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Secondo quello che è scritto nei bestiari, la pantera dopo ogni pasto dormiva 3 giorni e quando si
svegliava ruggiva emettendo un profumo irresistibile agli altri animali che correvano attratti da
esso. Con queste parole viene rappresentato il volgare illutre che Dante ha ricercato in tutte le
parlate locali, con scarsi successi. Per Dante il volgare illustre è una sorta di astrazione, quasi
negativa, questo perché non coincide con quello di nessuna città, ma li rappresenta tutti, costituendo
la sintesi delle loro migliori qualità. Da qui deriva il carattere esemplare del linguaggio poetico nelle
sue più alte espressioni: la tendenza della letteratura a staccarsi dalle realtà politico-sociali dei
singoli centri per costituire l’ideale di una comunità unica, che supera quella delle singole, ma pur
sempre limitata agli interessi, gusti e alla cultura di più ristrette èlites intellettuali. Dante si rende
conto che il problema non è solo sociale ma anche politico, in quanto riguarda la mancanza di un
unico centro di potere capace di attrarre e di unificare tutte le forze culturali della penisola italiana.
Non a caso tra le altre definizioni del volgare illustre troviamo quella che lo indica come aulico che
è fondata su un’assenza e assume un significato soprattutto ideale, che Dante identifica con la
ragione. Successivamente vediamo come Dante esalta il valore della grande poesia, che conferisce
ai poeti stessi e a coloro che l’ammirano una gloria superiore a quella dei regnanti e che ha il potere
di muovere i sentimenti, di persuadere e di spingere all’azione.