Sei sulla pagina 1di 605

www.scribd.

com/Baruhk
Veduta di Troia dalla riva dello Scamandro dopo gli scavi del demolendone accuratamente la vetta costituita da un pianoro lun-
1871-73 compiuti dal tedesco Heinrich Schliemann. go 233 metri e largo altrettanto. Solo tra i sette e i dieci m_etri
Dopo aver individuato le colline su cui sorgeva Troia, seguendo incontrerà gli strati troianì ... (Lettura alla fi.t;e del Canto prtmo,
alla lettera le descrizioni d1 Omero, inizia a proprie spese gli scavi cfr. pag. 50).
www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
Itinerari virgiliani in occasione del bimillenario
della morte (19 a. C. -1981)
Mantova - Roma- Napoli

appiamo per esperienza critica di- Ed è triste constatare che i non nume-
retta che la maggior parte della rosi lettori delle opere, in latino ed in
letteratura celebrativa ha un valore oc- traduzione italiana, sono giovani, ai
casionale e relativo, e che, quando si quali è stata imposta la conoscenza di
saranno spente le luci e l'eco degli ulti- Virgilio come un dovere scolastico, ug-
mi discorsi sarà svanita, ben poco ri- gioso ed obbligato, forse nella speran-
marrà nelle memorie ed ancor più nelle za che, così facendo, si salvi quel resi-
coscienze. duo di cultura, indispensabile alla vita
Infatti, in questo secolo buio e triste, di ciascuno di noi.
in cui si sono distrutti ad uno ad uno i È proprio pensando a questi giovani
sacri riferimenti del sapere antico per ed al detto che non esiste alcun futuro
far posto ad un'ignoranza presuntuo- senza la conoscenza del passato, che ci
sa, che spaccia per nuova cultura un siamo proposti di fare, in occasione
arido bagaglio di cognizioni tecniche, e del bimillenario virgiliano, un pellegri-
per libertà umana l'esperienza diuturna naggio nelle tre città italiane, in cui
di tutte le possibili corruzioni ed il di- sono avvenute le principali celebrazioni
sfrenarsi incontrollato dei sensi, chi ha per raccogliere le testimonianze più
il coraggio di leggere ancora Virgilio, il eloquenti e poi corredarne l'ENEIDE,
poeta della natura e del lavoro, il can- edita dall'Emsco.
tore che dalla guerra sa trarre un so- Così facendo, anche il nostro sarà un
gno ed un insegnamento di pace e di valido contributo alla conoscenza del
fraternità, e soprattutto la grande ani- grande Mantovano e nello stesso tem-
ma, ricca di forza morale e di spiritua- po un invito ai giovani e vecchi lettori
lità? Ben pochi. a seguire il monito dantesco:
ONORATE L' ALTISSIMO POETA:
L'OMBRA SUA TORNA CH'ERA DIPARTITA!

www.scribd.com/Baruhk
Mantova
Si dice che Manto, figlia del celebre in-
dovino Tiresia ed indovina essa stessa,
dopo la caduta di Tebe, sua città nata-
le, vagasse lungamente per il mondo e
finalmente scegliesse come sua stabile
dimora là dove l'acqua del Mincio,
scendendo «giù pei verdi pascoli» si
«distende e s'impaluda» in una lama
incolta e deserta.
lvi «la Vergine cruda» lasciò «il suo
corpo vano» e fu sepolta.
Gli abitanti dei dintorni si riunirono
allora in quel luogo, facilmente defen-
dibile per la posizione e
<<fer la città sopra quell'ossa morte
e per colei che il luogo prima elesse
Mantova l'appellar senz'altra sorte».
L'itinerario culturale in memoria e co-
noscenza di Virgilio potrebbe comin-
ciare, dunque, dal XX canto dell'Infer-
no per poi continuare con alcune noti-
zie che lo storico Velleio Patercolo ci
dà in testimonianza dell'esistenza di
Mantova quattro secoli prima della proclamare capitano generale del po-
fondazione di Roma, come città facen- polo, inaugurando la signoria della fa-
te parte di una grande Confederazione miglia Bonacolsi, che fu sostituita nel
Etrusca formatasi sulla sinistra del Po. 1328 dai Gonzaga, i quali tennero il
Conquistata dai Galli, divenne in se- dominio della città sino al 1709, anno
guito colonia e municipio romano. Poi in cui gli Austriaci la aggregarono al
fu dominio dei Visigoti, dei Bizantini, proprio impero.
dei Longobardi, dei Franchi ed infine, Furono i Gonzaga a rendere Mantova
dopo essere stata in balia di diversi si- una grande capitale, ospitando alla loro
gnori, si resse a libero comune (1115) . corte fastosa letterati ed artisti, quali
Nel 1276 Pinamonte Bònacolsi si fece Leon Battista Alberti, il Mantegna, il
Fancelli, il Sansovino, Giulio Romano,
il Primaticcio, il Cellini, il Rubens, il
Francia, il Carracci, Claudio Montever-
di, il Poliziano, il Tasso, il Rinuccini ed
il Chiabrera, che nei grandissimi monu-
menti, sparsi un po' dappertutto, lascia-
rono l'indelebile segno della loro presen-
za e della loro attività creativa.

A pochi chilometri da Mantova sorge il comu-


ne chiamato Virgilio che comprende Andes,
oggi Piero/e, luogo natale del Poeta.

www.scribd.com/Baruhk
Eneide: uccisione di Priamo.

Sezione della Tavola di Mantova del 1575 con


l'indicazione della casa di Virgilio.

OPE RE DI A . FALCHI
CON SERVATE NEL MUNICIPIO
DI VIRGILIO
Bucoliche: Titiro e Melibeo.
Eneide: duello tra Enea e Turno. Georgiche: Orfeo nell'Averno.
,....,..-~,,....,..,,.,. ~

Eneide: fuga da Troia. Georgiche: interno rustico.

www.scribd.com/Baruhk
ALLA RICERCA DEL VOLTO

a sinistra : Statua medievale di Virgilio (fin


sec. XIV). Già in una nicchia del Palazzo de/l
Ragione e trasportata, nel 1853, nel Muse
del Palazzo Ducale di Mantova.

Proprio per questa mirabile fusione tra


le bellezze naturali e le testimonianze
di altissima spiritualità, il Coryat, viag- sopra : Busto virgiliano del secolo XVI (Manto-
giatore inglese ed autore di una origi- va, Museo di Palazzo Ducale). Scoperto da
nale «Guida d'Italia », edita nel 1611, Giambattista Fiera (1469-1538), è da riteners
definiva Mantova «dolcissimo Paradi- la "vera similitudine di Virgilio ".
so, sede della bellezza e delle Grazie ...
città fra tutte nel mondo, ove più desi-
dererei vivere » .
Oltre a questi pregi, Mantova ha l'ine-
guagliabile merito di aver dato i natali
a Virgilio.

Come migliaia di altri visitatori che si


avvicendarono attraverso i secoli, an-
che noi, seguendo le indicazioni strada- In duemila anni la natura del luogo h
li, ci siamo diretti ad Andes, frazione certamente subito dei profondi cambia
del Comune di Virgilio, non certo con menti e sarebbe inutile ora, seguend
la speranza di sedere sotto l'ombra del le molte tradizioni medioevali, cercar
« patulae fagi » e nemmeno di potere di localizzare la « pioppa di Virgilio»,
con certezza individuare il piccolo pos- il « monte di Virgilio » ed il «faggio d"
sedimento del padre di Virgilio Virgilio » , anche se siamo d'avviso eh
qua se subducere colles la leggenda ed il mito custodiscano ne
incipiunt molli que iugum demil!ere clivo, profondo una parte essenziale della ve
usque ad aquam et veteris , iam fracta cacumina,
fagi. rità.

www.scribd.com/Baruhk
a destra: Busto di Virgilio ergentesi sulla colonna
che i francesi eressero nel 1801 in Piazza Virgi-
liana. Ora si trova nella Sala Consiliare del Muni-
cipio di Mantova.

Monumento a Virgilio in Pietole.

Ci accontenteremo di sostare innanzi al


monumento che gli abitanti dell'anti-
chissimo borgo vollero erigere al loro
grande conterraneo, un secolo fa, in
occasione del XIX centenario della
morte . L'inaugurazione avvenne nel
1884, alla presenza di Giosue Carduc-
ci, che pronunciò da par suo il discor-
so inaugurale, del quale riportiamo un sopra: Busto virgiliano del secolo XVI.
breve brano, che ci pare particolar- Si trova nel cortile del Palazzo Ducale di Mantova.

www.scribd.com/Baruhk
Il monumento di Piazza Virgiliana a Mantova, che ebbe compimento nell'anno 192 7. Luca
Beltrami ne ideò il progetto, Emilio Ouadrelli modellò la s tatua del Poeta, il mantovano Giusepp
Menozzi i due gruppi allegorici. Il Comitato per l'erezione di un monumento a si era costituito in
Mantova cinquant'anni prima, nel 1877.

.... - ..- ......


-·--""'
--,·--- ~---­
-..:
...

www.scribd.com/Baruhk
mente illuminante per capire l' anima e dalla Cassa di Risparmio di Verona,
lo spirito di Virgilio: Vicenza e Belluno per il Bimillenario .
« In questa dolcezza profonda di pae- Sono sei, e rappresentano, con bella
saggio, corcato nel verde, egli aveva il evidenza, delle scene tratte dalle« Bucoli-
podere paterno, tra la collina e la palu- che», dalle «Georgiche» e dall' « Enei-
de giuncosa, oltre la quale tremolava de ».
la distesa del Mincio: qui aveva un vi- Ci viene data anche l'occasione di sfo-
gneto, un verziere e grasse terre da pa- gliare un prezioso volume, edito a cura
scolo; anche aveva nel podere sorgenti del Comune di Virgilio su « Virgilio al-
vive, e i suoi stagni popolati di cigni, e la ricerca del volto » di tre insignì stu-
fresche ombre di alberi, alle quali se- diosi, il Fiorini Galassi, il Guerra, lo
duto nella splendida primavera poteva Schiatti. È sulla scorta delle riprodu-
sentire il ronzìo delle . sue api dalla sie- zioni del libro che, tornati a Mantova,
pe vicina, ed il gemito dei colombi, ci mettiamo anche noi ad affrontare il
suo amore, dalla casa fra gli olmi; e difficile e stimolante quesito di dare un
mesto nella lontananza il canto del po- volto al nostro grande poeta.
tatore. Temperato e modesto crebbe in La ricerca non ci pare accademica e fi-
abitudini di silenzio e meditazione; e ne a se stessa, ma ripropone il naturale
dal consentimento del quieto paesaggio bisogno di effigiare colui, la cui opera
alla placida vita, dalla monotonia della abbiamo letto, amato ed ammirato.
natura con l'anima, aspirò una tristez- Eccoci dunque a Mantova di fronte alla
za serena, che è il fondo su cui ondeg- prima raffigurazione, il «Virgilio in
giano le fantasie, sorridenti tra le lacri- cattedra », posto all'esterno del Palazzo
me, della sua gioventù, il fondo da cui del Podestà nella Piazza Broletto. Esem-
si leva il pensiero melanconico ed alto pio dell'arte romanica veronese e scolpi-
della sua virilità». to nel 1227, non ci pare in alcun modo
Lasciato il monumento, ci ritroviamo fedele all'originale, tanto che riteniamo
poco dopo nel Municipio per ammirare i giusta la tradizione popolare che ravvisa
bronzei bassorilievi del Falchi, donati in questa immagine l'indovina Manto,

Il francobollo da
L. 600 emesso BltJttJUMrio VlrtU1411o 19 a. C. • JHJ
~lo tr• Il Comune di Vlr,Ulo (MN)
per ricordare il c l Comwt l at4lll2rll dl Fr11ttaml11tw~ Orta di Attllo,
bimillenario con &mt'Arpirw>, .s..ociw:~

/'annullo del 19
settembre 1981 .

Vir,Uio. f srJttmbre / Hl

www.scribd.com/Baruhk
di cui abbiamo parlato. tre maggiori opere, le « Bucoliche , le
Migliore, anche se un po ' statica e pe- « Georgiche » e l'« Eneide » .
sante, la statua medioevale che trovia- Infatti sotto i gruppi sono scolpiti ri-
mo nel Museo di Palazzo Ducale . spettivamente i seguenti versi:
Nello stesso Museo ci soffermiamo in- Tu regere imperio populos , Roma ne, memento.
nanzi ad un busto del secolo XVI, Haec tibi erunt arte - pacis imponere morem.
scoperto dal letterato mantovano Giam- Parcere subiectis et debellare superbos.
battista Fiera (1469-1538) e definito da Aen. VI
lui «la vera similitudine di Virgilio». Tale tuum carmen nobi s, di vine poeta,
Concordiamo con la sua affermazione, Quale sopor fessis in gramine, qua le per aestum
Dulcis aquae saliente sitim restringere rivo .
contemplando l'atteggiamento pensoso,
Bue. V
la fronte alta e spaziosa, i tratti forti del
contadino padano, le guance scavate di Salve , magna pa rens frugum , Saturni a tellus
Magna virum ...
chi ha sofferto e peregrinato, la bocca
Georg. II
dolce ed amara insieme.
Gli altri busti che ammiriamo ci paio- Intorno al basamento della statua cor-
no un'interpretazione intellettualistica: rono gli endecasillabi danteschi:
quello del cortile del Palazzo Ducale
con i lineamenti duri di un legionario «Tu se' solo colui dal quale io trassi
lo bello stile che m'ha fatto onore ».
romano, quello di Palazzo Barco, ba-
rocca similitudine di un semidìo; il di- Tutta la composizione architettonica,
pinto di casa Pescasio ci sembra frivo- nel bianco marmo che la caratterizza,
lo; il busto della Sala Consiliare del appare austera e gentile, circondata co-
Municipio, leccata interpretazione neo- m'è da nere e verdi piante che la ren-
classica. dono ancor più suggestiva.
Non ci persuade il monumento nel C'è nell'opera il nobile proposito di
giardino del marchese Cavriani, in cui cogliere l'universalità di Virgilio, quel-
il Poeta è raffigurato in un atteggia- l 'universalità che riscontriamo trovan-
mento oratorio, che non risponde in done l'effigie nel Museo Nazionale di
modo assoluto alla sua indole schietta Atene, in quello di Boston, nel Museo
e modesta. di Corfù, all'Hermitage di Leningrado,
Diverso discorso per il monumento di ad Oxford ed a Coo, a Susa in Tunisia
Piazza Virgiliana, condotto a termine ed al Louvre di Parigi, senza contare
nel 1927. Qui non si tratta di indagare naturalmente Roma .
sul valore artistico, ma di ammirare in- Le poste italiane, con discutibile buon
condizionatamente lo sforzo che i gusto, hanno scelto, tra tanti , il Virgi-
Mantovani fecero per onorare il loro lio raffigurato nel mosaico di Treviri,
grande fratello. opera di Monno del III secolo d . C .,
La decisione di erigere un grande mo- per riprodurla su un imponente franco-
numento a Virgilio fu presa nel 1877 e bollo del valore di L. 600.
soltanto cinquant'anni dopo il piano L' A~sociazione Filatelica e Numismati-
venne completato. ca, In accordo con la Provincia di
Luca Beltrami ne ideò il progetto; Mantova è andata oltre ed ha curato
Emilio Quadrelli modellò la statua; l'emissione di una serie di bozzetti ,
Giuseppe Menozzi, i due gruppi alle- ispirati ai capolavori virgiliani, di gu-
gorici che vorrebbero simboleggiare le sto squisito.

www.scribd.com/Baruhk
ASSO Cl i\ Il O N E N A Il O N A l. L l l L A n· L l C O- [l~ l N O FIl A • M l L,, N O
Ul<lOLO fiLA l LLICO NUMJSMA TI CO MANTOVANO- M t\ N l OVA

BIMILLENARIO r:"qYIRGILIANO IV -\ (

t \H~"-Ift"l I'RO\ li<,; Cl\ 1>1 \1 \"IO\ \ ".J

www.scribd.com/Baruhk
Antonio Ruggero Giorgi: Contadini al lavoro.

Aldo Borgonzoni: Maternità virgiliana.

Renato Guttuso: Contadine al lavoro.

Giacomo Manzù: La seggiola.

www.scribd.com/Baruhk
Per parte sua la Zecca Italiana, ricor- Roma
dando la moneta mantovana del 1257 e
quella del marchese Francesco II, c~­ A Roma, oltre al Convegno Mondiale
niò un sesterzio in oro ed argento, n- scientifico di studi su Virgilio, sposta-
producendo la testa del Poeta, tratta tosi a Napoli e conclusosi in Vaticano,
da un'incisione del 1790. dopo essere stato in Campidoglio, con-
Tuttavia l'omaggio più alto e significa- vegno che ha visto la partecipazione
tivo è stato tributato in una mostra, dei più illustri «virgilianisti» viventi, il
allestita nelle Sale dell'Estivale del Pa- Bimillenario ha dato occasione di alle-
lazzo Ducale ed intitolata «Lo spirito stire una mostra intitolata «Enea nel
di Virgilio». Lazio - Archeologìa e mito».
Otto maestri - Aldo Bergonzoli, Rug- Una visita alla mostra è dunque d'ob-
gero Giorgi, Renato Guttuso, Giacomo bligo per chi voglia affrontare l'affa:
Manzù, Henry Moore, Augusto Mu- scinante tema di Enea, fondatore d1
rer, Ernesto Treccani - , ispirandosi al Lavinium, per poi vagliare le varie ipo:
messaggio universale che si fonda sul- tesi storiche e letterarie sul formarsi
l'amore, sulla giustizia, sulla pace e della leggenda che è all'origine della
sulla verità, hanno creato una serie di fondazione di Roma.
opere che rimarranno come patrimonio
primo del costituendo Museo della Nell'Eneide (Xl, 483) la preghiera delle matro
Grafica, nella Basilica di San Benedet- ne inizia cosi: Armipotens, praeses belli, Trito
to Po. nia virgo: sembra la migliore definizione dello
È veramente un godimento dell'occhio statua armata e caratterizzata dall'immagino
di Tritone.
e dello spirito ammirare queste opere,
pensare alla loro matrice comune d'_i-
spirazione e constatare come la poes1a
virgiliana vinca di venti secoli il si-
lenzio.
Queste verità ci hanno confermato nello
splendido catalogo della Mostra i saggi
di Giulio Argan e di Carlo Bo.
Né poteva mancare alla rassegna arti-
stica la musica.
Infatti nel teatro Accademico del Bib-
biena abbiamo avuto l'opportunità, ve-
ramente unica, di assistere ad uno dei
concerti su temi virgiliani dal Medioe-
vo al Barocco con l'esecuzione di brani
dello Scarlatti, del Marcello, del Vivai-
di e del Tartini.
Con questo viatico abbiamo lasciato
Mantova, una città d'arte che ha volu-
to ricordare il famoso figlio, dopo
duemila anni, come colui che ha aper-
to un itinerario eterno della spiritualità
umana.

www.scribd.com/Baruhk
Il materiale raccolto risulta imponente
e proviene dagli scavi di Ardea, di Co-
ri, di Alba Longa, di Nemi, di Antem-
nae, di Nomentum, di E retum, di Ati-
na, di Norba e da altri di minore im-
portanza.
Ma i reperti più eloquenti sono quelli
trovati negli scavi di Lavinium (oggi
Pratica di Mare), che mostrano sen-
z'ombra di dubbio i contatti che il La-
zio centromeridionale e la Sabina ebbe-
ro nella tarda età del bronzo con il
mondo Miceneo, cui Troia ed Enea ap-
partennero. Il materiale rinvenuto nel
Santuario delle Tredici Are e nello He-
ron di Enea e raccolto in 25 anni di
scavi ne è la fedele testimonianza. Ba-
sterebbe a persuadercene la statua di
Minerva, la cui iconografia è del tutto
eccezionale nel repertorio delle figura-
zioni della dea.
La mostra, il cui catalogo illustrativo è
quanto di più esauriente si possa desi-

Immagine verticale dell'lferoon di Enea.

Statua di Minerva. Vestita di un chitone con pie-


ghe parallele scanalate, la dea porta sul petto e
le spalle l'egida intessuta a squame, con un gor-
goneion; a fianco un Tritone che regge il pesante
scudo; la mano destra impugnava una spada.

www.scribd.com/Baruhk
derare, è stata uno straordinario con- stmt miti.
tributo che Comune, Università di Ro- Qui Virgilio ha potuto celebrare in m()
ma e Ministero per i Beni Culturali ed do duplice l'uomo: dapprima quell•
Ambientali abbiano offerto agli studio- che, mediante il duro lavoro dei cam
si di tutto il mondo. pi, è divenuto autore di una civilt-
contadina, nella quale i valori della fa
tica diuturna, della pace e della fam i
glia emergono su tutti gli altri; pc
quello che, esule eroe senza patria, ar:
Napoli prodando ai Campi Flegrei, sarà inve
stito dalla Sibilla Cumana della subl=
Se le «Bucoliche» ci ricordano il paca- me missione di dare vita ad una nuov-
to e silente paesaggio nordico, all'om- stirpe ed a una nuova civiltà.
bra del più virgiliano tra gli alberi, il Perciò, certamente, la Campania è L
faggio, e paiono immerse in una luce regione che, ancor oggi, tra Napoli
di crepuscolo e di nostalgìa, !'«Eneide», Cuma, conserva miracolosamente ir
ed ancor più le «Georgiche», sono sta- tatte le testimonianze di una presen~
te ispirate e scritte in Campania, terra virgiliana: basta seguire l'itinerario cl:::
dove è bello cantare i frutti del lavoro un grande archeologo, il Maiuri, ci ac
agricolo, dove la «Saturnia tellus» mo- dita dal sepolcro di Virgilio all'antro <:::
stra la sua fecondità ed i suoi antichis- Cuma attraverso i Campi Flegrei, pc;

Cuma: l'Acropoli.

www.scribd.com/Baruhk
calarci in un paesaggio ed in una cogliere il magnifico patrimonio di re-
atmosfera che ci portano a rivivere gli perti, venuto alla luce negli scavi delle
stati d'animo ed i sogni dai quali terme severiane o pescati nel mare an-
nacque l'immortale poema. tistante.
Cosicché quando saliamo ali' Acropoli Forse più che a Mantova, più che a
di Cuma, ci sentiamo fuori del tempo, Roma, Virgilio è ancor vivo qui, nei
in una dimensione storica e spirituale dintorni della «villula» di Posillipo o
simile a quella in cui Enea si presentò in quelli della casa del maestro Sirone,
alla Sibilla nel grande antro trapezoi- o ancora negli avanzi dei templi e nelle
dale, rimasto intatto dopo migliaia di statue acefale.
anni. Ma è vivo soprattutto nello spirito e
Plaudiamo allora alla Regione Campa- nell'insegnamento che ci ha lasciati.
nia che, oltre a convegni e pubblicazio- Abbiamo sentito dalla viva voce dei
ni, ha fatto formale promessa di fare contadini le leggende di un Virgilio
dei Campi Flegrei un parco archeologi- mago, di uno che dopo aver vissuto to-
co unico al mondo, e di istituire, nel talmente il suo tempo, ha anticipato la
castello di Baia, un Museo, m cui rac- storia ed il futuro.

Cuma: l'Antro della Sibilla.

www.scribd.com/Baruhk
Napoli: il Parco Virgiliano. In alto, a destra, il p iccolo colombario rotondo è ritenuto la tomba del
Poeta.

Come testimonianza della predilezione che legò il Poeta a Napoli, sono sempre stati ricordati i
versi che si leggevano presso la tomba :
MANTUA ME GENUIT, CALABRI RAPUERE TENET NUNC
PARTENOPE, CENCINI PASCUA, RURA, DUCES.

Carlo Bo lo ha paragonato ad un ara- Il fascino dell'uomo e la grandezza del


tore che prepara «il terreno su cui più poeta avevano fatto sì che in pieno
tardi verrà seminato il grano del Van- Medioevo Dante lo eleggesse a sua gui-
gelo». da ed a suo maestro e lo indicasse a

www.scribd.com/Baruhk
noi come colui che per volere divino Virgilio potrà quindi apparire loro, pur
salda il vecchio con il nuovo, l'antico a 2000 anni di distanza, la voce poetica
con il moderno. più attuale, più commisurata alle no-
Sulla sua modernità Ettore Paratore, stre esigenze spirituali».
Presidente del Convegno Mondiale, ha Noi, che ai giovani abbiamo dedicato
detto, rivolto ai giovani: «Del resto le nostre fatiche virgiliane, non esclusa
per poco che le nuove generazioni la presente, ci uniamo a lui, nella spe-
prendano in mano le opere virgiliane ranza che, spazzati via i troppi idoli,
adeguandosi all'attuale modo di inten- falsi e bugiardi, della pseudo civiltà
derle, è inevitabile che da esse risuoni- moderna, gli ideali del Mantovano tor-
no per loro gl'ideali della pace, della nino ad essere la luce che illumina ed il
fratellanza e del lavoro, che sono pro- . fuoco che riscalda.
prio quelli di cui vibra più intimamente CESARE MussiNI
la trepidante società contemporanea.

Baia: il tempio di Diana; particolare della cupola.

Pozzuoli: pendici esterne della solfatara.

www.scribd.com/Baruhk
Ai miei compagni
del tempo di scuola
e del dopo
coi quali ho sognato
quanto aspramente
va diventando realtà

l'Editore

www.scribd.com/Baruhk
I giudizi della critica sulla traduzione di
Cesare Vivaldi sono riportati al fondo
del volume.

Ne hanno parlato:

Carlo Bo, Ettore Paratore,


Enzo V. Marmorale, Tommaso Fiore,
Giorgio Caprord, Attilio Bertolucci,
Oreste del.Buono, Luigi Baldacci,
Umberto Albini, Emilio Mattioli,
Enzo Golino, Sandra Malosti,
Enzo Siciliano

www.scribd.com/Baruhk
PUBLIO VIRGILIO MARONE

ENEIDE
Versione poetica di Cesare Vivaldi

Presentazione di Giuseppe Ungaretti


Commento e note di Cesare Mussini e Francesco Marzari Chiesa

In appendice il Dizionario dei Nomi e dei Luoghi


con riferimento al Canto e al verso in cui sono citati

editrice edisto torino


10128 - VIa PulnlngO, 28

www.scribd.com/Baruhk
È veramente opportuno
per la migliore
comprensione e per
gustare di più questa
traduzione dell'Eneide,
leggere con gli allievf
la Presentazione e la
«Nota del Traduttore»
che seguono.
Si capirà soprattutto lo
spirito che ha animato
il lavoro di tutti.

AVVERTENZA DEI COMMENTATORI

L'Eneide è un poema in crescendo, fiorisce dal V canto in poi; perciò il


nostro commento ne risente e si sviluppa in conformità dell'interesse che
Enea va assumendo in rapporto alle finalità dell'opera.

Di ogni Canto diamo:

Il Riassunto generale.
La suddivisione per Argomenti, con relativi Riassunti
nella colonna delle note.
Il Commento critico.
La «Galleria di ritratti».
Una pagina di «Raffronti di traduzione» della versione di
Annibal Caro con alcune delle versioni moderne: Guido Vi-
tali, Ed. Mursia, Milano - Adriano Bacchielli, Ed. Paravia,
Torino - Giuseppe Albini, Ed. Zanichelli, Bologna.

www.scribd.com/Baruhk
PRESENTAZIONE
Anni fa, nel1932, seguii lungo la via Appia, dal Lazio a Palinuro e
più giù :fino al mare dall'altra parte a ritroso, il viaggio che aveva fatto
Enea, e più volte nei due sensi mi ero mosso tra Mrica e Italia. Percorrevo
i luoghi di Virgilio, l'orecchio teso alla sua inimitabile parola.
Perché inimitabile? Perché la parola d'un altro, bella o brutta che sia,
è inimitabile, non può caratterizzare e definire se non la persona cui ap-
partiene e che la esprime. Perché una parola che appartenga a una lingua
ha suono, cadenza, possibilità d'intreccio verbale che non possono trasfe-
rirsi in alcun modo ad altra lingua.
Perché Virgilio è il poeta più musicale che la storia delle lettere possa
ricordare, voglio dire il poeta più capace di distruggere, in soggettivo fluire
di musica e in sublime suggestione mentale, la materialità della parola.
Tutte queste difficoltà Vivaldi le conosceva benissimo, e il suo primo
merito è di avere ammesso con umiltà di non poterle risolvere e che nes-
suno mai avrebbe potuto risolverle.
Quanto un traduttore scrupoloso possa fare, l'ha fatto. Ha tradotto
con la maggiore fedeltà possibile il significato delle parole, e spesso, anche
nel loro semplice significato, esse non sono traducibili se non approssima-
tivamente. Ha fatto di più, ha cercato di portare la sua fedeltà al punto
di fare indovinare al lettore, per allusione, per eco, la musica, la portentosa
musica verbale di Virgilio.
Devo ancora intrattenermi su questa musica? Non finirei più. L'Eneide
è un viaggio nel tempo, di millenni. È un viaggio nello spazio di cui ab-
biamo indicato il percorso. Il lungo tempo, il succedersi dei luoghi, le
persone del passato, le persone del mito, intese come misure del tempo,
le persone sue contemporanee, tutto è presente nello spazio percorso dal
proprio passo, secondo le proprie sensazioni, le proprie emozioni, i propri
pensieri, il vivere della propria persona via via trasfuso, sorpreso e raffi-
gurato negli oggetti dall'inimitabile musica della sua parola.
La traduzione di Vivaldi, forse per la prima volta da parte d'un tra-
duttore, è un'opera che avvia a intendere veramente il testo originale, non
essendosi egli lasciato muovere se non dal desiderio di portare con essa a
termine un attento commento dettato da un intraducibile capo1avoro.
GIUSEPPE UNGARETTI

www.scribd.com/Baruhk
NOTA DEL TRADUTTORE

Ho affrontato il problema di una traduzione dell'Eneide nel modo più


semplice e diretto possibile, nell'unico modo cioè in cui oggi mi sembra
ci si possa accostare a un testo classico: quello della sua «lettura» con
gusto moderno, senza la pretesa né del ricalco fonetico dell'originale né
tanto meno del «rifacimento», della creazione di un'opera che abbia
una sua autonomia completa rispetto all'originale, che sia fatta per « du-
rare». Se è stato possibile a Annibal Caro creare sulla semplice traccia
dell'Eneide un poema manieristico, pre-barocco, se è stato altrettanto
possibile a Vincenzo Monti dar vita, sulla traccia dell'Iliade, a un poema
neoclassico (due poemi fatti appunto per« durare», ma che già ora sono
in gran parte illeggibili) un tentativo del genere nella nostra epoca è
assurdo. Ogni generazione ha bisogno di un particolare recupero dei
classici, fatto con proprie traduzioni o se si preferisce con propri « eser-
cizi di lettura»: e chi traduce deve aver coscienza di ciò al punto di
rassegnarsi (e non è detto che sia una prova di modestia) a concepire
il suo lavoro come destinato al consumo dell'epoca in cui vive, e non
alla posterità.
Se di questi tempi si parla tanto di classici, della necessità addirittura
di leggerli nella lingua in cui furono scritti, è segno palese che le vecchie
illustri versioni, i gloriosissimi rifacimenti virgiliani e omerici sono inu-
tilizzabili. Al limite ciò significa che il poema manieristico del Caro e
quello neoclassico del Monti non possono sopravvivere che come opere
del Caro e del Monti e non come opere di Virgilio e di Omero. Pur con
tutti i loro meriti e le loro pretese all'eternità, almeno in quanto tradu-

www.scribd.com/Baruhk
Nota deÌ traduttore 7

zioni essi sono logori: ed è troppo evidente che l'interesse. a rileggere


oggi Caro e Monti è scarsissinio rispetto all'interesse a rileggere Virgilio
e Omero.
Il problema di una lettura moderna dei classici mi sembra abbia
cominciato ad avvertirsi vivamente in Italia, con un sensibile ritardo
sulle altre nazioni specie di lingua inglese, per opera di Salvatore Qua-
simodo. Quasimodo ha tradotto rivoltanto addirittura il criterio del « rifa-
cimento» e trasformandolo nel suo contrario (mason contrari che, come
sempre, si toccano): il conglobamento del testo antico nella propria
poesia. Quasimodo ha saputo applicare alla lirica, con risultati splendidi
(pensiamo ovviamente ai Lirici greci), un metodo di trascrizione che
però è inadeguato alla poesia epica e di lungo respiro. In questo caso
infatti il metodo non può portare (e l'han dimostrato più dello stesso
Quasimodo i suoi epigoni) che all'isolamento di frammenti lirici o liri-
cheggianti, cui si finisce per attribuire un valore troppo maggiore di
quello che essi hanno effettivamente nel contesto. D'altra parte un me-
todo siffatto renderebbe praticamente impossibile la traduzione integrale
di tutto un poema o una lunga opera, che verrebbe ridotta a una mono-
tona successione di eventi e versi relativamente insignificanti, destinati
a far da tessuto connettivo a una serie di pezzi di bravura (del traduttore
naturalmente), di punti di concentrazione improvvisa, con degli sbalzi
di tono inevitabili e fortissimi. Un poema epico ha un tono narrativo
costante, ed anche i suoi luoghi capitali, gli episodi e le situazioni famose
che si presterebbero ad essere stralciati e trattati appunto liricamente,
nel contesto si distinguono non certo per un'alterazione tonale, per una
smagliatura o un'interruzione del ritmo. In un testo come, poniamo,
l'Eneide non esiste la possibilità di distinguere poesia da ·non poesia
(per usare una terminologia che corrisponde appuntino al metodo in
questione) in modo cosl netto da permettere di isolare i passi o i versi
«memorabili» facendo a meno del resto: tanto è vero che l'esperienza
personale mi ha dimostrato, e in qualche modo il lettore della mia ver-
sione se ne renderà conto, che molti dei luoghi comuni della critica virgi-
liana, di tradizione romana e poi umanistica consolidatasi attraverso i
secoli, vanno risolutamente accantonati o quanto meno modificati e che,
a una lettura fatta con gusto moderno, più di una cosa considerata sempre
mediocre in realtà si rivela eccellente.

www.scribd.com/Baruhk
8 Nota del traduttore

Ripeto quindi di essermi accostato all'Eneide come semp]jce lettore,


senza altra ambizione che di rendere in un italiano piano e corrente- da
leggersi senza fatica come senza fatica si legge l'originale - uno dei libri
più grandi dell'umanità. Il modesto talento poetico che posseggo l'ho
posto al servizio di questa «lettura»; spero quindi non sia destituita di
grazia poetica e sia riuscita di un livello più elevato di quello di una
comune prosa; anche se è stato necessario rassegnarsi à priori a dare per
perduto il grande, sostenutissimo «tono» virgiliano. La lingua oggi non
sopporterebbe senza inturgidirsi nel melodramma (almeno per quanto
mi riguarda, poiché quel che a me non riesce potrebbe forse riuscire a
un poeta di me più dotato) il tono epico vero e proprio, e ho creduto
risolvere il problema della leggibilità del poema immergendomi, è la
parola, in un flusso narrativo il più possibile teso e costante.

Le preoccupazioni maggiori, per chi debba oggi proporre in una lingua


moderna un capolavoro classico, mi sembra siano in effetti quelle della
leggibilità e dell'aderenza sensibile al testo. Più che di due problemi col-
legati si tratta delle due facce d'uno stesso problema. Aderire al testo
significa, credo, seguirne i minimi moti, le minime oscillazioni senza
imbrigliarlo in schemi precostituiti: solo cosl esso sarà obbiettivamente
leggibile. Traduzioni dell'Eneide letteralmente fedeli come quelle com-
piute dagli epigoni della scuola carducciana (e pascoliana) sono illeggibili
per l'adozione forzata di un genere di endecasillabo che non è mai esistito
se non nelle esercitazioni accademiche, per la costrizione del testo in uno
schema non solo metrico ma anche linguistico che lo mortifica: quasi che
un classico dovesse andare per il mondo non in panni comuni, ma con
un travestimento aulico preso in prestito, nel modo più goffo, un po' qui
e un po' là, attraverso sei secoli di letteratura italiana. Evidentemente
si tratta anche di una questione di gusto poetico personale, tanto è vero
che, per fare un esempio, la versione del Vivona è alquanto più nobile
di quella dell'Albini, ma il problema è soprattutto di impostazione cri-
tica. Nei casi in parola sembra ci si sia preoccupati di fare delle versioni
meccanicamente fedeli alla lettera (e non allo spirito) dell'originale, ma
ancora di più delle versioni «sonanti», dei modelli di retorica: mai s'è
pensato semplicemente a far leggere il testo e a farlo capire. Con mag-

www.scribd.com/Baruhk
Nota del traduttore 9

giore o minore gratuità il criterio che ha presieduto a simili tentativi" è


ancora quello della creazione di un'opera autonoma, di un testo italiano
che possa prescindere dal latino e vivere per suo conto.
I risultati, dato che Albini, Vivona e gli altri non erano certo dei
poeti, sono più che modesti. All'inizio del Canto decimo ha luogo una
di quelle assemblee di Numi che sono i punti più noiosi del poema e
insieme i suoi indispensabili «puntelli». Gli Dei, per ascoltare la parola
di Giove,
Considunt tectis bipantentibusj incipit ipse ...

Verso che Albini traduce:


... Ne la stanza
siedono bipatentej esso incomincia...

E Vivona:
... E già seduti
sono nell'aula dalle doppie valve.
Esso comincia...

Mi è parso invece logico - per evitare una nota a piè di pagina che spieghi
come si tratti qui di una stanza a due aperture, una a levante e una a
ponente, secondo lo schema dei templi- tradurre, come con altre parole
aveva fatto il Caro, così:
... Gli Dei prendono posto
nell'ampia sala aperta a levante e a ponente
e Giove dice ...

L'esempio citato è minimo, ma sufficiente a far intendere il senso in


cui mi sono sforzato di rendere leggibile il testo. La scorrevolezza, il
flusso narrativo costante che ho cercato di raggiungere sono possibili solo
rendendo esplicito tutto quanto Virgilio dà per implicito e che tale effet-
tivamente era per un uomo dell'epoca sua. Alla lettura non devono sor-
gere dei problemi di significato tali da richiedere delle note e quindi un'in-
terruzione della lettura stessa: tanto è vero che a questa versione non

www.scribd.com/Baruhk
ro Nota del traduttore

ho apposto alcuna nota, certo che il lettore che abbia frequentato almeno
le scuole medie non ne avrà bisogno.
Per chiarire questo punto mi sia concesso ancora un altro esempio;
di genere alquanto diverso, poiché riguarda la complessità di significati
e l'enorme concentrazione del linguaggio virgiliano. La maggioranza delle
traduzioni dell'Eneide, proprio perché non si preoccupano abbastanza di
far leggere e di far intendere il testo, tendono a dare interpretazioni uni-
voche a versi o a frasi che hanno invece uno « spessore » di significati
notevolissimo: Il celeberrimo verso del Canto primo

Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt

è tradotto da Caro:
Là 've umana miseria si compiagne.

E dall'Albini:
... Anche qui virtù si pregia
e piange la pietà sui casi umani.

E dal Vivona:
... Anche qui tenuta è in pregio
la virtù, son qui pur le umane sorti
onorate di pianto e le sventure
toccano i cuori ...

Un verso come quello citato è invece polisenso, e non può essere reso,
sia pure approssimativamente, se non si cerca di penetrare nello spirito
dell'originale, sciogliendone il nodo densissimo almeno in due (poiché
potrebbero essere di più) interpretazioni giustapposte. Ho quindi tra-
dotto cosi:
... Anche qui
si loda il merito, ci sono lagrime per le sventure,
le lagrime che intridono tutte le cose del mondo,
e i travagli degli uomini toccano i cuori ...

www.scribd.com/Baruhk
Nota del traduttore n

Date le preoccupazioni sopra esposte non potevo attenermi per il mio


lavoro a nessun tipo di schema rigido, neppure per quanto riguarda il
metro. Ho usato quindi un verso libero, da Ieggersi ritmicamente, ma
invariabilmente costituito da due versi italiani regolari, tradizionali.
Spesso sono due settenari, spesso un ottonario e un settenario, o un
senario e un ottonario, o un novenario e un senario eccetera eccetera.
Alla lettura non è necessario suddividere il verso « lungo » in due versi
brevi: anzi il modo in cui ogni verso lungo è composto non dovrebbe
nemmeno essere avvertito. Mi è parso indispensabile ricorrere all'espe-
diente di accoppiare due versi per marcare una cesura, una sospensiohe
impercettibile del ritmo; se vogliamo per creare quella certa monotonia
e quella certa « sostenutezza » senza di che il verso si livellerebbe troppo
nella prosa. Insomma, i miei san versi, non prosa che va a capo: si leg-
gano come versi liberi, sempre tenendo <:onta che non esiste verso libero
italiano che non possa essere scomposto in brevi versi del tipo tradi-
zionale e che, nel caso specifico, si tratta d'un verso libero con una cesura.
Comunque esso si articoli:

Cos} uno specchio tremulo d'acqua in un vaso di bronzo


colpito da un raggio di sole o dall'immagine
della radiosa luna riflette un bagliore
che vola lontano e macchia di pallida luce il soffitto.

Un tal genere di verso lungo composto permette un numero di varia-


zioni notevolissimo, pur entro una sostanziale unitarietà. M'è parso poi
l'unico verso adatto (t"elativamente ai miei mezzi, s'intende) a piegarsi
all'agilità e alla perspicuità della prosa pur restando di un tono superiore
a quello della prosa, ad accogliere insieme espressioni di linguaggio par-
lato e di linguaggio letterario e perfino ricercato. Virgilio è un poeta che
racconta servendosi di una molteplicità e ricchezza di procedimenti nar-
rativi e di movimenti retorici da sbalordire; molto spesso con effetti
impreveduti, d'urto, con effetti della surprise teorizzata da Poe. Mi è
sembrato valesse la pena di conservarli intatti o di trasparii appena, in
modo che mantenessero il loro valore di shock anche nel nuovo contesto.
Per far questo non c'era che aderire all'originale - come già ho detto -
seguendone (o riflettendole nella trasposizione) le minime oscillazioni,

www.scribd.com/Baruhk
12 Nota del traduttore

la compressione di un metro rigido. Così spero, per esempio, di aver


saputo. conservare l'effetto di certo fulminante, modernissimo ;flash-back
virgiliano:

Al secondo dà in dono una lorica intrecciata


di catenelle d'oro a tre fili, sottili,
magnifico ornamento e difesa in battaglia:
armatura che dopo un vittorioso duello
aveva tolto egli stesso all'immenso Demòleo
sotto l'alta rocca di Troia, vicino al veloce
Simoenta. Era tanto pesante che appena,
riuscivano a portar/a sulle sflalle due servi,
Sàgari e Fègeo,· e pensare che un tempo con quell'armatura
Demòleo inseguiva di corsa i Troiani dispersi!

Purtroppo la musica virgiliana è molto lontana dalla mia trascrizione


che del resto, altro non volendo essere che una semplice lettura, la pre-
suppone, le si affianca. Un ricalco vero e proprio dei valori fonici del-
l'originale sarebbe stato assurdo e impossibile anche a prezzo di un'intera
vita di lavoro, e infatti non è stttto tentato neppure dai più strenui e
presuntuosi rifacitori. D'altronde un poeta-traduttore non può avere
altra risorsa (e altra scusante per tutto ciò che ha dovuto sacrificare deli-
beratamente nel tentativo di salvare il possibile) se non quella di tenersi
ben saldo ai propri mezti che, nel mio caso, son forse soprattutto d'or-
dine visivo. Non è quindi casuale il fatto che la lettura virgiliana da me
proposta sia intensamente·visiva, ma non è neppure del tutto volontario:
ho dato coscientemente un'importanza altissima alle immagini, ai con-
cetti, alle «figure» (magari giovandomi di modi che possono addirittura
far pensare all'école du regard), ma a ciò mi hanno condotto il mio tem-
peramento e la stessa poesia virgiliana, che è molto più concreta e ade-
rente al particolare· plastico e colorato di quanto comunemente non si
creda e di quanto le vecchie versioni non lascino immaginare. L'Eneide
che è filtrata sino al lettore normale non è altro, tutto sommato, che
quella rifatta dal Caro, il quale ha dissolto sistematicamente la corpo-
sità degli oggetti e delle immagini virgiliane in ghirigori barocchi tal-
mente insistiti da diventare pressòché astratti. Un recupero della potenza
anche visiva di Virgilio, grazie alla quale ogni minima frase, ogni verso
del poema ha un s'uo peculiare modo di tendere al massimo dell'espres-

www.scribd.com/Baruhk
Nota del traduttore 13

sività ed ha una sua pienezza di vita, non può non apparire necessario
dal punto di vista del gusto contemporaneo.
Poema italico nel senso più profondo e più vero, di un'Italia tutta
riassunta nel Latium vetus, in una regione di tufi, di macchie, di boschi
neri di lecci, di contadini rudi ma anticamente civili, l'Eneide è dominata
dal grande, fisso occhio di Virgilio, il quale tutto osserva, su tutto indugia
- immagini del passato, del presente, dell'avvenire - e tutto riconduce
a una matrice naturale atavica, data sempre (per quanto si possa andare
a ritroso nel tempo) per pre-esistente. Siamo agli antipodi del « natura-
lismo » come lo si intende oggi: non si tratta di forma trovata nell'in-
forme ma, e sembra ovvio, di informe che diventa forma. Ma una tale
forma presuppone l'informe, la vita della natura minerale e vegetale a
livello precosciente (se si vuole a livello, per l'appunto, unicamente visivo)
e trascina dietro di sé l'informe come un'ombra protettrice. L'illustra-
zione storico-mitico-geografica che nel Canto ottavo Evandro fa dei colli
sui quali un giorno sorgerà Roma, pur ricalcando i luoghi comuni della
mitologia dell'età dell'oro commuove profondamente proprio perché sot·
tintende una siffatta concezione della natura, che non è tanto del pensiero
filosofico o cosmologico di Virgilio quanto del suo sentimento poetico:

Fauni e indigene Ninfe abitarono primi


questi boschi, e una razza d'uomini nati dai tronchi
durissimi delle quercie, che non avevano
né costume civile né arti, e non sapevano
mettere i bovi all'aratro, conservare i raccolti,
ma vivevano solo di caccia e di frutti selvatici.
Poi a"ivò Saturno ...

La natura si fa uomo, e viceversa l'uomo è impastato di natura, è


all'unisono con lei. Perciò il·Latium vetus non è soltanto natura o pae-
saggio ma si incarna in innumerevoli figure: Fallante, Camilla, Turno,
Giuturna e molte altre, anche appena accennate. In questo senso esso è
il vero protagonista di tutta la seconda metà del poema, la più alta.
I punti in cui l'osmosi uomo-natura si fa esplicita, ed è dichiarata
apertamente, sono parecchi. Basti pensare a Giuturna o al rapporto tra
alcuni personaggi latini del poema e le antiche divinità italiche: Latino-
Fauno, Turno-Pilunno. Per Virgilio la personificazione delle forze natu-

www.scribd.com/Baruhk
I4 Nota del tratluttore

rali non è schietto mito, come poteva esserlo per Omero, ma una meta-
fora ambigua: ambigua al punto da permettergli il recupero (richiesto
dal1a ragion di Stato) del pantheon italico senza contraddire irrimedia-
bilmente al proprio monoteismo orfico-pitagorico (affermato nel Canto
sesto) e al processo stoico per cui Enea da succubo del destino ne diviene
il cosciente esecutore. È un modo di «personificare», nel senso più
stretto della parola (persona=maschera), attingendo al folklore, all'etno-
grafia, alla tradizione magico-religiosa, che in epoca augustea almeno nelle
campagne era ancor viva, quel tanto che basti per giustificare cultural-
mente un'intuizione puramente poetica, non razionale, per rendere « ro-
mano» un modo di intendere la natura che non è romano, che forse non
è nemmeno mediterraneo, ma « padano » e, come è stato detto tante
volte, pre-romantico.
Solo da questo punto di vista, e da nessun altro, si potrebbe parlare
dell'Eneide come di un poema anche padano: specie se ci si sofferma a
considerare un canto (come il Canto ottavo) che nel tempo è forse il più
vicino alle Georgiche, insieme al Canto sesto. Ma si tratta pur sempre
d'un punto di vista eccessivamente marginale rispetto al complesso senso
della storia che anima tutto il libro (e che prevale di gran lunga, almeno
ideologicamente, sul senso della natura) perché sia il caso di insistervi.

Come traduttore confesso di essermi trovato più volte in serie diffi-


coltà. Non mi è costata sforzi la parte finale: quei canti di guerra che insi-
nuano nello schema omerico un tenerissimo patetismo, un senso strug-
gente della morte, tanto inutile e cieca quanto necessaria, foriera d'av-
venire ai nepotes, e che insieme si dibattono con sublime goffaggine tra
le concezioni militari nazionali dell'epoca romana e la battaglia «epica»
frammentata in duelli individuali. (Ed è una battaglia guardata con l'or-
rore di chi odia la guerra e si risolve ad occuparsene solo perché spera
che Augusto abbia ristabilito la pace per sempre). Ho invece lavorato
parecchio sui canti più scialbi, come il primp, il terzo e il settimo; e
molta fatica m'è costato - non paia strano - il Canto quarto, quello di
Didone, nonostante da tanti sia considerato (è uno dei più vecchi luoghi
comuni della critica virgiliana) il punto più alto dell'intera Eneide.
Il fatto è che l'episodio, pur toccando vette di lancinante potenza

www.scribd.com/Baruhk
Nota del traduttore 15

drammatica e di stupenda verità poetica, ha un tessuto narrativo abba-


stanza debole e incerto, rappresenta in qualche modo una rottura ritmica
nello svolgimento del poema, ne sembra come avulso. L'innegabile ales-
sandrinismo del Canto quarto è di troppo trasceso dal resto del poema
- sia dal punto di vista compositivo che da quello della superiore idealità
storica e filosofica - perché esso rimanga memorabile altrimenti che come
«monologo drammatico». Il lungo monologo di Didone, continuamente
spezzato e ripreso per poi serrarsi e farsi compatto verso il finale dell'epi-
sodio, è condotto in modo abbastanza incongruo nel senso della narra-
zione epica: tanto da render necessaria una serie di espedienti roman-
zeschi da repertorio, non tutti di primissimo ordine, la caccia, il risenti-
mento di Jarba, il duplice intervento di Mercurio prima nella realtà e
poi nel sogno, le pratiche magiche, un « orientalismo » che la guerra
contro Cleopatra e Antonio doveva aver messo di moda nella Roma augu-
stea, eccetera. Esso invece è sublime nel senso dell'analisi dello sviluppo
di una passione e del crearsi di una situazione drammatica: e non è certo
un caso che Virgilio proprio nel descrivere Didone infuriata citi, in un
paragone, l'Oreste della tragedia greca. Qui allora tutte le interruzioni
e fratture del monologo, dovute a necessità narrative non sempre risolte
felicissimamente, assumono piena funzionalità, in quanto permettono
alla, diciamo cosi, voce recitante di riprendere, dopo ogni sosta, a un
punto di tensione sempre più alto e più arduo.
Ma un monologo cosi tipicamente drammatico, rivolto a un interlo-
cutore che di fatto risponderà soltanto in altra sede, nel Canto sesto, in
cui l'episodio ha il suo culmine e (con la fuga di Didone nelle braccia di
Sicheo) la sua sublimazione, non è facilmente riducibile ai moduli narra-
tivi che io sono stato costretto ad usare molto più fermamente dello stesso
Virgilio. Di qui le difficoltà, che non so sino a che punto ho risolto per
il meglio. «Tutti i grandi scrittori- ha detto Walter Benjamin- devono
contenere in una certa misura, fra le righe, la ]oro traduzione virtuale».
Forse fra i canti dell'Eneide il Canto quarto è quello che meno la contiene.

Il testo seguito per questa edizione è sostanzialmente quello di Oxford,


da cui però mi sono scostato in parecchi punti. La variante più notevole,
e l'unica che mi par giusto segnalare, è la soppressione dei quattro versi

www.scribd.com/Baruhk
16 Nota del traduttore

iniziali della tradizione donatiana, che ho ritenuto spuri, d'accordo con


Funaioli, Paratore e quasi tutta la migliore critica virgiliana. Altri versi
dubbi invece li ho tradotti, ove mi san parsi essenziali alla narrazione
ed ove- non ho difficoltà ad ammetterlo- il tradurli m'ha fatto piacere.
Non essendo uno specialista ho dovuto ricorrere in molti casi esclusi-
vamente al buon senso e al mio gusto personale.
Confesso di essere debitore di molte idee, che han trovato applica-
zione pratica nella versione, ad Ettore Paratore. Il suo libro su Virgilio
non ha bisogno dell'elogio di una persona, come me, «non addetta ai
lavori»; ma non posso tacere quanto esso m'è stato utile e quanti incon-
venienti mi ha risparmiato. So bene come il mio lavoro sia ancora pieno
di difetti che i latinisti non mancheranno di rilevare, ma non chiedo di
meglio che di essere messo in grado di corre~gerlo e migliorarlo in even-
tuali ristampe.
Infine esprimo tutta la mia riconoscenZa a Giacinto Spagnoletti, diret-
tore di questa collana, che per anni mi è stato largo di incoraggiamenti,
di appunti, di assistenza affettuosa. Senza il suo aiuto impareggiabile e
continuo la mia Eneide non sarebbe stata probabilmente compiuta. A
Spagnoletti dunque, come al migliore e più paziente dei lettori e come
al più caro degli amici, dedico quest'opera, nella speranza che non sia
indegna di lui.
CESARE VIVALDI

www.scribd.com/Baruhk
VIRGILIO, LE SUE OPERE, IL SUO TEMPO

Publio Virgilio Marone, massimo poeta del mondo latino e uno dei più
alti geni artistici esistiti, nacque nel Mantovano, ad Andes, piccolo centro
convenzionalmente identificato con l'odierna Pietole, il 15 ottobre del
70 a. C. Figlio di proprietari terrieri d'una certa agiatezza (nonostante la
tradizione leggendaria, fiorita attorno alla sua figura, lo voglia di umili
origini), Virgilio ebbe un'ottima educazione in scuole eccellenti; dapprima
a Cremona poi a Milano e finalmente a Roma, dove si recò tra i quindici
e i venti anni per ascoltare le lezioni di retorica del celebre maestro Epi-
dio, frequentate dai giovani della migliore aristocrazia romana, tra i quali
il giovanissimo e precocissimo Ottaviano, futuro imperatore Augusto non-
ché futuro protettore del poeta, di lui alquanto più anziano. Virgilio· :;e.guì
insomma il corso di studi proprio ai giovani avviati alla vita pubblica, alle
carriere politica e amministrativa, anche se ben presto, inK~rno ai venti
anni se non prima, la vocazione poetica lo distolse dai tribunali e dagli
uffici militari e civili.
La poesia del Virgilio esordiente si maturò nell'ambiente di cultura
ellenistica (anche se di spiriti ben latini) dei cosiddetti poetae novi; quei
«poeti nuovi», il cui maggiore esponente era un altro padano come Vir-
gilio, il veronçse Catullo, che si proponeva di rinnovare la poesia romana
importando metri, generi, soggetti e erudizione mitologica dalla grecità
alessandrina. Nella« Appendice virgiliana », raccolta di poesie e poemetti
attribuiti a Virgilio e dati come precedenti alle tre opere virgiliane ben
note, Bucoliche} Georgiche} Eneide, tra molti componimenti spuri e di
epoca più tarda di quella di Virgilio figurano però testi probabilmente

www.scribd.com/Baruhk
18 Virgilio, le sue opere, il suo tempo

autentici. Soprattutto alcuni epigrammi, di salace spirito catulliano ep-


pure temperati dalla dolcezza che sarà ripica del Virgilio maggiore, sono
quasi certamente i primi frutti dell'arte del poeta mantovano.
Arte che attinge una prima, vera maturità con .te Bucoliche, composte
tra il 41 e il 39 a. C.; dieci poemetti ispirati alla vita pastorale (anche qui
secondo un modello alessandrino: Teocrito) i quali dettero al giovane
vasta fama e l'appoggio incondizionato dei grandi del tempo. Le Bucoliche
riflettono una concezione del mondo ispirata all'epicureismo, dottrina filo-
sofica che Virgilio aveva studiato a Napoli con Sirone e Filodemo, avendo
a compagni uomini quali Orazio, Tucca, Quintilio Varo, e alla quale pro-
babilmente lo aveva spinto la lettura del grande poema di Lucrezio De
rerum natura. Le Bucoliche rispecchiano inoltre una particolare, dolorosa
condizione dell'animo di Virgilio, colpito nei beni, nella famiglia e nell'af-
fetto per il paese natale dalla confisca, avvenuta in conseguenza delle
guerre civili, delle sue terre di Andes, tolte a lui, come ad altri proprietari
di municipi italici sospetti di simpatie verso la causa repubblicana di
Bruto, per essere distribuite ai veterani di Antonio e Ottaviano.
Le Bucoliche, squisita e originale opera di poesia, assicurarono a Vir-
gilio la protezione di Mecenate e poi di Ottaviano. Virgilio, che si era tra-
sferito definitivamente a Napoli dove aveva comprato la villetta del suo
antico maestro Sirone, cominciò ad essere considerato dal potere politico,
cioè da Ottaviano, come il possibile futuro poeta «ufficiale». E Virgilio
lo divenne veramente con la composizione delle Georgiche, poema in quat-
tro canti (dedicati rispettivamente alla coltivazione dei campi, a quella
degli alberi, alla pastorizia e all'allevamento delle api) scritto tra il 37 e
il 30 a. C. per rispondere a un preciso disegno di Ottaviano. Il quale, dopo
gli sconvolgimenti delle guerre civili (terminate con la sua vittoria ad
Azio su Antonio e Cleopatra, nel 31 a. C.), voleva pacificare gli animi e
insieme risollevare le sorti dell'economia agricola italiana. E il canto ap-
passionato di Virgilio, la sua adesione alla natura e al lavoro dei contadini
espressa in forme raffinatissime, fu il contributo più alto della letteratura
dell'epoca a quegli scopi politici.
Con le Georgiche Virgilio assurse al ruolo di principale portavoce poe-
tico dell'impero. Seguendo le direttive di Ottaviano Augusto, il quale gli
aveva chiesto un poema che glorificasse Roma, la nuova potenza impe-
riale, la propria stirpe Giulia e la sua stessa persona, il poeta concepl e

www.scribd.com/Baruhk
Virgilio, le sue opere, il suo tempo 19

scrisse l'Eneide, che aveva compiuto (ma non revisionato e limato, tanto
da !asciarne qualche verso a metà) nel 19 a. C., quando la morte lo colse
a Brindisi, il 21 settembre, al ritorno di un viaggio in Grecia dove si era
recato a visitare i luoghi da lui cantati.
L'Eneide è un poema in dodici canti, i primi sei dedicati al viaggio di
Enea da Troia al Lazio e alle sue molte avventure, sul modello dell'Odis-
sea, e gli ultimi sei, sul modello dell'Iliade, dedicati allé battaglie sostenute
dall'eroe in suolo latino prima di fissarvi stabile dimora. Le ragioni poli-
tiche del poema, l'esaltazione della romanità, dei destini dell'impero e
della casa imperiale, sono continuamente presenti per tutto l'arco della
narrazione ma non la appesantiscono. Soprattutto perché la politica augu-
stea di riappacificazione generale nell'esaltazione non solo di Roma ma
dell'Italia tutta, corrispondeva profondamente allo spirito del poeta, can-
tore sl di guerre ma nella prospettiva di una lunga pace e di una futura
nuova età dell'oro. E la guerra vista da Virgilio è orrenda, guardata con
lo spavento di chi la odia e si risolve ad occuparsene solo perché spera che
Augusto abbia ristabilito la pace per sempre. Cosl n· poeta insinua nei
fierissimi schemi omerici di battaglia un tenero patetismo, un senso strug-
gente della morte, inutile e cieca anche se necessaria, foriera d'avvenire
ai « nipoti ».
Poema italico nel senso più profondo e più vero, di un'Italia tutta rias-
sunta in un antico Lazio che è vivo ancor oggi, regione di tufi, di macchie,
di neri boschi di lecci, di contadini rudi ma anticamente civili, l'Eneide
è dominata dal grande, fisso occhio di Virgilio, il quale tutto osserva, su
tutto indugia- immagini del passato, del presente, dell'avvenire- e tutto
riconduce a una matrice naturale atavica, a tutto preesistente. La forma
virgiliana presuppone l'inforn1e, la vita della natura minerale e vegetale a
livello precosciente, e trascina con sé l'informe, ricordo di uno stato idil-
lico anteriore alla storia, ombra protettrice. Cosl, ad esempio, l'illustra-
zione storico-mitico-geografica che nel canto ottavo Evandro fa dei colli
sui quali un giorno sorgerà Roma, pur ricalcando i luoghi comuni della
mitologia dell'età dell'oro commuove profondamente proprio perché sot-
tintende una siffatta concezione della natura, che non è tanto del pensiero
filosofico e cosmologico di Virgilio quanto del suo sentimento poetico. Un
se~timento poetico, come è stato detto molte volte, pre-romantico, « pa-
dano » più che mediterraneo.

www.scribd.com/Baruhk
20 Virgilio, le sue opere, il suo tempo

Nella cornice del Lazio si stagliano i più intensi eroi del poema, ecce-
zion fatta per Didone: Enea anzitutto, il suo rivale Turno, Camilla, Eu-
rialo e Niso, Evandro, Fallante e tanti altri minori, personaggi umani e
personaggi divini come Giuturna. Ed Enea è portavoce dei sentimenti pa-
cifici di Virgilio," è l'uomo che da succube del destino ne diviene, stoica-
mente, cosciente esecutore, che tutto affronta, anche la deprecata guerra
(alla quale vanamente s'oppone), anche il tradimento di Didone, cioè del-
l'amore, per condurre a termine un compito che gli viene imposto e che
non può non accettare. Tutto ciò non senza esitazioni, debolezze, penti-
menti profondamente umani; che ne riscattano la figura da ogni retorica
eroica facendola moderna, ancora oggi vera e vivissima.
c. v.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO PRIMO

« Ti prego, ospite, raccontaci dall'inizio le in-


sidie dei Greci. le sventure dei tuoi e il tuo
lungo viaggio..:»

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca Va-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO PRIMO

Lasciata la Sicilia, ove si era trattenuto con i suoi, ospite del troiano Aceste, Enea
si rimette in viaggio verso le coste tirreniche con venti navi. Giunone, implacabile
nemica della gente troiana, ancora una volta cerca di ostacolare il viaggio. All'uopo
si rivolge ad Eolo, re dei venti, e promettendogli in moglie la bellissima ninfa Deio-
pea, lo persuade a scatenare un terribile fortunale nel tratto di mare ove si trova la
piccola flotta degli esuli. Le navi sono sballottate, disalberate e private dei remi e
rimangono in balia delle onde. La tempesta è placata da Nettuno, che rimprovera i
venti di averla suscitata a sua insaputa.
Enea con sole sette navi riesce a prender terra sulla costa libica, rincuora i com-
pagni rimastigli, e procura loro del cibo, abbattendo sette cervi in un bosco vicino.
Nel frattempo Venere, madre di Enea, si duole con Giove dell'ostilità di Giunone e
lo prega di salvaguardare il figlio considerando l'alta missione che i fati gli hanno
assegnato come capostipite dell'impero di Roma. Giove la rassicura ed invia Mercurio
a Cartagine da Didone, regina della città, per predisporla ad accogliere benevolmente
i naufraghi. Venere, allora, nei panni di una giovane cacciatrice, appare al figlio, che,
con il fido Acate, si era recato a perlustrare i luoghi vicini alla spiaggia, e da lui inter-
rogata gli rivela il nome della terra africana ove si trova ed in breve gli narra la triste
storia della regina Didone, signora di quei luoghi. Avvolge poi il figlio e l'amico in
una densa nube che permetterà loro di giungere a Cartagine non visti.
La città appena costruita suscita l'ammirazione dei due eroi che, penetrati in un
tempio, sono commossi nello scorgervi raffigurate, tra le altre, le gesta della guerra
troiana.
Appaiono poi, quasi contemporaneamente, Didone ed i compagni delle altre navi
che Enea credeva morti o dispersi. La regina, richiestane da Enea, accorda ai troiani
ospitalità e li invita a banchetto nel suo palazzo.
Venere, che continua a vegliare sul figlio, fa in modo che Julo, figlio di Enea, inca-
ricato di portar doni a Didone, venga sostituito da Cupido con il compito di suscitare
nel cuore della vedova regina un'improvvisa fiamma d'amore.

www.scribd.com/Baruhk
24 Canto primo

Cupido compie la missione.


Il canto si chiude con l'invito di Didone ad Enea di raccontare l'epilogo della
guerra di Troia e le vièende del lungo esilio.

Proemio (vv. 1-17)

Servio e Donato, primi commentatori dell'Eneide, avevano premesso al poema,


ritenendoli autentici, quattro versi di carattere autobiografico che qui di seguito
trascriviamo nella traduzione di Annibal Caro:
Quell'io che già tra selve e tra pastori
di Titiro sonai l'umil sampogna
e che, de' boschi uscendo, a mano, a mano
fei pingui e colti i campi,' e pieni i voti
d'ogn'ingordo colono, opra che forse
agli agricoli è grata.
Tali versi con tutta probabilità Virgilio aveva dettato per presentare la propria
opera all'imperatore Augusto o a qualche importante e caro amico, essendogli .assai
gradito di ricordarsi agli altri come autore delle Bucoliche e delle Georgiche; lavori di
altra ispirazione e di altro impegno, ma non meno cari all'autore che in quelli aveva
profuso la squisitezza del suo animò melanconico e contemplativo.
Vario e Tucca, amici di Virgilio e curatori della prima edizione del poema, li
trascurarono, forse perché come l'Iliade e l'Odissea, anche l'Eneide iniziasse diret-
tamente e classicamente con la dichiarazione dell'argomento cantato e con l'invoca-
zione alla musa della poesia.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO PRIMO trastanti per condurre a ter-
mine la più alta impresa che
mai sia stata affidata ad un
La collera di Giunone (17-43) - Eolo e la tempesta (44-147) - uomo: quella di fondare un
L'aiuto di Nettuno (148-187) - Le spiagge di Libia: l'approdo impero che nel mondo non
(188-262)- Giove e Venere (263-297) -La predizione della gran-
dezza di Roma (298-3.56)- L'incontro tra Venere ed Enea (3.57-483) avrà eguali. Nemmeno Giu-
- Cartagine (484-.574) - L'incontro con Didone (.57.5-887). none, che è dea, riuscirà ad
opporsi a tale disegno per-
ché il fato è forza tremenda
che tutto piega alla sua vo-
lontà e che perciò si può
CANTO le armi, interpretare come la forza
canto l'uomo che primo da Troia della storia e l'ordine dell'u-
venne in Italia, profugo per volere del Fato niverso.
sui lidi di Lavinio. A lungo travagliato 8. i Penati di Troia: Pe-
s e per terra e per mare dalla potenza divina nati erano gli dèi tutelari
della famiglia e della patria.
a causa dell'ira tenace della crudele Giunone, Enea aveva portato con sé
molto soffri anche in guerra: finché fondò una città quelli di Troia.
e stabili nel Lazio i Penati di Troia, 10. e albana... Roma: la
origine gloriosa della razza latina razza latina nacque dalla fu-
10 e albana, e delle mura della superba Roma. sione dei Troiani con gli in-
digeni del Lazio. La razza
Musa, ricordami tu le ragioni di tanto albana prende il nome da
Alba, città fondata da Asca-
I. Canto le armi: le im- aver ucciso Turno in duello nio, che per più di tre secoli
prese di guerra. 5· dalla potenza divina: dominerà incontrastata sul
4· sui lidi di Lavinio: E- prima si era parlato di fato Lazio finch~ _!~.om2!g, figlio
nea, fuggendo da Troia, do- ora di potenza divina. Il di Rea Silvia, all>ana, fon-
vrà per volere del destino fatto è che Virgilio. vuoi su· derà la superba Roma, futu-
vagare sette anni per i mari bito dare al suo eroe quella ra dominatrice del mondo.
del Mediterraneo, prima di caratteristica che lo renderà n. Musa ... : è Calliope,
sbarcare sulle spiagge del tanto diverso dai personaggi musa della poesia epica, che
Lazio. Lavinio da Lavinia, omerici e cioè ch'egli, contrc. qui Virgilio invoca, com'è
figlia del re Latino, sposa in la sua indole e la sua natura, d'obbligo, perché lo ispiri e
seconde nozze di Enea, è la sarà costretto ad affrontare lo assista nella sua lunga fa-
città fondata dall'eroe dopo le prove più diverse e con- tica poetica.

www.scribd.com/Baruhk
26 Canto primo

r 2. doloroso penare: le
ragioni dell'implacabile ira doloroso penare: ricordami l'offesa
di Giunone saranno ricorda- e il rancore per cui la regina del cielo
te al verso 34 e seguenti. costrinse un uomo famoso per la propria pietà
13. la regina del cielo: 15 a soffrire cosf, ad affrontare tali
Giunone come sposa di Gio-
ve era la prima tra le dee. fatiche. Di tanta ira son capaci i Celesti?
Qui il poeta si chiede, qua-
si stupito, come la regina
del cielo possa aver infìeri to
in modo tanto crudele su un La collera di Giunone
uomo, « insignem pietate »,
tanto pio come era stato e Vi fu un'antica città, abitata dai Tiri,
come sarà Enea. La pietas
per i romani si manifestava che fronteggiava l'Italia e le foci del Tevere
con la sottomissione volon- da lontano: Cartagine, ricchissima di mezzi
taria e completa al volere 20 e terribile in armi. Si dice che Giunone
degli dèi, con il culto della la preferisse a ogni terra, persino alla stessa Samo,
patria e con la generosità
verso i parenti: dunque non e vi tenesse le armi e il carro. Già da allora
si spiega la crudeltà di Giu- la Dea si adoperava con ogni sforzo a ottenerle,
none. se mai lo consentano i Fati, l'impero del mondo.
LA COLLERA DI GIUNONE
25 Ma aveva saputo che dal sangue troiano
(17-43). - Giunone, nemica sarebbe nata una stirpe destinata ad abbattere
irriducibile del popolo Tra- le rocche di Cartagine; che un popolo dal vasto
iano, studia il modo di dan- dominio e forte in guerra sarebbe venuto a distruggere
neggiare la flotta di Enea la Libia: tale sorte filavano le Parche.
che veleggia dalla Sicilia ver-
so l'I talia. 30 Temendo l'avvenire e memore della guerra
che aveva combattuto un tempo sotto Troia
17. Tiri: da Tiro, anti- per i suoi cari Argivi, Giunone conservava
chissima città della Fenicia ancora vive nell'anima altre cause di rabbia
e celebre mercato orientale
per l'esporta2ione della por- e di fiero dolore: le restano confitti
pora. 35 nel profondo del cuore il giudizio di Paride,
19. Cartagine: la fiera ne-
mica della Roma futura vie-
ne qui presentata ln tutta era venerata in modo parti- mente gli abitanti di Argo,
la sua potema ed il suo ful- colare in un grande tempio. città del Peloponneso. In
gore come il preannunzio 22. vi tenesse le armi e senso lato Omero intende
della terribile minaccia che il carro: in segno di predi- tutti i Greci, anche chiamati
costituirà per la forza ro- lezione per il popolo carta- Achei da Acheo, re di Ftia.
mana nelle tre guerre puni- ginese che aveva per lei uno 35· il giudizio di Paride:
che. Si spiega dunque il per- speciale culto. Paride, secondo figlio di
ché i Romani, quando la eb- 29. le Parche: erano tre, Priamo e di Ecuba, fu chia-
bero vinta e distrutta, ne fe- Cloto, Lachesi ed Atropo. mato ad assegnare il pomo
cero arare le rovine a signi- La prima filava il filo del- d'oro alla più bella tra le
ficare che nessuno avrebbe l'esistenza umana, la secon- tre dee: Giunone, Venere e
potuto ricostruirla. da Io avvolgeva, la terza lo Minerva. Paride lo assegnò
2r. Samo: isola del Mar troncava secondo la volontà a Venere che in segno di ri-
Ionio, in cui era fama che dei fati. conoscenza gli promise la
Giunone fosse nata e dove 32. Argivi: erano propria- più bella donna del mondo:

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 27

l'onta della bellezza disprezzata, il rancore e iniziare cosl il lungo cam-


per la razza troiana, gli onori ai quali è assurto mino di conquista e di
gloria.
Ganimede. Infiammata da tanti oltraggi, la Dea
teneva lontani dal Lazio, sballottati sulle onde, EOLO E LA TEMPESTA (44-
40 i Troiani scampati ai Greci ed al feroce 147). -La dea decide di far
Achille: ed essi erravano sospinti dal destino visita ad Eolo, re dei venti,
per ogni mare da molti e molti anni. Tanto e per mezzo suo scatena una
spaventosa tempesta che, in
era arduo, terribile, fondare la gente romana! breve tempo, provoca il nau-
fragio di una nave, ne fa
arenare tre, ne fa schiantare
altre tre contro gli scogli e
Eolo e la tempesta disperde le rimanenti.

Appena perduta di vista la terra di Sicilia 44· la terra di Sicilia: pre-


4S i· Teucri spiegavano lieti le vde verso il largo cisamente Drèpanum (Tra-
pani) ove era morto ed era
fendendo coi rostri di bronzo le spume salate. stato sepolto Anclllse, pa-
Giunone, che sempre nel petto ha incisa l'eterna ferita, dre di Enea.
vedendoli disse tra sé: «Dovrò dunque desistere 46. rostri di bronzo: era-
dalla mia impresa e darmi per vinta, senza riuscire no degli speroni che arma-
vano la prua delle navi an-
so a distogliere il re dei Teucri dall'Italia? tiche e che servivano a
Me lo vietano i Fati! Eppure Minerva ha potuto perforare le imbarcazioni
incendiare la flotta dei Greci e sommergerli in mare nemiche durante l'arrem-
per punire le colpe dd solo Aiace d'Oileo! baggio.
50. il re dei Teucri: Enea.
Lei stessa scagliò dalle nubi il rapido fuoco di Giove, I Troiani erano anche chia-
ss disperse ~e navi e sconvolse i flutti coi venti, mati Teucri da Teucro, re
travolse in un turbine Aiace che vomitava fiamme di Creta, che aveva dato in
dal petto fulminato, lo infilzò in uno scoglio; sposa la figlia a Dardano,
primo re di Troia.
ed io, che incedo solenne a capo di tutti gli Dei, 53· Aiace d'Oileo: eroe
sorella e moglie di Giove, io muovo da tanti anni gteco che s'invaghl di Cas-
60 guerra a un popolo solo e non riesco a domarlo. sandra, figlia di Priamo, ed
osò abusare di lei nel tem-
Ma chi d'ora in avanti onorerà piu la gloria pio di Minerva. La dea, of-
di Giunone, e imporrà sacrifici ai suoi altari? » fesa ed oltraggiata, lo ful-
La Dea, volgendo tra sé tali pensieri nd cuore minò durante il ritorno in
patria e disperse le sue na-
vi in una furiosa tempesta.
54· rapido fuoco di Gio-
Elena. Di qui il rapimento servisse come coppiere ai ve: il fulmine.
di Elena da parte di Paride banchetti degli dèi. 6o. un popolo solo: i Tro-
e la conseguente guerra di 43· fondare la gente roma- iani.
Troia; di qui l'implacabile na!: l'autore non può trat- 61. Ma chi ... : l'amarezza
odio di Giunone. tenere questa esclamazione della dea non è giustificata.
38. Ganimede: figlio di di giusto orgoglio nella con- Ella sa che lottare contro il
Troe, re di Troia, che per la statazione dei tremendi osta- fato è inutile; malgrado ciò
sua bellezza fu rapito da coli che i progeni tori della prevalgono in lei l'orgoglio
un'aquila inviata da Giove e sua gente avevano dovuto e lo spirito mai domo della
trasportato in cielo perché superare per fondare Roma vendetta.

www.scribd.com/Baruhk
28 Canto primo

infiammato di collera, giunse all'isola Eolia


65 patria dei nembi, terra piena di venti furiosi.
Qui il re Eolo controlla in un'immensa caverna
le sonore tempeste e i venti ribelli
che tiene prigionieri, carichi di catene.
Fremono urlando di rabbia intorno ai chiavistelli
70 con un alto muggito che scuote la montagna;
Eolo, in mano lo scettro, seduto in vetta a una rupe
ne mitiga la rabbia e ne modera gli animi.
Se non facesse cosi i rapidi venti
trascinerebbero via perdutamente nell'aria
75 i mari, le terre e il cielo profondo.
64. isola Eolia: una delle Temendo un tale pericolo, il Padre onnipotente
isole Eolie dove gli an tichi li chiuse in nere caverne, imponendovi sopra
ritenevano avessero sede ed
origine i venti. devate montagne, e dette loro un re
66. Eolo: mitico dio dei che, secondo i suoi ordini, sapesse volta a volta
venti, personificato dai suoi &o trattenerli o sbrigliarli, con legge sicura.
dodici figli, sei femmine e Giunone gli si rivolse con voce supplichevole:
sei maschi.
67-70. La descrizione che « Eolo (poiché a te il Padre degli Dei
Virgilio fa dei venti, ribelli e re degli uomini ha dato il potere sui venti,
e violenti, governati con con cui calmare i flutti o alzarli sino alle stelle),
fermezza da Eolo è fra le più 8S una razza che odio naviga nel Tirreno
poetiche del libro.
86. Ilio e i vinti Penati: i per portare in Italia Ilio e i vinti Penati:
troiani saranno sempre per scatena la potenza dei venti, affonda le navi,
Giunone i nemici a fatica o disperdi i Troiani, seminali per il mare.
vinti, che ora invece i fati
vogliono vinci tori in altra Ho quattordici Ninfe dal corpo bellissimo,
terra ed in altre grandissime 90 ti destinerò Deiopea, la piu bella di tutte,
imprese. la farò tua con nodo indissolubile e voglio
90. Deiopea: Giunone che in compenso d'un tale servigio trascorra con te
non dimentica che tra i
suoi attributi ci sono quelli tutti i suoi anni e ti faccia padre di splendidi figli ».
principali di « pronuba » e Eolo rispose: «A te, regina, spetta decidere
di « Lucina » cioè della divi- 95 quello che vuoi, a me spetta eseguire i tuoi ordini.
nità che presiede ai matri-
moni ed alle nascite. Of- A te devo il mio regno, comunque esso sia,
frendo la sua più bella nin- il mio scettro e il favore di Giove: è merito tuo
fa in sposa, mostra quanto se siedo ai banchetti celesti, se sono il padrone dei
le stia a cuore ottenere il [venti »-
favore di Eolo, ma nello Allora Eolo col piede della lancia percosse
stesso tempo preserva e di-
fende i suoi attributi di dea 100 il cavo fianco del monte, e i venti in schiera serrata
moralizzatrice e severa. come un esercito irruppero attraverso la porta
IOJ. Euro, Noto, Africo: per scatenarsi in un turbine su tutta la terra.
Euro è il vento d'oriente;
Noto del sud; Africo di sud- Euro, Noto ed Africo fecondo di tempeste
ovest. piombarono insieme sul mare sconvolgendolo a fondo

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 29
lOS e rotolando enormi ondate contro le spiagge.
Gridano di terrore gli uomini, le sartie
stridono. Nubi improvvise nascondono il cielo e la luce
agli occhi dei Troiani: si stende nera una notte
sul mare. La volta celeste tuona, l'aria balena
110 di fulmini frequenti e tutto, nell'acqua e nel cielo,
minaccia ai marinai una morte imminente.
Enea si sente agghiacciare le membra di paura,
gemendo leva le mani verso le stelle e dice:
« O mille volte beato chi ebbe la fortuna 106. sartie: le corde con
11S di morire davanti agli occhi di suo padre cui manovrare le vele.
sotto le mura di Troia! O Tidide, il pio forte 116. O Tidide: Diomede,
figio di Tideo, dopo Achille
dei Greci, avessi potuto spirare sotto i tuoi colpi il più forte dei Greci, duel-
nei campi d'Ilio, dove, ucciso dal figlio di Teti, lò con Enea sotto le mura
il forte Ettore giace, dove giace l'immenso di Troia. II nostro eroe fu
120 Sarpedonte ed il fiume Simoenta travolge salvato da morte soltanto
dall'intervento della madre
tanti scudi, tanti elmi, tante salme d'eroi! » Venere.
Ed ecco che una raffica stridente d'Aquilone 118. dal figlio di Teti: A-
colpisce la sua vela e solleva le onde chille.
120. Sarpedonte: re della
sino al cielo. Si spezzano i remi, la prua gira Licia, alleato di Troia, fu
12S e la nave presenta il fianco ai cavalloni; ucciso in duello da Patro-
una montagna d'acqua sopravviene impetuosa. clo. - Simoenta: uno dei
I marinai son sospesi in cima ai flutti, altri vedono due fiumi che attraversano
la regione circostante Troia;
tra le onde impazzite la terra del fondo; l'altro era lo Scamandro.
la tempesta sconvolge persino la sabbia. 122. Aquilone o Borea: è
130 Tre navi portate da Noto si schiantano contro gli scogli il vento del nord.
che gli !tali chiamano Are (scogli sperduti nell'acqua, I 3 r. Are: sono scogli in-
sidiosi, chiamati di Egimu-
dal dorso immenso che sfiora la superficie del mare); ro, al largo di Cartagine.
Euro ne spinge altre tre contro banchi di sabbia, Come si vede la tempesta
e le circonda di un monte di sterile arena. ha completamente cambia-
13S Un'onda enorme colpisce dall'alto sulla poppa, to la rotta delle navi, spin- -
gendole verso sud.
davanti agli occhi di Enea, la nave che portava 137. i Lici ed il fido
i Lici e il fido Oronte; il timoniere è strappato Oronte: come abbiamo vi-
dal suo posto e gettato in mare a capofitto; sto sopra, i Lici erano stati
un gorgo fa roteare la nave per tre volte alleati dei Troiani ed ora
ne dividono la sorte. Oron-
140 finché un rapido vortice la ingoia nel profondo. te ne era il capo, amico fe-
Pochi naufraghi nuotano sull'immensa distesa dele di Enea.
sparsi qua e là, fra le tavole galleggianti, i relitti 141. ~ un verso giusta-
mente famoso, divenuto pro-
dei tesori di Troia, le armi dei guerrieri. verbiale: « apparent rari
E già la tempesta vinceva il solido scafo nantes in gurgite vasto».
14S di Ilioneo, insieme a quelli del forte Acate, di Abante, 145-146. Ilioneo, Acate,

del vecchio Alete: tutti imbarcano l'acqua nemica Abante, Alete: sono i co-
mandanti di altrettante navi,
dal fasciame sconnesso e non tengono piu. che ritroveremo in seguito.

www.scribd.com/Baruhk
30 Canto primo

L'AIUTO DI NETTUN0(148· L'aiuto di Nettuno


187). - Nettuno, sorgendo
dalle profondità del mare, è Intanto Nettuno s'accorse dall'alto muggito del mare
sorpreso ed adirato per la
tempesta a sua insaputa sca- che era stata sfrenata una tempesta tremenda,
tenata, rimbrotta aspramen- t SO l'acqua sconvolta sino al suo fondo sabbioso.
te i venti, ricacciandoli nella Assai ne fu turbato: sollevò il capo placido
loro caverna, e riconduce la a fiore delle onde, guardando tutto intorno,
calma.
e vide la flotta di Enea dispersa per l'oceano,
148. Nettuno: Virgilio se- i Teucri sopraffatti dai flutti e dall'ira dd cido.
gue qui la tecnica di Ome- ISS Comprese immediatamente l'inganno di Giunone
ro che ad ogni intervento e chiamati a sé i venti Euro e Zefiro, disse:
di una divinità, faceva se-
guire un altro di altra di- '~.'Tanta baldanza vi viene dalla stirpe ribelle
vinità, quasi a voler sotto- dei Titani, dai quali discendete? Già, o venti,
lineare la stretta indipen- osate sconvolgere cielo e terra, sollevare
denza tra uomini e dèi. Da ondate cos{ grandi contro la mia volontà?
notare che Nettuno nell'E- 160
neide non è nemico dei Io vi farò ... ! Ma è meglio calmare i flutti agitati:
Troiani, come lo era nel- vi punirò un'altra volta, in modo ben diverso.
l'Iliade. Fuggite in fretta, correte a dire al vostro re
151. Assai ne fu turbato:
Nettuno è « graviter com- che il dominio del mare e il tridente terribile
motus » cioè meravigliato e 165 sono toccati in sorte a me e non a lui.
nello stesso tempo risentito Eolo governa i sassi immensi dove sono
contro chi ha osato sosti- le vostre case, o Euro! Si agiti come vuole
tuirsi a lui nel governo del
mare. Tale turbamento con- nd suo palazzo e regni nel carcere dei venti! »
trasta singolarmente e poe- Non aveva nemmeno finito di parlare
ticamente con il « placidum 170 che già aveva placato i flutti agitati
caput », cioè con la calma se-
rena e direi olimpica della e disperso le nubi, riconducendo il sole.
sua apparizione al di sopra Tritone e Cimòtoe unendo i loro sforzi
delle onde agitate e violente. liberano le navi in secca sugli scogli:
156. Euro e Zefiro: ne Nettuno stesso le alza col suo tridente, aprendo
nomina due per indicare
tutti quelli che Eolo aveva 175 loro una via d'uscita tra le sabbie e calmando
scatenato. il mare, quindi sfiora con le ruote leggere
158. Titani: secondo altra dd suo coa:hio le onde. Come spesso succede
leggenda i venti erano figli
dell'Aurora e di Astreo, uno
dei Titani che avevano osa- 164. il tridente terribile:
to dar la scalata all'Olimpo 172. Tritone e Cimòtoe:
è l'arma e il simbolo di Net- sono due aiutanti di Nettu-
per spodestare Giove ed tuno, con il quale placa o no; il primo ne preannun-
erano stati da lui vinti e sconvolge il mare a piaci- ziava l'arrivo soffiando in
imprigionati nelle viscere mento.
della terra, che di tanto in una grossa conchiglia; la se-
165. in sorte: i tre figli di conda è una delle cinquanta
tanto scuotevano nel tenta- Saturno si erano divisi l'u- Nereidi, divinità marine che
tivo di liberarsi. niverso in modo che a Gio- aiutavano i marinai nel pe-
158-162. Sembra la ra- ve toccò il cielo, a Nettuno ricolo. La più famosa· di
manzina di un padre bur- il mare e a Plutone l'in- loro fu Tetide, madre di
bero a dei figli discoli. ferno. Achille.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 3I

qùando in mezzo a una folla s'è accesa la rivolta da venire a vie di fatto. Del
e l'ignobile plebe infuria, sassi volano resto per tornare sulla op-
portunità del primo termi-
180 e tizzoni, il furore arma tutte le mani, ne di confronto, il cittadino
ma ecco i rivoltosi vedono un personaggio che ha dato prova di grande
illustre per i suoi meriti e per la sua pietà amore verso la patria e che
e ammutoliscono, tendono l'orecchio; quegli frena può vantare meriti perso-
nali, non è indegno d'una
con le parole gli animi, intenerisce i cuori: tal quale reverenza che suo!
185 cos( il fragore del mare cessò quando Nettuno essere attribuita agli dèi. Ab-
volto lo sguardo alle acque, sotto il cielo sereno biamo dunque ~pecificamen­
te esaltata qui la "pietas in
volava sul rapido carro lanciando i cavalli sbrigliati. patriam", dopo quella ge-
nerica attribuita all'eroe del
poema, che si manifesta ver-
so i parenti, la patria e gli
Le spiagge di Libia: l'approdo dèi » (Masera).

