
più chiara e penetrante nella profondità della luce di Dio.
Da questo momento TUTTO QUELLO CHE VEDE E’ INDESCRIVIBILE
INEFFABILITA’ di DIO
Il poeta esprime la capacità della memoria a ricordare con
una SIMILITUDINE: si paragona a chi nel sogno ha una visione tanto bella
che dopo non ricorda i particolari ma conserva l’emozione provata
perciò prega Dio di aiutarlo ad esprimere quel poco che ricorda in modo da trasmettere
ai posteri almeno una piccola parte della sua grandezza

PRIMA VISIONE al poeta


UNITA’ DELL’UNIVERSO IN DIO
Penetrando nella profondità della sua luce, vede riunito insieme,
come in un libro rilegato, tutto ciò che nell’universo è sparpagliato come i fogli di un
quaderno
e cioè le sostanze, gli accidenti e i loro reciproci rapporti
l’Io finito si è confuso con la smisurata infinitezza di Dio
e ne ha attinto il senso profondo

INTERVENTO METANARRATIVO
rispetto alla complessità dei grandi misteri
incolpa l’insufficienza del suo parlare (simile al linguaggio di un neonato)
di non aver spiegato chiaramente il concetto dell’unità dell’universo in Dio.

SECONDA VISIONE

TRINITA’ DI DIO
Il poeta si accorge che la sua vista diventa sempre più potente
Al punto che la luce divina, apparsagli prima in un unico sembiante,
si distingue ora in tre cerchi di tre colori diversi e di una medesima dimensione
un cerchio pareva un riflesso dell’altro, come un arcobaleno è il riflesso di un altro,
e il terzo cerchio sembrava fuoco emesso in ugual misura dal primo e dal secondo.
La sua vista rinvigorita sempre più ha potuto vedere distintamente Trino
ciò che prima gli appariva uno. Il sembiante di Dio è in realtà immutato e immutabile.

INTERVENTO METANARRATIVO
Dante non è soddisfatto di come ha rappresentato il mistero della Trinità
perché il suo discorso è stato fioco cioè inadeguato al suo concetto, cioè a ciò che
conserva della visione

TERZA VISIONE

DIVINITA’ e UMANITA’ di CRISTO


Egli concentra il suo sguardo nel cerchio che pareva come luce riflessa
e nel suo interno vede, come dipinta con lo stesso colore, la nostra figura umana
E’ l’immagine che rappresenta la divinità e l’umanità di Cristo
Rimane fissato su quella figura perché vuole rendersi conto del modo
in cui le due immagini siano unite.

Dante si paragona al geomètra che tutto concentrato


sul problema della quadratura del cerchio non riesce a trovare il principio del quale ha
bisogno per risolverlo.
Come il geometra vorrebbe risolvere il problema con tutte le forze del suo ingegno.
Anch’egli vorrebbe spiegare il mistero di Cristo per via razionale. Ma rimane deluso.
Lo aiuta a RISOLVERLO una improvvisa illuminazione della Grazia divina.
Mentre è fisso nella visione ad un tratto la sua mente viene colpita
da un fulgore simile al lampo, che gli fa intuire la verità del mistero
che voleva spiegare razionalmente

Alla sua fantasia viene meno la forza


A l’alta fantasia qui mancò possa
La rappresentazione poetica si è esaurita nel supremo sforzo di
tradurre le più ardue verità concettuali.
Ma in lui rimane feconda la Grazia
perché Dio ha fatto in modo che
il suo desiderio di conoscerlo e la volontà di amarlo, prima debole,
fossero perfettamente uniformi, uguali,
come è uniforme il movimento di ciascun punto
di una ruota quando essa gira intorno al suo asse.

IL PELLEGRINO HA RAGGIUNTO IL SUO SCOPO:

l’itinerario della mente in Dio si è compiuto


e il percorso intellettuale è passato
dalla nera notte di una selva oscura
alla chiarezza di un mezzogiorno intenso

Dante ribadisce che il male allontana l’uomo dalle sue più alte possibilità
da quelle radici che poste nella sua finitezza terrena
lo dovrebbero proiettare nell’infinito divino

il male è infelicità

tutta l’ansia terrena dell’uomo Dante in ricerca


è nella necessità di consegnare all’umanità un messaggio di speranza
è nella visione di un Dio amico disposto ad aiutarla
a raggiungere la consapevolezza di sé e il senso profondo del vivere.

Dante non avrebbe mai accettato un Dio che gli imponesse di non pensare,
di non amare, di rifiutare la sua natura umana

all’humanitas acquisita dagli autori latini


il cristiano Dante aggiunge la trascendenza
che trasporta l’umano nella dimensione dell’infinito divino.
Nella luce potentissima di Dio
Dante rappacificato con se stesso e con gli altri
supera le Colonne d’Ercole, uniformando il suo volere
a quello assoluto di Dio
Ha spezzato i confini terreni e,
attraverso la poesia
si è aperto la strada dell’eternità

e mo’ tutti a

cercar la propria stella!

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