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TESINA ITALIANO – Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi nasce il 29 giugno del 1798, nasce in un paesino in provincia di nome Recanati.

Suo padre era un conte di nome Monaldo e sua madre era una marchesa di nome Adelaide Antici,

religiosa esternamente radicale definita bigotta.

In quel tempo i nobili venivano educati in casa e i precettori di Leopardi erano tutti religiosi. Era molto
bravo, infatti, a dieci anni inizia a scrivere in latino.

Rendendosi conto che gli insegnamenti dei precettori non erano sufficienti, si dedica alla lettura della
biblioteca paterna per sette anni, questi anni saranno “i sette anni di studio matto e disperatissimo.

In questo modo ha una cultura che nessuno aveva in quel periodo. A costo, però, di importanti problemi
fisici ovvero la gobba a causa della posiziona assunta e problemi alla vista.

Un grande punto di riferimento nella vita di Pascoli fu Pietro Giordani che lo incoraggiò per andare avanti
nonostante i suoi problemi. Lo va ad incontrare e lo incoraggia a scrivere e poi lui decise di scappare.

Nel luglio del 1729 Leopardi decise di partire ma viene scoperto dal padre.

A novembre va a Roma ospite dai suoi zii. Ha un grande aspettativa però non gli piace nulla di quello che
trova in città.

Così a maggio nel 1823 se ne va casa dopo solo cinque mesi.

Nel 1825 Giacomo Leopardi è a Milano e collabora con l’editore Stella. Si aiuta con le lezioni private, ma la
sua economia è tutt’altro che florida.

Mantiene questo incarico fino al 1829.

Finita la collaborazione con Stella, è costretto a tornare a Recanti per quelli che lui chiama “sedici mesi di
notte orribile.

Ad aprile del 1830 parte di nuovo grazie alla somma di denaro sufficiente regalata dagli amici a mantenersi

Muore a Napoli il 14 giugno del 1837.

Legata alla poetica leopardiana troviamo la concezione filosofica del pessimismo.

Leopardi elabora due forme di pessimismo ovvero: il pessimismo storico e cosmico.

Il pessimismo storico parte da un presupposto che l’uomo non sia felice ora ma lo sia stato in passato.
L’infelicità dell’uomo è legata al progresso storico perché gli ha tolto all’uomo le allusioni.

Il pessimismo cosmico parte dall’infelicità generale umana. Secondo quella concezione chi ci ha creato è la
natura.
La natura viene definita una madrigna crudele a cui non importa assolutamente come vivano le specie da
lei creata ma le interessa soltanto sopravvivere.

Opere principali :
1) Zibaldone

2) Operette morali

3) Canti

1) Zibaldone: Insieme variegato di racconti. Lo inizia a scrivere in estate il 1817. L’ultimo appunto che
scrive è nel 1832.
Lui aveva scritto questo diario per sé stesso e viene pubblicato dopo la sua morte.
Un totale di 4526 pagine.
Un’opera che lui non voleva pubblicare. È un’opera che non ha uguali e infatti non ci sono opere
simili.
Lui parla di tutto in questa opera. Sono dei momenti di riflessione che parlano di Leopardi.
2) Operette morali: Sono state scritte tra il gennaio e il mese di novembre del 1824. In totale sono 24
prose di argomento filosofico. Con un taglio satirico e in forma o di dialogo o di narrazione.
- Dialogo di Torquato Tasso: Parla di infelicità. Dice che l’uomo spera di essere felice, non lo
spera di esserlo al tempo presente, o progetta un progetto in forma futura o rimpiange
qualcosa del passato. Per uscire da questa situazione si deve imparare ad apprezzare il
presente. Il male peggiora dell’uomo è la noia. Contro la noia ci sono tre rimedi: il sonno,
l’oppio oppure il dolore.
- Dialogo della natura e di un islandese: Fa parlare un islandese che per tutta la vita è scappato
dalla natura. È convinto che la natura rende l’uomo infelice però la natura lo ha inseguito e alla
fine si incontrano. Leopardi lo descrive come una donna gigantesca, brutta.
La natura dice all’islandese che a lei interessa di portare avanti il circuito continuo di vita e di
morte.
- Dialogo di Plotino e Porfirio: Parla del tema del suicidio. Plotino si è accorta che Porfirio si vuole
uccidere. Plotino cerca di farlo cambiare l’idea ma Porfirio controbatte tutti. Quando non ha più
argomenti filosofici passa ad un argomento pratico ovvero che l’infelicità aumenta nelle
persone che restano.

POESIA LEOPARDI:

L’infinito
Scritta a Recanati tra il 1818 e il 1819: il tema di queste poesie caratterizza la sua prima fase, la poetica del
vago e dell’indefinito. È uno delle più famose poesie di Leopardi, nonché uno dei primi componimenti
ANALISI:

L’infinito di Leopardi è composto da una sola strofa di quindici endecasillabi. I versi non sono collegati dalle
rime e, a prima vita, non sono individuabili suddivisioni interne.

 I temi sul quale il poeta si sofferma sono però per lui fonte di dolcezza: passato
lo sgomento iniziale, il poeta è contento di abbandonarsi a queste riflessioni,
come se rappresentassero per lui il senso profondo del suo io più intimo, in
cui riconoscere anche il significato del suo passato e quindi del suo presente.
 L'incapacità dell'uomo di sondare il senso profondo delle cose è per lui
uno stimolo e un'occasione per andare oltre, usando la propria
immaginazione. Nello Zibaldone Leopardi scrive: "L'anima s'immagina quello
che non vede, che quell'albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va
errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua
vita si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l'immaginario".
 Il racconto espresso in questa poesia è quello di un'esperienza personale e
intima

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