Gli Eneadi stanchi si sforzano di raggiungere i lidi LE SPIAGGE DI LIBIA:


L'APPRODO (188-262). - Con
piu vicini e si volgono alle spiagge di Libia. le sette navi rimastegli, Enea
190 Un'insenatura profonda s'apre davanti a un'isola riesce a toccar terra in una
che coi suoi fianchi la chiude come un porto: ogni onda piccola e tranquilla baia sul-
d'alto mare si frange contro l'isola e rotta le coste della Libia. Subito
l'eroe, mentre gli equipaggi
in circoli è respinta indietro. A destra e a manca provvedono ad accendere i
scoscendono dirupi e due scogli si levano fuochi ed a preparare il cibo,
195 minacciosi alle stelle: sotto le loro vette parte in esplorazione, uccide
per largo spazio le onde giacciono ~ilenziose. sette cervi e li porta ai com-
pagni affinché se ne cibino.
In alto sovrasta un sipario di alberi stormenti, Poi cerca di confortarli e di
bosco nerissimo d'ombre: a pié dell'opposta parete rianimarli. •
sotto rocce sospese si spalanca una grotta
200 in cui sgorga una fonte d'acqua dolce, vi sono 190. Un'insenatura pro-
fonda ... : la descrizione del-
sedili di pietra viva, dimora delle ninfe. la baia tranquilla, dopo tan-
Qui le navi stan ferme senza bisogno d'ormeggio, to furore di venti e di flutti,
senz'ancora che le leghi col morso del dente adunco. sa di maniera e ci richiama
Enea vi approda con sole sette navi superstiti subito quella america del
porto di Forcine nel XIII
dell'Odissea Ma mentre
quella aveva una sua pre-
177. Come spesso: «Co- insigni che imponessero, an- cisa ragion d'essere perché
mincia qui la prima delle che solo temporaneamente, ·era la manifestazione dello
comparazioni che s'incontra- la calma alla folla tumul- stata d'animo di Ulisse, che
no nel poema, suggerita pro- tuante, il rispetto verso se toccava dopo un esilio ven-
babilmente a Virgilio dalla medesimi, non dovevano es- tennale la terra natia, qui
realtà di avvenimenti consi- sere mancati. Al dio del invece è puro sfoggio di in·
mili a quello che forma mare vien contrapposto, non venzione poetica, tanto eh·
oggetto della comparazione certo per irriverenza, un uo- risulta poi inutile identificar·
medesima. Eran da poco ces- mo autorevole, agli elemen- la, come qualcuno ha ten-
sate le lotte civili, durante ti sconvolti e agitantisi, la tato, con un preciso punto
le quali esempi di cittadini moltitudine irritata a segno geografico.

www.scribd.com/Baruhk
J2 Canto primo

205. e i Troiani ... : non 205 e i Troiani, sbarcati fuori di sé dalla gioia
par vero ai superstiti di di toccar terra, si accampano sulla spiaggia sognata
calcare ancora la terra, una
terra « sognata » quando di· e allungano a terra le membra stillanti di salsedine.
speravano ormai di aver sal· Subito Acate sprigiona dalla selce la fiamma
va la vita. Vien loro na- e dà fuoco alle foglie, ammucchiandovi intorno
turale di stendersi sulla te- 210 legna ben secca. I Troiani, stanchi di tante avventure,
pida rena per riposare e per
sentirsi a poco a poco rivi- traggono dalle stive, col frumento avariato,
vere. le mole, preparandosi ad asciugare al fuoco
208. Subito Acate ... : Aca- le biade recuperate dal mare e a macinarle.
te, saggio amico e consiglie- Intanto Enea s'inerpica su una rupe ed osserva
re di Enea, il fido per ec- 215 l'orizzonte marino per gran tratto, se mai
cellema, come lo chiamerà
più tardi Virgilio, si dà su- riesca a vedere Anteo sbattuto dal vento e le frigie
bito da fare per ritemprare biremi, Capi o le in~egne di Calco sulle alte poppe.
le forze degli scampati, ac- Nessuna nave è in vista, ma lungo il lido egli scorge
cendendo un fuoco e inci- tre cervi erranti: interi branchi vengono appresso
tando a sbarcare le provviste
al fine di preparare un pa- 220 ed una lunga schiera pascola per le valli.
sto caldo e ristoratore. Cade L'eroe si ferma e, preso l'arco e le rapide frecce
qui a proposito una fine os- che il fido Acate portava, abbatte i tre capi-branco
serva2ione del Saint-Beuve:
« Si è rilevata la differenza dalle teste arroganti, adorne di corna ramose;
di tono che c'è tra i parti- indi scompiglia gli altri seguendoli tra i boschi
colari descrittivi di Virgilio 225 frondosi con i dardi, né interrompe la caccia
e gli analoghi particolari che prima d'aver disteso al suolo sette enormi
si leggono in Omero, non
proprio sulla selce da cui si corpi, in numero eguale a quello delle navi.
fa sprigionare il fuoco (Ome- Tornato al porto divide la preda tra i compagni.
ro non ne ha parlato), ma Distribuiti i vini - di cui l'ospite Aceste
sui preparativi abituali dei 230 aveva caricato molte anfore sul lido
pasti, di cui egli mai si di-
mentica. In effetti non si di Trinacria, regalo ai Troiani partenti-
può dire che Omero descriva ne consola in tal modo i cuori addolorati:
queste circostanze della vi- «O amici (siamo avvezzi da tempo alle sventure),
ta quotidiana; egli le rac-
conta e non cerca affatto né
di nobilitarle, né di ador- c'è tra gli usi del suo tem- altre navi.
narle, né di abbellii-le con po e quelli del suo soggetto; 216-217. Anteo, Capi e
l'espressione. In Omero, in- e quando fa accendere il fuo- Caìco: tre tra i più impor-
somma, si tratta di un parti- co dal fido scudiero di Enea, tanti comandanti delle navi
colare naturale o inevitabi- egli adorna, abbellisce, ren- disperse.
le della vita, ch'egli ripete de poetica questa semplice 223. dalle teste arroganti:
nei suoi versi ogni qualvolta operazione, ben sapendo che « capita alta ferentes » sono
lo incontra per istrada, è per Mecenate e per il letto- i capi branco.
un'abitudine; in Virgilio è re delicato essa sarà motivo 233. O amici ... : è un'o-
già yna curiosità. Il peeta di sorriso ». perazione piccioletta che ci
di corte di Augusto non 214. Intanto Enea ... : ben- richiama quella dantesca di
può fare a meno, quando si ché forse più provato degli Ulisse nel canto XXVI del-
trova di fronte a queste u- altri, l'eroe sente la respon- l'Inferno. Anche qui la sof-
mili circostanze reali, di ri- sabilità del capo e subito si ferenza e i disagi sono ne-
cordarsi del contrasto che preoccupa della sorte delle cessari per acquistar « virtu-

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 33

o voi che avete sofferto malanni ben piu gravi: de fermissima nel proprio
23S un Dio metterà fine anche a questi! Con me gra.ude destino.
vedeste da vicino il furore di Scilla, 236. Scilla: bellissima nin-
fa, innamorata di Glauco e
gli scogli risonanti nel profondo, vedeste trasformata dalla rivale Cir-
le rupi dei Ciclopi. Coraggio, allontanate ce in un mostro con sei te-
ogni triste paura: un giorno ci sarà ste di cane, che insidiava i
240 gradito rievocare, forse, questi travagli. naviganti che entravano nel-
lo stretto di Messina e li di-
Traverso tante vicende, traverso tanti pericoli vorava.
andiamo verso il Lazio, dove i Fati ci additano 238. Ciclopi: giganti, figli
sedi tranquille e dove, per volere dei Fati di Urano e della Terra. Era-
risorgeranno alfine i dominii di Troia. no monocoli ed abitavano
presso l'Etna. Famoso tra
24S Tenete duro e serbatevi ad eventi migliori! » essi Polifemo, protagonista
Cosi parlava Enea. In mezzo agli affannosi di uno degli episodi più
pensieri simula in volto la speranza, nel cuore drammatici dell'Odissea.
soffocando il dolore profondo. I suoi compagni 246. In mezzo ... : Enea è
si iufaticano intorno alla preda ed al cibo. scosso e provato dalla prova
recente: non conosce la
2SO Spellano gli animali mettendo a nudo le carni, sorte di dodici navi di com-
alcuni le tagliano a pezzi e ancora palpitanti pagni, non sa quale terra lo
le infilzano negli spiedi, altri accendono il fuoco ospiti: trema pensando al
e pongono sul lido le caldaie di bronzo. domani ma si fa forza e so-
prattutto conforta i soprav-
Poi si rimettono in forze col cibo, stesi sull'erba vissuti, aprendo loro il
2SS si saziano di grassa carne e di vino vecchio. cuore alla speranza.
Spenta la fame e tolte le mense, parlano a lungo 253. le caldaie di bronzo:
dei compagni perduti: incerti tra speranza il poeta attribuisce ai Tro-
iani usi romani nel far cuo-
e timore si chiedono ~e ritenerli vivi cere la carne, mentre invece
o morti, liiunti all'ultimo di tutti i mali, sordi tutti i popoli antichi man-
260 a ogni loro richiamo. Il pio Enea piu degli altri giavano le carni degli ani-
piange in cuor suo la sorte del fiero Oronte, quella mali soltanto arrostite.
259. ultimo di tutti i ma-
di Lico e Amico, e il forte Gia e il forte Cloanto. li: la morte paganamente in-
tesa.

GIOVE E VENERE (263-


Gioye e Venere 297). - Intanto nell'alto dei
cieli Venere, piangendo, si
I lamenti cessavano quando Giove, guardando presenta a Giove e con lui si
giù dall'alto del cielo il mare su cui volano lamenta della nuova sventu-
ra che ha colpii<> il figlio e
26S le vele, i lidi, le basse terre, i popoli sparsi, gli domanda se mai utJ gwr-
no potrà raggiungere l'Ita-
lia. Giove consola la figlia,
de e conoscenza »; per vin- può essere progenitori della la rassicura sulla sorte dei
cere la sorte avversa e con- stirpe romana· senza dimo- Troiani e predice in breve
seguire il premio che i fati strare prima animo tempra· quello che. avverrà di Enea
riserbano agli eletti. Non si to a tutte le sventure e fe- e dei suoi discendenti

www.scribd.com/Baruhk
34 Canto primo

266. fissò gli occhi alla Li- fissò gli occhi alla Libia. E Venere tristissima,
bia: bella questa contempla- soffusa di lagrime le pupille lucenti,
zione di Giove, « aethere
summo » dal suo altissimo gli disse: « O tu che reggi con eterno dominio
trono celeste, che scorre con le vicende divine ed umane, e atterrisci
lo sguardo assorto il regno 210 col fulmine i tuoi sudditi, dimmi che cosa han fatto
dei mortali. contro di te il mio Enea ed i Teucri, pei quali
268. «O tu ... »: la perora-
zione di Venere in favore dopo tante sciagure si chiude l'universo
del figlio è appassionata, ma a causa dell'Italia? Certo, tu m'hai promesso
anche abile e dialetticamen- che un giorno, dopo molto volgere d'anni, di qui,
te sottile. Accenna appena 275 dal rinnovato sangue di Teucro avranno origine
in primo luogo a Giunone
ed al suo tenace rancore, ed i potenti Romani, padroni assoluti
insiste sulla promessa che il di tutte le terre e dd mare; che cosa
padre degli dèi le ha fatto t'ha fatto cambiare parere? Ed io che mi consolavo
di permettere ad Enea lo della caduta di Troia e della sua rovina
sbarco in Italia e la fonda-
zione di un regno da cui di- 280 pensando allieto avvenire! Ma ora un'eguale sfortuna
scenderà la potenza di Ro- perseguita quei valorosi, spinti da tante disgrazie.
ma. Perché dunque il figlio Altissimo re, quale termine porrai alle loro fatiche?
prediletto deve ancora af-
frontare tante prove? Antenore, scampato agli Achei, poté pure
272. si chiude l'universo: entrare nel golfo illirico, spingersi senza pericolo
pare che nessuna terra li vo- 285 in territorio liburnico sin oltre le sorgenti
glia ospitare. del Timavo che simile a un mare impetuoso
282. fatiche: nel senso di erompe dalla montagna per nove bocche, con alto
travagli, traversie, dolori.
frastuono, e inonda i campi di un'acqua risonante.
283. Antenore: di nobile
famiglia troiana, parente di Qui Antenore ha fondato Padova e stabilito
Priamo, accolse nella pro- 290 una colonia troiana, dando il suo nome al popolo:
pria dimora Menelao ed U- qui ha appeso le armi d'Ilio, qui riposa tranquillo
lisse, quando vennero amba-
sciatori a Troia per trattare in una placida pace. Ma noi, che siamo tuo sangue,
della restituzione di Elena. noi, ai quali prometti la reggia del cielo,
Fu sempre fautore della pa- perdute le navi (o sventura!) siamo lasciati a noi stessi
ce con i Greci, ma non ven- 295 e tenuti lontani dalle spiagge d'Italia
ne ascoltato per cui, si dice,
che favorl il rapimento del per l'ira di una Dea. Questo sarebbe il premio
Palladio da parte di Ulisse e della nostra pietà, il nostro nuovo regno? »
persuase i Greci ad introdur-
re il fatale cavallo entro le luogo ove oggi sorge Pado- tutti di cui ha sposato la
mura. Dopo la distruzione va, da lui fondata, secondo causa e la cui attuale sorte
di Troia fuggl con alcune la leggenda. la riempie di mestizia c di
navi ed un gruppo di esuli 290. dando il suo nome sdegno appena contenuto.
navigò lungo le coste dell~ al popolo: quello di Veneti, 296. l'ira di uw Dea: Vir-
Dalmazia (Illiria) e dopo che pare derivato da Eneti, gilio dice « unius », quasi
una lunga marcia nel paese popolo dell'Asia Minore che che Venere temesse di pro-
dei Liburni, tra Dalmazia ed si unl ad Antenore nella fu- nunciare il nome di Giuno-
Istria, arrivò alle sorgenti ga da Troia. ne. Ma l'accenno, anche se
del Timavo, erompenti da 292. Ma noi, che siamo rapido, è incisivo e violento.
nove bocche del sottosuolo tuo sangue: la dea si associa 297. pietà; devozione ver-
carsico, e si spinse sino al al figlio Enea ed ai Troiani so gli dèi.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 35

La predizione della grandezza di Roma 304. sino alle stelle del cie-
lo: secondo la leggenda, E-
nea morl in guerra C!JI1ttQ.
Il padre eli tutti, col riso con cui rasserena il cido gli Etruschi e fu considerato
e le tempeste, sfiorò d'un lieve bacio le labbra dai Latini come un dio e
300 della figlia c le disse: « Non avere paura adorato con il nome di
Giove Indiget~ ··
o Citerea, immutato è il destino dei tuoi.
3II. vittoria sui Rutuli:
Tu vedrai la città e le mura promesse sono qui enumerate in pochi
eli Lavinio, alzerai il magnanimo Enea versi le vicende belliche che
sino alle stelle dd cido: non ho cambiato parere. saranno oggetto di canto de-
305 L'eroe (te lo dirò, poiché sei preoccupata, gli ultimi sei libri del poe-
ma. Di tutti i popoli latini
svelandoti i segreti dd lontano futuro) che Enea dovrà affrontare so-
combatterà in Italia una gran guerra, domando no qui citati soltanto i Ru-
popoli fieri, darà alla sua gente leggi tuli il cui re Dauno, con il
figlio Turno, sarà il più fie-
e salde mura, finché la terza estate l'avrà ro nemico dell'eroe.
310 visto regnare sul Lazio, finché tre freddi inverni 312. As.canio: finché Tro-
saranno trascorsi dal giorno della vittoria sui Rutuli. ia esistette era stato chiama-
to Ilo, poi Julo, ora Asca-
Ma Ascanio, che adesso si chiama anche Julo (era Ilo nio. Da lui discenderà la
finché il trono d'Ilio durava), compirà gens I ulia, cui appartennero
nd volgere dei mesi trenta anni eli regno, Cesare ·ed Augusto.
315 trasferirà da Lavinio la capitale a Albalonga 317. Là per trecento anni:
che fortificherà con potenti muraglie. il numero era sacro per i
popoli antichi come lo fu
Là per trecento anni governeranno gli Ettoridi per i cristiani. Enea regnerà
fin quando la regale sacerdotessa Rea Silvia tre anni, Ascanio trenta ed
per opera eli Marte partorirà due gemelli. i suoi successori trecento.
320 Allora Romolo, lieto eli cingersi i fianchi
3xli. Rea Silvia: chiamata
da Virgilio Ilia, dunque di
eli una pelle eli lupa (sua nutrice), riunendo stirpe troiana, figlia di re
la propria gente alzerà le mura sacre a Marte; Numitore, re di Alba. Ella
chiamerà gli abitanti Romani, dal suo nome. era sacerdotessa di Vesta.
320. di cingersi i fianchi:
Al loro dominio non pongo né limiti eli spazio secondo la leggenda Romo-
325 né di tempo: ho promesso un impero infinito. lo, dopo la morte della lupa
che gli era stata nutrice, ne
LA PREDIZIONE DELLA Giov~ invia Mercurio a Car- vesti la pelle per gratitudine
GRANDEZZA DI RoMA (298- tagine per predisporre l'ani- e ricordo perenne.
3.56). - Enea prima o poi mo di Didone a ben accoglie- 323. dal suo nome: Virgi-
sbarcherà sulle spiagge del re i naufraghi. lio, come già Livio, fa di-
Lazio e vi fonderà Lavinio. scendere il nome di Roma
Dopo di lui regnerà Ascanio, 301. Citerea: Citera (oggi dal fondatore. Invece forse
che costruirà Alba Longa. Cerigo) era un'isola a sud è il contrario: ruma nell'an-
Qui si succederanno per tre del Peloponneso, nelle cui tichissima lingua latina si-
secoli i suoi discendenti fin- acque era nata Venere. gnificava « fiume »; Roma
ché Romolo fonderà Roma. 303. Lavinio: città che « Città sul fiume » e Romolo
Da Romolo si giungerà ad Enea fonderà nel Lazio e « fanciullo del fiume ».
Augusto, fondatore del gran- che cosl chiamerà in onore 32,. un impero infinito:
de impero che riunirà tutte di Lavinia, sua seconda mo- « imperium sine fine » non
le genti. Dopo la predizione, glie. è un'affermazione retorica,

www.scribd.com/Baruhk
36 Canto primo

ma la constatazione storica E la stessa crudde Giunone, che adesso


e la coscienza profonda del- sconvolge mare, terre e ciclo, muterà
la missione che Roma dovrà
assolvere tra le genti non d'avviso in meglio e con me favorirà i Romani
soltanto come « caput mun- vestiti di toga, dominatori dd mondo.
di », cioè faro di civiltà e 330 Un'epoca verrà, col volgere degli anni,
magistero del diritto umano, in cui la casata d'Assaraco asservirà Micene
ma come città cui il destino
ha veramente riserbato nel e Ftia, dominerà vittoriosa su Argo.
corso dei secoli una funzio- Da grande stirpe troiana nascerà Giulio Cesare
ne primaria come sede di (da Julo viene il suo nome) che spingerà i confmi
un primo impero universale
e poi di· un secondo con il 33S dell'impero all'Oceano, la fama sino alle stelle.
Papato; In questo senso Un giorno tu, serena, riceverai in Olimpo
l'impero di Roma è stato e il grande eroe, glorioso delle spoglie d'Oriente;
sarà veramente senza fine. anch'egli sarà Dio, venerato dagli uomini.
329. vestiti di toga: non
solo coperti di ferro come Allora, cessate le guerre, il secolo feroce
guerrieri, ma togati, cioè uo- 340 .mite diventerà; Vesta, la Fede canuta,
mini di stato, pensatori e Quirino e il fratello Remo d~ranno pacifiche leggi;
legislatori, artefici veramen- le porte della Guerra saranno chiuse col ferro
te di civiltà.
331. casata d'Assaraco: i e con stretti legami; là dentro l'empio Furore
Romani discendenti dai Tro- seduto su un mucchio d'armi, le mani dietro la schiena
iani, di cui fu re Assaraco. 34S legate con ceppi di bronzo, fremerà d'ira impotente
331-332. Micene... Ftia... digrignando terribile la bocca sanguinosa ».
Argo: Micene, patria di A-
gamennone, Ftia di Achille, Disse e dall'alto del cielo mandò il figlio di Maia
Argo di Diomede. Accenna perché aprisse ai Troiani l'ospitalità della terra
alla conquista della Grecia e delle mura recenti di Cartagine (a volte
da parte di Roma nel n se- 3SO Didon.e, ignara dei Fati, non dovesse scacciarli! ).
colo d. C., quasi a vendicare,
dopo tanti secoli, la caduta
e la distruzione di Troia. farà sl ch'egli, dopo le splen- 347. il figlio di M aia: Mer-
333· Giulio Cesare: è Ot- dide vittorie ottenute in Si- curio, messaggero di Giove
taviano, pronipote di Cesare ria ed in Asia Minore nel ed in genere di tutti gli dèi.
che, alla morte dello zio, as- 30 a. C., ancor vivo, sarà ve- 350. ignara dei Fati: Di-
sassinato alle Idi di Marzo nerato in appositi templi co- done avrebbe potuto mo-
del 44 a. C., assunse il nome me un dio. strarsi ostile nei confronti
di Gaio Giulio Cesare Otta- 340. mite diventerà: è la degli stranieri, non cono-
viano. Più tardi gli fu rico- pace augustea; infatti dopo scendo il volere del destino.
nosciuto pubblicamente il tanti secoli « le porte della C'è però contraddizione nei
nome di Augusto, cioè sa- guerra » del tempio di Gia- termini, perché Didone in-
cro e sublime, con il quale no si chiuderanno con consapevolmente cercherà .di
passò poi alla storia come « stretti legami » quasi a si- trattenere Enea presso di sé
primo imperatore dei Ro- gnificare l'età d'oro della ci- dopo essersene innamorata;
mani. viltà, raggiunta e mantenuta. prima non era, e con lei il
335· la fama sino alle stel- 343· l'empio Furore: è il suo popolo, certamente fa-
le: l'impero di Augusto ab- simbolo della discordia e vorevole a concedere se non
braccerà quasi tutte le terre della barbarie che impedisce una brevissima ospitalità, ti-
allora conosciute, circondate agli uomini di stabilire leg- morosa che i nuovi arrivati
come si credeva dal grande gi giuste ed osservate da insidiassero la sua nuova pa·
fiume Oceano e la sua gloria tutti. tria.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 37

Mercurio, volando per l'aria sulle rapide ali, L'INCONTRO TllA VENERE
arriva in un .momento alle spiagge di Libia. ED ENEA (357-483). - Dopo
Subito esegue gli ordini, e per sua volontà un sonno agitato, all'alba E-
nea e il fido Acate partono
i Fenici depongono ogni umore malvagio; per una nuova esplortl%ione.
3SS Didone piu di ogni altro assume sentimenti In un bosco incontrano, sot-
pacifici e benevoli per gli esuli troiani. to le sembianze di una ver-
gine cacciatrice, V enere eh:!
li informa di Didone e del
suo popolo e delle vicende
L'incontro tra Venere ed Enea che hanno spinto in questa
Intanto Enea, che aveva trascorso l'intera notte te"a la regina dei Tiri. Enea
na"a a sua volta le proprie
meditando il da farsi, appena nata la luce tristi vicende e ne è dalla
decise di esplorare quei luoghi ignoti, cercando madre consolato. Liz dea poi
360 su quali coste il vento l'abbia costretto a approdare, scompare q1sì com'era ap-
parsa, ma prima avvolge il
se vi abitino uomini oppure solo fiere figlio in una nube, perché
(poiché le vede incolte), e riferire ai compagni. possa, non visto, entrare in
Nasconde la sua flotta in un'insenatura Cartagine.
boscosa, sotto una rupe concava, in modo che gli alberi
369-370. una vergine di
365 le proiettino intorno un'ombra densissima; Sparta: la madre appare al
poi s'inoltra nei campi in compagnia di Acate figlio nelle vesti di cacciatri-
brandendo due giavellotti dalla punta di ferro. ce, simile ad una fanciulla
In mezzo a un bosco gli venne incontro Citerea spartana, cioè allenata viril-
mente a portare le armi e
in veste di fanciulla, armata come una vergine ad affrontare i pericoli della
370 di Sparta, somigliante alla tracia Arpàlice caccia. - Arpalice: figlio del
quando stanca i cavalli superando alla corsa re tracio Arpalico, famoso
)'alato Euro. Teneva, come usano i cacciatori, per l'abilità nella caccia ed in
genere negli esercizi bellici.
attaccato alle spalle un arco maneggevole, 372. l'alato Euro: vento
sciolti al vento i capelli e nude le ginocchia, dell'aurora che spira da o-
375 i lembi della veste legati con un nodo. riente.
« Giovani - disse per prima - avete forse visto 378. faretra: astuccio che
conteneva le frecce.
passare di qui qualcuna delle mie sorelle, 38r. Ed il figlio: l'in-
armata di faretra, vestita di una pelle contro tra madre e figlio, le
macchiettata di lince, e inseguire gridando loro parole, la descrizione
380 la fuga di un cinghiale dalla bocca schiumosa? » fresca e vivace della dea ci
richiamano alla mente l'epi-
Ed il figlio: « Non ho né visto né sentito sodio dell'Odissea del canto
le tue sorelle, o vergine. Che nome devo darti? VI che ha per protagonisti
n tuo volto non è mortale, la tua voce Ulisse e Nausicaa. Omero,
per la verità, era riuscito a
ha un suono piu che umano. Creatura divina, ·dare naturalezza e veridicità
385 sei DiJna o una Ninfa? Assistici, chiunque al racconto, mentre qui Vir-
tu sia, ed allevia il nostro affanno doloroso; gilio è alquanto più forzato,
spiegaci finalmente in quale punto del mondo anche se letterariamente più
squisito e raffinato.
siamo stati gettati, sotto che ciclo: erriamo 384. Creatura divina: E-
sbattuti qua e là dal vento e dagli immensi flutti, nea intuisce che la vergine

www.scribd.com/Baruhk
38 Canto primo

cacciatrice che gli è apparsa 390 senza sapere nulla del luogo e dei suoi abitanti.
d'improvviso ha in sé qual- Te ne saremo grati, e un giorno per mano nostra
cosa di soprannaturale e cadranno molte vittime davanti ai tuoi altari! »
che si trova innanzi ad una
dea. Di qui il suo confidarsi « Non mi considero degna di tali onori - rispose
spontaneo e la richiesta di Venere. - Noi fanciulle di Tiro usiamo portare
aiuto con la promessa di sa- 395 la faretra e calzare alte uose purpuree.
crifici futuri su altari divini.
393· Non mi considero ... :
Questo è un regno fenicio, una città di Agenore
Venere continua nella finzio- sorta in terra dci Libi razza indomabile in guerra.
ne perché non ritiene ancora Ne è regina Didone, partita un giorno da Tiro
giunto il momento di farsi fuggendo suo fre.tello. Lunga a narrare è l'ingiuria
riconoscere.
395· alte uose purpuree: 400 da lei patita, lunghe le sue peripezie;
alti calzari di cuoio usati dai te le racconterò per sommi capi. Sicheo
cacciatori per difendersi dai il piu ricco di terra di tutti i Fenici,
rovi e dagli spini e per po- era suo sposo amatissimo. Regnava su Sidone
ter camminare con sicurezza
in luoghi accidentati. il fratello di lei Pigmalione, malvagio
396. Agenore: Agenore, 405 piu di chiunque. Ci fu una lite tra i due.
figlio di Belo e padre di Fe- L'atroce tiranno, accecato dalla brama dell'oro,
nice, che dette il suo nome sorprese Sicheo e lo trafisse. davanti agli altari
al popolo che governò, fu
avo di Didone e di Pigma- senza curarsi del grande amore di sua sorella.
lione, fondatore di Didone e Per molto tempo celò il delitto ingannando
di Tiro, città dalla quale e- 410 con vane speranze l'amante addolorata.
rano fuggiti i costruttori di Ma in sogno la misera vide l'immagine del marito
Cartagine.
397· Libi, indomabili in insepolto: levando l il viso pallidissimo
guerra: accenna a tutti quei le mostrò gli empi altari e il petto squarciato dal ferro,
popoli, come i Numidi, i le rivelò il segreto delitto familiare.
Getuli ed altri che abitavano 415 Poi la persuase a fuggire, a lasciare la patria;
la fascia costiera mediterra-
nea che va dall'attuale Ma- per facilitarle il viaggio le indicò antichi tesori
rocco all'Egitto. nascosti sottoterra, una ricchezza ignorata
399· Lunga a na"are ... : il d'oro e d'argento: Didone, scossa da tali notizie,
sintetico «per sommi capi», si preparò alla fuga, scegliendo compagni fidati
racconto delle avventure di
Didone, ha in sé tutti gliele- 420 tra quelli che temevano o odiavano il tiranno.
menti di certo romanzo av- I congiurati assalirono navi già pronte a salpare
venturoso moderno ed anche caricandole d'oro: i bene dell'avaro
il pathos tragico ed insieme tiranno sono rapiti per mare, ed una donna
elegiaco di un dramma sce-
spiriano. I personaggi, Si- è a capo dell'impresa. Poi giunsero nei luoghi
cheo il buono e l'amato, Pig- 425 dove adesso vedrai innalzarsi le mura
malione l'avaro assetato d'o- gigantesche e la rocca della nuova Cartagine.
ro e di potere, Didone l'a-
mante addolorata ma forte e Comprarono tanta -terra quanto una pelle di toro
decisa, sono sbozzati con po-
chi tratti efficaci; non man- 427. una pelle di toro: ba, re dei Getuli, di vender-
cano anche i congiurati, o- Si narrava che Didone, sbar- le un tratto di territorio per
diatori dei tiranni ed amanti cata in Africa, dopo l'avven- potervi fondare una città.
della libertà. turosa fuga, chiedesse a Jar- J arba le concesse in modo

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 39

potesse circondarne. Per questo la città tolo all'ospitalità, alla bene-


ha pure il nome di Birsa. Ma ditemi, voi chi siete? volenza degli uomini; e s'e-
430 Da che paese venite? Dove pensate di andare? » gli parla cosl apertamente
della sua fama, come del re-
Con un profondo sospiro Enea rispose: «O Dea, sto fanno tutti gli eroi anti-
se risalissi all'origine delle nostre disgrazie chi (si veda Ulisse nel IX
e tu volessi ascoltare la storia dei nostri travagli, dell'Odissea), non si trat-
prima di aver finito si chiuderebbe il cielo ta di orgoglio, ma di tristez-
za: egli infatti non è cono-
435 ed Espero porrebbe fine alla luce del giorno. sciuto al mondo che per le
Una tempesta ci ha spinto alle spiagge di Libia disgrazie della sua patria e
dopo un lungo errare per mari diversi, delle proprie disavventure.
Il carattere religioso e sotto-
partiti dall'antica Troia (se mai il nome di Troia messo di Enea, che non fa
venne alle vostre orecchie). Io sono il pio Enea un passo senza i Destini e
440 famoso sino alle stelle, porto con me sulla flotta gli oracoli, senza le debite
i Lari scampati al nemico. Cerco l'Italia, culla cerimonie, si dichiara qui
nelle sue parole con unzio-
della mia stirpe discesa da Giove. Seguendo la sorte ne e anche con comprensio-
m'imbarcai su mar frigio con venti navi: Venere ne. Per rendergli piena giu-
m'insegnava il cammino. Me ne restano sette stizia, immaginiamoci un
soltanto, sconquassate dal vento e dalle onde, perfetto eroe cristiano del
445 Medioevo».
e ignoto a tutti, mendico, cacciato dall'Europa 441. i Lari: dèi domestici
e dall'Asia percorro i deserti di Libia ». della casa, cioè le anime de-
Venere non sopportò di vederlo piu oltre gli illustri antenati che pro-
lamentarsi e cosi lo interruppe, nel mezzo teggevano i membri della fa-
miglia. Erano generalmente
450 del suo dolore: « Chiunque tu sia, non ti credo rappresentati con figure di
odioso ai Celesti, dato che sei venuto un cane, perché appunto do-
alla città dei Tiri. Continua il tuo cammino vevano proteggere la casa.
e recati al palazzo della regina. Predico 442· discesa da Giove: E-
nea discende per li rami da
- se i genitori non m'hanno insegnato per nulla Dardano, che fu figlio di
455 l'arte degli indovini - che i tuoi compagni son salvi Giove ed Elettra.
e la flotta è al sicuro, spinta in luogo tranquillo 443· su mar frigio: il ma-
dal mutare dei venti. Guarda la schiera festosa re antistante l'Asia Minore
ed in particolare la Troade.
446. mendico: costretto a
offensivo tanto terreno quan- 431. O Dea... : alla finzio- mendicare ospitalità.
to potesse essere recinto da ne di Venere, Enea oppone 450. men ti credo odioso
una pelle di toro. Ma Dido- la sua sicurezza di trovarsi ai celesti: infatti se gli dèi
ne, scaltra ed avveduta, fece innanzi ad una divinità sot- ed in particolare Giove, fos·
tagliare in sottilissime strisce to false spoglie. sero' stati avversi non l'a-
una grande pelle, le legò in- 435· ed Espero ... : non ba- vrebbero fatto approdare nel-
sieme ed ottenne una lunga sterebbe l'intera giornata. E- le vicinanze di una città o-
corda con la quale misurò spero è la stella più brillante spitale ma su rive veramente
un terreno abbastanza vasto che appare sul far della sera. deserte.
per potervi costruire una cit- 439· lo sono il pio Enea: 455· l'arte degli indovini:
tà fortezza. · dice il Saint-Beuve a questo cioè quella, fra le altre, di
429. Birsa: vocabolo di proposito: «Egli si copre in- interpretare il volo dei dodi-
origine greca che significa nanzi tutto della sua pietà e ci cigni che si vedono volare
pelle di bue. dei suoi dèi come di un ti- in cielo.

www.scribd.com/Baruhk
40 Canto primo

468-47r. Disse ... nell'ince- di quei dodici cigni, che l'aquila di Giove
dere: dopo aver rassicurato calando dall'alto dd cielo aveva disperso per l'aria:
e rincuorato il figlio, Vene- 460 ora si vedono, in fila lunga, o scegliere il luogo
re, cosi com'era improvvisa-
mente apparsa, scompare, ma dove posarsi o scrutare il luogo già scdto.
qualche attimo prima rivela Come quei cigni scherzano battendo le ali
la sua vera identità non tan- gioiosamente e volano in circolo, cantando,
to dallo splendore del collo
e dai capelli odorosi d'am- cosi le tue navi e i compagni o sono già fermi in porto
brosia, quanto dal regale in- 465 o vi entrano a vele spiegate. Va' dunque avanti
cedere: « et vera incessu pa- [tranquillo,
tuit dea». dirigi pure i tuoi passi dove la strada ti porta! »
477· d'aria opaca: di una
fitta nebbia. Lo stesso espe- Disse, e volgendosi indietro rivelò lo splendore del
diente aveva usato Minerva [collo,
per celare Ulisse agli occhi i suoi capelli odorosi d'ambrosia spirarono
dei Feaci, mentre si recava un profumo divino, la veste le discese
alla reggia di Alcinoo (Odis- 470 fluente sino ai piedi: si rivelò vera Dea
cea, canto V~I).
480. Pafo: nell'isola di nell'incedere. Enea riconobbe la madre
Cipro, ove sorgeva uno vedendola andar via e le disse: « Crudele
splendido tempio a lei dedi- anche tu, perché inganni continuamente il figlio
cato, per cui spesso viene con mentite semhianze? Perché non posso stringerti
chiamata Ciprigna.
475 la mano, sentirti parlare, risponderti a viso aperto? »
Cosi dicendo si mosse verso le mura lontane.
CARTAGINE (484-574). -
Alta su un colle, appare agli Venere cinse i viandanti d'aria opaca, li avvolse
occhi di Enea ed Acate la d'un fitto velo di nebbia perché nessuno potesse
nuova città, i cui cittadini vederli o toccarli o fermarli o chiedere le ragioni
appaiono intenti a comple-
tarne la struttura. L'eroe li 480 del loro arrivo. Quindi la Dea volò sino a Pafo,
invidia, perché essi, profu- rivide lieta quel luogo diletto dove sorge
ghi come lui, hanno ormai in suo onore un gran tempio, e dove cento altari
una patria ed una casa. En- profumati di fresche ghirlande bruciano incenso.
tra in città ed ammira subito
il maestoso tempio, eretto in
onore di Giunone, nel cui Cartagine
interno, sulle pareti, sono Enea ed Acate intanto aflrettavano il passo
raffigurati in grandi dipinti
le scene salienti della guerra 485 lungo il sentiero. E già erano in cima a un colle
di Troia. sovrastante Cartagine, dirimpetto alla rocca
che sorg~ un po' piu in basso. Enea ammira i palazzi
488. il lastrico delle vie: (un tempo capanne), le porte, il lastrico delle vie.
le vie lastricate di pietre. I Tiri pieni d'ardore lavorano con gran chiasso:
489. I Tiri ... : bellissima la
descrizione della gente tiria
che con fervore intende a ad un piano regolatore. In- che segue dell'alveare, ripor-
costruire la nuova città con fatti ci sono le opere pub- tato per intero dalle Geor-
una distribuzione del lavoro bliche e quelle private, le giche (canto IV), in cùi ogni
calcolata, per cui nulla è la- militari e le civili, quelle ape svolge un preciso e de-
scito al caso, ma tutto obbe- commerciali e le altre de- terminato compito, è assai
disce, diremo noi moderni, stptate al culto. Il paragone calzante ed immediato.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 41

490 alcuni elevano mura, costruiscono la rocca


e rotolano macigni con le mani, altri scelgono 490. la rocca: era la prima
il luogo dove alzare la propria casa e intorno costruzione alla quale si do-
veva pensare per la sicurez-
vi disegnano un solco, altri eleggono i giudici, za della futura città e per
le cariche pubbliche e il sacro senato; l'immediata sua difesa da
495 alcuni scavano un porto, altri in profondità eventuali attacchi nemici.
493· un solco: cioè il trac-
gettano le fondamenta d'un teatro o ricavano ciato lungo il quale doveva-
da blocchi di pietra colonne smisurate, no sorgere le mura perime-
altissimi ornamenti della futura scena. metrali.
Cosi turbinano le api al principio d'estate 494· sacro recinto: sacro
perché rappresentava la sa-
500 per la campagna fiorita, sotto il sole, in un fitto cralità dello stato ed era de-
ronzio, quando portano all'aria le nuove covate positario delle leggi.
o condensano il liquido miele o riempiono le celle 496. teatro: non bisogna
dei favi di nettare dolce o accolgono il bottino stupire se tra le prime co-
struzioni ci sia anche il tea-
recato da altre operaie, o quando - serrate le file - tro, che nell'antichità era
505 scacciano dagli alveari la razza inetta dei fuchi: una delle manifestazioni col-
ferve il lavoro, fragrante il miele profuma di timo. lettive più celebrate e più si-
gnificative per quanto riguar-
«O fortunati coloro le cui mura già sorgono! » dava il costume e la civiltà
esclama Enea, guardando i tetti della città. di un popolo.
Mirabilmente nascosto dalla nebbia, s'avanza 498. futura scena: la sce-
510 in mezzo alla folla e nessuno riesce a vederlo. na era fissa e rappresentava
generalmente una piazza sul-
Al centro della città sorgeva un bosco sacro la quale si affacciavano edi-
ricchissimo d'ombra: qui un tempo i Fenici, fici pubblici o privati.
sbattuti sulla costa dalle onde e dal turbine, 503. nettare: è l'elemen-
avevano trovato sottoterra il segnale to principale succhiato dalle
api per la produzione del
515 predetto da Giunone, il teschio d'un focoso miele.
tavallo (certo augurio che il nuovo popolo un giorno 505. i' fuchi: i maschi ino-
sarebbe forte in guerra e prospero per secoli). perosi e famelici.
506. timo: pianta silvestre
Didone vi aveva eretto un gran tempio a· Giunone profumata e ricercata per
ricco di molti tesori e della presenza divina: condire certe vivande.
520 aveva soglie di bronzo e stipiti di bronzo, 507. {) fortunati ... : vien
grandi porte di bronzo giravano sui cardini. naturale ad Enea l'esclama-
zione che non è dettata da
Enea vide una cosa che per la prima volta invidia, ma da un'accorata
calmò le sue paure, lo indusse all'ottimismo, constatazione del proprio
lo convinse a sperare. Mentre esamina il tempio. stato e di quello dei suoi
525 minutamente, aspettando che arrivi la regina, compagni, ben lontani an-
cora dal fondare la loro fu-
ammira la fortuna della città e considera tw;a città nella nuova pa-
come ferva il lavoro, ecco che lo colpisce tria latina. .
una serie di affreschi raffiguranti la guerra i17. forte in guerra e pro-
spero: infatti sulle monete
di Troia, già famosa in tutto il mondo: vede cartaginesi era raffigurato un
530 gli Atridi, Priamo e Achille nemico agli uni e all'altro. cavallo.

www.scribd.com/Baruhk
42 Canto primo

535· le lagrime: « sunt la- Allora si fermò piangendo e disse: «O Acate,


aimae rerum et mentem esiste sulla terra un luogo che non sia colmo
mortalia tangunt » è un esa-
metro famoso con il quale della nostra disgrazia? Ecco Priamo! Anche qui
Virgilio, da gran poeta qual si loda il merito, ci sono lagrime per le sventure,
è, esprime in modo tacitia- 535 le lagrime che intridono tutte le cose del mondo,
no lo stato d'animo del pro- e i travagli degli uomini toccano i cuori. Deponi
tagonista, che ondeggia tra
la tristezza delle cose pas- ogni residuo timore: siamo famosi, e questo
sate e la speranza in quelle sarà la nostra salvezza ». Cosi dicendo riempiva
presenti e venture. l'anima di vuote immagini, il volto rigato di pianto.
539· vuote immagini: le 540 Vedeva ·da una parte i Greci sotto Troia
scene pittoriche che rappre-
sentavano una tragica storia fuggire incalzati dai giovani Troiani,
un tempo ed ora soltanto ri- dall'altra vedeva i Frigi inseguiti da Achille
cordata nei suoi personaggi montato sul cocchio, con l'elmo crestato.
principali e nelle sue scene
culminanti. Piu in là riconosceva piangendo le tende
545· Reso: Reso, re della 545 bianche come la neve di Reso, e Diomede
Tracia, venuto in soccorso tutto pieno di sangue che, avendole assalite
di Troia, ebbe nottetempo a tradimento nel primo sonno, portava gli ardenti
l'accampamento devastato da
Ulisse e Diomede. cavalli al suo accampamento prima ancora che avessero
547. gli ardenti cavalli: gustato l'erba di Troia, bevuto l'acqua del Xanto.
gli oracoli avevano garantito 550 Da un'altra parte Troilo, misero giovinetto
che Troia non sarebbe stata di forze troppo ineguali, venuto a battaglia
presa se i magnifici cavalli di
Reso avessero bevuto l'ac- con Achille, perdute le armi, era portato
qua dello Scamandro (qui dai suoi cavalli in fuga e pendeva dal vuoto
chiamato Xanto) o pascolato carro, supino, tenendo ancora in mano le redini;
l'erba delle sue sponde. Per 555 la testa e i capelli che strisciavano in terra,
questo erano stati rapiti dai
due grandi eroi greci nella la ]ancia capovolta che rigava la polvere.
spedizione notturna. Intanto le donne troiane con le chiome disciolte
550. TrrJ,ilo: il più giovine si recavano al tempio della nemica Pallade
dei figli di Priamo che ebbe e tristi, supplichevoli, percuotendosi il petto
l'ardire di affrontare Achille
in singolar tenzone, rimanen- 560 con le mani, le offrivano un manto prezioso:
do ucciso. la Dea volgeva la testa, gli occhi chinati a terra.
550. un manto prezioso: Achille dopo avere trascinato tre· volte
era usanza antica cercar di Ettore attorno alle mura di Troia, ne vendeva
placare l'ira divina offrendo
alla divinità offesa un ricco a peso d'oro il povero corpo esanime. Enea
dono, in questo caso un pe- 565 quando vide le spoglie dell'amico, il suo carro,
plo di prezioso tessuto. il suo cadavere e Priamo che tendeva le mani
561. la Dea... : un chiaro inermi, emise un gemito dal profondo del petto.
segno di rifiuto sdegnoso.
570. Memnone: secondo Poi riconobbe se stesso nel pieno della zuffa
Esiodo era figlio di Titone con i principi achei, e le schiere orientali,
e dell'Aurora. Prese parte
alla guerra troiana e cadde morte "la madre e le sue la- statua che lo raffigura, dia
sotto la spada di Achille. grime si mutano in rugiada. un suono dolcissimo all'ap-
Piange ogni giorno la sua La leggenda narra che la parire dell'alba.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 43

570 le armi dd nero Memnone. Pentesilea furiosa il suo seguito. Assisa sul tro-
guidava le sue Amazzoni dagli scudi lunari: no, la regina si appresta alle
la vergine guerriera - una cintura d'oro udienze, quando con grande
clamore di popolo viene con-
sotto il seno scoperto - ardeva nella mischia dotto al suo cospetto un
ed osava combattere coi guerrieri piu prodi. gruppetto di Troiani, che E-
nea riconosce tra quelli
ch'egli credeva morti duran-
L'incontro con Didone te la tempesta. Parla di loro
il più saggio, Ilionèo, che
575 Mentre il dardanio Enea osserva queste scene chiede ospitali/~. Didone lo
mirabili e stupisce, assorto in contemplazione, rassicura sulla sorte loro. In
la regina Didone, splendida di bellezza, quell'istante, dissoltaSi la nu-
be che lo teneva celato, Enea
avanza verso il tempio tra una schiera di giovani. appare a tutti, splendido di
Come Diana guida le danze sulle rive forza e di bellezza. Saluta i
580 ddl'Eurota o sui gioghi dd Cinto e mille Oreadi compagni disperu, e si rivol-
le si addensano intorno seguendola (la Dea ge alla regina con parole di
avanza, la faretra sull'omero, piu alta ringraziamento. Ella invita
tutti a palazzo ad uno splen-
di tutte le altre Ninfe, e Latona ne gode dido convito. Enea vi parte-
nel segreto dd cuore): cosi Didone, lieta, cipa con i suoi e con il figlio-
585 camminava tra i suoi, sollecita dei lavori letto Ascanio, al quale Vene-
e dd regno che sorge. Poi prese posto su un trono re sostituisce il dio dell'amo-
proprio in mezzo al santuario, davanti alla cella re, Cupido, che accende il
cuore di Didone di una ir-
della Dea, circondata dal suo corpo di guardia. resistibile passione per l'eroe
La regina sedeva in giudizio, rendeva troiano. Dopo la rituale li-
590 giustizia e assegnava equamente i lavori bagione, Didone invita Enea
da compiersi, quando Enea d'improvviso a narrare la sua storia dalla
vide giungere in me?.zo a una gran folla Anteo, caduta di Troia all'approdo
sulle coste libiche
Sergesto; il forte Ooanto ed altri Troiani
che la nera tempesta aveva disperso pel mare
.580. Eurota: fiume che
S9S e aveva gettato lontano, su spiagge diverse. bagna Sparta, città nella
Stupirono ad un tempo lui e Acate, perplessi quale Diana era particolar-
tra la gioia e il timore: bruciano dalla voglia mente onorata. - Cinto:
di stringere loro le mani, ma il non sapere monte dell'isola di Delo, aJle
come andranno le cose li turba. Stanno quieti, pendici del quale era nata
la dea. - Oreadi: ninfe mon·
600 avvolti dalla nube, a aspettare che sorte tane che seguivano Diana
toccherà ai loro compagni, a sentire in qual lido durante la caccia.
abbian lasciato la flotta, perché siano venuti .583. Latona ne gode: co-
- uomini scelti da tutte le navi - a implorare pietà, me tutte le madri, Latona
contempla compiaciuta la
.570. Pentesilea: figlia di L'INCONTRO CON DIDONE sua fiera e bellissima figlia.
Marte e regina del popolo (57.5-887). - Mentre Enea 592-593. Anteo ... Sergesto,
guerriero femminile · delle contempla ammirato e com- Cloanto: alcuni fidi e valo-
Amazzoni. Anch'ella fu uc· mosso gli affreschi, ecco en- rosi compagni che credeva
eisa da Achille. trare nel tempio Didone con dispersi nella tempesta.

www.scribd.com/Baruhk
44 Canto primo
dirigendosi al tempio tra i gridi della folla.
604. tra i gridi della folla: 60S Quando furono entrati ed ebbero il permesso
gridi non certamente bene- di parlare a Didone, Ilioneo, il più autorevole,
voli, perché la sventura e le
traversie avevano reso i Car- cominciò a dire con calma: « O regina, cui Giove
taginesi diffidenti ed ostili ha concesso fondare una nuova città
verso gente sconosciuta. e reggere superbe popolazioni, noi miseri
6o6. Ilioneo: è il più di- 610 Teucri, sbattuti dai venti per ogni mare, veniamo
plomatico, colui che tra gli
esuli possiede il dono della a supplicarti: vieta che si dia fuoco alle navi,
parola fluente e suasiva. risparmia un popolo pio, esamina il nostro caso
. 609. superbe... miseri... : con attenzione e pietà. Noi non siamo venuti
nota l'efficace contrapposi- a devastare con le armi i Penati dei Libi,
zione dei due aggettivi. I
Cartaginesi hanno ripreso or- 61S né a rapirvi la roba, fuggendo poi in mare
mai forza e fiducia in se come pirati: non siamo cosJ crudeli, né tanta
stessi, i Troiani invece sono protervia si addice a un popolo vinto.
ancora prostrati dalle re- Si stende sulle acque una terra che i Greci chiamano
centi disavventure e dub-
biosi del loro futuro. potente nelle armi, dal suolo fertilissimo; [Esperia,
618. Esperia: i Greci chia- 620 un tempo la abitarono gli Enotri, e si dice
mavano cosi l'Italia perché che i loro discendenti l'abbian chiamata Italia
posta ad occidente (Espero). dal nome di un loro re. Era la nostra meta ...
620. Enotri: popolo che Quando a un tratto Orione impetuoso, sorgendo
abitava la parte sud occi-
dentale della nostra peni- dai flutti, ci cacciò su bassifondi nascosti
sola. 62S e scatenando i venti ci disperse lontano,
623. Orione: la costella- vinti dal mare, per onde e scogli inaccessibili:
zione di Orione portava le siamo approdati in pochi alla vostra riviera.
tempeste autunnali.
Ma che gente è la tua? Che barbaro costume
629. Un barbaro costu-
me: Ilioneo è abilissimo ci impedisce di scendere a terra e di fermarci
con queste parole nell'appel- 630 sulla spiaggia? Perché farci guerra? Se avete
larsi alla coscienza civile dei in poco conto il genere umano e le armi degli uomini,
Cartaginesi, oltreché alla lo- temete almeno gli Dei che ricordano e giudicano
ro pietà di uomini devoti
alla divinità. il bene e il male. Enea, l'uomo piu giusto, pietoso,
633. il bene ed il male: prode di tutti i mortali, è il nostro re. Se i Fati
è la legge della nemesi sto- 63S ancora lo serbano in vita, se respira, se ancora
rica oppure del contrappas- non riposa tra le ombre crudeli della morte,
so, per la quale in vita e
soprattutto in morte si è pu- non abbiamo paura di nulla; né dovrai certo pentirti
niti o premiati a seconda d'aver gareggiato con lui in cortesia. Vi sono
delle azioni nei confronti dei città ed armi troiane anche al paese dei Siculi,
propri simili. 640 dove regna l'illustre Aceste di sangue dardanio.
638. non abbiamo paura
di nulla: da queste parole Lasciaci trarre a riva la flotta sconquassata
arguiamo come Enea sia ve- dai venti aggiustarla con travi tagliate dalle selve,
ramente il capo della sua fabbricarci dei remi; per poi salpare lieti
gente; non tanto·. temuto, verso l'Italia e il Lazio, se ci sarà concesso
quanto amato e rispettato
per le doti dell'animo e della 64S - trovati il re e i compagni - di andare verso l'Italia.
mente. Se non c'è piu salvezza, se il mare della Libia

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 45

t'ha inghiottito o pio Enea, ottimo padre dei Teucri,


se è perito anche Julo nostra futura speranza,
andremo almeno in Sicilia, alle sedi ospitali
650 da dove siamo partiti, rivedremo il re Aceste! »
Cosf diceva Ilioneo e tutti i Troiani
mormorando approvavano ...
Allora Didone, abbassati gli occhi a terra, rispose:
« Non abbiate paura, bandite gli affanni dal cuore.
655 La dura necessità, i rischi che corre lo Stato
troppo recente e ancora poco solido, m'obbligano 661. il Sole agj,ioga... : ri-
tenevano gli antichi che le
a usare tali cautele, difendendo i confini popolazioni nordiche fosse-
dovunque c<m corpi di guardia. Chi non conosce la ro barbare e feroci perché
degli Eneadi, Troia, il valore, gli eroi, [stirpe poco illuminate e riscaldate
660 l'incendio che pose fine a cosi grande guerra? dal Sole, datore di vita e
alimentatore dei più nobili
Non sono duri gli animi dei Tiri, il Sole aggioga sentimenti.
i suoi cavalli abbastanza vicino alla mia città 666-667. le terre sacre a
da infondere il calore della pietà nei cuori Saturno: sono quelle del La-
zio, ove Saturno si rifugiò,
dei miei sudditi e in me. Vi lascerò partire quando venne cacciato dal
665 sicuri, vi aiuterò con ogni mezzo, tanto figlio Giove.
che vogliate cercare la grande Esperia e le terre 668. Erice: mitico re del-
sacre a Saturno, quanto vogliate dirigervi ai lidi la Sicilia, ucciso da Ercole.
670. è vostra: l'ospitalità
d'Erice, dal re Aceste. Se poi volete fermarvi accordata da Didone ai nau-
nd mio regno, sappiate che questa nuova città fraghi è pronta e generosa
670 è vostra: tirate a secco le navi, non farò e ci fa conoscere subito l'a-
nessuna differenza tra Punici e Troiani. nimo squisito della regina.
672. fosse qui: il nome
Volesse il cielo che Enea fosse qui, trascinato dell'eroe, cosl come le vicen-
dal medesimo vento! Comunque manderò de della lunga guerra troia-
persone fidate a frugare le coste, na, dovevano essere note a
tutti i popoli del Mediterra-
615 e ordinerò di esplorare tutta quanta la Libia, neo. Non ci stupisce perciò
per vedere se fosse riuscito a prendere terra l'augurio spontaneo di Dido-
e magari stia errando per qualche bosco o città ». ne di aver presto ospite E-
Rassicurati, il pio Enea e il forte Acate da tempo nea, personaggio illustre e
figlio di una dea.
bruciavano dal desiderio di squarciare la nube. 679- di squarciare la nu-
680 E Acate disse a Enea: «O figlio di Venere, be: che presto la nube che
che cosa pensi di fare? Tutto va bene, lo vedi: li celava a tu t ti si dissolves-
la flotta e i compagni son stati ritrovati. se. Ma ciò doveva avvenire
per intervento di Venere.
Manca soltanto Oronte, che abbiamo visto noi stessi 68.5. risponde fedelmente:
sommerso dalle onde feroci: tutto il resto l'aver constatato la verità di
685 risponde fedelmente ai detti di tua madre ». quanto era · stato loro pre-
detto, toglie ogni dubbio che
Aveva appena parlato quando la fitta nebbia ancora potesse rimanere sul-
che li chiudeva si sciolse d'improvviso e disparve la vera identità della bella
nell'aria libera. Enea splendette nella chiara fanciulla cacciatrice.

www.scribd.com/Baruhk
46 Canto primo

690. la stessa Venere: co- luce simile a un Dio, bellissimo di viso


me una madre amorosa, la 690 e di corporatura; poiché la stessa Venere
dea wole che il figliolo ap-
paia ai Cartaginesi ed alla lo- col suo soffio divino aveva dato al figlio
ro regina nel pieno fulgore una chioma stupenda e la purpurea luce
della bellezza e della pre- di giovinezza ed occhi soavemente brillanti.
stanza e renda con il ma-
gico intervento più appari- Cosf l'artista aggiunge splendore al chiaro avorio,
scente e la sua splendida 695 cosf l'oro abbellisce l'argento o il marmo pario.
figura. Allora parla a Didone davanti alla folla stupita
695. marmo pario: estrat- dalla sua apparizione inaspettata, e dice:
to dalle .cave dell'isola di « Ecco il troiano Enea che cercate, scampato
Paro, famoso per il suo ni-
tore. La similitudine è bre- alle onde della Libia. O regina, che sola
ve, ma molto appropriata. 700 hai avuto pietà dei travagli indicibili
698. Ecco il troiano Enea: di Troia, e che ci accogli da amici in casa tua
l'apparizione dell'eroe è al- scampati dai Greci, esausti da tante fatiche
quanto melodtammatica; il di terra e. di mare, bisognosi di tutto:
suo discorso invece, a parte non siamo in grado di renderti ringraziamenti degni,
l'esordio, si riattacca con
abilità a quello di Ilioneo, 705 né noi né quanto resta ddla gente troiana
continuandolo con ben al- sparsa un poco dovunque, per tutto il vasto mondo.
tro impeto di sentimento, Ti ricompenseranno gli Dei, se un qualche Nume
con tutto il prestigio che gli
viene dall'essere un eroe fa- ha riguardo dei buoni, se esiste la giustizia
moso e con l'aureola di un e la coscienza del bene. Che secolo felice
uomo sventurato e persegui- 710 ti produsse? Che nobili genitori ti fecero,
tato. La conclusione non è o gentile? Finché i fiumi correranno
gratuitamente laudatotia o
cortigianesca, ma dettata dal- al mare, finché le ombre percorreranno i fianchi
l'ammirazione spontanea sia delle montagne, finché il cielo nutrirà
della bellezza sia soprattutto le vive stelle: in me, dovunque il destino mi chiami
della squisitezza d'animo eli 715 dureranno il tuo nome, la tua grazia e i tuoi meriti! ,.
Didone.
Ciò detto tese la destra a Ilioneo, la sinistra
725. Simoenta: altro fiu-
me che scorreva presso a Seresto e man mano salutò tutti gli altri,
Troia; il primo, già citato, il valoroso Gia ed il forte Cloanto.
era lo Scamandro. La sidonia Didone stupf prima a vederlo
725. Teucro: filio di Te- 720 poi a sentirlo narrare le sue sventure, e disse:
lamone, re di Salamina, fu
cacciato dal padte al ritor- « Figlio di Dea, quale sorte ti perseguita in mezzo
no da Troia, perché non ave- a cosi grandi pericoli? Quale forza ti spinge
va riportato le ossa del fra- a spiagge barbare? Tu sei quell'Enea che Venere
tello Aiace. Si rifugiò allora generò ad Anchise presso l'onda del frigio
presso Belo, padte di Dido-
ne, e ne ebbe aiuti per con- 725 Simoenta? Ricordo che Teucro, il fratello di Ajace,
quistare Cipro, ove fondò venne un giorno a Sidone, scacciato dalla patria,
un regno. cercando un nuovo regno con l'aiuto di Belo
73'?· ~elasgi: !n luogo di mio padre, il quale allora saccheggiava la ricca
Achex; 1 pelasg~. erano gli
antichissimi abitatori della Cipro e ne era signore. Da quel giorno so tutto
Grecia. 730 della rovina di Troia, di te e dei re pelasgi.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 47

Benché ostile ai Troiani, Teucro assai li lodava


e si diceva nato dalla stirpe dei Teucri.
Venite dunque, o giovani, entrate a casa mia.
Un'identica sorte volle che anch'io, sbattuta 732. nato: il nome stesso
135 in mezzo a molti travagli, giungessi finalmente lo indicava discendente di
a questa cara terra. Non ignoro il dolore, qualche grande personaggio
troiano.
per questo ho imparato a aiutare chi soffre ,., 734· un'identica sorte: fa
Cosi dicendo guida Enea al palazzo reale simpatia di Didone è nata
e ordina sacrifici nei templi dei Celesti. spontaneamente perché an-
740 Poi manda ai Troiani rimasti sulle navi ch'ella ed il suo popolo, fug-
gendo da Tiro, avevano do-
venti tori, con cento maiali setolosi vuto affrontare e vincere le
e cento agnelli grassi e cento pecore, doni dure peregrinazioni ed i pe-
destinati a far festa quel giorno ... ricoli dell'esilio prima di
Intanto la splendida reggia viene addobbata all'in- giungere in Licia e trovarvi
la pace e la sicurezza.
[terno 737· a aiutare chi soffre:
745 con lusso davvero regale. Il banchetto è allestito è una di quelle affermazioni
in una sala centrale: si stendono tappeti che ci invitano a pensare ed
a concludere che l'etica vir-
intessuti con arte di magnifica porpora, giliana non era più quella
si pone sulle tavole vasellame d'argento pagana, ma anticipava il
di gran peso, che reca- cesellate nell'oro- messaggio cristiano.
150 le grandi imprese dei padri, lunghissima serie 747· porpora: era un li-
quido color rosso vivo che
d'eventi condotta per tanti e tanti eroi si estraeva da certe conchi-
dall'origine prima di quell'antica stirpe. glie marine e veniva impie-
Poiché l'amore paterno lo travagliava, Enea gato per tingere le stoffe.
manda Acate alle navi a recare notizie 760. acanto: pianta, la cui
foglia fu usata come elemen-
155 ad Ascanio e condurlo con sé alla città: to decorativo negli abiti
ogni preoccupazione del tenero padre è per lui. femminili e soprattutto nei
Poi ordina che si portino alla regina doni capitelli deli'arte classica.
762. Pergamo: Elena fug-
scampati alla rovina di Troia: un mantello gi da Sparta (e non da Mi-
pesante di ricami e d'oro, un velo orlato cene) per raggiungere Per-
760 di gialle foglie d'acanto, belle cose che Elena gamo ed ivi sposare Paride,
aveva preso con sé fuggendo da Micene ciò che non poteva fare es-
sendo già sposa di Menelao
per raggiungere Pergamo e l'amore proibito, (amore proibito).
regali meravigliosi di sua madre. Comanda 763. Comanda inoltre... :
inoltre le si rechino lo scettro di Ilione, tutti questi doni preziosi
Enea li trae dal tesoro di
165 figlia maggiore di Priamo, la sua collana di perle Priamo, che era riuscito a
e una corona doppia d'oro e pietre preziose. salvare durante la fuga.
Acate eseguendo gli ordini s'affretta verso le navi. 769. Cupido: figlio di Ve-
Ma Venere in cuor suo medita nuove arti nere, raffigurato come un
putto roseo e malizioso che,
e macchina che Cupido, mutato aspetto, vada armato di arco e frecce, saet-
770 a Cartagine al posto del dolce Ascanio e infiammi ta i cuori degli uomini e
(recando i doni" di Enea) la regina d'amore degli dèi.

www.scribd.com/Baruhk
48 Canto primo

772-804. Il fatto che Ve- furioso, sino in fondo alle ossa; poiché
nere, come spiegherà meglio
in seguito, non si fidi di Giu- teme l'ambigua casa, la falsità dei Tiri,
none, è accettabile: fra don- la crudeltà di Giunone, e non riesce a dormire
ne, perché di donne si tratta 175 con quel pensiero la notte. Cosi dice ad Amore:
e non di dee, che inseguono «Figlio, che sei la mia forza e il mio solo potere,
opposte mète la diffidenza è
d'obbligo. Questo spiega co- che non temi le folgori del Padre onnipotente,
me ella invii il figlio Cupido io vengo supplichevole a chiedere il tuo aiuto.
in una delle sue solite mis- Enea, tuo fratello, è sbattuto dal mare
sioni quantunque l'interven- 780 su tutte le spiagge per l'odio di Giunone:
to del piccolo dio dell'amore
appaia in definitiva super- lo sai bene, sovente ne hai sofferto con me.
fluo. Infatti per una natura In quel momento lo accolse la fenicia Didone
solitaria ed appassionata co- e lo trattiene con molti complimenti: ma temo
me quella di Didone, l'arrivo
di Enea, la sua prestanza, l'ospitalità di Giunone, che certo non starà
l'aureola di sventura e di do- 185 inoperosa in un'ora cosi grave e difficile.
lore dalla quale è coronato a- Allora penso di prendere la regina al mio laccio
vrebbero egualmente acceso e infiammarla d'amore, perché non diventi nemica
la fantasia ed il cuore della
vedova regina. Ma non di- dei Troiani per colpa di qualche altro Celeste,
mentichiamo che in un poe- e sia presa d'affetto per Enea come me.
ma, come l'Eneide, la mitolo- 790 Ascolta come potrai assolvere il tuo incarico.
gia doveva trovar posto d'au-
torità ed ogni occasione era Per invito del padre, Ascanio, mia maggiore
buona per farvela entrare, cara preoccupazione, sta per andare in città
come avviene qui, abbastan- · portando i doni scampati alle fiamme ed al mare:
za felicemente. io lo addormenterò, poi lo nasconderò
773· l'ambigua casa: Ve- 195 nel sonno in un luogo sacro, sui monti di Citera
nere non ha fiducia nella
casata di Didone, a causa o sull'Ida, sicché non possa in alcun modo
del delitto di Pigmalione, e scoprire le mie trame o nuocere ai miei disegni·.
nella lealtà dei Cartaginesi, Per una sola notte ne imiterai con arte
ma teme in modo particolare
l'odio di Giunone é le sue l'aspetto; sei fanciullo, potrai con facilità
subdole arti. 800 assumere quei noti lineamenti: cos{
79r. mia maggiore ... : è quando Didone, felice, ti accoglierà nel suo grembo
naturale che Venere parli co- tra i fumi del vino e del pranzo regale,
me una nonna preoccupata
dell'avvenire del nipote, ma quando ti abbraccerà riempiendoti di baci,
è strano per noi che siamo le soffierai nel cuore un fuoco velenoso ».
abituati ad immaginare la 80S Amore obbedisce subito alle parole materne
dea come eternamente gio- e, deposte le ali, si diverte ad incedere
vane e fanciulla.
796. Ida: monte al centro con l'andatura di Julo. Venere intanto diffonde
di Creta, ove era nato Giove. per le membra di Ascanio un placido sopore
804. velenoso: la passio- e, tenendolo caldo nel suo grembo, lo porta
ne che sconvolge e turba co- 810 negli alti boschi dell'Ida, dove la profumata
me un veleno.
maggiorana lo accoglie, proteggendone i sogni
Su. maggiorana: erba aro-
matica che cresceva in gran coi suoi fiori odorosi e la sua dolce ombra.
copia_ a Cipro. E già Cupido, secondo il desiderio di Venere,

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 49

s'incamminava lieto sotto la guida di Acate 816-828. La descrizione


815 portando gli splendidi doni alla regina dei Tiri. del banchetto ci vuoi dare
la misura della regalità son-
Quando arrivò a palazzo, Didone s'era già assisa tuosa con la quale Didone
al centro del convito, su di un letto dorato onora i suoi ospiti. Tutto è
dai superbi tappeti, e già Enea coi Troiani raffinato e solenne. Il colpo
d'occhio è veramente stu-
prendevano posto su coltri di porpora. pendo: nel vasto salone; il-
820 I servi danno l'acqua alle mani, porgendo luminato a giorno da deci-
tovaglioli finissimi, e tolgono dai cesti ne di fiaccole ed ornato di
il pane. Nell'interno lavorano cinquanta arazzi, di fiori e di piante,
sono disposti i letti, gene-
ancelle, cui spetta preparare con ordine ralmente a tre posti, perché.
la lunga serie dei cibi e onorare i Penati era uso nell'antichità pran-
825 bruciando le primizie. Altre cento fanciulle zare sdraiati. Accanto alle
mense, ricoperte di bianche
e cento valletti di pari età assicurano tovaglie, stanno più di cen-
il servizio alle mense, portando i cibi in tavola, to giovani e fanciulle pronti
disponendo le coppe e versando da bere. a servire le vivande ed a
I Tiri erano accorsi numerosi al banchetto versare nelle coppe i vini
prelibati. I pavimenti di
830 e, giacendo su invito di Didone nei letti marmo e i soffitti ricoperti
ricamati, ammiravano i regali di Enea d'oro mandano mille fanta-
il mantello ed il velo orlato di acanto; stici riflessi. Si aggiunga la
e ammiravano Julo, le sue finte parole, folla dei convitati, adorni di
abiti raffinati e di gioielli
lo sguardo ardente di Amore. Piu di tutti lo ammira sfavillanti e si avrà un qua-
835 Didone, destinata a prossima rovina, dro fiabesco.
e non riesce a saziarsene, e s'infiamma guardando 8zo.l'acqua alle mani: era
il falso Julo, commossa dal fanciullo e dai doni. primo atto rituale del con-
vito antico lavarsi le mani
Cupido, appesosi al collo di Enea e soddisfatto con acqua lustrale.
con il suo abbraccio l'amore dell'uomo che fingeva
835. destinata a prossima
840 fosse suo padre, si volse alla regina: Didone rovina: cosl vogliono i Fati:
gli si attacca con gli occhi e col cuore, e lo prende che l'amcré per Enea sia
sulle ginocchia, ignara di riscaldare in grembo per lei causa di terribile
un cosi grande Nume. Compiendo la volontà morte.•
di Venere, Cupido comincia a poço a poco 844. Cupido comincia: l'o-
pera del figlio di Venere è
845 a cancellarle dal cuore l'immagine di Sicheo sottile e ben condotta: pri-
ed a riempirle l'anima da tanto tempo inerte ma fa sl che il ricordo del
e deserta d'amore con una nuova fiamma. marito morto venga a poco
Appena finito il banchetto, i valletti levarono a poco dimenticato, poi nel-
l'anima «deserta d'amore»
i cibi dalle mense e vi posero grandi fa sorgere il gran fuoco.
850 vasi colmi di vino sino all'orlo. Il palazzo 855. Allora la regina... : il
rimbomba di gioioso strepito e i convitati brindisi di Didone con la
fan risuonare le voci per le stanze spaziose; coppa avita acquista una
lampade accese pendono dai soffitti dorati, maggiore solennità ed è co-
me il suggello alla magnifica
le fiamme delle torce vincono la notte. ospitalità offerta ad Enea ed
855 Allora la regina chiede la coppa d'oro ai suoi.

www.scribd.com/Baruhk
50 Canto primo

862. Bacco creatore di e di gemme in cui Belo ed i suoi discendenti


gtota: veniva anche chia- hanno sempre bevuto, e la riempie di vino;
mato Lieo che dall'etimo gre-
co significa « colui che libe- si fa dovunque silenzio: «Giove- dice Didone
ra dagli affanni ». - tu che proteggi gli ospiti, consenti che questo giorno
868. Bizia: uno dei mag- 860 sia lieto per i Tiri e per gli esuli troiani,
giorenti tra i Cartaginesi. che i nostri discendenti ne serbino memoria.
870. Jopa: il cantore di
corte che si riconosce ap· Ci assistano Bacco creatore di gioia
punto per i lunghi capelli. e la buona Giunone. E voi Cartaginesi
871. Atlante: figlio di con animo lieto celebrate il convito! »
Giapeto e Climene, si ribellò
a Giove e venne condannato 865 Cosi dicendo versa qualche goccia di vino
a reggere le colonne su cui, in onore di Giove sulla mensa, poi sfiora
secondo la leggenda, passa- il vino con le labbra e porge la coppa
vano i mari e le terre. Era a Bizia incoraggiandolo a bere: Bizia wota
tenuto in considerazione dai
sapienti. a gran sorsi la tazza spumante, che poi passa
875. ladi: nome di sette B70 di mano in mano a tutti. Jopa dai lunghi capelli,
sorelle, figlie di Atlante ed allievo del grande Adante, suona la cetra dorata.
Etra, che piansero in modo Canta la luna errante e le fatiche del sole,
tanto compassionevole un
fratello morto, da suscitare l'origine delle bestie e del genere umano,
la pietà degli dèi che le l'origine dei fulmini e della pioggia: canta
trasformarono in una costel- B7S le Iadi piovose, Arturo e le due Orse;
lazione; piovose perché al perché i soli invernali si affrettino tanto a tuffarsi
loro sorgere cominciava in
Grecia la stagione delle nell'Oceano, perché le notti estive tanto
piagge. - Arturo: cosl fu tardino. I Tiri applaudono, seguiti dai Troiani.
chiamato Eretteo, dopo la L'infelice Didone trascorreva la notte
sua trasformazione in stella
del firmamento, cioè guida- BBO parlando con Enea, bevendo l'amoroso
tore del carro. veleno. Lo interrogava su Priamo e su Ettore,
879. L'infelice Didone: sulle armi del figlio dell'Aurora, sugli agili
il poeta anticipa con l'agget- cavalli di Diomede, sulla forza d'Achille.
tivo la triste sorte che at-
tende la regina, sempre più « Ti prego, ospite - dice: - raccontaci dall'inizio
presa d'amore per l'eroe tro- BBS le insidie dei Greci, le sventure dei tuoi
iano. e il tuo lungo viaggio, è già la settima estate
882. figlio dell'Aurora: il
già citato Memnone (vedi che il destino ti spinge per ogni terra e mare ».
v. '70).

Troia, 17 giugno 1873- Il tesoro di Priamo

Le fondamenta di Troia giacciono su un pianoro che si eleva circa ventiquattro


metri sulla campagna circostante, e a nord presenta un orlo assai scosceso. Il suo
angolo nord-occidentale è costituito da una collina di altri otto metri più alta, larga
duecentoquindici metri e lunga trecento, che per il suo aspetto imponente e le sue
ottime fortificazioni naturali appare particolarmente adatta come acropoli della città.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 51

Ho tratto alla luce, a una profondità di otto o nove metri, la cinta muraria della
città di Troia, che parte dalle Porte Scee, e scavando presso questa muraglia, imme-
diatamente accanto al Palazzo di Priamo, ho urtato contro un grosso oggetto di rame,
di forma assai singolare, che attrasse tanto più la mia attenzione in quanto credetti
di scorgere dentro ad esso dell'oro. Sopra l'oggetto di rame si trovava uno strato di
ceneri rosse e macerie calcinate, duro come la pietra, dello spessore di un metro e
mezzo, sul quale gravava la muraglia della fortezza, alta sei metri, formata di grosse
pietre e fango secco, e costruita probabilmente nei primi tempi dopo la distruzione
di Troia.
Per primo estrassi dalle macerie un grande scudo di rame, simile a un piatto di
portata ovale, al cui centro si trova una borchia circondata da una scanalatura. Que-
sto scudo è lungo circa mezzo metro, è completamente liscio e bordato da un orlo
alto quattro centimetri. La borchia (omphalos) è alta sei centimetri e ha un diametro
di circa undici centimetri. Il secondo oggetto da me estratto era un bacile di rame
con due manici orizzontali. Il terzo una piastra di rame, dello spessore di un centi-
metro, larga sedici centimetri e lunga quarantaquattro; ad un'estremità presenta due
ruote :fisse con asse. La piastra è fortemen~e incurvata in due punti: tuttavia io credo
che queste curvature siano dovute al calore del fuoco, cui l'oggetto fu esposto du-
rante l'incendio. Su di essa è saldato un vaso d'argento alto dodici centimetri e largo
altrettanto, ma penso che anche questo sia avvenuto solo per caso durante l'incendio.
Il quarto oggetto estratto era un vaso di rame. Segui una coppa rotonda di oro pu-
rissimo, che misurava quindici centimetri di altezza e quattordici di diametro, e rag-
giungeva il peso di quattrocentotré grammi, con una decorazione a zig-zag, iniziata e
non compiuta, al collo; un calice anch'esso di oro puro, alto nove centimetri e del
peso di duecentoventisei grammi, e un altro calice d'oro, a forma di nave, con due
grossi manici, alto nove centimetri, largo e lungo diciotto centimetri e del peso
esatto di seicento grammi.
Presenta ai lati due imboccature, una di sette centimetri e una di tre: probabil-
mente chi offriva il calice ricolmo beveva prima dall'imboccatura piccola, per la-
sciare l'ospite, in segno di onore, bere all'imboccatura maggiore. Questo grande calice
d'oro è fuso, mentre i manici, non massicci, sono applicati e saldati. Invece il calice
d'oro più semplice, e la coppa d'oro, sono sbalzati a martello.
Trovai inoltre sei oggetti di argento purissimo, pure sbalzato col martello, in
forma di grandi lame, con un'estremità arrotondata e l'altra tagliata in forma di mez-
zaluna. Con tutta probabilità si tratta dei « talenti » omerici, che potevano essere
solo di piccole dimensioni, poiché per esempio Achille, come primo premio nella
lotta, offre un'ancella, come secondo un cavallo, come terzo un bacile e come quarto
due talenti di oro. Inoltre trovai tre grandi vasi d'argento ... Parte sopra e parte ac-
canto agli oggetti d'oro e d'argento, trovai tredici lance di bronzo. Alla loro estre-
mità inferiore è praticato un foro, in cui per la maggior parte dei casi è ancora infilato
il chiodo, o bullone, con cui la punta della lancia era fissata nell'asta di legno. Le
lance troiane erano quindi del tu~to diverse da quelle greche e romane, poiché in
queste l'asta veniva infilata nella lancia, in quelle la lancia nell'asta ... Poiché io trovai

www.scribd.com/Baruhk
Oggetti rinvenuti a Troia: I, 2, 3: diademi in oro; 4, 5, 6: orecchini d'oro; 7: vaso
d'argento con coperchio; 8: tazza in oro e argento; 9: boccetta d'oro; IO: tazza in
oro; II: vaso d'argento (molto danneggiato dal fuoco); 12: tazza d'argento; 13: coppa
d'oro con due anse; I4: chiave di rame della cassa !ignea contenente il tesoro; 15: pezzi
d'argento puro; I6: ornamenti d'oro; I7: collana formata di vari piccoli oggetti d'oro
appartenenti al tesoro di Priamo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 53

tutti questi oggetti insieme, l'uno accanto all'altro o l'uno dentro l'altro sì da formare
un mucchio rettangolare, presso il muro di cinta, penso che con tutta probabilità si
trovavano in una grande casa di legno, come secondo l'Iliade ne esistevano nel pa-
lazzo di Priamo. E questo mi sembra tanto più certo in quanto, proprio accanto agli
oggetti, rinvenni una chiave di rame lunga dieci centimetri, il cui ingegno; lungo e
largo cinque centimetri, presenta una straordinaria somiglianza con la grande chiave
di cassa delle banche. Cosa assai singolare, questa chiave doveva avere un anello di
legno, come dimostra l'estremità del fusto, che è interrotta ad angolo retto, come
nelle lame dei pugnali. Probabilmente qualche membro della famiglia di Priamo accu-
mulò in gran fretta il tesoro nella cassa, e lo portò via senza aver tempo di togliere
la chiave dalla serratura; ma sulle mura fu raggiunto dalla mano del nemico o dal
fuoco e dovette abbandonare la cassa, che fu subito coperta per un metro e mezzo
dalla cenere rossiccia e dalle pietre del palazzo reale che sorgeva n accanto.
Forse appartenevano all'infelice che tentò invano di salvare il tesoro, gli oggetti
rinvenuti alcuni giorni prima in una stanza del palazzo reale, immediatamente ac-
canto al luogo di ritrovamento del tesoro, ossia un elmo e un vaso d'argento, in cui
era infilato un elegante calice di electron (ambra). L'elmo era a pezzi, ma può essere
forse rimesso insieme, poiché ne abbiamo ritrovato tutti i frammenti. Le due parti
superiori (il phalos) sono intatte.
Che il tesoro sia stato raccolto frettolosamente, con ansia tremante, in un terri-
bile pericolo di vita, ci dimostra fra l'altro anche il contenuto del vaso d'argento più
grande, nel cui fondo ho trovato due splendidi diademi d'oro, una fascia frontale e
quattro mirabili pendagli da orecchini d'oro, di alto pregio artistico. Sopra vi erano
Cinquantasei orecchini a cerchietto, pure d'oro, di forme assai eleganti, e ottomila-
settecentocinquanta piccoli anelli d'oro, prismi e dadi traforati, bottoni d'oro, ecc.,
che evidentemente appartenevano ad altri gioielli. Seguirono poi sei bracciali d'oro,
e sopra tutto questo, due piccoli calici d'oro. Trovai anche nello stesso vaso due bloc-
chetti d'oro, entrambi lunghi cinque centimetri, di cui ognuno presentava ventun fori.
Colui che tentò di salvare il tesoro ebbe fortunatamente l'accortezza di mettere
ritto nella cassa il grande vaso d'argento pieno dei gioielli che abbiamo descritto, in
modo che neppure una perla ne è sfuggita e tutto è rimasto intatto.
(da HEINRICH SCHLIEMANN, Autobiografia di un· archeologo alla ricerca del mondo
omerico, Schwarz Editore, Milano).

