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Vita

Leopardi nacque nel 1798 a Recanati. Ricevette un'educazione cattolica e la sua giovinezza
la passò principalmente a studiare in biblioteca, già all’età di 16 anni aveva imaparato da
autoididatta il latino, il greco, il francese, l’inglese e l’ebraico, inoltre scrisse saggi di filosofia,
alcune tragedie e un’opera sull’astronoimia.

Dal 1817 incominciò a scrivere lo Zibaldone, un diario in cui scrisse della sua vita, opere e i
suoi pensieri. Nello Zibaldone inoltre scrisse del pessimismo storico, secondo cui tutti gli
uomini sono infelici, soprattutto quelli moderni, siccome sono vittime della razionalità, la
ragione, infatti, ha tolto all'uomo la capacità di illudersi, ovvero di credere in un domani
migliore/felice, e il progresso ha deteriorato il legame fra uomini e natura, il quale rendeva
felice l'uomo.

Pessimismo storico

La natura è benevola -> perché fornisce all’uomo l’immaginazione e le illusione come rimedi
contro l’infelicità -> tuttavia il progresso e la ragione riducono gli effetti di questi sentimenti e
portano all’infelicità.

Fase della depressione

All'età di 21 anni tentò di scappare da Recanati, tuttavia venne fermato e costretto a


ritornare a casa, e da questo momento entrò in depressione.

Dal 1819 al 1821 compose alcuni idilli (componimenti di tipo lirico), tra i più importanti
abbiamo l'Infinito.

Nel 1822 si recò a Roma ma ne rimase deluso, siccome pensava di trovare la felicità fuori
da Recanati ma non fu così e dunque tornò nella città natale.

Nel 1824 cominciò a scrivere le operette morali, ovvero 24 componimenti in prosa in cui
riporta la sua concezione filosofica attraverso racconti.
Con le operette morali dal pessimismo storico si passò al pessimismo cosmico, dove si
arrivò ad una concezione della vita per cui l'uomo è nato per essere infelice. Anche senza il
pregresso l'uomo è infelice siccome egli fa parte di un percorso della vita nel quale riceve
solo dolore, malattia, vecchiaia e morte.

Pessimismo cosmico

La natura è invece più una matrigna indifferente -> perché ci mette al mondo e ci fa soffrire,
fornendoci strumenti di sofferenza (il piacere) -> questa condizione riguarda tutti: è assoluta
e universale.

Leopardi supera l'illuminismo perché secondo i diritti dell'uomo, quest'ultimo aveva il diritto di
perseguitare la felicità ma per Leopardi è impossibile siccome la felicità non esiste.
Leopardi scriveva quando ne aveva bisogno, poi suddivise le opere. Leopardi racchiude
elementi di tipo romantico e post-illuministico.

Canti

I Canti è un libro di 41 componimenti in versi, sistemati secondo un ordine cronologico e


tematico. Questi possono essere suddivise in 4 gruppi:

● Canzoni (1818-22): rigurdanti temi civili (All’Italia, Ad Angelo Mai) o sul


tema del suicidio (Bruto minore, Ultimo canto di Saffo).
● Idilli (1819-21): corrispondono alla fase del pessimismo storico e sull’idea
di immaginazione come unica felicità. Tra i più famosi: L’infinito e La sera
del dì di festa.
● Canti pisano-recanatesi (1828-31): inaugurano il ritorno alla poesia di
Leopardi dopo le Operette morali e prendono il nome dal luogo della loro
composizione, tra Pisa e Recanati. Questi corrispondono alla fase del
pessimismo cosmico. Tra le più importanti abbiamo: A Silvia, La quiete
dopo la tempesta, Il sabato del villaggio.
● Ciclo di Aspasia (1831-37): componimenti scritti tra Firenze e Napoli, dopo il
definitivo abbandono di Recanati, l’amicizia con Ranieri e la tormentata
esperienza amorosa con Fanny Targioni Tozzetti, a cui dedica il Ciclo di
Aspasia.
Appartiene a quest’ultima fase anche La ginestra o il fiore del deserto.

