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DANTE ALIGHIERI
INTRODUZIONE
La vita Nova, anche se molto concreta, è caratterizzata da immagini rarefatte,
oniriche, eteree perché narra ricordi, che quando vengono recuperati perdono i
contorni e sfumano la concretezza. iDante inserisce caratteri di autobiografia che
rendono lo scritto un vero e proprio romanzo in cui racconta la storia del suo amore
per Beatrice, che rende possibile la sua evoluzione sentimentale, spirituale e poetica
. Se da un lato infatti il romanzo presenta tutte le caratteristiche di un racconto
autobiografico, dall’altro è una trasposizione degli episodi della sua vita elevati a
simbolo dell’esistenza perché quelle rime hanno rappresentato per Dante un
passaggio da una vita vissuta in maniera non profonda ad una in cui la sua vicenda
è trasfigurata in una visione beatifica, di salvezza.
PARAFRASI
(In quella parte dei suoi ricordi personali) Segnati dai nove anni, i suoi ricordi
rappresentano una rimembranza degli elementi utili a mettere in luce una sua
trasformazione, l’inizio per lui di una vita nuova che sarà individuata
nell’innamoramento per Beatrice.
(dinanzi ai quali poco si potrebbe leggere) Si leggerebbe poco perché Dante era ancora
molto giovane perciò a quell’epoca nel metaforico libro dei suoi ricordi erano state
scritte solo poche pagine.
(sotto la quale rubrica...sentenzia) Dante viene a creare due livelli: un livello di allora e
quindi del ricordo e un livello di ora cioè di riflessione attuale. In questo modo prende
ricordi del passato conferendogli un significato nella misura di quel presente
in cui si trova a vivere.
PRIMO INCONTRO
Il primo incontro con Beatrice avviene quando Dante ha nove anni, poi i due si
rincontrano nove anni dopo che scaturirà l’episodio del sogno di Amore. In questa
prima parte l’amore è ancora un tormento interiore e fa ricordare Cavalcanti per la
sofferenza, attesa e appagamento esterno (il saluto)
Nel secondo canto della Vita Nova, Dante illustra i suoi incontri con Beatrice,
ponendo attenzione in particolare al secondo, in cui elenca gli effetti che Beatrice
provoca su di lui attraverso riferimenti astronomici (legati alla metafora e all’allegoria)
e agli spiriti interiori. Lo spirito della vita (spirito animale) dialoga con gli spiriti
sensitivi (spirito del viso,naturale). Quando lo spirito naturale piange, rivela il proprio
timore e amore signoreggia ( accostamento della poesia cavalcantiana e
guinizzelliana per gli effetti che provoca la donna) (teoria degli spiriti di Cavalcanti).
Questi spiriti sono le forze psicologiche, quello che accade nell’atterrimento, Ma
Dante filtra attraverso l’elemento della ragione e rifiuta la sensazione di atterrimento
e distruzione dell’anima.
VITA NOVA XXVI - TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE (PAG. 217-220)
Nell’inizio della Vita Nova, Dante è più oscuro ma nella lode diventa un linguaggio
più limpido che rispecchia l’argomento della serenità e dolcezza.
Appaiono entrambi i concetti cavalcantiani (sospiro) e guinizzelliani (gentilezza) ma
questa volta sono fusi in una dolcezza sia di suoni che di immagini delicate e quindi
fa apparire Beatrice sia una creatura soprannaturale per il momento della
manifestazione fonte di epifani (pare), ma allo stesso tempo riesce a farla apparire
concreta nonostante i caratteri di ineffabilità perché la descrive nella purezza dei
lineamenti. Sapegno dice che l’ineffabilità di cui parlavano i poeti stilnovisti in realtà
è superata perché è messa in evidenza la manifestazione di una dea, ma nello
stesso tempo è qualcosa di evidente, vivo e immortale, è una donna nuova.
é quindi una creatura celeste ma è afferrabile, perde paradossalmente
l’ineffabilità attraverso elementi che l’uomo stesso può cogliere e attraverso
essa elevarsi.
Il nuovo modello di donna è un modello che progressivamente riconcilia la tradizione
cortese con quella cristiana, fusione che nessuno prima era riuscito ad attuare.
Come noto, Dante appartiene alla corrente stilnovista, di cui fanno parte anche gli
altri due letterati Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti, caratteristici per le loro
opere in cui, come da tema stilnovista, trattano l’amore per la donna con tratti di
ineffabilità e, nel caso del secondo, riferendosi ad esso come una vera e propria
malattia che atterrisce e distrugge l’anima dell’amante.
Ebbene, come i suoi colleghi, anche Dante nella prima fase più spiritualmente e
poeticamente “acerba” tratta dell’amore e della vista della donna amata con oscurità,
dolore e sgomento. Basti pensare ai tanti riferimenti cavalcantiani nella prima parte
della vita Nova, quando dopo il sogno appaiono i segni della malattia d’amore sul
viso di Dante oppure quando rievoca la sua teoria degli spiriti nell’episodio del
saluto.
Ciò che differenza Dante dagli altri due poeti è il cambiamento della sua visione
dell’amore in strumento di elevazione spirituale e salvezza, come dimostra anche
poeticamente nella lode per l’amata Beatrice in tanto gentile e tanto onesta pare.
Egli quindi, durante il suo percorso, arriva a rifiutare i modelli precedenti e a
comprendere che l’amore non è una forza distruttiva (pars destruens) ma è una
forza costruttiva (pars costruens) nonostante il rifiuto della donna: infatti, fa del
personale rifiuto di Beatrice una forza motrice per arrivare alla salvezza.
Proprio nel sonetto prima citato, Dante decide addirittura di riprendere i temi più noti
di Guinizzelli e Cavalcanti (epifania e sospiro) e porgerli sotto una luce diversa: essi
infatti non sono più motivo di terrore ma di virtù e beltà.
In effetti, Dante aveva già accennato ad una svolta, un superamento delle poesie dei
due letterati in un sonetto in cui, seppur con poca modestia, afferma che è nato colui
(lui stesso) che supererà supererà Cavalcanti e Guinizzelli.