Commento critico

Ciò che subito colpisce sin dai primi versi del poema è il chiaro e costante rife-'
rimento agli schemi poetici di Omero. Abbandonata la dolce contemplazione e le fer-
vide opere dei boschi e dei campi, che aveva ispirato l'atmosfera e la poesia delle
Bucoliche e delle Georgiche, Virgilio, apprestandosi a cantare le gesta del suo eroe,
non può a meno di ritornare al grande maestro dell'epica antica. È un atto di umiltà

www.scribd.com/Baruhk
.54 Canto primo

e di meditato omaggio. Tuttavia se la via esteriore prescelta è quella più cauta e più
saggia, l'animo dei personaggi che via via si presentano sulla scena e partecipano al-
l'azione è nuovo, come nuova è la finalità ultima dell'intero poema, enunciata solen-
nemente sin dal proemio. Infatti Enea non assomiglia minimamente né ad Ulisse né
ad Achille, né in genere agli eroi che Omero ci ha descritti e fatti conoscere. La
« pietas » fa di lui più che un vero guerriero un sacerdote, che combatte e prega per
portare a termine la più alta missione che i Fati abbiano assegnato ad un uomo:
quella di fondare una stirpe che darà vita .all'impero di Roma cui si inchineranno
tutte le genti della terra.
Il dichiarato fine encomiastico dell'opera, anche se spesso è elemento fastidioso
di scoperta retorica, come nel colloquio fra Giove e Venere, non incide del tutto
negativ.tmente, per la sincerità degli accenti e per la fede profonda che Virgilio mani-
festa nella missione di Roma « caput mundi ». Il secondo elemento che caratterizza
la novità dei contenuti sta nel modo con cui vengono presentati e fatti agire gli Dei.
Essi hanno perso il decoro e la maestà che solennizzavano i loro interventi nei poemi
omerici. Qui appaiono talmente umanizzati, cioè in preda agli stati d'animo più co-
muni tra i mortali, da perdere qualsiasi attributo del trascendente.
Si veda l'odio cieco ed insensato di Giunone nei confronti dei Troiani, le sue
smanie di vendetta e di morte, la sua vana lotta contro i Fati. Forse Virgilio, come
tanti altri romani attenti a cogliere le note più profonde dell'evoluzione dei tempi,
avvertiva l'anacronismo della religione pagana, incapace di soddisfare le nuove e più
profonde esigenze della coscienza e dello spirito.
Ma la grande e vera novità che caratterizza il primo canto, e poi l'intero poema,
sta nella capacità dell'autore di addentrarsi nella psicologia dei personaggi, nel co-
gliere gli stati d'animo dal lirico al drammatico, dall'amoroso al tragico; nel dipin-
gere in vasti affreschi i quadri possenti della natura, che a tali stati d'animo fanno
da grandioso sfondo.
Si veda a questo proposito la descrizione della tempesta, della cala tranquilla
che accoglie i naufraghi, dell'apparizione della madre Venere nel bosco frondoso,
della pace che Nettuno riporta sul mare. E ci si soffermi soprattutto sull'incontro tra
Enea e Didone e sul susseguirsi incalzante ed in crescendo dei sentimenti che com-
muovono e turbano l'animo dell'infelice regina, preludio alla sconvolgente passione
ed alla tragedia.
Ci sono a volte qua e là nella narrazione dei momenti di stanchezza e di scarsa
vena poetica, ma in genere, considerato che l'avvio di una cosi possente opera dovette
essere travagliato e faticosissimo, si può senz'altro ritenere questo primo canto in
gran parte felice e altamente positivo soprattutto per la sapienza costruttiva che dal
tono tragico ed apocalittico della tempesta trascorre ad un'atmosfera pensosa e di
pace per concludersi nella gioia del convito e nel dolce canto di Iopa.

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 55

Galleria di ritratti

Enea.
Riportiamo una felice rappresentazione dei caratteri salienti della figura di Enea,
dovuta alla penna di Concetto Marchesi:
«Enea, "Romanae stirpis origo ", è l'antenato del popolo a cui era destinate
l'impero del mondo. Questo era già nel poema di Ennio, il quale faceva Romolo
figlio della figlia di Enea, nipote immediato di Enea, mentre Virgilio deve frapporre
la serie dei Re Albani stabiliti dagli annalisti. Quello che mancava nel poema di Ennio
era la profetica vita di Roma alla cui nascita cospira tutto il mondo mediterraneo, di
quella Roma fatale inesistente nella storia ed esistente già nei travagli e nelle vi-
cende di tante moltitudini di uomini.
«Enea era già nell'Iliade. Nato sul monte Ida dagli amori del re pastore Anchise
con Afrodite, è discendente di Assaraco, parente del ramo cadetto di Priamo che,
geloso di lui, non ha giusta considerazione dei suoi meriti e cerca di screditarlo
presso il popolo che lo ama e lo onora al pari di un dio. Combatte contro i Greci a
capo di milizie dardanie. Nei cimenti di guerra non manca di audacia né teme di af-
frontare i più formidabili eroi: e la divinità interviene sempre a proteggerlo. Una volta
combatte con Diomede, e la madre, Venere, lo trae a salvamento avvolgendolo nel suo
peplo lucente: un'altra volta lo protegge da Diomede, Apollo, che poi lo spinse ad
affrontare Achille. Bravamente combatte Enea contro l'invincibile eroe difeso dai
numi davanti alla cui asta una volta egli si salvò a stento fuggendo dall'Ida; e mori-
rebbe ora senza l'aiuto di Poseidone, il quale sa che la stirpe di Dardano, cara a
Giove, non può perire e che la forza di Enea e dei suoi discendenti regnerà sui Tro-
iani: e diffusa una nube davanti agli occhi del Pelide, si porta via in salvo il figlio
di Anchise e lo ammonisce a non più cimentarsi con Achille: "Quando egli sarà
morto, allora tu affronta pure audacemente i più valorosi campioni, perché nessun
altro degli Achei può essere padrone delle tue spoglie". Nell'Iliade, dunque, Enea
è già un predestinato, favorito dagli dèi. Nell'Eneide - dove ha pure un'intimità di
vita ignota agli eroi omerici - egli è l'eroe stordito in continuo potere della divinità.
Essa lo fa partire, lo fa fermare: lo nasconde, lo svela: lo salva dalle armi dei nemici,
lo getta tra le braccia di una regina innamorata: lo spinge nel regno dei morti, lo
fa sospirare e combattere senza che lui voglia, sempre. Il lettore dell'Eneide non sa
che cosa farebbe Enea se gli Dei non avessero cura o necessità di lui. Niente farebbe,
perché egli ha bisogno dei numi p~ agire: agli è un "pius ": sacerdote in abito di
guerriero. Gli manca la volontà perché gli manca l'empietà.
« Nessun eroe conobbe in una notte sola tanta angoscia e tanto stordimento di
umano dolore, e nessun poeta pose mai una sua creatura in mezzo a tanta verità di
sventura. Quando Troia pare inabissarsi tutta nelle fiamme e nel sangue, egli deve
pensare alla casa patema e ai Penati Troiani: allorché è una salvezza morire, egli
deve salvarsi; mentre gli altri eroi non hanno che urli di strage e rantoli di morte,
egli deve ancora avere delle lacrime; e deve portare sulle spalle il padre Anchise,

www.scribd.com/Baruhk
56 Canto primo

che regge i Penati della patria, e condurre per mano il piccolo figlio e trarsi dietro la
moglie Creusa, e aver paura, lui che ha le mani grondanti di sangue nemico, per quel
vecchio, per quel bambino, per quella sposa. Le sue armi brillano nella nette, mentre
romba l'incendio e infuria la strage; ma il suo cuore deve trepidare di pietà, in mezzo
alla sterminata ferocia degli uomini e all'implacato odio dei numi.
«Ha visto i grandi numi del cielo imperversare su quel lembo della sua terra:
Nettuno che svelle con l'enorme tridente la città da lui cinta di mura, Giunone che
chiama inferocita i Greci alla strage, Pallade che fa vibrare i baleni micidiali della
sua temibile Gorgone. E ha visto nell'incubo di quella notte il volto di Elena argiva;
tacita ed immota, nel tempio di Vesta, lei, la femmina adultera; ed ha sentito le
parole di Venere, la madre sua che gli parlava amorevole con la bocca rosata: un
colore di rosee labbra divine egli ha perfino dovuto vedere a mezzo a tutto quel rosso
di sangue e di fuoco. E non impazzisce l'eroe tra cosi fantastiche mostruosità. Egli è
travolto dall'immanità del suo destino; ha perduto in quella notte la sua vita indi-
viduale, è divenuto uno strumento del Fato, ed è curvo sotto quel peso. Ha momenti
di furore, ma è più grande e continuo il suo timore: il timore di chi subisce la ferrea
necessità di conservarsi per gli altri».
(dalla Letteratura Latina, Casa Editrice Principato).

Giunone.
Era già stata a suo tempo mortalmente ostile ai Troiani a causa del giudizio di
Paride a favore di Venere nella nota gara di bellezza. Il suo odio si trasferisce ora
e si concentra sugli Eneadi e sul loro capo, figlio della dea rivale. In lei Virgilio ha
personificato la causa e la fonte di tutti gli ostacoli, naturali e psicologici, che si
opporranno di volta in volta al volere del Fato. La dea in tal modo assume nello svi-
luppo dell'azione un'importanza determinante: le sue gelosie, i suoi stratagemmi,
la sua implacabile avversione nei confronti dell'eroe e il non confessarsi mai vinta
daranno l'avvio alla maggior parte degli avvenimenti.
Forse nell'amarezza ch'ella prova dopo il fallimento di ogni macchinazione, ·sta
la sua vera originalità di personaggio, che, tuttavia, più che divino, ci appare troppo
umano per assurgere ad una vera dignità artistica. Il lottare poi inutilmente contro
la volontà dei Fati non le conferisce infine alcun rilievo di grandiosità; anzi la smi-
nuisce ai nostri occhi, per il suo vano astio ed il suo inconcludente corruccio.

Venere.
Come Giunone è attenta a non perdere occasione per creare guai ai Troiani e
ad Enea in particolare, cosi Venere è altrettanto vigilante a parare i colpi inferti dalla
rivale ed a proteggere in ogni modo il figlio adorato.
Per ottenere ciò, ella non si serve tanto della sua inarrivabile bellezza, quanto
di tutta l'astuzia e di tutte le sottigliezze di cui può essere capace una donna ed in

www.scribd.com/Baruhk
Canto primo 57

particolare una madre. Si veda il suo comportamento diverso ma egualmente abile e


scaltrissimo nd colloquio con Giove e in quello con Giunone.
Si noti poi la sua trasformazione, quando mutatasi in fanciulla cacciatrice, viene
in aiuto di Enea per indirizzarlo e consigliarlo: preoccupazione, trepidazione, amore
traspaiono dalle sue parole.
La sua umanità, in questo caso, non toglie nulla alla sua maestà e dignità di dea;
anzi ne accresce la bellezza interiore e ne completa la personalità che in Omero era
stata spesso del tutto esterioJ;"izzata.

www.scribd.com/Baruhk
58 Canto primo

Raffronti di traduzione

Haec ubi dieta, cavum conversa cuspide montem Cosi rispose e capovolta l'asta
impulit in latus: ac venti velut agmine facto, colpl nel fianco il cavernoso monte;
quae data porta, ruunt et terras turbine perf/ant. i venti, per lo sbocco disserrato,
Incubuere mari totumque a sedibus imis si avventarono in groppo impetuoso
una Eurusque Notusque ruunt creberque procellis e turbinando corsero la terra.
Africus et vastos volvunt ad litora {luctus: E rapidi piombarono sul mare,
insequitur clamorque virum stridorque rudentum. e il Noto e il procelloso Africo e l'Euro
Eripiunt subito nubes caelumque diemque lo sconvolsero fin dal più profondo,
T eucrorum ex oculis: ponto nox incubat atra. lo cacciarono ai lidi in onde immani.
Intonuere poli et crebris micat ignibus aether Urlo d'uomini, stridere di gòmene
praesentemque viris intentant omnia mortem. lacerò l'aria; un improvviso nembo
(vv. 81-91) tolse agli occhi dei Teucri il cielo e il giorno
ed un notturno orror gravò sul mare.
Cosi dicendo, al cavernoso monte Tutto il cielo tuonò, l'aria si accese
con lo scettro d'un urto il fianco aperse, di baleni incalzanti, e tutto intorno
onde repente a stuolo i vènti usciro. era minaccia d'imminente morte.
Avean già co' lor turbini ripieni Traduzione di Guido Vitali
di polve e di tumulto i colli e i campi;
quando quasi in un gruppo ed Euro e Noto
s'avventaron nel mare, e fin da l'imo
lo turbar si, che ne f~r valli e monti:
monti, ch'al ciel quasi di neve aspersi,
sorti l'un dopo l'altro, a mille a mille
volgendo, se ne gian caduchi e mobili
con suono e con ruina i liti a frangere.
Il grido, lo stridore, il cigolare
de' legni, de le sarte e de le genti,
i nugoli che 'l cielo e 'l di velavano,
la buia notte, ond'era il mar coverto,
i tuoni, i lampi spaventosi e spessi,
tutto ciò che s'udla, ciò che vedevasi
rappresentava orror, perigli e morte.
Traduzione di Annibal Caro

www.scribd.com/Baruhk
CANTO SECONDO

L'episodio di Laocoonte.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca Va-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO SECONDO

Mentre scende la notte, nel profondo silenzio degli astant~, Enea inizia il racconto
della distruzione di Troia,-benché egli soffra terribilmente nel rievocare il sanguinoso
dramma della sua città e del suo popolo.
Su suggerimento di Minerva, i Greci, stanchi e logorati dalla lunga guerra, deci-
dono di ricorrere all'inganno per prendere la città, che vittoriosamente aveva respinto
i loro decennali assalti.
Costruiscono perciò un colossale cavallo di legno, nell'interno del quale nascon-
dono un gruppo di guerrieri; poi fingono di partire lasciandolo sulla spiaggia come
un voto agli dèi. Si nascondono dopo qualche ora di navigazione dietro l'isola di
Tenedo ed attendono il momento propizio per ritornare. I Troiani, accortisi della
partenza dei nemici, escono esultanti dalle porte è circond~no stupefatti il gran ca-
vallo. I più saggi fra loro fiutano un inganno e consigliano di distruggerlo; anzi, uno
di essi, Laocoonte, scaglia la lancia contro il simulacro che rimbomba.
Intanto sopraggiungono dei pastori che trascinano in catene un greco prigionkro,
Sinone, che gli Achei avevano abbandonato ad arte perché traesse maggiormente in
inganno i Troiani.
Costui, portato innanzi al re Priamo, confessa d'essere fuggito dai suoi compagni
che volevano immolarlo per rendere propizio il viaggio di ritorno in patria. Viene
creduto, liberato ed interrogato sul mistero del cavallo. Sinone abilmente risponde
dicendo che i Greci l'avevano costruito in riparazione del sacrilegio compiuto rubando
il Palladio, e di averlo fatto in misura gigantesca perché non potesse essere portato
nella città, che avrebbe reso inespugnabile.
Si verifica poi un fatto prodigioso, voluto da Minerva, nemica dei Troiani, che
sembra confermare le parole di Sinone. Mentre Laocoonte sta sacrificando sulla riva
del mare un toro per ringraziare Nettuno della partenza dei Greci, due spaventosi
serpenti emergono dalle acque e avviluppano nelle loro spire i due figli e Laocoonte
stesso, ch'era accorso in loro difesa. Fatto questo, i mostri strisciano sin nel tempio di
Minerva e si raggomitolano ai piedi del simulacro della dea.

www.scribd.com/Baruhk
62 Canto secondo

Ogni dubbio è fugato: i Troiani decidono d'introdurre il cavallo nella città e di


porlo sulla rocca.
Invano Cassandra, figlia di Priamo e sacerdotessa dotata di poteri divinatori,
predice la rovina della città; il cavallo viene introdotto attraverso le mura sbrecciate.
Nella notte le navi greche ritornano a riva e Giunone, ad un segnale, apre il
ventre del cavallo da cui escono i guerrieri, che aprono le porte di Troia ai compagni
sbarcati.
Ad Enea dormiente appare l'ombra sanguinosa di Ettore che lo scongiura di
fuggire, portando con sé i Penati.
L'eroe si arma e si getta nella mischia, raccogliendo altri guerrieri troiani che
intendono morire combattendo.
Nel. tentativo di liberare Cassandra, quasi tutti cadono ed Enea rimasto con soli
due compagni corre verso la reggia in tempo per assistere alla selvaggia uccisione di
Priamo da parte di Pirro, figlio di Achille. Va poi in cerca· della sua famiglia, protetto
dalla madre Venere che lo trattiene dall'uccidere Elena, causa di tutti i mali.
Giunge alla casa patema e solo un prodigio divino, voluto da Giove, lo persuade
e con lui il padre Anchise, a lasciare la città in fiamme. Con il padre sulle spalle, se-
guito dalla moglie Creusa e dal figlio Ascanio corre per vie traverse, ma quando giunge
al tempio di Cerere, s'accorge di aver perduto la moglie. Disperato vorrebbe tornare
a cercarla, ma ecco apparirgli l'ombra di Creusa che l'esorta a fuggire, perch'ella è
stata uccisa dai Greci.
In questo modo il volere di Giove ha predisposto che l'eroe, giungendo nel La-
zio, possa sposare Lavinia, figlia del re Latino.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO SECONDO sanguinosa guerra, i Greci,
ispirati da Minerva, decido-
no di rico"ere all'inganno
Il cavallo di legno (1-74)- Sinone (75-249)- Laocoonte (2.5o-29o)- per far cadere Troia. Costrui-
Il cavallo nella città (291-.576)- La morte di Priamo (.577-8.5.5)"- La scono un gigantesco cavallo
fuga (8.56-974).
di legno, lo riempiono d'ar-
mati e fingono di notte di
partire. All'alba i Troiani e-
n cavallo di legno scono festanti dalle mura e
si chiedono il perché della
partenza dei nemici ma so-
TACQUERO tutti: prattutto la spiegazione del
gli occhi intenti al viso di Enea simulacro. I più saggi diffi-
pendevano dalle sue labbra. Dal suo posto d'onore,. dano e vi fiutano l'inganno.
bene in vista, l'eroe cominciò in questi termini: un·o di loro, Laocoonte, giun-
S Regina, tu mi chiedi di rinnovare un dolore ge a scagliare la lancia contro
il ventre del cavallo.
inesprimibile; mi ordini di dire come i Greci
abbian distrutto Troia, le sue ricchezze, il suo regna x. Tacquero tutti: è il ta-
degno di pianto, e narrarti tutte le cose tristi citiano « conticuere omnes ~.
che ho visto coi miei occhi ed alle quali tanto il silenzio che nella grande
lO ho preso parte! Chi potrebbe trattenersi sala del convito si fa dopo
le conversazioni e i canti, e
dalle lagrime a un tale racconto, fosse pure che precede il breve e con-
soldato dd duro Ulisse o Mirmidone o Dolope? citato poemetto tragico della
E già l'umida notte precipita dal cido, caduta di Troia, quasi fosse
le stelle, tramontando, ci persuadono al sonno_ l'ideale continua2i.one e chiu-
sa dell'Iliade omerica.
1S Ma se proprio desideri conoscere le nostre .5· Regina: è un altro degli
disgrazie ed ascoltare brevemente l'estrema esametri famosi che diver-
sciagura di Troia, quantunque il mio animo ranno proverbiali: « infan-
dum, regina, iubes renovare
inorridisca al ricordo e rilutti di fronte dolorem ~.
a cos{ grave dolore, parlerò. 12. Mirmidone o Dolope:
sono tribù bellicose, guida-
h CAVALLO DI LEGNO(I-74) astanti, Enea inizia a raccon- te in guerra da Achille e dal
-Nel profondo silenzio degli tare. Stanchi della lunga e figlio Pirro.

www.scribd.com/Baruhk
64 Canto secondo

21. prostrati... respinti: 20 I capi greci,


incapaci di vincere sul cam- prostrati dalla guerra e respinti dai Fati
po di battaglia ricorrono,
ispirati da Minerva, all'in- dopo tanti e tanti anni, con l'aiuto di Pallade
ganno. fabbricano un cavallo simile a una montagna,
35· Micene: capitale del ne connettono i fianchi di tavole d'abete,
regno di Agamennone, sta 25
qui per indicare tutta la fingendo che sia un voto (cosi si dice in giro)
Grecia. per un felice ritorno. Di nascosto, nd fianco
45· Timete: figlio di Lao- oscuro del cavallo fanno entrare sceltissimi
medonte ed uno dei più im- guerrieri, tratti a sorte, riempiendo di una squadra
portanti cittadini di Troia.
L'odio di Timete verso Pria- in armi la profonda cavità del suo ventre.
mo era di antica data, da 30 Proprio di fronte a Troia sorge Tenedo, un'isola
quando l'oracolo aveva pre- molto nota, ricchissima finché il regno di Priamo
detto che un fanciullo nato fu saldo, adesso semplice approdo malsicuro:
in un giorno prefissato sa-
rebbe stato la rovina della i Greci sbarcano là, cdandosi nd lido
città. Nacquero in quel gior- deserto. Noi pensammo che fossero andati via
no Paride e Manippo, figli 35 salpando verso Micene col favore del vento.
di Priamo e di Timete. Il re E subito tutta la Troade esce dal lungo luttcl
allora fece uccidere Manip-
po. Ora per desiderio di ven- Spalanchiamo le porte: come ci piace andare
detta e perché spinto dai liberi ovunque e vedere gli accampamenti dorici,
Fati, Timete è il primo a la pianura deserta, la spiaggia abbandonata!
proporre di introdurre il ca-
vallo dentro la cerchia delle 40 «C'erano i Dolopi qui, il terribile Achille
mura. si accampava laggiu, qui tiravano a secco
49· Capi: uno dei com- le navi, e là di solito venivano a combattere »:
pagni di Enea, già ricordato. Alcuni stupefatti osservano il fatale
55· Laocoonte: figlio di regalo della vergine Minerva ed ammirano
Antenore e sacerdote di A-
pollo. L'apparizione di que- 45 la mole dd cavallo; Timete per primo
sto personaggio è improvvi- ci esorta a condurlo entro le mura e a porlo
sa e drammatica: il suo ir- sull'alto della rocca, sia per tradirei, sia
rompere sulla scena, le sue perché le sorti di Troia volevano cosf.
concitate parole, la sua iro-
nia che giunge al sarcasmo Invece Capi ed altri con piu accorto giudizio
fanno sl ch'egli s'imponga 50 chiedono che quel dono insidioso dei Greci
immediatamente alla folla e sia gettato nel mare od arso, e che i suoi fianchi
si riveli come protagonista siano squarciati e il suo ventre sondato in profondità.
di uno degli episodi più fa·
La folla si divide tra i due opposti pareri.
mosi e più tragici del poe-
ma, che commuoverà l'ani- Allora, accompagnato da gran gente, furioso,
mo e la fantasia di artisti e 55 Laocoonte discende dall'alto della rocca
scrittori. e grida da lontano: «Miseri cittadini,
59· Non conoscete Ulis- quale follia è la vostra? Credete che i nemici
se?: è il proverbiale « Sic sian partiti davvero e che i doni dei Greci
notus Ulies? » L'eroe ita-
cense è per antonomasia il non celino un inganno? Non conoscete Ulisse?
maestro sommo di tutti i più 60 O gli Achivi si celano in questo cavo legno,
sottili inganni. o la macchina è fatta per spiare oltre i muri

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 65

e le difese fin dentro le nostre case e piombare 65. sia quel che sia: av-
dall'alto sulla città, o c'è sotto qualche,altra venga che può, anche l'ira
di qualche dio.
diavoleria: diffidate del cavallo, o Troiani, 65. Temo ... : altro detto
6S sia quel che sia! Temo i Greci, anche se portano doni ». famosissimo che è passato,
Cosi detto scagliò con molta forza la grande attraverso i secoli, nell'uso
comune del linguaggio di
lancia nel ventre ricurvo del cavallo di legno. cultura: « timeo Danaos et
L'asta s'infisse oscillando, le vuote cavità dona ferentes! ». La sua lo-
del fianco percosso mandarono un gemito gica è ineccepibile: niente
70 rimbombando. Ah, se i Fati non fossero stati che venga dai Greci può es-
sere accolto senza un legit-
contrari e le nostre menti accecate Laocoonte timo dubbio.
ci avrebbe convinto a distruggere il covo 70. Ah, se i Fati ... : è la
dei Greci; e tu ora, Troia, saresti ancora in piedi, constatazione della ferrea
e tu, rocca di Priamo, ti leveresti in alto! legge della storia, governata
dai Fati. Solo il dolore del-
l'esule e la sua nostalgica
commozione possono giusti-
Sinone ficarla.
1S Ma ecco dei pastori troiani trascinare SINONE ( 75-249) - Mentre
davanti al re, fra le urla, un giovane sconosciuto si discute, giunge un gruppo
dalle mani legate dietro la schiena: s'era di pastori che trascinano un
consegnato da solo ai pastori per dare greco prigioniero: Sinone. In-
te"ogato da Priamo, inventa
l'ultimo tocco all'inganno e aprire Troia agli Achei, una splendida e abile storia
80 risoluto nell'animo a condurre a buon fine che convince e impietosisce
le sue frodi o soccombere a una morte sicura. i Troiani, che lo liberano e
La gioventu troiana accorre da ogni parte gli domandano quale sia la
finalità della costruzione del
verso di lui, gli fa ressa intorno per vederlo, cavallo. Sinone, aggiungendo
fa a gara ad insultarlo. menzogna a menzogna, spie-
85 Ora ascolta le insidie ga che il cavallo rappresenta
il voto riparatore della pro-
degli Argivi ed impara a conoscerli tutti fanazione del tempio di Mi-
dal crimine di uno solo ... nerva con il furto del Palla-
Quando inerme, impaurito, si fermò tra di noi dio. Le proporzioni gigante-
guardando le schiere frigie, disse: « Ormai quale terra, sche avrebbero dovuto impe-
dirne il trasporto nell'inter-
90 quali mari potranno accogliermi? Che cosa no della città, perché il sacro
può fare un infelice che non ha posto al mondo simulacro l'avrebbe resa ine-
dove Stare tra i Greci, e il cui sangue gli ostili spugnabile.
Troiani ora reclamano per vendetta? ». Quel pianto
87. dal crimine di uno
frenò la nostra rabbia, ci calmò. Lo esortiamo solo: veramente Sinone, che
9S a raccontarci chi sia, da che sangue discenda, s'è prestato volontariamente
per qual motivo stia U: ci dica perché e come a recitare una cosl difficile
dovremmo fidarci di un Greco prigioniero. parte, con il rischio di una
morte atroce, è degno di
Finalmente, deposto ogni timore, disse: grande ammirazione: il suo
«O re, confesserò la verità, qualsiasi è un eroismo calcolato.
100 cosa accada: anzitutto sono di stirpe argolica, xoo. argolica: per greca

www.scribd.com/Baruhk
66 Canto secondo

in genere: l'Argolide era una


parte del Peloponneso. non lo nego; la sorte maligna ha fatto di me
I02. un imbroglione e un un infelice, ma mai un imbroglione e un bugiardo.
bugiardo: si dovrebbe dire Forse t'è giunta alle orecchie notizia del nome gloriso
che la lingua batte dove il di Palamede, il Belide, che i Greci mandarono a morte
dente duole. L'arte principa- tOS innocente, accusandolo a torto di tradimento
le dei mentitori è quella ap-
punto di preoccuparsi di con una causa truccata, perché era contro la guerra;
non essere creduti tali. Sol- ora, morto, lo piangono. Il mio povero padre
tanto l'ingenuità dei Troia- mi mandò a questa guerra dai primi anni, compagno
ni, o meglio la volontà dei di Palamede che m'era anche legato per sangue.
Fati, può permettere che il 110 Finché egli mantenne rango reale e importanza
racconto di Sinone produca
gli effetti desiderati. nelle riunioni dei re, io pure ebbi una fama,
I04. Palamede: figlio di io pure fui onorato. Ma quando Palamede
Nauplio, re dell'Eubea. Fu per l'invidia di Ulisse (dico cose ben note)
colui che guidò l'ambasceria abbandonò morendo le regioni dell'aria,
per costringere Ulisse a par- IIS mi ritirai in disparte, afBitto, in solitudine
tecipare alla spedizione con-
tro Troia. Infatti dimostrò
ed in lutto, indignato tra me per la sventura
che la pazzia dell'eroe era dell'amico innocente. Pazzo che fui, non seppi
finta e Ulisse fu costretto a tacere! Promisi che avrei fatto vendetta
partire. Ma I'Itacense non se mi si presentasse l'occasione, tornato
dimenticò l'affronto e riuscl 120 vittorioso alla patria Argo: suscitai odii
a far accusare Palamede di terribili con tali parole. Questa fu
tradimento e a farlo ucci-
dere. l'origine dei miei guai: Ulisse cominciò
106. con una causa truc- da allora a spaventarmi con sempre nuove calunnie,
cata: Ulisse aveva nascosto a diffondere voci ambigue tra la gente,
nella tenda di Palamede una 125 a cercare di nuocermi, conscio della sua colpa.
falsa lettera di Priamo e Né si dié pace finché, con l'aiuto di Calcante ...
molte monete d'oro.
126. Calcante: figlio di Ma perché ricordare vanamente quei casi
Testore, fatnoso indovino dolorosi? Perché indugiare se avete
che accompagnò i Greci a in odio tutti i Greci e vi basta sapere
Troia e predisse che la guer- 130 che sono Greco? Presto, mandatemi al supplizio:
ra sarebbe durata dieci anni. è quel che wole Ulisse, è quello che gli Atridi
~ uno dei personaggi del- sarebbero disposti a pagare a gran prezzo! »
J:Iliade.
I 3 I. gli Atridi: Agamen-
Bruciamo dalla voglia d'interrogarlo e sapere
none e Menelao, figli di le cause della sua fuga, ignari della perfidia
Atreo. 135 e dell'astuzia dei Greci. Tremando egli continua,
I36. i Danai: i Greci cosi quel cuore falso, e ci dice: « I Danai tante volte
chiamati da Danao, antichis- desiderarono andarsene, abbandonare Troia
simo re dell'Argolide.
e fuggire via, stanchi di questa guerra eterna.
140. Austro: detto anche
Noto, vento del sud appor- Oh, l'avessero fatto! Spesso l'aspra tempesta
tatore di tempeste. 140 chiuse loro le strade del mare e Austro terribile
I44. Euripilo: indovino li costrinse a fermarsi. Già sorgeva il cavallo
della Tessaglia. fatto di travi d'acero; allora piu che mai

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 67

i nembi risuonavano per tutto il vasto cielo. 146. d'una vergine uccisa:
Inquieti mandiamo Euripilo a interrogare l'oracolo la flotta greca, riunita in
!4S di Apollo, ed egli ne torna con questo triste responso: Aulide, non riusciva a far
vela verso Troia a causa dei
- Placaste i venti col sangue d'una vergine uccisa venti avversi, susciti da Dia-
quando la prima volta veniste alle spiagge di Troia, na, di cui Agamennone ave-
o Danai: ora dovete implorare un ritorno va ucciso una cerva sacra.
Calcante profetò che per
felice con altro sangue, sacrificare un'anima placare la dea occorreva sa-
!SO d'Argo! -.Tutti stupirono quando la voce giunse crificare la figlia di Agamen-
alle orecchie del popolo, un gelido tremore none, Ifigenia, e cosi fu de-
corse per tutte le ossa: chi mai dovrà morire, ciso. Ma Diana ebbe pietà
della fanciulla, la sostitul
chi sarà mai la vittima reclamata da Apollo? con una cerva e la fece sua
A questo punto Ulisse trascina fra la gente sacerdotessa, trasportandola
!SS che urlava sbigottita l'indovino Calcante: in Tauride, l'attuale Crimea.
gli chiede spiegazioni sul volere dei Numi. 164. Tutti assentirono: an-
notazione psicologica molto
E molti mi avvertivano della frode crudele acuta: l'incubo che gravava
di quell'ingannatore, prevedendo in silenzio sulla vita di ognuno è di-
l'avven'ire. Calcante tace per dieci giorni sciolto e tutti sono ben lieti,
160 chiuso in sé, rifiutando di nominare alcuno, senza chiedersi il perché e il
come, che la vittima sia sta-
di mandare qualcuno a morire. Alla fine, ta designata. :E. proprio il ca-
quasi per forza, spinto dalle grida di Ulisse, so di dire: mors tua, vita
parla come d'accordo, mi destina all'altare mea!
del sacrificio. Tutti assentirono, lieti x68. le bende... : le vitti-
ce erano preparate al sacri-
16S permisero che ciò che ognuno temeva per sé ficio fasciando loro le tem-
ricadesse su un altro. E già si avvicinava pie con sacre bende e spar-
l'infausto giorno, già per me si preparavano gendo sul loro capo farina
abbrustolita e sale.
il sacrificio, le bende da mettere intorno alle tempie,
I75· Gli Atridi: i figli di
il frumento salato: mi strappai alla morte, Atreo, Menelao e Agamen-
170 lo confesso, spezzai le corde e nella notte none, per vendicarsi uccide-
mi nascosi tra l'erba e il fango d'uno stagno, ranno forse i miei figli e mio
padre. Questa supposizione,
finché non facessero vela, pregando che partissero. conoscendo l'animo vendica-
Non spero piu oramai di rivedere la patria tivo dei due re, è psicologi-
né i cari figli né il padre tanto desiderato: camente di grande effetto
17S gli Atridi forse vorranno fare su loro vendetta ed anticipa la pietosa implo-
razione di aver salva la vita.
della mia fuga, espiando con quel sangue la colpa 178. che sanno la verità:
di non avermi ucciso. Perciò ti prego, o re, è il colmo dell'ironia rag-
per i Celesti e gli Dei che sanno la verità, giunto dall'abile discorso di
per la fede, se c'è ancora un po' di fede Simone. Implora i Greci di
aver salva la vita in nome
180 tra i mortali, pietà di tante mie miserie, degli dèi che conoscono la
pietà del mio cuore che soffre senza nessuna colpa •· verità! Come ognun ben ve-
Gli doniamo la vita, commossi da tante lagrime, de la simulazione si serve
senza esitare di giuramenti
lo compatiamo molto. Lo stesso Priamo comanda sacri pur di ottenere l'effetto
che gli sian tolti i legami e le manette, e gli dice desiderato.

www.scribd.com/Baruhk
68 Canto secondo

185 amichevolmente: «Chiunque tu sia dimentica i Greci,


considerati dei nostri. Ma dimmi la verità:
perché quest'immenso cavallo? Chi ne è l'inventore?
A che serve? È un'offerta ai Numi o un ordigno di
(guerra?»
191. Chiamo a testimonia- Sinone, esperto d'inganni e di trapp<>le greche,
re... : la terza paxte dell'abi-
lissimo discorso di Sinone è 190 levò verso le stelle le mani liberate
ovvia: egli mente in modo dalle manette e disse: « Chiamo a testimoniare
spudorato, ma lo fa perché voi, fuochi eterni, la vostra divinità inviolabile,
ormai è certo di aver sor- e voi altari e voi spade da cui fuggii,
preso la buona fede dei Tro-
iani, di averli in pugno e di e voi bende divine che quand'ero una vittima
poter disporre della loro cre- 195 ho portato: m'è lecito spezzare il giuramento
dulità a piacimento. Perciò che mi consacra ai Greci, m'è lecito odiare
spreca i giuramenti, dal tono i Greci e rivelare tutto quel che nascondono;
patetico trascorre all'enfati-
co e all'oratorio senza mai non c'è piu alcuna legge che possa trattenermi.
tuttavia allontanaxsi dal lu- O Troia, tu mantieni le tue promesse, ed io
cido filo del racconto. Anche 200 ti salverò (dirò la verità, rendendoti
la menzogna ha una sua pre- in cambio della vita un immenso servigio):
cisa dialettica.
202. tua santa parola!: in rimani dunque fedele alla tua santa parola!
cambio della propria vita, Le speranze dei Greci per la guerra intrapresa
egli salverà la città dall'in- si basarono sempre sull'aiuto di Pallade.
ganno.
206. il Palladio fatale: s'è
205 Ma un giorno l'empio Tidide e Ulisse inventore d'in-
già accennato all'impresa di [ganni
Ulisse e di Diomede (Titi- volendo strappare dal tempio il Palladio fatale,
de ), che osarono rapire il si- uccise le sentinelle della rocca, rapirono
mulacro di Minerva, garan-
zia unica divina della indi- la sacra statua e osarono toccare con le mani
struttibilità di Troia. insanguinate le bende virginee di Minerva:
212. Tritonia: cosl chia- 210 da allora tali speranze decrebbero, svanirono,
mata dal luogo di nascita. le forze s'indebolirono, la mente della Dea
220. Pergamo: cittadella
di Troia. divenne ostile, avversa. La Tritonia Minerva
221. se non si torna ad lo fece loro capire con prodigi evid~nti.
Argo: Calcante era anche Appena la statua fu posta in mezzo all'accampamento
presso i Troiani conosciuto
come celepre indovino. Per- 215 nei suoi occhi sbarrati arsero fiamme d'ira,
ché non credere al racconto un sudore salato corse per le sue membra;
di Sinone che riferisce il per tre volte la Dea (miracolo incredibile)
consiglio di Calcante per balzò da terra impugnando lo scudo e l'asta oscillante.
sfuggire all'ira di Minerva?
In questo modo poi è piena- Calcante subito annunzia che bisogna fuggire
mente giustificata l'improvvi- 220 per il mare, che Pergamo non potrà mai cadere
sa partenza dei Greci per sotto le !ance argoliche se non si torna ad Argo
portare in patria il Palladio a chiedere gli auspici, portandovi il Palladio
e placare l'ira della dea ed
insieme la costruzione del gi- e poi riconducendolo sulle curve carene.
gantesco cavallo. Ora, benché ritornino col favore del vento

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 69

225 alla patria Micene, cercano nuove armi, l'aggettivo possessivo si ar-
Dei propizi e ben presto, rinavigato il mare, guisce che Sinone si consi-
dera ormai troiano.
giungeranno improvvisi: cosi Calcante interpreta
i presagi. Calcante ancora li ha convinti LAOCOONTE (250-290) - l..e
a lasciar qui il cavallo al posto dd Palladio parole di Sinone vengono re-
230 per riparare l'offesa alla Dea ed espiare se più credibili e quasi con-
il triste sacrilegio; e ha ordinato di farlo fermate da un prodigio divi-
no. Infatti mentre Laocoon-
cosi grande, cosi ben contesto di travi te sacrifica sulla spiaggia un
- una mole che si alzi sino al cielo - perché toro a Nettuno per ringra-
non possa passare attraverso le porte, ziar/o della partenza dei Gre-
235 perché i Troiani non riescano a introdurlo in città ci, arrivano dal mare due
serpenti, che prima avvolgo-
a proteggere il popolo col santo, antico culto. no nelle loro mortali spire i
Ché se le vostre mani violano il dono sacro figlioletti del sacerdote, poi
di Minerva (gli Dei ritorcano su Calcante, soffocano lo stesso Laocoon-
prima, questo presagio!) una disgrazia estrema te che s'era precipitato ad
aiutarli. I due serpenti, '10i,
240 ne verrebbe all'impero di Priamo ed ai Troiani; si rifugiano nel tempio di
invece se riuscirete a spingere il cavallo Minerva ai piedi del simula-
sino in cima alla rocca, sarete vittoriosi, cro della dea. Ormai i Troia-
ni sono persuasi: il cavallo
porterete la guerra fin sotto le mura di Pelope: sarà con tutti gli onori por-
ecco quale destino attende i nostri nipoti ». tato nell'interno della città
245 Grazie all'arte insidiosa dello spergiuro Sinone ed issato sulla rocca.
la storia fu creduta: e coloro che Achille
250. molto più spavento-
e il Tidide e dieci anni e migliaia di navi so: grave era stata l'impres-
non riuscirono a vincere, li vinsero la frode sione destata dal racconto di
e le lagrime finte d'un Greco ingannatore. Sinone, ma determinante sa-
rà l'orrenda fine di Laocoon-
te e dei suoi figli che riem-
Laocoonte pirà di sacro terrore l'animo
degli astanti e porterà alla
decisione di introdurre il ca-
250 Allora un altro evento molto più spaventoso vallo nella città. Nessun dub-
sopraggiunse improvviso a turbarci: infelici! bio quindi che, colpendolo,
Eletto sacerdote di Nettuno, Laocoonte la volontà degli dèi si era
manifestata con chiarezza
sacrificava ai piedi dell'altare solenne crudele e violenta.
del Dio un enorme toro. Ed ecco (inorridisco 254. Ed ecco ... : la rappre-
255 nel dirlo) due serpenti, venendo da Tenedo sentazione dei due serpenti
per l'alta acqua tranquilla, si levano sull'oceano che avanzano svettando con
i petti sul mare e levando
con spire immense e s'avviano insieme verso la spiaggia: le loro spire imniense, quasi
i loro petti svettano tra i flutti, le sanguigne preambolo della tragedia im-
creste sorpassano J'onde, il resto del loro corpo minente, con le code che fru-
stano il mare, è maraviglio-
samente poetica per la con-
243. le mura di Pelope: dette poi il nome alla regio- citazione incalzante dell'azio-
di Argo e di Micene, co- ne del Peloponneso. ne. Qui per vero si ha la
struite dal re Pdope, che 244. i nostri nipoti: dal- dimostrazione di come la

www.scribd.com/Baruhk
70 Canto secondo

fantasia accenda il verso di 260 sfiora la superficie dell'acqua: enormi groppe


moti, colori e suoni. che s'attorcono in cerchi sul mare c-he, frustato
275. Laocoonte si sforza:
nei musei vaticani un autore dalle code, spumeggia fragoroso. E approdarono
ignoto, ma certamente gran- a riva: gli occhi ardenti iniettati di sangue
de, ha fermato nel marmo e di fuoco, lambivano con le vibranti lingue
questa celeberrima scena.
282. rifugiandosi ... : que- 265 le bocche sibilanti. Fuggiamo qua e là,
st'ultima parte dell'episodio pallidi a tale vista. Senza esitare, i serpenti
pecca d'incongruenza e for- puntano su Laocoonte. E anzitutto, avvinghiati
se fu aggiunta da Virgilio con molte spire viscide i suoi due figli piccoli,
posteriormente. Intanto il
Palladio non esisteva più ne straziano le membra a morsi. Poi si gettano
perché trafugato; poi, che i 270 su Laocoonte che armato correva in loro aiuto
serpenti compiano il lungo stringendolo coi corpi enormi: già due volte
tragitto dalla spiaggia alla in un nodo squamoso gli han circondato vita
Rocca non aggiunge alcun-
ché a quello che già sap- e collo: le due teste stan alte sul suo capo.
piamo. Sparse le sacre bende di bava e di veleno
IL CAVALLO NELLA CITTÀ
275 Laocoonte si sforza di sciogliere quei nodi
(291-576)- Si apre una brec- con le mani ed intanto leva sino alle stelle
cia nelle mura, affinché l'e- grida orrende, muggiti simili a quelli d'un toro
norme macchina possa entra- che riesca a fuggire dall'altare, scuotendo
re. Inutilmente Cassandra
cerca di dissuadere i suoi via dal capo la scure che l'ha solo ferito.
concittadini, predicendo l'im- 280 Infine i due serpenti se ne vanno strisciando
minente caduta della città. sino ai templi piu alti, raggiungono la rocca
Scende la notte e Sinone, ri- della crudele Minerva, rifugiandosi ai piedi
cevuto il segno dalle navi
che ritornano alla spiaggia, della Dea sotto il cerchio del suo concavo scudo.
fa uscire dal cavallo i guer- Nuovo terrore s'insinua nelle anime tremanti
rieri che vi si erano celati. 285 di tutti noi: molti dicono che meritatamente
Costoro, uccise le sentinelle, Laocoonte ha pagato il suo grave delitto,
aprono le porte ai compagni
sbarcati. Incominciano gli egli che con la lancia colpi la statua di que.cia
incendi e la strage. Ad Enea scagliandole nel dorso la punta scellerata.
dormiente appare l'ombra di Gridano tutti che occorre trascinare il cavallo
Ettore che lo avvisa del pe-
ricolo e lo scongiura a fuggi- 290 a Troia, supplicando la santità di Minerva ...
re da Troia con i Penati. L'e-
roe si sveglia, balza dal letto, Il cavallo nella città
prende le armi e si lancia
nella mischia, raccogliendo i
TrrJiani dispersi. Distrugge Apriamo una breccia nella cinta di mura
un gruppo di guerrieri greci che attornia la città. Ognuno dà una mano
ed ordina ai compagni di in- a sottoporre ruote scorrevoli al cavallo,
dossarne le armi per poter
avere il compito facilitato. a legare al suo collo lunghe funi. La macchina
All'improvviso scorgono Cas- 295 fatale ha già passato le mura, piena d'armi,
sandra trascinata a viva for-
za fuori del tempio di Mi- iani, che difendono la rocca, pagni. L'eroe allora si dirige
nerva. Si slanciano per libe- per Greci, vengono tutti uc- verso la reggia per portare
rar/a, ma scambiati dai Tro- cisi, tranne Enea e due com- aiuto a Priamo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo ]I

mentre intorno fanciulle non sposate e fanciulli 296. mentre intoriUJ fan-
ciulle ... : il contrasto tra la
cantano gli inni, felici di toccare per gioco lieta e festante turba di
le funi con le mani. La macchina s'avanza, fanciulle e di fanciulli che
scivola minacciosa in mezzo alla città. a gara cantano e la cupa e-
300 O patria, casa di Dei, e voi mura dardanie norme macchina da guer-
ra, piena di armati e mi-
che tanta guerra ha reso famose: quattro volte nacciosa nel lento incedere,
si fermò al limitare della porta e altrettante è singolare e dimostra quan-
le armi nel suo ventre tuonarono sinistre! to Virgilio sia fine psicolo-
Noi non pensiamo a nulla e andiamo avanti, ciechi go ed artista nell'audace ac-
costamento.
305 nella nostra follia, finché non sistemiamo 304. ciechi nella nostra
il mostro maledetto dentro la santa rocca. follia: meglio in sintesi non
Anche Cassandra allora apri la bocca - mai si potrebbe dire circa l'at-
creduta dai Troiani, per volere d'Apollo - teggiamento di tutto il po-
polo troiano.
e ci predisse il fatale imminente destino.
306. maledetto... santa:
310 Quel giorno per noi doveva essere l'ultimo: nota il marcato valore an-
ma (infelici!) adorniamo di fronde festive titetico fra i due aggettivi,
i templi degli Dei per tutta la città. anche nella loro risonanza
Intanto il cielo gira su se stesso, la notte verbale.
307. Cassandra: la più
erompe dall'oceano, avvolgendo di fitta gentile e bella delle figlie
315 tenebra terra e cielo e inganni dei Mirmidoni: di Priamo. Apollo, da lei
in ogni casa i Troiani esultanti si sono respinto, le concesse il do-
taciuti, un duro sonno avvince i loro corpi. no della profezia, ma con-
temporaneamente la con-
E già l'armata greca avanzava da Tenedo dannò a non essere creduta
nell'amico silenzio della tacita luna e ascoltata. Fu trascinata
320 in ordine perfetto, avviandosi ai lidi schiava in Micene da Aga-
ben noti, e già la nave ammiraglia levava mennone.
315. Mirmidoni: sta per
la fiamma d'un segnale luminoso: Sinone, Greci.
protetto dagli ostili disegni degli Dei, 317. un duro sonno: do-
furtivamente allora libera i Greci chiusi po tante emozioni, fatiche
325 nel ventre del cavallo, aprendo gli sportelli e festeggiamenti tutti dor-
di pino. Spalancata la macchina fa uscire mono profondamente.
all'aperto i guerrieri: si calano con una fune, 319. della tacita luna:
Troia fu presa, si dice, du-
lieti di abbandonare quella stiva, Tessandro rante un plenilunio.
e Stenelo, il feroce Ulisse ed Acamante, 328. Tessandro: eroe sco-
330 Toante e Neottolemo Pelide, Macaone nosciuto. Stenelo, figlio di
il grande e Menelao, ed infine Epeo &tesso Capaneo. Acamante e Toan-
artefice dell'inganno. Invadono la città te: anche questi sconosciu-
ti. Neottolemo Pelide. Pir-
seppellita nel sonno e nel vino: massacrano ro, figlio di Achille. Ma-
i guardiani, spalancano le porte e fanno entrare caone, figlia di Esculapio.
335 come d'accordo i compagni, riunendosi con essi. Epeo, valente guerriero e
costruttore abilissimo, con
Era l'ora in cui giunge agli stanchi mortali l'aiuto di Minerva, del ca-
il primo sonno e serpeggia gradito nei loro corpi vallo.

www.scribd.com/Baruhk
72 Canto secondo

341. i fori delle briglie: per dono degli Dei: ed ecco, in questo sonno
Achille, dopo aver ucciso
Ettore, il più valido di- mi sembrò comparisse davanti un tristissimo
fensore di Troia, lo legò 340 Ettore, pieni gli occhi di gran pianto, insozzato
per i piedi al suo cocchio di sanguinosa polvere, i fori delle briglie
di guerra e lo trascinò in- nei piedi tumefatti; come quando, una volta,
torno alle mura della città,
affinché i difensori vedes- fu trascinato in furia dalla biga d'Achille.
sero quale triste fine aveva Ahi, com'era ridotto! Com'era diverso dall'Ettore
fatto il loro campione. 345 che tornò vittorioso di Patroclo, vestito
345· vestito dell'armi di dell'armi del Pelide, dopo avere scagliato
Pelide: ricorda l'episodio
dell'Iliade in cui Achille, le fiaccole troiane contro le navi greche!
che si era ritirato dalla lot- Aveva incolta la barba, i capelli grommosi
ta per un dissidio con Aga- di sangue e per il corpo le infinite ferite
mennone, impresta le sue 350 riportate morendo sotto le mura patrie.
armi al carissimo amico Pa-
troclo. In singolar tenzone Allora mi sembrò di piangere, parlando
Patroclo viene ucciso da Et- a quell'ombra per primo con mestissima voce:
tore, che lo spoglia delle «O luce della Troade, suprema speranza
preziose armi, le indossa e
aprendosi un varco tra i dei Teucri, perché tanto hai tardato? Da quali
nemici riesce ad incendiare 355 regioni sei venuto, Ettore troppo atteso?
molte delle loro navi, tirate Cosi ti rivediamo, stanchi, dopo infiniti
a secco sulla spiaggia. travagli dei Troiani e d'Ilio, dopo tanti
348. grommosi: cosparsi
di sangue raggrumato. lutti amari dei tuoi? Che cosa ha sfigurato
361. le mie vane doman- il tuo volto sereno? Perché queste ferite? »
de: nel sogno Enea crede l60 Nulla rispose: senza degnare d'attenzione
che Ettore viva ancora e in le mie vane domande. Ma traendo dal petto
questa verità gli rivolge do-
mande oziose ed inutili. Ma un profondo sospiro mi disse: « Fuggi, fuggi
le parole dell'eroe lo ripor- o figlio di una Dea, salvati dalle fiamme!
teranno immediatamente alla Il nemico è padrone delle mura e già Pergamo
dura realtà della tragedia,
che si è già iniziata. 365 precipita dalla sua altezza. Abbiamo fatto anche troppo
364. Pergamo: la rocca per la patria e per Priamo: se Troia avesse potuto
sorgeva sulla parte più alta difendersi con mani mortali sarebbe bastata
della città, dominandola. la mia. Ilio ti affida i suoi sacri Penati:
371. dopo tanti viaggi... : è prendili, che accompagnino la tua sorte futura,
la predizione della lunga
odissea di Enea per i mari 370 cerca per loro le mura che erigerai superbe
del Mediterraneo, la cui na- dopo tanti viaggi faticosi sul mare! »
vigazione durerà per i pri- E colle proprie mani mi porse le sacre bende,
mi sei canti del poema. il fuoco eterno, l'effigie della potente Vesta.
372. le sacre bende: il si-
mulacro di Vesta con il ca- Intanto la città è dovunque sconvolta
po adorno delle sacre ben- 375 dalla tragedia e benché la casa di mio padre
de, il fuoco che doveva ar- sorga in luogo appartato e protetto dagli alberi
dere perennemente e che in pure il chiasso e le grida diventano sempre
Roma sarà tenuto acceso da
speciali sacerdotesse chiama- piu chiari e s'avvicina lo strepitò delle armi.
te Vestali. Mi riscuoto dal sonno e salgo in cima al tetto,

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 73

380 le orecchie tese. Come quando infuria la fiamma 389. Deifobo: uno dei fi-
tra le biade sul soffio dei venti, o un vorticoso gli di Priamo che, morto
Paride, sposò Elena. Fu uc-
torrente gonfio d'acqua montana allaga i campi, ciso e crudelmente mutilato
abbatte i coltivati, distruggendo il lavoro da Menelao.
dall'aratro, e trascina a precipizio alberi, 391. Ucalegonte: uno de-
385 rami rotti, covoni, sassi; ignaro il pastore gli anziani di Troia che com-
ponevano il senato della
trasalisce a sentire dall'alto di una rupe città.
quel terribile rombo. Tutto allora compresi: 407. Noi Teucri fummo:
l'inganno di Sinone e le insidie dei Greci. nel verso virgiliano la vici-
E già il grande palazzo di Deifobo crolla na distruzione di Troia ri-
suona in tutta la sua solen-
390 vinto dal fuoco, gil brucia la vicinissima ne tragicità: « fuimus Troes,
casa di Ucalegonte; la vampa dell'incendio fuit Ilium et ingens gloria
fa risplendere il mare sigeo per largo tratto. Teucrorum ».
Si levano grandi urla e un clangore di trombe. 409. ha dato tutto ad Ar-
go: ha concesso ai Greci tut-
Fuori di me mi armo, senza sapere dove te le fortune e la vittoria
395 correre cosi armato: ma il mio cuore è smanioso finale. C'è una grande ama-
di riunire una schiera di amici per combattere rezza nelle parole di Enea
salendo verso la rocca. Mi trascinano l'ira nel constatare come anche il
padre degli dèi sia stato cru-
e il furore, e ricordo che è bello morire in guerra. delmente avverso alla sua pa-
In qud momento arriva Panto, gran sacerdote tria e l'abbia condannata
400 dd santuario di Apollo, sfuggito ai dardi greci. alla distruzione.
412. fuoco ed insulti: la
Porta con le sue mani i sacri arredi, i vinti metamorfosi di Sinone che
Numi e il suo nipotino; corre fuori di sé da umile e timoroso si tra-
a casa mia. « Dov'è il piu grave pericolo - sforma nel nemico baldanzo-
gli chiedo- o figlio d'Otris? La rocca è ancora no- so che non solo distrugge
ed uccide, ma soprattutto in-
[stra? » sulta coloro che gli hanno
405 Mi risponde, gemendo: «È venuto l'estremo concesso la vita, gli hanno
giorno, l'ora fatale di Troia, inevitabile. creduto ed hanno avuto la
Fummo! Noi Teucri fummo, Pergamo fu, la grande dabbenaggine di considerar-
lo uno di loro, ci illumina
gloria troiana fu!. .. Ora piu nulla: Giove sulle mostruose capacità del-
crudde ha dato tutto ad Argo. I Greci dominano l'animo umano e ci rende
410 sulla città incendiata; il superbo cavallo scettici verso il nostro pros-
simo. Sinone impartisce an-
alto in mezzo alle mura vomita gente armata; che a noi una dura lezione
vittorioso Sinone semina fuoco e insulti. di cinismo.
Altri sono alle porte a migliaia e migliaia, 413. migliaia e migliaia:
quanti mai non ne vennero dalla grande Micene. è un'esagerazione dovuta al-
la lontananza dei terribili
41 s Altri ancora sorvegliano in armi le strettoie ricordi che rivivono nella
dei vicoli: una siepe di ferro dalle punte memoria di Enea e ingigan-
lucenti sorge ovunque, mortale. Resistono appena tiscono le loro proporzioni.
le sentinelle alle porte, combattendo alla cieca ». 418. alla cieca: perché nel
buio della notte, rotto dagli
Spinto da tali parole e dal volere dei Numi incendi, distinguono con fa-
420 mi getto tra le fiamme e l'armi ove mi chiamano tica gli amici dai nemici.

www.scribd.com/Baruhk
74 Canto secondo

421. Erinni: altrimenti la triste Erinni, il fremere della lotta e il clamore


chiamate Furie, erano tre, che sale fino alle stelle. Si unisce a noi Rifeo
Aletto, Tisifone e Megera
ed avevano il compito di col fortissimo Epito, che riconosco al chiaro
perseguitare i colpevoli e di di luna; quindi ingrossano la pattuglia Dimante,
eseguire le sentenze delle di- 42S lpani e il giovane figlio di Migdone, Corebo.
vinità infernali. Qui sono Costui era giunto a Troia proprio da pochi giorni;
le personificazioru della rab-
bia omicida di Enea. innamorato pazzo di Cassandra, voleva
422. Rifeo: era stimato portare aiuto al futuro suocero ed ai Troiani:
l'uomo più onesto e giusto infelice, se avesse dato ascolto ai presagi
di Troia, tanto che Dante
lo considerò beato in Para- 430 dell'ispirata fidanzata! ...
diso (canto XX). Quando li vidi uniti e decisi a combattere
423. Epito: personaggio dissi ]oro: « O guerrieri inutilmente eroici,
sconosciuto, cosi come gli se davvero volete seguire un uomo pronto
altri nominati Dimante e
l pani. a tutto, considerate la situazione: è tragica.
425. Corebo: figlio di 43S Tutti gli Dei sui quali si fondava l'impero
Migdone, re della Frigia, era frigio ci hanno lasciato, abbandonando i templi
venuto in aiuto di Troia e gli altari; ora voi accorrete in aiuto
perché innamorato di Cas-
sandra, alla quale tuttavia, di una città incendiata. Su, moriamo, scagliamoci
come tutti gli altri, non nel pieno della mischia! C'è una sola salvezza
aveva creduto quando vati- 440 pei vinti, non sperare in alcuna salvezza ».
cinava la caduta della città.
439· C'è una sola: ecco
Cosf aumentai la rabbia di quei cuori roventi.
un altro detto divenuto nel Come lupi rapaci che una tremenda fame
tempo proverbiale: «una sa- ha spinto fuori alla cieca nella nebbia (e nel covo
lus victis nullam sperare sa- li aspettano i lupicini abbandonati, secche
lutem ».
448. cava: l'aggettivo ren-
44S le fauci), ce ne andiamo attraverso le frecce,
de bene l'impressione che attraverso i nemici verso morte sicui-a
l'oscurità offra quasi dei ri- passando proprio in mezzo alla città. La notte
pari nei quali rifugiarsi per oscura ci circonda con la cava sua ombra.
non essere scoperti.
461. Androgeo: uno dei
Chi potrebbe narrare con parole la strage
tanti personaggi poco ~oti. 4SO di quella notte; e le morti? Chi potrebbe trovare
462. ignaro ... : abbiamo già tutte le lagrime, quante ne accorrerebbero ai nostri
accennato a quale dovesse es- dolori? La città antica che aveva
sere nella notte l'orrenda regnato per tanti anni rovina; qua e là
confusione che regnava nel-
la città. Nelle sue strette giacciono senza vita corpi infiniti, lungo
strade fiumane di guerrieri, 4SS le strade, nelle case, sulla soglia dei templi.
coperti d'armi e di sangue, Ma non sono soltanto i Troiani a pagare
intenti a predare, altri an-
cora impegnati a forzare le col sangue le loro colpe; talvolta ancl:te nel cuore
porte dei palazzi difesi di- dei vinti torna il coraggio, e i Greci vittoriosi
speratamente da pochi co- cadono. Ovunque il lutto più atroce, dovunque
raggiosi, e su tutto il ge-
mito dei morenti e le urla
460 e
terrore innumerevoli spettacoli di morte.
dei vincitori. ~ naturale, Si presenta per primo Androgeo, accompagnato
dunque, L'errore di Andro- da molti Greci; ignaro ci prende per amici

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo

e parla cordialmente: «Presto, presto o guerrieri! geo che scambia Enea ed i


Perché indugiate tanto? Gli altri mettono a sacco suoi per amici e li invita
ad affrettarsi per partecipare
465 Troia incendiata e voi solo adesso venite al bottino.
dalle navi superbe? ,., Subito (la risposta 469. come chi ... : lo stesso
datagli non bastò a rassicurarlo) comprese paragone Io ritroviamo nel-
d'essere capitato fra i nemici. Atterrito l'Iliade di Omero (canto III,
tacque e cerco di ritrarre i passi. Come chi, v. 33 sgg.): «Come quando
uno, visto un serpente, si
470 camminando in campagna, inaspettatamente ritrae fuggendo tra le gole
mette il piede su un serpe nascosto tra gli spini di una montagna e il tremo-
e fugge in fretta, tremando, dalla bestia schifosa re gli ha invaso le membra
e mentre si ritira indietro, il
che si driZ?..a infuriata gonfiando il collo azzurro: pallore gli copre le guance,
cosi Androgeo scappava spaventato. Corriamo cosl rientrò nlla turba dei
415 all'assalto accerchiando con una siepe d'armi valorosi Troiani, temendo, il
i Greci, svantaggiati dal terrore e dal fatto figlio di Atreo, Alessandro
simile ad un dio ». Tuttavia
di non conoscere il luogo. Li abbattiamo qua e là: ci pare che qui la similitu-
la fortuna è propizia a questa prima impresa. dine sia più elegante e più
Allora Corebo, che il successo ha esaltato fervida di commozione.
480 e incoraggiato, dice: «Compagni, la sorte 483. Inganno o valore?:
parrebbe che in una situa-
ci si dimostra amica e ci addita la strada zione simile ogni questione
della salvezza: seguiamola! Cambiamo scudi, adottiamo di lealtà e di coscienza sia
insegne argive. Inganno o valore? Che importa, superflua. Ma Virgilio. non
contro il nemico tutto è buono! Loro stessi vuoi perdere occasione alcu-
na per mettere a raffronto
485 ci daranno le armi». Subito mette l'elmo la fide s troiana con la calli-
chiomato di Andtogeo, ne imbraccia il bello scudo ditas greca, cioè il contegno
e s'appende una spada greca al fianco. Lo stesso cavalleresco dei Troiani, co-
me popolo e.come individui,
fanno Rifeo e Dimante; poi tutti gli altri giovani· e l'astuzia dei nemici, forse
s'armano lietamente delle spoglie nemiche. più induriti e spietati sia in
490 Andiamo avanti, confusi coi Greci, senza un Dio pace sia in guerra.
che ci assista. Attacchiamo, combattiamo piu volte 484. tutto è buono!: vale
entro la notte buia, spediamo molti Danai per tutti l'inganno del ca-
vallo. Pare che i Troiani .ab-
all'Orco. Altri fuggono verso le navi e corrono biano imparato la lezione,
alla spiaggia sicura, altri, in preda a un terrore ma è troppo tardi ormai!
495 vergognoso, s'arrampicano di nuovo sul cavallo 490. senza un Dio ... : non
immenso e si nascondono nel fondo del suo ventre. solo senza la protezione di
alcun Dio, ma in contrap-
Ma se gli Dei sono avversi ogni speranza è vana. posizione al favore degli Dei
Vediamo in quel momento la vergine Cassandra, nei confronti dei Greci. Il
figlia di Priamo, tratta a forza via dal tempio concetto verrà ribadito con
500 di Minerva, le chiome sciolte, gli occhi fiammanti maggior forza nel verso 497.
levati invano al cielo: gli occhi poiché le mani 493· all'Orco: all'Inferno.
tenere erano strette da ceppi. L'infuriato Orco era il dio della morte.
493· Altri fuggono ... : la
Corebo non sopPQrta quella vista e, deciso paura dei Greci e la loro af-
a morire, si scaglia tra i nemici. Noi tutti fannosa ricerca della salvez-

www.scribd.com/Baruhk
76 Canto secondo

za ci paiono esagerati. For- 505 lo seguiamo in falange serrata, fitta d'armi.


se il dolore fa che Enea tra- E qui siamo sommersi dalle frecce che i nostri
visi senza volerlo il ricordo
di quelle tristissime ore. ci scagliano addosso dall'alto del tempio
512. il terribile Aiace: ingannati dalle armi e dai cimieri argivi:
Aiace d'Oileo. ne deriva una strage orribile. Poi i Greci,
513. ed entrambi gli Atri- 510 commossi e addolorati di vedersi sfuggire
di: Agamennone e Menelao. Cassandra, si raccolgono da ogni parte e ci assalgono;
515. Euro: vento di Le- c'è il terribile Ajace, l'esercito dei Dolopi
vante che veniva general- ed entrambi gli Atridi. Cosi scoppia talvolta
mente rappresentato come
un giovane dio sorridente su l'uragano ed i venti contrari si fronteggiano
una biga tirata da cavalli 515 e cozzano tra loro, Zefiro, Noto ed Euro
orientali. lieto dei bei cavalli orientali: le selve
517. Nereo: dio marino stridono e lo schiumoso Nereo col suo tridente
cui Virgilio pone in mano,
come a Nettuno, un tridente. s'accanisce a sconvolgere i mari sino al fondo.
526. Peneleo: guerriero Perfino quelli che prima costringemmo a fuggire
non noto, da non oonfon- ~20 coi nostri inganni attraverso la tenebra della notte
dersi con l'omonimo re dei nerissima e cacciammo per tutta la città
Beoti, che era caduto sotto riappaiono: riconoscono insegne mentite
i colpi di Euripilo.
e false armi e notano l'accento straniero
531. la benda sacra: l'in-
fula che cingeva il capo di della nostra pronuncia. Presto siamo schiacciati
Panto e costituiva il distin- 525 dal numero; C'.orebo è il primo a cadere per mano
tivo della sua dignità sacer- di Peneleo sull'altare di Minerva guerriera;
dotale.
poi cade Rifeo, di gran lunga il piu giusto fra i Teucri
536. con pieno merito!:
questo polemicamente Enea (gli Dei pensavano altrimenti, forse). Muoiono !pani
tiene ad affermare per con- e Dimante, trafitti dagli stessi Troiani,
futare qualche voce che l'a- 530 e cadevi anche tu Panto: né la tua fede,
veva accusato di non essersi la tua pietà, la benda sacra ad Apollo t'hanno
battuto, ma soltanto pensato
di mettersi in salvo con i protetto. Ceneri iliache, fuoco distruggitore
suoi. dei miei, testimoniate che nel tramonto di Troia
537· lfito, Pelia: troiani non ho evitato i pericoli, non ho evitato le frecce
non noti. 535 e sarei morto qui, se il destino l'avesse
538. Pelia lento: Pelia si voluto, sotto la furia dei Greci, con pieno merito!
moveva con difficoltà a cau-
sa di una ferita non grave Ci stacchiamo di là, Ifìto, Pelia ed io:
causatagli da un colpo di il primo appesantito dall'età, Pella lento
lancia o di spada da parte per un colpo partito dalla mano d'Ulisse.
di Ulisse. 540 Il gran chiasso ci chiama alle case di Priamo.
540. un gran chiasso: in Vi infuria una guerra spietata, come se nell'intera
tutta la città c'erano clamo-
re ed urli e rumori d'ogni Troia non si lottasse, non morisse nessuno
genere, ma presso la reg- nel resto della 'città. Che battaglia tremenda!
gia lo strepito vinceva ogni I Greci impetuosamente si scagliano sul palazzo
altro a causa, appunto, della
battaglia risolutiva che sta- 545 e assediano la porta forman~o la testuggine
va svolgendosi. coi loro scudi. Scale sono appoggiate ai muri

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 77

e i guerrieri, davanti alla porta, ostinati 561. la sventurata Andro-


salgono e salgono, alti gli scudi nella sinistra maca: moglie di Ettore e
a riparo dai dardi, la destra che già afferra madre di Astianatte.
sso il cornicione. I Dardani, di sopra, fanno a pezzi
LA MORTE DI PRIAMO (577-
il tetto, demoliscono le torri (si preparano, 855) - Per un passaggio se-
vedendo la rovina imminente, a difendersi greto, Enea entra nella reg-
con ogni arma, alle soglie della morte) e trascinano, gia assediata e ne fa crollare
per farle cadere sui nemici, le travi l'alta torre sui nemici. Ma i
Greci, guidati da Pi"o, rie-
sss dorate, gloria dei padri; altri le spade in pugno, scono a sfondare le porte ed
presidiano le porte da basso, in fitta schiera. irrompono nell'interno. Poli-
L'idea di portare aiuto alle case del re, te, giovane figlio di Priamo,
viene ucciso da Pirro sotto
incoraggiare i guerrieri e confortare i vinti gli occhi dei genitori. Pria-
ci infiamma. C'era una porta segreta con un andito mo, dopa, aver maledetto il
560 che univa i varii edifici della reggia: di lf crudele eroe, gli scaglia con-
la sventurata Andromaca era solita spesso tro un dardo, ma viene an-
ch'egli ucciso presso l'altare.
pass~re sola, quando il regno era ancora in piedi, Enea ha assistito impotente
per andare dai suoceri e portare Astianatte alla tragica morte del suo re.
al nonno. Salgo di là sino in cima al terrazzo Ora si ricorda del padre e
565 piu alto, presidiato dai Teucri che scagliavano della moglie e del figlio e
corre a salvar/i da una mor-
inutili proiettili. Qui sorgeva una torre te simile. Mentre si dirige
a piombo, altissima, donde si poteva vedere verso le proprie case, scorge
tutta Troia, le navi ed il campo dei Greci: Elena, nascosta nel tempio
di V esta. Vorrebbe, nel fu-
infuriando a gran colpi di spada sui suoi punti rore della vendetta, uccider-
570 meno saldi, le nude travi di connessura, la ma è trattenuto dall'insa-
la svelliamo dalle alte fondamenta e spingendo no proposito dalla madre
riusciamo a farla cadere. La torre d'improvviso V enere, che attribuisce alla
volontà dei Fati la distru-
precipita, rovinando con enorme fragore zione di Troia, non alle sub-
sulle schiere dei Danai. Ma ne arrivano sempre dole arti di Elena Protetto
575 dei nuovi, e l'uragano di sassi e di proiettili dalla madre raggiunge le ca-
d'ogni sorta non cessa ... se e vi trova il padre Anchi-
se, che non vuol saperne di
lasciare la patria. Ma un pro-
digio celeste dissuade il vec-
La morte di Priamo chio eroe dalla sua decisione.

Proprio davanti al vestibolo, sulla soglia, trionfa 578. Pi"o: figlio di Achil-
Piero lucente d'armi di bronzo scintillante. le e di Deidamia. Fu con-
Cosf torna alla luce, pasciutosi d'erbe dotto a Troia da Ulisse per-
ché l'oracolo aveva predetto
580 velenose, il colubro che le brume invernali che soltanto la presenza di
costrinsero a nascondersi in una tiepida tana lui avrebbe permesso la
sottoterra: splendente di gioventù, tutto nuovo, presa della città. j;; famoso
perduta la vecchia pelle, contorce il dorso viscido, come guerriero spietato e
crudele: infatti scannò Pria-
alto nel sole, il petto eretto, dardeggiando mo e precipitò dalle mura
585 la lingua triforcuta. Insieme a Piero assaltano il piccolo Astianatte.

www.scribd.com/Baruhk
78 Canto secondo

Upalazzo l'immenso Perifante, il violento


Automedonte auriga dei cavalli d'Achille,
tutti i giovani sciri, e scagliano sul tetto
586. Perifante: è gigante- torce accese. Tra i primi infuria Pirro. Afferrata
sco, ma non è noto. S90 una bipenne, sfascia i duri stipiti e strappa
590. bipenne: scure da dai cardini la porta rivestita di bronzo:
combattimento, a due tagli. ha spezzato una trave, sfondato il forte legno,
595· l'intimità di Priamo:
le camere da letto. praticato una breccia immens3. Ecco, già appaiono
6o2. imprimendovi baci: l'interno della casa, i lunghi corridoi,
baciavano le cose care e fa- S9S l'intimità di Priamo ~ degli antichi re:
miliari, che erano state te- si vedono gli armati a guardia dell'ingresso.
stimoni della loro felicità e
che avrebbero presto dovu- Il pwzo è sconvolto dai pianti e da un tumulto
to lasciare per seguire i vin- disperato, e le stanze piu segrete risuonano
citori in catene. di gemiti femminili: un clamore che sa1e
605. ariete: macchina da
guerra, costituita da una e- 600 sino alle stelle d'oro. Le madri spaventate
norme testa di montone di corrono fuori di sé per tutta la grande casa
ferro fuso, fissata in cima ad e abbracciano gli stipiti, imprimendovi baci.
una grossa trave. Secondo Pirro attacca con furia degna dd padre Achille.
Plinio, l'inventore ne era
stato Epeo, lo stesso che ave- Sbarre e guardie non riescono a opporglisi: la porta
va costruito il cavallo. 60S tentenna ai colpi frequenti dell'ariete, i battenti
6x6. Ecuba insieme alle precipitano, divelti dai cardini. Gli Argivi
sue cento nuore: è la re-
gina, moglie di Priamo, che si fanno strada di forza, irrompono all'interno
tentò di difendere le sue cin- violentando l'entrata e trucidando i primi
quanta figlie e le sue cin- difensori, riempiono la casa di soldati.
quanta nuore. 610 Un fiume spumeggiante che ha rotto argini e dighe
619. Quelle cinquanta al-
cove: erano le camere dei col suo gorgo furioso, e allaga i seminati
cinquanta figli di Priamo e e trascina sull'onda altissima gli armenti
delle loro spose. con tutte le loro stalle, è meno spaventoso,
6zo. oro barbarico: oro meno terribile. lo stesso ho visto Pirro ebbro
tolto ai popoli vinti da Troia.
621. i greci son dovun- 615 della gioia d'uccidere, ho visto sulla soglia
que: dovunque il pala2zo i due fratelli Atridi, ho visto Ecuba insieme
non sia già in preda alle alle sue cento nuore e, tra gli altari, Priamo
fiamme, ci sono i Greci che
lo occupano. insozzare di sangue il fuoco consacrato
62 3· Vorresti ... : la fine del da lui medesimo. Quelle cinquanta alcove, promessa
vecchio re pare l'epilogo, 620 di tanti nipoti, le porte superbe d'oro barbarico
pieno di angoscia e di acco- e di trofei crollarono: i Greci son dovunque,
ramento di una tragedia gre-
ca. Rivestire le armi da tanti il fuoco occupa i luoghi liberi di nemici.
anni smesse sembra grotte- Vorresti forse sapere quale sia stata la sorte
sco, ma non lo è proprio di Priamo? Quando vede la sua città ormai presa
per la maestosa solennità che 625 cadere, quando vede le porte del palazzo
la morte vicina e certa con-
ferisce al personaggio ed alla divelte ed il nemico irrompere nell'interno
scena che seguirà. della sua casa, il vecchio veste le spalle tremanti

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 79
per l'età con le armi da troppo tempo deposte;
cinge un'inutile spada per morire tra i Greci.
630 Al centro del palazzo, in cortile, all'aperto
sotto il cielo, sorgeva un grande altare e accanto 630. Al centro del palaz-
zo... : è propriamente l'atrio
un antichissimo alloro che dava ombra ai Penati. della casa romana che aveva
Qui sedevano in gruppo attorno all'altare, un'apertura sul tetto per la
abbracciando le immagini divine, la regina luce e rassomigliava perciò
ad un cortile sul quale si af-
635 Ecuba con le figlie: sembravano colombe facciavano, protette da un
fuggite a precipizio dalla nera tempesta. peristilio, le camere da Ietto
Ed Ecuba, visto Priamo vestito di quelle armi e di soggiorno. Qui era il
adatte a un giovane, disse: « Infelice marito, focolare: infatti il nome di
atrio deriva da ater, nero,
quale follia ti ha indotto ad impugnare spada cioè dal nero del fumo sulle
640 e lancia? Dove corri? Questa tragica ora pareti; qui si ricevevano i
non ha bisogno d'armi come le tue, del braccio forestieri e gli ospiti. L' aper-
tura del tetto era chiamata
d'un vecchio. Ettore stesso (se il mio Ettore fosse impluvium, alla quale corri-
vivo e presente) nulla potrebbe. Vieni, allora, spondeva una vasca detta
l'ombra di questo altare proteggerà te e tutti, compluvium, in cui si racco-
645 o tutti moriremo! ,.. Cosi dicendo trasse glieva l'acqua piovana. Spes-
so in questo cortile era pian-
a sé Priamo e gli fece posto presso l'altare. tato un alloro, pianta sacra
In quel momento Polite, uno dei loro figli, ai domestici lari.
sfuggito alla strage di Pirro corre attraverso i dardi, 635.Sembravano colombe:
attraverso i nemici, ferito, per i lunghi dice assai a proposito il Bi-
gnone: «II paragone con le
650 portici e gli atrii vuoti. Ardendo d'ira, Pirto colombe è particolarmente
lo insegue per colpirlo e quasi lo raggiUnge, felice, non solo per essere le
lo incalza colla lancia. Infine, propri~ davanti colombe timide, come timi-
de sono .le donne, ma anche
agli occhi dei genitori, Polite stramazzò per quella evocazione pitto-
in un lago di sangue, esalando l'estremo resca, che esso suggerisce,
655 respiro. Priamo, benché fosse già setto l'ala quasi di aleggianti bianchi
della morte, non seppe frenare l'emozione pepli femminili nella rapidità
ddla corsa».
e la collera: «O tu- esclama....,... che hai osato 647. Polite: ricordato nd
un simile delitto! Se in cielo ancora esistono II canto dell'Iliade g1me
la pietà e la giustizia, gli Dei ti puniscano campione di corsa vdoce.
655. sotto l'ala della mor-
660 per avermi costretto a vedere la morte te: bella ed efficace imma-
di mio figlio: tremendo, sacrilego spettacolo gine. Priamo sa che ormai la
per gli occhi d'un padre. Achille, quell'Achille morte s'avvicina, ma più che
dal quale a torto ti dici nato, non fu crudele la paura parlano in lui il
dolore e lo sdegno.
come te verso Priamo; ma rispettò i diritti 665. mi rese il cadavere di
665 di chi prega, mi rese il cadavere di Ettore Ettore: accenna all'episodio
perché fosse sepolto, rimandandomi a Troia». narrato da Omero nd can-
Cosi dicendo il vecchio lanciò un giavellotto to XXIV dell'Iliade in cui
Achille, commosso dalle pa-
senza forza, che il bronzo dello scudo di Pirro role dd vecchio re, restitui-
rintuzzò con un suono rauco. L'inutile asta sce la salina di Ettore.

www.scribd.com/Baruhk
8o Canto secondo

670. umbone: cosl i roma-


ni chiamavano la parte cen- 670 pendette dall'umbone appena scalfito.
trale o rialzata dello scudo, E Pirro: «Allora va' tu stesso da mio padre
che in Grecia era denomina- a protestare. Ricordati di parlargli di me,
ta onfalo. dei miei misfatti, di Pirro degenere: e ora muori! »
671. Allora va': le parole
di scherno di Pirro rilevano Lo trascinò all'altare che tremava, malfermo
appieno l'animo rozzo e 67S sul viscido sangue del figlio, con la sinistra lo prese
l'inumana crudeltà di questo per i lunghi capelli e sguainata la spada
degenere figlio del più gran-
de e del più cavalleresco tra lucente gliela immerse nel fianco, sino all'elsa.
gli eroi greci. Tale la fine di Priamo. Il Fato portò via
678. Tale la fine di Pria- di mala morte- mentre vedeva Troia in fiamme,
mo: nelle tragedie greche il 680 Pergamo una rovina - l'uomo un tempo superbo
coro commentava le scene
salienti dell'azione dei per- dominatore di tanti popoli e tanti paesi
sonaggi. Qui Virgilio pare dell'Asia. Un tronco immenso che giace ora sul lido
introdurre questa innovazio- deserto della patria, una testa canuta
ne nel racconto che inter- spiccata da quel tronco: un corpo senza nome.
rompe per poter considerare
la grandezza e la tragici tà 68S Qui per la prima volta fui preso da un terrore
dell'accaduto. A che serve il folle, che mi agghiacciò. Quando vidi quel vecchio,
potere degli uomini nei con- coetaneo di Anchise, esalare la vita
fronti del Fato? Ecco che
cosa rimane della più bella sotto il ferro crudele, mi venne in mente il volto
e ricca città dell'Asia, ed ec- di mio padre: e poi Creusa sola, la casa forse
co il suo re, un tempo te- 690 distrutta e la sorte del piccolo Julo.
muto dominatore di tanti Mi volgo indietro a guardare quanti ancora mi seguano.
popoli, ridotto ad un in-
forme e sanguinante vilup- Nessuno. Tutti m'hanno abbandonato, stanchi
po senza vita e senza nome! di combattere: chi s'è lanciato nel vuoto
« Iacet ingens litore truncus con un salto terribile, chi è arso tra le fiamme.
- evolsumque umeris ca-
put et sine nomine corpus». 69S Ero rimasto solo ormai; ma sulla soglia
684. un corpo senza no- del tempio di Vesta, appiattata in 'silenzio
me: Virgilio accoglie qui la in quel luogo segreto, vedo Elena, la figlia
versione che vuole Priamo di Tindaro: la luce dei roghi rischiarava
trascinato dal suo palazzo
sulla spiaggia e qui decapi- i miei passi, dovunque io guardassi. Paurosa
tato alla presenza di tutti i 700 dei Troiani che la odiano per la caduta di Pergamo,
re greci. temendo la vendetta dei Greci e la collera
687. coetaneo di Anchise:
spontaneo è per Enea, di dello sposo tradito, Erinni di Troia
fronte all'orrenda scena, cor- e insieme della sua patria, Elena s'era nascosta,
rere con il pensiero al pa- non vista, sull'altare. Un fuoco m'avvampò
dre ed alla famiglia che a- 70S nell'anima. La collera mi spinse a vendicare
vrebbero potuto fare la stes-
sa fine, ed immediatamente la patria che va in rovina con la morte di quella
lascia ogni altro disegno per scellerata. «Costei- pensai- si salverà,
adoprarsi soltanto per la lo- ritornerà regina e rivedrà in trionfo
ro salvezza.
702. Erinni: come abbia- Sparta e la patria Micene! Vedrà marito, casa,
mo già detto, sono le deità 710 padri e figli, signora di una turba di schiave
infernali della vendetta. e di schiavi troiani. E Priamo sarà morto

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 81

di spada, Ilio bruciata, il lido Jardanio 717. un tale mostro: la de-


finizione non è forte se si
si sarà tante volte coperto di sangue! pensa a tu t ti i guai di cui
No, non sarà cosi. Benché non ci sia onore la bella moglie di Menelao
71 s nel punire una donna, benché vittorie simili fu causa volontaria ed invo-
non portino la gloria, molti mi loderanno lontaria.
719. avrò accontentato:
per avere distrutto un tale mostro: almeno era credenza diffusa e co-
avrò saziato l'anima col fuoco della vendetta mune che le ombre dei mor-
ed avrò accontentato le ceneri dei miei ». ti godessero nell'aldilà di es-
120 Cosi dicevo, Stravolto dall'ira, quand'ecco la santa sere vendicate con la morte
di coloro ·che erano stati cau-
mia madre, splendida come non l'avevo mai vista, sa dei mali sofferti.
presentarsi ai miei occhi, fulgente nella notte 721. come non l'avevo mai
di una luce purissima. Si rivelò vera Dea, vista: quando apparivano in
grande come la vedono di solito solo i Celesti; terra, gli dèi in genere erano
soliti assumere sembianze
ns mi trattenne, afferrandomi, e con la bocca rosata umane. Non aveva derogato
mi disse: «Che dolore eccita la tua collera da tale consuetudine Venere
indomita? Perché t'infurii, e non hai cura quando era apparsa ad Enea
nella foresta libica nei panni
né di me né dei tuoi? Corri prima a vedere di una vergine cacciatrice.
il padre Anchise stanco per la vecchiaia, Creusa Ora, forse, per l'urgenza
730 tua moglie e il piccolo Ascanio, se sono ancora vivi! della situazione ed anche
Intorno a loro s'aggirano tutte le truppe Greche; per impedire che il figlio si
macchi di un orrendo misfat-
senza la mia protezione le fiamme li avrebbero già to che lo porrebbe sullo stes-
raggiunti e la spada nemica li avrebbe già trafitti. so piano di inutile ferocia di
Non fu l'odioso volto della Spartana, né Paride Pirro, appare in tutto il suo
splendore.
73S maledetto a distruggere la potenza troiana,
727. e non hai cura: Ve-
gettandola giu dal culmine della sua altezza, ma fu nere con pochi affettuosi
l'ostilità degli Dei. Si, degli Dei. Tu guarda rimbrotti richiama il figlio
(sgombrerò quelle nubi che t'offuscano i poveri ai suoi principali doveri in
occhi d'uomo e che intorno s'addensano, umidicce: un'ora tragica come quella.
Perché lasciarsi tr.ascinare
740 non temere i consigli di tua madre e obbedisci dalla sete di vendetta, dall'o-
ai suoi ordini) qui, dove vedi macerie dio e dal furore contro i
di case e sassi sconvolti, dove vedi fluttuare Greci ed Elena stessa, se
sono gli Dei i principali ar-
una nube di polvere e fumo, Poseidone tefici della caduta di Troia?
col suo tridente rimuove i muri e le fondamenta, Meglio, con mente fredda
74S distrugge la città completamente. Qui e lucida, salvare il salvabile,
la feroce Giunone ha occupato per prima pensare a se stesso e ai suoi
e fuggire dalla città.
le porte Scee e furiosa, armata di tutto punto
737· Si, degli Dei: ecco
chiama l'esercito amico dalle navi... Piu in là perché l'Eneide è poema sa-
(guarda indietro) Minerva, splendente in un nembo cro e religioso, in quanto
1SO di luce terribile ed armata con l'Egida tutto pervaso dalla volontà
dei Fati che guidano gli
medusea, s'è innalzata in cima alla rocca. eventi umani e la loro storia.
Lo stesso Giove incoraggia i Greci, e li asseconda, 750. Egida medusea: era
spingendo gli Dei contro le armi troiane. uno scudo infrangibile, or-

www.scribd.com/Baruhk
82 Canto secondo

nato della testa di Medusa, Figlio, prendi la fuga, desisti dai tuoi sforzi!
una delle Gorgoni, uccisa da
Perseo con l'aiuto di Mi- 755 Ti sarò sempre accanto, ti condurrò senza rischio
nerva. alla casa patema ~. Cosf detto, scomparve
757· In un lampo: la bre- tra le ombre fittissime della notte. In un lampo
ve sequenza degli dèi sca- m'appaiono le figure terribili degli Dei
tenati contro i Troiani è nemici di Troia ...
uno squarcio di vera poesia
per il fulgore delle imma- 760 Oh, allora tutta Troia mi sembrò sprofondare
gini e per la terribile evi- tra le fiamme e crollare! Come quando sui monti
denza della loro partecipa- i contadini a gara si sforzano d'abbattere
zione alle passioni degli uo-
mini. un orno antico infierendo sul suo tronco con molte
763. un orno: una quali- scuri: l'immensa chioma tremolante minaccia
tà di frassino. 765 di cadere ed oscilla ai colpi, finché vinto
788. soffiò su di me ... : dalle ferite l'albero a poco a poco· geme
Giove, irritato per le noz- per l'ultima volta e strappato dal suo pendio rovina.
ze di Anchise con Venc:re,
aveva scagliato un fulmine Discendo per le strade sconvolte e con l'aiuto
su di lui, !asciandolo inva- celeste riesco a passare tra il fuoco e tra i nemici;
lido. 770 le frecce mi rispettano, le fiamme si ritirano.
794· Egli rifiuta di muo- Ma q11ando giungo alla soglia dell'antica dimora
versi: l'atteggiamento diAn-
chise è più che comprensi- familiare, mio padre, che volevo portare
bile. Distrutta la patria, vec- per primo in salvo sui monti, rifiuta di vivere ancora
chio, inabile, che poteva de- dopo la fine di Troia e soffrire l'esilio.
siderare se non la morte e
con essa la fine di tutte le 175 «Voi- mi dice- che avete il sangue giovane e sano,
sofferenze? voi che siete nel pieno delle forze, fuggite ...
795· volendo morire: E- Se gli abitanti del cielo avessero voluto
nea non riesce a capire ed a prolungarmi la vita, avrebbero salvato
giustificare il rifiuto del pa-
dre che nell'esilio vede so- la patria. Mi è bastato aver visto una volta
prattutto la possibilità di 780 la mia città distrutta, la rovina, le stragi.
morire senza sepoltura, e Lasciate che il mio corpo qui riposi, cosf:
perciò di non aver pace per salutatelo e andate! Troverò presto morte
cento anni nell'aldilà. D'al-
tra parte, dopo le parole del- per mano del nemico, che avrà pietà di me
la madre, che l'hanno con- e vorrà le mie spoglie. Rinunziare al sepolcro
dotto alla realtà della situa- 785 non m'è difficile. Andate! Da troppi anni prolungo
zione, egli non ha alcuna
intenzione di tornare nella quest'inutile vita, inabile, inviso ai Celesti:
mischia e trovare una sicura da quando Giove padre dei Numi e re degli uomini
ed inutile morte. Per questo soffiò su me il suo fulmine e mi toccò col fuoco».
nel suo appello ad Anchise Cosf diceva, ben fermo nel suo triste proposito.
cerca di persuaderlo alla fu-
ga, ma le parole che gli e- 790 Invano ci sciogliamo in lacrime, io, Creusa,
scono di bocca sono enfati- Ascanio, tutta la casa, perché Anchise desista
che ed a volte retoriche e da questa volontà di distruggersi (sé
non rispecchiano il suo vero ed ogni cosa), aggravando la sorte che ci minaccia.
stato d'animo. Ci vorrà il
prodigio celeste per risolve- Egli rifiuta di muoversi. Allora un'altra volta
re l'inaesciosa situazione. 795 mi preparo a gettarmi nella mischia, volendo

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 83

morire. Che cos'altro mi restava da fare?