Tra il 1822-28 Leopardi blocca la composizione dei Canti e si dedica alle Operette morali,
infatti tra gli idilli e i canti pisano-recanatesi, vengono in seguito poste 2 canzoni “Il passero
solitario” e “Il primo amore”.

Nei canti pisano-recanatesi Leopardi trattò il pessimismo cosmico, con il quale rese la
sofferenza universale.

Nel Ciclo di Aspasia Leopardi trattò dell’amara esperienza amorosa con la fiorentina Fanny
Targioni Tozzetti.
Aspasia è il nome di una prostituta amata da Pericle.

Nella canzone il “Pensiero Dominante" Leopardi affermò che l’esperienza di amare è più
importante della stessa vicenda biografica da cui tale esperienza si origina.
Leopardi riprende la concezione di amore di Cavalcanti, il quale affermava che l’amore ha
effetti devastanti e negativi sull’uomo, per Cavalcanti l’amore annichiliva l’uomo.
Cavalcanti riprende questa concezione da quella del filosofo arabo Averroè, il quale
sosteneva che i nostri sentimenti erano stimolati da piccoli spiriti, i quali se abbandonassero
il nostro corpo ci provocherebbero sofferenza.

Il ciclo di Aspasia si conclude rivendicando la solitaria libertà del soggetto al cospetto


dell’amore.
Siccome l’amore non è ricambiato, questo porta inevitabilmente all’infelicità e l'unica
salvezza è rappresentata dalla morte, unica fonte di felicità.

L’Infinito

Percezioni visive e uditive


Parla di se stesso

Rappresenta un'anticipazione del pessimismo storico.

La siepe viene rappresentata come una barriera, che non permette al poeta di vedere oltre,
tuttavia è importante perché se non ci fosse la siepe Leopardi avrebbe una visione finita ed
è quindi proprio la siepe che gli permette di immaginare l’infinito.

Tema fondamentale: concezione dell’eterno, sia temporale che spaziale.


Il componimento è costruito in base all’esperienza (colle) e alla riflessione e si divide in
due fasi. Nella prima fase abbiamo la rappresentazione della realtà e nella seconda la
rappresentazione dell’interiorità e dei pensieri del poeta.
Nella realtà materiale esiste un limite, questo rappresentato dalla siepe, tuttavia è possibile
superarlo mediante l’immaginazione.

La siepe simboleggia casa sua, Recanati.

La sera del dì di festa

Idillio -> Tema: amore non corrisposto

Il suo dolore non è niente in confronto alla grandezza del cosmo e all'infinità del tempo.
Invece, di parlare di qualcosa di indefinito, parla degli antichi.

La grandezza dei popoli antichi, come il suo dolore, è stato perso nell'infinità del tempo e
dello spazio.

Nei primi versi abbiamo la descrizione della sera, questa può essere rappresentata
attraverso opere artistiche.

Divisione tra i versi: Leopardi apre il componimento con paesaggi naturali per poi parlare
della sua sofferenza

Il tema erotico rende maggiormente individualbile il collegamento con il neoclassicismo di


Vincenzo Monti e i “Dolori del giovane Werter” di Gothe.

A Silvia

Canto pisano-recanatese
Silvia = nome della ninfa nell'Aminta di Torquato Tasso.

Il canto è dedicato a Teresa Fattorini, la quale morì giovane e con lei anche le sue
speranze giovanili.
Oltre alle speranze di Teresa sono morte anche quelle di Leopardi, infatti, egli sperava in
una vita adulta migliore.

Nella canzone viene trattata l’impossibilità dell’uomo nell’illudersi della propria felicità,
proprio come i sogni giovanili di Silvia, i quali vennero infranti dalla realtà della vita.

La natura fa soffrire l'uomo.