Che sorte mi si offriva? «Padre, speravi davvero
che io potessi fuggire senza di te? Parole
cos1 tremende uscirono dalla tua bocca? Se i Numi
817. mia moglie mi si get-
soo vogliono che non resti piu nulla d'una città ta... : commenta bene il Mor-
cosi grande, se proprio l'han deciso, e se tu purgo: «Ecco un altro pate-
desideri che tutti moriamo, insieme a te, tico atto della sintetica tra-
la porta della morte è spalancata: già gedia. Osserva come ogni
personaggio ha un suo vivo
sta per venire Pirro coperto del sangue di Priamo, carattere, una sua distinta
805 Pirro che uccide il figlio davanti al padre e il padre passione, una sua anima do-
davanti al sacro altare. O madre venerata, lorante. Intorno a questo
per questo mi hai salvato attraverso le frecce, piccolo gruppo famigliare è
tutto un mondo· che crolla
attraverso le fiamme? Perché veda il nemico nelle tenebre fonde della
entrarmi in casa, Ascanio, mio padre (e Creusa accanto) notte. Ma una luce splende-
810 morti l'uno nel sangue dell'altro? Armi, o guerrieri, rà or ora sul capo del giovi-
netto fatale; che tace ed al-
portatemi delle armi! Questo è l'ultimo giorno za gli occhi in viso al pa-
per i vinti, e ci chiama. Ritorniamo tra i Greci, dre, alla madre, al nonno,
)asciatemi combattere di nuovo! Moriremo pallido superstite di altri
tutti, dal primo all'ultimo, ma non invendicati ». tempi e di altre sciagure ».
8.25. Creusa: la moglie di
815 Allora mi copro nuovamente di ferro, Enea è una creatura sem-
adatto al braccio lo scudo ed esco dal palazzo. plice e dolce, che vede nel
Ma proprio sulla porta mia moglie mi si getta marito e nel figlio le ctea-
ture cui ha dedicato la vita,
ai piedi, e me li abbraccia tendendomi Julo: e che scomparirà, rassegna-
«Se corri a morire porta con te anche noi, ta, dalla scena quando Gio-
820 ovunque: se invece per tua esperienza riponi ve lo decreterà, perché il fa-
ancora fiducia nelle armi che hai preso, to possa compiersi.
8.26. un prodigio incredi-
anzitutto difendi questa casa. A chi lasci bile: il prodigio era per i
il piccolo Julo, tuo padre e me, che pure romani un fenomeno straor-
una volta chiamavi la tua cara consorte? » dinario percepibile con la
vista, in contrapposizione al-
825 Creusa riempiva la casa di gemiti. Quand'ecco l'omen, percepibile con l'u-
nascere all'improvviso un prodigio incredibile. dito. Di prodigi son piene
Mentre piangendo baciamo e accarezziamo Julo, le storie antiche e molti Vir-
una lingua leggera di fuoco parve accendersi gilio doveva conoscerne. For-
se questo episodio del fuo-
in cima alla sua testa: una fiamma impalpabile co che circonda il capo del
830 e innocua, che lambiva i morbidi capelli giovinetto Iulo discende dal-
del bimbo e gli guizzava tutt'intorno alle tempie. le storie di Tito Livio (I,
Atterriti, tremanti di paura, scuotiamo 39), che narrano di un e-
guale fenomeno accaduto al
quei capelli infuocati, cercando di spegnere re Servio Tullio, quando era
la fiamma sacra con l'acqua. Ma Anchise sollevò ancora bambino. In seguito
835 gli occhi alle stelle, con gioia, e tese al cielo le mani a tale prodigio Servio Tullio,
figlio di una schiava, venne
dicendo: « Giove, tu che puoi tutto, se accetti adottato da Tarquinio Pri-
di !asciarti commuovere dalle preghiere umane, sco come successore al trono.

www.scribd.com/Baruhk
84 Canto secondo

getta uno sguardo su noi! Solo questo ti chiedo.


E se la nostra pietà lo merita, dà un segno,
840. conferma: secondo la 840 padre santo, e conferma questo lieto presagio! •
dottrina divinatoria, i presa- Aveva appena parlato che subito da sinistra
gi per essere validi doveva-
no essere confermati da un rullò il tuono e una stella caduta dal firmamento
secondo prodigio. corse attraverso la notte tracciando una scia luminosa.
846. Ida: catena di monti La vediamo sfiorare il tetto di casa nostra
a sud di Troia da non con-
fondersi con l'omonima ci- 845 scintillando e nascondersi - come per indicare
ma dell'isola di Creta. la strada - nelle selve dell'Ida: il suo percorso
8.U· Più non rifiuto ... : do- rimane illuminato a lungo e tutt'intorno
po il prodigio cosi eloquente si diffonde un vapore penetrante di zolfo.
anche il vecchio e timorato
Anchise è persuaso. Ogni Vinto da questo miracolo mio padre si leva e .parla
ostacolo è rimosso e la fuga 850 ai Celesti, adorando la sacra stella. « Non più,
può iniziare. non piu indugi - ci dice: - vi seguirò, dovunque
mi portiate. Dei patrii, salvate la mia gente,
LA FUGA (856-974).- Enea,
preso sulle spalle il padre salvate mio nipote! Riconosco l'augurio
che ha con sé i Penati, con che mi fate e comprendo che ancora proteggete
il figlioletto Ascanio per ma- 855 Troia. Piu non rifiuto di accompagnarti, o figlio! »
no, seguito dalla fida moglie
Creusa, s'allontana dalla cit-
tà in fiamme. Nella fuga per- La fuga
de la moglie, torna a cercar-
la ma non la trova. Ella gli Già si sente man mano piu netto il crepitio
appare come una diafana om-
bra, lo esorta a non più cer- dd fuoco che brucia per tutte le mura:
carla e a fuggire per poter le fiamme s'avvicinano. «Caro padre, su, adattati
guidare i superstiti troiani sulle mie spalle già pronte a sorreggerti: il peso
in Italia, dove troverà un'al-
tra moglie di sangue reale. 860 non mi imbarazzerà. Dove andremo il pericolo
Giove così ha disposto, sa- sarà comune e comune sarà la salvezza. Julo
crificando Creusa alla buona che è piccolo mi accompagni, Creusa mi venga dietro
riuscita del vicggio. Enea, da lontano. Voi, servi, state a sentire: appena
affranto e desolato, alla testa
della misera turba degli scam- fuori città c'è un colle con un vecchio santuario
pati, si avvia verso le catene 865 di Cerere, abbandonato, gli s'innalza vicino
dell'Ida. un antico cipresso, venerato per anni,
865. Cerere: dea delle sacro ai nostri antenati: riuniamoci tutti li
messi, sorella di Giove. L'al- andandovi ognuno per una strada diversa.
bero a lei sacro era il ci- Tu, padre, prendi in mano i sacri arredi e i Penati
presso, che ricordava il do- 870 della pai:ria: sarebbe un sacrilegio se io
lore provato per il rapimen-
to della figlia Proserpina da li toccassi - cosi lordo di strage, uscito
parte di Plutone. appena dalla battaglia - senza essermi lavato
872. sen:r;a essermi lavato: in una viva corrente .. •
gli usi rituali volevano che
ci si avvicinasse alle cose Ciò detto, disteso sulle spalle un mantello
sacre con mani purificate in 875 e una fulva pelliccia di leone, mi chino
acqua lustrale. a ricevere il peso del padre. Alla mia destra

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 85

s'attacca con la manina il piccolo Julo, seguendo 88o. ed io che prima... :


profonda considerazione psi-
coi suoi piccoli passi quello lungo del babbo. cologica. Poco prima s'era
Dietro viene mia moglie. Prendiamo per le strade coperto di sangue uccidendo
880 piu buie, ed io che prima non temevo né i dardi nemici e scagliandosi nelle
mischie più fitte senza ba-
scagliatimi da ogni parte né i battaglioni Greci, dare ai mille pericoli mor-
ora tremo per ogni venticello, per ogni tali: ora che ha con sé il
suono, attonito e ansioso per mio figlio e mio padre. padre, il figlio e la moglie
M'appressavo alle porte e già mi sembrava trema di timore ad ogni stor-
mir di foglia.
885 d'aver superato tutti i rischi della via 896. non l'ho vista mai
quando un fitto rumore di passi all'improvviso più: egli non sa che cosl
(mi parve) s'avvicinò; e mio padre guardando Giove ha voluto. Ci accora
nell'ombra disse: «Fuggi, o figlio, sono qui! e ci rattrista la scomparsa
discreta e silenziosa della
Vedo gli scudi fiammanti e le armi che scintillano». dolce Creusa, sacrificata da-
890 Allora non so che divinità nemica gli dèi perché il destino del
mi sconvolse la mente confusa. Di gran corsa marito potesse avverarsi.
vado per vie traverse, appartate, lasciando 899. collina di Cerere: era
il punto convenuto dove
tutte le strade piu note. E qui, me infelice, il destino dovevano trovarsi i super-
mi porta via la moglie! Forse Creusa ha sbagliato stiti per proseguire insieme
895 cammino, oppure stanca s'è fermata a sedere? la fuga.
Lo ignoro; ma da allora non l'ho vista mai piu. .9'02. demente di dolore?:
tutto l'episodio della spari-
Non mi girai a guardare se si fosse perduta zione di Creusa è molto con-
né pensai mai a lei prima d'essere giunto fuso ed ambiguo. Non si
alla collina di Cerere, al vecchio santuario. capisce come Enea non si sia
900 Qui", riunitisi tutti, una sola mancò curato nella corsa per sfug-
gire all'ipotetico pericolo dei
desolando i compagni, il figlio ed il marito. Greci, denunciato da Anchi-
Chi, degli Dei e degli uomini, non accusai, demente se, anche della moglie Creu-
di dolore? Che cosa mi sembrò d'aver visto sa ed abbia badato unica-
nella città distrutta che superasse questa mente a porre in salvamen-
to il figlioletto ed il padre.
905 perdita? Affido Ascanio, il padre Anchise e i Penati La scomparsa di Creusa è
di Troia ai miei compagni, che conduco a nascondersi inspiegabile e misteriosa ed
in una valle profonda. Poi ritorno in città. appare evidente l'impaccio
del poeta nel dover togliere
cinto delle splendenti armi. Sono deciso dalla scena un personaggio
a ricominciare daccapo, a traversare Troia ormai ingombrante e super-
910 quant'è larga ed" espormi di nuovo al pericolo. fluo al successivo fluire del-
Rieccòmi alle mura e alla porta deserta l'azione. Per questo le in-
vettive di Enea contro gli
ed oscura di dove ero uscito: cammino uomini e gli dèi sono alquan-
sui miei passi, a ritroso nell'ombra, osservando to sforzate e poco ci persua-
attentamente i luoghi già percorsi. Dovunque dono.
91S mi si riempie l'anima d'orrore: lo stesso silenzio 916. l'assenza rj,i segni di
-l'assenza di segni di vita- mi sgomenta. Alla fine vita: questo silenzio e que-
sta mancanza di presenza u-
arrivo a casa mia, a volte, per un caso, mana ci sgomenta dopo i cla-
Creusa vi fosse tornata. V'erano entrati i Greci mori della lotta nella reggia

www.scribd.com/Baruhk
86 Canto secondo

occupando l'intero palazzo. Ormai il fuoco


920 . divoratore è spinto dal vento sino al tetto,
le fiamme balzano altissime, divampano nel cielo.
Procedendo rivedo le case e la rocca
di Priamo. Proprio qui, sotto i portici solitari
del tempio di Giunone, Fenice e il crudele Ulisse
925 - delegati a tal compito - montavano la guardia
al bottino. I tesori di Troia, rapinati
dalle case incendiate di tutta la città,
formano un mucchio altissimo: mense sacre agli Dei,
coppe d'oro massiccio e vestiario predato.
930 Tutto all'intorno, in lunga fila, stanno fanciulli
e donne spaventate ...
Osai perfino gettare delle grida nell'omb1a,
riempiendone le vie: afllitto, ripetendo
invano il nome di Creusa, la chiamai ancora e ancora.
935 E mentre la cercavo e m'aggiravo furioso
senza fine per tutte le case della città,
m'appari la sua immagine infelice - l'immenso
suo fantasma - piu alta e maestosa di come
non l'avessi mai vista. Ne sbigottii: i capelli
940 mi si drizzarono in testa, la voce mi mori in gola.
« Perché ti lasci andare ciecamente al dolore,
caro marito?- mi disse Creusa calmando un poco
i miei affanni. - Ciò che accade l''ha deciso
di Priamo. Si sente che la la ferma volontà dei Celesti; il destino
città lentamente muore per- 945 e il re dell'altissimo Olimpo non vogliono che tu porti
ché ogni resistenza è cessata Creusa con te. Dovrai affrontare un lunghissimo
ed i Greci riposano sugli al- esilio, dovrai solcare largo spazio di mare,
lori e sul bottino conquista-
ti. S'avverte soltanto di lon- e infine arriverai al paese d'Esperia
tano il crepitio delle fiam- dove il Tevere lidio tranquillamente scorre
me che continuano a divam- 950 con un lene sussurro tra i campi fecondi
pare.
924. Fenice: è il precetto- degli uomini. E là t'aspettano le ricchezze
re di Achille. del regno d'Italia e una moglie di sangue
949· Tevere lidio: cosl reale: non piangere per la tua cara Creusa.
chiamato perché scorreva at- lo non vedrò le case superbe dei Mirmidoni
traverso il paese governato
dagli Etruschi, che si cre- 955 o dei Dolopi né andrò a servire in Grecia,
deva fossero giunti in Italia io che discendo da Dardano e sono nuora di Venere;
dalla Lidia (Asia Minore). la gran madre divina Cibele mi trattiene
952. una moglie: Lavinia,
figlia di re Latino. nei suoi luoghi, in eterno. E dunque ormai addio,
957· Cibele: madre di ricordati di me nell'amore di Julo ».
Giove. 960 Mi lasciò in pianto mentre volevo ancora parlarle,

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 87

spari nell'aria ~ttile. Tre volte cercai invano role, cioè simili ad un so-
gno melanconico d'amore che
d'abbracciarla e tre volte l'immagine mi sfuggi, è troppo presto troncato dal
simile ai venti leggeri, simile al sogno alato. Fato, ma che. non lascia un
Soltanto allora, finita la notte, rividi i compagni. grande vuoto ed un'incol-
Con molta meraviglia trovo che s'è riunita mabile tristezza, perché por-
96S
ta in sé, quasi connaturate,
gente nuova, in gran numero, uomini, donne, giovani, la rassegnazione e l'accetta-
una misera turba decisa ad affrontare zione. Giustamente Virgilio
l'esilio. Son venuti da ogni parte, con pochi paragona Creusa ad un vento
lieve che sfiora ed accarezza:
mezzi e molto coraggio, pronti a seguirmi ovunque ad un sogno che passa per
970 voglia condurli, oltremare. E già nasceva Lucifero perdersi nell'azzurro lunare
sugli alti gioghi dell'Ida, portando il giorno. I Greci della notte tragica. Ormai è
tenevano tutte le porte ben custodite: non c'era l'alba ed i Fati si sono com-
piuti. Troia è distrutta, Creu-
speranza di riscossa. Perciò, costretto a cedere, sa è morta: Enea può ora
presi mio padre in spalla e mi diressi ai monti. incominciare il nuovo cam-
mino che lo porterà verso
l'Italia, guardando al sorge-
961. tre volte: ricorda l'e- 963. simile al sogno alato: re di Lucifero e traendone
pisodio di Ulisse che nell'A- tanto l'apparizione quanto un auspicio di speranza.
verno tenta di abbracciare la scomparsa di Creusa sono 970. Lucifero: la stella
per tre volte l'ombra 'della in carattere con la dolcezza di Venere, annunciatrice del
madre (Odissea, canto Xl). del suo animo e delle sue pa- mattino.

Commento critico

~ giusto dire che la grande poesia dell'Eneide stia soprattutto nel dolore, di-
remmo leopardianamente in quel dolore storico attraverso il quale si maturano gli
uomini e gli eventi. Il canto secondo è, sotto questo aspetto, uno dei più alti, se non
proprio il più alto, dell'intero poema.
La poesia che tutto lo pervade, nasce dal dramma, potente e mai risolto, dell'i-
neguale e tragico combattimento tra l'ineluctabile fatum; i fata deum, e l'inutile dibat-
tersi degli uomini per sfuggire alla forza che li sovrasta.
Perciò sarebbe vano cercare nel canto l'elemento epico, che fa unicamente da
sfondo, mentre quello che muove uomini e cose è un groviglio di sentimenti contra-
stanti che investono sin nel profondo la concezione ultima della vita e della morte.
Il tempo che racchiude la vasta serie di affreschi attraverso i quali si dipana l'a-
zione è brevissimo: va da alba ad alba.
La prima è placida, serena, esultante.
Dopo dieci anni di guerra sanguinosa è subentrato un grande silenzio attonito:
l'intero popolo Troiano dalle mura della città contesa non crede ai propri occhi. La
spiaggia, ove fino a poche ore prim!l bivaccavano gli eserciti greci, è deserta; il mare
anch'esso deserto fino all'orizzonte. Par quasi un miracolo divino: solo e cupo, tro-
neggiante nel mezzo della vasta arena sabbiosa, sta come una minaccia subdola ed

www.scribd.com/Baruhk
88 Canto secondo

oscura il gran cavallo di legno. Ma i Troiani, presi da un'indicibile euforia, da una


felicità sconosciuta perché insperata, non vi badano troppo e s'abbandonano, come è
troppo giusto e troppo umano, ad una gioia sfrenata. Chi può rimproverarli? Non
aveva proprio puntato su questa reazione psicologica quel maestro di trame e di astu-
zie ch'era Ulisse?
Cosicché a poco o nulla giovano l'avvertimento di Laocoonte ed il monito di
Cassandra: prevalgono le arti mirabili di Sinone, grandissimo attore e degna creatura
di Ulisse, che di lui si serve per rendere più patetica e credibile l'incredibile finzione.
Ma più che Simone ed Ulisse sono gli Dei, sono i Fati a sorprendere la buona fede
dei Troiani, a giocare con la loro ingenuità, a farsi beffe della improvvisa felicità per
preparare la distruzione e la rovina della città e la morte della maggior parte di loro.
In tal modo i fatti naturali si mescolano con i soprannaturali e nulla vale op-
porvisi.
Il giorno trascorre rapido tra danze e banchetti e già inèombe la notte, l'ultima
per Troia.
D'improvviso nel silenzio maestoso del plenilunio il primo urlo disumano, la
prima lingua di fuoco che sinistramente s'innalza; poi in un crescendo pauroso s'ac-
cendono altri incendi, mentre le grida crescono e il cozzo delle armi si fa più vio-
lento e rabbioso. La tragedia s'incentra nel palazzo reale e culmina con la morte di
Polite e di Priamo per mano di Pirro.
Su questo scenario di tragedia e di-morte, tra le fiamme ed il fumo degli incendi,
nelle mischie atroci all'ultimo sangue, si staglia netta, quasi in un dispera\o tentativo
di impedire il compimento del destino di Troia, la figura di Enea.
A ben vedere, però, non è tanto l'Enea guerriero che si propone a noi con il suo
valore e con il suo desiderio di morire con la patria amata e difesa fino all'ultimo,
quanto la sua trasformazione da eroe in sacerdote o meglio in colui che è destinato
a salvarsi ed a salvare i suoi ed i Penati di Troia.
Infatti sia Ettore in sogno, sia il segno luminoso sul capo dt Ascanio, daranno ad
Enea la consapevolezza della propria grande responsabilità e della superba missione
cui i Fati lo chiamano.
Si spiega allora il suo stato d'animo di trepidazione durante tutta la fuga, la ras-
segnata malinconia di Creusa che accetta il proprio sacrificio per la buona riuscita
della fuga stessa, il sl di Anchise a seguire il figlio fuori della città in fiamme.
Per questo l'eroe che s'allontana furtivo dalle rovine fumanti della propria patria
con il padre sulle spalle ed il figlioletto per mano, non è un vinto, ma il vincitore mo-
rale di una battaglia, che si tramuterà in una lunga serie di lotte e di disavventure, ma
che lo vedrà alfine trionfante fondatore di una novella stirpe di dominatori.
Sorge la seconda alba e il mondo è cambiato cosl come è cambiata la sua storia.
Troia cessa di esistere, ma l'astro di Venere che scintilla in cielo preannuncia il nuovo
corso degli eventi: è nata Roma dal dolore, dal sacrificio e dalla tragedia. Era un
prezzo terribile, ma bisognava pagarlo.
« T antae molis erat Romanam condere gentem ».

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 89

Galleria dei ritratti


Laocoonte.
« Et, si fata deum, si mens non laeva fuisset, l impulerat ferro Argolicas foedare
latebras, l Troiaque nunc staret, Priamique arx alta màneres ».
Ah, se i Fati non fossero stati l contrari e le nostre menti accecate, Laocoonte l ci
avrebbe convinto a distruggere il covo dei Greci; l e tu ora, Troia, saresti ancora in
piedi, l e tu, rocca di Priamo, ti leveresti in alto! ».
L'accorato rimpianto di Enea dà lustro e risalto alla figura di Laocoonte, che Vir-
gilio ci presenta in due tempi, egualmente anche sé diversamente, carichi di pathos
e di tragedia. Questo sconosciuto sacerdote di Apollo, eletto a sorte sacerdoti! di Net-
tuno, appare sulla scena ed immediatamente la occupa tutta e vi grandeggia, simile
ad uno dei personaggi di Eschilo o di Sofocle. Quando tutti sono più o meno disposti
a considerare il cavallo come un simulacro od una offerta votiva, egli per primo, con
l'irruenza ed il coraggio che soltanto l'intuizione e la diffidenza verso i Greci, - « Ti-
meo Danaos et dona ferentes » - gli infondono, si adopera per persuadere i concit-
tadini a non cadere nel tranello e a distruggere il cavallo. Ma Sinone, i Fati e gli Dei
sono avversi e più forti di lui: la su~ ribellione è l'ultima voce, con quella di Cassan-
dra, della saggezza; è l'ultima possibilità di salvare Troia. Egli rimane inascoltato e
cade vittima della vendetta celeste che è atroce e mostruosa perché travolge con la
sua vita quella dei suoi figli.
Non per nulla l'orrenda morte di Laocoonte ha ispirato i tre scultori Agesandro,
Polidoro e Atenodoro, che ci hanno lasciato il più famoso gruppo marmoreo dell'an-
tichità.

Cassandra.
«Cassandra, che illocrese Aiace strappa all'altare di Atena mentre sta aggrappata
al simulacro divino, aveva costituito nell'arte una delle figure centrali dell'eccidio di
Troia. In Virgilio noi la vediamo apparire, non casualmente e per via di episodio, ma
per necessità inerente all'intima concezione delle cose, in mezzo alla mischia di cui
il centro è Corebo; ed Enea la ricontempla, pallida meteora, con gli ochi pieni di
pianto. Qui sgorga veramente dal fondo l'onda della poesia virgiliana. Cassandra è
fuggevole apparizione, ma ha tanta vita interiore che domina tutta la catastrofe. Dopo
di lei sarà la volta del padre a rendere plasticamente tutta intera la tragedia troiana.
Cassandra è fatta di fragilità. Non parla. Che cosa avrebbe potuto dire ella, che la
tragedia aveva preveduto e svelato, non creduta, ai suoi concittadini, gli autori della
propria sventura? Tutta la terribilità e la profondità della sua figura sta nel silenzio e
nell'atteggiamento: l'uno e l'altro di una eloquenza che fa impallidire. Il dolore, in
Cassandra, è muto: non un accento, non un singhiozzo. Offesa dagli uomini, e dai
Troiani non meno che dai nemici, sopraffatta da tale empietà che neppure dei luo-
ghi sacri ha rispetto, è tutta spasimo, e pur soffusa di sovrumana dolcezza, triste fino

www.scribd.com/Baruhk
90 Canto secondo

alla morte: non leva, tende, dice il poeta, le ardenti pupille al cielo, « indarno »;
le pupille, riprende il poeta, ché le tenere palme erano strette in ceppi. Materialmente
ella vive tutta nella delicatezza di quelle palme, e nel contrasto della violenza che ad
esse fan le catene; spiritualmente, in quegli occhi che son protesi a supplicare; e
nello slancio del tendens, nel fiammante ardore delle pupille, nelle palme profanate
dai ceppi emerge tutta la persona, attraverso quello che della persona· è più espres-
sivo: viso e mani si confondono insieme, se non in una medesima tensione, in un
solo sforzo e sentire.
Cosl l'implorazione è di un'anima eroica, e la forma corporea acquista le pro-
porzioni infinite dell'anima. In questa musicale figura di donna è idealizzato il tor-
mento di un popolo. Nel vago, nell'etereo dell'affascinante immagine, noi sentiamo
un alito nuovo, sconosciuto finora alla poesia antica ».
(G. FuNAIOLI, Studi sulla letteratura antica, Zanichelli).

Sinone.
Quando nella fertilissima immaginazione di Ulisse balenò la geniale invenzione
del cavallo di legno, per certo l'eroe dapprima si compiacque della trovata che soltanto
una mente scaltra ed acuta come la sua avrebbe potuto concepire; poi ad un'attenta
analisi dell'applicazione pratica del piano s'arrestò titubante ed indeciso di fronte
alla necessità di trovare l'uomo adatto a recitare la parte più importante dell'intera
impresa. Costui avrebbe dovuto essere un attore eccellente, dotato di un coraggio
che rasentava l'incoscienza; possedere una perfetta padronanza di nervi, avere capa-
cità dialettiche sottili e suasive ed una fantasia creativa che gli permettesse di far
fronte a situazioni imprevedibili; ed infine poter disporre a suo piacimento di una per-
sonalità duttile e cedevole, tale da potersi calare alla perfezione nel personaggio inven-
tato e rivestirne i panni in modo naturale e vero.
Ma come trovare un uomo simile, tra migliaia di rozzi e feroci guerrieri che dieci
anni di fatiche e di pericoli avevano indurito e disumanato?
E poi, si noti bene, a costui non soltanto era affidato il successo del diabolico piano,
ma anche la vita del fior fiore dei guerrieri che volontariamente si erano dichiarati
disposti a nascondersi nel capace ventre del cavallo, primo fra tutti lo stesso Ulisse.
Ed ecco allora la più bella e più complessa creazione psicologica di Virgilio: Sinone.
Inutile domandarsi donde venga e chi sia: egli è il personaggio chiave di un episodio
risolutivo e fondamentale, lo strumento decisivo che il Fato adopera per determinare
la caduta e la distruzione di Troia.
Capolavoro psicologico, dunque, che Virgilio sviluppa analiticamente sino a ren-
dere Sinone il solo e vero protagonista della più abile e della più tragica mistifica-
zione di tutti i tempi; ma anche, attraverso le sue parole, a rivelare ai suoi lettori
quanto profondamente egli conoscesse l'animo umano nella grandezza e nella nequi-
zia, nella credulità e nell'inganno, nella saggezza e nella ingenuità, nella ferocia e
nella magnanimità.

www.scribd.com/Baruhk
Canto secondo 91

Creusa.
I giudizi critici nei confronti di Creusa sono assai discordi. C'è chi sostiene che
Virgilio non sia stato felice nell'inserirla nell'azione per poi di colpo cancellarla in
modo spiccio e sommario come si elimina un personaggio ingombrante e non più
utile al gran disegno del poema. Il farla poi apparire al marito come una visione pal-
lida e sfumata e metterle sulla bocca parole di rassegnazione e di mestizia come di
chi si senta vittima predestinata di una volontà superiore e l'accetta, paga d'essere
stata moglie di un grande eroe e madre del futuro re di Alba Longa, non giustifica e
corregge l'impressione negativa del lettore verso l'impietosa e frettolosa penna del
poeta.
Altri, invece, vedono in lei una figura artisticamente perfetta, finemente cesellata
dal poeta, tanto da apparirçi come un'anticipazione cristiana di donna angelicata. La
bontà, l'accettazione cosciente della sua sorte tragica, la serenità dolci~>sima che ma-
nifestano le parole rivolte ad Enea, fanno di lei una martire, cioè la testimone di un
vastissimo disegno misterioso, voluto dal cielo, ch'ella accetta senza recriminazioni e
senza inutili ribellioni.
Questo spiega perché Virgilio abbia espresso il meglio di sé nel tratteggiarla, per-
ché doveva trarre su toni grigi, indecisi e sfumati, una figura femminile dalla nuovis-
sima concezione psicologica.
Noi propendiamo per questa seconda tesi, anche se la sentiamo un po' forzata
là dove si parla di anticipazioni stilnovistiche e di creature angelicate.

www.scribd.com/Baruhk
92 Canto secondo

Raffronti di traduzione

Conticuere omnes intentique ora tenebant. Vertitur interea caelum et ruit Oceano nox
I nde toro pater Aeneas sic orsus ab alto: involvens umbra magna terramque polumque
Infandum, regina, iubes renovare dolorem, Myrmidonumque dolos; fusi per moenia Teucri
Troianas ut opes et lamentabile regnum conticuere; sopor fessos complectitur artus.
eruerint Danai, quaeque ipse miserrima vidi Et iam Argiva pbalanx instructis navibus ibat
et quorum pars magna fui. Quis talia fando a Tenedo tacitae per amica silentia lunae
Myrmidonum Dolopumve aut duri miles Ulixi litora nota petens, /lammas cum regia puppis
temperet a lacrimis? Et iam nox umida coelo extulerat fatisque deum defensus iniquis
praecipitat suadentque cadentia sidera somnos. inclusos utero Danaos et pinea furtim
Sed si tantus amor casus cognoscere nostros laxat claustra Sinon.
et breviter Troiae supremum audire laborem, (vv. 250-259).
quamquam animus meminisse horret luctuque
incipiam. [refugit, Volgeasi intanto la celeste volta
(vv. 1-13) e balzò dall'Oceano la noue
a involgere d i tenebra profonda
Tutti tacquero allora, attenti e fissi, la terra, il ciel, l'agguato degli Achei.
muto tenendo nell'attesa il labbro. Noi tornammo alle case, e fu silenzio
Indi cosl, dall'alto seggio, Enea per tutto, e il sonno ci allacciò le membra.
a dire incominciò: Tu vuoi, regina, E da Tènedo già l'armata Achèa
che un dolore indicibile rinnovi si avanzava con prore allineate
in questa notte placida narrando verso il lido ben noto, entro gli amici
come il troiano sventurato regno, silenzi della taciturna luna,
e d'Ilio il fiore, i Greci abbian distrutto; e la nave ammiraglia alzò una fiamma,
e quelle infelicissime vicende e col favore degl'iniqui fati
ch'io stesso vidi, e di che fui gran parte. Sinon furtivo aprl la !ignea chiostra
Chi, questo raccontando, sia soldato agli Achèi che nell'alvo erano chiusi.
del duro Ulisse, o Dolopo, o Mirmidone Trad. di Guido Vitali
s'asterrebbe dal pianto? E già dal cielo
scende l'umida notte e, declinando, Scende da l'Oceàn la notte intanto,
al dolce sonno invitano le stelle. e col suo fosco velo involve e cuopre
Ma se tanta, o regina, è in te la brama la terra, e 'l cielo e de' Pelasgi insieme
d'udir le nostre pene, e quella ancora l'ordite insidie. I Teucri a i loro alberghi
che fu di Troia l'ultima sciagura, a i !or riposi addormentati e queti
benché l'animo ancora a tal ricordo giacean seeuramente; e già da Tènedo
inorridisca, ed al pensier rifugga a l'usata riviera in ordinanza
di tanto lutto, io pur dirò. vèr noi se ne venla l'argiva armata,
Trad. di Adriano Bacchielli col favor de la notte occulta e cheta;
quando da la sua poppa il regio legno
ne diè cenno col foco. Allor Sinone,
che per nostra ruina era da noi
e dal fato maligno a ciò serbato,
accostassi al cavallo, e 'l chiuso ventre
chetamente gli aperse; e fuor ne trasse
l'occulto agguato.
Trad. di Annibal Caro

www.scribd.com/Baruhk
CANTO TERZO

Enea fugge da Troia.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca Va-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO TERZO

Raggiunta la foresta della catena dell'Ida e sfuggiti alla caccia dei Greci, i super-
stiti trascorrono l'inverno costruendo una flotta di venti navi. Con la venuta della
primavera fanno vela per la Tracia, terra tra la Macedonia ed il Mar Nero. Qui Enea
vorrebbe fondare una nuova città, ma lo dissuade uno dei tanti prodigi che guidano
l'eroe sulla strada tracciatagli dal destino. Infatti mentre prepara un sacrificio pro-
piziatorio, strappa alcuni rami da un mirto, e vede uscire dai tronconi del sangue e
sente una voce. Nel mirto è stato trasformato Polidoro, figlio di Priamo che era stato
inviato in Tracia presso il re Polimnestore con molte ricchezze, pe~ sottrarlo alla
guerra. Per impadronirsi del tesoro, Polimnestore aveva ucciso il giovinetto. Polidoro
'esorta Enea a fuggire da quella terra inospitale e lo supplica di dargli onorata sepol-
tura. L'eroe esaudisce la preghiera del congiunto e fa vela per Delo, ove viene accolto
dal re Anio, amico di suo padre. Poi interroga il famoso oracolo di Apollo, che gli
consiglia di far vela per la terra che fu l'antica madre.
Egli crede che essa sia l'isola di Creta, da cui era venuto Teucro, e vi si dirige.
Una grande tempesta lo costringe ad approdare alle isole Strofadi. Qui mentre i fug-
giaschi si accingono a sacrificare buoi e pecore a Giove e a cibarsi, vengono assaliti
dalle Arpie, dalle quali sono costretti a difendersi con le armi.
Una delle Arpie, Celeno, predice che essi giungeranno in Italia, ma dovranno
prima patire la fame tanto da essere spinti a mangiare le mense.
Riprendono la navigazione e attraverso il mar Ionio giungono al promontorio di
Anzio presso un famoso tempio di Apollo. Qui indicono giochi, fanno sacrifici e tra-
scorrono l'inverno. Ripartiti, approdano nell'Epiro, a Butroto, dove regna Eleno,
figlio di Priamo, che ha fatto sua sposa l'infelice Andromaca. L'incontro tra la moglie
di Ettore ed Enea è affettuoso e commovente. Gli esuli vengono ospitati nella città
che ricorda nella disposizione delle costruzioni e delle vie, l'antica Troia.
Prima di congedarsi da Eleno, Enea, che lo sa grande indovino, lo consulta in-
torno al suo avvenire. Eleno conferma ch'egli dovrà fondare un grande regno e lo
istruisce sul viaggio da compiere per giungere alla terra promessa. Costeggerà la

www.scribd.com/Baruhk
96 Canto tel'%0

Magna Grecia senza sbarcare, eviterà Scilla e Cariddi e raggiunto il mar Tirreno si
fermerà ad Averno per interrogare la Sibilla. Quando troverà, alla foce di un grande
fiume, un elce ed una scrofa con trenta figli, n dovrà fondare la città.
Congedatosi da Eleno con scambio di doni e di promesse, Enea riprende il mare
e dopo poco vede nell'aurora apparire l'Italia. Tutti gridano il loro entusiasmo. Co-
steggiata la Calabria approaano in Sicilia ai piedi dell'Etna. Qui incontrano Ache-
menide, un compagno di Ulisse dimenticato -5ull'isola. Egli racconta l'episodio di
Polifemo e li invita a fuggire prendendolo con sé. Infatti ecco apparire il mostro che
viene a lavarsi l'orrenda ferita. Hanno il tempo necessario per allontanarsi dalla riva
e per sfuggire l'attacco di Polifemo e degli altri Ciclopi.
Costeggiate le coste della Sicilia meridionale pervengono a Drepano, dove d
padre di Anchise muore. Salpano, per continuare il viaggio quando la nota tempesta
li getta sulla costa della Libia.
Qui ha termine il lungo racconto di Enea a Didone ed ai Cartaginesi.

www.scribd.com/Baruhk
Giulio Romano e Raffaello, Stanze Vaticane. ENEA, ANCHISE e JULO
« Caro Padre, su, adattati sulle mie spalle già pronte a sorreggerti: il peso non mi im-
barazzerà... »

www.scribd.com/Baruhk
...
._1
~
V'o-t- t ;- -) -<1 o -9/ T R

n
\."'- pGaeta .,.... ./ -<1 /'
~0Cuma Sib la ~A·""ò /
MISENOPI:I~ /
MAR Scogli ~
SARDEGNA delle Sirene .--po.;>. -....;;::
'1

L
PALINURO PR f./

T l R R E N O

MA

Zaclnto\:}
l O N O Arpie ;:;;ft;;à-
~t~oladi

Creta
M A R E M E D 1 E RRA N E O

Il viag di Enea .
www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
TERSICORE, musa della danza, mentre suona l'arpa
L'etimologia della parola greca Musa è incerta, pare che significhi « donna del monte »,
forse perché le Muse erano venerate sul monte Pieria in Tracia. In origine esisteva una
sola Musa, in seguito nove: Clio, Euterpe, Talìa, Melpomene, Tersicore, Erato, Polim-
nia, Urania e Calliope. Erato è ritenuta Musa della poesia, specialmente di quella ero-
tica; Euterpe era la Musa del flauto e dei cori tragici; Calliope della poesia specialmente
epica, della filosofia e della retorica; Clio della storiografia (gr. kléos: fama); Melpo-
mene del canto (gr. melpéin: cantare); Polimnia della lira (propriamente significa «dai
molti inni ») ; Tersicore della danza (propriamente « allegrezza della danza »); Talìa era
la Musa della commedia; Urania della astronomia (gr. ouranòs: cielo). Raffigurazioni di
Muse sono molto frequenti, e ciò dimostra come grandemente erano onorate nell'anti-
chità l'arte e la scienza.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO TERZO

Verso il remoto esilio (I-I7)- Polidoro (I8-83)- Delo (84-148) - VERSO IL REMOTO ESILIO
Creta (149-238)- La tempesta e le Arpie (239-334)- Azio (335-362) (I-I?).- Rip(Jratisi nella cit-
- Incontro con Adromaca ed Elena (363-620)- L'Italia (621-694)- tà di Antandro, ai piedi del
Achemenide e i Ciclòpi (695-827)- La morte di Anchise (828-876). monte Ida, Enea e i compa-
gni superstiti costruiscono
una flotta di venti navi e con
il sopraggiungere della pri-
mavera prendono il mare.
Verso il remoto esllio
I. immeritatamente: ben-
ché l'eroe sia pio, non sa
DOPO che piacque
ai Celesti distruggere immeritamente
rassegnarsi alla distruzione
della sua patria ed ha qui un
accenno polemico contro il
volere degli dèi.
l'impero dell'Asia e la gente di Priamo, 7. in cerca .. : bellissimo
dopo che cadde Ilio la superba, e il terreno esametro che val la pena di
s fumò tutto coperto delle arse rovine di Troia, riportare: « diversa exsilia
spinti da auguri divini decidiamo di andare et desertas quaerere terras ».
in cerca di terre deserte e di un remoto esilio; 8. Antandro: piccola città
portuale a sud di Troia.
sotto l'antica Antandro, proprio ai piedi dell'Ida, IO. dove: veramente Creu-
costruiamo una flotta, raduniamo i compagni sa aveva indicato con somma
lO senza sapere dove ci porteranno i Fati, precisione la nuova terra.
dove potremo fermarci. Incominciava appena Ciò dipende dal fatto che
Virgilio aveva redatto due
la primavera quando mio padre Anchise ordinò stesure dell'opera, una cro-
di spiegare le vele al destino. Piangendo nachistica, l'altra narrativa e
abbandono le spiagge, i porti della patria, che in quest'ultima la dispo-
1S sizione dei canti era stata va-
i campi dove una volta sorgeva Troia. Corro riata. Evidentemente questo
per l'alto mare, esule, con i compagni, il figlio, terzo canto era stato compo-
i grandi Dei e le immagini dei piccoli Penati. sto prima del secondo.

www.scribd.com/Baruhk
98 Canto terz.o

Polidoro
C'è in distanza un paese di grandi pianure
sacro a Marte, abitato dai Traci, dominato
20 un tempo dal feroce Licurgo. Quel paese
finché la Fortuna fu amica era legato a Troia
POLIDORO (x8-8J). -_Giun-
gono dopo breve in Tracia e da antica ospitalità e da sacra alleanza.
decidono di erigere una nuo- Qui dunque vado a sbarcare; sul lido ricurvo
va città che si chiamerà E- spinto da avverso destino edifico le prime mura
neade. Mentre Enea sta pre- 25 d'una città che chiamo Eneade, dal mio nome.
parando un sacrificio propi-
ziatorio, gocce di sangue e Offrivo 1m sacrificio agli Dei protettori
una voce lamentosa escono dell'opera intrapresa ed a mia madre, Venere,
da alcuni rami di mirto da immolando uno splendido toro al re dei Celesti
lui spezzati per ornare l'al- sull'alto lido. C'era per caso, li vicino,
tare. S l'ombra di Polidoro, 30 un monticello coperto in cima di cornioli
il minore dei figli di Priamo
che mandato presso Poline- e di una macchia fitta di piantine di mirto.
store, re di Tracia, era stato Mi avvicinai ad esso pensando di strapparne
da lui barbaramente ucciso qualcuna dalla terra e coprire gli altari
per impadronirsi delle molte coi loro rami frondosi: ma mi colpi un tremendo
ricchezze che il giovinetto
partava con sé. Ora, trasfor- 35 miracolo, incredibile a dirsi. Appena sradico
mato in arbusto, prega Enea dal suolo la prima pianta ne goccia un sangue nero
di dargli onorata sepoltura che macchia le zolle. Un freddo orrore mi scuote le mem-
e lo consiglia ad abbandona-
re quella terra maledetta. [bra,
per la paura il mio sangue si rapprende, gelato.
20. Licurgo: era figlio di E mi accanisco di nuovo a svellere un altro
Driante, re di Tracia. Perse- 40 flessibile stelo, cercando le cause nascoste
guitò le sacerdotesse di Dio-
niso ed il dio allora lo punl di quell'orribile sangue; e di nuovo le gocce
accecandolo. colano e colano nere dalla rotta corteccia.
25. Eneade: l'odierna Eno Pensando a tante cose supplicavo le Ninfe
alle foci del fiume Maritza. agresti e il padre Marte, protettore dei campi
43· Ninfe agresti: le Dria-
di. Enea pensa di aver offeso 45 getici, perché il prodigio non fosse infausto, non fosse
qualche divinità. annunzio di sventure. Ma mentre assalgo un terzo
44· campi getici: i Geti virgulto, con sforzo maggiore, e lotto in ginocchio
erano popoli bellicosi che
abitavano a nord dd Danu- contro la sabbia tenace, odo dal monticello
bio. un gemito lagrimoso, una voce che dice:
46. mentre assalgo: l'eroe so «Perché mi strazi, Enea? Pietà di chi è sepolto;
vuoi rendersi conto dd mi- non macchiarti le mani pietose. Non sono
racolo e per la terza volta
cerca di strappare un arbu- straniero, ma Troiano, e il sangue che vedi colare
sto. non esce da legno. Ah! fuggi questa terra crudele,
55· m'ha trafitto: Virgilio quest'avido lido! Io sono Polidoro: una ferrea
non concorda con Omero ss messe di dardi qui m'ha trafitto e è cresciuta
che aveva fatto morire Poli-
doro per mano di Achille con tenaci radici e sottili palloni ».
(Iliade, n>. Preso da un dubbio pauroso stupii, mi si rizzarono

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo 99

in testa tutti i capelli, mi si strozzò la voce.


Il povero Priamo, un tempo, non sperando ormai piu
60 nella vittoria troiana e vedendo le mura
assediate dai Greci, aveva mandato suo figlio 70. febbre dell'oro: è il
detto proverbiale « quid non
Polidoro con molta quantità di danaro mortalia pectora cogis, auri
al re di Tracia, perché fosse flllevato in pace. sacra fames! ».
Appena la potenza dei Teucri fu schiantata, 79· i Mani: sono le anime
65 appena la Fortuna li abbandonò, costui dei trapassati che vengono
divinizzate, divenendo spiri-
si schierò con le armi vittorioSe, seguendo ti benefici.
la parte di Agamennone: disprezzò ogni giustizia, 8z. coppe di sangue: delle
uccise Polidoro, s'impadron{ dell'oro vittime immolate, in questo
con la forza. A che cosa non spingi i cuori umani caso di pecore nere secondo
il rito.
70 febbre dell'oro, maledetta! Appena mi riebbi
dallo spavento narrai quel prodigio divino DELo (84-148). - Lasciata
a mio padre, anzitutto, e agli altri capitani la Tracia, gli esuli giungono
chiedendone il parere. La volontà di tutti all'isola di Delo, sacra ad
Apollo, ove sono fraterna-
fu che si andasse via da quella terra infame mente accolti dal re Anio, a-
75 e spergiura, si dessero le vele al vento. Allora mico di Anchise. Enea inter-
facciamo il funerale a Polidoro. Eleviamo roga il celebre oracolo del
dio, sulla futura sorte del
un grande monte di terra per tomba: tristi altari suo popolo e ne ha come ri-
adorni di nero cipresso e di scuri drappeggi sposta di cercare «l'antica
sorgono per i Mani, ed intorno agli altari madre». Anchise crede che
80 stanno le donne d'Ilio con le chiome disciolte, terra ·accennata sia l'isola di
Creta, dalla q_f!ale si voleva
come si usa. Versiamo tazze spumanti di latte fosse giunto T eucro, fonda-
e coppe di sangue, chiudiamo l'anima nel sepolcro, tore della stirpe troiana.
per l'ultima volta a gran voce le diamo l'addio supremo.
90. Egeo Nettuno: il dio-
del mare aveva sede in que-
Delo sto mare, secondo la leg-
genda. - Madre delle Nerei-
di: Dòride, moglie del dio
Appena il mare sembra rassicurante, appena marino Nereo e madre delle
85 si calmano i venti lasciando le onde tranquille ninfe marine, dette Nereidi.
e mormorando un mite Austro ci chiama al largo, - un'isola: si narrava che
l'isola di Delo, una delle
i compagni tirano in acqua le navi riempiendo il lido. Cicladi, fosse un'isola galleg-
Usciamo dal porto, città e terre s'allontanano. giante, creata da Nettuno
C'è in mezzo al mare un paese santo, gradito su tutti perché Latona, perseguitata
da Giunone, vi potesse par-
90 all'Egeo Nettuno e alla madre delle Nereidi, un'isola torire Apollo e Diana. A-
che un tempo errava intorno alle spiagge ed ai lidi, pollo, riconoscente, la radicò
finché il pio Nume che porta l'arco la radicò tra le isole di Giaro e Mi-
tra Giaro e l'alta Micono, volle che fosse immobile, cono.
94· e fosse venerata: sor-
non piu in balia del vento, e fosse venerata. geva infatti il più bel tempio
95 Arrivo qui: quest'isola tranquilla ci riceve dell'antichità dedicato ai ge-
stanchi in porto sicuro. Usciti dalle navi melli.

www.scribd.com/Baruhk
roo Canto terzo

IOJ. O Timbreo: da Tim-


bra, luogo della Troade dove onoriamo la sacra città di Apollo. Anio,
il dio era venerato. re di quel popolo e insieme sacerdote di Febo,
I05.la nuova Pergamo: la ci viene incontro, cinto di sacro alloro e di bende,
cittadella della nuova città 100 e riconosce Anchise, suo vecchio amico: da ospiti
da fondare.
112. il tripode: sedile au- gli stringiamo la mano e entriamo in casa sua.
reo a tre piedi, su cui i sa- Adoriamo il santuario del Dio, edificato
cerdoti d'Apollo davano gli con pietra antica: «O Timbreo, dacci una casa nostra;
oracoli. siamo stanchi! Deh, dacci delle mura: una stirpe
II7. l'antica madre: l'Ita-
lia, donde era venuto Dar- 105 e una città che duri! Salva la nuova Pergamo,
dano capostipite dei Troiani. reliquia troiana scampata all'ira dei Greci
I27. sacra di Giove: per- e del crudele Achille. Chi dobbiamo seguire?
ché vi era nato. Do\'e dobbiamo andare a cercare una patria?
128. primissima culla: An-
chise faceva risalire a Creta Padre, dacci un augurio, discendi nell'anima nostra»
l'origine della gente Troiana IlO Ed ecco: tutto sembrò tremare, le porte, l'alloro
perché dall'isola era parti to, del Dio; il monte sembrò muoversi, scuotersi tutto,
come dirà subito dopo, Teu- il tripode ~uggire nel tempio spalancato.
cro, la cui figlia aveva spo-
sato Dardano, per andare a Chinati a baciare la terra sentiamo una voce che dice:
fondare in Asia Minore il «Forti Troiani, la terra da cui traete origine,
regno di Troia. 115 prima culla dei padri, vi vedrà ritornare
IJO. cento grandi città: nel suo seno materno, reduci. Su, cercate
Creta è forse l'isola più fa-
mosa nell'antichità sia per le l'antica madre! Dove la casata di Enea,
innumerevoli leggende che i figli dei suoi figli e i piu tardi nipoti,
ispirò, sia perché sede di domineranno uno spazio immenso di terra e di mare »
fiorenti città tra le quali Ci- Cosi disse Febo; e una grande allegrezza
120
donia, Drepano, Cnosso, Mi-
leto e Festo. se ne levò, con molto tumulto, tutti chiedono
IJ6. Madre divina del Ci- quali siano le mura promesse, dove Febo
belo: Cibele, la grande ma- chiami noialtri erranti e ci ordini di tornare.
dre degli dèi che abitava sul Allora mio padre volgendo nell'anima le memorie
monte Cibelo, nella Frigia.
Fu madre di Saturno, che 125 degli eroi d'una volta: «Ascoltate, compagni -
mangiava tutti i figli maschi dice- vi dirò dove s'appunta la vostra speranza.
perché l'oracolo aveva pre- In mezzo al mare c'è Creta, l'isola sacra di Giove,
detto che uno di loro l'a-
vrebbe spodestato. Giove fu dove sorge il monte Ida: la primissima culla
allevato di nascosto in una della nostra nazione. Ci vive molta gente:
grotta del monte Ida, allatta- 130 cento grandi città, fertilissimi regni.
to dalla capra Amaltea. Per Di li, se bene ricordo ciò che spesso ho sentito,
coprire i vagiti del bimbo, i
Coribanti, sacerdoti di Cibe- l'antico padre Teucro mosse verso le coste
le, percotevano i loro gran- della Troade, scegliendole come propria dimora.
di piatti di bronzo. Ilio e le rocche di Pergamo non erano sorte ancora;
I 38. di celebrare in silen- 135 i Teucd risiedevano nelle piu basse vallate.
zio: il culto della dea Ci-
bele aveva il suo rituale mi- Da Creta venne la Madre divina del Cibele,
sterioso che solo gli iniziati i bronzi dei Coribanti e il bosco sacro dell'Ida,
conoscevano. da Creta l'abitudine di celebrare in silenzio

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo 101

i sacri misteri, da Creta i leoni aggiogati CRETA (149-238). - Si fa


140 che trascinano il carro della grande regina. vela verso Creta. Dopo una
rapida e felice navigazione,
Avanti allora, seguiamo gli ordini degli Dei, i Troiani sbarcano sull'isola
muoviamo dove ci guidano! Pacifichiamo i venti, e incominciano i lavori per
andiamo ai regni di Cnosso. Non sono molto lontani: fondare una città che pren-
derà il nome di Pergamea.
col favore di Giove la Botta approderà Ma di lì a breve scoppia una
145 alla costa di Creta nell'alba dd terzo giorno ». terribile pestilenza Anchise
Ciò detto immolò sugli altari le vittime di rito: consiglia di tornare a Delo
un toro a Nettuno, un toro a Apollo, una pecora nera per interrogare nuovamente
l'oracolo, ma ad Enea in so-
alla Tempesta e una bianca ai venti favorevoli. gno appaiono i Penati che
gli svelano l'enigma. L'antica
madre non è Creta, ma l'Ita-
Creta lia donde venne Dardano, il
vero progenitore dei Troia-
Si diffonde la voce che il re Idomeneo ni. Anche Anchise è persua-
ISO scacciato dal regno paterno si sia ritirato so e così abbandonano Creta.
dall'isola, che le spiagge di Creta sian deserte,
che le case sian vuote di nemici e le loro città 149. Idomeneo: figlio di
Deucalione e nipote del gran-
abbandonate. Lasciamo il porto di Ortigia e volando de Minosse. Partecipò alla
sul mare passiamo rasente a Nasso, dai gioghi montani guerra troiana e durante il
lSS sonanti di grida in onore di Bacco, ritorno, sorpreso dalla tem-
alla verde Donusa, a Olearo ed a Paro pesta, promise agli dèi, se
si fosse salvato, di sacrificare
bianca come la neve, alle Cicladi sparse la prima persona che avesse
per l'acqua, agli stretti agitati fra terre frequenti. incontrato sbarcando a Cre-
S'innalza a gara nell'aria il canto dei marinai: ta. Il primo ad andargli in-
contro fu il figlio ch'egli uc-
160 «Voghiamo verso Creta e verso i nostri antenati! » cise, suscitando lo sdegno
Un vento nato da poppa seconda la nostra corsa, del popolo che lo scacciò. Si
finché giungiamo alle spiagge antiche dei Cureti. rifugiò nell'Italia meridiona-
In fretta subito qui costruisco le mura le, vi fondò la città di Salen-
della città sognata, la chiamo Pergamea to e dette vita ad un regno
fiorente.
165 e esorto la mia gente, lieta di questo nome, 153. Ortigia: denomina-
ad amare i suoi nuovi focolari, ad alzare zione antica di Delo.
intorno alle nuove case una cinta murata. 154. Nassa: una delle Ci-
dadi, ove era vivo il culto
E già tutte le navi erano a secco sul lido, di Bacco.
la gioventU s'occupava di matrimoni e dei nuovi 156. Don usa... Olearo . .
170 campi da coltivare, io davo leggi e assegnavo Paro: altre Cicladi. Paro è
le case ad ognuno: quando ad un tratto dall'aria detta bianca come la neve
per le sue notissime cave di
corrotta piombò su di noi, sui nostri corpi, sugli alberi marmo pregiato.
162. Cureti: sacerdoti an-
1 39· i leoni aggiogati: Ci- 148-149· nera... bianca: tichi, i primi a coltivare la
bele era rappresentata su un agli dèi infernali si sacri· terra.
carro trascinato da due leoni. ficava un animale con vello 164. Pergamea: dal nome
143. Cnosso: capitale del- scuro, agli altri con vello della rocca di Troia, Per-
l'isola. candido. gamo.

www.scribd.com/Baruhk
ro2 Canto terzo

· e sui seminati una peste trenlenda, distruggitrice,


una stagione di morte. Gli uomini abbandonavano
174. Gli uomini...: sin dai 175 la dolce vita oppure trascinav: lno i corpi
tempi più antichi pestilenze
d'ogni genere avevano colpi- infermi; Sirio ardeva gli steril[ campi; l'erba
to periodicamente i popoli inaridiva; le messi malate n•: ~avano il cibo.
mediterranei. Non essendo Il padre Anchise ci esorta a f ltdare di nuovo da Febo
ancora sviluppata la medici- al santuario di Ortigia, a pas:, U'e il mare coi remi
na tanto da poter prevenire
o curare le varie epidemie, 180 per implorare grazia, per chie ilere che termine
era costtume fuggire dai luo- ponga alle nostre fatiche, dO\ i: ordini di cercare
ghi infetti, tutto abbando- rimedio ai nostri mali, di vol,~ere il cammino.
nando: · case, averi e campi.
Generalmente le pestilenze Era notte, sulla terra le c :•se animate dormivano:
venivano attribuite alla col- ed ecco che le sacre immagini degli Dei
lera di qualche dio nemico 185 e i Penati di Frigia che avevo portato con me
oppure all'influsso maligno da Troia, in mezzo agli incend. della città, m'apparvero
di qualche stella; in questo
caso, di Sirio, la più lucente davanti agli occhi, mentre io giacevo nel sonno,
delle stelle fisse, che brilla- chiaramente visibili al lume della luna
va in luglio in concomitan- che nel suo pieno fulgore filtra,:·a dalla finestra.
za con le settimane più cal- 190 Allora còn queste parole leni 1ono il mio affanno:
de dell'anno quando la tem-
peratura diveniva torrida e «Quello che ti direbbe Apollo se ti recassi
la siccità inaridiva i fiumi e a Ortigia, te lo dice ora, spo ittaneamente,
bruciava i raccolti. mandandoti noialtri. Noi, eh i: abbiamo seguito
17/i. Sirio: nome del cane te e le tue armi quando fu rO\ :inata Troia,
che àccompagnava il caccia-
tore Orione nelle sue spe- 195 che sotto la tua guida, sulla 1totta, percorso
dizioni. Un giorno insegul le abbiamo il gonfio mare, levt iremo alle stelle
Pleiadi, figlie di Atlante, che i tuoi futuri nipoti, daremo lm impero
Giove per salvare converti
in Stelle. Quando Orione fu alla loro città. Tu erigerai ddle mura
ucciso dal morso di uno immense per uomini immensi: ma non devi interrom-
scorpione, mandato da Dia- 200 questa lunga fatica della tua fuga da Troia. [pere
na, e fu trasformato in una Devi ancora partire: Apollo r 1on t'ha suggerito
costellazione, il fedele Sirio
segul la sorte del padrone. queste rive, non t'ha ordinato di stare
Gli antichi temevano molto in quest'isola. Ascolta. C'è un paese che i Greci
gli influssi della stella Sirio chiamano Esperia, una terra antica, potente nelle armi
ed offrivano sacrifici per al-
lontanarne i malefizi. 205 e feconda; gli eroi Enotri la abitarono;
207. loro capo: un mitico adesso si dice che i loro discendenti
re ltalo, venuto dall'Arca- l'abbiam .chiamata Italia dal nome del loro capo.
dia. Questa è la nostra patria, di q iii è venuto il padre
208. Iasio: figlio di Cori-
to, re di Etruria. Fu ucciso Iasio e Dardano, fonte di tutt:l la nostra stirpe.
dal fratello Dardano in una 210 Alzati e riferisci queste parole ~~incere
disputa per la successione al al vecchio padre: che cerchi Ii: terre dell'Ausonia
trono. e Còrito antica, patria di Da\dano. Giove
212. Còrito antica: la ca-
pitale aveva preso il nome ti proibisce di stare nei campi. di Creta».
dal re. Oggi Cortona. Attonito per la visione e f.'~r le voci divine

www.scribd.com/Baruhk
Canto tmo 103

215 (poiché non era un sogno quello, ma m'era parso 215. non era un sogno: in-
di vedermi davanti vivi e presenti i volti fatti Enea Ji rende conto
che non c'è stato sonno né
e le chiome velate degli Dei: un sudore d'veglio: è dunque una del-
gelato mi scorreva per tutta la persona) le tante apparizioni che nei
m'alzo dal letto e tendo verso il cielo le mani momenti cruciali del raccon-
220 giunte, invocando i Numi, versando sull'altare to chiarificano il futuro e
danno all'eroe nuovo incen-
purissimo vino. Compiuta la libagione, informo tivo per proseguire « la lun-
felice di quanto è accaduto il padre Anchise, gli spiego ga fatica • della fuga da
per ordine ogni cosa. Ed egli riconobbe Troia. La novità di questo
intervento sta nel fatto che
la nostra doppia origine e i due diversi antenati, non è Venere e non sono le
225 Dardano e Teucro, e ammise d'esser caduto in errore. ombre dei trapassati a par-
Poi ricordò: «O figlio, che i destini di Troia lare, ma addirittura tutti i
travagliano tanto, la sola Cassandra mi prediceva Penati di Frigia, i cui si-
mulacri erano stati salvati
simili avvenimenti. Ora rammento, spesso dalle fiamme. ~ perciò un
diceva che un gran destino sarebbe toccato coro di voci amiche che lo
230 alla .mia stirpe, e spesso nominava l'Esperia conforta e lo illumina sul
ed i regni d'Italia. Ma chi avrebbe pensato significato delle misteriose
parole « l'antica madre ,.,
che i Teucri sarebbero andati alle spiagge d'Esperia? che Anchise aveva erronea-
E aHora chi avrebbe creduto a Cassandra? Seguiamo mente identificata con Creta.
i consigli d'Apollo, cerchiamo migliore fortuna!,. 221. libagione: o libazio-
235 Dice cosi: gridando d'entusiasmo obbediscono ne era unà cerimonia religio-
sa di ringraziamento in cui
tutti alle sue parole. Abbandoniamo anche Creta si versava vino o latte o al-
!asciandovi pochi compagni, spieghiamo le vele tro liquore dopo averlo as-
e sulle navi incavate corriamo per l'ampio mare. saggiato, e precedeva quasi
sempre il vero e proprio sa-
crificio.

La tempesta e le Arpie LA TEMPESTA E LE ARPIE


(239-334). - Subito si scate-
na una furiosa tempesta che
Il mare era profondo, un'infinita distesa li costringe ad approdare alle
isole Strofadi. Mentre Enea
240 senza nessuna terra, soltanto cielo e mare, e i compagni si apprestano a
quando sopra il mio capo si formò un nembo azzurro, celebrare un sacrificio a Gio-
un nembo che oscurò il mare, scatenò ve, appaiono le mostruose
tempesta, inverno e notte. All'improvviso i venti Arpie che insozzano e di-
sconvolgono l'oceano, immensi cavalloni struggono le mense. Essi so-
no costretti a .difendersi con
245 si levano, siamo dispersi, sbattuti dal gorgo qua e là. le armi ed allora Celeno, una
I nembi coprirono il giorno, un'umida notte dei mostri, fa loro una triste
ci tolse la vista del cielo; migliaia di fulmini profezia: raggiungeranno l'I-
squarciarono le nubi. Vaghiamo fuori rotta talia ma prima soffriranno
per onde ignote, scurissime. Lo stesso Palinuro sventure d'ogni genere e pa-
tiranno la fame, tanto da es-
250 grida di non distinguere il giorno dalla notte sere costretti a divorare le
e di non ricordare la strada fra le onde. mense.

www.scribd.com/Baruhk
I 04 Canto terzo

Cosi erriamo sul mare tre giorni, alla ventura,


senza vedere una stella la notte. Il quarto giorno
finalmente ci parve di scorgere una terra
255 levarsi alta sul mare, e scopriamo dei monti
in lontananza e un fumo che si torce nell'aria.
Calate in fretta le vele ci buttiamo sui remi;
256. e un fumo ... : dunque
i marinai a tutta forza fendono l'acqua azzurra.
paiono essere abitate. Ad accoglierci, salvi dal mare, sono i lidi
260. isole Strofadi: oggi 260 delle isole Strofadi: cosf chiamate con nome
Strivali. Sono due isolette ci- greco. Sorgono in mezzo al grande Jonio, vi abitano
tate in una leggenda. Si rac-
contava che Giove, volendo la feroce Celeno e le altre Arpie, da quando
punire Fineo, re della Tra- dovettero lasciare la casa di Fineo,
eia, per i suoi misfatti, aves- per paura, e le antiche loro mense. Non c'è
se inviato le Arpie a tormen- 265 mostro piu brutto di loro, nessun flagello divino
tarlo. Tuttavia Giasone, ca-
po degli Argonanti, trovò o- piu crudele di loro usd mai dallo Stige.
spitalità presso di lui e per Sono uccelli col viso di fanciulla, dal ventre
sdebitarsi incaricò Calai e scaricano in continuazione luridissime feci,
Leto, figli di Borea, di caccia- hanno mani uncinate, faccia pallida sempre
re gli uccellacci. Questi rele-
garono i mostri nelle due iso- 270 per la fame ...
le, poscia, per ordine di Appena entrati nel porto, ecco, vediamo qua e là
Giove, tornarono indietro. nei campi begli armenti di bovi e un gregge di capre
Quest'ultimo verso in gre- disperso nell'erba alta, senza nessun guardiano.
co suona « strephomai », on-
de il nome di Strofadi. Corriamo loro addosso col ferro, ed invochiamo
262. Arpie: creature mo- 275 gli Dei e lo stesso Giove, offrendo una parte di preda
struose con corpo di uccello, ai Celesti; imbandiamo le mense sul lido ricurvo
testa umana, lunghi capelli e
grandi ali. Spandevano un e allegri banchettiamo con quella splendida carne.
odore nauseabondo, ruban- Ma all'improvviso calando con volo orrendo dai monti
do le vivande dalle mense e arrivano le Arpie, scuotono in aria le ali
insozzando ciò che toccava- 280 con enorme fracasso, portano via le vivande,
no. Le più note sono: Aello,
Occipite, Celeno e Podargo. insozzano ogni cosa col loro immondo contatto;
Dante le colloca in Inferno poi fuggono, resta nell'aria la loro voce selvaggia
nel girone dei suicidi e dice in mezzo a nuvole grevi di odore nauseabondo.
di loro: « Quivi le brutte Per la seconda volta prepariamo le mense
Arpie lor nido fanno - che
cacciar dalle Strofade i tro- 285 e riaccendiamo il fuoco sugli altari, scegliendo
iani - con triste annun2io di una gola profonda sotto una concava rupe,
futuro danno - Ali hanno la- chiusa tutto all'intorno dagli alberi piu ombrosi;
te e colli e visi umani - pié
con artigli e pennuto il gran e una seconda volta, da un'altra parte del cielo
ventre - fanno lamenti in su e da chissà mai quali nascondigli, la turba
li alberi strani ». Come si 290 schiamazzante, volando sulla preda, la strazia
vede la poesia ispira la poe- con gli unghioni, la infetta con la lurida bocca.
sia.
266. Stige: uno dei :fiumi Allora grido ai compagni di prendere le armi
infernali. per ingaggiare battaglia con quella razza feroce.

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo 105

294. per ingaggiare batta-


Cosi fanno e nascondono nell'erba alta le spade glia: siamo in piena atmo-
295 e gli scudi. Ed appena le Arpie, piombando giu sfera di realtà fantastica che
fragorose dal cielo, fecero rimbombare si muta a poco a poco in in-
tutto il lido ricurvo, il trombettiere Miseno, cubo. Enea crede di avere
a che fare con dei mostri,
che stava di vedetta in un posto elevato, ma di carne ed ossa e, dopo
diede uno squillo di tromba. I compagni le assalgono il primo assalto, da avvedu-
300 e impegnano uno strano combattimento: terire to condottiero prende tutte
col ferro affilato quei brutti uccelli di mare. le misure per ingaggiare una
vera e propria battaglia. C'è
Ma le impenetrabili piume, le schiene invulnerabili persino il trombettiere in ve-
respingono ogni offesa: salve le Arpie s'involano detta per preannunziare con
verso il cielo, lasciando la preda cincischiata gli squilli di tromba conve-
nuti il ritorno del nemico.
305 e coprendo ogni cosa di ripugnanti escrementi. ,\1a a nulla valgono gli scu·
Solo Celeno, fermandosi su un'altissima rupe, di e le spade affilate: gli uc-
funesta profetessa, ci gridò: «Discendenti ccllacci immondi sono in-
dell'eroe Laomedonte, vi preparate forse vulnerabili ed i colpi vanno
a vuoto lasciando attoniti i
- dopo averci ammazZa.to tanti bovi e giovenchi - guerrieri.
310 a dichiararci guerra? E volete scacciare 297. Miseno: figlio di Eo-
dal patrio regno le Arpie che nulla v'han fatto di male? lo, dio dei venti.
308. Laomcdonte: padre
Imprimetevi in cuore quanto vi dico: io di Priamo e figlio di Ilo. Per
la maggiore di tutte le Furie, vi rivelo edificare le mura di Troia
ciò che l'Onnipotente predisse ad Apollo, ed Apollo chiese aiuto a Nettuno e ad
31S predisse a me. Andate pure in Italia, in favore Apollo, promettendo un lau-
to compenso. Ma non man-
di vento ci arriverete, potrete attingere il porto; tenne la parola data cosicché
ma non cingerete di mura la città che vi è stata pro- Apollo scatem) una pestilen-
[messa za in tutto il pàese mentre
prima che una feroce fame - giusto castigo Nettuno inviò un mostro
marino che tcrrorizz:tva gli
per averci aggredito- non v'abbia costretto abitanti. P.:r placar~ le ire
320 a rodere coi denti perfino le mense ». delle due divinità, Laome-
Poi levandosi a volo si rifugiò nel bosco. dontc sacrificò la figlia Esio-
Ci si agghiacciò a tutti il sangue per lo sgomento: ne, esponendola al mostro.
Ma Ercole, sopraggiunto, uc-
perdemmo ogni coraggio, e nessuno ormai piu cise il mostro, salvò la fan-
vuole far guerra alle Arpie, ma anzi le invochiamo ciulla con la promessa di a-
325 con molti voti e preghiere, siano divinità vere due cavalli velocissimi.
Anche questa volta Laome-
o solo uccelli schifosi, impetriamo pace da loro. donte non tenne fede alla
Il padre Anchise supplica dal lido a mani giunte promessa e fu ucciso da Er-
i grandi Numi, tra i riti sacrificati: « O Dei cole, che a capo della ~·ittà
rendete vane tali minacce, allontanate pose il tiglio del re, Priamo.
313. Furie: Furie ed Arpie
330 tanta sciagura e benigni salvate un popolo pio! » a volte si identificano, reci-
Quindi comanda di sciogliere la gomena dal lido tando lo stesso ruolo.
e mollare le sartie. Noto, il vento del sud, 320. le mense: erano fo-
cacce rotonde che servivano
tende le vele; si corre sulle onde spumeggianti da piatti e sull.: quali si po-
dove il pilota e la brezza dirigono la rotta. nevano i cibi.

www.scribd.com/Baruhk
106 Canto ten.o

Azr.o (335-362). - Imbar- Azio


catisi, giungono ad .Azio,
presso il tempio di Apollo.
Qui si accampano, offrono 335 Ecco che in mezzo al mare appare Zacinto boscosa,
sacrifici e celebrano solenni Dulichio, Same e Nerito dalle rocce scoscese.
giochi. Enea offre al dio il Fuggimo gli scogli d'ltaca, reame di Laerte,
suo scudo. maledicendo la terra materna del feroce Ulisse.
Ben· presto appaiono le cime nuvolose di Leucate
335-337· Zacinto... Duli-
chio... Itaca: sono isole del 340 ed il tempio di Apollo temuto dai marinai.
mar Ionio. Stanchi ci si dirige a quella meta, approdiamo
338. Ulisse: causa del ma- a quella cittadina, dove gettiamo l'ancora
le maggiore di Troia. dalle prue, allineando le poppe sulla spiaggia.
339· Leucate: oggi capo
Datato, sull'estremo sud del- Poiché si arrivò a terra finalmente, che quasi
l'isola di Leucade, oggi San- 345 piu non lo speravamo, in onore di Giove
ta Maura. ci si purifica, ardendo incenso sugli altari
348. .Azio: lo scopo di
questi giochi improvvisi non e celebrando con giochi alla maniera troiana
è altro che un tributo di le rive d'Azio. Nudi ed unti tutti d'olio
Virgilio id Augusto. Infatti i compagni gareggiano come s'usava in patria,
per celebrare la vittoria ot-
tenuta su Antonio proprio 350 felici d'esser scampati a tante città argoliche,
nel mare di Azio (31 a. C.) d'esser potuti fuggire in mezzo a tanti nemici.
l'imperatore aveva istituito Intanto il sole percorre il grande cerchio dell'anno
dei giochi quadriennali. Qui e l'inverno ghiacciato sconvolge le onde coi soffi
Enea celebra per la prima
volta tali gare in ricordo del di Tramontana. lo attacco alla porta del tempio
quarto anniversario della ca- 355 lo scudo di concavo bronzo portato dal grande Abante
duta di Troia. e vi appongo una dedica che ricordi il mio dono:
351. essere potuti fuggi- ENEA CONSACRA QUESTE ARMI DEI GRECI VINCITORI.
re... : come schiavi di guer-
ra. Poi ordino di lasciare il porto e sedere sui banchi.
. 355· Abante: antico re Battono a gara i compagni il mare fendendo le onde.
di Argo, il cui scudo era 360 Presto persi di vista gli aerei castelli feaci
passato in eredità ad un ni-
pote, ucciso e · depredato e, rasentando le spiagge d'Epiro, entriamo in un porto
sotto le mura di Troia da caonio, per salire all'alta città di Butroto.
Enea.
362. Butroto: oggi Bu-
trinto in Epiro. Incontro con Andromaca ed Elena
INCONTRO CON ANDROMA· Qui ci giunge alle orecchie una notizia incredibile:
CA ED ELENA (363-620). - Eléno, figlio di Priamo, regna su città greche,
Lasciato Azio, giungono a
Butroto nell'Epiro dove ven- 365 impadronitosi insieme dello scettro di Pirro
gono accolti da Eleno, figlio e della sua donna. Cosi Andromaca è ritornata
di Priamo, re del paese. E/e- ancora una volta a un uomo della sua stessa patria.
no ha sposato la vedova del Mi pietrificò lo stupore, arsi dal desidero
fratello Ettore, Andromaca, di parlare all'eroe e di sapere da lui
dalla quale gli esuli sono ri-
cevuti con gioia e commozio- 370 cosi grandi vicende. Mi allontano dal porto
ne e con la quale Enea si lasciando la flotta e la spiaggia. Proprio allora, per caso,

www.scribd.com/Baruhk
Ctmto terzo 107

Andromaca libava solennemente ad Ettore,


al suo ricordo, e gli offriva tristi doni davanti
alla città, in un bosco sacro, vicino all'acqua
trattiene a lungo, ricordando
375 d'un finto Simoenta. Ella invocava i Mani il tempo passato, anche se
sul tumulo vuoto che aveva fOnsacrato al marito, triste e luttuoso Prima di ri-
verde di zolle erbose, con accanto due altari partire, su richiesta di Enea,
fonti di eterne lagrime. Fuori di sé mi vide Eleno, che è grande indovi-
no, con grande ricchezza di
arrivare, vestito di note armi troiane; particolari predice ad Enea
380 ed allora, atterrita da un simile miracolo, ciò che lo attende e gli dà
s'irrigidi, il calore svani dalle sue ossa; consigli sull'itinerario e sul
modo di comportar:i soprat-
svenne e soltanto dopo molto tempo mi disse: tutto con la Sibilla di Cuma
«Sei vero, proprio vero? Ed è proprio il tuo volto e sul tempo in cui dovrà
qudlo che vedo, o figlio di Dea? Sei proprio vivo? fondare la nuova città. Con-
385 E se sei solo un'ombra, dimmi, Ettore dov'è? » gedatosi da Eleno, Enea ri-
prende il mare.
Singhiozzò disperate., gridando. Le rispondo
a stento poche frasi, con voce che la pena 375· finto Simoenta: di
mi ~trozza in gola: «Vivo una vita infelice un fiumicello ch'ella imma-
tra le maggiori sventure. Non dubitare, Andromaca, ginava essere il Simoenta. -
I Mani: le anime diviniz-
390 qud che vedi è reale. Ahi, ma che sorte è la tua zate degli antenati.
vedova di un marito cosi illustre? Od è vero 396. Polissena: figlia di
che ti sarebbe toccata una piu degna fortuna? Priam.o, innamorò di sé A-
chille che la chiese in ispo-
Andromaca di Etto;;e, sei sempre la donna di Pirro? » sa. Mentre si celebravano
Abbassò gli occhi e parlò con voce sommessa: le nozze, Paride con una
395 «O fdice, lei sola pit:i di tutte le altre, freccia uccise l'eroe greco.
Polissena, la vergine liglia di Priamo, immolata Dopo la caduta di Troia,
Pirro immolò Polissena sul-
presso a una tomba nemica sotto le mura di Troia! la tomba del padre.
Felice lei che sola Mn fu tirata a sorte 401. ho partorito: ebbe
fra i vincitori, schia~·a, e non ebbe a calcare un figlio chiamato Molosso.
400 il letto d'un padrone! Dopo l'incendio di Pergamo 404. la lacedemone Er-
mione: figlia di Menelao,
io, trasportata per mari lontani, ho partorito re di Sparta, e di Elena,
in schiaviru, ho sopportato la sdegnosa superbia figlia a sua volta di Leda,
di Pirro, figlio di Achille. Pirro, volendo sposare amata da Giove.
la l!lcedemone Ermione, nipote di Leda, 405. Oreste: figlio di A-
gamennone.
405 diede me schiava al suo schiavo Eléno. Ma. Creste 408. Alla morte ... : l'intri-
infiammato d'amore per la perduta Ermione cato racconto, fitto di nomi,
e spinto dalle Furie, lo colse di sorpresa finisce con il riuscire stuc-
agli altari paterni e lo scannò. Alla morte chevole ed appesantisce l'a-
zione rivelando il solito tri-
di Pirro Eléno ebbe in sorte una parte del regno: buto d'obbligo che il poeta
410 egli chiamò caonii questi campi e Caonia deve fare più che alla storia,
la regione, dal nome di Caone troiano, alla mitologia con tutte le
sue macchinose strutture.
e costru{ sui colli un'altra Pergamo, un'altra 4II. Caone: fratello di
rocca d'Ilio. Ma dimmi, quali destini e venti Eleno.

www.scribd.com/Baruhk
Io8 Canto terzo

guidarono il tuo viaggio? Qual Dio ti spinse ignaro


415 a questi nostri lidi? Che fa il piccolo Ascanio?
Vive, respira? Quando nacque già Troia ...
E si duole talvolta della madre perduta?
Il padre Enea e lo zio Ettore lo incoraggiano
nell'antico valore e nei sensi virili?»
420 Piangeva forte dicendo cosi, e mandava invano
gemiti lunghi, quando l'eroe Eléno, figlio
di Priamo, con molti compagni avanza dalle mura
e ci riconosce: lieto ci conduce in città
418. lo %io Ettore: Etto- versando molte lagrime tra una parola e l'altra.
re era fratello di Creusa,
moglie di Enea. 425 Vado avanti e rivedo una piccola Troia,
427. Scamandro: i due un piccolo Pergamo che copia quello grande,
fiumicelli che corrono vici· un fiumicello asciutto battezzato Scamandro,
no alla nuova città sono e abbraccio il limitare di nuove porte Scee.
battezzati col nome dei due
fiumi troiani, quasi a far Insieme a me i Troiani tutti quanti fruiscono
più viva l'illusione della 430 dell'ospitalità della città alleata.
rinascita di una novella Il re li riceveva sotto spaziosi portici:
Troia. nel mezzo del cortile, davanti a cibi fumanti
428. porte Scee: le porte
occidentali di Troia presso in piatti d'oro, libavano con in mano le tazze.
le quali si erano svolti nel· Passa un giorno ed un ·altro, l'aria chiama le vele
l'Iliade tanti avvenimenti im- 435 e la tela si gonfia del vento che la colma;
portanti.
439· tripodi: vedi verso mi rivolgo al profeta Eléno con queste parole:
u2. - Claro: città dell'A- «O Troiano, divino interprete, ispirato
sia Minore, sede di un ce- dal volere di Febo, che comprendi gli augurii
bre oracolo del dio Apollo.
451. scioglie ... : le bende dei tripodi e dei lauri di Claro, che sai leggere
nel momento del vaticinio 440 nelle stelle, conosci il canto degli uccelli
si toglievano. e i presagi dettati dal loro volo veloce,
452. lui stesso: è un rigi- ti prego, parla (poiché favorevoli oracoli
do cerimoniale che vedremo
puntualmente rispettato in m'han detto tutto il cammino, e i Numi m'han consi-
tutte le situazioni simili. In- di andare in Italia cercando terre remote; [gliato
fatti colui cui era stato dato 445 solo l'arpia Celeno mi gridò un indicibile
dagli dèi il dono della profe-
zia, diveniva per tutta la vi- prodigio, rabbie funeste ed una oscena fame):
ta un sacerdote, legato a dc- quali pericoli devo evitare per primi
terminati riti ed a sacrifici e in che modo potrò superare tanti travagli?»
obbligatori. Solo cosi il dio Allora Eléno dopo avere anzitutto immolato
accoglieva le preghiere e da-
va i responsi per bocca del 450 dei buoi, secondo il costume, implora il favore celeste
suo fedele. Cosi avviene per e scioglie le sacre bende dal suo capo: lui stesso
Elèno, che sacrifica due buoi, mi conduce per mano alle tue soglie, o Febo;
pronuncia la preghiera ritua- eccitato e tremante per la tua grande potenza.
le, s'avvicina al simulacro del
dio ed alfine ne dà l'oracolo Poi il sacerdote canta dalla bocca profetica:
richiesto. 455 « O figlio di una Dea (certamente tu corri

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo 109

per l'alto mare sotto magnifici presagi: 469. Inferno: per Aver-
cosi il re degli Dei regola i Fati, e svolge no, presso Cuma ove si cre-
deva ci fosse l'ingresso del-
le vicende, per ordine) ti spiegherò poche cose l'oltretomba.
tra molte, perché sicuro percorra i mari stranieri 470. Circe: la maga, fi-
460 approdando alla fine in un porto d'Ausonia: glia di Sele, protagonista
le Parche mi proibiscono di saperne di piu nel X dell'Odissea di un
e la Saturnia Giunone mi vieta di parlarne. famoso episodio. Abitava
sul promontorio del Circeo.
Anzitutto l'Italia, che tu credi vicina 474· fiume remoto: il Te-
e di cui ignaro ti accingi a toccare i prossimi porti, vere. - elce: specie di quer-
46S è separata da te da una strada lunghissima, cia selvatica.
difficile e pericolosa, da molte terre. Il tuo remo 483. Tu fuggi queste ter-
re ... : le vicine coste della
dovrà prima stancarsi nel mare di Trinacria, Magna Grecia, abitate da
le navi tue correranno sulla distesa del mare popolazioni nemiche.
dell'Ausonia, vedranno i laghi dell'Inferno 486. i Locresi di Nàrice:
470 e l'isola di Circe prima che sia possibile i Locresi avevano parteci-
pato alla guerra di Troia
fondare una città su una terra sicura. condotti da Aiace d'Oileo.
Il segno sarà questo, tienilo bene a mente: Al ritorno, lasciata la loro
quando tu preoccupato per le molte fatiche patria Nàrice, sbarcarono in
in riva a un fiume remoto scoprirai sotto un elce Calabria e fondarono la cit-
tà di Locri.
41S una candida 5crofa stanca del parto, distesa 487. Idomeneo: vedi ver-
per tc:rra vicino all'acqua, enorme, con ben trenta so 149·
candidi porcellini intorno alle mammelle. 488. Filottete: compagno
allora avrai trovato il luogo della città, e scudiero di Ercole, che
prima di morire gli conse-
e H sarà il riposo sicuro dei tuoi travagli. gnò le frecce tinte nel san-
480 Non devi spaventarti di Celeno, del triste gue dell'Idra, facendosi pro-
augurio delle mense: i Fati troveranno mettere che le avrebbe na-
il modo di salvarti, Febo ti aiuterà. scoste e non ne avrebbe ri-
velato il luogo. Iniziata la
Tu fuggi queste terre, questa spiaggia vicina guerra di Troia, l'oracolo va-
della costa italiana che il nostro mare bagna: ticinò la presa della città sol-
48S tutte le sue città sono abitate da Greci. tanto se fossero rinvenute le
Vi hanno elevato mura i Locresi di Nàrice, frecce di Ercole. Filottete si
lasciò persuadere a prenderle
Idomeneo di Lieto con le sue truppe ha occupato dal nascondiglio e a portar-
i campi salentini e Filottete, re le a Troia. Ma nell'isola di
di Melibea, ha cinto d'un muro la sua piccola Lemno, mentre sostava, fu
morso da un serpente ed ab-
490 Petelia. Quando al termine del tuo viaggio la flotta bandonato dai suoi per il fe-
sarà arrivata oltre i mari e infine si fermerà, tore insopportabile della fe-
tu innalzerai altari sul lido, renderai grazie rita. Qui rimase dieci anni
a pagare il fio della mancata
promessa ad Ercole, poi ven-
460. Ausonia: altro no- 462. la Saturnia Giuno- ne portato a Troia, guarl per
me dell'Italia, datole da ne: la dea vieta ad Eleno merito del medico Macaone
Ausonio, figlio di Ulisse e di parlare dell'avventura ed uccise Paride con una
di Calipso, che venne a sta- cartaginese. delle famose frecce. Di ritor-
l:>ilirsi in Italia. 467. Trinacria: la Sicilia. no a Troia sbarcò in Cala-

www.scribd.com/Baruhk
no Canto tmo

agli Dei, scioglierai il tuo voto solenne:


ma. non dimenticare di coprirti i capelli
bria e fondò Petelia, oggi 495 e il capo d'un manto purpureo, perché
Strongoli. qualche volto nemico non venga tra i fuochi
495· manto purpureo: era a turbare i presagi. I tuoi compagni osservino
uso dei sacerdoti romani co- sempre questo costume nei riti religiosi,
prirsi il capo di veli purpu-
rei, mentre sacrificavano. Qui osservalo tu stesso e, piu tardi, i nipoti.
Virgilio vuoi fame risalire 500 Ma quando il vento t'avrà avvicinato alla costa
la tradizione ad Enea. della Sicilia, e la porta dello stretto Pdoro
501. Peloro: lo stretto di s'aprirà innanzi a te, tu tieniti a sinistra
Messina. e gira intorno all'isola, fuggi la terra e il mare
512. Scilla: Scilla, bellis-
sima ninfa, innamorata di di destra. Un tempo, dicono, quello stretto non c'era,
Glauco, si rivolse alla ma- 505 i due paesi erano uno, senza l'interruzione
ga Circe per averne un fil- causata da una forza immensa e da un'enorme
tro propiziatorio. Circe che
amava anche lei il giovane, rovina (cosi il tempo può mutare le cose);
le preparò un liquido magico il mare penetrò violentemente in terra,
che versò in una fontana separò con le onde i campi dell'Esperia
nelle acque della quale fece 510 da quelli siciliani, e scorre ribollendo
immergere la ninfa, che di
colpo si cambiò in un mo- come un fiume impetuoso tra le città e i coltivi
stro con sei teste di cane divisi da due spiagge. Scilla sta sulla destra;
che latravano di continuo. l'implacata Cariddi sulla sinistra: tre volte
Scilla, disperata, si gettò in dal suo profondo baratro inghiotte i vasti flutti
mare e si nascose in una
grotta, usc~done soltanto SlS nell'abisso, e di nuovo in alternanza li leva
per assalire e divorare i na- verso il cielo e percuote con le onde le stelle.
viganti. Invece Scilla, nascosta in una cieca caverna,
,513. Cariddi: donna vio-
lenta e ladra che sottrasse sporge la testa e trascina le navi conti'o gli scogli.
ad Ercole i buoi di Ercole. La parte superiore del suo corpo ha un aspetto
Fu mutata da Giove in un 520 umano, fino all'inguine è una bella fanciulla
mostro che abitava le pro- dal petto sodo; il resto è un gran mostro marino
fondità marine di fronte a
Scilla. con code di delfino e un ventre di lupo.
524. il capo di Pachino: ~ molto meglio per te costeggiare pian piano
oggi capo Passero, estrema il capo di Pachino e fare un giro lungo
punta sud-orientale della Si- 525 piuttosto che vedere anche una sola volta
cilia.
527. del guaito dei cani az- l'informe Scilla sotto la sua vasta caverna
zurri: bella immagine poeti- e le rocce che suonano del guaito dei cani
ca. Le onde che si frangono· azzurri. E adesso ascolta. Se Eléno vede lontano,
sugli scogli, paiono mute di
cani che si avventino sulla se è vero che è profeta, se Apollo mi riempie
pr.eda. 530 l'anima di verità io ti prescriverò,
533· adora innanzitutto. .. : o figlio di una Dea, soltanto questo, solo
è Giunone la grande nemica una cosa per tutte e la ripeterò
che occorre placare a tutti
i costi perché l'impresa va- sempre e sempre, ammonendoti: adora innanzitutto
da a buon fine. la potente Giunone, grande Dea, volentieri

www.scribd.com/Baruhk
Cttnto ten.o n I

S3S innalza voti a Giunone, vincendola con doni


e suppliche; cosi arriverai vittorioso,
lasciata la Trinacria, ai confini d'Italia.
Quandò, giunto colà, sarai approdato a Cuma,
ai laghi sacri, all'Averno risonante di boschi
540 e di vento che scorre tra quei boschi, vedrai
la Sibilla, invasata, che ai piedi d'una rupe
predice i Fati e affida nomi e cifre alle foglie.
Tutte le profezie scritte sopra le foglie
la vergine le mette in ordine e le lascia
545 chiuse nella caverna. Restano ferme, H,
in bell'ordine. Ma quando un debole vento
s'infiltra dalla porta spalancata, o il battente .538. Cuma: fu la prima
medesimo nell'aprirsi produce un po' di corrente, colonia greca in Italia, fon-
data dai Calcidesi d'Eubea
quelle tenere foglie si scompigliano, volano nell'viii secolo a. C. Fioren-
S50 nell'aria ricadendo di qua e di là. La Sibilla te centro di commerci e pOr-
non si cura di prenderle mentre lievi svolazzano to famoso, dominava tutto
per tutta la caverna, non le rimette a posto il territorio della Campania.
Respinse gli attacchi degli
come prima, per ordine: chi è venuto a sentire Etruschi, ma dovette sotto-
il suo destino va via senza risposta, ed odia mettersi prima ai SanQiti,
555 e maledice la sede della Sibilla cumana. poi a Roma.
.54 I. Sibilla: figlia di Glau-
Non temere di perdere un po' di tempo a Cuma, co, che aveva avuto da A-
anche se i tuoi compagni protestano, e c'è fretta pollo il dono della profezia
di partire, di spingere le vele in alto mare, e risiedeva nei dintorni di
e i venti son favorevoli: corri dalla Sibilla, Cuma. Sibilla in genere era
il nome che i Greci davano
560 supplicala di dirti l'avvenire. E non scriva a certe donne che possede-
parole sulle foglie, ma ti parli lei stessa vano la capacità di profetare
con lt sua stessa voce. Vedrai: ti spiegherà quando erano invasate dal
i popoli d'Italia e le guerre a venire Nume. Oltre alla Cumana,
le più celebri furono la
e in che modo tu possa evitare gli ostacoli Marpesiana che viveva sul
S6S o superarli. Ma tu devi pregarla, farle fianco del monte Ida, in
onore: ti darà un viaggio felice. Asia Minore; e la Sibilla
d'Eritrea, chiamata Erofile.
Queste sono le cose che alla mia voce è permesso 573· lebeti di Dodona:
riferirti. Ora va', porta con le tue gesta grandi vasi di bronzo, che
la grande Troia in alto, levala sino al cido ». era in uso appendere alle
570 Dopo avermi parlato cosi con voce amica, querce circostanti il tempio
di Giove in Dodona nell'E-
Eléno fa portare regali alle mie navi, piro. Percotendoli, dal suo-
oro ed avorio; ammucchia nelle mie stive argento no ch'essi emettevano, i !a-
in gran copia, !ebeti di Dodona e mi dà cerdoti traevano i vaticint.
una lorica intrecciata di tre catene d'oro 574· lorica: corazza.
576. Neottolemo: un $0·
515 ed un elmo bellissimo con un pennacchio ondeggiante, prannome di Pirro che si-
armi di Neottolemo. Anche mio padre riceve gnifica «nuova guerra».

www.scribd.com/Baruhk
n 2 Canto terzo

,58r. Anchise intanto ... : è doni particolari. Eléno in piu vi aggiunge


la prima volta che il padre
si sostituisce al figlio nel da- dei cavalli, procura piloti che conoscano
re ordini e nel predisporre l'Adriatico bene, completa gli equipaggi,
la partenza della spedizione. 580 rifornisce di armi i miei buoni compagni.
Prima s'era accontentato di
consigliare. Forse è lo spi- Anchise intanto ordinava di allestire la flotta
rare del vento favorevole e preparare le vele, per non perdere il vento
che gli fa prendere l'inizia- favorevole. A lui l'interprete di Febo
tiva. si rivolge con molto ossequio: «O Anchise, degno
,586. per due volte ... : An-
chise è chiamato da Elèno 585 della superba Venere, protetto dagli Dei,
« con molto ossequio » pre- per due volte strappato alla rovina di Troia:
diletto dagli dèi, non soltan- l'Ausonia è là, di fronte, raggiungila con le vele.
to perché marito di Venere, Eppure è necessario che la oltrepassi, vagando
ma anche perché era soprav-
vissuto tanto alla rovina di sul mare: quel cantuccio d'Italia che vi spetta,
Troia ad opera di Ercole 590 come ha promesso Apollo, è ancora molto lontano.
quanto a quella recente per Tu naviga, felice dell'amor di tuo figlio!
mano dei Greci. Naviga! Ma perché m'attardo a chiacchierare
.590. è ancora molto lon-
tano: Elèno in sintesi rife- mentre i venti si levano propizi? Navigate! »
risce ad Anchise il vaticinio. Allora Andromaca, triste per quell'estremo addio,
Dà la certezza di giungere 595 porta al piccolo Ascanio i suoi doni, vestiti
in Italia, ma lo preavverte ricamati con fili d'oro, e un mantello frigio:
del molto tempo che ancora
avanza e che i fuggitivi do- « Prendi questi regali, o fanciullo, in ricordo
vranno affrontare tra mille delle mie mani, in memoria dell'amore di Andromaca
difficoltà. Poi quasi a voler- moglie d'Ettore. Prendi gli ultimi doni dei tuoi
lo consolare, gli tesse l'elogio
del figlio amoroso. In queste 600 o tn che tanto assomigli al mio Astianatte, che sembri
ultime parole c'è forse ce- davvero il suo ritratto! Aveva il tuo stesso viso,
lato l'annunzio della morte gli stessi occhi e le mani; aveva la stessa età;
vicina; come se dicesse: se vivesse sarebbe come te, adolescente».
« Goditi, finché lo puoi, la
compagnia e l'amore di E- Io partendo dicevo a loro tra le lagrime:
nea, perché fra poco dovrai 605 «Vivete felici, o voi la cui sorte è compiuta:
abbandonarlo ». mentre noi da un pericolo siamo chiamati a un altro.
596.mantello frigio: man- Avete alfine la pace, non dovete solcare
tello di lana, ricamato d'oro.
.599· Moglie di Ettore:
nessuna distesa marina, non dovete cercare
quantunque ella sia moglie i campi dell'Ausonia che si allontanano sempre!
di Elèno, il suo cuore e il 610 Avete un nuovo Xanto ed una nuova Troia
suo pensiero, sono legati in- eretta da voi stessi, mi auguro con auspici
dissolubilmente alla memo-
ria del grande eroe. migliori e meno esposta alle armi dei Greci.
60,5. è compiuta: Eleno e Se entrerò mai nel Tevere, nei campi ch'esso bagna,
Andromaca, dopo tante vi- e vedrò la città promessa alla mia gente,
cissitudini, otmai hanno con- 615 faremo si che l'una e l'altra Troia, l'italica
quistato nuovamente la pa-
ce e la serenità. e l'epirota, congiunte da tanto tempo per sangue,
6xo. Xanto: altro nome discendenti da Dardano entrambe, passate
dello Scamandro. entrambe attraverso le stesse vicende,

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo

siano una sola Troia nel piu profondo del cuore: L'ITALIA (621-694). - Al-
620 spetta ai nostri nipoti mantenere l'impegno». l'alba, dopo una notte di na-
vigazione, vedono apparire
di lontano le coste italiane.
«Italia, Italia» è il grido
L'Italia unanime ed esultante di tut-
ti. Costeggiata la Calabria,
Avanziamo sul mare fin presso ai monti Cerauni giungono, sfuggendo a Scilla
da dove la via per l'Italia attraverso le onde è piu breve. e Cariddi, in vista dell'Etna,
la terra dei Ciclòpi.
Intanto il sole tramonta e le montagne si fanno
azzurre d'ombra. Dopo aver tirato a sorte 621. monti Cerauni: cate-
625 chi dovesse restare di guardia accanto ai remi na di monti che terminavano
in un promontorio che chiu-
ci sdraiamo vicino all'acqua, in grembo alla terra deva la baia di Valona.
desiderata, e qui e là stesi sul lido asciutto 623. Intanto: «sol ruit
ristoriamo le forze; il sonno cola nei nostri intera et montes umbrantur
corpi stanchi. La Notte condotta dalle Ore opaci ». Virgilio si sofferma
di tanto in tanto, nel corso
630 non era ancora giunta a metà del suo corso, della narrazione, a contem-
quando svelto il nocchiero Palinuro si leva plare la bellezza del creato
dal giaciglio ed interroga tutti i venti, ascoltando ed a rendercela con brevi
i rumori dell'aria; guarda tutte le stelle pennellate sapientissime, che
ci ricordano il grande poeta
che corrono nel cielo silenzioso, Arturo, georgico e bucolico.
635 le Iadi piovose, le due Orse ed Orione 634. Arturo ecc.: vedi
dall'armatura d'oro. Quando vede che tutto canto I, verso 875.
642. Acate: il ben noto
è calmo nel cielo sereno dà un chiaro segnale amico di Enea.
dalla poppa: leviamo presto l'accampamento 643. l'Italia, l'Italia: l'ap-
e ci mettiamo in viaggio spiegando le vele. parizione della mèta tanto
640 Già rosseggiava l'Aurora ponendo in fuga le stelle agognata è preparata da Vir-
gilio sapientemente, come un
quando laggiu vediamo delle oscure colline accorto regista che vuoi trar-
e bassa bassa a fior d'acqua l'Italia. Acate per primo re dalla scena il massimo ef-
urla a gran voce: «L'Italia!»; «L'Italia' ì> gridano fetto. Dopo una notte tra-
in segno di saluto i compagni festanti. [lieti scorsa in un sonno inquieto
e breve, al segno di Palinu-
645 Allora il padre Anchise incornò di fiori ro tutti si imbarcano, si-
una gran coppa piena di vino puro e invocò lenziosi e veloci, guardando
gli Dei stando diritto sul castello di poppa: le grandi costellazioni che
brillano nell'azzurro cupo. Si
« Dei potenti sul mare, la terra e le tempeste, naviga con tutte le vele al
dateci un viaggio facile in favore di vento vento per alcune ore. Poi
650 e spirate propizi! » La brezza cresce, un porto all'improvviso quando l'Au-
già vicino s'allarga e il tempio di Minerva rora incomincia a tingere di
porpora l'oriente, ecco ne-
appare su un'altura. I naviganti girano reggiate da !ungi la costa
le prore verso il lido e ammainano le vele. italica ed ecco prorompere
Il porto si curva in arco contro il mare d'oriente, da mille petti il fatidico an-
nunzio di « Italia, Italia ».
655 due promontori schiumano sotto l'urto delle onde 650. un porto: è il porto
e il porto vi sta nascosto; gli scogli come torri di Venere presso Otranto;
proiettano due braccia che sembrano muraglie; oggi si chiama Badisco.

www.scribd.com/Baruhk
II4 Canto terzo

659. un primo augurio: il tempio è lassu in alto, ben lontano dal mare.
gli antichi tenevano in gran Ed ecco un primo augurio: in mezzo all'erba d'un
conto quando sbarcavano l'a· 660 vidi quattro cavalli bianchi come la neve [prato
spetto delle cose che vede·
vano e ne traevano buoni o intenti a pascolare. Allora il padre Anchise
cattivi auspici. In questo ca· disse: «O terra ospitale, tu ci porti la guerra:
so vedere cavalli bianchi si- è per la guerra che s'armano i cavalli. Sebbene
gnificava un felice presagio
per quanto riguardava il co- talvolta si lasciano aggiogare ai carri
lore: i cavalli potevano si- 665 e sopportino il freno; speriamo nella pace! »
gnificare guerra vicina se- Preghiamo allora la santa divinità di Minerva
guita poi da opere di pace. dalle armi risonanti, che per prima ci accolse
676. Taranto: fu colonia trionfanti; coprendo il capo con un velo
di Sparta e si diceva che fos-
se stata fondata da Taras, frigio stiamo davanti al fuoco degli altari
figlio di Ercole. 670 e, secondo il consiglio che Eléno ci aveva dato
677. il tempio di Lacinia: - il piu importante - , facciamo sacrifici rituali
il promontorio· di Lacinia, ora a Giunone Saturnia, protettrice di Argo.
capo delle Colonne, ove sor-
geva un tempio dedicato a Compiuto il rito in ordine, subito, senza indugiare
Giunone. si manovran le antenne delle vele e lasciamo
678. Caulone e Squillace: 615 qucti campi pericolosi, sede di tanti Greci.
Caulone, l'attuale Castro Ve- Scorgiamo Taranto porto d'Ercole, se è vera fama,
tere. - Squillace: si chiama-
va e si chiama il grande gol- dall'altra parte si leva il tempio di Lacinia,
fo, molto temuto dai marinai le rocche di Caulone e Squillace che rompe
per le forti correnti che lo le navi. Di lontano vediamo alzarsi dall'acqua
agitano. la siciliana Etna, sentiamo in lontananza
680
68o. Etna: a chi proviene
dallo Ionio l'Etna appare di il gemito immenso del mare che percuote gli scogli
lontano come se sorgesse dal e si rompe sui lidi, i bassifondi s'agitano,
mare. la sabbia è sconvolta dal fiotto della marea.
«Eccola la famosa Cariddi- disse Anchise:
ACHEMENIDE E r CrcLÒPI 685 - Eléno prediceva queste orribili rocce. ·
(695-827).- Dopo una notte Fuggiamo via, compagni; curvatevi insieme sui remi ».
di spaventose eruzioni del
vulcano, al mattino vedono Gli ordini sono eseguiti: Palinuro per primo
apparire un uomo macilen- volse verso sinistra la prora cigolante,
to: è Achemenide, un com- tutti andammo a sinistra a forza ·di remi
pagno che Ulisse ha abban-
donato durante la precipito- 690 e con le vele al vento. Gonfiandosi i cavalloni
sa fuga per sfuggire le ire di ci alzarono sino al cielo, poi l'onda risucchiata
Polifemo. I Troiani lo accol- ci calò nell'abisso, sino ai profondi Mani.
gono sulle loro navi ed han- Pèr tre volte gli scogli mandarono un grido,
no appena il tempo di im-
barcarsi e di sfuggire alle vedemmo per tre volte la spuma bagnare le stelle.
ire del Ciclòpe che li ha sen-
titi e li insegue con gli altri Achemenide e i Ciclòpi
suoi fratelli.

696. ai lidi dei Ciclopi: 695 Vento e sole calarono; stanchi, senza conoscere
tra Catania e Acireale. il cammino, approdiamo ai lidi dei Ciclopi.

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo n5

Il porto, non turbato dal vento, è vasto e tranquillo,


ma H vicino l'Etna tuona con spaventose
rovine; a volte erutta sino al cido una nube
700 nera, spire di fumo e di cenere ardente,
leva globi di fiamme a lambire le stelle;
a volte scaglia macigni, strappando via di slancio 7o6. Encelado: uno dei gi-
ganti ribelli a Giove che lo
le viscere dd monte, travolgendo nell'aria fulminò e lo seppelll sotto
con un gemito rocce liquefatte, bollendo l'Etna.
705 nel fondo del suo cuore. Si dice che la montagna 719. Lucifero: la stella ap-
schiacci il corpo di Encelado mezzo bruciato dal fulmine, portatrice di luce.
che opprimendo quel corpo il pesantissimo Etna 722. una figura incredibi-
le: nell'aggettivo sta la sor-
spiri dai rotti crateri fiamme e ardenti lapilli: presa e Io stupore da cui
si dice che tutte le volte che Encelado, stanco sono colti i Troiani all'ap-
710 di quel peso, si muove, cambia fianco, si gira, parizione di questa stranissi-
ma figura. Come pensare
con un rombo si- scuota l'intera Sicilia che in un luogo simile, scos-
ed il cielo si copra di nerissimo fumo. so di continuo da boati tre-
Durante tutta -la notte, coperti dalle selve mendi e da terremoti pro-
sopportiamo gli orrendi fenomeni, senza vedere fondi, tra un cadere di la-
pilli e di cenere, sotto un
115 la causa di quel frastuono. Infatti non brillavano cielo che era una nuvola so-
i fuochi delle stelle, il firmamento era scuro la, tra boschi fitti ed inospi-
e il cielo una nuvola sola, la notte piu profonda tali, potesse vivere un essere
teneva nascosta la luna in un foltissimo nembo. umano? Si potrebbe pensare
a mostri, a fiere, ad animali
Il giorno dopo al primo spuntare di Lucifero, di qualunque specie, non ad
no quando l'Aurora aveva appena rimosso dal cielo un uomo. Ecco perché tutti
l'umida ombra, a un tratto veruìe fuori dal bosco Io guardano increduli.
725. Lo nasconde: la de-
una figura incredibile, smunta dalla magre?..za scri2ione del nuovo venuto
e vestita di stracci: è un uomo sconosciuto· è accurata e nello stesso tem-
che tende supplichevole le mani verso il lido. po incisiva. Magrezza spa-
125 Ci volgiamo a guardarlo. Lo nasconde un'estrema ventosa, sporcizia, barba lun-
ghissima, stracci per abiti,
sporcizia ed una barba lunghissima, ha i vestiti tenuti assieme da spini: la
a brandelli tenuti assieme con delle spine, classica figura del naufrago
ma è certamente greco, uno di quei soldati o dello sbandato.
732. si fermò: è una rea-
che un tempo mossero guerra alle mura di Troia. zione istintiva ed incontrol-
730 L'uomo appena s'accorse da lunge che eravamo lata. L'uomo non si è anco-
vestiti alla moda dardania e con armi troiane ra scrollato di dosso il ri-
esitò un poco, atterrito, e si fermò: poi subito cordo funesto di dieci anni
di guerra sotto le mura di
corse precipitoso verso la spiaggia e piangeva Troia. Poi vince in lui giu-
e supplicava: « O J:roiani, vi prego per le stelle, stamente la necessità di non
735 per i Numi, per questa luce che si respira lasciarsi sfuggire questa che
nel cielo, portatemi via in qualunque paese: potrebbe essere l'unica sua
occasione di salvezza, anche
mi basterà. Lo so, sono un Greco, ho seguito a costo di affidarsi a dei ne-
la flotta, lo confesso, ho portato la guerra mici.

www.scribd.com/Baruhk
u6 Canto terzo

ai Penati di Troia. Questo per voi è un delitto


740 che non si può tollerare? Gettatemi a pezzi nelle onde,
allora, affogatemi in mare. Se devo proprio morire
voglio almeno morire per mano di esseri umani! »
Gettandosi per terra s'aggrappò ai nostri ginocchi.
Noi lo esortiamo a dire chi sia, da quale sangue
74S sia nato, da quale sorte sia stato perseguitato.
Lo stesso padre Anchise gli dà pronto la mano
in pegno di fiducia. Allora, rassicurato,
746. Lo stesso padre An- dice: « Son nato ad Itaca, compagno del misero Ulisse,
chise: tocca al vecchio re
tendere la mano al suppli- il mio nome è Achemenide, sono partito per Troia
cante e confortarlo per pri- 750 fuggendo la povertà di mio padre Adamasto
mo. Egli ha capito subito (volesse il cielo che fossi rimasto povero in patria!).
la disperazione del greco e I miei smemorati compagni, fuggendo in tutta fretta
nelle sue parole ha colto I'ac-
cento della sincerità e dell'u- dalle soglie crudeli dell'antro del Ciclope,
miltà. Per questo si affret- m'hanno lasciato qui. La grotta del Ciclope
ta a rassicurarlo, commosso 7SS è tutta piena di marcia, di carni insanguinate,
dalla preghiera e certo dalla
verità dei suoi accenti. e dentro è oscura, enorme. Lui è cosi alto che tocca
748. misero Ulisse: infeli- le stelle sublimi (o Celesti, liberate la terra
ce perché, come Enea, sarà da un simile flagello!), nessuno può vederlo,
costretto ad andare ramingo nessuno può parlargli. Si ciba delle viscere
per tutti i mari prima di ri-
tornare in patria. 760 e del sangue dei miseri che riesce a acchiappare.
749· Achemenide: il per- L'ho veduto io stesso sdraiato in mezzo all'antro
sonaggio e l'episodio sono prendere con una mano enorme due dei nostri
invenzione di Virgilio, per- e sfracellarne i corpi contro la dura roccia,
ché tra i compagni noti di
lllisse nessuno corrisponde a far ruscellare il sangue per tutto il pavimento;
tal nome. 765 l'ho veduto io stesso masticare quei corpi
753· antro del Ciclope: si gocciolanti di sangue; le membra ancora tiepide
accenna al famoso episodio
narrato da Omero nel can- palpitavano sotto i suoi denti spietati.
to IX deli'Odissea e che ha Ma la pagò: che Ulisse non poté sopportare
come protagonista Polifemo. un simile delitto e non dimenticò,
I Ciclopi erano figli di Ura- 770 nel pericolo estremo, la sua sottile astuzia.
no e della Terra e venivano
raffigurati come pastori gi- Poiché quando il Ciclope fu pieno di cibo e di vino
ganteschi con un solo occhio non riusd a tener dritta la testa, si sdraiò
in mezzo alla fronte. Secon- gigantesco nell'antro, vomitando nel sonno
do la leggenda essi lavora- sangue, brani di carne e vino sanguinoso:
vano anche nelle fucine di
Vulcano e fabbricavano i 775 allora, pregati gli Dei e tratte a sorte le parti,
fulmini di Giove. lo circondammo, bucammo con un palo appuntito
755· di marcia: di mar- il solitario occhio che gli stava nascosto
ciume.
ns. scudo argivo: era ro- sotto la fronte torva, come uno scudo argivo
tondo e copriva quasi tutto o come il disco del sole: cosi vendicammo
il corpo. 780 finalmente, contenti, le Ombre dei compagni.

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo II7

Ma fuggite, o infelici, fuggite e tagliate 787. e le munge: è l'uni-


la fune che vi lega alla spiagg~a ... co tocco di umar.ità questo
del mungere le pecore man-
Almeno cento altri orribili Ciclopi suete in un mostro tutta fe-
abitano su questi curvi lidi, qua e là, rocia e violenza bestiale. La
785 ed errano per gli alti monti, tutti grandissimi, rievocazione da parte di
spaventosi e feroci, eguali a Polifemo Achemenide di quello che si
era svolto nell'antro di Po-
che chiude nella caverna le pecore e le munge. lifemo è soltanto una palli-
Già da tre mesi io vivo stentatamente nei boschi, da sintesi del lungo raccon-
tra nascondigli deserti e covili di fiere, to di Omero, ma servirà a
Virgilio per far lo ent rare in
790 e da una rupe vedo in lontananza i Ciclopi scena al momento opportu-
enormi, tremo al suono dei loro passi pesanti no con novità ed originalità
e della loro voce. I rami delle piante di rappresentazione.
mi danno un povero cibo, bacche e dure corniole, 788. da tre mesi: direm-
mi nutro di radici. In guardia sempre, spiando mo noi da appena tre mesi
Achemenide vive in solitudi-
795 dappertutto, ho veduto subito questa flotta ne e già è ridotto ad una lar-
avvicinarsi al lido. A lei mi sono affidato va d'uomo. Il perché lo si
ciecamente: mi basta sfuggire ai nefandi Ciclopi. spiega benissimo con l'ango-
scia continua che ha tormen-
Toglietemi pure la vita con qualunque supplizio». tato lo sventurato costrin-
Aveva appena parlato che sulla cima d'un monte gendolo a rintanarsi in na-
800 vediamo Polifemo muoversi tra le pecore scondigli sempre nuovi, a ci-
con tutta la mole del corpo, avviandosi alla spiaggia. barsi di radici e di bacche
con il timore continuo d'es~
Gli manca la vista, è un mostro deforme, smisurato; sere visto e scoperto da uno
avanza tenendo in mano il tronco d'un pino, che serve degli orrendi mostri, cattu-
a dar fermezza ai suoi passi, gli stanno intorno le pecore, rato e divorato come era ac-
805 unico suo piacere, unico suo conforto ... caduto a tanti suoi compa-
gni, di cui egli ha conserva-
Giunto al mare, toccato che ebbe i flutti profondi, to un atroce ricordo.
lavò il sangue che usciva dall'occhio vuoto, gemendo 8q. un immenso grido:
e digrignando i denti. Cammina in mezzo al mare il commento a questo grido
disumano che è di rabbia, di
e l'acqua non gli bagna nemmeno i fianchi altissimi. furore; di disperazione e di
810 Noi ci affrettiamo a fuggire trepidando di là impotenza insieme, è molto
non senza aver raccolto meritamente il Greco, difficile. Non si tratta di un
tagliamo zitti zitti la fune, ci chiniamo artificio retorico da parte di
Virgilio e basterebbe per ac-
sui remi e fendiamo il mare vogando a tutta forza. certarcene leggere gli esame-
Polifemo senti e alla cieca arrancò tri seguenti « clamorem im-
815 verso il rumore. Ma quando capi che non poteva mensum tollit, qua pontus
afferrarci o inseguirei attraverso lo Jonio, et omnes - contremuere
undae, penitusque exterrita
levò un immenso grido. Ne tremarono il mare tellus - I taliae curvisque
e le onde, la terra d'Italia ne fu atterrita, immugiit Aetna cavernis ».
l'Etna muggf dal fondo delle sue curve caverne. 822. Vediamo atlineatt:
820 Allora la razza dei Ciclopi, chiamata splendida rappresentazione
di un realismo schietto, av-
fuori dai boschi e dei monti, si precipita al porto vivata dal paragone che tut-
e riempie la spiaggia. Vediamo allineati ta la illumina.

www.scribd.com/Baruhk
n:8 Canto teno

LA MORTE DI ANCHISB sul lido quei fratelli etnei, che inutilmente


(828-876). - Il vento spinge ci guardano con occhio minaccioso, le teste
le navi troiane verso sud.
Oltrepassata l'isola di Orti- 82S alte che toccano il cielo, riunione orrenda: sembrano
gia e costeggiando le coste aeree quercie o cipressi, dai frutti in forma di coni,
della Trinacria, giungono fi- dritti sull'alta cima, bosco sacro a Diana.
nalmente a Drepano. Qui
muore il vecchio Anchise,
provato da tante emozioni e
da tante fatiche. Abbando- La morte di Anchise
nata Drepano, la tempesta
suscitata da Giunone ed Eo- Una tremenda paura ci spinse a slegare
lo li costringe a prendere ter- precipitosamente le sartie, per fuggire
ra in Libia. Cosi ha termine
il lungo racconto di Enea a 830 dovunque sia, spiegando le vele ai venti propizi.
Didone ed ai convitati. Ma il vaticinio di Eléno ci ordina di evitare
la rotta tra Scilla e Cariddi, troppo vicina alla morte;
834. Borea: vento setten-
trionale, altrimenti detto decidiamo di correre indietro, verso l'est.
Aquilone. Ecco che arriva Borea dallo stretto Peloro.
835. Pantagia: torrente 83S Siamo salvi! Voliamo oltre il fiume Pantagia
presso Lentini, oggi chiama- che si scava una foce nella roccia, oltre il golfo
to Porcari.
836-837. golfo di Megara: di Megara, oltre Tapso. Ci indicava quei luoghi,
di Augusta. - T apso: la pe- per dove era passato in senso inverso, Achemenide
nisola di Bagnoli. compagno di sventura dell'infelice Ulisse.
841. Plemirio: punta del 840 Distesa innanzi al golfo di Sicilia, di fronte
Gigante.
842. Ortigia: isoletta uni- al Plemirio battuto dal mare, giace un'isola
ta con un ponte a Siracusa. chiamata dagli antichi Ortigia. Si racconta
843. Alfeo: narra la leg- che Alfeo, fiume dell'Elide, si sia aperto una strada
genda che il cacciatore Al- segreta, sotto le onde, fin là; adesso scorre
feo s'innamorò della ninfa
Aretusa che per sfuggirgli 84S insieme a te, Aretusa, si confonde nel mare
invocò Diana, che la mutò per la tua stessa foce. Secondo gli ordini avuti
in una fonte mentre trasfor- veneriamo le grandi Divinità del luogo;
mava il cacciatore in un fiu- oltrepassando quindi i campi resi fertili
micello. Ma l'amore di Alfeo
fu tanto vero e tenace che dalle alluvioni del fiume Eloro, rasentiamo
per raggiungere l'amata, at- 8SO gli alti balzi e le rocce sporgenti di Pachino.
traversò il mare senza me- Da lontano ci appare Camarina, che i Fati
scolare le sue acque con vollero non mutasse, e le campagne geloe
quelle salate e giunse nel-
l'isola Ortigia, dove si unl con la grandissima Gela, cosi detta dal nome
alla fonte Aretusa. del fiume che la bagna. Ci mostra in lontananza
849. Eloro: oggi Atellaro 8SS le sue mura possenti l'ardua, eccelsa Agrigento
che sbocca presso Pachino. un tempo produttrice di generosi cavalli.
851. Camarina: oggi Torre
Camarina. La leggenda vuo-
le che l'oracolo avesse proi-
bito di prosciugare la palu- lenziali. Gli abitanti non lo 8,6. generosi cavalli: fa-
de che circondava la città e ascoltarono e coslla città fu mosi nell'antichità per la lo-
che emanava miasmi pesti- facile preda dei nemici. ro velocità e resistenza.

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo II9

Sull'ala dei venti propizi ti lascio, o Selinunte


piena di palme, e sfioro i banchi pericolosi,
irti di scogli nascosti, del capo Lilibeo.
860 Alla fine mi accolgono il porto e la triste spiaggia
di Trapani: dopo aver superato
tante fatiche, tante burrasche del mare,
ahimè perdo mio padre, unico conforto
d'ogni sventura, d'ogni preoccupazione. Qui
86S tu mi abbandoni stanco, ottimo padre, ahimè
strappato invano a tanti ed estremi pericoli! s,7. Selinunte: oggi fa-
E l'indovino Eléno, che pure mi avverti mosa, come Agrigento, per
le grandiose rovine di tem-
di molte cose tremende, non mi aveva predetto pli ed edifici d'origine greca.
questo lutto; nemmeno la crudele Celeno s,9. capo Lilibeo: ove og-
870 me lo aveva annunziato! Fu l'ultima mia prova, gi sorge Marsala.
870. Fu l'ultima mia pro-
la meta delle lunghe strade percorse. Un Dio va: la narrazione dell'odis-
in· seguito mi spinse fino alle vostre rive. sea di Enea si conclude con
Tra l'attenzione di tutti il padre Enea cosi un'alta e breve nota tragica,
la perdita del padre è per
narrava i suoi viaggi, ripercorrendo i destini ora l'ultimo tributo di dolo-
87S fissati dagli Dei. Poi finalmente tacque, re che l'eroe deve pagare ai
pose fine al suo dire, stanco si riposò. Fati.

Commento critico
Posto tra il secondo ed il quarto, che sono canti di felice ispirazione e di sublimi
altezze poetiche, il terzo si rivela subito al nostro giudizio come un momento trava-
gliato e non sempre compiuto di tessitura narrativa.
Gli manca innanzitutto la compattezza e l'unità stilistiche: è discontinuo, disper·
sivo, qua e là monotono e troppo erudito. Infatti anche un profano avvertirebbe la
necessità di una revisione accurata da parte dell'autore per sfrondare, equilibrare,
limare e correggere le cont~addizioni e le oscurità non solo sul piano metrico, ma
anche sul quello logico e discorsivo. D'altra parte sappiamo che Virgilio non aveva
mai considerato finito il suo poema, tanto ch'era giunto al punto di pregare gli amici
di distruggerlo dopo la sua morte, e che, infine, il progettato viaggio in Grecia aveva
forse per mèta la pressante necessità di vedere i luoghi dove si erano svolte le peregri-
nazioni di Enea per eliminare le incongruenze e mettere a fuoco le oscurità e le incer-
tezze del racconto.
Non stupisee, perciò, che la maggior parte dei commentatori ponga questo terzo
canto tra i meno riusciti artisticamente. Pur condividendo parte delle critiche, noi
non ci sentiamo di condannarlo, perché gli elementi positivi prevalgono sugli altri.
Uno dei più evidenti scaturisce proprio dal paragone che si suoi fare tra le avven·
ture di Ulisse e le peregrinazioni di Enea, con l'immancabile conclusione della supe-
riorità di Omero e del suo eroe. A nostro avviso il paragone non solo non può, m::Ì

www.scribd.com/Baruhk
I 20 Canto terzo

non deve essere posto per le differentissime personalità dei due eroi, per la loro pro-
venienza ed in modo particolare per la finalità che inseguono e per ciò che rappre-
sentano nel mondo della fantasia poetica greca e latina.
Ulisse è un re che ritorna in patria vincitore, che anela a ritrovare la sposa, il
figlio, il padre e tutte le cose care per forza abbandonate; che gode ed anzi ricerca
l'avventura e segue « virtude e conoscenza»; che ama, soffre, combatte, ed accetta
con virile baldanza la parte che il destino gli ha assegnato. Enea esce da una disfatta,
non ha più patria e la rimpiange di continuo amaramente; è incerto sul futuro e sulla
missione che lo attendono; cerca ed interroga oracoli e ne riceve risposte non del tutto
chiare, anche se concordi; è un uomo rassegnato, che soltanto a tratti, regalmente,
affronta la sorte avversa, avvertendone la grandiosità e presentendone gli sviluppi
fatali. Il primo ha una vita interiore più semplice ed essenziale; il secondo è un dolo-
rante viluppo di complicazioni psicologiche e vive prevalentemente in continuo con-
trasto morale e sentimentale. Per queste ragioni l'odissea di Enea è, più che geogra-
fica, spirituale, e si svolge tutta in un'atmosfera di suggestioni melanconiche e di tre-
pidanti attese.
E poi non bisogna dimenticare che almeno quattro squarci poetici avvivano il rac-
conto e confermano la fama di Virgilio come scrittore che sa cogliere le piu recondite
sfumature dell'umanità dolente e sventurata attraverso le figure di Andromaca e di
Achemenide, e come interprete del meraviglioso e del soprannaturale negli episodi di
Polidoro e delle Arpie.

Galleria di ritratti

Polidoro.
L'episodio di Polidoro è da annoverarsi tra quelli ispirati da uno degli elementi
dell'epoca classica: il meraviglioso.
Tale elemento tende a suscitare nell'animo del lettore il senso dell'orrore, della
suggestione e della commozione. Non si può dire che Virgilio sia in questo caso riu-
scito perfettamente nell'intento per il sovrabbondare della preoccupazione stilistica
e letteraria su quella puramente creativa e fantastica. Infatti si sconfina nella fiaba
che interessa e suscita curiosità per l'inusitato ed il nuovo, ma non commuove.
Per rendersi persuasi di questa conclusione basterebbe paragonare Polidoro con
Pier della Vigna. Il personaggio dantesco che discende per li rami da quello virgi-
liano, ha ben altra consistenza artistica ed umana e suscita in noi pietà e piena
partecipazione al suo dolore ed alla sua tragedia.
Contribuisce a questa carenza di immediatezza la famosa, ma fredda impreca-
7ione contro la « sacra auri fames », che ci appare dettata da una moralità avulsa dal
vero dramma del principe troiano.

www.scribd.com/Baruhk
Canto terzo I2I

Le Arpie.
Un eguale discorso si potrebbe fare per quanto riguarda le Arpie. La loro appa-
rizione e il loro aspetto sconcio ed orrido, suscitano immediatamente ribrezzo ed
orrore. Le bestiacce immonde paiono uscite dalla più repellente delle realtà umane o
meglio da un incubo senza fine ed agiscono sul lettore in modo immediato e scon-
volgente. Quando invece Celeno si scaglia contro Enea ed i suoi con sinistre profezie
di sventure, l'atmosfera del meraviglioso che Virgilio aveva saputo creare con tanta
arte e suggestione, si dissolve di colpo per lasciar posto al fiabesco, dove tutto è gra-
tuito e dove le stonature quasi non s'avvertono perché lo scopo è quello di suscitare
l'interesse e la meraviglia del lettore, non la sua commozione o la sua partecipa'lione
sentimentale e fantastica.

Andromaca.
È una delle tante e divei;Se figure femminili che ingentiliscono il poema e gli
dànno, in definitiva, quella profonda sostanza umana che lo caratterizza e lo diffe-
renzia da tutti gli altri. Forse l'Andromaca virgiliana è figura più elabcrata e com-
plessa di quella america. È rimasta la trepida ed accorata creatura che abbiamo cono-
sciuto alle porte Scee, ma in più ha la terribile esperienza del suo dolore di madre
e di sposa. Astianatte ed Ettore continuano a vivere nel suo ricordo: benché sia
andata sposa per altre due volte, il suo cuore palpita unicamente per coloro che ha
amato e che per lei sono divenuti ora il motivo stesso dell'esistenza. La sua femmi-
nilità e la sua dolcezza si nutrono di continuo di questo ritorno al passato: la tra-
gedia trasforma il suo amaro e la sua tristezza nella pacata accettazione del volere del
fato e nella volontaria accettazione della sofferenza. Ecco perché quando incontra
Enea ed Ascanio esce dalla sua assorta contemplazione interiore per rivivere ancora
una volta gli eventi che furono: perché nel primo ella rivede Ettore e nel secondo
l'adorato figlioletto.

Achemenide.
Achemenide è un ideale raccordo tra l'epopea america e quella virgiliana, un
tributo spontaneo di continuità artistica tra Odissea ed Eneide.
Questo greco sconosciuto ed umile è stato anch'egli abbandonato su una spiaggia,
ma non come Sinone volutamente; ha partecipato all'epica lotta del suo re contro
Polifemo ed ha visto allontanarsi i compagni in fuga da qualche anfratto dove si era
nascosto per sfuggire alla furia dei Ciclòpi. Impaurito e solo ha disperato della vita.
È bello che Enea e i Troiani, dopo la tremenda lezione del cavallo di Troia,
accolgano il nemico sulle loro navi, gli restituiscano la vita e lo considerino uno dei
loro, cioè un infelice, accomunato dalla sventura alla sorte che li attende.

www.scribd.com/Baruhk
122 Canto terz.o

Raffronti di traduzione
At subitae horri/ico lapsu de montibus adsunt E già dal lido
Harpyae et magnis quatiunt clangoribus alas, tutti alle mense eran disposti e al cibo,
diripiuntque dapes contactuque omnia foedant quando improvviso e spaventoso rombo
immundo; tum vox taetrum dira inter odorem. dai monti udimmo, ed apparir le Arple
Rursum in secessu longo sub rupe cavata l'ali scotendo con sinistro volo.
(arbori bus clausam circum atque horrentibus Piombarono sul lido ed imbrattarono
umbris) tutto col tocco lercio osceno e sozzo:
instruimus mensas arisque reponimus ignem; aspra tra il puzzo orrendo era lor voce.
rursum ex diverso coeli caecisque latebris E come poi fuggirono fra i monti,
turba sonans praedam pedibus circumvolat uncis, in parte più riposta, sotto il ciglio
polluit o,.e dapes. d'un'incavata rupe e chiusi intorno
(vv. 225-234) dagli alberi e dall'ombre, ancor ponemmo
gli altari, il fuoco e il cibo; e ancora, orrendo,
Quand'ecco che da' monti in un momento da nuova plaga e ignoti covi, ratto,
con dire voci e spaventoso rombo calò dall'alto il fragoroso stormo,
ne si fan sopra le bramose Arple; che desco e cibo tutto con la lercia
e con gli urti e con l'ali e con gli ugnoni, bocca insozzò, e con gli adunchi piedi.
col tetro, osceno, abbominevol puzzo r,.aduzione di Adriano Bacchielli
ne sgominir le mense, ne rapiro,
ne infettAr tutti i cibi e i lochi e noi. Ma, calate terribili dai monti,
Era presso un ridotto, ove alta e cava ci furon sopra rapide le Arple
rupe d'arbori chiusa e d'ombre intorno squassando l'ali con schiamazzo immenso,
facea capace ed opportuno ostello. e· predarono i cibi, ed ogni cosa
lvi ne riducemmo, e ne le mense lordarono col fetido contagio;
riposti i cibi e ne gli altari i fochi, orribile fra il puzzo era il lor grido.
a convivar tornammo; ed ecco un'altra E ancora alzammo in più remota parte
volta d'un'altra parte, per occulte nel cavo d'una rupe i nostri deschi
e non previste vie ne si scoverse e accendemmo su l'are i sacri fuochi;
l'orribil torma; e con gli adunchi artigli, ed ancora lo stormo schiamazzante
co' fieri denti e con le bocche impure da opposto lato e da non visti covi
ghermtr la preda, e ne lasciAr di novo sopravolò con artigliate zampe
vote le mense e scompigliate e sozze. tutt'intorno la preda e con le bocche
Traduzione di Annibal Caro insozzò le vivande.
T,.aduzione di Guido Vitali

www.scribd.com/Baruhk
CANTO QUARTO

Suicidio di Didone.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


18 35, ricavate dai codici della Biblioteca V a-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO QUARTO

La lunga narrazione di Enea ha maggiormente rafforzato l'amore che Cupido aveva


acceso nel cuore della Regina. Dopo una notte insonne, Didone, dibattuta da opposti
sentimenti, la fedeltà al marito Sicheo e la nuova divorante passione per l'eroe troiano,
chiede consiglio alla sorella Artna. Questa l'esorta a cedere alla passione, considerando
anche che i Cartaginesi e Troiani potranno fondersi in un unico popolo e dar vita
ad un regno potente.
Giunone finge di accettare lo stato di fatto e propone a Venere di favorire le nozze
tra Didone ed Enea, pensando in tal modo di procrastinare l'arrivo dei Troiani in
Italia. Venere accetta, sicura che la volontà dei Fati comunque si imporrà. L'indo-
mani, infatti, durante una partita di caccia un violento temporale farà rifugiare i due
amanti in una grotta, nella quale avverrà il loro matrimonio.
La Fama, deità mostruosa che gode nel diffondere il male, divulga in tutta la
regione la notizia delle nozze della regina.
Iarba, re dei Mauritani, pretendente respinto a suo tempo da Didone, se ne duole
e chiede vendetta al padre Giove Ammone. Il padre degli dèi, ricordando la pro-
messa fatta a Venere, manda il messaggero Mercurio in terra per imporre ad Enea di
lasciare Cartagine e far vela per l'Italia.
Enea rimane sconvolto dall'ordine divino, ma dà disposizione ai luogotenenti di
allestire la flotta e di prepararsi alla partenza.
Didone ne è subito informata dai suoi ed affronta in un colloquio tempestoso
l'eroe troiano che si trincera dietro l'ordine di Giove, anche se in cuor suo soffre pro-
fondamente per la disperazione della regina.
Ancora una volta Didone, che non vuole rassegnarsi, si rivolge alla sorella Anna,
che prega Enea di ritardare la partenza per far meno penoso il distacco e permettere
a Didone di abituarsi all'idea della separazione definitiva.
Ma l'eroe rifiuta fermamente il compromesso. Didone, ormai fatta certa della
decisione dell'amato, ordina di prepararle un rogo per sacrificare agli Inferi e per

www.scribd.com/Baruhk
126 Canto quarto

bruciare i doni ricevuti dai troiani. Il sacrificio avviene secondo il rito e Didone,
straziata da sentimenti opposti, decide alla fine di togliersi la vita.
Mercurio appare intanto in sogno ad Enea e lo invita a levare subito le ancore per
evitare le rappresaglie dei Cartaginesi.
Alla vista delle navi che si allontanano dalla rada, Didone scaglia la sua ultima
maledizione e si trafigge con una spada. La sorella Anna ne raccoglie l'ultimo respiro
dopoché Giunone, impietosita, ha inviato Iride a reciderle il capello sacro a Dite, che
pone fine alla vita mortale della regina.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO QUARTO LA PASSIONE DI DIDONE
(x-n6). - Il lungo racconto
delle sventure alimenta nel
La passione di Didone (x-n6)- Giunone e Venere (n7·159)- La cuore della regina l'amore
caccia e le nozze (x6o-2o9) - Lo sdegno del re Jarba (210-262) - per Enea. Ella trascorre una
La decisione di Giove (263-348) - Il colloquio con Didone (349-
540)- La morte di Didone (541-856). notte insonne ed il mattino
dopo non può a meno di
confidare alla sorella Anna
le sue pene ed il suo tor-
La passione di Didone mento. Anna la esorta a ce-
dere alla passione, perché in
tal modo avrà a fianco sul
trono un eroe illustre ed un
INTANTO la regina, valido guerriero. Didone al-
già da tempo. piagata lora sacrifica agli dèi, consul-
da profonda passione, nutre nelle sue vene tando gli aruspìci. Poi, tra-
la ferita e si strugge di una fiamma segreta. scurando i suoi doveri di
regina, trascorre tutto il suo
s Le ritorna alla mente lo splendido valore tempo con Enea.
dell'eroe e la sublime gloria della sua stirpe;
porta confitti in cuore le sue parole e il suo volto,
3· nutre nelle sue vene:
e non trova riposo, quel fuoco non le dà pace. quasi volesse approfondire
Il giorno seguente l'Aurora illuminava la terra la ferita d'amore e rcnderla
10 con la luce del sole, e aveva cacciato dal cielo insanabile.
già tutta l'umida ombra, quando Didone 4· segreta: non ancor no-
fuori di sé si rivolge alla fedele sorella: ta ad alcuno. L'aggettivo an-
« Anna, sorella mia, che sogni mi spaventano ticipa la necessità che poi
Didone sente di confidare
e mi tengono in ansia! Non ho mai visto un uomo ad una persona amica, •in
15 come l'ospite nostro! Cosi nobile d'aspetto, questo caso la sorella Anna,
d'animo valoroso e forte nelle armi! la sua pena ed il suo strug-
Credo proprio (ed è vero! ) che sia di stirpe divina, gimento.
poiché la viltà rivela le anime degeneri. 8. quel fuoco non le dà
pace: non le permette né
Ahi, da quale destino è stato travagliato, sonno né abbandono, ma la
20 come ieri diceva! Che guerre ha sostenuto! travaglia e la tormenta.

www.scribd.com/Baruhk
128 Canto quarto

25. avrei... cedere a que- Se non avessi deciso irrevocabilmente'


st'unica colpa: il condizio- di non voler mai piu sposarmi con nessuno
nale wole esprimere non dopo che il primo amore se l'è preso la morte
tanto la volontà di resistere
all'amore per Enea, quanto e mi ha lasciata cosi, delusa, piena d'odio
il presentimento di dovergli 25 per le faci nuziali ed il talamo, avrei
cedere fatalmente. forse potuto cedere a quest'unica colpa.
28. delitto fraterno: ab-
biamo già accennato all'ucci- Anna, te lo confesso, dopo la morte del povero
sione di Sicheo da parte del mio marito Sicheo, dopo il delitto fraterno
fratello di Didone, Pigma- che ha macchiato di sangue la casa familiare,
lione. 30 questi è il solo che m'abbia colpito i sensi, il solo
32. conosco ... : « agnosco che m'abbia folgorato l'anima, cosi da farla
veteris vestigia flammae » ec-
co un altro detto memorabi- vacillare: conosco i segni dell'antica fiamma!
le, splendidamente reso da Ma la terra profonda s'apra sotto i miei piedi
Dante nell'incontro con Bea- o il Padre onnipotente mi fulmini nell'ombra,
trice nel Paradiso terrestre 35 tra le pallide Ombre dell'Inferno e la notte,
(Purg., XXX, v. 48) e qui ac-
cettato dal traduttore. prima che io possa offenderti, sacro Pudore, e violare
36. sacro Pudore: quasi le tue leggi. Colui che per primo mi uni
un giuramento che l'aveva al suo destino d'uomo s'è preso tutto il mio amore,
lej!Ata fin qui a Sicheo e ora lo tenga per sé, lo serbi nel sepolcro».
che le aveva permesso di
conservarsi fedde al suo ri- 40 Scoppiò in pianto e le lagrime le corsero giu per il petto.
cordo. Anna risponde: «Sorella piu cara della luce,
40. scoppiò in pianto: il trascorrerai la giovinezza sempre sola e dolente
pianto, dimostra, al contrario
delle parole, forse troppo so- senza la dolcezza dei figli né le gioie di Venere?
lenni, che l'animo di Didone Credi che questo importi alla cenere e all'Ombra
vacilla e che il nuovo strug- 45 di chi è morto e sepolto? Stammi a sentire. Capisco
gente amore sta per prende- che non t'abbia piegato il cuore doloroso
re il sopravvento.
43.le gioie di Venere: del nessun pretendente di Libia e neppure di i'iro;
matrimonio. capisco che tu abbia spregiato }arba e i re
48. ]arba: re dei Getuli di questo paese africano ricco di tanti trionfi;
aveva ceduto una parte del so ma perché vuoi respingere anche un amore vero?
suo territorio a Didone ed
era uno dei pretendenti alla Non ti ricordi in che terra ti trovi, in mezzo a che genti?
sua mano, ma le profferte Di qua ti circondano i popoli di Getulia,
erano state respinte. razza imbattibile in guerra, i Numidi senza freno
52. i popoli di Getulia: e l'inospite Sirte; di là una regione deserta,
i Getuli abitavano a sud di
Cartagine. 55 arsa di sete, e i Barcei che dilagano in furia.
53· i Numidi senza freno: E cosa devo dire delle prossime guerre
popolo che abitava ad ovest con Tiro e delle minacce di nostro fratello?
di Cartagine e la cui carat- Credo davvero che le lunghe navi di Troia
teristica era quella di caval-
care senza morso né redini. siano corse fin qui sotto i soffi del vento
54· l'inospite Sirte: regio-
ne che si stendeva intorno ta da tribù barbare ed ino- Barca nella Cirenaica, preda-
ai due grandi golfi della co- spitali. tori e razzia tori.
sta africana e che era abita- 55· i Barcei: abitanti di 56. prossime gue"e: guer-

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto 1 29

60 con gli auspici divini e il favor di Giunone. contrasto: direi che Didone
Che gran città vedrai sorgere, o sorella, che regni è già persuasa dell'inelutta-
bilità del proprio sentimen-
da un tale matrimonio! Con le armi dei Teucri to e della propria sorte.
a fianco, in quante imprese si leverà la gloria 73· Cerere legislatice,
dei Punici! Tu implora la grazia degli Dei, ecc.: Didone e Anna fanno
6S questo soltanto, e una volta compiuti i riti abbi cura sacrifici a Cerere perché ave-
va dato ai popoli le leggi del
dell'ospite, trova pretesti perché si trattenga a lungo, vivere civile e della famiglia;
finché sul mare infuria l'inverno e il piovoso Orione, a Febo Apollo come dio del
finché le navi son guaste e intrattabile il cielo ». Sole e della vita; a Lieo Bac-
Con queste parole le accese l'anima d'amore bruciante, co perché dio del vino che
libera dai cattivi pensieri e
70 diede speranza al cuore dubbioso e vinse il pudore. clona la letizia, infine a Giu-
Subito vanno ai templi e chiedono la grazia none che presiede alle noz-
davanti a tutti gli altari; immolano, come è d'uso, ze (pronuba).
pecore scdte a Cerere legislatrice, a Febo, 82. ne consulta le visce-
re: è l'« extispicium » roma-
al padre Lieo e soprattutto a Giunone, patrona no che Virgilio qui attribui-
7S dei nodi coniugali. La bdla Didone sce anacronisticamente all'u-
versa lei stessa la tazza, tenendola con la destra, so fenicio e che consisteva
tra le corna lunate di una bianca giovenca; nel trarre auspici dalle vi-
scere delle vittime immolate,
e davanti alle immagini di~ea_/passi solenni soprattutto dal loro fegato,
cammina verso gli altari coperti di offerte. ritenuto sede e centro della
80 Comincia la sua giornata con sacrifici e preghiere vita animale.
e, in cerca d'un buon augurio, chinandosi sul fianco 83. O menti, ignare dei
voti!: ignare perché non
squarciato delle bestie ne consulta le viscere conoscono la passione della
palpitanti, profetiche. O menti ignare dei vati! regina e perché i loro auspi-
A che servono preci e templi a 11Jt'raònna in delirio? ci non possono mutare il
8S La fiamma le divora le tenere midolla corso fatale degli eventi. For-
se da questa esclamazione si
e sotto il petto vive una muta ferita. può desumere che Virgilio
L'infelice Didone arde ed erra furiosa non teneva in grande consi-
per tutta la città, come una cerva incauta derazione gli indovini, spe-
cie nelle questioni di cuore.
che - dopo averla inseguita con le frecce - un pastore cuore.
90 tra le sdve di Creta di lontano ha ferito 94· dittèe: del monte
con un'acuta saetta, lasciando senza saperlo Diete nell'isola di Creta. No-
confitto nd suo fianco il ferro alato: lei ta che il poeta non si lascia
sfuggire occasione alcuna per
corre in fuga, affannata, per le foreste e le balze esprimere in splendide e cal-
dittèe, recando infitta nel fianco la canna mortale. zanti similitudini lo stato
95 Ora conduce con sé Enea in mezzo alle mura d'animo dei personaggi.
facendogli ammirare le ricchezze sidonie 96. sidonie: portate da Si-
e la città già pronta: ora comincia a parlare clone.
97· la città già pronta:
re possibili con Pigmalione Anna è pratico e semplice, Enea ha detto nel suo lungo
che si era visto sottrarre il del tutto impostato sui van- racconto ch'egli è destinato
tesoro di Sicheo. taggi che il matrimonio della a fondare una grande città:
70. diede speranza ... vinse sorella può apportare. Le sue eccola, dunque, davanti ai
it pudore: il discorso di parole non trovano alcun suoi occhi pronta ad ospitar-

www.scribd.com/Baruhk
130 Canto quarto
e le manca la voce, si ferma a mezzo il discorso.
Caduto il giorno chiede sempre lo stesso banchetto,
100 follemente domanda sempre di udire lo stesso
racconto, e pende sempre dalle labbra di lui.
Poi quando si son separati e persino la luna
s'oscura, attenua il suo lume, e le stelle tramontano
ed invitano al sonno, nelle sue vuote stanze
105 si strugge, sola, e si getta sul giaciglio che Enea
lo con il suo popolo, pronta occupava durante la cena e ha lasciato: è lontana
a divenire sede di un poten- da lui, eppure negli occhi ne ha sempre l'immagine,
te regno. la voce di lui lontano ha sempre nelle orecchie.
98. le manca la voce: il
discorso di Didone è fram- Ed a volte, incantata dalla sua somiglianza
mentario e pieno di sospen- IlO col padre, tiene in grembo Ascanio e cerca di illudere
sioni: la passione che non l'indicibile amore. Nella città le torri
vuole appieno rivelare e la incominciate rimangono a mezzo, la gioventU
mancanza di coraggio nel-
l'offrire all'eroe tutto quan- non si esercita piu nelle armi, non manda
to gli mostra ne sono le avanti la costruzione dd porto e delle difese
cause. 115 di guerra: ed interrotte rimangono le opere,
n6. palchi che toccano il gran muri minacciosi, palchi che toccano il cielo.
cielo: una delle tante fasti-
diose iperboli.
GIUNONE E VENERE ( II7· Giunone e Venere
159). - Giunone, non po-
tendo opporsi all'amore del-
la regina sua protetta, chie- Quando la vide in preda a una passione tale
de a Venere di favorire il che non poteva frenarla nemmeno il timore di scandali,
matrimonio tra i due. In tal Giunone Saturnia, cara moglie di Giove, aggredi
modo spera tfi procrastinare
l'arrivo di Enea in I talia e 120 Venere in questo modo: «Tu e tuo figlio davvero
la fondazione di quella città avete avuto una bella vittoria e gloriosi trofei!
che sarà la nemica e la ro- È proprio un bel vanto per voi che una povera donna
vina di Cartagine. Venere ac-
cetta, ben sapendo che la sia vinta dall'inganno di due Numi potenti.
volontà dei Fati non può es- Certo, capisco bene che tu avevi paura
sere né fermata né vinta. 125 delle mie mura e tenevi in sospetto le case
dell'alta Cartagine. Ma dimmi, quali saranno
123. due Numi potenti:
Veneree Cupido che con la i termini ed il fine della nostra contesa?
frode hanno ingannato una Concludiamo piuttosto una pace durevole
povera mortale indifesa. con un bd matrimonio. Tu hai tutto ciò che hai voluto:
125. mie mura: nota dal 130 Didone brucia d'amore fino in fondo alle ossa.
possessivo come Giunone sia
orgogliosa dell'attuale po- Regniamo allora in comune sopra uno stesso popolo;
tenza e come il suo sogno Didone serva e s'inchini ad un marito frigio
sia di far Cartagine una delle e ti consegni in dote il popolo di Tiro ».
città più potenti del mondo. Venere le rispose (poiché aveva capito
I3I. Regniamo: tu come
madre di Enea ed io come 135 quale fosse lo scopo di Giunone, sottrarre
protettrice di Didone. all'Italia l'impero per donarlo alla Libia):

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto I 3I

« Chi sarà cosi folle da rifiutare un accordo


e preferire di scendere in guerra con te,
posto che ciò che chiedi possa avere fortuna?
140 Ma sono incerta dei Fati, non sono sicura che Giove
consenta che Tiri e Troiani abbiano una sola città,
approvi che i due popoli stringano patti tra loro
158. Imeneo: o Imene
e si mescolino. Tu sei sua moglie, a te sola era figlio di Apollo e di una
è lecito tentarne l'animo con preghiere. Musa e presiedeva agli spon-
145 Va' avanti, ti seguirò». Allora Giunone regina: sali come dio tutelare del
« Sarà affar mio - disse. - Ascolta, ti spiegherò sacro nodo nuziale.
1 59· rise alla bella tro-
in breve come si possa fare quel che ci preme. vata: la sottile schermaglia
Enea con l'infelice Didone si prepara tra le due dee si conclude
a andare a caccia nei boschi, domani, non appena nel sorriso di Venere, certa,
150 il sole si alzerà rivelando il mondo coi raggi. perché cosi volevano i Fati,
che le prossime nozze del fi-
Io, mentre i battitori s'affanneranno a distendere glio sarebbero durate pochis-
reti sui passi montani, rovescerò dall'alto simo perché altre nozze du-
un nembo nero di grandine, rintronerò il cielo di tuoni. rature e prestabilite atten-
devano l'eroe in Italia, quel-
Si sperderanno i compagni coperti di opaca tenebra: le con Lavinia.
155 Didone e il capo troiano troveranno riparo
nella stessa caverna. Sarò presente, se tu L\ CACCIA E LE NOZZE
sei d'accordo, unirò Didone a lui con un nodo ( 16o-209 ). - Il giorno suc-
stabile, la farò sua. E ci sarà Imeneo ». cessivo, durante una caccia
alla quale partecipano Carta-
Venere annui senza opporsi e rise alla bella trovata. ginesi e Troiani in gran nu-
mero e nella quale SI distin-
gue soprattutto Julo, un im-
La caccia e le nozze provviso temporale si abbat-
te violento sui cacciatori.
Ciascuno cerca un riparo per
160 Intanto l'Aurora sorgendo abbandonava il mare. sfuggire alla furia degli ele-
Una gioventu scelta, nato il sole, s'affretta menti. Enea e Didone lo tro-
vano in una grotta e qui tra
fuori città, hanno reti a grandi maglie, lacci il bagliore dei lampi, lo scro-
e larghi giavellotti; i cavalieri massili scio dei tuoni e il grido delle
galoppano tra le mute dei cani di fine odorato. ninfe, avvengono le noue.
165 I capi punici attendono la regina che indugia
16,3. i cavalieri massili:
nella sua stanza da letto: un cavallo fregiato erano i cavalieri numidi, for-
d'oro e di porpora aspetta mordendo il freno schiu- se al servizio di Didone.
[mante. 169. clamide: specie di
corto mantello che si indos-
Ma ecco che infine arriva, in mezzo a un folto corteo, sava sopra la veste vera e
coperta da una clamide dall'orlo ricamato; propria.
170 ha una faretra d'oro, ed una rete d'oro 172. ]ulo, felice: come
sui capelli, una fibbia d'oro alla veste di porpora. può esserlo un adolescente
che sta per partecipare ad
Al tempo stesso avanzano i Frigi. e Julo, felice; uno degli svaghi più pratica-
bellissimo su tutti Enea s'offre di scorta ti nell'antichità.

www.scribd.com/Baruhk
I 32 Canto quarto

175. Simile ad Apollo: si alla bianca Didone e unisce le due schiere.


credeva che Apollo d'inver- 175 Simile a Apollo, quando lascia la Licia invernale
no abitasse nella Licia, lun-
go le sponde del fiume Xan- ed il fluente Xanto, torna a vedere Delo
to (da non confondersi con materna e dirige i cori; misti intorno agli altari
l'omonimo fiume di Troia) e fremono i Driopi, i Cretesi, i dipinti Agatirsi;
ritornasse alla natia Delo al- lui va per i gioghi del Cinto e raccoglie i capelli
l'inizio della primavera. In
quest'occasione convenivano 180 fluenti adornandoli di flessibile fronda
nell'isola rappresentanze di e incoronandoli d'oro; i dardi gli suonano in spalla ..
tutti i popoli per onorare il Non meno pronto e animoso veniva Enea, tanta
dio con feste e cori. bellezza gli splendeva sul nobilissimo volto.
178. Diopi: abitanti del-
la Doride, nella Grecia cen- Quando si giunse ai monti e ai covi inaccessibili,
trale, alle falde del monte 185 ecco le capre selvagge saltando giu dalle rocce
Parnaso. - I dipinti Agatir- attraversare di corsa le alture; laggiu i cervi
si: popolo che abitava la
Scizia, regione lungo la riva corrono per la campagna alzando nubi di polvere,
sinistra del Danubio e che in schiere compatte, in fretta lasciano la montagna.
era uso tatuarsi. Ed il fanciullo Ascanio in mezzo alle valli
179. Cinto: monte dell'i- 190 galoppa furiosamente col cuore pieno di gioia
sola di Delo.
180. flessibile fionaa: di oltrepassando in corsa gli animali sbrancati,
alloro, pianta a lui sacra. spera con tutta l'anima che tra l'imbelle armento
192. spera... imbelle ar- gli si pari davanti uno schiumante cinghiale
mento: Julo disdegna la fa- o che un fulvo leone discenda giu dai monti.
cile preda (imbelle significa
che non combatte) e cerca 195 Intanto con un gran murmure il cielo comincia a
un animale feroce o perico- [turbarsi,
loso con il quale potersi mi- e arriva subito un nembo di pioggia mista a grandine:
surare per dimostrare il pro-
prio coraggio e la propria spaventati i Fenici, i giovani troiani
abilità nel maneggiare le ar- e il dardanio nipote di Venere qua e là
mi da caccia. si disperdono in cerca d'asilo per i campi;
198. nipote di Venere: 200 impetuosi torrenti precipitano dai monti.
Julo.
204. ulularono le Ninfe: Didone e Enea riparano in una stessa grotta.
i tuoni, i lampi, lo scroscio Per prima la Terra e Giunone pronuba danno il segnale:
della pioggia e l'ululato del- rifulsero lampi nell'aria a festeggiare l'unione,
le Ninfe sono un ben triste e sulle cime dei monti ulularono le Ninfe.
coro nuziale, quasi cupo pre-
sagio della tragedia immi- 205 Fu quello il primo giorno di morte, la causa prima
nente. di tanti mali; Didone non pensa alle chiacchiere,
non pensa al suo decoro e non teme lo scandalo,
Lo SDEGNO DEL RE }ARBA ormai non coltiva piu un amore segreto,
(21o-z6z). - La Fama, mo- lo chiama matrimonio, vela cosi la sua colpa.
stro che gode nel diffondere
il male, sparge per tutta la
regione la notizia delle noz-
ze dei due.amanti. Ne viene Lo sdegno dei re Jarba
a conoscenza ]arba, re dei
Getuli, che, essendo figlio di
Giove, si rivolge al padre 210 Subito corre per tutte le città della Libia

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto r 33

la rapida Fama, il malanno piu veloce che esista.


Vive di mobilità, acquista forze andando;
piccolissima prima, timorosa, ben presto
si leva alta nell'aria, tocca terra coi piedi
215 e col capo le nuvole. Si dice che la madre
Terra abbia partorito questa sua ultima figlia,
sorella di Encelado e Ceo, per rabbia contro gli Dei.
È un mostro orribile, immenso, rapido d'ali e di piedi,
col corpo coperto di penne; sotto ogni penna c'è un
[occhio
220 che vigila, una lingua, una bocca sonora
e un orecchio rizzato. La notte vola a metà
tra cielo e terra, stridendo nell'ombra, non chiude
gli occhi nel dolce sonno; il giorno sta di vedetta
sul culmine dei tetti o in cima alle alte torri,
22S spaventa le grandi città, nunzia del vero e del falso.
La Fama gongolando riempiva la gente di chiacchiere
dicendo il vero e il falso: raccontava che Enea
nato di sangue troiano era venuto a Cartagine, chiedendo di ottenere pron-
che la bella Didone s'era degnata di unirsi ta vendetta per l'oltraggio
230 con lui, e che passavano l'inverno nei piaceri sublto. ·
l'uno attaccato all'altra, immemori dei loro regni,
211. La rapida Fama: era
presi da turpe passione. La terribile Dea la figlia minore della Terra
diffonde simili storie qua e là per le bocche degli uomini. che qui gongola perché può,
Poi subito volge la sua corsa al re Jarba, come è sua natura, spargere
235 infiammandone l'anima e aizzandone l'ira. notizie che suscitino allarme
e generino discordia.
Costui, figlio di Ammone e di una Ninfa rapita 236. Ammone: divinità
ai Garamanti, aveva alzato a Giove nell'ampio africana che si può identi-
suo regno cento immensi templi e su cento altari ficare con Giove.
aveva consacrato un fuoco perenne, onore 237. Garamanti: popolo
che abitava la regione del
240 eterno per gli Dei: il suolo sempre madido Fezzan; qui vale per abi-
del sangue delle vittime, le soglie erano sempre tanti della Libia in generale.
adorne di corone fiorite d'ogni specie. 247. il popolo mauro: abi-
tante la Mauritania, l'attua-
Fuori di sé ed acceso dall'amara notizia le Marocco.
si dice che levasse molte preghiere a Giove, 248. letti ricamati: sui tri-
245 supplice, a mani giunte, davanti agli altari, clini coperti di stoffe pre-
in mezzo alle venerate immagini dei Numi. ziose e ricamate.
249. vino prezioso: vino
« O Giove onnipotente a cui il popolo mauro invecchiato e puro.
dopo aver banchettato sui letti ricamati 251. invano: temiamo la
liba vino prezioso, vedi che cosa accade? tua potenza inutilmente in
250 E non intervieni? O forse, padre, abbiamo paura quanto non ha senso e non
esiste. Lo sdegno di Jarba è
invano di te quando scagli i fulmini? Sono ciechi giustificato anche se il suo
i fuochi che tra le nubi atterriscono gli animi, ragionamento è elementare.

www.scribd.com/Baruhk
I 34 Ct~~~to quarto

258. quella specie di Pari- non sono che vacui rombi? Una donna che, profuga
de: come Paride aveva rapi- nel nostro territorio, fondò una cittaduzza
to a Menelao Elena, cosl 2SS comperando il terreno, cui demmo un'arida spiaggia
Enea sottrae a J arba Dido-
ne, che, a ragione, il re con- da colonizzare e i diritti sul luogo, ha respinto le nozze
siderava sua, speranzoso di con noi accogliendo Enea come suo solo signore!
vinceme in futuro il rifiuto E adesso quella specie di Paride, accompagnato
delle sue profferte di matri-
monio. da mezzi uomini, la mitra meonia legata al mento,
259.da mezzi uomini: l'ira 260 la chioma profumata, gode la sua conquista.
fa sl che J arba si abbandoni Ah, che davvero offriamo ai tuoi templi dei doni
ad insulti gratuiti. -la mitra inutili e alimentiamo un'inutile gloria! »
meonia: era un berretto cur-
vo che in Frigia era comune-
mente portato dagli uomini. La decisione di Giove
Meonia era la Lidia, regio-
ne dell'Asia occidentale. Mentre diceva cosi, tenendo posata la mano
261. Ah ... : è un modo ab- sull'altare, l'udi l'Onnipotente e volse
bastanza singolare di invo- 26S gli occhi alle mura regali e agli amanti dimentichi
care l'aiuto del Padre Gio-
ve, ma Virgilio vuole sotto- di ogni fama migliore. Disse allora a Mercurio:
lineare il carattere violento «Va', figlio, corri, chiama i venti, sollevati a volo
e rozzo di Jarba. e parla al capo troiano, che perde tempo a Cartagine
LA DECISIONE DI GIOVE
e non pensa alle terre che il Fato gli ha destinato,
(263-348). - Giove, udita 270 recagli tu per l'aria il Inio alto comando.
l'invocazione del figlio, ordi- Non ce lo promise cosi la bellissima madre,
na a Mercurio di volare a non lo scampò per questo due volte alle armi dei Greci:
Cartagine e di ricordare ad
Enea la missione assegnata- ma perché regga l'Italia gravida di imperi
gli dai Fati. Il messaggero e fremente di guerra, perché perpetui la razza di Teucro
degli dèi obbedisce, trova E- 21S dal nobile sangue, perché detti leggi al mondo.
nea che sovrintende ai la- Se non lo accende l'onore di cose tanto grandi,
vori della città e senza in·
dugio lo richiama ai suoi do- se non vuoi faticare né gli interessa la gloria,
veri. L'eroe china il capo in- perché proprio lui, suo padre, vu~l defraudare Ascanio
nanzi all'indiscutibile ordine delle rocche romane? Cosa crede di fare?
divino, ma dentro di sé ag-
ghiaccia, pensando al distac- 280 Che cosa spera indugiando tra gente nemica
co da Didone. Poi subito riu- 5enza pensare al futuro, alla grande progenie
nisce i capi troiani e dà ordi- che un giorno avrà in Italia, ai campi di Lavinio?
ne di approntare segretamen- Navighi, questo è il mio ordine: siine tu messaggero,.,
te la flotta. Nel frattempo
studierà il modo migliore Disse. E Mercurio subito si prepara a obbedire
per comunicare alla regina lt! 285 al gran cenno del padre; prima s'allaccia ai piedi
vicina irrevocabile partenza. i calzari d'oro, alati, che lo portano in alto
266. fama: nella passione volando sopra i mari e sopra le terra, rapido
gli amanti hanno dimentica- come il vento. Poi piglia la verga con cui evoca
to la loro reputazione.
:1.72. due volte: la prima 278. vuol defraudare A- no al figlio ed al suo futuro.
quando lo sottrasse al furo- scanio: se a lui non interes- 282. Lavinio: per Lazio.
re di Diomede, la seconda sano la gloria e la fortuna 286. calzari d'oro, alati:
all'ira di Achille. che l'attendono, pensi alme- detti anche alari.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto r 35

le pallide Ombre dall'Orco, altre ne manda giu al Tar-


[taro,
290 dà e leva il sonno, suggella gli occhi che morte ha ser-
Munito della verga scaccia i venti, traversa [rato.
le nubi burrascose. E già volando vede
la vetta e i fianchi ripidi del duro Atlante, che regge
288. la verga: è il caduceo,
il cielo con la testa; Atlante dal capo verga aurea con due serpen-
29S pieno di pini, cinto sempre di nuvole nere, ti attorcigliati, che Mercurio
battuto da vento e da pioggia; una distesa di neve aveva ricevuto in dono da
gli copre le spalle, i fiumi precipitano Apollo in cambio di una me-
ravigliosa cetra.
dal mento del gran vecchio, l'ispida barba è ghiacciata. 289. le pallide ombre... :
Qui si fermò dapprima il Cillenio, librandosi fra gli altri compiti Mercu-
300 -ad ali aperte; quindi ~i lasciò andare di peso rio aveva quello di richia-
velocissimo verso le onde, come un uccello che vola mare a piacimento le anime
dei trapassati, cosl come gui-
basso, radendo il mare intorno agli scogli pescosi darle agli Inferi.
ed intorno alle spiagge. Cosi fendeva l'aria 294. Aliante: _catena di
tra mare e cielo Mercurio cillenio, lasciando monti dell'Africa settentrio-
305 Atlante, suo nonno materno, volando nale. Il Titano viene qui raf-
figurato da Virgilio in mo-
verso la costa sabbiosa dell'arida Libia. do fantasioso come una gi-
Appena atterrò vicino ad antiche capanne gantesca montagna dalle fat-
vide Enea intento a dirigere la fondazione di torri tezze umane.
299. Cillenio: Mercurio
e la costruzione di case; aveva una spada stellata era nato sul monte Cillene
310 di fulvo diaspro, un mantello corto di porpora tiria in Arcadia, figlio di Giove e
gli splendeva giu dalle spalle, opera delle mani di Mais.
della ricca Didone che aveva trapunta il tessuto 305. suo nonno materno:
Maia, madre di Mercurio,
di fili d'oro sottili. Subito lo investi: era figlia di Atlante. .
« ~ cosi adesso tu lavori alle fondamenta 309· una spada stellata:
315 dell'alta Cartagine, _schiavo di tua moglie, fai bella costellata o meglio tempe-
stata di pietre dure di color
la città e ti dimentichi del tuo destino e del regno! giallo (fulvo diaspro). ·
Lo stesso re degli Dei, che con la sua volontà 310. porpora tiria: di co-
ruota il cielo e la terra, mi comanda di darti lor rosso vivo secondo l'u-
per l'aria veloce questi ordini: cosa progetti? Con quali so dei fenici. Il fatto che
Enea vestisse abiti di foggia
320 speranze perdi il tuo tempo nella terra di Libia? diversa da quello tradiziona-
Se non ti sprona la gloria delle grandi promesse, le troiano ci dice come egli
se non vuoi affrontare fatiche per la tua fama, avesse abbandonato l'idea di
pensa ad Ascanio che cresce, alle speranze di Julo, partire per l'Italia e vagheg-
giasse il proposito di regna-
al quale è dovuto il regno d'Italia e la terra re con Didone su Cartagine.
32S di Roma ». Mercurio a metà del discorso 328-330. Enea... gola: è il
si tolse dal cospetto dei mortali, svanendo solito modo, già usato da
Virgilio nei canti precedenti
lontano dagli occhi nell'aria sottile. di descrivere lo stato d'ani-
Enea fuori di sé ammutoli a quella vista, mo dei mortali all'apparizio-
gli si drizzarono in testa per l'orrore i capelli, ne e alle parole di un dio.