Il sabato del villaggio

Canto pisano-recanatese

Descrive l’atmosfera festosa di un paesino alla sera del sabato. Secondo Leopardi la gioia
tanto attesa si trasformerà in un’amara delusione, la domenica, infatti, sarà una triste e
noiosa giornata e porterà con sé il pensiero della nuova settimana di lavoro.
L’uomo, dunque, può solo godere dell’illusorio piacere che deriva dall’attesa di una
felicità futura.

Il poeta si rivolge a un ragazzo invitandolo a godersi la sua giovinezza, considerata come


fonte di felicità e quindi di non avere fretta di crescere.

Sabato -> giorno lavorativo


Collegamento con “A Silvia” -> giovinezza = felicità ; vita adulta -> sofferenza
Concetto di ansia -> i paesani vivranno l’ansia di tornare a lavoro il gg dopo
Le illusioni ci rendono felici

1° strofa -> descrizione del villaggio

LEOPARDI, OPERE

Infinito

Idillio composto da 15 endecasillabi sciolti


Leopardi si trova sul monte Tabor e cerca di vedere il paesaggio all'orizzonte, tuttavia un'alta
siepe glielo impedisce. Questa viene rappresentata come una barriera che non permette al
poeta di vedere oltre. Tuttavia la siepe è importante perché se non ci fosse Leopardi
avrebbe una visione finita ed è quindi proprio la siepe che gli permette di immaginare
l'infinito.
Leopardi utilizza i sensi per descrivere ciò che vede e ciò che sente, infatti la poesia
possiamo dividerla in base al tipo di percezioni che prova il poeta: nella prima parte abbiamo
percezioni visive che suscitano nel poeta un infinito spaziale, nella seconda percezioni
uditive e queste invece suscitano un infinito temporale.
Negli ultimi versi il poeta annega nell'immensità dell'infinito che lui stesso immagina.

Il sabato del villaggio

Leopardi, in questo canto, descrive l'atmosfera festosa di un paesino alla sera del sabato.
Secondo il poeta però la gioia tanto attesa, ovvero la domenica, si trasformerà in una triste e
noiosa giornata perché porterà con sé il pensiero di una nuova settimana lavorativa. Dunque
secondo Leopardi l'uomo può solo godere dell'illusorio piacere che deriva dall'attesa di una
felicità futura.
Nell'ultima strofa il poeta si rivolge ad un ragazzo invitandolo a godersi la sua giovinezza,
considerandola come fonte di felicità e quindi di non avere fretta di crescere.
Collegamento con “A Silvia” -> giovinezza (sabato) = felicità ; vita adulta (domenica) ->
sofferenza
Concetto di ansia -> i paesani vivranno l’ansia di tornare a lavoro il gg dopo
Le illusioni ci rendono felici

La sera del dì di festa

In quest'idillio Leopardi affronta il tema di un amore non corrisposto comparando i suoi


sentimenti, ossia angoscia e sofferenza, con quelli della donna amata, gioiosa e
spensierata. Ella infatti dorme tranquillamente, indifferente della sofferenza che sta provando
chi l'ha amata.
Nella poesia Leopardi compara il solitario e lontano canto di un'artigiano con il trascorrere
del tempo, che al suo passare non lascia traccia di nulla.
Leopardi arriva a concludere che la grandezza dei popoli antichi, come il suo dolore, non
sono nulla in confronto all'infinità del tempo e dello spazio.

A Silvia

In questo canto Leopardi tratta dell'impossibilità dell'uomo di illudersi della propria felicità. Il
canto infatti è dedicato a Teresa Fattorini, la quale morì giovane e con lei anche le sue
speranze giovanili. Oltre alle speranze di Teresa sono morte anche quelle di Leopardi, infatti,
egli sperava in una vita adulta migliore.
Silvia = nome della ninfa nell'Aminta di Torquato Tasso.
In questo canto viene quindi espresso il pessimismo cosmico di Leopardi e la sua protesta
nei confronti della natura, una matrigna indifferente e crudele, che ci mise al mondo,
facendoci soffrire.

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