www.scribd.com/Baruhk
136 Canto quarto

334· innamorata, furiosa: 330 gli si fermò la voce in gola. Smania di correre
i due aggettivi sono concate- via, abbandonando le terre che pure gli sembrano dolci,
nati nella conseguenza logi- percosso dall'alto monito e dal comando divino.
ca del sentimento: Didone
proprio perché ardentemen- Ma come farà? Con quali parole adesso oserà
te innamorata diverrà furi- rivolgersi alla regina innamorata, furiosa?
bonda all'annunzio della par- 335 Da dove incomincerà il suo discorso? Volge
tenza dell'amato e non vorrà
sentire ragioni rapidissimamente il pensiero qua e là,
340. Mnèsteo, Sergesto e ideando diverse soluzioni, pesandole
Seresto: tre fra i capi delle una per una. Infine, benché sia sempre in dubbio
schiere troiane. crede di aver trovato il partito migliore.
348. lieti: perché ambi-
scono ad una nuova patria. 340 Chiama Mnèsteo, Sergesto ed il forte Seresto;
armino zitti zitti la flotta e sulla riva
IL COLLOQUIO CON DIDONE riuniscano i compagni, preparino ogni cosa
(349-540). - Intanto Didone senza lasciar capire quale sia la ragione
s'è accorta dei preparativi ed di tanta novità; intanto lui, poiché
intuisce la verità. Cerca e
trova l'amato e lo asiale con 345 Didone non sa nulla e crede che un amore
parole di sdegno e di minac- cosf grande non possa spezzarsi, cercherà
cia. Trascorre poi alle pre- il modo e l'occasione piu adatta per parlade.
ghiere accorate ed ai suppli- Tutti obbediscono lieti ed eseguono gli ordini.
chevoli lamenti. Enea rispon-
de in tono dimesso ed im-
pacciato, cercando di trince-
rarsi dietro l'ordine divino Il colloquio con Didone
e ricordando l'alta missione
cui è destinato. Ma la regina Ma la regina (chi può ingannare chi ama?)
non si dà per vinta e replica
in modo aspro e violentissi- 350 presend tutto e s'accorse per prima di ciò che accadeva:
mo, insultando/o ed irriden- timorosa com'era di tutto, persino di quello
dolo. Poi lo minaccia anco- che piu pareva sicuro. L'empia Fama in persona
ra di perseguitar/o dagli In- disse che si allestiva la flotta per la partenza.
feri come Ombra senza pace.
I n fine si ritira nelle sue stan- Folle d'amore, l'anima smarrita, dà in ismanie,
ze, esausta. Enea, turbato, 355 erra per la città fuori di sé, baccante
sollecita i preparativi della eccitata come una Menade quando infuria la festa,
partenza. Ora allo sdegno e quando al grido di Bacco la stimolano le orge
all'ira nel cuore di Didone è
subentrato il dolore. Chiama che vengono soltanto ogni tre anni, quando
la sorella Anna e la prega di
supplicare Enea di tardare che dimostra qui la sua pro- 356. Menadi: sono donne,
la partenza perch'ella si ras- fonda conoscenza della psi- chiamate anche Tiadi o Bac-
segni col tempo all'abban- che umana. Infatti, malgra- canti, che accorrono in fu-
dono. Ma la missione non do le nozze, la regina ha il ria quando sul monte Cite-
ottiene successo perché un presentimento che la felicità rone, presso Tebe, sentono
Nume chiude gli orecchi di raggiunta sia troppo bella e risuonare il grido di « Io
Enea, impedendogli di udire. troppo facile per essere vera. Bacche » che preannunzia le
352. empia: perché nulla orge notturne con le quali si
351. persino di quello che rispetta dei sentimenti uma- cdebravano ogni tre anni
pareva più sicuro: « omnia ni, intesa com'è a cercare speciali feste in onore del
tuta timens » dice Virgilio soltanto il male. dio Bacco.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto I 37

il Citerone a notte la chiama con molto clamore. consistenza e si radicherà


360 Infine parla ad Enea per prima, cosi: nella mente di Didone sino
a divenire il motivo domi-
« Perfido, e tu speravi persino di nascondere nante della sua ultima e tra-
tanto male e partire dalla mia terra in silenzio? gica decisione.
Non ti trattiene il nostro amore, la mano 368. se corressi: intendi:
che un giorno ti fu concessa, Didone che sta tu parti in pieno inverno,
affrontando un mare procel-
365 per morire di morte crudele? E invece tu loso, in cerca di una terra
sotto le stelle invernali prepari la flotta sconosciuta; cosa che certo
e ti affretti a solcare l'alto mare, tra venti non faresti anche se Troia
esistesse ancora e tu dovessi
terribili, o malvagio. E perché? Se corressi raggiungerla.
non verso terre straniere, verso paesi Che ignori, 376. casa che crolla: con
370 ma fosse ancora in piedi l'antica Troia, andresti la partenza di Enea il regno
a Troia con la flotta per l'ondoso mare? appena costituito e la sua
casata crolleranno perché el-
Dimmi, ci andresti? Fuggendo da me? Per questo mio la non potrà sopravvivere
[pianto all'onta.
e per la tua mano, per gli Imenei incominciati 379· i tiranni numidi:
e per la nostra unione, se ho meritato di te Jarba in particolare come
abbiamo visto poc'anzi.
375 in qualche modo, se cara ti fu qualcosa di me, 380. perfino i Tiri: con la
abbi pietà della casa Che crolla, lo vedi, e abbandona sua condotta e la sua deci-
questo pensiero, ti prego, se si può ancora pregarti. sione di sposare Enea Dido-
Le genti di Libia mi odiano a causa di te, ne ha suscitato, se non l'o-
dio, almeno la silenziosa di-
i tiranni numidi mi odiano a causa di te, sapprovazione e lo sconten-
380 persino i Tiri mi odiano a causa di te; to del suo popolo.
a causa di te il pudore è morto, è morta la fama 381. la fama: la regina
per la quale soltanto arrivavo alle stelle. era famosa, non soltanto per
la fuga avventurosa e per il
A chi moribonda mi lasci? O Enea, ospite! Ospite! coraggio dimostrato nel gui-
Soltanto questo nome posso dare a colui dare le sue genti, ma anche
385 che un tempo chiamavo marito. Ma allora? per la fedeltà indiscussa alla
Forse attendo il fratello Pigmalione che bruci memoria del marito Sicheo.
387. Getulia: sta per Li-
le mie mura, o il re ]arba che mi porti in Getulia bia.
schiava? Oh, se prima della tua fuga avessi 388. Oh, se prima ... : è
avuto almeno un figlio da te, un picColo Enea commovente e finissima que-
390 che per le sale giocasse e ti ricordasse st'ultima accorata visione di
un piccolo Enea, rimasto a
all'aspetto! Oh, che allora non mi parrebbe del tutto consolare l'addolorata Dido-
d'essere abbandonata e d'essere stata ingannata!~ ne e a darle un nuovo vali-
Diceva cosi. Ma lui per gli ammonimenti di Giove do motivo di vita! Il di-
teneva immobili gli occhi e con sforzo premeva scorso che era cominciato
con una fiera invettiva si
395 dentro al cuore l'affanno. Alla fine risponde chiude con una nota smor-
con poche frasi: « Regina non sarò io a negare zata e patetica.
394· teneva immobili gli
365. morire di morte cru- dal dolore cieco, ma è anche occhi: l'atteggiamento di E-
dele: è forse un grido in- l'affacciarsi di un pensiero nea è di chi è in t;:ceda a
consapevole dettato n per n che prenderà a poco a poco sentimenti con t;~listanti e non

www.scribd.com/Baruhk
x3 8 Canto quarto

che hai tanti meriti quanti puoi contarne a parole,


e non mi scorderò di te finché lo spirito
reggerà queste membra, finché mi ricorderò
400 di me stesso. Ma ascolta. Io non sperai di nasconderti
questa fuga, credilo pure, e del resto mai
ti tenni discorsi di nozze o pensai di sposarti.
Se i Fati permettessero che conducessi la vita
come vorrei, secondo i veri miei desideri,
405 sarei rimasto a Troia vicino alle dolci
reliquie dei miei, gli alti tetti di Priamo starebbero an-
sa che rispondere: da un la- [cora
to sente pietà, amore e ri- in piedi e con le mie mani avrei costruito ai vinti
morso nei confronti di Di- una rinata Pergamo. Ma adesso Apollo grineo
done, dall'altro l'ordine ca- mi comanda di andare in Italia: in Italia
tegorico di Giove lo obbli-
ga a }asciarla. 410 mi ordinano di andare gli oracoli di Licia.
400-402. Io non sperai ... Questo è il mio amore, questa la mia patria. Se tu
sposarti: infatti anche se i che sei fenicia ami tanto le rocche di Cartagine,
due erano considerati come questa tua bella cittA della Libia, perché
sposi, le nozze, secondo il
rito, non erano ancora avve- impedisci che i Teucri abbiano alfine riposo
nute né Enea aveva fatto 415 nella terra d'Italia? ~ lecito anche a noi
formale promessa a Didone cercare lidi stranieri. Tutte le volte
in questo senso. C'è in _que-
ste parole molta voluta du- che la notte circonda le terre di umide ombre,
rezza, proprio perchè Virgi- tutte le volte che sorgono gli astri infuocati, in sogno
lio wole che il lettore ca- l'ombra dd padre Anchise, turbata, mi rimprovera
pisca come Enea abbia po- 420 e mi spaventa, con lui mi rimprovera Ascanio,
tuto per un istante dimenti-
care il suo pesante dovere, povero bimbo, dd torto che faccio al suo futuro,
non mai rinnegarlo e rinun- poiché lo defraudo del regno d'Esperià e dei campi
ciarvi. [fatali.
408. Apollo grineo: da E proprio adesso Mercurio, messaggero dei Numi,
Grinio nell'Asia Minore do-
ve il dio era particolarmen- mandato da Giove (lo giuro per le nostre due vite)
te venerato. 425 m'ha portato per l'aria rapida questo comando:
422. fatali: designati dal - Naviga! - . Ho visto io stesso il Dio in una luce
fato.
429. infuocare: tormen- [chiarissima
tare. entrare per le mura e con queste mie orecchie
430. io non vado ... : la ne ho sentito la voce: -Naviga! -.Dunque cessa
conclusione di Enea è frutto di infuocare me e te con questi lamenti,
dell'arida logica dei fatti:
come posso io ribellarmi al 430 io non vado in Italia di mia volontà~-
volere di Giove e dei Fati? Mentre diceva cosf lei lo fissava bieca
Dall'altra parte Didone non già da un poco, volgendo gli occhi qua e là, misurandolo
può accettare la decisione, tutto con taciti sguardi; alfine furente
ella che soprattutto obbedi-
sce alla passione. Di qui la cos{ prorompe: «Tua madre non fu una Dea, la tua
sua violenta reazione. [stirpe

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto 139

435 non viene da Dardano, o perfido, ma il Caucaso sel- 436. Ircane tigri: l'lrca-
[viaggio nia è una regione dd Cau-
caso.
aspro di rupi ti fece, Ircane tigri allattarono 438-441. Lui... peggio?:
te da bambino. Ah, perché m'illudo, che cosa mi aspetto l'atteggiamento di Enea è
piu di questo? Lui forse s'è commosso al mio pianto? stato di colui che non vuoi
Non ha battuto ciglio: non ha emesso un sospiro: farsi prendere dalla commo-
zione e dalla pietà; voluta-
440 non ha avuto pietà dell'amante! Che cosa mente duro e conciso per
immaginare di peggio? Ormai nemmeno la grande trarsi fuori il più presto pos-
Giunone e il padre Saturnio guardano con giustizia sibile da una situazione pe-
a quanto avviene. Non c'è piu alcuna buonafede, nosa e da un colloquio sen-
za uscite:
in nessun posto. Lo presi morto di fame, gettato
465. tra le Ombre: a pro-
445 sul lido dalla tempesta, lo misi a parte del regno, posito della replica di Di-
pazza! Strappai la sua :flotta dispersa all'estrema rovina done dice il Fiore: « Dido-
insieme ai suoi compagni. Ah, che furia m'avvampa! ne ha condannato Enea e
con lui ha condannato gli
Proprio adesso l'augure Apollo e gli oracoli lici dèi, il destino, il mondo, tut-
gli portano per l'aria questi ordini tremendi! to il sistema di violenza che
4SO Certo è stato mandato da Giove in persona il fulmineo grava sui buoni, sui gene-
messaggero dei Numi! Oh, davvero gli Dei rosi ineluttabilmente, che li
mena a perdizione. Con lo
non hanno da occuparsi d'altro, se un tale pensiero sguardo muto ha misurato
turba la loro quiete! Ma non voglio ribattere l'abisso che separa chi ha da-
le tue parole, non voglio neppure trattenerti. to tutto, anche gli ideali, da
chi si è degnato di accettare;
455 Parti, va via col vento in Italia, cerca il tuo regno chi non brama che di dare,
attraverso le onde. lo spero soltanto, di votarsi ancora, di sacrifi-
se i pietosi Celesti hanno qualche potere, carsi, da chi rifiuta di pren-
che me ne pagherai il fio tra gli scogli, chiamando dere; chi dall'offerta esce
privo di tutto, da chi salva
spesso a nome Didone. Didone! Ma io lontana se stesso; chi ormai è una
460 ti perseguiterò con i fuochi infernali: miserabile, una reietta della
e quando la fredda morte spoglierà delle membra vita, da chi trionfa, chi sen-
te già in sé il gdo della
l'anima, in ogni luogo dove tu andrai ci sarò, morte, da chi si slancia di
pallido spettro, fantasma venuto a turbarti. nuovo, con più vigore, nella
Sconterai la tua pena, empio, ed io lo saprò: vita. Didone, volendo coprir
465 questa bella notizia mi giungerà tra le Ombre »- d'infamia il suo amato, tra-
scorre ad accusare gli dèi,
Cosi dicendo tronca a mezzo il discorso, affranta perciò, avendo da accusare
fugge la luce del giorno, scappa via e si leva gli dèi, non è dinanzi al. tri-
dagli occhi d'Enea, !asciandolo dubitante, pauroso, bunale di essi, dèi colpevoli,
desideroso di dirle molte cose. Le ancelle che chiama Enea e lo con-
danna, ma dinanzi a quello
470 accorrono e la portano al suo marmoreo talamo della coscienza del mondo,
svenuta, le membra rigide, la posano sulle coltri. col grido che ancor oggi ci
Ma sebbene desideri alleviarle il dolore fa dolorosi e pensosi delle
sorti umane ».
e consolarla, calmandone con parole l'affanno,
475· il pio Enea obbedi-
benché sia intenerito dall'amore, dolente sce: è in questo verbo tutto
475 il pio Enea obbedisce all'ordine divino il dramma interiore dell'eroe

www.scribd.com/Baruhk
140 Canto quarto

e non per nulla Virgilio ri- e ritorna alla flotta. I Troiani s'affannano
torna all'aggettivo pio. Molti
critici hanno voluto vedere a trarre le navi in mare dall'alto lido. Nuotano
nell'atteggiamento di Enea le chiglie spalmate di pece, gli uomini dalle foreste
durante il colloquio inettitu- portano rami fronzuti e quercie non lavorate,
dine e freddezza; in una pa- 480 han fretta di fuggire ...
rola una carenza fondamen-
tale e gravissima di sensibi- Sciamano precipitandosi
lità e di umanità. Non è ve- da tutta la città, come le nere formiche
ro. Ch'egli abbia ceduto alla quando saccheggiano, memori dell'inverno, un gran
passione di Didone questo è
chiaro; ma chi dopo anni di [mucchio
peregrinazioni e di dolori di farro e lo mettono in serbo nelle loro dispense:
non avrebbe ceduto al ri- 485 la bruna schiera cammina per i campi e convoglia
chiamo del sentimento e del- la preda.attraverso !'erba per un sentiero piccino,
la bellezza? Enea è un semi-
dio, ma è anche e soprattut- parte a forza di spalle portano i chicchi piu grossi,
to un uomo che continua a parte dirigon la marcia, tengono a posto la fila,
soffrire, ed a combattere per riprendono chi indugia, e tutta la strada è in fermento.
realizzarè il destino che è Con che cuore o Didone guardavi tutto questo,
stato segnato per sé e per la 490
sua gente. che gemiti mandavi vedendo dalla rocca
480. fuggire: più che una fremere tutto il lido in lungo e in largo e il mare
partl·nza, quella dei troiani intero riecheggiare di rumore e di grida!
è ven·mente una fuga. Amore, spietato amore, a che cosa non spingi
484. farro: varietà di fru- 495 i cuori dei mortali? Ecco Didone costretta
mento. ancora alle lagrime, ancora a cercar di piegare
499· nulla intentata: pri-
ma della decisione estrema Enea con le preghiere piu vili e a sottomettere,
vuole tentare l'ultima via: chiedendo pietà, la fierezza alla passione; prima
quella della preghiera. Fino- di darsi la morte non vuole lasciare nulla intentato.
ra ha minacciato, trasporta- 500 «Anna non vedi come s'affrettano sul lido,
ta dall'ira e dallo sdegno;
adosso depone ogni residuo venuti da ogni parte; la vela chiama già i venti,
di fierezza e di dignità e sup- i naviganti incoronano allegri le poppe.
plica. Calzante dunque, an- Se ho potuto vedere avverarsi tanto dolore,
cora una volta, sotto il pro- o sorella, potrò sopportarlo di certo.
filo psicologico, l'inciso vir-
giliano: « Amore, spietato 50S Pure, Anna esaudisci la tua infelice Didone
amore, a che cosa non spin- in una sola grazia: poiché quell'infame onorava
gi il cuore dei mortali! » solo te e confessava a te anche i segreti piu arcani,
502. incoronano allegri le e tu sola sapevi le vie piu adatte e i momenti migliori
poppe: era costume marina-
ro ornare, all'approdo e alla per chiedergli qualcosa. Va' dunque tu da lui,
partenza, le poppe con coro- 510 sordla, e supplice parla a quel nemico superbo.
ne di fronde. Digli che io non giurai in Aulide coi Greci
511. Aulide: porto della di distruggere la razza Troiana, né mandai
Beozia, ove si era concentra- la flotta contro Pergamo, dirgli che non turbai
ta la flotta dei re greci per
la spedizione troiana. o dispersi le ceneri e l'Ombra di suo padre.
514. dispersi le ceneri: di- 515 Perché non vuole ascoltarmi? Dove corre? Conceda
sperdere le ceneri di un mor- almeno quest'ultimo dono alla misera amante:

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto I4I

aspetti per fuggire un momento migliore done, ma anche perché fu


e venti favorevoli. Non chiedo neanche piu proprio lei a consigliarla a
cedere all'amore per Enea.
l'antica unione tradita) né che rinunci al bel Lazio 53o-537. Come ... Tartaro:
520 ed al futuro regno; chiedo soltanto del tempo, la simili tudine si trova già
dd vano tempo, una tregua finché il fur01~e si calmi in Omero e nelle Georgiche
e la Fortuna m'insegni a sopportare il dolore. (II, 291-292) e bene esprime
l'inflessibile decisione dell'e-
Quest'ultima grazia domando (abbi pietà ddla povera roe pur combattuto com'è
tua sorella!), poi parta: se mai me la concede dall'angoscia e dall'amore.
525 gliela restituirò a usura con la mia morte».
Cosi parlava: tali lamenti porta e riporta LA MORTE DI DIDONE (541-
l'infelice sorella. Ma Enea non si commuove 856). - Capisce allora l'in-
per nessun pianto né ascolta con pazienza nessuna felice che la sua illusione
d'amore è caduta e che non
voce: si oppongono i Fati e un Dio gli chiude le orec- le rimane altro che la mor-
[chie. te. Confermano l'ineluttabi-
530 Come talvolta i venti alpini di qua e di là le fine sinistri presagi du-
rante delle offerte votive.
soffiando a gara cercano di scalzare da terra Nascondendo il suo proposi-
una solida quercia dal fusto annoso: stridono to, prega la sorella Anna di
le alte fronde coprendo il terreno di foglie farle apprestare una grande
a ogni scossa dd tronco: ma l'albero è abbarbicato pira nell'atrio del puiauo
che le servirà per esercitare
535 al suo macigno e di quanto s'innalza con la cima alcune arti di magia. Nulla
nell'aria celeste, di tanto s'affonda con le radici sospettando, la sorella la ob-
sino al Tartaro; cosi l'eroe e percosso di qua bedisce. Con l'aiuto di una
e di là da voci incessanti e nel gran petto contiene maga, Didone compie il rito
magico. Scende la notte, e
il tremendo dolore, al quale non può dar retta, mentre Didone è torturata
540 la mente rimane immobile, le lagrime scorrono invano. da mille contrastanti pensie-
ri, ad Enea che riposa tran-
quillo appare Mercurio che
La morte di Didone gli impone di partire all'i-
stante. Enea obbedisce: sve-
glia i compagni, salpa le an-
Allora l'infelice Didone, atterrita core e s'allontana nella not-
dal suo destino, chiama la morte; le dà fastidio te da Cartagine. Didone scor-
la vista del cielo convesso. S'infiammò di piu ge la flotta troiana in navi-
gazione e scaglia contro Enea
nella sua decisione di abbandonare la luce ed i suoi una terribile male-
dizione: che i discendenti
del suo popolo e quelli del
popolo troiano siano per
to era per gli antichi il più almeno crede, ad abituarsi sempre nemici irriducibili.
grave degli insulti. all'idea del distacco. Poi salita sulla pira, si tra-
521. vano tempo: quan- 522. Fortuna: qui 8ta per figge con la spada avuta in
tunque già ella stessa rico- destino, cieco dispensatore dono dall'amato. Accorrono
nosca che il protrarre la par- di mali e di beni. Anna e le ancelle ed un urlo
tenza sia un espediente inu- 527. infelice sorella: an- s'innalza dal palazzo e si pro-
tile, tuttavià pur di avere che Anna è infelice non sol- paga nella città. L'agonia si
ancora l'amato vicino per tanto perché partecipa co- protrae, onde Giunone, im-
qualche tempo le insegnerà, me sorella al dolore di Di- pietosita, manda Iride a re

www.scribd.com/Baruhk
142 Canto quarto

cidere dal capo della regina 545 quando vide (orribile a dirsi) l'acqua lustrale
il capello sacro a Dite. Subi- intorbidarsi mentre poneva le offerte
to dopo la wenturata Dido-
ne muore. sugli altari fumanti d'incenso e i vini versati
cambiarsi in osceno, terribile sangue.
545· l'acqua lustrate: i'ac-. Non disse nulla a nessuno, nemmeno alla sorella.
qua pronta per essere usata sso Nel palazzo reale c'era un sacello di marmo
nel sacrificio.
548. cambiarsi in... san- dedicato all'antico marito, che lei venerava
gue: era un chiaro segno di culto particolare, cinto di candida lana
della sventura imminente. e di fronde festose: di là le parve venissel'o
550. sacello: tempietto
votivo senza tetto. parole e le parve sentire la voce del marito
552. candida lana: bende sss che la chiamava mentre la nera notte occupava
votive di lana. · tutte le terre; e le parve di sentire lagnarsi
557· il gufo: ancor oggi dai comignoli, spesso, il gufo solitario
il verso del gufo, simile ad
un lamento, è ritenuto da col suo lugubre canto, filando lunghissime note
molti indizio di malaugurio. di pianto; ed inoltre con monito terribile
566. i Tiri: cerca invano 560 la spaventarono molti presagi di sacri indovini.
nell'incubo notturno il suo Lo stesso Enea popolava le sue notti di orrori
popolo, che l'ha abbandona- comparendo feroce nei sogni di lei, folle
ta dopo ch'ella si era data
ad uno straniero. di disperata passione; e sempre le pare
567. Penteo: re di Tebe, d'esser lasciata sola, le pare sempre di correre
aveva voluto vietare il culto 565 per una lunga lunga strada, senza nessuno,
di Bacco e fu ucciso ·dalla cercando invano i Tiri per una contrada deserta.
madre e dalle sorelle, inva-
sate di sacro furore dal dio. Cosf Penteo impazzito vede la turba delle Eumenidi
- Eumenidi: Erinni o Furie e il sole gli sembra doppio, doppia gli sembra Tebe;
sono le dee della vendetta cosi sul palcoscenico s'agita Oreste, figlio
che fecero sl che Penteo ve- 57(} di Agamennone, quando fugge la madre armata
desse doppie tutte le cose.
569. Oreste: uccise la ma- di fiaccole e neri serpenti, e le Ve.ndicatrici
dre Clitennestra che per siedono minacciose sulle soglia del tempio.
conservarsi l'amore di Egi- Vinta dal dolore, invasa dalla Furie,
sto, aveva assassinato il ma- sicura di morire, esamina tra sé
ritoAgamennone, tornato da
Troia. Nella trilogia di E- 515 il modo e il tempo di porre in atto la sua decisione;
schilo, I'Orestiade, il matri- rivolta alla triste sorella nasconde però con l'aspetto
cida s'era rifugiato per sfug- il suo proposito, e quasi sembrerebbe brillare
gire alle Furie nel tempio di
Apollo, dal quale non· poté d'una nuova speranza. «Ho trovato, sorella,
uscire appunto per l'opposi- rallegrati con me - le dice - la vera strada
zione dei mostri che aveva-. 580 per riavere il mio amore o per dimenticarlo.
no occupato la porta. Al limite dell'Oceano, verso il tramonto del sole,
582. remoto paese degli E-
tiopi: gli antichi credevano c'è il remoto paese degli Etiopi, dove
che l'Oceano fosse un fiume il grandissimo Atlante ruota con le sue spalle
immenso che circondava le
terre conosciute e chiamava-
no Etiopia in genue non Abissinia, ma in genere l'A- 583. Atlante: (vedi canto
~oltanto gli attuali Sudan cd frica settentrionale. VI, nota v. 96o).

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto I43

l'asse del cielo fitto di stelle rilucenti:


585 m'han detto che di là è venuta una strega
di stirpe massila, custode del tempio delle Esperidi,
che dava il pasto al drago e sorvegliava i rami
dell'albero saao spargendo liquido miele e papavero. 586. di stirpe massila:
Si vanta di liberare i cuori con i suoi incanti africana in genere. - Esperi-
S90 come vuole, versando in altri cuori gli affanni, di: figlie di Atlante e di
Esperide i cui nomi erano
di fermar l'acqua nei fiumi, di volgere indietro le stelle, Egle, Aretusa e lpertusa.
di evocare i fantasmi notturni. Vedrai muggire Abitavano in uno splendido
la terra sotto i tuoi piedi, scendere gli orni dai monti! giardino nel quale era l'al-
Te lo giuro, sorella cara, su tutti gli Dei bero dai pomi d'oro custo-
dito dal drago Ladone. I po-
595 e su te, sul tuò dolce capo, che controvoglia mi furono colti da Ercole
mi dedico alle arti magiche. Però segretamente, in una delle sue dodici fa-
ti prego, innalza un rogo, che si levi nell'aria tiche.
593· orni: frassini.
sopra un terrazzo interno: e su vi getterai 612. fronde funerarie: di
le armi di Enea, che l'empio ha abbandonato appese cipresso.
600 al talamo, con tutte le sue reliquie, e il letto 614. il suo ritratto: sin
d'amore che mi ha perduta. Cosi va fatto: la maga dall'antichità era essenziale
nei riti magici bruciare tu t-
vuole che si distrugga ogni ricordo di lui ,., to ciò che apparteneva alla
Ciò detto tace, le gote invase di pallore. persona che si voleva dimen-
Ma Anna non può credere che la sorella con tali ticare e se possibile una pic-
cola effige in cera che lo raf-
60S nuove magie nasconda un pensiero di morte, figurava.
non riesce a concepire una tale follia, 616. cento: per un nume-
non teme avvenga di peggio che in morte di Sicheo. ro grandissimo di divinità.
Cosi eseguisce gli ordini ... 617. Erebo: il dio delle
tenebre. - Caos: genitore
Appena sul terrazzo interno fu alzata nell'aria dell'Erebo e della Notte. -
610 la gran catasta di pini e di tronchi di leccio Ecate: Diana venerata in
la regina la cinge di serti e l'incorona tre modi diversi e perciò
di fronde funerarie; pensando alla tragedia chiamata Trivia: come Lu-
na in cielo, Diana in terra e
a venire vi pone sopra la spada di lui Proserpina nell'aldilà.
con tutti i suoi ricordi, e in cima il suo ritratto. 619. Averno: Jago vicino
615 Sorgono intorno gli altari. La maga coi capelli a Cuma, che si credeva
essere l'ingresso dell'oltre-
sciolti chiama a gran v~ tre volte i nomi di cento tomba.
Dei, l'Erebo, il Caos, la trigemina Ecate, 622. ippomane: escrescen-
la vergine Diana dai tre volti diversi. za carnosa sulla fronte dei
Mesce dell'acqua che simuli il fante d'Averno, puledri appena nati, alla
quale si attribuivano poteri
620 fa cercare erbe giovani mietute· con una falce magici. Occorreva strappar-
di bronzo sotto la luna, gonfie di nero veleno; la subito, prima che la ma-
si procura l'ippomane strappato dalla fronte dre, l'avida cavalla, la man-
d'un puledro, sottratto all'avida cavalla. giasse.
624. farro: qualità di gra-
La stessa Didone sparge il farro con mani pie: no che si spargeva misto a
625 e vicino agli altari, con la veste succinta sale.

www.scribd.com/Baruhk
144· Canto quarto

e un piede scalzo, invoca gli Dei e le stelle che sanno


il destino di tutti (lei che sta per morire!).
Infine prega il Nume, se mai ve n'è uno,
che ha cura degli amanti non corrisposti, perché
630 faccia vendetta, perché sia memore, giusto, pietoso.
Era notte: gli stanc;hi corpi prendevano sonno
tranquillamente per tutta la terra, riposavano
le selve e i mari selvaggi; era l'ora in cui tacciono
i campi, le stelle han percorso metà del loro cammino;
63S e tutti gli animali e i colorati uccelli,
quanti vivon nell'acqua limpida e nelle campagne
spinose di sterpi, coricati nel sonno
sotto la notte silente lenivano gli affanni
ed i cuori obl.iosi di tutti i loro mali.
640 Ma la Fenicia non dorme, addolorata, mai
si rilassa nel sonno o riceve negli occhi
e nel cuore la dolce quiete notturna: il suo affanno
cresce e imperversa di nuovo, risorgendo l'amore,
e oscilla indecisa tra grandi vampe di rabbia.
645 Cosi sempre di piu s'arrovella, dicendo
tra sé: « E adesso che cosa farò? Dovrò tentare
626. e un piede scalzo: ci
sfugge il significato simboli- coi vecchi pretendenti? Espormi alle loro beffe?
co e rituale del piede scalzo. Supplice c;hiederò le nozze dei Numidi
631-639. Era... mali: fa- che tante volte ho sdegnato? Oppure seguirò
mosa è questa descrizione 6SO la flotta dei Troiani, starò ai loro comandi?
della notte che molti vorreb-
bero ispirata a poeti greci Ho fatto proprio bene ad aiutarli, un tempo,
come Alcmane e Saffo, altri e loro me ne serbano molta riconoscenza!
ad Apollonio ed Orazio. Ma se anche volessi partire con loro, chi mai
Per noi è semplicemente uno
degli squarci poetici tipica- vorrà accogliermi, odiosa, sulle navi superbe?
mente virgiliani, di quel 655 Ahimé, sciagurata, ancora non conosci gli inganni
Virgilio che, non dimenti- e gli spergiuri della stirpe di Laomedonte?
chiamob, è autore delle E poi: me ne andrei sola coi naviganti gioiosi
Georgiche e delle Bucoliche.
645. s'a"ovella: il verbo o mi porterei dietro tutte le schiere dei Tiri,
ben esprime il lavorio frene- che ho appena strappato alla città di Sidone,
tico della mente, l'angoscia 660 spingendoli ancora sul mare, spiegando le vele nel vento
del cuore, l'irrequietezza spa-
smodica dello spirito di Di- Ah, muori come ti meriti, tronca il dolore col ferro!
done, incapace di prender Sorella mia, sorella vinta dalle mie lagrime
sonno ed ora preoccupata sei stata proprio tu la prima, involontaria
anche dell'immediato futuro. causa dei tanti mali che mi pesano addosso:
648. dei Numidi: dal re
dei Numidi, Jarba. 66S tu m'hai fatto impazzire, m'hai consegnata al nemico.
656. Laomedonte: re di Perché non ho vissuto feroce come una bestia
Troia e padre di Priamo. selvaggia, in solitudine, senza amore né colpa,

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto 145

senza soffrire cosi? Perché non ho mantenuto 672. dormiva: il sonno di


la fede un tempo promessa all'Ombra di Sicheo? » Enea contrasta singolarmen-
te con la veglia tormentata
670 Questi gravi lamenti le uscivano dal petto. di Didone. Forse riesce dif-
Enea stava sull'alta poppa, deciso a salpare, ficile capire l'« animo del-
preparata ogni cosa secondo l'uso: dormiva. l'eroe » che, umanamente,
dovrebbe essere agitato da
E nel sonno gli apparve l'immagine del Dio sentimenti contrastanti e dal
che tornava, di nuovo gli parve che cosi pensiero dell'amata regina
67S lo ammonisse (simile in tutto a Mercurio, alla voce che sta per abbandonare, e
al colorito, ai capelli biondi, alla bellezza che invece dorme profonda-
mente, non diciamo il son-
giovanile del corpo): «O figlio di una Dea, no del giusto, ma almeno di
in queste circostanze puoi abbandonarti al sonno? colui che ritiene l'episodio
Pazzo, non vedi quali pericoli ti circondino, di Didone del tutto supe-
680 non senti come gli zdiri ti spirino propizi? rato e già appartenente al
passato.
Lei trama in cuore inganni e un atroce delitto; 673. del Dio: Mercurio.
deeisa a morire, ondeggia tra varie esplosioni di collera. 679-689. dice bene il Fio-
Fuggi di qui a precipizio finché hai il potere di farlo! re: « Ad ogni modo, per
Presto vedrai la marina sconvolta dalle navi vincere costui, per spinger-
68S e lucente di fiaccole, presto vedrai la spiaggia lo, sotto l'incubo del terro-
re, a partire agendo come un
balenare di fiamme, se_ la prossima Aurora automa, senza darsi un mo-
ti sorprenderà qui, fermo su queste terre. mento di riflessione, non oc-
Su, rompi gli indugi. La donna è mobile e varia correva meno di un nuovo
intervento dei voleri supre-
sempre ». Ciò detto sparf confuso nella notte. mi, di questo affollarsi di
690 Subito Enea atterrito da quell'Ombra veloce tante cose, confusamente,
strappa il corpo dal sonno sollecitando i compagni: sulle labbra del dio, cosl
« Svegliatevi presto, guerrieri, prendete posto ai remi, confusamente che non sa se
presentargli Didone più scel-
sciogliete in un lampo le vele! Di nuovo mi è stato man- lerata o infelice, ed esagera
[dato e deforma tutto, e la delica-
dall'alto cielo un Dio, ci incita a accelerare ta e tenera passionali tà della
695 la fuga ed a tagliare le funi ritorte. regina richiama alle labbra
di lui un volgare cinismo
O santo fra tutti gli Dei, noi ti seguiamo, chiunque misogino. Cosl Enea nel suo
tu sia e obbediamo in festa al tuo nuovo comando. umano terrore, nella furia di
Assistici benigno e aiutaci, rendici amiche strapparsi dal sonno, nonché
nel cielo profondo le stelle! ». Sguainò la spada fulminea pensare all'amata, nonché e-
sitare, non ha modo nemme-
700 ed impugnando il ferro tagliò deciso le funi. no di capire esattamente chi
Un medesimo ardore prese tutti i Troiani, sia colui che è venuto, ma in-
afferrarono i remi e via, lasciarono il lido; calzato incalza i COIJlpagni...;
per un nuovo inganno del
il mare sotto le navi fugge, a forza di remi cielo si ritrova nella sua
sconvolgono l'acqua spumosa, fendono l'onda azzurra. vibrante passionalità di pa-
70S E già la prima Aurora spargeva nuova luce triota, di esule, di obbe-
sulla terra, lasciando il letto color del croco diente».
706. color del croco: cro-
dell'antico Titone. Appena la regina co è lo zafferano; qui sta
vide da un'alta torre biancheggiare la luce per color dell'oro o meglio

www.scribd.com/Baruhk
146 Canto quarto

aureo letto. Aurora era mo- e allontanarsi la flotta a vele spiegate, e il lido
glie di Titone. 710 deserto e il porto vuoto senza piu marinai,
713-719. Dice il Raniolo si percosse il bel petto con le mani, furente,
a proposito di questi versi:
« Tutta la logica del libro tre volte, quattro, si strappò i biondi capelli:
IV e l'intima poesia del- «O Giove - disse - Enea se ne andrà, uno straniero
l'eroina escludono assoluta- si sarà preso gioco impunemente di me
mente dall'animo di Didone e del mio regno? Nessuno impugnerà le armi
la possibilità di una vendet- 115
ta, sia pure giustificata. E per inseguirlo da tutta la città, nessuno
se nell'impeto del dolore, la farà uscire le navi dagli arsenali? Andate,
passione trascina la donna miei fedeli, correte, portate veloci le fiamme,
a propositi e immagini di
sangue, più tardi nella solen- munitevi di frecce, fate forza sui remi~
nità della morte imminente, 720 Ma cosa dico, dove sono? Quale pazzia
ella scopre l'intimo dell'ani- ti sconvolge la mente o infelice Didone?
ma sua, perché scaccia ogni Soltanto adesso ti offendono i mali che hai commesso?
pensiero di vendetta come
cosa vile, anzi amaramente Sarebbe stato assai meglio che ti fossi sentita
gode di morire invendicata: offesa cosi nell'ora in cui gli affidavi lo scettro.
moriemur inultae; sed mo- Eccola la lealtà di uno che dicono rechi
. l
rzamur. ».
con sé i patrii Penati, di uno che avrebbe portato
726. i patrii Penati: e
che perciò dovrebbe essere sulle spalle, pietoso, il padre vinto dagli anni!
quel pio Enea tanto celebra- Sarebbe stato meglio se lo avessi ammazzato
to! Il sarcasmo della sven- e fatto a pezzi, gettando' quei pezzi nel mare;
turata regina è più che giu- 730 meglio sarebbe stato gli avessi ucciso i compagni,
stificato: ella sta vivendo il
momento supremo della sua gli avessi fatto mangiare il corpo di suo figlio.
delusione che tosto si mute- Dura la lotta, d'esito incerto? Tanto meglio:
rà in tragedia. che cosa potevo temere dovendo morire? Avrei dato
728-731. Sarebbe ... figlio: fuoco all'accampamento, avrei riempito di fiamme
sono parole di una ferocia 735 le navi, ucciso padre, figlio, tutta la stirpe,
disumana, che ci dànno la
misura esatta dell'ira, del e su quei morti io stessa sarei caduta morta!
furore, della disperuione O sole, tu che illumini coi raggi le opere tutte
della protagonista. del mondo, e tu Giunone che conosci e sei complice
739· Ecate: l'immagine di di questi duri affanni, e tu Ecate chiamata
Diana, era posta nei trivi
della strada e veniva invoca- 740 con lunghe grida, a notte, nei trivi cittadini,
ta con lunghe grida. e voi vendicatrici Furie, e voi Dei protettori
742. Elissa: o Elisa era della morente Elissa, ascoltate e esaudite
l'altro nome di Didone. le mie preghiere, volgendo sui Teucri la vostra potenza.
746-753. Quasi tutte le Se è scritto nel destino che quell'infame tocchi
maledizioni di Didone si av- 745 terra ed approdi in porto, se Giove vuole cosi
vereranno: infatti Enea do-
vrà lottare a lungo e con se la sua sorte è questa: oh, almeno sia incalzato
sorte incerta con i Rutuli, si in guerra dalle armi di gente valorosa
separerà dal figlio e morirà e, in bando dal paese, strappato all'abbraccio di Julo,
tre anni dopo la vittoria fi-
nale, annegando nelle acque implori aiuto e veda la morte indegna dei suoi,
del Numico. 7SO e, dopo aver firmato un trattato di pace

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto I4?

iniquo, non goda il regno né la desiderata


luce, ma muoia, in età ancora giovane
e rimanga insepolto su un'arida sabbia!
Questo prego, quest'ultima voce esalo col sangue.
755 E infine voi, miei Tiri, perseguitate la stirpe
di lui, tutta la sua discendenza futura
con odio inestinguibile: offrite questo dono
alla mia povera cenere. Nessun amore ci sia
mai tra i nostri due popoli, nessun patto. Ah, sorga,
760 sorga dalle mie ossa un vendicatore, chiunque
egli sia, e perseguiti i coloni troiani
col ferro e col fuoco, adesso, in avvenire, sempre
finché ci siano forze! Io maledico, e prego 754· Questo prego: in
che i lidi siano nemici ai lidi, i Butti ai Butti, questa preghiera, consacrata
dal sangue, Virgilio ha anco-
765 le armi alle armi: combattano loro e i loro nipoti ». ra una volta ripresa e confer-
Cosi disse, pensando a tante cose, cercando mata l'ineluttabilità della ne-
come morire al piu presto. E si rivolse a Barce mesi storica, che gli antichi
nutrice di Sicheo (poiché la propria nutrice temevano c subivano come
la personificazione della giu-
era rimasta, ormai nera cenere, laggiu a Sidone): stizia distributiva, inesorabi-
770 «Ti prego, cara nutrice, corri da Anna, che venga le nel castigare e puntuale
la mia dolce sorella, e dille che in gran fretta nel premiare le azioni com-
piute nel male e nel bene.
si lavi con acqua di fiume e porti con sé Qui la vita è sentita come
le vittime pel sacrificio, le offerte stabilite. una legge universale più che
Tu stessa cingi le tempie di benda votiva. di onore, di coscienza etica.
775 Voglio sacrificare a Giove Stigio, come 755· perseguitate: è la
predizione delle tre guerre
è d'uso, porre fine a tutti i miei dolori puniche che sconvolsero il
ardendo insieme al rogo il ritratto di Enea». Mediterraneo e minacciarono
Barce accelerò il passo con affanno senile. Roma in modo gravissimo.
Allora Didone, tremante, esasperata 76o. un vendicatore: vien
subito fatto di pensare ad
780 per il suo scellerato disegno, volgendo Annibale, il più fiero ed in-
attorno gli occhi iniettati di sangue, le gote sparse domabile nemico della gen-
di livide macchie e pallida della prossima morte, te romana.
irrompe nelle stanze interne della casa 775· Giove Stigio: Pluto-
ne re degli Inferi.
e sale furibonda l'alto rogo, sguaina n6. porre fine a tutti i
785 la spada dardania, regalo non chiesto per simile scopo. miei dolori: Barce intende
Dopo aver guardato le vesti lasciate da Enea che la regina voglia brucia-
re l'effigie di Enea, mentre
e il noto letto, dopo aver indugiato un poco invece la frase esprime la
in lagrime e pensieri, si gettò su quel letto ferma decisione di uccidersi.
lunga distesa e disse poche, estreme, parole: 785. la spada dardania:
790 « O reliquie, che foste cosi dolci finché che Enea le aveva donato in
cambio dei ricchi regali ri-
lo permettevano i Fati e un Dio: ora accogliete cevuti.
quest'anima, scioglietemi da tutti i miei tormenti. 791. un Dio: Giove.

www.scribd.com/Baruhk
148 Canto quarto

794· un'immagine grande:


le parole non esprimono pre- Vissi, ho compiuto il cammino concessomi dalla Fortuna,
sunzione, ma soltanto la pro- e adesso un'immagine grande di me se ne andrà sotto-
fonda coscienza di essere sta- [terra.
ta una regina, e come tale di Fondai, una grande città, vidi sorgerne alte le mura,
79S
aver compiuto gesta memo-
rabili che rimarranno nel vendicai mio marito, inflissi al fratello nemico
tempo. giuste pene: felice, ahi, troppo felice se solo
797- giuste pene: cioè sot- non fossero mai arrivate ai nostri lidi sabbiosi
traendo al fratello Pigmalio-
ne il tesoro per impadronir- navi dardanie! ». Disse e premé la bocca sul letto.
si del quale egli aveva ucciso 800 «Moriamo senza vendetta - riprese. - Ma moriamo.
Sicheo. Cosf, anche cosf giova scendere alle Ombre.
803. funesti presagi: Scri- Il crudele Troiano vedrà dall'alto mare
ve il Copelli: «Insomma,
mentre egli, lieto, veleggia il fuoco e trarrà funesti presagi dalla mia morte».
verso il suo glorioso desti- Tra queste parole le ancelle la vedono abbandonarsi
no, deve vedere dal mare 805 sul ferro e vedon la lama spumante di sangue,
le fiamme, che lei ha acce-
so, per le quali essa fa l'o- vedono sporche di sangue le mani. Un grido si leva
locausto di sé a scontare il per tutta la reggia, la fama s'avventa
suo peccato, e le quali sa- infuria per la città, le case fremono d'urla,
ranno per lui sinistro augu- di lamenti e di gemiti di donne, l'aria suona
rio per la sua vita. Conclu-
sione naturale di lunghe al- 810 di grandi pianti, come se Cartagine o Tiro
ternative di odii e di amori, invase dai nemici crollassero, e rabbiose
di preghiere e di impreca- le fiamme s'attorcessero tra le case ed i templi.
zioni, di tenerezze umili e La sorella sentf la notizia e atterrita
~i ire selvagge, di speranze
Imploranti e di disperazioni con una corsa affannosa, graffiandosi la facci~
altere. L'avrebbe pregato an- 81S con le unghie, picchiandosi i pugni contro il petto,
cora, se fosse stato presen- attraversa la folla chiamando la morente
te, si sarebbe illusa ancora
la disperata amante, attac: per nome: «Sorella, per questo mi volevi? Che inganno
cando al filo della speranza doloroso! Per questo volevi il rogo, i fuochi
la sua esistenza: or che è e gli altari? Che cosa dovrò pianger di piu:
!~~!~~~~- tr.~~o~e s:~~~ 820 la tua morte o questo disperato esser sola
nella morte? Sorella, perché non m'hai .voluta
nella morte consolata solo
da una superstite speranza tua compagna morendo? M'avessi tu chiamata
e dal voto supremo: che l'i- ad una stessa morte: un eguale dolore
niquo sia punito ».
820. questo disperato es- ed una stessa ora ci avrebbe colte entrambe.
ser sola: è il momento più 82S Ed io con queste mani eressi il rogo, invocai
alto della tragedia di questa gli Dei patrii, per essere da te lontana nell'ora
fedelissima sorella che non della morte! Sorella, hai ucciso te e me
ha fatto altro durante la sua
vita che assistere Didone e e il popolo e i padri sidoni e tutta la tua città!
farne la causa stessa e la Ma adesso !asciatemi lavare la ferita,
ragione del suo esistere. Ora, 830 !asciatemi raccogliere èon le labbra l'estremo
di fronte al suo cadavere suo alito, se ancora le aleggia intorno un soffio
sanguinante, sente di colpo
un vuoto smisurato aprirsi di vita! ». Precipitosa era salita sugli alti
dentro e fuori di sé: ecco gradini del rogo e abbracciata la sorella morente

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto 149

Ja stringeva gemendo al seno e con la veste to accomunarle, come le a-


835 tentava di asciugare il nero sangue. Didone veva accomunate in vita.
mentre cerca di alzare gli occhi che non riuscivano 839. nell'alto cielo cer-
cò ... : ricorda i versi dei Se-
a stare aperti sviene; la ferita profonda polcri foscoliani: «Perché
nel petto stride. Tre volte riusd a levarsi sul gomito, gli occhi dell'uom cercan
tre volte ricadde sul letto: nell'alto cielo cercò morendo l il sole, e tutti
con gli occhi erranti la luce, vedendola gemette. l'ultimo sospiro l mandano i
840 petti alla fuggente luce ».
Allora Giunone, pietosa del suo lungo dolore 841. Allora Giunone: la
e della straziante agonia, mandò giu dall'Olimpo dea sente pietà per la sven-
Iride, che liberasse l'anima che lottava turata, anche perché un po'
invano per svincolarsi dai legami del corpo. di colpa ricade su lei per il
forzato matrimonio pattuito
845 Poiché lei non moriva di giusta morte, decisa con Venere, e ne abbrevia
dal Fato, ma anzitempo, in un accesso d'ira, l'agonia, mandando Iride,
Proserpina non le aveva strappato ancora di testa sua messaggera.
il biondo fatale capello e non aveva ancora 847. Proserpina: gli anti-
chi credevano che la vita
consacrato il suo capo all'Inferno e allo Stige. finisse quando Proserpina
850 La rugiadosa Iride con le sue penne di croco strappava un capello dal ca-
brillanti contro sole di mille varii colori po del predestinato.
volò attraverso il cielo e si fermò su di lei. 849. Stige: fiume infer-
nale.
« Questo capello - disse - porto e consacro a Dite 850. croco: (vedi nota
per ordine divino, e ti sciolgo da queste v. 706.
855 tue membra ».Con la destra strappò il capello: insieme 856. vento: in greco « a-
si spense il calore nel corpo, la vita svanf nel vento. nemos » significa vento o
soffio di vento. Per Virgilio,
dopo la morte, l'anima indi-
viduale tornava e si dissol-
pesarle addosso la solitudine vocazione « ad una stessa veva nell'anima universale,
più che il dolore, ecco l'in- morte », che avrebbe dovu- fonte di ogni forma di vita.

Commento critico

Mai, in alcuna età letteraria, ci fu poeta capace, non diciamo di superare, ma sol-
tanto di eguagliare Virgilio nel concepire e nel realizzare una figura di donna che possa
essere paragonata a Didone.
A lei è dedicato l'intero canto; ella sola domina incontrastata la scena, perso-
naggio unico ed inimitabile, nato soprattutto dal cuore del poeta.
Forse si dirà che la sua vicenda di donna trova un riscontro in figure che popolano
le letterature di quasi tutti i paesi ed è perciò un dato comune della concezione tragica
dell'amore. Infatti i momenti di sviluppo del sentimento appaiono ben confermati e
chiari nella loro logica elementare: l'insorgere violento e tumultuoso del sentimento,
il dono completo e senza riserve di sé, l'abbandono, la disperazione, il suicidio.

www.scribd.com/Baruhk
150 Canto quarto

Ma per Didone questi momenti finali della tragedia assumono un diverso e piì1
sconvolgente significato, perché continuano e si ricollegano alla sua vicenda di vita
precedente. Ella non sa che cosa sia la felicità d'amore. Fin dalla più tenera età, vis-
suta tra intrighi e congiure di palazzo, ha imparato a giudicare uomini e cose con
distacco e diffidenza. Il padre le è. morto troppo presto; il fratello ha assassinato il
marito Sicheo, l'unico che l'aveva amata e le aveva donato pochi giorni di serenità e
di pace. Costretta a fuggire, ad andare raminga per il Mediterraneo, alla guida della
~ua gente profuga ed infelice, s'era battuta con orgoglio e con caparbia per ridare a se
stessa e agli altri una speranza ed una patria. C'era riuscita, e la sua regalità stava
appunto in questa sua splendida impresa, degna di un condottiero antico o di un eroe.
A questo punto ecco apparire sulla sua strada un personaggio, simile a lei, cioè bello
di famn e di sventura; vedovo come lei, senza patria, perseguitato eppure non domo.
Quale più felice caso? Non era forse una fortunata coincidenza, voluta dal fato
per finalmente concederle quella parte di felicità cui ogni creatura, dopo tanti mali
e tante sventure, ha legittimamente diritto? Dopo anni di tensioni, di doveri scrupo-
losamente assolti, di responsabilità coraggiosamente assunte e portate a termine,
Didone sente anche il privilegio di poter finalmente abbandonarsi ad un suo sogno
d'amore. Gli ultimi scrupoli sono cancellati dalle parole della sorella Anna. Non val-
gono a fermarla e a dissuaderla i chiari presagi di lutto che emergono dalla situazione
stessa, il tormento interiore che la travaglia sin da principio, le ansie ed i timori che
la turbano di continuo. « Omnia vincit Amor! »
Le nozze, durante lo scatenarsi di un furioso temporale, sono il naturale corona-
mento della passione che le ha sconvolto i sensi e l'anima. Di qui il dramma che pre-
cipita rapidamente verso la conclusione. In un alternarsi continuo di illusioni e delu-
sioni, di tormento e di estasi, di invettive e di preghiere, di orgogliose impennate e
di umiliazioni volute, si giunge all'epilogo: vince ancora l'amore che vede come unica
soluzione la morte. Il rogo che brucia e purifica le sue spoglie mortali, distrugge
insieme le vesti e la spada dell'amato. La fine è degna di lei, splendida donna e
superba regina che non può sopravvivere all'ingiuria sofferta dopo il dono di tutta
se stessa. La sua ardente figura di personaggio tragico, insuperato ed insuperabile,
offusca e sminuisce quella di Enea. Se però guardiamo un po' più addentro alla com-
plessità della creazione virgiliana, ci accorgeremo subito che la grandezza tragica di
Didone dipende in gran parte dall'atteggiamento di Enea, dal suo freddo ed incerto
comportamento, dal suo sacro egoismo d'uomo, dalla sua arida austerità di eroe-sacer-
dote destinato a ben altre imprese che non sian d'amore.
Virgilio ha ricercato ad arte, non solo per la logica che regge l'intero poema, un
voluto contrasto di toni e di stati d'animo, per far sl che la figura di Didone campeg-
giasse in tutta la sua grandiosa tragicità per l'intero arco dell'episodio.
Per questo ha costretto il suo eroe alla meschinità ed alla grettezza d'animo e di
cuore; per questo gli ha posto sulle labbra frasi scipite, volgari e persino oltraggiose.
Didone, cosl, ci appare la vittima più illustre non tanto di Enea, quanto di quella
legge iniqua ed inesorabile che vuole i maggiori e più solenni eventi umani, nati
dalle lagrime e dal sangue degli innocenti.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quarto I 5I

Galleria di ritratti
Anna.
Anna è personaggio che vive nella luce ~ella sorella verso la quale ha devozione
ed affetto senza limiti. Ella, al contrario di Didone, che è sempre stata nelle vicissi-
tudini della sua breve esistenza una magnifica protagonista, non pare avere grandi
aspirazioni e forte personalità. Sa tuttavia di essere insostituibile consigliera nelle
decisioni più importanti e confidente preziosa alla quale tutto si dice e si chiede.
Per questo rappresenta la donna di buon senso che, anche se ha dato alla sorella
il consiglio di cedere alla passione, lo ha fatto a ragion veduta, perché inutile le
pareva resistere ad un sentimento travolgente e nuovo.
Il suo dolore di sorella è vero e profondo: con Didone muore infatti la ragione
stessa della sua esistenza.

www.scribd.com/Baruhk
I 52 Canto quarto

Raffronti di traduzione

« Dulces exuviae, dum fata deusque sinebat, e scioglietemi voi dal mio dolore!
accipite banc animam meque bis exsolvite curis. Ecco ho vissuto. f: ormai compiuto il corso
Vixi et quem dederat cursum Fortuna peregi, che le sorti mi avevano concesso;
et nunc magna mei sub terras ibit imago. e grande or l'ombra mia scende sotterra.
Urbem praeclaram statui, mea moenia vidi, Edificai una città superba,
ulta virum, poenas inimico a /ratre recepi, vidi mie mura, feci le vendette
felix, beu nimium felix, si litora tantum dc;! inio consorte, il frate! suo nemico
numquam Dardaniae tetigissent nostra carinae ». punii; felice, ahimè, troppo felice
Dixit et os impressa toro: « Moriemur inultae, se non mai le dardaniche carene
sed moriamt4r » ait: « sic, sic iuvat ire sub umbras. fossero giunte fino a questi lidi! ,.
Hauriat bune oculis ignem crudelis ab altiJ Poi la bocca premé sull'origliere
Dardanus, et secum nostrae ferat omina mortis ». e gridò:· « Moriremo in'vendicata,
Dixerat, atque illam media inter talia /erro ma moriamo. COsi, cosl com'è dolce
conlapsam aspiciunt comites, ensemque cruore scendere all'ombre. II Dàrdano crudele
conlapsam adspiciunt comites, ensemque cruore vegga dal mare queste fiamme, e seco
spumantem sparsasque manus. abbia l'augurio della nostra morte ».
(v. 651- v. 665) Parlava· ancora; ed ecco, le sue donne
la videro sul ferro abbandonarsi;
«Spoglie, mentre il ciel piacque, amate e care schiumante era la spada, eran le mani
a voi rend'io quest'anima dolente. sparse di sangue.
Voi l'accogliete e voi di questa angoscia Traduzione di Guido Vitali
mi liberate. Ecco io son giunta al fine ·
de la mia vita, e di mia sorte il corso O dolci spoglie, dolci
ho già compiuto. Or la mia grande imago firiché il destino lo concesse e un dio,
n'andrà sotterra: e qui di me che lascio? accogliete quest'anima e, dolente,
Fondata ho pur questa mia nobil terra: da· tanta peiia àlfin mi liberate!
viste ho pur le mie mura: ho vendicato La mia vita ho vissuto, e il corso tutto
il mio consorte; ho castigato il fiero che la sorte mi diede ho già percorso:
mio nimico fratello. Ah che felice, ora sotterra andrà l'anima mia!
felice assai morrei, se a questa spiaggia Una eccelsa città ho pur fondato;
giunte non fosser mai vele troiane! » ho visto alfine le superbe mura;
E qui su 'l letto abbandonassi, e 'l volto ho vendicato mio marito, ostile
vi tenne impresso; indi soggiunse: « Adunque mio fratello ha pagato a me il suo fio.
morrò senza vendetta? Eh che si muoia Oh troppo, ahimè, troppo morrei felice
comunque sia. Cosl mi giova solo se mai quelle straniere navi,
girne tra l'ombre inferne: e poich'il crudo, mai questa terra avessero raggiunto! »
mentre meco era, il mio foco non vide, Disse e, premendo sopra il letto il volto:
veggalo di lontano; e 'l tristo augurio «Morirò invendicata, eppur, ch'io muoia!
de la mia morte almen seco ne porte ». Cosl, cosl mi piace andar fra l'ombre!
Avea ciò detto, quando le ministre Veda dall'alto il Teucro coi suoi occhi
la vider sopra al ferro il petto infissa, questo mio fuoco, e a lui, empio e crudele,
col ferro e con le man di siUlgue intrise tal presagio di morte seco porti! ,.
spumante e caldo. Aveva detto; e già le sue fantesche
Traduzione di Annibal Caro tra questo dir la vedono reclina
sulla spada, e la spada insanguinata,
Vesti, a me care fin che il Fato e i Numi e le mani di sangue tutte intrise
vollero, voi quest'anima accogliete Traduzione di Adriano Baccbielli

www.scribd.com/Baruhk
CANTO QUINTO

Venere ottiene da Nettuno che si plachi la


tempesta, e spirino buoni venti per le navi
di Enea.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


18 35, ricavate dai codici della Biblioteca V a·
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO QUINTO

Dal mare aperto Enea vede sulla riva che s'allontana un gran fuoco ed è colto da
tristi presentimenti. Per evitare un fortunale che lo minaccia, la piccola flotta troiana,
su consiglio di Palinuro, fa vela verso la Sicilia ed è accolta con grandi feste, nel
porto di Segesta, dal re Aceste.
Nell'anniversario della morte del padre Anchise, Enea bandisce, come d'uso, i
giochi funebri.
Mentre l'eroe compie le rituali libagioni presso la tomba del padre, compare un
serpente che si avvolge per sette volte intorno al tumulo, mostrando di accettare le
offerte; poi sparisce.
Nel mattino del nono giorno incominciano le gare di fronte ad una gran folla
convenuta da tutte le terre vicine. Apre i giochi la regata, disputata da quattro navi
e vinta da Cloanto. Si continua con una corsa di velocità, vinta da Eurialo con l'aiuto
dell'inseparabile compagno Niso. Viene poi il pugilato che vede di fronte Darete ed
Entello con la vittoria di quest'ultimo. Segue la gara con l'arco nella quale primeggia
il re Aceste. Infine ha luogo il famoso ludus troiano e cioè un carosello a cavallo molto
complicato, eseguito da Ascanio con tre squadre di giovanetti, ciascuna composta di
dodici elementi. Mentre si svolgono i giochi, Giunone, che non perde occasione per
cercare di danneggiare i Troiani, invia tra le donne troiane Iride con il compito di
incitarle a distruggere le navi ed a fermarsi in Sicilia. Iride assume le sembianze di
Beroe ed arringa le compagne a trovar pace, dopo tanto peregrinare, presso l'amico
Aceste, costringendo mariti, fratelli e figli a fermarsi, distruggendo la flotta.
In breve tempo le navi sono in fiamme. Enea, sopraggiunto con i compagni, com·
batte l'incendio, aiutato anche da un provvidenziale temporale. Purtroppo quattro
navi sono ormai distrutte.
Enea è scoraggiato e non sa ·che fare. Allora il vecchio e saggio Naute lo consiglia
a partire egualmente, lasciando in Sicilia i vecchi, le doline ed i bambini in una città
da costruire, che prenderà il nome del re amico, Aceste.

www.scribd.com/Baruhk
156 Canto quinto

Nella notte appare ad Enea in sogno il padre Anchise, che lo esorta ad accettare
il consiglio di Naute.
Prima però dovrà cercare la Sibilla Cumana e scendere, per mezzo suo, nell'Averno
.per incontrarsi con lui e conoscere il destino che l'attende. Egli obbedisce: fonda la
città, erige un tempio in onore della madre Venere e poi salpa con le quindici navi
rimaste.
Venere intercede presso Nettuno perché renda felice la navigazione del figlio.
Il dio risponde affermativamente, ma esige che almeno un troiano si sacrifichi, come
vittima. Il prescelto è Palinuro che, per opera del dio Sonno, s'addormenta e preci-
pita con il timone in mare.
Enea in persona dovrà d'ora in poi pilotare la nave verso la mèta.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO QUINTO

II ritorno in Sicilia (1-45) - Riti in onore di Anchise (46-123) - I


giuochi funebri: la regata (124-313)- La corsa a piedi (314-384)-
L'incontro di pugilato (385-508) - Il tiro a segno con l'arco (509-
575)- La parata dei giovani cavalieri (576-633)- L'incendio delle
navi (634-739) - Il consiglio di Naute e l'apparizione di Anchise
(740-805)- La partenza (8o6-881)- La morte di Palinuro (882-919).

RITORNO IN SICILIA (1-45).


Il ritorno in Sicilia - Già lontano dallr> costa,
Enea vede, guardando Car-

l NTANTO Enea
con la flotta era già in mare aperto
tagine, alzarsi un alto fuoco
ed è colto da un triste pre-
sagio. Subito dopo per sfug-
gore ad una tempesta che
e fendeva sicuro i flutti anneriti dal vento sta avvicinandosi, su consi-
e vedeV-a, volgendosi, impicciolire le mura glio di Palinuro, ordina di
s illuminate dal rogo dell'infelice Didone. dirigersi verso la Sicilia. La
flotta ripara nel porto di Se-
Non sanno la causa di tanto fuoco, ma quanto gesta e viene accolta con
possa una donna furente e l'amore tradito gioia dal re troiano Aceste.
i Troiani lo sanno e un augurio triste ne portano in
[cuore. 3. anneriti: incupiti dal
. vento del Nord.
Il mare era profondo, una distesa infinita 8. un augurio triste: un
IO senza piu terra in vista, soltanto mare e cielo, presentimento della tragedia
quando sul loro capo si formò un nembo azzurro, avvenuta.
un nembo che oscurò il mare, scatenò 16. serrare in parte: di
ammainare le vele più gran-
tempesta, inverno e notte. Palinuro, il nocchiero, di per offrire meno presa al
grida dall'alta poppa: «Perché tante nubi nel cielo? vento.
lS padre Nettuno, cosa ci prepari?». Comanda 17. bordeggiando: naviga-
di serrare in parte le vele e far forza sui remi re contro vento, ora volgen-
do un bordo della nave, ora
bordeggiando nel vento, e grida ad Enea: l'altro, in modo da ricever-
« O magnanimo Enea con questo tempo non spero lo in obliquo.

www.scribd.com/Baruhk
I 58 Canto quinto

21. nerissimo ovest: il ven- di arrivare in Italia nemmeno se si rendesse garante


to di occidente si sostitui- 20 lo stesso Giove. I venti sono cambiati,
sce a quello del nord e por- fremono e soffiano dal nerissimo ovest,
ta con sé nubi nere gravide
di tempesta. il cielo è diventato una nuvola sola.
28. spiagge fraterne d'E- Non possiamo resistere né con le vele né ai remi.
rice: le coste occidentali Poiché la Fortuna ci vince, cediamo,
della Sicilia, sulle quali svet-
ta il monte Erice, famoso lS andiamo dove ci chiama, mutiamo la rotta.
pugilatore, figlio di Bute e Se la memoria non m'inganna, se vedo giusto
di Venere e perciò fratella- guardando le stelle, non-sono lontane le fide
stro di Enea. spiagge fraterne d'Erice, i porti siciliani ».
31. Nessuna terra sareb-
be più cara: Enea aveva Allora il pio Enea: «Vedo bene che i venti
già fatto scalo in queste ter- 30 ci comandano di fare cosi, e che invano ti opponi.
re, era stato ospitato frater- Cambia rotta. Nessuna terra sarebbe piu cara,
namente dal troiano Aceste non potrei sceglieme alcuna piu adatta alle stanche mie
e aveva perduto il padre An-
chise. [navi,
33· Aceste: re di Segesta, della terra che alberga il dardanide Aceste,
figlio di Egesta, fanciulla che custodisce nel grembo la salma del padre Anchise ».
troiana inviata dal padre in ' lS Volgono al porto le prore; le vele si gonfiano
Sicilia perché non fosse di-
vorata da un mostro mari- di venti favorevoli, la flotta taglia il gorgo
no, inviato da Nettuno per rapida, finché lieta tocca la nota riva.
punire Laomedonte. Giunta Da un'alta vetta montana Aceste osservò
nell'isola, ella aveva sposato
il dio fluviale Criniso. l'arrivo delle navi amiche ed accorse
44.coi semplici doni: qua- 40 cosi com'era, in tenuta di caccia, armato di dardi,
le differenza fra il banchet- irsuto della pelle di un'orsa della Libia.
to splendido che Didone Nato da donna troiana e dal fiume Criniso
aveva offerto ai Troiani e
questo che Aceste, « irsuto Aceste, non immemore dei comuni antenati,
della pelle di un orso » fa fa festa agli amici tornati: coi semplici doni
apprestare per gli amici che 4S della campagna li accoglie e ne ristora le forze.
tornano! Là si trattava di
un vero e proprio ricevimen-
to regale, qui di una frater·· Riti in onore di Anchise
na accoglienza.

Già luminosa l'alba del giorno seguente


lùn IN ONORE DI ANcmSE
(46-123). - Il giorno dopo, aveva fugato le stelle, quando Enea radunò
nell'anniversario della mor- dalla spiaggia i compagni e salito su un monte di terra
te del padre, Enea bandisce disse: «O grandi Dardanidi, stirpe di sangue celeste,
i giochi funebri. Mentre si
compie il rito propiziatorio
e si fanno le offerte di cibo, il/atto. Si procede poi al ve- 49· stirpe di sangue cele-
un serpente esce dal tumulo, ro e proprio sacrificio. ste: Dardano, come si è già
vi si avvolge sette volte in- detto, era figlio di Giove ed
torno, assaggia le offerte e 48. un monte di terra: Elettra. Di conseguenza i
scompare. L'eroe è sconcer- una collinetta o meglio un Troiani diS<.endono da una
tato e non sa interpretare rialzo del terreno. stirpe divina.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 159

so è già passato un anno, nel giro dei dodici mesi, funebri per la morte di An-
chise sarebbero stati celebra-
da quando affidammo alla terra le ceneri e l'ossa ti subito dopo la morte del
dd mio padre divino, consacrandogli altari. vecchio eroe e il secondo
Ed è, credo, già qui il giorno che terrò sbarco di Enea a Drepano
per onorato -sempre e sempre per amaro, non sarebbe avvenuto.
54· onorato ... amaro: gior-
55 poiché cosi voleste, o Dei. Anche in esilio no funesto, ma per questo
nelle getule Sirti, o trattenuto dal mare da ricordare con riti e ma-
argolico, o prigioniero nella città di Micene nifestazioni.
celebrerei questo giorno con voti rituali 56. getule Sirti: i due
golfi sirtici le cui sponde
e feste solenni, coprendo gli altari di doni. erano abitate dai Getuli, tri-
60 Ma le ceneri e l'ossa del padre son qui, bù della gente numida.
vicine a noi - non senza il volere dei Numi - 57· argolico: che bagna il
poiché spinti dal vento toccammo porti amici. Peloponneso.- Micene: una
delle città capitali del regno
Su, celebriamo lieti tutti i funebri onori, di Agamennone; l'altra era
invochiamo i venti propizi: che il padre mi conceda Argo.
6S di rinnovargli tali cerimonie ogni anno, 68. fatene parte ai Pena-
fondata la mia città, nei templi a lui dedicati. ti: era uso sacrale· che ai
banchetti funebri partecipas-
Aceste di stirpe troiana vi offre c;lue buoi sero i simulacri dei Penati,
per ogni singola nave: fatene parte ai Penati, quali componenti principali
sia quelli della patria sia quelli che l'ospite Aceste della famiglia, della gens e
70 tiene per sacri e onora con banchetti e preghiere. dello Stato.
71. quando la nona Au·
Quando la nona Aurora avrà portato ai mortali rora: presso i Romani i riti
il giorno celeste e avrà illuminato la terra funebri duravano nove gior-
coi suoi radianti strali, bandirò giochi funebri. ni. AI termine avveniva il
Per prima indirò una regata di navi veloci; grande banchetto e si cele-
bravano i giochi in onore
75 poi si presentino tutti, chi è agile nella corsa del defunto.
a piedi, chi presume d'esser bravo a scagliare 78. cesti: fasciatura di
il giavellotto e la rapida freccia, chi ha tanto coraggio cuoio (a mo' di guantone)
di battersi coi cesti: ci saranno premi per tutti. guarnita di borchie di ferro
o di piombo che usavano i
Ma adesso silenzio, cingete di rami le tempie!» pugili nelle gare.
80 Ciò detto vela i capelli col mirto materno, 79· adesso silenzio!: è l'in-
lo stesso fa Elimo, lo stesso il vecchio Aceste vito sacerdotale « ore favete
omnes » prima dell'inizio so-
ed il fanciullo Ascanio, seguiti da tutti gli altri. lenne del rito cui si parteci-
Enea va verso la tomba in mezzo a una gran folla, pava con le tempie ornate
qui versa per terra, libando secondo il rito, due tazze di mirto (qui materno per
85 di vino, due di latte e due di sangue sacro Enea perché pianta sacra a
Venere).
50. è già passato un an· no e ne era ripartito qualche 81. Elimo: forse un sici-
no: qualche critico ha fatto in Libia all'inizio dell'inver- liano, amico di Aceste, lo
rilevare l'inesattezza di que- mese appresso. Il Sabbadini stesso che sarà nominato al
sta affermazione. Infatti nel dice bene quando dimostra verso 327 come uno dei par-
canto precedente Virgilio a- che il canto V, nella prima tecipanti alle corse a piedi.
veva più volte, per inciso, stesura, venne scritto prima 85. due ... : due, come il
detto che Enea era arrivato del III. In tal modo i riti sette e il nove, era un nu-

www.scribd.com/Baruhk
160 Canto quinto

mero rituale. Vino, latte o


sangue sono i simboli della gettando fiori di porpora, e prega cosi:
vita terrena. « Di nuovo salve o padre santo e voi ceneri invano
87·88. ceneri... Ombra ... scampate alla guerra e voi Ombra ed anima paterne!
anima: sono le tre compo- Non mi è stato permesso di cercare con te
nenti dell'uomo: le ceneri
che rimarranno alla terra; 90 i confini d'Italia, i suoi campi fatali
l'Ombra che scenderà agli ed il Tevere ausonio, comunque esso scorra».
Inferi e l'anima che salirà Aveva appena parlato, quando un grosso serpente
e si dissolv.:rà nell'etere.
strisciò da sotto alla tomba, abbracciò calmo il tumulo
91. ausonio: l'Ausonia
era uno dei nomi dell'Italia. dopo essersi attorto sette volte, posò
94· sette volte: come ab-
95 sugli altari la schiena chiazzata di blu,
biamo già notato, nei riti an- squamosa d'oro lucente: sembrava l'arcobaleno
tichi i numeri hanno un si- che contro sole rallegra le nubi di mille colori.
gnificato sacro. Qui, forse, il Enea stupi a qudla vista: con lunghi contorcimenti
sette sta ad indicare gli an-
ni di vicissitudini trascorsi il serpente strisciò tra tazze e lucenti bicchieri,
da Enea dopo la fuga da 100 assaggiò qualcosa e di nuovo, senza far male,
Troia. lasciò gli altari, si ritirò sotto la tomba.
104. il Genio del luogo: Enea con passione ancora maggiore continua
quelli che i -greci chiamava-
no demoni, i romani appel- le feste iniziate in onore di Anchise,
larono genii. Erano gli dèi incerto se qud prodigio fosse il Genio del luogo
della generazione: ogni uo- IOS o fosse al servizio del padre: sacrifica
mo ed ogni luogo ne ave- due pecore, due porci e altrettanti giovenchi
vano uno proprio. Nelle ar-
ti figurative il genio del dal dorso nero, versando il vino dalle tazze
luogo era rappresentato in per invocare l'anima del grande Anchise e i Mani
forma di serpente; quello riemersi dall'Acheronte. Tutti i compagni,
umano come un giovane o
un fanciullo alato.
IlO ognuno per qud che può, offrono lieti i doni
107. dal dorso nero: nei
riempiendone gli altari e mattano i giovenchi,
sacrifici funebri le vittime altri mettono in fila le pentole o stesi sull'erba
dovevano essere nere. Quel- fan fuoco sotto gli spiedi rosolando le viscere.
lo che sta celebrando Enea Il giorno atteso giunse, i cavalli di Fetonte
a Roma veniva chiamato
suovetaurilia da sus (maia- IIS portarono la nona Aurora nel cielo sereno;
le), ovis (pecora), taurus dappertutto veniva gente, chiamata dal nome
(toro). e dalla fama di Aceste: riempivano il lido
108. i Mani: spiriti bene- tutti allegri per vedere gli Eneadi e per gareggiare.
fici che assistono dopo morti
gli uomini. - Acheronte: Dapprima si mettono in mostra i doni in mezzo al circo,
uno dei fiumi infernali. 120 tripodi sacri, verdi corone e palme, premio
III. mattano: immolano. ai vincitori, poi armi, vesti ornate di porpora,
II4. i cavalli di Fetonte:
Fetonte figlio di Apollo e sordinatamente nel cielo e Fetonte, le Eliadi, lo pian-
di Chimene, contrariamen- minacciando la vita dell'Uni- sero tanto che gli dèi impie-
te al consenso del padre, verso. Giove, per evitare tositi le trasformarono in
volle guidare il carro del un'immane sciagura, colpl pioppi.
Sole, ma i cavalli gli prese- con una folgore Fetonte, che 120. tripodi sacri: sedili
ro la mano, galoppando di- cadde nel Po. Le sorelle di a tre piedi.

www.scribd.com/Baruhk
IJ tJ
CHIMERA~
#PRISTI
:\~--·
~~CENTAURO ~ ftsm•
SCILLA~
~CENTAURO
~ ~PRISTI

~
---~- ~
-- -· ---

la
l
D
i
i
l

~{i) ~
l

~ ~CENT~
CHIMERA t
PRISTI~ ~CHIMERA

OSCILLA

SCILLA~ PRISTI oo
l
l
~ CENTAURO
l
l
- Spiaggia Arrivo ~"'-s·p1agg1a· partenza
LA GARA DELLE NAVI
La nave Chimera era guidata da Gia; la Scilla era guidata da Cloanto; la Pristi da Men-
neo e la Centauro da Serszesto.

www.scribd.com/Baruhk
COMBATTIMENTO DI GALLI, mosaico pompeiano. Museo Nazionale, Napoli
Mosaico (gr. museìon, lat. opus musivum, significa semplicemente «lavoro che si com-
pie sotto la protezione delle Muse ». Lo stesso dicasi di « museo » e « musica »). Il mo-
saico è un genere di arte che deriva dall'Oriente, ma che già era noto ai Greci e più
tardi ai Romani, prima che Alessandro Magno iniziasse le sue conquiste in Oriente.
Il mosaico consiste di figurazioni sul pavimento, poi anche su pareti, ed è composto di
pietruzze fluviali (non usate per mosaici preziosi), di dadi di marmo 5 x 5 mm o di vetro,
variamente colorati. In mosaici di maggior pregio si usavano persino pietre semipreziose.
Spesso si ricavavano figure mirabili per finezza di fattura.
www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto r6r

talenti d'oro e d'argento; dall'alta tribuna nacciare sul traguardo la


una squillante tromba canta l'inizio dei giochi. stessa Scilla, che vince tra
il plauso dei presenti. Tutti
i partecipanti ricevono ric-
chi doni.
I giuochi funebri: la regata
124. Quattro nalli: sono
la « Pristi » guidata da Mnè-
Quattro navi scelte da tutta la flotta steo, capostipite della gens
12S cominciano la prima gara coi remi pesanti. Memmia; la «Chimera» gui-
Mnèsteo guida con rabbiose vogate la rapida Pristi data da Gia, capostipite del-
-da lui avrà origine un giorno la gente dei Memmi - ; la gens Gegania; la « Cen-
tauro » guidata da Sergesto
Gia l'enorme Chimera, grande come una città, da cui discenderà la gens
spinta da ben tre file di giovani dardanii, Sergi a; la « Scilla » pilotata
130 spinosa di tre ordini di lunghissimi remi; da Cloanto, da cui discen-
derà la gens Cluenta. Le na-
Sergesto, da cui discende la casata dei Sergi, vi portano sulla prua scol-
avanza sulla grossa Centauro; sulla cerula Scilla piti i mostri da eui traggono
Ooanto, tuo primo antenato o Ouento romano! il nome: la « Pristi », un
C'è lontano nel mare uno scoglio proprio di fronte mostro marino in forma di
pesce; la « Chimera », un
13S allo schiumoso lido, che a volte se i venti invernali mostro dalla testa di leone,
nascondono le stelle è battuto e sommerso corpo di capra e coda di
dai cavalloni gonfi; ma col tempo tranquillo drago; la « Centauro », una
creatura per meà cavallo e
affiora in silenzio sull'immota distesa marina per metà uomo; la «Scilla»,
ed è come un'isola fitta di smerghi amanti del sole. il mostro latrante con sei te-
140 Qui il padre Enea pianta una verde meta, ste di cane.
segnale ai naviganti, un leccio frondoso 130. spinosa: i tre ordini
di remi pronti a tuffarsi in
intorno al quale virare a metà della corsa mare, parevano tanti lunghi
per poi tornare indietro. Sorteggiano le corsie. spini che spuntavano dalla
Scintillano da lontano in piedi sulla poppa carena.
14S i capitani ornati di porpora e d'oro, 134. uno scoglio: forse
l'isolotto detto degli Asinel-
e i giovani rematori incoronati di pioppo li, vicino a Trapani.
luccicano coi toraci e le spalle unte d'olio. 139. smerghi: uccelli ma-
rini.
122. talenti: monete co- tauro e la Scilla. La regata 140. mèta: il segno, visi-
muni a molti popoli dell'an- consiste nel raggiungere uno bile da lontano, intorno al
tichità. Variavano però di scoglio, fissato come mèta, quale le navi dovevano vi-
peso e di valore ed erano la nel girarvi attorno e nel tor- rare per iniziare il percorso
massima delle unità mone- nare al punto di partenza. di ritorno.
tarie. Dapprima è in testa la Chi- 146. incoronati di pioppo:
mera, poi, approfittando di il pioppo era pianta sacra ad
l GIOCHI FUNEBRI: LA RE· un errore del timoniere di Ercole, atleta per eccellen-
GATA (124-313). - Nel nono questa, passa a condurre la za e protettore degli atleti.
giorno s'iniziano i giochi, Scilla. La Centauro in una 147. unte d'olio: l'olio
con una gara navale. Quat- incauta manovra s'incaglia; scioglieva i muscoli e li ren-
tro navi vi partecipano: la la Pistri approfitta degli er- deva caldi ed elastici dopo
Pistri, la Chimera, la Cen- rori altrui e giunge a mi- il massaggio.

www.scribd.com/Baruhk
162 Canto quinto

150. estuanti: preziosismo Sono seduti ai banchi, le braccia tese sui remi,
per ribollenti, trepidanti. attenti aspettano il via, mentre l'ansia affannosa
152. le grida marinare: è ISO e l'avidità di lodi svuota i cuori estuanti.
il « clamor nauticus », cioè
il grido cadenzato che scan- La sonante tromba squillò. Via! Tutti scattarono,
disce il ritmo della vogata, le grida marinare salirono alle stelle,
perché sia simultanea ed uni- la corrente spumeggiò sotto i colpi scanditi.
forme. Tracciarono solchi paralleli e il mare s'apri
155. rostri a tre punte:
speroni di bronzo di cui era- lSS sconvolto dai remi e dai rostri a tre punte.
no munite le navi antiche e Non filano tanto vdoci nella corsa delle bighe
che servivano non soltanto i cocchi schizzando fuori dalle rimesse
per fendere meglio le onde,
ma anche per perforare le per prendere pista, non si· curvano cosi
navi nemiche. Erano tanto a frustare i cavalli durante la gara
indispensabili e caratteristi- 160 i fantini sbattendo frenetici le briglie sciolte.
ci che venivano staccati dalle Il bo5co risuona "dell'applauso del pubblico
navi vinte per ornare le co-
lonne commemorative delle e dei gridi frementi dei tifosi entusiasti,
vittorie navali (colonne ro- le voci si ripercuotono acute sulla spiaggia,
strate). i colli seduti in cerchio ne rimandano l'eco.
156-160. II paragone tra
la veloce partenza delle navi 165 Tra l'urlo della folla è primo davanti a tutti
e quella delle bighe non pare Gia; subito dietro gli viene Cloanto
molto calzante ed appro- che ha remi migliori ma nave piu lenta.
priato. Seguono Pristi e C..entauro, a una certa distanza:
157. rimesse: sono i can-
celli che costringevano i con- tentano di sopravvanzarsi l'un l'altra,
correnti ad allinearsi e che 170 e un po' ci riesce la Pristi, un po' la grossa Centauro,
si aprivano contemporanea- un po' solcano i flutti perfettamente appaiate.
mente al via. Tendono già alla meta, s'avvicinano allo scoglio,
160. sbattendo ... le briglie
sciolte: percotendo con le quando Gia fino a qui sempre primo e vittorioso
briglie allentate la groppa sgrida a gran voce il suo timoniere Menete:
dei cavalli. 115 «Perché ti spingi tanto a destra? Tieniti in qua;
162. tifosi entusiasti: «vi- accosta tutto a riva e i remi di sinistra
ri faventes » li chiama il poe-
ta ed il neologismo dei no- sfiorino pure lo scoglio; al largo ci passino gli altri! »
stri tempi rende con molta Ma Menete temendo l'insidia dei sassi sott'acqua
efficacia il parteggiare degli tiene la prora diritta verso l'alto mare.
spettatori per l'uno o per 180 «Dove diavolo vai? Tieniti sullo scoglio! »
l'altro equipaggio.
164. ne rimandano l'eco: strilla di nuovo Gia, e girandosi vede
sembra di assistere ad una Cloanto incalzarlo da presso e raggiungerlo.
manifestazione sportiva mo- Cloanto passa all'interno, tra la nave di Gia
derna. e gli scogli sonanti, finché d'improvviso
185. doppiata la mèta:
è termine marinaresco per 185 S'l;lpeta il primo, balzando in testa, e doppiata la meta
superata, aggirata l'isoletta spazia in acque sicure. Bruciando di folle dolore
ch'era stata scelta per la
virata. non solo è descritta con in- questo incidente che ne au-
186-195. La regata, che è calzanti ed avvincenti se- menta l'interesse. Il lettore
invenzione tutta virgiliana, quenze, ma è avvivata da partecipa alle vicende come

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 16 3

sino in fondo alle ossa, il giovane Gia


il pubblico sulla riva: capi-
singhiozza di rabbia; senza vergogna di sé sce la folle ira di Gia che si
e senza curarsi del rischio cui pone gli amici vede superato dalla sperico-
190 precipita il tardo Menete giu dalla poppa, nel mare, lata manovra di Cloanto e
.ride quando vede il pruden-
corre egli stesso al timone ed esorta i compagni te e vecchio Menete precipi-
a remare piu in fretta, volgendo la barra alla riva. tato dalla poppa, avanzare
Già vecchio, Menete ci mise un po' a riaggallare dal faticosamente e raggiungere
[fondo, con stanche bracciate l'iso-
lotto e issarvici a fatica, vo-
e dopo una breve nuotata sali sullo scoglio mitando acqua salata. Tutto
t9S con le vesti grondanti e sedette all'asciutto. è vivo anche nei particolari.
Risero i Teucri vedendolo piombare nel mare, 192. la barra: il timone.
risero nel vederlo nuotare penosamente, 193· riaggallare: tornare a
galla. Era stato precipitato
ridono nel vederlo sputare l'acqua salata. dall'alta poppa della «Chi-
Adesso Sergesto e Mnèsteo sperano tutti e due mera» e sia per l'altezza sia
200 di superare Gia che si trova in difficoltà. per la sorpresa era calato a
fondo come un sasso.
Sergesto balza avanti e s'avvicina allo scoglio 205. camerati di Ettore:
ma s'avvantaggia solo di mezza lunghezza: tenace voi che avete combattuto va-
lo incalza la Pristi. Percorrendo su e giu lorosamente agli ordini del
la corsia della ·nave, tra i vogatori, Mnèsteo grande eroe e che per que-
sto scelsi lasciando Troia.
20S li esorta: «Forza coi remi, camerati di Ettore,
208. Malea: promontorio
che scelsi a compagni nell'ultima ora di Troia; del Peloponneso, le cui ac-
dove sono la forza e il coraggio che avete mostrato que erano assai pericolose a
sulle onde di Malea, nelle getuliche Sirti causa di forti correnti. -
getuliche Sirti: le coste del-
e nel mar Jonio? lo, Mnèsteo, non ambisco la Libia sulle quali erano
210 al primo premio, non m'aspetto di vincere, stati sbattuti dalla tempesta.
sebbene... Ma vincano quelli, o Nettuno, 209. nel mar ]onio: quan-
ai quali tu l'hai promesso: m'importa soltanto do furono costretti ad ap-
di non essere l'ultimo. Forza compagni, prodare alle isole Strofadi.
2II. sebbene ... : una spe-
sta a voi risparmiarci una tale vergogna! » ranza in cuore di vittoria
21S E loro ce la mettono tutta: la poppa di bronzo Mnesteo ce l'ha, come tutti
trema ai colpi potenti, il mare scivola sotto, coloro che partecipano ad
un ansito sempre piu rapido scuote le membra una gara, e la lascia inten-
dere con abile prudenza.
e le gole ormai secche, il sudore scorre a torrenti. 219. per puro caso: da
Gliela fecero per puro caso. Poiché mentr~ Sergesto poeta e da filosofo, Virgilio
220 spinge irruente la prora verso gli scogli sa che le vicende umane so-
per una virata strettissima, e voga no spesso governate dal ca-
so e che occorre per riuscire
troppo rischiosamente, va a dare in una secca. una buona dose di fortuna.
I remi battendo sulle rocce acute 227. pali ferrati ... anten-
si schiantarono, la prora rimase sospesa sull'acqua. ne: ogni nave antica aveva
22s I vogatori balzarono in piedi di scatto una dotazione di lunghe per-
tiche sia per saggiare i fon-
attoniti, gridando forte, e misero mano dali sia per disincagliarsi
ai pali ferrati e alle antenne per disincagliarsi, dalle secche, frequentissime,
ripescando nel gorgo i remi frantumati. lungo le coste.

www.scribd.com/Baruhk
I 64 Canto quinto

232-237. Dice il Vitali: Mnèsteo intanto, felice, fatto ancora piu ardito
« Come sempre, Virgilio in
questa similitudine della co- 230 dal successo, guadagna il largo a forza di remi,
lomba lavora con finissima col favore del vento, e corre in mare aperto.
cura il passo con ricchezza Come, improvvisamente spaurita, una colomba
di particolari che, opportuni dalla buca profonda scavata nel sasso
per la rappresentazione della
cosa o del fatto in se stesso dove ha il nido e i pulcini si getta per i campi
considerato, non tutti sono 235 a volo, e prima starnazza con grande fragore
strettamente corrispondenti uscendo dal chiuso, dopo scorrendo nell'aria tranquilla
alla cosa o al fatto con cui scivola limpidamente senza un battito d'ali:
la composizione è stabilita.
Qui il confronto è posto, in cos{ Mnèsteo fugge per l'ultimo tratto di mare,
sostanza, tra il volo della e lo slancio fa correre la nave velocissima.
colomba, volo dolce, quasi 240 Anzitutto si lascia dietro Sergesto che lotta
molle scivolamento nell'aria
tranquilla e la fuga agevole tra lo scoglio e le secche, chiamando aiuto invano,
e rapida della ''Pristi" incal- sforzandosi invano di correre coi remi spezzati.
zante la "Chimera" ». Poi raggiunge la grande Chimera di Gia
247. tutti parteggiano per che, priva di timoniere, cede, si lascia passare.
l'inseguitore: ben colta e 245 Rimane, già sotto all'arrivo, soltanto Ooanto;
sottolineata la psicologia del-
la folla, disposta a schierarsi Mnèsteo wole agguantarlo, lo incalza con tutte le forze.
subito per colui che audace- Si leva un clamore grandissimo, tutti parteggiano
mente ha osato e che ora, per l'inseguitore e gli gridano: «Forza! Dai! ». Ne ri-
per un complesso fortunato [suona
di circostanze, insidia il pri-
mo posto a chi lo ha mante- l'aria. Gli inseguiti s'infuriano per paura di perdere,
nuto sin da principio. 250 vorrebbero morire piuttosto che rinunciare al trionfo;
254. la grazia dagli Dei: agli altri dà ali il successo e tutto sembra possibile.
Mnèsteo aveva rivolto ai Sarebbero forse arrivati alla pari
compagni un'orazione piccio- se Ooanto stendendo le mani verso l'oceano
letta per spronarli al succes-
so; Cloanto invece si rivol- non avesse impetrato la grazia dagli Dei:
ge agli dèi del mare ed ha 255 « O creature divine che 'avete il dominio del mare,
partita vinta. La tesi virgi- vi immolerò volentieri un bianchissimo toro
liana dell'intervento divino, davanti all'altare, sul lido, lo giuro,
in tutte le vicende umane,
è qui ribadita. e getterò le viscere nel flutto salato
26r. Nereidi: divinità del libandovi vini preziosi». Parlò
mare, la più celebre delle 260 e dalle profondità marine l'udi
quali fu Tetide, madre di l'intero coro delle Nereidi con quello di Porco,
Achille. - Porco: figlio della e Panopea, la vergine; e lo stesso Portunno
Terra e del Mare, fratello di
Nereo. lo spinse con la mano grande. La nave
262. Panopea: una delle piu veloce del vento e d'una rapida freccia
Nereidi. - Portunno: dio 265 filò a terra, si fermò dentro il porto profondo.
romano che proteggeva i Allora il figlio di Anchise, chiamati tutti a sé
porti. È chiaro l'anacronismo secondo l'usanza, per tramite della gran voce
della citazione perché i tro-
iani non avevano alcun dio d'un araldo proclama Ooanto vincitore
di questo nome. e gli vela le tempie d'alloro sempreverde

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto r 65

210 dichiarando che spettano tre giovenchi a ogni nave,


un talento d'argento e del vino purissimo.
In piu aggiunge premi speciali per i capitani:
al vincitore una clamide bordata di porpora
271. talento {vedi nota
a doppia striscia, bella per un ricamo d'oro v. 122).
275 che aveva per soggetto il regale fanciullo 273. clamide: mantcllo di
Ganimede, affannato e veloce, mentre di corsa foggia greca.
insegue col giavellotto i cervi veloci 276. Ganimede: figlio di
Troe, re di Troia. Fu man-
sull'Ida frondoso, e dall'Ida, precipite dato dal padre in Libia, per-
viene a artigliarlo e a rapirlo nell'alto del cielo eh{ offrisse un sacrificio a
280 l'aquila, alata ministra di Giove: i vecchi custodi Giove. Tantalo, re di quella
tendono invano le mani disperate alle stelle, regione, lo costrinse a rima-
nere con l'incarico di cop-
s'accanisce nell'aria il latrato dei cani. piere alle sue mense. Nac-
Al secondo dà in dono una lorica intrecciata que cosi la leggenda del rat-
di catenelle d'oro a tre fili, sottili, to del giovinetto. Infatti si
narrò che Giove, invaghitosi
285 magnifico ornamento e difesa in battaglia: di lui, lo fece rapire da
armatura che dopo un vittorioso duello un'aquila e lo designò cop-
aveva tolto egli stesso all'immenso Demòleo piere degli dèi. Nello zo-
sotto l'alta rocca di Troia, vicino al veloce diaco forma la costellazione
dell'Acquario.
Simoenta. Era taD.to pesante che appena 283. lorica: corazza.
290 riuscivano a portarla sulle spalle due servi, 287. Demoleo: non c'è
Sàgari e Fègeo; e pensare che un tempo con quell'arma- nell'Iliade un eroe greco di
Demòleo inseguiva di corsa i Troiani dispersi! [tura tal nome. :È ricordato invece
un Demoleonte, ucciso da
Il terzo premio è un paio di lebeti di bronzo Achille {XX).
e due coppe d'argento lavorate a rilievo. 289. Simoenta: con 1o
295 Già se ne andavano tutti, superbi dei doni, Scamandro uno dei due fiu-
cinte le tempie di bende purpuree, quando Sergesto, mi, spesso ricordati, che
scorrevano nelle vicinanze
sfuggito con molta fatica al terribile scoglio, di Troia.
dopo aver perso tutta una fila di remi 293. !ebeti: grossi vasi per
riportava la nave ferita e senza onore. l'acqua.
296. bende purpuree: ser-
300 Come un serpente sorpreso in mezzo alla strada, vivano a fermare le corone
travolto dalla ruota di bronzo d'un carro ed il loro colore ·significava
o lasciato per morto dalla violenta sassata gioia e vittoria.
d'uno che passa, invano vuole fuggire, 300-308. La similitudine,
come d'altra parte tutte in-
con una parte del corpo s'avvolge ampiamente, distintamente quelle che ab-
305 feroce e ardente negli occhi, il capo sibilante biamo trovato e troveremo,
ben alto, ma l'altra parte sfracellata dal colpo è splendida nella sua vivez-
lo attarda, lo costringe a allentare le spire, za e nella sua analitica evi-
denza. Dobbiamo tuttavia
cos{ coi remi schiantati lenta avanzava la nave: osservare come non si atta-
ma alza le vele ed entra in porto ad ali spiegate. gli perfettamente al ritorno
310 Dà a Sergesto i giovenchi il figlio d'Anchise1 contento della nave di Sergesto, mu-
perché è stata salvata la nave e son salvi i compagni; tilata dei remi e malconcia
nella carena.
e gli dà anche Fòloe, una schiava Cretese

www.scribd.com/Baruhk
r66 Canto quinto

LA CORSA A PIEDI (314-


384). - Vi partecipano sette brava in tutti i lavori, con due figli lattanti.
atleti: Pànope, Etimo, Sàlio, Finita questa gara il pio Enea s'incammina
Patrono, Dioro, Niso ed Eu-
rialo. Al segnale di partenza La corsa a piedi
Niso sopravvanza gli avver-
sari, seguito da Salio. Però
Niso cade e trascina con 315 verso un'erbosa pianura che i boschi cingevano
sé l'inseguitore volutamente da ogni parte con colli ondulati, una. specie di circo
perché così facendo, permet- in mezzo alla valle. Qui giunto l'eroe
te al suo grande amico Eu-
rialo di vincere. C'è una pic- con molte migliaia di spettatori si siede
cola contestazione da parte su una tribuna ed invita chi ha voglia di correre.
di Salio, ma Enea placa gli 320 Da ogni parte s'adunano Troiani e Siciliani,
animi, offrendo anche ai vin- Eurialo e Niso per primi ... Eurialo splendente
ti dei ricchi premi.
di bellezza e di verde giovenru, Niso amico
321. Eurialo ... Niso: sono fedde d'Eurialo; dopo di loro veniva
due giovani troiani, amici il regio Diore della nobile stirpe di Priamo,
fraterni che saranno i pro-
tagonisti dell'episodio indi- 325 e con lui Salio e Patrone, l'uno acarnese,
menticabile narrato nel IX. l'altro di stirpe d'Arcadia e di famiglia tegea;
325. acarnese: originario poi Elimo e Panope, giovani siciliani,
dell'Acarnania, regione del- uomini avvezzi alle sdve. compagni del vecchio Aceste,
l'Epiro.
326. Arcadia: regione cen- ed altri ancora che oscura la fama nasconde.
trale del Peloponneso, la cui 330 In mezzo a loro Enea parlò: « State a sentire
principale città era Tegea. lietamente, nessuno se ne andrà via di qui
332. Cnosso: antichissima
e gloriosa città, capitale del senza regali. Darò due giavellotti di Cnosso
regno di Creta, ove si fab- di ferro lucido a tutti e una bipenne argentata.
bricavano giavellotti di gran Ma i primi tre vinceranno anche altri premi
pregio.
333· una bipenne: scure 335 e incoroneranno le tempie di scintillante olivo.
a due tagli. Il primo avrà un cavallo ornato di falere;
336. falere: borchie metal- il secondo un turcasso delle Amazzoni, pieno
liche, di bronzo e d'argento di Tracie saette, avvolto da una fascia
che ornavano i finimenti della
fronte e del petto dei cavalli. tutta d'oro con una splendida fibbia gemmata;
337· un turcasso delle A- 340 il terzo andrà contento di quest'elmo argolico».
mazzoni: una faretra, piena Subito prendono posto e, dato il segnale,
di frecce tracie, simile a scattano veloci dal punto di partenza
quelle che portavano le A-
mazzoni, famose donne guer- come un rapido nembo, gli occhi fissi alla meta.
riere che abitavano nelle re- Niso è subito in testa e saetta di molto
gioni del Caucaso. 345 davanti a tutti, piu veloce dei venti
340. argolico: elmo di
foggia greca che, a differen- e delle ali del fulmine; lo segue a distanza
za degli altri, aveva una vi- Salio; un poco piu in là viene Eurialo ... Elimo
siera che proteggeva il volto segue Eurialo; a ridosso ecco che vola Diore
dai colpi degli avversari. e lo tallona alle spalle, ci fosse piu pista
349· ci fosse più pista:
intendi: se ci fosse stata una 350 Elimo sarebbe avanti d'un nulla o non lo sarebbe.
pista più larga forse l'avreb- Già arrivavano stanchi sul rettifilo d'arrivo

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 1 67

quasi sotto il traguardo, quando il povero Niso corpo ... : ancora un'annota-
sdrucciolò sul bagnato, poiché per caso il sangue zione psicologica di estrema
finezza. Noi ammiriamo l'a-
delle vittime uccise aveva intriso la terra tleta vincitore, chiunque egli
355 e l'erba verde. Il giovane, che già per vittorioso sia, ma se è giovane, virtuo-
era applaudito, non riusd a mantenersi diritto so, simpatico e soprattutto
se « piange troppo bene »
ma cadde a faccia in avanti nel sangue sacro e nel fango. allora siamo portati a parteg-
Cadendo pensò soltanto al suo amico Eurialo giare per lui con tutto il
e alzandosi sul viscidume si oppose a Salio, nostro fervore, conquistati
360 lo fece ruzzolare sull'arena spessa. da queste sue doti naturali.
Cosi è per Eurialo: inutil-
Cosi Eurialo saetta e vince con l'aiuto mente Salio reclama giusti-
di Niso, ottenendo un applauso fragoroso, fremente. zia dagli anziani che forma-
Lo segue Etimo, Diore conquista il terzo posto. no la giuria perché le sim-
Allora Salio fa risuonare di grida l'anfiteatro; patie della folla sono tutte
per il vincitore. Enea, con
365 rivolto agli anziani reclama l'onore la sua saggezza, appianerà la
toltogli con l'inganno. La simpatia generale controversia, concedendo a
va ad Eurialo che piange troppo bene: il valore Salio un bellissimo premio
supplementare.
in un bel corpo è piu gradito. E ci si mette 369. anche Diore: il terzo
anche Diore, che è per Eurialo e strilla a gran voce: arrivato difende Eurialo, non
370 non avrebbe alcun premio, con Salio vincitore. tanto perché gli sia amico,
Allora interviene Enea: « I premi son vostri, ragazzi, quanto perché se la giuria
riconoscesse fondate le pro-
nessuno wol cambiare l'ordine d'arrivo; teste di Salio, egli verrebbe
ma voglio consolare un amico innocente ». retrocesso e perderebbe il
Cosi detto dà a Salio la pelle d'un leone premio.
375 di Getulia, dal vello spesso e dall'unghie dorate. 375· Getulia: regione del-
l'Africa mediterranea.
E Niso allora: « Se tali premi concedi ai vinti, 383. Didimaone: artefice
se hai tanta pietà di chi è caduto, a me a noi sconosciuto.
che darai? Avrei pure awto la prima corona
senza la stessa sfortuna che è toccata a Salio! » L'INCONTRO DI PUGIJ.ATO
380 Cosi dicendo mostrava il volto e le membra (385-508. -Alla gara si pre-
senta il solo Darete che nes-
bruttamente infangate. L'ottimo padre sorrise suno osa affrontare e che
e comandò che gli si portasse uno scudo, chiede ad Enea, in mancan-
opera di Didimaone, strappato dai Greci za di avversari, di avere il
al tempio di Nettuno, e gliene fece un bel dono. premio stabilito. Sollecitato
dal re Aceste, si fa allora
innanzi un vecchio atleta,
Entello, che accetta di com-
L'incontro di pugilato battere, anche se l'età e le
condizioni fisiche lo vor-
38S Terminate le corse e la distribuzione dei premi: rebbero soccombente. La lot-
« Ora chi se ne sente la forza e il coraggio ta è violentissima: prima pa-
re avere la meglio Darete;
poi Entello, dopo una cadu-
be superato o almeno sareb- ai dut: r.1d1~ti come una ta, si scatena ed Enea è co-
be giunto alla pari. saetta. stretto ad interrompere il
361. saetta: passa accanto 367. il valore in un bel combattimento per timore

www.scribd.com/Baruhk
r68 Canto quinto

che Darete sia massacrato. venga a porsi in guardia coi cesti sul pugno».
Entello gioisce, uccide con
un pugno il toro vinto e di- Cosi dice Enea e mette in palio due doni,
chiara di non voler più com- al vincitore un torello adorno di bende dorate,
battere in futuro. 390 al perdente una spada e un magnifico elmo.
387. cesti: una rozza an- Subito viene avanti Darete ostentando gran forza,
ticipazione dei nostri guan- altissimo se ne leva un murmure di meraviglia;
toni. Il cesto era costituito fu lui il solo che osasse lottare con Paride,
da molte strisce di cuoio
che si avvolgevano intorno fu lui che presso al sepolcro di Ettore vinse
al braccio ed alla mano; mol- 395 Bute dal corpo immane che si vantava disceso
te volte le strisce erano co- dalla stirpe dei Bebrici di re Amico, fu lui
stellate di borchie di me- che sulla fulva arena lo stese moribondo.
tallo per rendere il colpo
più pericoloso e pesante. Cosi Darete, pronto alla lotta, alza il capo
391. Darete: l'apparizione e mostra le spalle larghe e schermisce con l'ombra
sulla scena dei giochi di que- 400 avventando gran destri e sinistri nell'aria.
sto aùeta è ad arte plateale Né trova avversari, nessuno fra tanti
e barocca. Enea non ha an-
cor finito di parlare ch'egli osa affrontarlo" infilando le mani nei cesti.
balza in mezzo all'arena, pos- Perciò certo che tutti lasciassero a lui la vittoria
sente e minaccioso, sicuro allegro stette davanti ad Enea e senza indugiare
di sé e già certo della vitto-
ria, sempreché ci sia un av- 405 con la sinistra afferrò per le corna il torello
versario disposto ad affron- e disse: «O nato di Dea, se nessuno osa battersi,
tarlo. Le sue imprese passa- è inutile perdere tempo e fermarci a aspettare.
te sono note a tutti: ha vin- Lasciami prendere il premio ». E tutti i Troiani
to Paride, ch'era un buon
aùeta, ma soprattutto ha uc- dicevano di si: gli si desse il toro promesso.
ciso in un incontro dramma- 410 Allora Aceste con gravi parole rimprovera Entello
tico il gigantesco Bute, che che gli sedeva vicino sull'erba verde del prato:
discendeva dal mitico re A-
mico, anche lui famoso pu- « O Entello, invano una volta fortissimo tra gli eroi,
gilatore. Giovinezza, forza, senza nessuna lotta lascerai portar via
esperienza sono tutte dalla dei doni cosi belli, indifferente? Dov'è
sua parte: chi oserà affron- 415 quell'Erice che invano chiamavi tuo maestro?
tarlo?
396. Bebrici: popolo che Dov'è la fama sparsa per tutta la Sicilia?
abitava la Bebrizia, regione Dove sono i trofei che ornano la tua casa?»
dell'Asia Minore sul Mar
Nero. tato nella nota riguardante per orgoglio e per desiderio
400 .. avventando ... : l'uso Darete come Virgilio avesse di gloria. Il poeta pare dal-
non è mutato: anche oggi a bella posta calcato la ma- l'episodio trarre un profon-
prima di un incontro i pu- no, dipingendoci il troiano do insegnamento sia per i
gili saltellano avventando come atleta troppo sicuro e giovani sia per gli anziani
pugni a destra e a manca superbo. L'antagonista deve per quanto riguarda gli eser-
contro l'ombra, come si dice perciò essere esattamente il cizi sportivi e la loro etica
in linguaggio tecnico. contrario: maturo d'anni, fondamentale.
406. O nato di dea ... : an- saggio, umile, cosciente delle 415. Erice: figlio di Ve-
che: le parole, come· l'atteg- proprie forze e proprio per nere e di Bute, antico re di
giamento, esprimono sicu- questo cauto; non vile però una parte della Sicilia e fa-
rezza e tracotanza. da evitare la lotta non tan to moso pugile. Fu ucciso in
410. Entello: avevamo no- per il premio, ma soltanto singolar tenzone da Ercole.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 169

E lui: «Certo non è la paura a privarmi


di desiderio di gloria e d'amor della lode;
420 ma l'età tarda mi fa gelido e debole il sangue, 418-425. Osserva il Ranio-
raffredda le forze nd corpo. Se avessi lo: « Entello spiritualmente
è quello di prima, ma teme
la giovenru d'una volta, la gioventu che la vigoria di un tempo
di cui si vanta il troppo fiducioso Darete, non l'assista più. Egli dun-
già sarei nell'arena, senza pensare a premi: que non ha osato accettar la
sfida per pudore e per rispet-
42S non m'importa dei premi». Cosi detto gettò to alla sua vecchiezza, che
in mezzo al campo due cesti d'incredibile peso, non vuoi macchiare all'ulti-
quelli con cui l'aspro Erice soleva ferrare le mani mo, con l'onta della scon-
quando faceva a pugni. Ne stupirono tutti fitta».
428. ne stupirono tutti:
tanto eran rigidi e duri: sette strisce di cuoio nessuno aveva mai visto dei
430 grosse e pesanti di piombo e di ferro intrecciato. cesti cosl pesanti e tanto mi-
Per primo se ne meraviglia lo stesso Darete e rifiuta nacciosi. Lo stesso Darete,
simili armi di lotta; il magnanimo Enea pensando di poter ricevere
dei colpi dai pugni di En-
soppesandoli in mano ne ammira la grandezza. tello, fasciati di simili arnesi,
E il vecchio adeta allora: «Che avrebbe detto Darete, si ritrae dalla lotta e passa
43S o Enea, se avesse visto i cesti d'Ercole stesso cosl dalla tracotanza alla
paura.
e la lotta fatale su questo lido? Una volta 438. tuo parente: Erice
le armi che tieni in mano, ancora nere di sangue, ed Enea sono figli di Venere.
Erice le portava, tuo parente, e con esse 439· Alcide: primo nome
affrontò il grande Alcide. Con quelle solevo di Ercole dal greco alkè -
forza.
440 io medesimo battermi quando un sangue migliore 440. un sangue migliore:
mi dava forza, quando l'invidiosa vecchiaia più ardente e perciò più vi-
ané:ora non m'aveva imbiancato le tempie. goroso.
441. invidiosa: della gio-
Ma se il troiano Darete ricusa queste armi, vinezza.
ed il pio Enea approva e il padre Aceste è d'accordo, 448.grandi... grandi... gran-
44S combattiamo alla pari. Non temere, ti faccio de: l'aggettivo ripetuto ed
grazia dei cesti d'Erice, e tu rinunzia ai tuoi ». insistito ci presenta Entello
in una possanza fisica, che
Cosi detto si tolse il mantdlo di dosso nulla ha da invidiare a quel-
e rivdò le membra grandi, le grandi spalle, la di Darete. Rimane soltan-
e grande si piantò nd mezzo dell'arena. to la differenza dell'età.
4So Allora il figlio d'Anchise fece portare due paia 452-455. I due atleti si
affrontano come in un com-
di cesti d'egual peso, ne armò le loro mani. battimento dei nostri giorni.
Si mettono subito in guardia, le braccia levate, Il rituale non è mutato con
e saltellano intrepidi sulle punte dei piedi. il passare dei secoli: gli av-
versari si studiano, saltellan-
Tengono indietro le teste per sottrarle ai colpi, do sulle punte dei piedi e
4SS fintano e schivano, menano pugni d'assaggio. saggiano con finte e schivate
Darete è giovane ed ha un miglior gioco di gambe, la guardia reciproca per tro-
l'altro è piu grosso e piu grande, ma le ginocchia- gli tre- varvi il punto debole. Non
è vero, dunque, che gli In-
[mano, glesi siano gli inventori in
gli manca il fiato, l'affanno gli fa palpitare le membra. senso assoluto del pugilato.

www.scribd.com/Baruhk
170 Canto quinto

Invano si scambiano colpi, ne suonano invano


460 i toraci robusti, i pugni fischiando
ruotano a vuoto nell'aria intorno alle tempie
e le mascelle crepitano sotto terribili sventole.
Il piu pesante Entello sta immobile, in tensione,
tutto attento, schivando i colpi col minimo sforzo.
46S Darete come chi attacca con macchine d'assedio
una città od un castello montano, con molta malizia
cerca una via per colpirlo, e lo assale qui e là
con ogni sorta di finte, ma sempre senza successo.
462. sventole: il neolo- Entello alzò la destra: Darete capi
gismo in questo caso è effi.
cacissimo e rende alla per- 470 che razza di colpo piombasse e lo schivò con un salto:
fezione la violenza di questi Entello colpi solo l'aria e pesante com'era
particolari colpi, che in lin- cadde a terra di schianto con tutta la mole del corpo,
guaggio tecnico sono chia- come cade talvolta sull'Erimanto o sull'Ida
mati ganci.
468. senza successo: l'e- un pino sradicato e corroso di dentro.
sperienza ha insegnato ad 41S Balzano in piedi i Troiani e la gioventu siciliana
Entello a schivare i colpi con con sentimenti opposti; un grido sale al cielo,
un semplice movimento del
busto. Aceste accorre per primo e aiuta l'amico a rialzarsi.
473· Erimanto ... Ida: Eri- Ma la grave caduta non lo spaventa né attarda,
manto è un monte dell'Arca- l'eroe torna alla lotta piu impetuoso e accanito,
dia. Ida è il monte più vol- 480 e schiumando di rabbia - poiché la vergogna
te ricordato che sorgeva alle
spalle di Troia. e la coscienza del proprio valore gli accende le forze -
476. con sentimenti oppo- ardente rincorre per la pianura Darete
sti: i primi esultando per la raddoppiando sinistri e destri. Senza respiro:
prodezza del loro campio- come i nembi tempestano i tetti delle case
ne, i secondi temendo e rat-
tristandosi per il colpo anda- 48S con molta grandine, cosi l'atleta colpisce Darete
to a vuoto. con entrambe le mani e lo sbatte qua e là.
478. Ma la grave caduta: Allora il padre Enea non volle che lo scontro
anche qui Virgilio dimostra
una profonda conoscenza del• continuasse furioso e che Entello superbo
l'umana psiche. La caduta, incrudelisse: interruppe la lotta, salvò
invece di scoraggiare Entel- 490 Darete consolandolo con belle parole:
lo, gli moltiplica le forze e «Infelice, sei pazzo? Non vedi che le forze
gli attizza dentro una rab-
bia fredda e determinata. Il sono cambiate e che i Numi ti sono avversi? Cedi
grande atleta è ora scatenato al destino! ». Cosi pose fine al massacro.
e soltanto la saggezza di E- I compagni se lo trascinarono via
nea salverà Darete da una
durissima punizione, che sa- 49S malfermo sulle gambe, per portarlo alle navi,
rebbe stata ed è una giusta e ciondolava la testa, mentre sputava sangue
punizione della vanagloria con denti insanguinati. Poi ritirano il premio,
del troiano. la spada e l'elmo magnifico, lasciando il toro ad Entello.
495· malfermo sulle gam-
be: «suonato» in gergo pu- Il vincitore trionfa, felice della bestia.
gilistico. soo «O figlio di Dea - dice forte - e voi Troiani, guar-
fdate

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto I 7I

quali fossero un tempo da giovane le mie forze dell'arte acquista cosl un si-
gnificato umano che com-
e da che morte avete liberato Darete •· muove profondamente.
Cosi detto si pose davanti al torello ed alzò
la destra armata del cesto e la vibrò tra le corna IL TIRO A SEGNO CON L'AR-
sos violentemente, infranse l'osso e schiacciò il cervello: CO (509-575). - Una bianca
la bestia cadde a terra tremando, morta sul colpo. colomba, legata in cima
E disse: «In cambio della vita di Darete ad un'antenna, costituisce il
bersaglio per i quattro (Jr-
io ti dedico, o Erice, quest'anima migliore, cieri in gara: Ippocoonte,
e qui vittorioso depongo i cesti e l'arte •· Mnèsteo, Eurizione ed Ace-
ste. Vince Eurizione, prima
che Aceste possa gareggiare.
Il tiro a segno con l'arco Allora il te sc(Jg/ia la sua
saetta verso il cielo: questa
s'infiamma e scompare in
StO Subito dopo Enea invita chi vuoi gareggiare una scia di fuoco. Enea
con 111- freccia veloce e mette premi in palio; interpreta tl prodigio come
con mano poderosa drizza un albero tolto un buon augurio .? premia
Aceste.
alla rapida nave di Seresto ed in cima
vi lega con uno spago una colomba a bersaglio.
513. nave di Sergesto: la
SlS Accorrono gli arcieri: in un elmo di bronzo « Centauro » che s'era inca-
si gettano le sorti. Chi tirerà per primo? gliata sugli scogli ed era
Esce tra grandi applausi il nome di lppoconte stata ricondotta malconcia
figlio d'Irtaco, secondo è quello di Mnèsteo, nel porto.
516. le sorti: i nomi degli
già lieto del suo premio nella gara navale, arcieri, scritti da un coccio,
S20 incoronato di splendido olivo. Ed è terzo che partecipavano alla gara
Eurizione, fratello di quel famoso Pandaro e che dovevano essere sor-
teggiati.
che un giorno, dovendo turbare la tregua 517. Ippoconte: fratello
per impulso divino, fu il primo a scagliare di Niso, che abbiamo già
un dardo contro gli Achei. Rimane per ultimo conosciuto nella gara della
S2S in fondo all'elmo di bronzo il nome di Aceste, corsa.
518. Mnèsteo: comandan-
che ancora osava affrontare una fatica da giovani. te della « Pristi » giuntq se-
Con mani poderose incurvano gli archi; condo nella regata.
ognuno nel suo sforzo è solo, dalla faretra 521. Eurizione: fratello di
quel Pandaro, ch'era stato il
ognuno sceglie un dardo. Per prima flagella migliore arciere troiano. In-
fatti durante la guerra, Gre-
ci e Troiani s'erano accor-
509. qui vittorioso: rapi- gno che abbatte il torello dati, per evitare ulteri.:ue
da, bella, incalzante è la sacrificato ad Erice, maestro spargimento di sangue, di l'i-
chiusa della gara che fra di Entello, le ultime parole solvere la contesa con un
tu t te è quella che il poeta del pugile son poste in un duello tra Menelao e Pari-
ha condotto con arte più si- susseguirsi di sequenze ma- de. Ma Minerva spinse Pan-
cura e fervida. La caduta di gistrali che avvincono ed daro a ferire con un colpo
Entello, la rabbiosa reazio- appassionano lo spettatore. magistrale Menelao, in modo
ne, la tempesta di colpi che L'ultima vittoria, forse la che la guerra riprese. Panda-
s'abbatte su Darete, l'inter- più significativa, che prece- re venne poi ucciso da Dio-
vento di Enea, il gran pu- de l'abbandono definitivo mede.

www.scribd.com/Baruhk
I 72 Canto quinto

530. nervo stridente: è la 530 l'aria nel cielo, scoccata dal nervo stridente,
corda dell'arco, ottenuta in· la saetta del giovane lppoconte e colpisce
trecciando nervi di bue o
striscioline di cuoio oppure quasi nel segno, si ficca nel tronco. Vibrò
crini di cavalli. Fortemente il palo e la colomba tremante starnazzò
tesa dall'arciere, quando, li- intorno allo spago mentre dovunque scoppiavano ap-
berata la freccia, tornava nel- [plausi.
la posizione di partenza, vi-
brava a lungo mandando uno 535 Il valoroso Mnèsteo si preparò, l'arco teso,
stridente ronzio. e sperava di vincere: prese la mira
533· starnazzò: batté le con intenta attenzione. Ma non seppe colpire
ali spaventata senza potersi la colomba, ruppe soltanto lo spago
allontanare dal palo cui era
legata. che la legava per una zampa, cosi l'uccello
542. del morto fratello: 540 volò via nell'aria tra le nuvole nere.
dell'infaticabile Pandaro, af- Rapido allora, già pronto con l'arco e la freccia,
finché lo assistesse. Eurizione invocò l'Ombra del morto fratello
545· la colpì ... : par di ve- e, attentamente mirando alla colomba già lieta
dere, tanto è nitida la de· nel libero cielo, che sembrava applaudire
scrizione, la bianca colomba
sullo sfondo nero delle nu- 545 con un palpito d'ali la libertà, la colpi
bi, prima innalzarsi libera e sotto una nuvola nera. Esanime cadde
plaudente, poi abbattersi ful- lasciando la vita tra gli altissimi astri,
minata dalla saetta mortale precipitò portando la freccia piantata nel petto.
di Eurizione.
Restava il solo Aceste senza speranza di premio;
551. col suono dell'arco:
la corda dell'arco vibrava 550 ma il vecchio egualmente vibrò la freccia nell'aria
più intensamente quanto più mostrando col suono dell'arco la sua abilità.
veniva tesa dalla forza del- Un grande prodigio, d'augurio per il futuro,
l'arciere. si rivelò all'improvviso: lo confermarono i fatti
552. Un grande prodigio:
i critici sono discordi nel- e i terrifici vati ne dissero tardi presagi.
l'interpretazione del signifi- sss La freccia s'accese volando tra liquide nubi,
cato della freccia ardente. arse e tracciò una scia di fiamma, si consumò
(}li uni vogliono vedervi la e spari tra i volubili venti. Cosi le stelle cadenti
predizione della prima guer-
ra punica che si svolse ap- spesso si staccano dal cielo e trascinano
punto in Sicilia e fu sangui- correndo nel cielo una chioma lucente.
nosa; gli altri, con a capo il 560 Siciliani e Troiani ne restarono attoniti
Pascoli, il preannnucio della
sorte luminosa di Enea e di e pregarono i Numi: il grandissimo Enea
Ascanio, sitnile a quella di non rifiutò l'augurio, abbracciò Aceste, lieto
Cesare e di Augusto. Infatti del colpo, colmandolo di doni e gli disse:
durante i ludi che Ottavia- « O padre, prendi, poiché il grande re dell'Olimpo
no fece celebrare in onore di
Venere, per sette sere conse- 565 ti vuole vincitore anche contro la sorte.
cutive apparve in cielo una Ricevi questo dono che fu del padre Anchise,
stella cometa, che tutti ri- una coppa istoriata di fregi, che una volta
tennero l'anima di Cesare,
assunta in cielo.
565. anche contro la sor- più bersaglio tu hai dimo- di essere il più valente, o me-
te: anche quando non c'era strato ancora, malgrado l'età, glio, il prediletto degli dèi.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto z73

il tracio Cisseo aveva dato in regalo ad Anchise, carosello dei cavalieri, chia-
uno stupendo regalo in pegno del suo affetto ». mato anche ludo troiano.
Divisi in tre schiere, i giovi-
510 Ciò detto gli cinge le tempie di alloro sempre verde, netti compiono eleganti e
dichiara il vecchio Aceste vincitore su tutti. precise evoluzioni; poi fin-
Né il buon Eurizione gli invidia tale onore gono una battaglia. Gli spet-
tatori si compiacciono per
benché lui solo avesse abbattuto l'uccello. la perizia dei cavalieri ed
Un altro premio va a chi ha spezzato Io spago, applaudono.
575 l'ultimo a chi ha piantato nel palo la freccia.
577· Epitide: Perifante, fi-
La parata dei giovani cavalieri glio di Epito, maestro d'ar-
mi e pedagogo di Julo.
Ma il padre Enea, mentre ancora non era finita la 579· la schiera puerile: la
schiera a cavallo dei giovi-
[gara netti che stanno per dar luo-
chiama a sé Epitide, balio e amico del piccolo Julo, go a quello che si chiamava
e gli parla all'orecchio: «Su, corri da Ascanio, « ludus troianus », una spe-
cie di carosello in cui i ca-
digli che se ha già pronta la schiera puerile valieri dovevano dar prova
580 e in ordine i cavalli, conduca le squadre del loro perfetto addestra-
in onore del nonno: e venga fuori armato». mento nelle evoluzioni com-
Poi comanda che il popolo che aveva invaso il circo binate, nel maneggio delle
armi e nei vari esercizi indi-
lasci libero il campo. Avanzano i fanciulli viduali e collettivi.
splendendo tutti insieme allo sguardo dei padri 584. splendendo: agli oc-
585 sui frenati cavalli, e freme nel guardarli chi dei genitori i figli ap-
mentre vanno la gioventu troiana e siciliana. paiono nello splendore della
giovinezza e della bellezza
Tutti hanno i capelli cinti da una corona, virile e guerriera.
portano due giavellotti dalla punta di ferro 589. turcassi: astucci per
e, alcuni, lucenti turcassi: una catena flessibile contenere le frecce.
590 d'oro intrecciata discende dal collo sui petti. 592. caracollano: volteg-
Tre squadre di cavalieri vengono al trotto, e davanti giano saltellando a destra e
a tutti caracollano tre piccoli capi: a sinistra.
ognuno di loro è seguito da dodici fanciulli. 594· il piccolo Priamo: fi-
glio di Polite che era stato
La prima lieta schiera la guida il piccolo Priamo ucciso da Pirro sotto gli oc-
595 (tuo chiaro figlio, o Polite, che ripete il nome del nonno chi del padre Priamo.
e che avrà una stirpe in Italia) montato su un cavallo 597. balzano: si dice di
di Tracia, balzano d'un piede e stellato di bianco. cavallo che ha una macchia
Secondo è Ati, da cui discende la gente latina bianca sopra lo zoccolo. -
Stella/o di bianco: macchia-
degli Azi, fanciullo carissimo al giovane Julo. to sulla fronte a mo' di
600 Ultimo è Julo, il piu bello di tutti, e cavalca un de- stella.
[striero 599· degli Azi: fondatori
sidonio, pegno d'affetto della bella Didone. ed abitanti di Ariccia. Dagli
Azi discendeva la madre del-
568. Cisseo: padre di Ecu- LA PARATA DEI GIOVANI l'imperatore Augusto.
ba, che fu moglie di Pria- CAVALIERI (576-633). - A 6or. sidonio: originario di
mo e ultima regina di Troia. chiusura delle gare ecco il Sidone in Siria.

www.scribd.com/Baruhk
17 4 Canto quinto

6o 5. dei padri: dei padri Tutti gli altri montano cavalli d'Aceste ...
presenti, ma anche di tutti I Dardanidi accolgono con un applauso i fanciulli
gli eroi caduti in difesa di
Troia. vedendoli timidi, e nel guardarli gioiscono
6r7. il Labirinto: propria- 605 riconoscendo in loro i lineamenti dei padri.
mente è una costruzione con Avevano fatto al trotto il giro della pista
ambienti e corridoi cosi in- felici di esibirsi cosi davanti ai parenti
tricati da non poter trovare
la via d'uscita. Quello crete- quando Epitide con un grido e uno schiocco di frusta
se, in vicinanza di Cnosso, diede il segnale. Corsero in file parallele
costruito da Dedalo per or- 610 e subito si divisero a gruppi di tre,
dine del re Minosse, era tra poi via, tornarono indietro a puntarsi per gioco le armi.
i più famosi.
6r8. diverticoli: corridoi È un carosello di scontri, di finte ritirate,
e vie laterali che confonde- di giri e di rigiri, di fughe e scaramucce,
vano il malcapitato che cer- di difficili passi intrecciati: e un poco s'affrontano
cava l'uscita.
623. Scarpanto: isoletta a 615 coi dardi, un poco fatta la pace marciano assieme.
sud ovest di Rodi. Si dice che un tempo nella nobile Creta
626. Prischi Latini: i La- il Labirinto tra oscure pareti chiudesse un cammino
tini dei suoi tempi. tortuoso e intricato con mille diverticoli
l-INCENDIO DELLE NAVI sf che fosse impossibile andare dritti alla meta;
(634-739). - Mentre si svol- 620 con eguali volute i figli dei Troiani
gono le gare, le donne troia- intrecciano i passi, tessono per gioco fughe e battaglie
ne se ne stanno in disparte,
sulla riva del mare, e Giu- come delfini che scherzano per la distesa marina
none, che di continuo inven- fendendo le acque di Scarpanto o di Libia.
ta guai per Enea, manda la Ascanio, mentre cingeva di mura Alba Longa,
sua messaggero Iride che as- 625 rinnovò questo tipo di corsa e di gara
sunte le sembianze di una di
essa, Beroe, invita le compa- e lo insegnò ai Prischi Latini nell'identico modo
gne ad incendiare le navi, in in cui lui giovinetto l'aveva praticato
modo da interrompere il insieme ai giovani Teucri: gli Albani a loro volta
viaggio e stabilirsi in Sici-
lia tra gente amica. In breve lo insegnarono ai propri ragazzi: la grande Roma
dalle navi si levano alte fiam- 630 l'ebbe da loro e mantenne la tradizione; sicché
me. Ascanio ed Enea con ancora oggi quel gioco è detto Troia e la schiera
gli altri guerrieri corrono per
spegnere l'incendio: Enea dei fanciulli a cavallo è detta la schiera troiana.
prega Giove di aiutarlo ed Fu questa l'ultima gara in onore di Anchise.
il dio scatena un violento
temporale che estingue le
fiamme. Quattro navi però
sono perdute. L'incendio delle navi
637. Saturnia: figlia di Sa-
turno.
638. Iride: figlia di Tau- Qui per la prima volta la Fortuna mutò,
mante e dell'oceanina Elet- 635 volle essere infedele. Mentre con tanti giochi
tra, personificazione dell'ar- rendono solennemente gli onori estremi alla tomba,
cobaleno, messaggera degli
dèi ed in particolare di Gio- Giunone Saturnia manda dal cielo alla flotta troiana
ve e di Giunone. la messaggera Iride, spirandole venti propizi:

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 1 75

poiché non ha ancora sfogato l'antico dolore


640 ha in mente pensieri di vendetta. Scendendo
per l'arco dai mille colori la vergine corre;
nota il raduno grandioso e scrutando le spiagge
vede il porto deserto, la flotta abbandonata.
In una spiaggia wota, lontane, solitarie,
645 le Troiane piangevano la memoria d'Anchise 639. dolore: per rancore.
e piangendo guardavano il mare profondo. 641. per l'arco: dell'arco-
Ed erano tutte d'accordo nel lamentare baleno.
che a loro già stanche ancora toccasse percorrere 644. lontane, solitarie:
contrasta singolarmente con
tanto mare, vedere tanti lidi stranieri. l'atmosfera di festa e dr sere-
650 Oh, non ne potevano piu! Domandano una città, nità che accompagna i gio-
una sede fissa, e subito. Pensando di nuocere chi e che riunisce intorno
Iride si insinuò tra di loro, ma senza la veste all'anfiteatro la folla festan-
te dei troiani e dei siciliani,
e il volto di Dea; assunse l'aspetto di Beroe, questo gruppo di donne che
vecchia moglie di Doriclo nativo di Tmaro, piangono non tanto il padre
65S un tempo famosa per stirpe, per nome, per figli, Anchise, quanto la loro sor-
e cosi s'aggirò in mezzo alle madri dardanidi. te di madri e di spose, senza
casa, senza patria e con la
« O misere - disse - che mano d'Acheo non travolse prospettiva di dover ancora
a morte durante la guerra, sotto le mura affrontare il « mare profon-
della patria! O gente infelice cui la Fortuna do •, cioè l'ignoto che le at-
tende e le spaurisce.
660 riserva l'estrema rovina! Volge la settima estalte 653. Beroe: probabilmen-
dalla caduta di Troia, e ancora corriamo te questa vecchia troiana
per tante terre, per lidi, per inospiti sassi, è personaggio inventato dal
sotto stelle avverse, mentre per il mare sconfinato poeta, cosi come lo è il ma-
rito Doriclo, nativo di Tma-
sbattute dall'onda inseguiamo l'Italia che sempre ci ro, in Epiro.
[sfugge. 66o. volge la settima esta-
665 Questa è la terra fraterna d'Erice, qui c'è te (vedi nota v. 50).
l'ospite Aceste. Chi ci proibisce di alzare 664. che sempre ci sfug-
ge: l'immagine è bella ed
le mura di una città? O patria, o Penati assai calzante. Per un moti-
strappati invano al nemico, mai piu ci saranno vo o per l'altro pare che la
mura col nome di Troia? Non vedremo mai piu terra promessa sfugga di con-
670 i fiumi Ettorei, lo Xanto e il Simoenta? tinuo all'approdo delle navi
troiane.
Orsu, bruciate con me le navi maledette! 665. terra fraterna: Erice,
Ho veduto nel sonno la profetessa Cassandra come abbiamo già detto, era
che mi porgeva le fiaccole accese e diceva: fratellastro di Enea, essendo
nato da Venere.
- Cercate Troia qui, la vostra casa è qui! - 669. Non vedremo mai
61S ~ tempo d'agire, non c'è da indugiare davanti più: intendi: non potremo
a miracoli simili! Ecco quattro altari fumanti più battezzare due fiumi no-
dedicati a Nettuno: il Dio ci dà fuoco e coraggio!» stri con i nomi di quelli che
scorrevano presso Troia?
Cosi dicendo afferra per prima un tizzone 672. Cassandra (vedi no-
e levando la destra lo scuote con forza e lo scaglia. ta v. 307 del canto II).

www.scribd.com/Baruhk
176 Canto q:sinto

68x. Pirgo: altro perso- 680 Le donne guardavano attonite. Ed una di loro,
naggio inventato da Virgilio.
682-689. Il fatto che Pir- la piu vecchia, Pirgo, regale nutrice di tanti
go si sia accorti che una dea figli di Priamo, disse: «Ma questa non è Beroe,
abbia assunto le sembiame questa non è troiana, non è la moglie di Doriclo;
di Beroe fa sl che l'incita- riconoscete i segni della celeste maestà,
mento a bruciare le navi di-
venga senz'altro un ordine 685 guardate che occhi ardenti, che spirito, che volto,
divino e debba essere ese- e il suono della voce, l'incedere divino!
guito. Del resto ho lasciato da poco Beroe, era triste
682-693. Drammatico è il perché ammalata, perché lei sola doveva astenersi
conflitto interiore che cia-
scuna donna sente in sé tra dalla festa e dal rendere a Anchise gli onori dovuti ».
l'« amore doloroso » per la 690 Titubanti le madri dapprima gettarono torvi
solida terra siciliana, cioè sguardi alle navi, incerte tra un doloroso amore
per la realtà di oggi che non
appaga del tutto, ma è pur per la solida terra su cui poggiano i piedi
sempre la fine di dolori e e i favolosi regni a cui le chiama il Fato;
traversie settennali, e i « fa- quando la Dea si levò ad ali spiegate nel cielo
volosi regni » che le atten- 695 tracciando sotto le nubi la scia d'un arcobaleno.
dono in Italia, ma che esi-
gono un tributo ulteriore di Stupite dal miracolo e spinte dal furore
sofferenze e di morte. allora corrono al fuoco gridando, ed alcune
700. Eumelo: ennesimo spogliati gli altari gettano rami e tizzoni:
personaggio sconosciuto. il fuoco infuria sui banchi, sui remi e le poppe dipinte.
710. il vostro Ascanio:
non a caso il giovinetto 700 Eumelo arriva di corsa alla tomba d' Anchise
giunge e parla per primo per portare alla gente che guarda tranquilla le gare
alle donne, perch'egli rap- notizia delle navi in fiamme: e tutti voltandosi
presenta appunto la speran- vedono cupe faville laggiu vorticare tra il fumo.
za di quei favolosi regni,
promessi dal fato, regni Ascanio, che lieto guidava il carosello, per primo
ch'egli avrebbe dovuto go- 705 corre in furia a cavallo all'accampamento sconvolto,
vernare come capostipite. né gli affannati maestri riescono a trattenerlo.
711. l'elmo: il gesto che « Che cos'è questa strana follia? Cosa fate? -
accompagna le parole tende
a far ricoqoscere in lui il dice. - Non state bruciando gli accampamenti nemici,
. figlio di Enea, in quanto le navi degli Achei, ma le vostre speranze .
l'elmo gli copriva il capo e 710 Ecco qui il vostro Ascanio! ». E gettò ai loro piedi,
parte del volto e lo rendeva vuoto, l'elmo con cui guidava la finta battaglia.
difficilmente riconoscibile.
717. sbolle" dai loro cuori: Anche Enea corre, con lui la schiera dei Teucri.
cosl com'era sorta improv- Ma quelle si disperdono per spiagge e per selve, impau-
visa e quasi sema ragione, [rite
perché suscitata ad arte da. s'appiattano nelle caverne piu profonde,
Giunone, l'ira abbandona il
cuore delle donne e la realtà 715 si pentono e vergognano di quello che hanno fatto,
le fa coscienti della loro ver- sentono troppo pesante persino la luce,
gognosa azione. e l'ira di Giunone sbolle dai loro cuori.
720. le stoppa: filaccia di Ma non per questo s'attenua la fiamma e la forza
lino o di canapa impregnata
di pece con la quale si chiu- dell'incendio; ché sotto la quercia bagnata
devano le fessure tra le va- 720 s'accende la stoppa ed esala un sudicio fumo

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 177

e lento il fuoco consuma gli scafi; è la rovina com'era avvenuto in passa-


per tutte le navi, né l'acqua versata a torrenti to e come avverrà in seguito
nei momenti di estremo pe-
né gli sforzi dei Teucri riescono a fermarla. ricolo.
Allora il pio Enea si strappò le vesti di dosso
125 e alzando le palme chiese aiuto agli Dei: IL CONSIGLIO DI NAUTE E
«O Giove onnipotente, se tu ancora non odi i L'APPARIZIONE DI ANCHISE

tutti i Troiani sino all'estremo, se guardi (740-805). -Enea è dubbio-


so se continuare il viaggio.
alle umane fatiche con l'antica pietà, Allora il vecchio Naute lo
fa che la flotta scampi al fuoco, salva le poche esorta a consigliarsi con A-
730 nostre sostanze, padre; oppure con un fulmine ceste ed a lasciare in Sicilia
i vecchi, le donne ed i bam-
rovinoso dammi la morte, se me lo merito, bini. Durante la notte appa-
annientami con la tua destra!». Aveva appena parlato re in sogno ad Enea l'ombra
qu~ndo una nera tempesta spargendo gran pioggia del padre che approva il con-
inffiriò, campi e montagne tremarono al rombo del siglio di Naute e lo invita
a continuare la navigazione
[tuono: verso l'Italia. Prima però do-
735 un torbido acquazzone rovinò a torrenti dal cielo vrà scendere agli Inferi per
carico di nerissirni nembi; e gli scafi si riempiono, incontrarsi con lui.
il legno mezzo bruciato s'inumidisce d'acqua.
741. volgeva opposti pen-
l'intero incendio si spegne e tutte le navi, sieri: è. il dubbio che spesso
tranne quattro soltanto, si salvano dal fuoco. coglie Enea, che, anche se
figlio di una dea, vive le an-
Il consiglio di Naute e l'apparizione di Anchise sie ed ha la debolezza del-
l'uomo comune. Forse an-
ch'egli è stanco di lottare e
740 Ma il padre Enea commosso da quella sciagura gli pesa la responsabilità ter-
volgeva opposti pensieri: se dovesse restare ribile di dover condurre ciò
nei campi siciliani, dimentico del suo destino, che rimane del suo popolo
o partire deciso per le coste d'Italia. verso la nuova patria.
744· Naute: uno dei capi
Allora il vecchio Naute, su tutti esperto nell'arte troiani. A lui, prediletto di
745 profetica di Minerva, illustre di molta sapienza Minerva, fu reso da Diome-
(la Dea gli dettava i voleri dell'ira divina de il Palladio. Da allora in
e ciò che richiedesse la successione dei Fati), poi il prezioso simulacro
della dea fu sempre custo-
consola Enea con buone parole e gli dice: dito dai discendenti di Nau-
«O figlio di Dea, seguiamo dovunque la Fortuna., te. Infatti a Roma la fami-
750 qualsiasi cosa accada bisogna sopportarla. glia Nautia aveva in custo-
dia il Palladio.
Pensa al dardanio Aceste di stirpe divina, 747· e ciò ... : e quale fosse
prendilo a tuo consigliere ed associalo a te; la volontà del destino.
poiché hai perduto le navi affidagli chi è di troppo, 749· Fortuna: come ab-
chi è stanco delle tue gesta e della grande impresa; biamo già detto, gli antichi
avevano raffigurato la For-
tuna come una dea capric-
rie parti della carena della gli uomini, soltanto l'invoca· ciosa, cieca, con le ali ai
nave. zione agli dèi è utile e gio- piedi, di cui uno poggia su
Ti5. chiese aiuto· agli Dei: va: questo sa il pio eroe ed una ruota, che rotola senza
quando nulla possono fare a Giove perciò si rivolge, sosta e senza mèta.

www.scribd.com/Baruhk
I 78 Canto quinto

757· affranti: incapaci cioè 755 scegli i vecchi, le- madri che non sopportano il mare,
di lottare più a lungo perché gli invalidi, quelli che hanno paura,
stanchi e privi di forze. Co-
storo, per la spedizione che permetti che qui affranti costruiscano mura:
sta per affrontare le ultime lascia che chiamino Acesta la loro città».
e più dure difficoltà, costi- Acceso dalle parole del vecchio amico, Enea
tuirebbero un inutile impac- 760 ne è rianimato, e insieme piu preoccupato che mai.
cio ed un motivo in più di
preoccupazione. La proposta E già la notte nera saliva sul cocchio nell'aria,
di Naute è crudele, ma ne- quando gli apparve l'ombra del padre Anchise, scesa
cessaria e tende a rianimare dal cielo all'improvviso, che gli disse cosi:
Enea e a infondergli novella « O figlio, un tempo a me caro piu della stessa vita,
fiducia. Tuttavia l'eroe pare
più che mai indeciso sul da 765 quando ero in vita, o figlio cosi duramente provato
farsi. dai destini di Troia, io vengo qui da te
771. un popolo duro: per comando di Giove, che ha salvato le navi dal fuoco
abituato a guerreggiare ed e che finalmente dal cielo s'è impietosito di te.
a lavorare, che difficilmente
si sottometterà senza pri- Segui i buoni consigli che ti dà il vecchio Naute,
ma combattere sino allo 770 porta in Italia giovani scelti, fortissimi cuori,
stremo. nel Lazio dovrai debellare un popolo duro,
773· case infernali di Di-
te: il regno di Dite o Pluto- gente allevata nelle fatiche. Ed andrai
ne il cui accesso era costitui- prima, o figlio, alle case infernali di Dite,
to dal lago di Averno. per il profondo Averno dovrai cercare di me.
775· Tartaro: era la par- 775 Ignoro l'ombra triste del Tartaro: dimoro
te più profonda dell'Inferno
pagano, ove erano puniti gli nei Campi Elisi, coi giusti. E ti condurrà li,
empi. dopo aver sparso il sangue di molte pecore nere,
776. Campi Elisi: cosi si la casta Sibilla. Allora tutto saprai
chiamavano i luoghi ove sog- della tua stirpe e della città che ti tocca.
giornava,no i giusti, i virtuo-
si, i poeti ed i filosofi. Ll 780 Ma adesso addio, l'umida notte ha già corso metà
era eterna primavera, il sole del suo itinerario celeste, e l'Oriente
splendeva perenne, i campi mi spinge via veloce coi suoi ansanti cavalli».
erano fioriti e un fiumicello, Disse e fuggi leggero come un fumo nell'aria.
il Lete, scorreva placido. Chi
beveva le sue acque dimen- «Dove vai, dove ti precipiti, o padre? -
ticava tutti i mali. 785 dice Enea. -Da chi fuggi? Chi ti strappa al mio ab-
778. la casta Sibilla: la [braccio? »
vergine sacerdotessa di A- Assorto ancora nel sogno risuscita la fiamma
pollo (vedi nota v. 541 can-
to III). dalla cenere e supplice venera i misteri
778-779. Allora... tocca: della canuta Vesta ed i Lari di Pergamo
accenna alla discesa di Enea e versa il pio farro e brucia l'incenso.
agli Inferi, al loro incontro
e alla rivelazione del desti-
no grande che attende i lo- Apollo. I morti apparivano 788. Vesta: era la dea del
ro discendenti, che saran- ai vivi soltanto nelle ore focolare e degli affetti fami-
no descritti sul finire del notturne. liari. Era rappresentata ca-
canto VI. 786. la fiamma: che si te- nuta, cioè bianca di capelli
781. l'Oriente: intendi: il neva accesa innanzi agli al- perché simboleggiava la sag-
carro del sole guidato da tari dei Penati. gezza.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 179

790 Subito chiama i compagni, per primo il re Aceste, nuova città. Cosl sarà anche
rivela loro il comando di Giove e i consigli di Roma da parte di Ro-
molo.
dd carissimo padre, ed ascolta il loro pensiero: 8oo. col nome di Ilio:
Aceste acconsente, la città si farà. non accettando in tal modo
Vi iscrivono d'autorità le madri, vi lasciano il suggerimento di Naute di
chiamarla Aceste.
795 chi vuole, chi non ha desiderio di gloria. 801. gode del regno: il
Si rifanno i pezzi bruciati delle navi, buon Aceste è soddisfatto
si riparano i remi e gli attrezzi: son pochi per i nuovi sudditi e per la
i naviganti, ma splendono di bellico valore. nuova città che arricchisce il
suo regno.
Intanto Enea con l'aratro disegna le mura 802. dà leggi: si può in-
800 c tira a sorte i quartieri: li chiama col nome di Ilio tendere che Aceste fa cono-
e fa rivivere Troia. Aceste gode del regno scere ai nuovi cittadini le
ed indice comizi, ai padri riuniti dà leggi. leggi che regolano la convi-
venza del suo stato, oppure
Poi si consacra un tempio a Venere I dalia dà loro potestà di fare pro-
in cima all'Erice, vicino alle stelle, prie leggi.
805 e tm bosco con un sacerdote alla tomba d' Anchise. 803. Venere /dalia·: dal
monte Idalio nell'isola di
Creta. Di un tempio eretto
a Venere rimangono ancor
La partenza ora vestigia bellissime sul
monte Erice.
Tutti hanno già banchettato per nove giorni e onorato LA PARTENZA (806-881). -
gli altari: placidi venti fanno del mare una tavola, Aceste accetta di ospitare
l'Austro propizio soffia forte ed invita a salpare. le donne, i vecchi ed i bam-
bini. Si dà mano a costruire
Un grande pianto scoppia sulla spiaggia lunata; una piccola città ed un tem-
810 indugiano una notte e un giorno, non sanno staccarsi, pio dedicato a Venere. Poi
le madri stesse e coloro ai quali un tempo era parso le sedici navi superstiti sal-
aspro l'aspetto, intollerabile il nome del mare, pano verso l'Italia. Intanto
Venere si rivolge a Nettuno
vogliono anch'essi partire, soffrire i disagi del viaggio. e lo prega di far sì che la
Il buon Enea li consola con parole amichevoli navigazione si svolga senza
815 e li raccomanda alle cure di Aceste. intoppi. Nettuno la rassicu-
Ordina quindi d'immolare un'agnella alle Tempeste ra e con il cocchio spiana il
mare davanti alle prue dei
e tre vitelli ad Erice, e di salpare !~ancora. legni troiani, che procedono
Col capo ornato di tenere foglie d'olivo sicuri verso la mèta.
ritto in cima alla prua, con in mano una coppa,
8o6. per nove giorni: si
celebra un altro novendiale
per celebrare degnamente la
789. fa"o: grano impasta- ge storica universale: sono fondazione della nuova città
to con sale. sempre pochi gli eletti e i e del tempio.
797. son pochi ma... : esi- predestinati alle grandi im- 8o8. Austro: detto anche
gui di numero, « sed bello prese. Noto, vento del Sud, in que-
vivida virtus »: l'esametro 799· con l'aratro: il pri- sto caso favorevole alla flot-
virgiliano è giustamente pro- mo atto del rituale antico ta troiana che doveva veleg-
verbiale, stando lapidaria- era quello di tracciare con giare appunto verso nord-
mente ad indicare una leg- un solco il perimetro della est.

www.scribd.com/Baruhk
x8o Canto quinto

820. le viscere e il vino 820 getta nei flutti salati le viscere e il vino purissimo.
purissimo: è la libagione
di prammatica prima di ini- Li spinge un vento propizio sorgendo da dietro alla
ziare la navigazione. [poppa;
823. preoccupata: Vene- ed a gara i compagni solcano il mare coi tfimi.
re è giustamente preoccupa- Ma Venere preoccupata si rivolge a Nettuno
ta per quanto era successo
dopo la prima partenza dalla con questi lamenti: « La terribile ira
Sicilia. Infatti allora, all'in- 825 di Giunone, il suo odio che non si sazia mai
saputa di Nettuno, Giunone, ora mi spingono a te: né il tempo né la pietà
con l'aiuto di Eolo, aveva la calmano o raddolciscono, rimane immobile, sempre,
scatenato una terribile tem-
pesta che aveva costretto- E- contro i destini e contro il volere di Giove.
nea ad approdare in Libia. Non le basta di aver cancellato furiosa
Ora non vorrebbe che il fat- 830 la città dei Frigi, e di avere travolto
to si ripetesse, conoscendo
« la terribile ira » della ma- le reliquie di Troia per ogni tormento:
dre degli dèi: per questo si ma ne insegue persino le ossa e la cenere,
rivolge a Nettuno. e lei sola conosce le cause di tanto furore.
830. la città dei Frigi: Tu stesso mi sei testimone di quale tempesta
Troia. La Frigia era una re-
gione dell'Asia Minore, che 835 poco fa scatenasse nel mare della Libia;
comprendeva la Troade. ha sconvolto le onde sino al cielo, fidando
833. e lei sola ... : a questo nei soffi d'Eolo, invano; ha sfidato il tuo regno!
punto non si capisce infatti Ed ecco che ha perfino aizzato le madri,
perché Giunone continui con
ogni mezzo ad infuriare sui malvagiamente ha bruciato le navi e perduto la flotta,
superstiti Troiani, pur sa- 840 ha costretto i Troiani a lasciare i compagni in Sicilia.
pendo che Giove e i Fati li Ora ti prego che i rimanenti dian vela
hanno designati ad essere i
fondatori di un grande im- tranquillamente per l'onda, e arrivino sicuri
pero. Forse la spiegazione allaurentino Tevere; se è vero che chiedo
è nell'irriducibile odio che cose da tanto tempo promesse dalle Parche »-
l'acceca e la spinge a com- 845 Allora il Saturnia domatore del mare
piere ilzioni insensate e di-
sumane. le disse: «O Citerea, è giusto che ti fidi
835. poco fa: per: parec- del regno dove sei nata. E un poco me lo merito,
chi mesi fa. poiché ho difeso Enea frenando il furore del mare.
837. soffi d'Eolo (vedi
canto l, v. 99 e sgg.). L'ho difeso anche in terra: chiedilo al Simoenta
843. laurentino: che solca 850 ed allo Xanto. Quando Achille inseguiva
la regione abitata dai Lau- le schiere troiane affannjlte, spingendole
renti. verso le mura, migliaia mandandone a morte,
844. Parche: le Parche tes-
sevano il destino degli uo- e i fiumi gemevano pieni di corpi, e lo Xanto
mini. (Vedi canto l, nota non riusciva a trovare una via per giungere al mare,
v 29). 855 allora salvai Enea, che inferiore di forze
846. Citerea (vedi nota s'era scontrato col grande Pelide, lo nascosi
vv. 369-370, canto 1).
847. dove sei nata: se- in una nuvola. E si che mi premeva distruggere
condo il mito Venere era
nata dalla spuma del mare Achille, dopo la morte di Pa- co. I fatti, cui qui si accen-
presso l'isola di Cipro. troclo, riprende le armi per na, sono narrati nell'Iliade
850. Quando Achilie... : vendicare la morte dell'ami- (canto XX e XXI).

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto I 8I

Glauco, pescatore, constata-


le mura di Troia spergiura, le mura da me costruite. to che un pesce mezzo mor-
Ora non ho cambiato idea, stai pure tranquilla. to riprendeva vita se gettato
Andrà sicuro ai porti d'Averno, come vuoi tu. su una certa erba, mangiò
860 questa stessa erba e divenne
Ne piangerai uno solo scomparso nell'acqua, immortale. Ebbe il dono
un solo capo fra tanti pagherà per tutti». della profezia. - Palemone:
Dopo aver rallegrato con queste parole la Dea Ino fu moglie di Atamante
e da lui generò due figli
il padre Nettuno impone ai cavalli un giogo dorato Learco e Melicerte. Ataman:
865 e freni spumeggianti, poi scioglie le briglie. te reso zoppo da Giunone
Vola leggero col cocchio ceruleo sul piano del mare; perché la moglie aveva al-
le onde si livellano, sotto il carro tonante lattato Dioniso, figlio di Gio-
ve e di Semele, uccise il fi-
il gonfio mare si placa, dal cielo fuggono i nembi. glio Learco. Ino, atterrita,
Lo accompagna una corte svariata, immani cetacei, per scampare alle furie del
870 il vecchio coro di Glauco e Palemone d'Ino, marito si gettò in mare con
l'altro figlio Melicerte. Net-
i veloci Tritoni con tutto il gregge di Forco: tuno, impietosito, li mutò
a sinistra c'è Teti, Melite e la vergine in divinità marine, la •prima
Panopea, Nise, Spio, Cimodoce e Talla. con il nome di Leucotra, il
Una timida gioia si fa strada nel cuore secondo con quello di Pale-
mone.
875 sempre ansioso del padre_ Enea: comanda che gli alberi 871. Tritoni: figli di Net-
siano drizzati, presto, che le braccia alle vele si tendano. tuno ed Anfitriti, erano me-
Manovrano insieme le scotte, da sinistra tà uomini e metà pesci. -
a destra e da destra a sinistra, volgendo le vele, Il gregge di Porco: padre
delle Gorgoni e delle Graie
e la flotta nel vento va avanti da sé. mostri marini. '
880 Primo davanti a tutti Palinuro guidava 872. Teti: ninfa marina,
la densa schiera, gli altri seguivano la rotta. madre di Achille.
872-873. Melite, Panopea,
ecc.: sono tutte Nereidi (ve-
La morte di Palinuro di nota v. 26r ). La rappre-
sentazione di Nettuno che
s'invola sul mare col suo cor-
L'umida notte aveva già corso metà teggio ha qualcosa di con-
del suo itinerario celeste, ed i naviganti venzionale e di retori1..-o.
distesi sotto i remi, sopra le dure panch~, 876. le braccia alle vele:
bracciare le vele significa
858. Troia spergiura: ac- 862. un solo capo: Pali- tenderle, assicurandole alle
cenna all'episodio di Laome- nuro, vittima designata, mo- scotte, cioè alle funi che le
donte che costrul le mura di rirà per assicurare ai com- manovrano e le tendono.
Troia con l'aiuto di Apollo pagni una navigazione sicu-
e di Nettuno, ai quali ave- ra. Crudeli ci appaiono· qui
va promesso una mercede, ed altrove gli dèi che esigo- LA MORTE DI PALINURO
poi non corrisposta. Di qui no sempre dagli uomini un (882-919). - Scende la notte
l'aggettivo spergiura, perché prezzo altissimo per conce- e a Palinuro, nocchiero della
Laomedonte non aveva man- dere i loro favori. Questo nave ammiraglia, si presen-
tenuto i patti. fa parte tuttavia della mo- ta il dio Sonno che lo invita
86o. ai porti d'Averno: a rale pagana e della religione a riposarsi, dato che il vento
Cuma presso la quale si politeista. è favorevole ed il mare pla-
stendeva il lago di Averno. 870. Glauco ... Palemone: cido. Palinuro tenta di resi-

www.scribd.com/Baruhk
x82 Canto quinto

stere, ma il Sonno lo assale 885 già rilassavano i corpi nella placida quiete:
e lo fa precipitare in mare quando il leggero Sonno sceso dagli astri altissimi
con il timone. Enea senten- disperse l'ombra e mosse l'aria nera, cercando
do la nave sbandare, accor- te Palinuro incolpevole, portandoti sogni ben tristi.
re, ma nulla può e deve ac-
contentarsi di sostituirsi al Il Dio sedé sulla poppa, somigliava nd volto
povero nocchiero scomparso. 890 a Forbante, ti disse: « Palinuro di Iaso,
se la flotta nel vento va avanti da sé
88,5. quiete: la quiete del e spirano lievi le brezze, è l'ora del sonno.
sonno. China la testa, ruba gli occhi stanchi al lavoro.
886. Sonno: figlio dell'E- Prenderò un poco il tuo posto; io veglierò per te».
rebo e della Notte. Aveva
come suo ministro Morfeo 895 E a lui levando appena gli occhi stanchi parlò
ed era considerato dagli an- Palinuro: «Mi chiedi di non badare al volto
tichi fratello gemello della dd placido mare, e ai flutti tranquilli?
Morte. Mi chiedi di confidargli Enea? Il cido sereno
888. incolpevole: sono gli e l'infido vento troppe volte m'hanno tradito ».
innocenti che a volte pagano
il più alto tributo alla vo- 900 Restava fermo al timone, attento al percorso degli astri,
lontà degli dèi. ma il Dio sulle tempie gli scuote un ramo bagnato nel
890. Forbante: già citato [Lete,
da Omero nel XIV dell' Ilia- carico dd sonno potente dello Stige:
de come figlio di Priamo e a lui che invano rilutta chiude gli occhi smarriti.
uomo ricchissimo e caro a
Mercurio. Appena il sonno improvviso gli sciolse le membra
901. Lete: chi beveva od 905 gli fu sop.ra e lo buttò a capofitto nel mare
era toccato dalle acque del con un pezzo divdto di murata e il timone
fiume d'Inferno, dimentica- e un grido inutile d'aiuto ai compagni;
va il passato. quindi volando leggero se ne tornò nell'aria.
902. Stige: altro fiume
d'Inferno le cui acque ave- Ma la flotta procede egualmente: un cammino tran-
vano poteri magici. [quillo
903. rilutta: che tenta con 910 per l'acqua alta; sicura, guidata da Nettuno.
tutte le forze, invano, di E già s'accostava agli scogli delle Sirene,
non cedere al veneficio. ardui tanto una volta, bianchi di tante ossa:
907. inutile: perché tutti già suonavano rauchi al frequente rumore del mare
i compagni dormivano.
in lontananza, quando Enea scopri che la nave
911. scogli delle Sirene:
già descritti nel IX dell'O- 915 errava alla deriva e aveva perduto il pilota.
dissea, erano abitati. da due Allora egli stesso diresse lo scafo nell'onda notturna,
sorelle, che col loro canto mentre, commosso dal caso, molto gridava nel pianto:
malioso attiravano i navi- «O troppo fiducioso nel mare e nd cielo sereno,
ganti e facevano infrangere
le loro navi sulle secche. Ec- giacerai, Palinuro, in sabbia ignota, nudo».
co perché sono bianchi di
ossa umane.
919. nudo: senza poter una tomba. In questo caso, doveva errare per cento anni
avere gli onori funebri ed secondo gli antichi, l'anima senza pace.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 1 83

Commento critico

L'arte sapiente di Virgilio nel dosare gli elementi della narrazione e nell'alternare
i toni descrittivi e il pathos dei vari episodi, risalta appeno in questo libro che è
senz'altro il più sereno e disteso di questa prima parte del poema. Il racconto si apre
con le fiamme minacciose del rogo di Didone che appaiono ai Troiani in fuga e si
chiude con la melanconica morte di Palinuro, cioè con la tragedia di due innocenti,
quasi il poeta volesse sottolineare ancora una volta la necessità del dolore come ele-
mento primo ed indispensabile della vita umana. Tutto il resto è paesaggio in piena
luce, quel paesaggio marino, montano o silvestre mediante il quale Virgilio riesce a
comunicarci l'animo suo più sensibile e a darci la poesia più sentita e più alta.
Questa sosta di serenità, di gioia e di pace, era necessaria dopo le drammatiche
ed incalzanti vicende vissute da Enea in Cartagine: è una parentesi bucolica e geor-
gica insieme che soltanto il tentato incendio delle navi da parte delle donne troiane
riesce per un istante ad offuscare, quasi fosse un brusco richiamo alla realtà della
situazione e nello stesso tempo un pungolo a proseguire il viaggio e ad ottemperare
alla volontà dei Fati. Ma tanto l'incendio quanto la morte di Palinuro sono vicende
minori: in confronto del grande affresco che occupa la maggior parte del canto e che
è dato dai ludi funebri in onore di Anchise.
Anche a proposito dei ludi, il discorso ci riporta, come altre volte, al grande
modello di poemi omerici: là dove nel canto XXIII dell'Iliade il cieco aedo aveva
descritto i giochi in onore del morto Patroclo.
Non è che il paragone sia d'obbligo, ma è ovvio che Virgilio si sentisse stimolato
dal suo inimitabile predecessore, se non a far meglio, almeno ad appellarsi a tutta la
sua finissima abilità di creatore per far cosa egregia e diversa e per venire incontro nel
contempo alla passione Iudica dei Romani antichi e del suo tempo, che avevano
punteggiato il calendario annuale di certami d'ogni specie.
Alla resa dei conti si deve riconoscere ch'egli riusd pienamente nell'intento
perché la descrizione delle varie gare e il carosello finale sono quanto di più perfetto,
coloristicamente e per perfezione formale, sia uscito dalla sua penna.
Né bisogna dimenticare le figure degli atleti, non tratteggiate superficialmente,
ma ciascuna con una sua caratteristica ben chiara che la definisce e la distingue dalle
altre sia per il rilievo psicologico sia ·per quello fisico esteriore.
Vale per tutti lo studio attento dedicato ai due pugili, Darete ed Entello, che ci
dà la misura esatta di quanto abbiamo affermato.
Per un certo aspetto il quinto canto si può paragonare, nell'economia generale
dell'opera, al terzo: sono momenti di transizione e di attesa dove vien meno la ten-
sione drammatica ed avventurosa a tutto vantaggio però di una più serena ed umana
contemplazione delle vicende di Enea e dei suoi.

www.scribd.com/Baruhk
I 84 Canto quinto

Galleria di ritratti
Palinuro.
Palinuro, come Creusa, è una delle vittime innocenti di quella misteriosa volontà
del destino che nessuna mente umana può penetrare e spiegare. La sua morte, ingiusta
e violenta, non s'ammanta di toni cupi, non cerca la tragedia, ma rimane in un'atmo-
sfera elegiaca, quasi che Virgilio volesse, ancora una volta, confermare che nelle
vicende umane tutto può essere amore, ma altrettanto tutto deve essere dolore.
Questa nota di sofferenza, questa coscienza del dolore come ultima e suprema
verità dell'esistenza, noi la troveremo nel canto sesto quando Palinuro racconterà
con poche scarne parole la sua fine per mano di altri uomini ed implorerà, come già
fece Polidoro, una degna sepoltura.
La nostra simpatia va spontaneamente a questo umile gregario che per mari peri-
gliosi e tempestosi aveva guidato la nave ammiraglia con perizia e con saggezza e
che Enea stimava ed amava per la sua dedizione e la sua fedeltà.
La sua fine, dovuta all'inganno e alla cieca decisione del Fato, ci offende e ci
commuove.

www.scribd.com/Baruhk
Canto quinto 1 8.5

Raffronti di traduzione
T alia dieta dabat, clavumque adfixus et baerens, «Nate dea, vosque haec "inquit" cognoscite,
nusquam amittebat oculosque sub astra tenebat. [Teucri,
Ecce deus ramum Lethaeo rore madentem et mihi quae fuerint iuvenali in corpore vires
vique soporatum Stygia super utraque quassat et qua servetis revocatum a morte Dareta ».
tempora, cunctantique natantia lumina solvit. Dixit, et adversi contra stetit ora iuvenci
Vix primos inopina quies laxaverat artus, qui donum astabat pugnae, durosque reducta
et superincumbens cum puppis parte revulsa libravit dextra media inter cornua caestus
cumque gubernaclo liquidas proiecit in undas arduus, el!ractoque inlisit in ossa cerebro:
praecipitem ac socios nequiquam saepe vocantem; sternitur exanimisque tremens procumbit humi
ipse volans tenuis se sustulit ales ad auras. [bos.
(vv. 852-861) Ille super talis effundit pectore voces:
« Hanc tibi, Eriyx, meliorem animam pro morte
E ciò dicendo avea [Daretis
le man ferme al timon, gli occhi a le stelle. persolvo; hic vietar caestus artemque repono ».
Il sonno allora di Letèo liquore (vv. 474-484)
e di stigio veleno un ramo asperso
sovra gli scosse, e l'una tempia e l'altra «Figlio della Dea, disse, e voi pure, Dàrdani,
gli spruzzò sl, che gli occhi ancor ribelli [sappiate
gli strinse, gli scavò, gli chiuse alfine. qual forza io m'ebbi in membra giovanili
A pena avean le prime gocce infusa e da qual morte si salvò Darète! »
la !or virtù, che il buon nocchier disteso E saldo si piantò davanti al toro
ne giacque; e 'l dio col suo mentito corpo ch'era ancor là, premio alla sua tenzone;
sopra gli si recò, pinse e sconfisse tutto si aderse, alzò la destra indietro,
un ghèron de la poppa, e lui con esso librò tra le due corna il duro cesto,
e col temon precipitò nel mare. colpi, sfracellò l'ossa e le mascelle.
Né gli valse a gridar, cadendo, aita, Crollò il toro, piegò, s'abbatté morto;
ché l 'un qual pesce, e l'altro qual augello e quello ancor gridò dal pieno petto:
questi ne l'onda, e quel ne l'aura sparve. « Erice, non la morte di Darete
Traduzione di Annibal Caro t'offro, ma questa vittima migliore;
qui vincitore lascio i cesti e l'arte ».
Ed il timone Traduzione di Guido Vitali
stretto teneva, gli occhi al cielo intenti.
Allora il Nume un ramoscello trasse
dall'onda del Letè rorido, e quello,
di stigio influsso soporoso e molle,
sulle tempie gli scosse. Allora al sonno
gli occhi natanti il dubitoso sciolse.
E appena quel sopor le stanche membra
inopinato invase, su di lui
il Nume si gettò, e lui precipite,
col timone divelto dalla poppa,
nella liquida stesa insiem sommerse;
che invano, e a lungo, i suoi compagni invoca,
mentre fra i venti in vol si leva il dio.
Traduzione di Adriano Bacchielli

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO SESTO

La Sibilla Cumana.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca Va-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO SESTO

Finalmente la flotta troiana approda a Cuma. Mentre i compagni pongono un


accampamento di fortuna, Enea si avvia verso una piccola altura dove sorge il tempio
di Apollo, costruito da Dedalo, fuggiasco da Creta. Mentre ammira le porte scolpite
dallo stesso Dedalo, ecco apparire la Sibilla che gli comanda di compiere il sacrificio
di rito e poi di entrare nel tempio, costituito da un antro profondo. Enea obbedisce
e supplica Apollo di aiutarlo a compiere l'ultima parte del viaggio e di renderlo dotto
per bocca della sacerdotessa del suo destino futuro.
La Sibilla dà il responso richiesto: presto con i compagni rimastigli egli approderà
nel Lazio e dovrà guerreggiare a lungo a causa di una donna, che diverrà sua moglie.
Le sorti volgeranno a suo favore per l'aiuto di una città greca.
Enea prega allora la Sibilla di permettergli di scendere agli Inferi per incontrare
il padre. La sacerdotessa acconsente ma avvisa l'eroe che facile sarà discendere
nell'Averno, difficilissimo tornarne, se non propiziera tale impresa con l'offerta a
Proserpina di un ramoscello d'oro, raccolto nel bosco sacro.
LO esorta, quindi, prima di iniziare la discesa, a dare sepoltura ad un suo com-
pagno morto nel frattempo.
Enea, seguito dal fido Acate, si affretta verso il campo per eseguire i voleri della
Sibilla. Sul lido trova il corpo esamine di Miseno, suo trombettiere, che ·aveva osato
sfidare il dio Tritone e ne aveva ricevuto la morte. Mentre si preparano i funerali, egli
s'addentra nel bosco, seguendo il volo di due candide colombe, e trova presso l'in-
gresso dell'Averno un ramoscello d'oro che coglie e consegna alla Sibilla.
Ritorna poi alla spiaggia per assistere al rogo di Miseno, le cui ceneri vengono
poste in un'urna di bronzo, che si colloca in un sepolcro eretto su un piccolo promon-
torio, denominato ancor oggi di Miseno.
Durante la notte si compiono i sacrifici alle deità infernali: all'alba mentre cupi
boati scuotono la terra, la Sibilla ed Enea, con la spada sguainata, scendono nel pro-
fondo dell'antro. Nel vestibolo dell'Averno trovano riuniti le rappresentazioni orribili
dei mali che afHiggono l'umanità.
Giunti al fiume Acheronte, il vecchio Caronte li traghetta su una barca al di là
della corrente, respingendo con energia la folla di anime di coloro che in terra non
hanno avuto sepoltura. Tra costoro si fa innanzi Palinuro che narra ad Enea la sua
triste avventura. Caduto in mare, si salvò a nuoto, ma non appena toccò terra fu assa-
lito e barbaramente ucciso da genti crudeli. Egli supplica Enea di condurlo con sé al di
là del fiume. Interviene la Sibilla che predice la prossima sepoltura del corpo di Pali-

www.scribd.com/Baruhk
I 90 Canto sesto

nuro da parte degli stessi uccisori, che anzi daranno il nome suo al luogo ove era stato
trucidato.
Lasciato lo sventurato nocchiero e traghettato il fiume, vedono Cerbero, che latra
con rabbia. La Sibilla dà in pasto al mostro una focaccia con erbe soporifere, il che
permette di passare oltre ed entrare nell'Antinferno. Li accolgono i vagiti dei bambini
colpiti da morte immatura. Più oltre sono i condannati a morte sotto falsa accusa
ed i suicidi. Minosse è il loro giudice. Tra le ombre dei suicidi Enea riconosce quella
di Didone, le si avvicina e piangendo cerca di giustificare la sua precipitosa partenza
da Cartagine, ma la regina non gli risponde e s'allontana sdegnosa per unirsi all'anima
del marito Sicheo.
Nell'ultima parte dell'Antinferno, l'eroe incontra le anime dei guerrieri illustri
che caddero in battaglia. I Troiani gli si fanno incontro, mentre i Greci, riconosciu-
tolo dalle armi splendenti, fuggono atterriti. Tra gli altri Enea riconosce, terribil-
mente mutilato, Deifobo, marito di Elena dopo la morte di Paride, che, sollecitato,
racconta la sua orribile fine per mano di Menelao e per il tradimento di Elena.
Proseguendo nel loro cammino, la Sibilla ed Enea arrivano al Tartaro, enorme
castello difeso da un triplice ordine di mura e circondato dal fiume Flegetonte. Su
una delle porte sta Tisifone che frusta i dannati e li precipita nel Tartaro a secondo
della pena che a ciascuno di loro ha assegnato Radamante, re dell'Inferno. Passano
poi davanti alla reggia di Plutone, alle porte della quale Enea appende il ramoscello
d'oro, quale offerta votiva a Proserpina.
Pervengono infine nel terzo regno dell'Oltretomba, ai campi Elisi, ove sono
posti i beati.
In una specie di paradiso terrestre si aggirano le anime di tutti i grandi spiriti
dall'antichità: poeti, filosofi, musici, eroi, sacerdoti, legislatori e benefattori.
Su indicazione di Museo, il mitico cantore, egli può scoprire il padre Anchise.
L'incontro è commovente: per tre volte, invano, Enea tenta di abbracciare i1 geni-
tore e per tre volte le braccia tornano vuote al petto.
Scorgendo poi una folla di spiriti in un bosco, cinto da un fiume, ne chiede
al padre.
Anchise dice che sono anime in procinto di reincarnarsi cioè in attesa di unirsi
alla materia per incominciare a vivere.
Tuttavia l'anima, dentro il corpo, perde le proprie caratteristiche celesti e si con-
tamina di tutti i vizi terreni: ecco perché dopo la morte del corpo deve purifìcarsi o
nel vento o nel fuoco o nell'acqua. Ritornata pura e bevuta l'acqua del Lete che dà
l'oblio, ritorna a reincarnarsi.
Anchise mostra poi al figlio i suoi discendenti: da Silvio, fondatore di Albalonga,
a Romolo, fondatore di Roma sino a Cesare Augusto imperatore. Predice infine le
sanguinose guerre che tra poco dovrà affrontare nel Lazio e lo incita a sopportare
dolori e sacrifici per la grandezza appunto della progenie che da lui discenderà.
Lasciato il padre, Enea, guidato sempre dalla Sibilla, ritorna sulla spiaggia ove
erano accampati i compagni, ai quali ordina di imbarcarsi. La piccola flotta alza le
vele e tosto giunge a Gaeta.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO SESTO lo introduce nell'interno del-
l'edificio.

A Cuma (1-49) - L'antro della Sibilla e il vaticinio (5o-122) - La r. piangendo: ancora una
richiesta del viaggio agli Inferi (123-198)- Miseno (199-299)- La volta l'eroe è colpito negli
discesa agli Inferi (300-337)- II vestibolo (338-371)- L'Acheronte- affetti e il suo pianto ama-
Caronte- Palinuro (372-519) - Cerbero e l'Antinferno- Minosse ro è la manifestazione con-
( 520-561) - Didone (562-591) - Il campo degli eroi. Deifobo temporaneamente della sot-
(592-677) - Il Tartaro (678-782) - I Campi Elisi e il fiume Lete timissione e dell'impotenza
(783-827) - L'incontro con Anchise (828-908) - I grandi eroi ro- umana di fronte al volere
mani (909-1091). dei Fati.
3· euboiche: Cuma era
stata fondata da coloni greci,
provenienti dalla città di
ACuma Calcide, nell'isola di Eubea.
4· Girano verso il mare:
approndando in terra scono-
Cosr dice piangendo; sciuta, era precauzione ele-
mentare disporre le navi in
e a tutte vele approda
modo da poter rapidamente
finalmente alle spiagge euboiche di Cuma. imbarcarsi e fuggire in caso
Girano verso il mare le prore, le poppe ricurve di pericolo.
5 coprono tutto il lido: con dente tenace 7· balza ardente: a bordo
delle navi sono rimasti gli
l'ancora tiene ferme le navi. Un gruppo di giovani uomini validi e soprattutto
balza ardente sul lido d'Esperia: alcuni accendono i giovani, vogliosi e smanio-
il fuoco, percuotendo le selci, sprigionando si di azione.
i semi della fiamma nascosti nelle vene 9· i semi della fiamma: «se-
mina flammae » è un'imma-
lO del sasso; altri percorrono le selve, folti asili gine che Virgilio trae da O-
di fiere, e segnalano le sorgenti trovate. mero per poeticamente rap-
presentare le scintille che si
sprigionano dalle selci sfre-
A CuMA (1-49). - Gzuntz del tempio sono istoriate gate tra l01 o o percosse da
a Cuma, mentre gli equipag- quattro scene riguardanti il un ferro.
gi sbarcano, Enea si avvia Minotauro ed il labirinto di r r. le sorgenti trovate:
subito verso il tempio di Creta. Sopraggiunge poi la prima preoccupazione di chi
Apollo, costruito a suo tem- Sibilla che lo esorta a com- sbarca è di trovare acqua
po da Dedalo. Sulle porte piere un sacrificio al Dio e potabile.

www.scribd.com/Baruhk
192 Canto sesto

12. rocca: qui sta per al- Ma il pio Enea s'incammina verso la rocca, dove
tura. I templi infatti veniva- l'alta statua d'Apollo domina, verso l'antro
no costruiti su dei rilievi del immenso e i recessi della tremenda Sibilla
terreno in modo che fossero
visibili da lontano. 15 alla quale il profetico Nume ispira la mente
14. tremenda Sibilla: tre- con la sua volontà, svelandole il futuro.
menda perché ispirava a chi Già s'avvicina al bosco di Trivia e ai tetti d'oro.
le era innanzi un sacro ter- Dedalo, dice la fama, fuggendo dai regni Minoici,
rore per essere sacerdotessa audacemente affidatosi al cielo su penne veloci,
di Apollo e portavoce quin- 20 volò verso le gelide Orse per un insolito
di degli oracoli del Dio.
17. Trivia: quasi sempre cammino e leggero alfine si fermò
un bosco, dedicato a Diana, sulla rocca calcidica. Appena reso alla terra
circondava i templi di Apol- ti consacrò, o Apollo, i remi delle ali
lo. Qui la dea è chiamata e un grande tempio ti eresse. Sulle sue porte
Trivia perché proteggeva i 25 c'è effigiata nell'oro la morte di Androgeo;
viatori e il suo simulacro eta
posto agli incroci di tre stra- ci sono gli Ateniesi obbligati ogni anno
de. Trivia anche perché ve- a pagare un pietoso tributo: sette giovani
niva venerata in tre perso- tirati a sorte. Di contro si leva alta dal mare
nificazioni diverse: Luna in la terra di Cnosso: si vede l'amore bestiale
cielo, Diana in terra e Pro- 30 del toro, Pasifae sottoposta a quel toro
serpina o Ecate nell'Oltre-
tomba. - tetti d'oro: del in un simulacro di vacca, e il Minotauro, razza
tempio. mista e biforme, frutto di un empio accoppiamento;
18. Dedalo: famoso arti- e c'è l'inestricabile Labirinto che Dedalo,
sta ateniese. Fu grandissimo pietoso dell'amore d'Arianna, dipanò
architetto, scultore e mecca-
nico ed a lui si debbono mol- 35 guidando con un filo i passi di Teseo.
ti strumenti. A Creta il re Mi-
nasse lo incaricò di costruire
molti edifici, tra i quali il Minosse, re di Creta, fu un time da offrire al Minotauro.
Labirinto nel quale fu rin- grande atleta, tanto da ri- 29. Cnosso: sta per Creta
chiuso con il figlio Icaro. Ma portare, ad Atene, la vittoria di cui Cnosso era la capitale.
Dedalo non si scoraggiò e co- in tutte le gare celebrate 30. Pasifae: figlia di A-
strul per sé e per il figlio due per le feste Panatenee. Ma pollo e della Ninfa Perseide
ali di cera, con le quali s'in- in seguito all'assassinio di e moglie di Minosse. Venere
volò. Icaro, non seguendo i Androgeno da parte di Egeo, per vendicarsi di Apollo che
consigli del padre, volò ver- re di Atene, Minosse con aveva scoperto i suoi amori
so il Sole, ma le ali si lique- una poderosa flotta sbarcò e con Marte, le ispirò un'insa-
fecero ed egli precipitò in prese la città, imponendole na passione per un toro. Dal-
mare. Secondo una tradizio- durissime condizioni di pace l'empia unione nacque ap-
ne, venne a Cuma e vi l'o- tra le quali la più spavento- punto il Minotauro.
strul il tempio di Apollo. sa era quella di mandare a 32. biforme: metà umana
2o-21. verso le gelide Or- Creta ogni anno sette fan- e metà bestiale.
se: verso il nord. - insolito ciulle e sette giovani che do- 35· Teseo: dopo Ercole
cammino: perché nessun uo- vevano essere dati in pasto il più celebre degli eroi an-
mo prima era riuscito a vo- al Minotauro, mostruoso es- tichi. Figlio di Egeo, re di
lare. sere mezzo uomo e mezzo Atene e di Etra, portò a ter-
22. calcidica (vedi nota toro, rinchiuso nel Labirinto. mine imprese leggendarie tra
v. 3). 27. sette giovani: Virgilio le quali quella di uccidere il
25. Androgeo: figlio di dimezza il numero delle vit- Minotauro. In questa avven-

www.scribd.com/Baruhk
Lago d'Averno
( Avernus Lacus)

Fantasmi
( malattie,vecchiaia,
paura fame ostri
discordia ecc. ·l (Centauri, Scille,
Briareo ,Chimera ecc. )

www.scribd.com/Baruhk
LA SIBILLA CUMANA (da Cuma, oltre il golfo di Napoli), consulta il libro oracolare
(Michelangelo, volta della Cappella Sistina, Vaticano)
La Sibilla, cioè la profetessa, interpellata, dava responsi misteriosi incomprensibili che
si prestavano a molteplici interpretazioni; da ciò l'aggettivo sibillino.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto I93

Icaro, avresti anche tu gran parte in quest'immenso 42. Deifobe: è la Sibilla


lavoro se il dolore l'avesse consentito. di Cuma. ·
46. non domato: non an-
Dedalo aveva tentato due volte di scolpire cora sottoposto al giogo.
nell'oro la morte del figlio; due volte le mani gli cad-
[dero. L- ANTRO DELLA SmiLLA ED
IL VATICINIO (50-122). -
40 Enea avrebbe guardato a lungo ogni cosa Nell'interno del tempio si a-
con molta attenzione se Acate, andato avanti, non fosse pre un grande antro nel qua-
tornato insieme a Deifobe di Glauco, sacerdotessa le sfociano numerose bocche.
di Febo e di Diana. Deifobe gli dice: La Sibilla, già trasfigurata
dal dio che la pervade, in-
«Enea, non è il momento di perdere il tuo tempo; vita Enea a dire i suoi voti.
45 immola subito subito sette giovenchi scelti L'eroe invoca l'aiuto di A-
da un gregge non domato, e sette belle pecore pollo perché, dopo tante
sventure e tante peregrina-
di due anni, secondo l'uso!». Cosf parla zioni, possa alfine al più pre-
(e i guerrieri non tardano ad eseguire l'ordine) sto giungere alla terra pro-
poi la sacerdotessa chiama i Teucri nel tempio. messa dai Fati. Promette di
erigergli per ringraziamento
un superbo tempio, ove sa-
L'antro della Sibilla e il vaticinio ranno custoditi i responsi si-
billini. La Sibilla, ora in pre-
50 L'enorme fianco della rupe euboica è tagliato da al furore divinatorio, dà
in un antro profondo a cui portano cento la risposta divina. Gli pre-
dice ch'egli dovrà ancora af-
larghe vie, cento porte donde erompono cento frontare una lunga e sangui-
sacre voci, i responsi della Sibilla. Giunti nosa guerra contro un no-
sulla soglia, la vergine disse: ,(È tempo di chiedere vello Achille, guerra causata
da una donna contesa. I n fi-
55 notizie sul tuo destino: ecco il Dio, ecco il Dio! >> ne lo profetizza vincitore
E subito mentre parlava davanti alla magica porta con l'aiuto di una città
si mutò in volto, cambiò colore; le chiome scomposte, greca.
il petto anelante, il cuore gonfio di rabbia. 5r. cento ... : iperbole per
Sembra piu grande, non ha voce umana, poiché moltissime. Erano piCcoli cre-
60 è ispirata dal Dio che sempre piu s'avvicina. pacci nella roccia dai quali
(( Tardi a offrire i tuoi voti e le tue preci, troiano usciva ingrandita la voce del-
la Sibilla vaticinante.
Enea? -grida a alta voce.- Tardi? Le grandi porte 55. ecco il Dio: la Sibilla
della casa che il Dio rintrona s'apriranno sente scendere in sé il Dio
soltanto dopo! ». il cui spirito pwfetico fa sì
65 Un brivido corse per le ossa dure ch'ella si 3 presa dal sacro
delirio che precede il re-
dei Troiani ed Enea dal profondo del cuore sponso.
64. soltanto dopo: cioè
soltanto dopo che Enea avrà
tura fu aiutato da Arianna, dopo aver ucciso il mostro, offerto preghiere e fatto voti.
figlia di Minosse e Pasifae, di ritrovare l'uscita. 65. ossa dure: i Troiani
che, invaghitosi di lui, lo for- 39· gli c(lddero: il dolore in tanti anni di traversie so-
nì, su consiglio di Dedalo, del padre è tanto forte ch'egli no abituati a tutto e diffi-
di un gomitolo il cui filo fis- non riesce a fissare nell'oro cilmente si lasciano impau-
sato all'entrata del Labirinto la scena della caduta del rire; eppure qui sentono un
e dipanato, permise all'eroe, figlio. brivido di sgomento.

www.scribd.com/Baruhk
I 94 Canto sesto

levò questa preghiera: «Apollo, tu che sempre


hai avuto pietà dei travagli di Troia,
che dirigesti i dardi e le mani di Paride
70 contro il corpo di Achille, che mi sei stato guida
69. che dirigesti i dardi:
Apollo guidò la saetta mor- per tanti mari che bagnano terre immense, tra genti
tale che, scoccata da Paride, come i Massili cacciati in luoghi fuori del mondo,
colpl Achille. per campi come quelli posti lungo le Sirti:
72. Massili: per Numidi;
qui in genere per le popola- ora che finalmente abbiamo toccato le spiagge
zioni che abitavano l'Africa 75 della sfuggente Italia, fa che la mala sorte
mediterranea. di Troia non ci segua piu oltre! Ormai è giusto
73. Sirti: le regioni poste che anche voi tutti, Dei e Dee, ai quali Troia
lungo i grandi golfi delle Sir-
ti nell'Africa settentrionale. e la gloria troiana spiacquero, risparmiate
75· sfuggente: che pareva la mia povera gente. Tu, santa profetessa
di continuo sfuggire alla no- 80 presaga del futuro (io non ti chiedo un regno
stra ricerca. ·Che il destino non m'abbia già concesso), assicurami
85-86. giorni festivi: sono
i ludi apollinarii, istituiti in che i Teucri e i loro erranti Lari e le travagliate
Roma per onorare Apollo Divinità di Troia troveranno una sede
sotto il consolato di Appio nel Lazio. Leverò allora a Febo e a Trivia
Claudio e Fulvio Placco nel
540 ab urbe condita e rinno- 85 una tempio tutto marmo e istituirò dei giorni
vati da Augusto. Si celebra- festivi dedicati al gran nome di Apollo.
vano il 5 luglio di ogni anno E anche tu, sacra vergine, nel nostro impero avrai
nel Circo Massimo. un santuario, dove serberò i tuoi oracoli
89. libri sibillini: pare
fossero acquistati da Tarqui- - i libri sibillini; i destini segreti
no Prisco o da Tarquinia il 90 che avrai dato al mio popolo - e dove offìceranno
Superbo e conservati nel uomini scelti. Solo, non affidare alle foglie
tempio di Giove Capitolino. le sacre profezie; potrebbero volarsene
Augusto li riordinò e li fece
custodire da degli uomini via alla rinfusa, trastullo dei rapidi venti.
scelti cioè da sacerdoti ap- Ti prego, vergine santa, parla tu, di persona».
positi. Contenevano una se- 95 Ribelle all'ossessione del Dio la profetcssa
rie lunghissima di vatidni
e si consultavano pubblica- mostruosamente infuria nella caverna, simile
mente in occasione di gravi a una baccante, e tenta di scacciare dal petto
decisioni. con ogni sforzo l'immenso Febo: ma sempre piu
9!. alle foglie: era uso il Dio le tormenta la bocca rabbiosa
che la Sibilla scrivesse i re-
sponsi del Dio su delle fo- 100 domandone il cuore selvaggio, e le imprime
glie che poi affidava al ven- la propria volontà. E già le cento grandi
to, cosicché difficile era rico- porte della caverna si sono spalancate
strurne la successione ed il spontaneamente, portando nell'aria i vaticinii
senso.
97· baccante: le baccanti della sacerdotessa: «O tu, che finalmente
erano donne che celebravano 105 hai superato i grandi pericoli del mare
i misteri di Bacco. Si abb::m- (ma la terra ti serba pericoli piu gravi):
donavano nell'ebbrezza clt>l
vino a danze sfrenate e sel- i Teucri arriveranno nel regno di Lavinio,
vagge. bandisci dal tuo petto questa preoccupazione,

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 195

lia e perciò, come Achille, di


ma vorranno non esserci mai arrivati. Vedo stirpe divina.
110 guerre, orribili guerre, e il Tevere schiumoso I I 5. quante città: allude
di sangue. Avrai Io Xanto e il Simoenta, avrai ai viaggi di Enea presso E-
dei nuovi accampamenti dorici; ed è già nato vandro e presso le città etru-
sche per ottenere alleanze
a difesa del Lazio un altro Achille, figlio ed aiuti.
anch'egli di una Dea. Giunone si unirà 117. una moglie stranie-
115 ai nemici dei Teucri, sempre. Quante città ra: Lavinia, promessa sposa
di Turno, sarà causa del lun-
e popoli d'Italia andrai a supplicare go conffi tto.
umile nel bisogno! Una moglie straniera 122. una città greca: Pal-
sarà ancora la causa di tanto danno, ancora lanteo, capitale del regno di
nozze straniere ... Evandro, che proveniva dal
Peloponneso e precisamente
120 Tu non cedere ai mali, affrontali con piu audacia dall'Arcadia.
di quanto la tua sorte non Io permetta. La via
della salvezza - lo credi? - sarà una città greca >>. LA RICHIESTA DEL VIAGGIO
AGLI INFERI ( 123-198). -
Enea chiede allora di poter
La richiesta del viaggio agli Inferi discendere agli I n/eri per ri-
vedere l'ombra del padre. La
La Sibilla cumana predice cosf dal fondo Sibitla acconsente al viag-
del santuario tremendi responsi ambigui, e mugghia gio: prima però dovrà tro-
vare un ramoscello d'oro na-
125 nell'antro mascherando con oscure parole scosto. Prima di iniziare il
la verità: cosi Apollo scuote i freni viaggio dovrà affrontare un
alla donna infuriata e le ficca gli sproni altro dolore perché gli mo-
rirà un compagno, cui dovrà
nell'affannoso petto, la stimola e sconvolge. dare onorata sepoltura.
Quando cessò quel furore e la bocca rabbiosa
130 finalmente ebb~ pace, Enea le disse: «Vergine, 124. ambigui: perché po-
non c'è nessuna fatica che mi giunga inattesa tevano essere interpretati in
diverso modo ed anche per-
o che mi sembri nuova; ho previsto già prima ché suonavano oscuri ad
tutto, ho già soppesato tutto nella mia anima. Enea.
Ti chiedo solo una cosa: poiché si dice che qui 127. ficca gli sproni: im-
135 sia la porta del re dell'Inferno e l'oscura magine non felice anche se
efficace.
palude dove sbocca il gorgo dell'Acheronte, 133. ho già soppesato:
Enea ha già udito parecchie
ro6. perzcoll ptù gra~·t: IL 11 r. avrai lo Xanto e il volte profetare in modo più
guerre che dovrà affrontare Simoenta: cioè dovrai com- o meno chiaro il futuro che
contro i popoli latini. battere come sotto le mura l'attende: ha preparato dun-
107. regno di Lavinio: di Troia lungo i fi _•.ni del que l'animo a sopportare
Lazio in generale. Lavinia Lazio, novelli Xanto e Si- qualunque fatica e qualun-
sarà la sposa di Enea che moenta, e nuovi accampa- que dolore per essere degno
fonderà una città cui darà menti, simili a quelli dei di quanto i Fati hanno pre-
il nome di Lavinio. Greci, assedieranno i tuoi stabilito per lui e per la sua
109. mai arrivati: per le insediamenti. gente.
terribile fatiche belliche che 119. un altro Achille: Tur- 135. re dell'Inferno: Dite
dovranno affrontare e per no, re dei Rutuli, indomito e o Plutone.
il sangue che dovranno ver- valoroso avversario dei Tro- 136. palude: il lago d'A-
sare. iani, figlio della ninfa Veni- verno che si credeva forma-

www.scribd.com/Baruhk
196 Canto sesto

to dalle acque di Acheronte, concedimi di andare da mio padre e vedere


uno dei fiumi infernali. il suo volto sereno. Insegnami tu la strada,
146. il comando preciso aprimi tu le sacre porte. Lo presi in spalla
(vedi nota v. 778-779 del 140 (su queste spalle!) attraverso le fiamme, attraverso
canto V).
una nube di frecce, lo salvai tra i nemici.
IJO. Beate: Proserpina,
moglie di Plutone e regina Egli benché fosse invalido, seguendo il mio viaggio,
dell'Inferno. sopportò insieme a me le lunghe traversate
IJI. Orfeo: figlio di Apol- del mare e le minacce del cielo e delle onde,
lo e di Clio ebbe dal padre 145 oltre le proprie forze e la propria vecchiaia.
il dono di una cetra dalla E fu lui stesso a darmi il comando preciso
quale traeva un suono cosi
melodioso da ammansire gli di venire da te, di arrivare umilmente
animali e da muovere i sas- alla tua soglia. Ti prego, vergine sacra: pietà
si. Amò Euridice che mori e del figlio e del padre; tu che puoi tutto, tu
per il morso di un serpente. 150 che Ecate non per nulla prepose ai boschi d'Averno!
Allora egli si recò nell'oltre- È pur vero che Orfeo poté evocare l'Ombra
tomb!l e col suono della sua
cetra ammansi Cerbero ed di Euridice, aiutandosi con le corde sonore
ottenne da Plutone e Proser- della sua cetra; è vero che Polluce poté
pina di riportare in vita la riscattare il fratello dalla morte, morendo
sposa adorata, a patto però 155 a turno, e tante volte fa e rifà questa via.
che non si volgesse indietro E perché ricordare l'impresa di Teseo
per assicurarsi che lo seguis-
se. Ma Orfeo non resistet- e quella d'Ercole? Anch'io discendo dal sommo Giove».
te alla tentazione ed anche Pregava cosi stendendo le mani sull'altare;
al timore di un inganno da e la sacerdotessa disse: «Sangue divino,
parte degli dèi infernali, si 160 Troiano figlio d'Anchise, è facile calare
volse e perse per sempre Eu- all'Averno: la porta dell'oscura dimora
ridice.
di Dite è sempre aperta, il giorno e la notte.
I53· Polluce: fratello di
Castore; il primo, figlio di Ma tornare sui propri passi, salire all'aria
Leda e Giove era immorta- che si respira in terra, è faticoso e difficile.
le; il secondo, figlio di Leda 165 Pochi han potuto farlo: figli di Dei, diletti
e Tindaro era mortale. Per e favoriti da Giove, o animosi, elevati
l'affetto che li univa otten-
nero di rimanere sempre in- da un ardente valore sino all'altissimo cielo.
sieme trascorrendo un gior- Lo spazio di qui a Dite è occupato da dense
no in Inferno, un giorno in foreste, che Cocito circonda di neri meandri.
Cielo. 170 Se davvero desideri con tanta forza passare
156. Teseo: si recò in In- due volte le paludi dello Stige, vedere
ferno con il re dei Latini,
Piritoo, per cercare di rapire
Proserpina. vina, perché non potrei com- «hoc opus, hic labor »: l'e-
piere anch'io l'impresa che spressione è divenuta pro-
I57· Ercole: tra le sue riuscl ad altri? verbiale.
memorande imprese c'è quel- r62. sempre aperta: Dan- r69. Cocito: une dei quat·
la di aver tratto per qualche te dirà nel canto V dell'In- tro fiumi infernali; gli altri
tempo fuori dall'Inferno Cer- ferno: «Non t'inganni l'am- sono il già menzionato Ache-
bero. - Anch'io: figlio di piezza dell'entrare ». ronte, lo Stige e il Flege-
Venere, perciò di stirpe di- r64. è faticoso e difficile: tonte.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto I97

due volte il nero Tartaro, se davvero hai il coraggio


di tentare un'impresa pazzesca, ascolta quello
che prima dovrai fare. Sopra un albero ombroso,
175 opaco, pieno di foglie, c'è un ramo tutto d'oro
(d'oro le foglie, d'oro il flessibile gambo)
consacrato a Giunone infernale: lo copre
e lo nasconde il bosco, un'alta ombra lo chiude
in una valle oscura. Non si può penetrare
180 nei segreti del suolo prima d'aver strappato
dall'albero quel ramo dalle chiome dorate.
L'ha deciso la bella Proserpina, che vuole
le si porti in regalo il ramo: chi lo strappa 172. Tartaro: la parte più
ne vede spuntare un altro eguale, mettere fronde profonda dell'Inferno.
177. Giunone infernale:
185 di un eguale metallo. Cerca in alto con gli occhi, Proserpina, che come Gjuno-
e quando riesci a trovarlo strappalo con le mani ne in cielo è regina, cosi essa
secondo il rito. Il ramo seguirà la tua mano lo è in Inferno.
con facilità se i destini ti chiamano; altrimenti 190. un tuo amico: Mi-
seno.
non riuscirai a vincerlo neanche col duro ferro. 19r. portando sfortuna: i
190 Ma ascolta ancora: un tuo amico giace morto sul lido morti insepolti contaminava-
(e tu lo ignori!) portando sfortuna a tutta la flotta no i luC!ghi ove erano e le
cose che venivano con loro
col suo cadavere, mentre interroghi l'oracolo, a contatto.
poni domande e indugi ddvanti alla mia soglia.
C..onduci prima quel morto alla sua estrema dimora, MisENo (199-299). - Tur-
195 componilo nel sepolcro. Immola pecore nere bato per questa ultima pre-
come tua prima offerta espiatoria. Cosi dizione, l'eroe ritorna verso
le navi e sulla spiaggia tro-
finalmente vedrai i boschi dello Stige, va il cadavere di Miseno, an-
i regni che non hanno strade per gli uomini vivi». negato dopo essere scivolato
in mare da uno scoglio ove
si esercitava a suonare la
Miseno tromba. Dà ordine di prepa-
rare il rogo e nel frattempo
Enea col volto triste, gli ocçhi chinati a terra, si addentra in un bosco vi-
200 s'incammina, lasciando la caverna, e rivolge cino per cercare il ramoscel-
lo d'oro che trova dopo non
tra sé quei vaticinii oscuri, quegli eventi molto. Intanto i Troiani, fi-
misteriosi. Con lui il fido Acate muove niti i preparativi, bruciano
i passi di conserva, preoccupato da eguali il corpo dello sventurato Mi-
pensieri. Discorrevano nell'andare di molti seno su un'alta pira. Poi rac-
colgono le ceneri in un'urna
205 problemi, domandandosi di che compagno morto e le chiudono in un sepolcro.
e di che sepoltura parlasse la Sibilla.
Ma ecco che, arrivati all'accampamento, vedono 199. col volto triste: sia
sul lido asciutto, morto indegnamente, Miseno; per il viaggio imminente nel-
l'Oltretomba sia per l'an-
Miseno figlio d'Eolo, il piu bravo di tutti nunzio della morte di un
210 a chiamare i guerrieri con la tromba, a infiammare fido compagno.

www.scribd.com/Baruhk
198 Canto sesto

col suono il violento Marte. Era stato compagno


del grande Ettore, insieme· ad Ettore affrontava
le battaglie, famoso per la tromba e la lancia.
Dopo che il vittorioso Achille aveva spogliato
215 Ettore della vita, il fortissimo eroe
Miseno si era unito al dardanide Enea,
seguendo cosf destini e forze non inferiori.
Un poco prima, mentre faceva risuonare
con la cava conchiglia i mari, provocando
220 follemente gli Dei a gara, un Tritone
invidioso- se è vero quel che si dice - l'aveva
travolto di sorpresa in mezzo agli scogli
fra le onde spumeggianti_ Intorno al suo cadavere
si lamentano tutti con molte grida: su tutti
225 il valoroso Enea. E piangendo s'affrettano
ad eseguirè gli ordini della Sibilla - senza
nessun indugio- e gareggiano nell'alzare con tronchi
l'altare funerario, levandolo sino al cielo.
Vanno in un bosco antico, profondo covo di fiere,
230 e gli abeti rovinano, risuona il leccio percosso
dalle scuri, risuonano i frassini, la quercia
facilmente fendibile è spaccata coi cunei,
rotolano giu dai monti i grandissimi orni.
Enea lavora con gli altri, piu degli altri, ed esorta
235 i compagni, munito come loro di scure.
Intanto col cuore afflitto guarda l'immensa selva
pensando al ramo d'oro nascosto chissà dove,
e prega: «Oh, se quel ramo a un tratto mi si mostrasse
dal suo albero, in mezzo a questo bosco troppo
2 r r. il violento M arte: 240 grande_ Quello che ha detto di te la profetessa,
cioè ad incitare con la trom- o Miseno, purtroppo era la verità».
ba i guerrieri al combatti- Aveva appena parlato quando ecco, per caso,
mento- due colombe volando dal cielo vennero proprio
2r9. la cava conchiglia:
nell'antichità gli strumenti a sotto gli occhi di Enea e andarono a posarsi
fiato o erano fatti con il 245 sull'erba verde del suolo. Il grandissimo eroe
legno oppure erano costituiti riconobbe gli uccelli materni e lieto pregò:
da grosse conchiglie o anco-
ra da corni vuoti di animali. « Oh, siatemi guide sul sentiero segreto,
220. un Tritone: i Trito- e volando nell'aria dirigete i miei passi
ni erano dei mostri marini attraverso le selve fin dove il ricco ramo
metà uomini e metà pesci. 250 fa ombra al fertile suolo! E tu, madre divina,
2JO- rovinano: abbattono.
246. uccelli materni: sacri assistimi, ti prego, in questo momento difficile! »
a Venere. Ciò detto si fermò a guardare gli uccelli,

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 199

dove accennassero a andare, se gli dessero un segno.


Le colombe beccarono qui e là, allontanandosi
255 con piccoli voli solo di quel tanto
che permettesse a Enea di seguirle con gli occhi.
Poi giunte quasi alla gola del puzzolente Averno
si levano a volo veloci e scivolando per l'aria
limpida vanno a posarsi nel luogo desiderato,
260 sull'albero di dove scintilla luminoso
in mezzo ai verdi rami il chiarore dell'oro.
Come il vischio, cresciuto da una pianta non sua,
durante il freddo invernale verdeggia di fresca 257. puzzolente: donde
emanavano esalazioni pesti-
e nuova fronda nei boschi deserti e incorona lenziali.
265 i tronchi rotondi coi frutti colore del croco; 262. pianta non sua: il
cos{ sul leccio scuro splendeva l'oro fronzuto, vischio è una pianta paras-
cosi la lamina fine squillava nel vento leggero. sita che alligna mescolando
le proprie radici a quelle di
Enea subito afferra il ramo, avidamente altre piante.
vince la sua durezza, lo porta alla Sibilla. 265. croco: è lo zafferano
210 Intanto sulla spiaggia i Troiani piangevano le cui bacche sono di un co-
lore giallo pallido.
l'eroe Miseno e rendevano all'insensibile salma 267. squillava: le fo:;lic:
gli estremi onori. Alzavano un altissimo rogo del ramoscello d'oro, simili
di rami resinosi di pino e tronchi di quercia, a lamine, davano nel vento
ricoprendone i fianchi di nere fronde: davanti un suono armonioso simile
ad un crepitio. Virgilio dice
275 vi piantano cipressi funerari, vi gettano infatti « crepitabat ».
sopra per ornamento le armi scintillanti. 268. avidamente: con im-
Alcuni preparano l'acqua calda e fanno bollire pazienza, voglioso di impos-
sul fuoco i vasi di bronzo, lavano il corpo freddo sessarsene subito.
276. le armi scintillanti:
e lo ungono di balsami, tra funebri lamenti; era uso bruciare con la sal-
280 coricano sul rogo le membra tanto piante ma anche le armi cd i ve-
e vi gettano sopra vesti di porpora, gli abiti stiti del guerriero caduto.
284. la· faccia voltata: co-
che soleva indossare. Ed altri si avvicinano me se l'atto fosse fatto per
al gran feretro (triste compito) con le fiaccole forza ed in segno di pietà per
in mano, la faccia voltata, secondo l'uso ancestrale: non vedere l'alta fiamma che
285 gli danno fuoco. Bruciano le offerte, l'incenso ammuc- avrebbe incenerito l'amico
ed il compagno d'arme.
[chiato, 289. Corineo: probabil-
le carni delle vittime, l'olio sparso a gran tazze. mente fratello o congiunto
Cadute tutte le ceneri e spentasi la fiamma, di Miseno. Infatti ai parenti
più stretti era riservato il
lavavano nel vino l'ossa, la brace calda compito di raccogliere le ce-
e assetata: in un'urna di bronzo Corineo neri del morto, di riporle
290 chiuse i poveri resti. Lo stesso Corineo nell'urna e di pronunciare
girò attorno ai compagni per tre volte, tenendo l'orazione funebre.
292. spruzzandoli: l'asper-
un vaso d'acqua lustrale, spruzzandoli di rugiada sione faceva parte del rito
leggera con un ramo di pacifico olivo: funebre e della purificazione.

www.scribd.com/Baruhk
200 Canto sesto

296. con le sue armi: pc- cosi li purificò e disse l'estremo saluto.
c'anzi s'era detto che tali ar- 295 Il pio Enea elevò al guerriero un immenso
mi erano state gettate nel
rogo. t!: un'incongruema, sepolcro, con le sue armi, il suo remo e la tromba,
dovuta al fatto che Virgilio sotto un aereo monte che dal nome del morto
non poté rivedere il poema. ora si chiama Miseno, e che si chiamerà
eternamente Miseno, nei secoli dei secoli.
LA DISCESA AGLI INFERI
(300-337). - Terminate le
esequie, Enea si avvia verso
l'antro d'ingresso agli Infe- La discesa agli Inferi
ri e con la Sibilla ilnmola
quattro giovenche ad Beate, 300 Fatto questo, Enea esegue gli ordini della Sibilta.
una pecora nera alla Notte C'era un'enorme caverna dalla vasta apertura
ed una vacca a Proserpina;
poi, mentre la terra trema tagliata nella roccia, difesa da un lago nero
e cani invisibili ululano, snu- e dal buio dei boschi. Nessun uccello poteva
data la spada entra nel ve- volarvi impunemente al di sopra, per gli aliti
stibolo. 305 che salivano al cielo convesso, sprigionandosi
dalla sua scura bocca. Qui la sacerdotessa
301-306. La descrizione
dell'ingresso nel regno degli fa condurre anzitutto quattro giovani tori
Inferi è concisa e potente. dal dorso 'nero; versa sul loro capo del vino,
Il buio dei boschi, il nero taglia un ciuffo di peli tra le coma e li getta
del lago, la scura bocca della 310 sui fuochi sacri, prima offerta, chiamando a gran voce
caverna, il silenzio che vi re-
gna per l'assenza di animali Ecate potente nel cielo e nell'Erebo.
e di uccelli contribuiscono Alcuni guerrieri affondano i coltelli
non solo a dare un senso di nelle gole dei tori e raccolgono il sangue
mistero, ma ispirano terrore.
3n. Beate ... : (vedi nota tiepido nelle tazze. Lo stesso Enea ferisce
V. I7 e V. 150). 315 con la sua spada un'agnella dal vello nero, immolandola
316. Eumenidi: chiamate alla Notte, che è madre delle Eumenidi, e a Gea
anche Erinni o Furie. Erano sua grande sorella, ed una vacca sterile
tre: Aletto, Tisifone e Me-
gera. - Gea: personificazio- a te, Proserpina. Poi, di notte, leva altari
ne della Terra e madre di al re dello Stige e pone sul fuoco interi quarti
tutti gli esseri. 320 di carne, versando olio sulle viscere ardenti.
317. una vacca sterile:
perché Proserpina era sterile. Ed ecco, al chiarore dell'alba e al sorgere del sole,
319. re dello Stige: Pluto- la terra mugghiò sotto i piedi, le cime dei boschi
ne. I sacrifici al dio delle te- cominciarono a muoversi e cani parvero urlare
nebre dovevano essere fatti traverso l'ombra, man mano che si avvicinava la Dea.
di notte e tutte le vittime
erano di manto o vello nero. 325 «Profani, via di qui! - grida la profetessa.
324. la Dea: Proserpina - Andate via dal bosco! E tu, Enea, sguainando
che viene a schiudere la por- l'acuta spada, avviati sulla strada dell'Ade:
ta infernale, avendo eviden-
temente gradito il sacrificio
propiziatoria. allontanarsi per coloro che caso tutti i Troiani, Enea
325. Procul, o procul t:ste, non sono direttamente inte- escluso.
profani... totoque absisli&e ressati al grande evento che 327. l'acuta rpada: Cl s1
luco: è il rituale invito ad sta per compiersi; in questo domanderà a che serva la

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 20I

adesso è necessario aver coraggio, un cuore commensurabile che era per


risoluto! ». C'.iò detto furiosa si slanciò gli antichi il principio delle
cose e che generò l'Erebo e
330 nell'aperta caverna, ed egli la raggiunse, la Notte. ·
segui con passi fermi i passi della sua guida.
Dei che avete l'impero sulle anime, Ombre IL VESTiBOLO (338-371).-
silenziose, Caos e Flegetonte, luoghi Nel vestibolo appaiono al-
che vi estendete muti in un'immensa notte: l'eroe i mali che tormentano
mi sia lecito dire quel che ho udito, svelare l'umanità e una serie di spa-
335
ventosi mostri, dalle Chime-
col vostro consenso le cose sepolte re alle Arpie, dai Centauri
nella terra profonda e nell'oscurità! alle Gorgoni.

338. Andavano... : al pri-


Il vestibolo mo entrare nell'oltretomba
oltre ad un' l!lta soli tu dine,
oltre la tenebra, par quasi
Andavano senza luce nella notte solitaria, di sentire il vuoto ed il de-
attraverso la tenebra, attraverso le case serto spiri tu ale nei quali si
340 vuote, i regni deserti di Dite: come fosse è d'improvviso precipitati
per cui l'angoscia, prima la-
un viaggio per boschi con una luna incerta tente, ora si fa pesante e
che filtri appena i suoi raggi avari tra il fogliame, quasi insopportabile.
quando Giove ha sommerso il cielo d'ombra opaca 345· Orco: cosl i Romani
e la notte ha privato di colore le cose. chiamavano l'Inferno.
345-355· Il vasto vestibo-
345 Nel vestibolo, proprio all'entrata dell'Orco, lo, nel quale la Sibilla e
hanno i loro giacigli il Lutto ed i Rimorsi Enea sono entrati, è popo-
vendicatori, e vi abitano le pallide Malattie, lato di fantasmi orribili: qui
la Vecchiaia tristissima, la Paura e la Fame sono riunite tutte le cause
dal malvivere, fisico, morale
cattiva consigliera, la turpe Povertà e spirituale. E una rapida
350 - fantasmi tremendi a vedersi - , la Morte rassegna che culmina con la
e la Sofferenza, i Piaceri colpevoli personificazione della guerra,
delle Furie, racchiuse in gab-
ed il Sonno, fratello della morte. Di fronte bie di ferro, e della Discor-
c'è la Guerra assassina, con le stanze di ferro dia che emerge su tutte, fa-
delle terribili Furie, e la folle Discordia sciata com'è di bende insan-
355 cinta di bende cruente la chioma viperina. guinate e con capelli agitan-
tisi in forma di serpenti ve-
In mezzo un olmo immenso, ombroso, stende i rami lenosi.
e le braccia annose: dicono che questa sia la casa 358. i vani Sogni: anche
dove stanno di solito i vani Sogni, appesi i sogni che si rinnovellano,
come le foglie sotto le quali
sotto ciascuna foglia. Ma ancora tanti mostri si celano, non sono veritie-
360 d'apparenza selvaggia bivaccano sulle porte: ri. « Somnia vana», dice
i Centauri e le Scille biformi, Briareo Virgilio e anch'essi sono non
ultima causa dei mali umani.
361. Centauri: popolo fa-
spada contro le potenze in- neva lontani gli spiriti mali- voloso della Tracia, formato
fernali o le anime. Ebbene gni o forse per mostrare che di mostri per metà comini
forse perché l'arma bagnata l'eroe è un uomo vivo. e metà cavalli. - Scille: mo-
nel sangue delle vittime te- 333· Caos: lo spazio in- stri dal corpo di pesce e dal

www.scribd.com/Baruhk
202 Canto sesto

viso di donna. - Briareo: fi- immane, dalle cento braccia, Chimera armata
glio di Gea e di Urano, gi- di fuoco, l'Idra di Lema che stride orribilmente,
gante con cento braccia e
cinquanta teste. le Gorgoni, le Arpie e Gerione, fantasma
362. Chimera: figlia di Ti- 365 di tre corpi. Qui Enea, trepido d'improvvisa
fone e di Echidna, mostro a paura, sguainò la spada presentandone
forma di leone nella parte
anteriore e di drago nella po- l'acuta punta ai mostri che avanzavano: e se
steriore. Fu uccisa da Bello- non l'avesse frenato la sua compagna, conscia
rofonte. che quelle vite leggere volano senza corpo
363. l'Idra di Lerna: an- 370 e sono mera apparenza, si sarebbe slanciato
che questo mostro dalla for-
ma di serpente marino con a percuotere invano con la spada le Ombre.
sette teste era figlio di Tifo-
ne e di Echidna.
364. Gorgoni: erano tre: L'Acheronte - Caronte - Palinuro
Medusa, Steno e Euriale ed
avevano la forma di orribili
mostri alati. II loro sguardo Di Ià parte la strada che conduce alle onde
impietrava. - Arpie: (vedi del Tartareo Acheronte. Il suo gorgo è un'immensa
nota v. 262, canto III). - voragine, che bolle fangosa e si riversa
Gerione: mitico re dell'isola
Eritea nell'Oceano che se- 375 nel Cocito. Custode di questi fiumi è Caronte,
condo la leggenda aveva tre spaventoso nocchiero dall'orrenda sporcizia:
corpi congiunti. Fu ucciso bianco foltissimo pelo gli pende incolto dal mento,
da Ercole. gli occhi pieni di fiamme stan fissi; stralunati,
366. sguainò: per vero era
entrato nel vestibolo già con ha un sudicio mantello legato sulle spalle.
la spada sguainata. 380 Spinge lui stesso la barca con un palo, e governa
le vele, traghettando i morti sul bruno scafo:
L'ACHERONTE - CARONTE - vecchio ma Dio, di fiera e vegeta vecchiezza.
PALINURO (372-519). - Sem- Tutta una folla immensa correva verso le rive:
pre guidato dalla Sibilla, E- uomini e donne, corpi di magnanimi eroi
nea giunge al fiume di fango
Acheronte, che sfocia nel 385 usciti di vita, fanciulli e vergini fanciulle,
Cocito. Da questo si origina giovani posti sui roghi davanti ai genitori;
la palude Stigia. Qui appare come le foglie, che cadono a milioni nei boschi
Caronte, il nocchiero infer-
nale che imbarca le ombre staccate dal primo gelo d'autunno, o come gli uccelli
dei morti per traghettarle che si ammucchiano a schiere fittissime sulla spiaggia
nell'Inferno. Solo gli inse-
polti non possono venire ac-
colti e debbono attendere 373· Acheronte: (vedi no- tenebre eterne, in caldo e in
cento anni. Tra questi è Pa- ta v. 169). gelo».
linuro che s'avvicina all'eroe, 377· bianco: vien natura- 378. stralunati: come di
gli racconta la sua triste fine le ricordare i versi di Dan- chi è pazzo ed iroso e deve
e lo prega di condurlo con te: « Ed ecco verso noi ve- susci t are il terrore tra le
sé o di dargli sepoltura. nir per nave l un vecchi<> anime.
La Sibilla interviene dicen- bianco per antico pelo l gri· 383-391. La folla di anime
do ch'egli deve attendere dando "guai a voi, anime che corre quasi sospinta con-
ancora sulla riva, ma che pre- prave", l non isperate mai tro sua voglia da una forza
sto sarà sepolto e potrà cosl veder lo cielo. Il' vegno per soprannaturale ·;erso la riva
traghettare il fiume. menarvi all'altra riva l nelle per essere imbarcata è im-

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 203

390 venendo dall'alto mare, quando la fredda stagione


li spinge oltre l'oceano in paesi assolati. bestemmie: solo un tendere
le mani supplici verso il noc-
Pregavano di passare per primi quell'acqua, le mani chiero che le fissa con i suoi
tese nel desiderio della riva di fronte. occhi di fiamma e ne indica
Ma il triste nocchiero ne sceglie solo qualcuno qualcuna qua e là. Qui non
si può dire che Virgilio si
395 e scaccia gli altri via dalla sponda sabbiosa. ispiri ad Omero, la cui de-
Enea, stupito e commosso da un tale tumulto, disse scrizione della moltitudine
«Vergine, che wol dire questo affollarsi al fiume? delle anime era stata del tut-
Che vogliono le anime? E per quale motivo to diversa. Dante invece si
ispira al Mantovano sia nel
alcune sono costrette a abbandonare la riva taglio della scena sia nel pa-
400 mentre le altre coi remi solcano l'onda livida?» ragone delle foglie e degli
La vecchia sacerdotessa gli rispose con poche uccelli. Dice infatti: «Co-
me d'autunno si levan le fo-
parole: «Figlio d'Anchise,· sicura prole divina, glie l l'una appresso dell'al-
tu vedi gli stagni profondi di Cocito e la Stigia tra, infin che il ramo l rende
palude, invocata nei grandi giuramenti alla terra tutte le sue spo-
405 degli Dei che .non possono offendeme la potenza glie, l similmente il mal se-
me d'Adamo l gittansi da
giurando il falso. La folla cacciata via dal fiume quel lido ad una una l
sono i morti insepolti, quelli che l'onda porta per cenni come augei per
invece sono sepolti: il nocchiero è Caronte. suo richiamo».
Non si può attraversare le rive fosche e le roche 394· triste; per tristo, mal-
vagio.
410 correnti prima che l'ossa riposino nella tomba.
400. livida: tutto è nel
Chi non è seppellito erra per cento anni luogo più che scuro ver:t-
intorno a questi lidi; poi finalmente è accolto mente livido, cioè in un in-
nella barca e rivede gli stagni desiderati ». definibile colore fra il gri-
Enea si fermò attonito, pensando a molte cose, gio ed il bluastro.
415 commiserando il destino triste di quelle anime. 404. invocata: quando si
giurava sulla palude Stigia
E vede mesti, privi di onore sepolcrale gli Dei stessi si astenevano
Leucaspi e Oronte, capo della flotta di Licia, da ogni falsità, sapendo quali
che mentre navigavano da Troia sui ventosi terribili conseguenze avreb-
mari furono entrambi travolti nelle onde be dovuto sopportare il col-
pevole.
420 dalla bufera, insieme ai compagni e alle navi.
409-410. roche correnti: le
Ed ecco farsi avanti Palinuro, il nocchiero, acque fangose correndo han-
il quale poco prima, nel viaggio dall'Africa, no un sordo mormorio in
osservando le stelle era caduto in mare carattere con l'atmosfera del
luogo.
giu dalla poppa. Appena Enea ne riconobbe,
413. desiderati: è la stes-
425 a fatica, attraverso la fitta oscurità, sa giustizia divina che spin-
il mesto volto, gli disse: « Palinuro, qual Dio ge queste anime a veder de-
ti ha rapito e sommerso nell'acqua profonda? finita per l'eternità o la loro
Parla! Apollo, che mai ci è sembrato bugiardo, condanna o la pace dei Cam-
pi Elisi.
m'ha ingannato soltanto nel tuo caso, poiché
417. Leucaspi e Oronte;
il primo è ignoto, il secon-
pressionante nella sua etero- suo silenzio. Non grida, non do è citato nel canto I, ver-
geneità, ma soprattutto nel lamenti, non imprecazioni e si 137 e sgg.

www.scribd.com/Baruhk
204 Canto sesto

430. ti saresti salvato: in 430 aveva detto che tu ti. saresti salvato
massima parte del poema· si
accenna a questa profezia; dal mare ed arrivato ai confini d'Ausonia.
anzi quanto sta dicendo E- Ha mantenuto cosi la sua promessa?». Allora
nea è in palese contrasto con Palinuro rispose: «L'oracolo di Apollo
le parole di Apollo e Vene-
re (canto V, nota v. 862). non ti ingannò, né un Dio mi sommerse nel mare,
439· sul mare tempestoso: 435 duce figlio di Anchise. Si ruppe per caso il timone
invece nel canto V, descri- a una scossa violenta: io, che gli stavo attaccato
vendo la caduta di Palinuro, come fanno i piloti e dirigevo la nave,
Virgilio aveva parlato di
« placido mare e di flutti cadendo me lo tirai dietro. Credimi, te lo giuro
tranquilli » (dal verso 897). sul mare tempestoso, io non ebbi paura
439-440. paura... ma per 440 per me ma per la tua nave, che priva di timone
la tua nave: commovente è e di pilota avrebbe potuto cedere ad onde
l'attaccamento di Palinuro ad
Enea e grande il senso della cosi grandi. Un violento Noto mi trascinò
responsabilità e del dovere nel mare per tre notti di tempesta, su immense
che egli aveva sempre senti- distese d'acqua; nasceva appena il quarto giorno
to nei confronti del difficile
incarico di timoniere. 445 quando, alzandomi in cima a un'onda lunga, vidi
446-451. Splendida nella l'Italia. A poco a poco nuotavo verso terra,
sua drammaticità, intensa è ed ero già al sicuro se una gente crudele
la breve e~senziale descrizio- non mi avesse assalito con le armi, accogliendomi
ne di Palinuro che scorge
finalmente l'Italia e che nel - ignara - come una preda, mentre cercavo, impac-
momento in cui ne tocca la [ciato
sponde con le mani protese, 450 dalla veste bagnata, di afferrarmi agli spigoli
viene barbaramente ucciso. taglienti di una rupe con le mani protese.
457· Velia: o Elea, colo-
nia focese, sede della scuola Ora mi tiene l'onda e i venti mi travolgono
filosofica eleatica e patria suJia spiaggia. Perciò ti prego per la cara
di Parmenide e Zenone. Og- luce del cielo, per l'aria, per le speranze di Julo
gi si chiama Castellamare
della Brucca ed è situata tra 455 che cresce, per tuo padre, strappami a questi mali,
Pesto e Policastro nel Ci- o invitto! Gettami sopra della terra- Io puoi -
lento. toccando i porti di Velia. O se c'è il modo, se
461. dammi la mano: ac- la tua divina madre ce ne mostra qualcuno
corata e spontanea è la pre-
ghiera di Palinuro e pressan- (con l'aiuto celeste, io credo, ti prepari
te la sua richiesta. « Io ti 460 a traversare i fiumi e la palude Stigia),
sono stato fedele nocchiero dammi la mano, e portami attraverso queste onde,
ed ho dato la vita per te.
Ora tu che godi i favori cele- che almeno nella morte io riposi tranquillo! »
sti e ti appresti ad attraver- Ma la sacerdotessa gli disse: «O Palinuro,
sare il fiume, portami con te da dove ti viene quest'empio desiderio?
ed evitami la lunga attesa 465 Tu vuoi attraversare insepolto le acque
secolare ». Ma Palinuro non
si rende conto che la sua ri- dello Stige ed il fiume severo delle Eumenidi?
chiesta contrasta con la leg- Vuoi andare senza ordini alla riva proibita?
ge infernale. Ci penserà la
Sibilla a confortarlo con l'an- ze funebri e che il suo no- 466. il fiume severo: è
nunzio che presto gli verran- me rimarrà in eterno tra gli Cocito, a presidio del quale
no tributate solenni onoran- uomini. - stanno le Furie.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto

468. Non sperare: abbia-


Non sperare che i Fati si muovano a pietà, mo già visto come le leggi
per quanto tu li preghi! Ma ascolta attentamente dei Fati fossero inesorabili
470 le mie parole, ti siano conforto nella disgrazia. e che nessuno, uomo o dio,
poteva opporvisi o contra-
I popoli vicini al tuo nudo cadavere starle in vita e in morte.
- turbati da prodigi celesti che avverranno 472. turbati da prodigi ce-
nelle loro città, dovunque - placheranno lesti: in Velia e nelle città
le tue ossa, elevando una tomba e portandovi vicine era scoppiata una pe-
stilenza. Gli oracoli interro-
475 vittime sacre: il luogo si chiamerà in eterno gati avevano risposto che sa-
Palinuro! ». L'annunzio allontanò per un poco rebbe cessata solo se il cor-
il dolore e gli affanni dal cuore rattristato po di Palinuro avesse avuto
di Palinuro: è lieto di dare il nome a una terra. onori e sacrifici e degna se-
poltura.
Procedendo nel loro viaggio, arrivano al fiume. 478. dare il nome: la va-
480 Quando il nocchiero, da oltre l'onda Stigia, li vede nità di Palinuro è soddisfat-
muovere attraverso il bosco silenzioso ta, il suo dolore placato. In-
fatti ancor oggi promontorio
volgendo il piede alla riva, li assale per primo e villaggio si chiamano con
a parole, gridando: «Chiunque tu sia il nome del nocchiero.
che t'avvicini armato al nostro fiume, fermati 484. armato: dunquevivo.
485 dove sei e di là dimmi perché vieni. Qui è il luogo 488. Né devo rallegrarmi:
infatti Caronte per punizio-
delle Ombre, del sonno, della notte che addormenta. ne fu tenuto incatenato per
Non si può trasportare dei corpi viventi un anno da Plutone.
sulla carena Stigia. Né devo rallegrarmi 489-490. Ercole, Piritoo,
d'aver accolto sul fiume Ercole, e Piritoo Teseo: (vedi note vv. 156
e 157).
490 e Teseo, benché fossero di forza invitta e figli 495· anfrisia: di Apollo.
di Numi. Di sua mano il primo incatenò Infatti il dio aveva pascola-
il guardiano del Tartaro, lo portò via tremante· to per qualche tempo le
dal trono di Plutone; e gli altri due cercarono greggi del re Admeto lungo
il fiume Anfriso in Tassaglia.
di rapire Proserpina dalla stanza nuziale». 498. portinaio: Cerbero.
495 La profetessa anfrisia rispose brevemente: 501. suo zio: Plutone era
«Non abbiamo intenzioni cattive, stai tranquillo, marito e zio di Proserpina,
in quanto il primo era fra-
queste armi non portano guerra: lo smisurato tello e la seconda figlia di
portinaio, latrando in eterno dal fondo Giove.
del suo antro, continui a atterrire le ombre 505. pietà: che è osservan-
500 senza sangue; la casta Proserpina continui za dei propri doveri ed ac-
cettazione dei voleri divini.
a custodire in pace la casa di suo zio. 506. questo ramo: il ra-
Costui è il troiano Enea, famoso per le armi moscello d'oro che era il se-
e la pietà, che scende da suo padre tra le ombre gno manifesto del favore
piu profonde dell'Erebo. Se non ti commuove l'esempio degli dèi infernali.
508. egli non disse più
505 di una tale pietà, almeno riconosci nulla: Dante dirà con effica-
questo ramo!» e mostrò il ramo che teneva cia maggiore: « Quinci fur
nascosto sotto la veste. Il cuore di Caronte, quete le lanose gote l al noc-
chier della livida palude l
gonfio d'ira, si mise in pace: egli non disse che 'ntorno agli occhi avea
piu nulla. Contemplando il dono venerabile di fiamme rote ».

www.scribd.com/Baruhk
206 Canto sesto

5II. da tanto tempo: cioè 510 dd fatale virgulto, che non aveva visto
da quando glielo avevano da tanto tempo, il nocchiero volse la poppa bruna,
mostrato Ercole e poi Teseo.
515. mal contesto: scon- s'avvicinò alla riva. Poi allontanò le anime
nesso o male intrecciato e sedute sui lunghi banchi, sgombrando la corsia
perciò pieno di fessure. per far salire il grande Enea. Cigolò
519. Glauche: di un colo-
re azzurro-verdognolo. 515 sotto il peso lo scafo mal contesto, imbarcando
per le tante fessure l'acqua della palude.
CERBERO E L' ANTINFERNO Finalmente depose Enea e la profetessa
- MINoSSE (520-561). - Ca- incolumi al di là dd fiume, sulla riva
ronte, dopo aver visto il ra-
moscello d'Of'o, acconsente a densa di fango informe e di glauche erbe acquatiche.
trasportare Enea e la Sibilla
sull'altra sponda. Subito tro- Cerbero e l'Antinferno - Minosse
vano Cerbero, cane con tre
teste, che cerca di impedir 520 Lo smisurato Cerbero rintrona questi luoghi
loro il passaggio: la Sibil!a
lo placa con una focaccia con- col suo ringhio che esce da tre bocche, sdraiato
tenente un sonnifero. Per- quant'è lungo in un antro. E la sacerdotessa
vengono così nell'Antinfer- vedendo i suoi tre colli farsi irti di serpenti
no, custodito da Minosse, o~·e
sono i neonati, i condannati gli getta una focaccia affatturata di miele
ingiustamente ed i suicidi. 525 ed erbe soporifere. Spalancando le gole
il cane l'afferra con fame rabbiosa
520. smisurato: una delle e subito, sdraiato a terr,a, allunga nd sonno
tante iperboli. Certo anche
il buio contribuisce a rende- la groppa mostruosa, riempiendo tutta la tana.
re agli occhi della fan tasia Addormentato il guardiano, superano l'entrata
più orrende e più grandi le 530 allontanandosi in fretta da quell'acqua fangosa
apparizioni. Pensate a que-
sto mostro con tre teste, con che non si può attraversare una seconda volta.
il suo latrato assordante e S'udirono subito voci e un immenso vagito;
con i peli del collo simili a poiché proprio sul limite dell'Ade stanno le anime
serpenti e converrete con piangenti dei bambini che un giorno fatale
Virgilio sull'« ingens » usato
in questo caso. 535 portò via prima ancora che cominciassero a vivere,
524. affatturata: artata- rapiti al seno materno per essere sommersi
mente manipolata. in una morte immatura. Accanto a loro ci sono
531. una seconda volta:
per tornare indietro. i condannati a morte sotto falsa accusa.
532. S'udirono subito: la Queste dimore infernali non sono state assegnate
Sibilla ed Enea sono entrati 540 senza giudizio e giudice: Minasse inquisitore
nell'Antinferno ove sono le
anime dei neonati, dei con- Ju~.:ci intitolò l'altrettanto zia. Più che figura infernale
dannati ingiustamente e dei' famoso sonetto in morte del egli è rappresentato da Vir-
suicidi. figlioletto Dante. gilio come un solenne e to-
536. sommersi"in una mor- 540. Minasse inquisitore: gato giudice romano nell'e.
te immatura: « funere mer- è il famoso re di Creta, fi- sercizio delle sue alte e bu-
sit acerbo », è il famoso emi- glio di Giove e di Europa rocratiche funzioni. Ben più
stichio che esprime la pietà che il mito vuole, con il fra- pittoresca ed infernale la
per questi piccoli esseri tello Radamante, giudice in- descrizione dantesca: « Stav-
morti prima di conoscere la fernale in premio del suo vi Minòs orribilmente e rin-
vita e col quale Giosuè C'.ar- profondo senso della giusti- ghia; i esamina le colpe in

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 207

scuote l'urna dei fati, convoca l'assemblea del marito, lo segui nascosta-
dei morti silenziosi, li interroga, ne apprende mente durante una caccia e
i delitti e la vita. Poi vengono, tristi, coloro fu da lui uccisa involontaria-
mente. - Erifile: moglie di
di null'altro colpevoli che d'essersi data Anfiarao, rivelò per avere
545 la morte di propria mano, d'avere gettata l'anima in dono una preziosa collana
per odio della luce. Oh, adesso come vorrebbero dove si nascondeva il marito,
patire la miseria e le piu dure fatiche che non voleva partecipare
alla guerra contro Tebe. Ca-
nell'alta aria celeste! Ma il destino s'oppone, duto Anfiarao sotto le mura
li incatena la triste palude d'acqua sporca della città, il figlio Alcmeo-
550 e li serra lo Stige coi suoi nove meandri. ne per vendicarne la morte
Poco piu in là si vede, estesa in lungo e in largo, uccise la madre Erifile.
.5,58. Evadne: moglie di
la pianura che chiamano i Campi del Pianto. Capaneo, che non seppe dar-
Qui segreti sentieri nascondono coloro si pace per la morte del ma-
che un amore crudele consumò, ed una selva rito e si gettò sul rogo di
lui. - Pasifae: (vedi nota
555 di mirti li protegge: nemmeno nella morte v. 3,5).
trovano requie al dolore. Enea vi scopre Fedra, .5.59· Laodamia: moglie di
Procre, ·la triste'Erifile che mostra le ferite Protesilao, caduto sotto le
infl.ittele dal figlio, ed Evadne e Pasifae; mura di Troia, ottenne dagli
dèi di rivedere il marito per
ad esse s'accompagnano Laodamia e Ceneo, qualche ora, ma non seppe
560 divenuta di donna uomo (ma adesso è donna, più distaccarsene e si dette
cambiata dalla morte nella sua antica forma). la morte per seguirlo. - Ce-
neo: per volere di Nettuno
fu mutata in maschio. Cad-
Didone de combattendo contro i
Centauri e dopo morte ritor-
nò ad essere donna. Non si
La fenicia Didone con la ferita ancor fresca capisce perché sia qui tra le
s'aggirava nel bosco. Quando l'eroe troiano eroine dell'amore.
le fu vicino, e la vide, e la riconobbe, oscura
DmoNE (,562-.591). - Tra
i suicidi per amore Enea
sull'entrata, / giudica e man- 5.52. Campi del Pianto: scorge l'ombra di Didone e
da secondo ch'avvinghia». cosi chiamati perché vi stan- le rivolge parole di penti-
.546. come verrebbero: no piangenti gli amanti in- mento e giustificazione per
tutti i morti pagani rimpian- felici. il proprio abbandono. Ma
gono «la luce» e «l'alta .5.5.5· mirti: il mirto era la l'infelice regina non rispon-
aria celeste»; in modo par- pianta sacra alla dea dell'a- de e s'allontana sdegnosa.
ticolare la rimpiangono i more, Venere.
suicidi che, volontariamente, .5,56. requie al dolore: an- ,562. ancor fresca: ancora
per il « taedium vitae »,han- zi, dopo morte, il loro dolo- aperta, quasi a significare la
no troncato il loro soggior- re aumenta perché senza continuità tragica del suo
no in terra. In questo modo speranza. errore amoroso.
il poeta, per contrapposizio- .5,56. Fedra: figlia di Pasi- .563. s'aggirava: il verbo
ne, esalta la vita ritenendola fae e di Minosse, sposò Te- esprime molto bene l'inquie-
degna di essere interamente seo ma s'innamorò poi del tudine interiore non ancora
goduta e vissuta. figliastro lppolito. Non cor- placata dal tempo .
.5,50. nove meandri: vedi risposta, si uccise. .564-.56.5. oscura nell'om-
la cartina illustrativa dell'Ol- .5.57· Procre: sposa di Ce- bra: ombra incerta fra le
tretomba. falo, re della Focide. Gelosa ombre alterne del bosco.

www.scribd.com/Baruhk
208 Canto sesto

568. con dolce amore: le


parole di Enea sono qui 565 nell'ombra, come· chi vede o crede di vedere
finalmente dettate dal cuo- un'esilissima falce di luna all'inizio del mese
re. Nell'ultimo colloquio con sorgere tra le nubi, si sciolse in pianto e le disse
l'infelice regina l'eroe ave-
va ispirato il suo dire alla con dolce amore: «Infelice Didone, dunque era vera
necessità di obbedire all'im- la voce che eri morta, che avevi obbedito al tuo estremo
perioso ordine di Giove e 570 destino col ferro. Ahimè, io sono stato la causa
dei Fati, facendo tacere il della tua morte? Lo giuro per le stelle e i Celesti,
sentimento e la pietà; ora
invece può manifestare libe- per quel che c'è di piu sacro sotto la terra profonda,
ramente il suo trasporto d'a- ho lasciato il tuo lido, regina, mio malgrado.
more ed insieme il rimorso Mi spinsero a fuggire gli ordini degli Dei,
di essere stato la causa invo-
lontaria di tanta tragedia. 575 che m'obbligano adesso a andare attraverso le ombre
579· l'ultima volta: ad uo- per un cammino spinoso e un'altissima notte;
mo vivo è consentito una non avrei mai creduto di darti un tale dolore
sola volta di accedere agli partendo da Cartagine. Fermati, non sottrarti
Inferi. ·
585. senza commuoversi: alla mia vista! Chi fuggi? Questa è l'ultima volta,
ed è giusto che sia così, cioè 580 per volere del Fato, che io posso parlarti ».
che Didone non si commuo- Cos{ Enea cercava di calmare quell'anima
va né giustifichi la fuga del- ardente di furioso dolore, dagli sguardi
l'amante. Il paragone con
l'aspra selce e il marmo del torvi, e volgerla al pianto. Ma Didone, girando
monte Marpeso di Paro è la testa, teneva gli occhi fissi sul suolo,
appropriato perché esprime 585 senza commuoversi in volto per quel discorso, piu
l'atteggiamento statuario di
Didone, la sua freddezza, il che fosse un'aspra selce o una rupe di Marpesso.
suo sdegno, il suo impietrire Infine scappò via, si rifugiò sdegnata
insensibile alle parole appas- nel bosco ombroso, dove il primo marito Sicheo
sionate di Enea. condivide i suoi affanni e ricambia il suo amore.
588. Sicheo: quel Sicheo
che l'aveva tanto amata e ai 590 Ma Enea la segu{ in lagrime per lungo tratto, mentre
quale ella si era mantenuta s'allontanava, pietoso, dolente della sua sorte.
per anni fedele. In questo
amore sicuro ella si rifugia,
unico conforto in questo rè- I campi degli eroi. Deifobo
gno di disperazione.
591. dolente delta sua sor-
te: interpreterei: dolente Poi continuò il viaggio che gli era stato
per la sorte di Didone e so- consentito. Arrivavano già ai campi piu remoti,
prattutto dolente per la pro- appartati, ove vivono gli uomini illustri in guerra;
pria sorte che lo ha costret-
to a sopportare così grande
dolore ed essendo causa di'
un dolore eguale. C'è in IL CAMPO DEGLI EROI - rivolgono a lui, c'è Deifobo,
queste parole un'anticipazio- DEIFOBO (592-677). - Prose- figlio di Priamo e marito di
ne di carità cristiana, deter- guendo il cammino giungono Elena, che narra la sua ter-
minata dal bisogno di pace, tra gli eroi guerrieri, molti ribile morte e lo strazio cui
di perdono che l'animo e la dei quali T roiani si affolla- fu sottoposto da Menelao e
natura del poeta particolar- no attorno ad Enea, mentre da Ulisse. La Sibilla però
mente sentivano come legge quelli Greci si allontanano pone fine al colloquio che si
di convivenza umana. turbati. Tra coloro che si protrae troppo a lungo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 209

595 e qui gli vennero incontro Tideo, Partenopeo si svolse sotto le mura della
città, divenisse pallido per
famoso nelle armi, n fantasma di Adrasto l'orrore e tale rimanesse an-
pallido e i Troiani caduti in battaglia che oltre la morte.
e molto pianti in terra. Ne vide una lunga fila: 598. pianti: per com-
Glauco, Medonte, Tersnoco, i tre figli d'Antenore, pianti.
599· Glauco, Medonte,
600 Ideo che ancora reggeva il suo cocchio e le armi, Tersiloco: i tre figli d'Ante-
e Polibete sacro a Cerere. Gemette nore: dopo i Tebani ecco la
nel vederli. Frementi le anime s'accalcano schiera dei caduti Troiani ri-
cordati da Omero nel XVII
intorno a lui, a sinistra e a destra. Non contente dell'Iliade. I tre figli di An-
di vederlo una volta, indugiano e s'accostano tenore sono Polibo, Ageno-
605 per sapere n motivo per cui era venuto. re e Acamante.
Ma i capi greci e le schiere di Agamennone, quando 6oo. Ideo: araldo e coc-
chiere del re Priamo.
scorsero l'eroe vivo e le armi splendenti 6ox. Polibete: sacerdote
attraverso la notte, tremarono di paura: della dea Cerere.
alcuni fuggirono come un tempo allorché 6o6. le schiere di Agamen-
none: era stato riconosciuto
610 trovarono scampo sulle navi, altri emisero come il capo della spedizio-
una debole voce, ma n grido incominciato ne contro Troia e come co-
si spense nelle bocche invano spalancate. mandante degli eserciti.
E vede anche Deifobo, figlio di Priamo, straziato 609. come un tempo: pa-
recchie volte sotto l'infuria-
nel corpo, mutilato crudelmente nel viso, re degli attacchi di Ettore e
615 con le mani tagliate, le orecchie strappate, di Enea, i Greci avevano do-
il naso reciso da una turpe ferita. vuto ripiegare, fuggendo, si-
no alle loro navi, alcune
Lo riconosce a stento, poiché tremando cela delle quali, anzi, vennero in-
coi moncherini le atroci cicatrici. Gli dice: cendiate dai Troiani.
« Valoroso Deifobo, nato dal grande sangue 6n. una debole voce: do-
620 di Teucro, chi ti inflisse. pene cosi crudeli? veva essere un g;ido alto di
terrore ed è invece una par-
Chi poté osare tanto contro di te? Mi dissero venza di accento che subito
che nell'ultima notte di Troia eri caduto si spegne, a ricordare ch'essi
su un mucchio di confusi cadaveri, stremato sono ombre vane e non con-
servano del corpo e della vi-
dalla gran st,rage di Greci. Allora ti elevai ta se non un labile attributo.
625 una tomba vuota sul lido del capo Reteo, 613. Deifobo: figlio di
poi tre volte ho invocato a gran voce i tuoi Mani. Priamo, grande guerriero tro-
Quel luogo è segnato dal nome e dalle armi iano, terzo marito di Elena.
620. Teucro: figlio di Sca-
di Deifobo. Amico, non potei rivederti, . mandro e della ninfa Idea,
né seppellirti partendo in terra natia! » primo re di Troia.
630 Il figlio di Priamo risponde: «Non hai dimenticato 625. capo Reteo: a nord
nulla, amico, hai assolto ogni dovere funebre est di Troia Enea aveva ele-
vato, in mancanza del cada-
verso Deifobo e verso l'Ombra del suo cadavere. vere del cognato, un cenota-
fio, cioè una tomba vuota.
595· Tideo ... Partenopeo ... be parteggiando per Polini- 626. tre volte: secondo Ii
Adrasto: sono tre dei più ce contro Eteocle. Una leg- costume rituale con il nome
famosi guerrieri che com- genda vuole che Adrasto, ve- del defunto si invocavano le
batterono nella guerra di T e- dendo la grande strage che anime dei trapassati (Mani).

www.scribd.com/Baruhk
Il mio destino e le colpe di Elena di Sparta
m'han gettato in un mare di dolori, m'han dato
635 queste ferite in ricordo. Tu lo sai bene
come passammo l'ultima notte di Troia
tra ingannevoli gioie: è duro rammentarlo
ma nect:ssario. Quando il cavallo fatale
venne d'un balzo sull'alta Pergamo, pesante,
640 col ventre pieno d'a:.1Ilati, Elena fece finta
di guidare un coro, celebrando l'orgia,
seguita dalle Troiane: ma, levando una fiaccola
in mezzo al coro, mandava segnali ai Greci, chiamandoli
637, tra ingannevoli gioie: dall'alto della rocca. Io mi sdraiai sul letto
banchettando tra canti e dan- 645 vinto dalle emozioni ed oppresso dal sonno,
ze di gioia per celebrare la e mi assali una quiete dolce e profonda, simile
fine della guerra decennale. a una placida morte. Quell'eccellente moglie
639. venne ... : fu trascina-
to non solo nell'interno della mi porta via di casa tutte le armi e leva
città ma nella. stessa roc- la spada di sotto al mio capo; poi chiama il primo ma-
ca (Pergamo) che costituiva [rito
l'ultimo baluardo della di-
fesa. 650 Menelao e spalanca le porte, consegnandogli
641. l'orgia: il convito in dono la mia testa, sperando di ingraziarselo
notturno era finito in un'or- e cancellare cosi l'antico tradimento.
gia sfrenata. In breve: irrompono tutti e due nella stanza
646. dulcis et alta quies
placidaque simillima morti: in compagnia di Ulisse, maestro di delitti.
splendido esametro che ren- 655 O Dei, se è giusto ch'io chieda vendetta, ricambiate
de bene la spossatezza e il queste scelleratezze ai Greci, colpo per colpo!
sonno che sprofondano Dei-
fobo in una quiete, che è Ma tu, Enea, raccontami come sei giunto qui
purtroppo il preludio della da vivo. Forse vieni per ordine divino
sua orrenda morte. o spinto dal lungo errare sul mare? Quale disgrazia
647· eccellente: dt"tto con 660 ancora ti sconvolge tanto da farti scendere
ironia amara, ma senza odio,
conoscendo di che stoffa era al fosco paese, alle case dolenti, prive di luce? »
fatta Elena. Mentre parlavano l'Aurora dalla quadriga rosata
654. Ulisse: là dove si or- aveva già corso metà del suo itinerario celeste.
disce un inganno, puntual-
mente si trova presente il E avrebbero forse perduto cosi l'intero tempo
re di Itaca! 665 accordato al viaggio se la sacra Sibilla
656. scelleratezze: Deifo- non avesse ammonito il suo compagno, dicendo:
bo ce le risparmia, ma noi «Enea, già cade la notte, e noi passiamo le ore
possiamo immaginarle rileg-
gendo la descrizione delle a piangere. Eccoci al punto dove la via si biforca:
mutilazioni subite dall'eroe, a destra c'è la strada che porta alle mura di Dite
all'inizio dell'episodio. 670 e che dobbiamo seguire per andare all'Eliso;
669. mura di Dite: la reg- a sinistra c'è il luogo dove sono puniti
gia di Plutone.
670. Eliso: che è la mèta i malvagi, la strada che porta all'empio Tartaro».
del viaggio. Le rispose Deifobo: «Grande sacerdotessa,

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 2II

non t'arrabbiare, andrò via, tornerò ad ingrossare ove sono puniti i Giganti, i
675 il numero delle Ombre, sparirò nelle tenebre. Titani ed i Lapiti. Sulla por-
l!t della re.ggia di Dite, Enea,
E tu, Enea, nostra gloria, va! Verso migliori destini». su invito della Sibilla, af-
Altro non disse e tornò indietro nella notte. figge il ramoscello d'oro.

68o-682. Sono da segnala-


Il Tartaro re i due esametri per la lo-
ro armonia onomatopeica:
« quae rapidus flammis am-
Enea si volta e vede all'improvviso, a sm1stra, bit torrentibus amnis - Tar-
sotto una roccia, un'immensa città, circondata tareus Phlegethon, torquet-
680 da tre cerchi di mura; un fiume vorticoso, que sonantia saxa ».
il Flegetonte, la cinge con le sue acque di fuoco 683. d'acciaio: l'acciaio
non era ovviamente cono-
che trascinano massi risonanti. Di fronte sciuto dagli antichi. Virgilio
c'è una porta grandissima, e colonne d'acciaio parla di « adamante » cioè
che nessun uomo e nemmeno gli stessi Dei potrebbero di qualcosa di duro e di in-
685 spezzare. E c'è una torre altissima, di ferro, corruttibile che il commen-
tatore ha reso con acciaio.
su cui siede Tisifone, la veste insanguinata, 686. Tisifone: una delle
custode sempre insonne dell'atrio, giorno e notte. tre Furie, il cui nome lette-
Si sentono venire di là pianti, crudeli ralmente significa « colei che
colpi di frusta, stridore di ferro e di catene punisce i delitti». Aveva for-
me umane con occhi di fuo-
690 trascinate. Atterrito da quel frastuono Enea co, ali di pipistrello ed era
si fermò ad ascoltare: «Sacra vergine, parla: anguigrinita.
che sorta di delitti sono puniti laggiu? 695. è proibito: ai giusti
Che pene opprimono i miseri peccatori? Che pianto e pii vivi, come Enea, è le-
cito visitare l'Antinferno ove
si leva?». La profetessa gli rispose: «Famoso restano gli infelici, e i Campi
695 duce dei Teucri, agli uomini senza colpe è proibito Elisi con i beati, ma non il
battere a quella porta scellerata; ma Ecate Tartaro ove sono puniti du-
ramente i colpevoli.
m'insegnò le pene divine e mi condusse dovunque
696. Beate: la già ricor-
quando mi mise a capo dei boschi dell'Averno. data Proserpina, prima di af-
Radamanto di Cnosso presiede a questi regni fidare alla Sibilla la custodia
700 terribili: e castiga, confessa, costringe delle porte di Averno, le ave-
chi da vivo ha peccato a espiare i delitti va fatto visitare l'intero ol-
tretomba.
che tanti son riusciti a tenere nascosti 699. Radamante: figlio di
sino alla tarda morte, lieti del vano inganno. Giove e di Europa e fratello
Tisifone vendicatrice, munita di una frusta di Minosse. Giove lo scelse
per il suo alto e severo scn~o
della giustizia, come giudice
676. nostra gloria: Enea IL TARTARO (678·782). - delle anime.
ha certamente reso edotto Arrivano poco dopo ai piedi 703. vnnn inganno: inci-
Deifobo delle sue vicende e di un muraglione che cinge siva legge morale che Virgi-
dell'alta missione che i Fati per tre volte Ult castello e lio condeP.~a in poche paro-
gli hanno assegnato: ecco le lungo il quale scorre il Fle- le. Inutile cerc-are di nascon-
ragioni dell'appellativo di get<Jnte. Custode ne Ì! Rada· dere i propri peccati e goder-
« decus », cioè di gloria della manto, assistito dalla furia ne: verranno fata.lmente al
stirpe troiana. Tisifone. Siamo nel Tartaro pettine di Radamante.

www.scribd.com/Baruhk
2r2 Canto sesto

707. le crudeli sorelle: 10~ sferza quei peccatori e li insulta, agitando


Aletto e Megera, la prima con la sinistra torvi serpenti: poi chiama
simbolo dell'invidia e dell'o-
dio, la seconda della violen- le crudeli sorelle. Allora finalmente
za e della frode. le porte maledette si aprono, stridendo
712. l'Idra: non è qudla sui cardini con suono orrendo. Riesci a vedere
di Lerna che abbiamo già in-
contrato nel vestibolo (vedi 710 che sconvolgente figura siede nell'atrio? Chi
v. 363); questo è un mostro custodisce le porte? È Tisifone. E dentro,
diverso con cinquanta teste. ancora piu feroce, c'è l'Idra spaventosa,
715. due volte più profon- enorme, con cinquanta bocche spalancate.
do: la descrizione è fanta-
stica e di conseguenza im- Poi si apre a precipizio il Tartaro e s'inabissa
maginarie le proporzioni del- 715 sotto le ombre, due volte piu profondo del cielo
le cose e la topografia infer- che a perdita d'occhi s'alza sino all'Olimpo.
nale. RotolafiO laggiu, piombativi dal fulmine,
718. i Titani: cosi venne-
ro chiamati i figli di Urano e i Titani, la prole antica della Terra.
Gea che simboleggiavano le Vi ho visto Oto e Efialte dai corpi immani, che vollero
forze scatenate della natu- 120 distruggere il cielo, cacciare Giove dall'alto regno.
ra. Avevano statura gigante-
sca; qualcuno era dotato di Vi ho visto punito Salmoneo, che imitava
cento braccia (Centimani), le folgori di Giove, il tuono dell'Olimpo.
altri avevano un solo occhio Trascinato da quattro cavalli, scuotendo una face,
in fronte (Ciclopi). Si ribel- andava trionfante tra i popoli greci
larono a Giove e assalirono
l'Olimpo ma furono respinti 725 e nella sua città posta al centro dell'Elide,
dai fulmini e confinati nelle reclamando per sé gli onori divini:
viscere della terra. Sono i cercava follemente di imitare, col rombo
padri dei Giganti.
719. Oto e Efialte: sono del suo carro di bronzo e col galoppo serrato
due giganti, detti anche A- dei cavalli dall'unghia di corno, le tempeste
lòidi, perché figli di Aloo. 730 e il fulmine che non si può imitare. Ma Giove
Tentarono anch'essi la sca- onnipotente, irato, di tra le nuvole nere
lata all'Olimpo, sovrappo-
nendo monte a monte, ma gli scagliò un vero fulmine (ben diverso dai tizzi
furono uccisi dalle saette di dalla fiamma fumosa che Salmoneo agitava)
Apollo. . e lo tuffò a capofitto in un immenso turbine.
721. Salmoneo: figlio di 735 E c'è Tizio, nato anche lui dalla Terra
Eolo e fratello di Sisifo. Nel
regno di Elide, su cui gover- madre di tutto, il cui corpo è lungo nove jugeri.
nava, costrul un ponte me- Un enorme avvoltoio gli scava dentro il fianco
tallico sul quale guidava un col becco adunco, rodendogli il fegato immortale,
carro a galoppo per imitare
il rombo del tuono, perché le viscere dolenti: s'annida nel suo petto
voleva rivaleggiare con Gio- 740 e non dà tregua alle fibre che rinascono sempre.
ve, che, indignato, lo ful- Sopra i Lapiti, Issione e Piritoo, è sospeso
minò.
735· Tizio: gigante figlio
di Giove e della Terra. Si ch'egli fosse inchiodato nel 741. Lapiti: popolo della
fece beffe ed insultò Lato- profondo Tartaro e che due Tessaglia formato da uomini
na, i cui figli, Diana ed avvoltoi per l'eternità si pa· giganteschi. Issione ed il fi-
Apollo, lo uccisero a colpi di scessero del suo fegato, con- glio Piritoo governarono i
freccia. La leggenda vuole tinuamente rinascente. Lapiti, ma l'uno per aver

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 213

un masso nero che sembra stia 1f 1f per cadere. proprio cliente, cioè colui
che si affidava interamente
Splendono i piedi d'oro di letti sontuosi, sia per quanto riguardavi la
son preparati banchetti con lusso regale: vita pubblica sia per quelta
745 vicino al peccatore è sdraiata una Furia, p'rivata, era per il diritto ro-
la maggiore di tutte, non gli lascia toccare mano uno dei crimini mag-
giori, contemplato da una
con le mani le mense, e si leva tenendo delle leggi delle XII Tavole.
una fiaccola in pugno, grida con voce di tuono. 752. da soli: sono gli
Qui stanno coloro che odiarono in vita avari.
i fratelli, o picchiarono i loro padri, o ordirono 760. rotola sassi enormi:
750
è Sisifo, ucciso da Teseo per
frodi ai loro clienti, o stettero a covare i suoi misfatti di grassatore
da soli le ricchezze riunite (sono i piu) e condannato a spingere ver-
senza dividerle coi propri parenti; so la cima di un monte un
ci sono gli uccisi per adulterio, e coloro sasso che rotolava a valle
dall'altro versante.
1SS che presero parte a guerre sacrileghe, o tradirono 761. ai raggi di una ruo-
la fede giurata ai padroni: rinchiusi ta: è Issione, di cui abbiamo
qui scontano la pena. Non cercar di sapere detto nella nota al verso 741.
quale sia questa pena, quale sorte o delitto 762. in eterno: per il ten-
tato ratto di Proserpina, già
abbia sommerso là quegli uomini. C'è chi ricordato.
760 rotola sassi enormi, o è appeso, legato, 762: Flegias: figlio di Mar-
ai raggi d'una ruota. L'infelice Teseo te e di Crisa, fu re della
sta seduto e in eterno starà seduto; Flegias Beozia. Per vendicarsi di A-
pollo che aveva sedotto la
grida a tutta voce attraverso le ombre: figlia Coronide, incendiò il
«Il mio esempio vi insegni ad essere giusti; tempio del dio in Delfo, ma
765 a non disprezzare gli Dei!». C'è chi vendette fu ucciso dallo stesso e pre-
la patria per denaro e le impose un tiranno cipitato nel Tartaro.
dispotico; chi fece e disfece leggi 765-773. Ci sono senz'al-
tro in questi versi delle chia-
per denaro; c'è chi incestuoso violò re allusioni alla vita roma-
la figlia, consumò nozze illecite: tutti na dei tempi di Virgilio. Di-
770 pensarono e compirono qualcosa di tremendo. ce bene il Funaioli: «Il Tar-
taro è il riflesso della vita
Se avessi cento lingue, cento bocche, una voce mondana nella sua deprava-
di ferro non potrei parlarti di tutti i delitti zione civile, religiosa, socia-
e passare in rassegna tutte le varie pene». le e politica con speciale ri-
ferimento a ciò che costitui-
Ciò detto la vecchia sacerdotessa di Febo sce il cardine della nostra
715 soggiunse: «Ma via, riprendi il cammino, esistenza: la famiglia, la pa-
compi il dovere intrapreso. Affrettiamoci, vedo tria, il soprannaturale, e con
di fronte a noi le mura uscite dalle officine gli echi, dappertutto riso-
nanti, della storia romana e
attentato all'onore di Giu- Altri commentatori la iden- del turbinio della rivoluzio-
none, l'altro per aver cer- tificavano invece con Cele- ne da cui Roma è appena
cato di rapire Proserpina, no, una delle Arpie, il cui uscita».
furono scaraventati nell'In- compito era quello di impe- 777· le mura: della città
ferno. dire di avvicinarsi alle men- di Plutone, costruite nelle
745· una Furia: Tisifone, se imbandite. sotterranee officine di Vul-
di cui si è parla to poc' anzi. 751. clienti: frodare il cano dai Ciclopi.

www.scribd.com/Baruhk
214 Canto sesto

782. spruzzatosi: è la ri- dei Ciclopi e la porta dove dobbiamo lasciare


tuale purificazione prima del il ramoscello d'oro per la grande Proserpina ».
rito e dello scioglimento di
un voto fatto. 780 Avanzarono insieme nel buio delle vie
avvicinandosi in fretta alla porta. Il pio Enea
raggiunse l'entrata e, spruzzatosi d'acqua
I CAMPI ELISI ED IL FIU-
ME LETE (783-827)- - Ab- allora attinta, affisse il ramo sulla soglia.
bandonato il Tartaro, giun-
gono alfine ai Campi Elisi,
luminosi e sereni, ove sono I Campi Elisi e il fiume Lete
le ombre dei pii e dei giusti.
Nelle grandi e verdeggianti
pianure, nei boschi, s'aggi- Fatto questo, adempiuto il voto alla Dea,
rano profeti, eroi, sacerdoti, 785 giunsero ai luoghi felici, al verde ameno dei boschi
artisti e benefattori che s'in- fortunati, al soggiorno dei beati. Qui un'aria
trattengono in conversari, in
preghiere, in giochi ed in piu libera avvolge i campi di luce purpurea,
canti. Il capo di costoro, Mu- ci sono stelle e un sole. Qualcuno dei beati
seo, mostra la via per tro- si esercita sull'erba in gare sportive
vare Anchise. 790 o lotta sulla fulva arena; qualcun altro
canta dei versi o danza in coro. Il tracio Orfeo
788. un sole: diverso da con una lunga veste fa risuonare le sette
quello che illumina la terra. corde della sua cetra, toccandole con le dita
È insomma un mondo a sé
stante, dovuto alla fantasia o con un plettro d'avorio. Riposano qui in eterno
del poeta; un paradiso pa- 79S Ilo, Assaraco e Dardano fondatore di Troia,
gano già immaginato da O- eroi magnanimi, nati in un'età migliore,
mero e da Platone ai quali
il Nostro attinge e si ispira, antica stirpe di Teucro, razza meravigliosa.
e nel quale i beati continua- Enea ammira le armi e i carri dei guerrieri:
no le loro predilette attività vuote apparenu. Le !ance stanno piantate in terra
terrene senza naturalmente soo ed i cavalli sciolti pascorano per il prato.
sentire più il dolore, la pas-
sione e la fatica che li tra- Ora che sono morti hanno lo stesso amore
vagliarono da vivi. per i carri e le armi, e la stessa passione
79I. Orfeo: (vedi nota d'allevare i cavalli che ebbero da vivi.
V. I5I. Poi ne vede molti altri a destra e a sinistra:
794· plettro: il piccolo sos banchettano sull'erba cantando in coro un inno
pettine d'avorio con il quale
si toccano e si fanno vibrare di gioia, in mezzo a un bosco profumato d'alloro
le corde. per dove scorre il fiume Po, ricco d'acque, e sale
795· Ilo ... : è qui enume- verso la terra. Qui dimorano gli eroi
rata la stirpe dei re Troiani. che furono feriti combattendo per la patria,
Da Giove ed Elettra nacque 810 i sacerdoti casti, i poeti che scrissero
Dardano che sposò una fi-
glia di Teucro, da Dardano versi degni di Apollo, gli inventori delle arti
Erittonio, da Erittonio Troo, ché non servono più al loro dai Campi Elisi seguendo
da Troo Ilo e Assaraco, da vero scopo, o anche perché una diffusa leggenda sul mi-
Ilo Priamo, da Assaraco irreali. tico fiume Eridano.
Anchise. 8o7-8o8. sale verso la ter- Su. arti ... : come le arti e
799· vuote apparenze: per- ra: Virgilio fa derivare il Po le scienze applicate.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 215

adatte a ingentilire la vita, e coloro le braccia, ma l'abbraccio di


che bene meritarono la memoria dei posteri: Enea è vano. Poco lontano
lungo le sponde del fiume
le tempie incoronate da una benda di neve. Lete, l'eroe scorge una folla
815 La Sibilla parlò a quelle Ombre, che intorno di anime in attesa. Ne do-
la si accalcavano, e chiese a Museo che vedeva manda al padre che spiega
torreggiare sugli altri piu alto e piu autorevole: come quelle anime aspetti-
no di rivivere, tornando sulla
« Anime care e tu, grande poeta, diteci, terra. Poiché il concetto non
dov'è Anchise? Per lui siamo venuti qui, è chiaro, si dilunga ad enun-
820 abbiamo attraversato i grandi fiumi dell'Erebo ». ciare ed approfondire la teo-
ria dell'anima universale. Poi
E l'eroe le rispose: «Nessuno di noi conduce la Sibilla ed Enea
ha un posto fisso; stiamo nei boschi ombrosi, sul bordo su una collinetta e incomin-
dei fiumi e nei prati freschi di ruscelli. cia la rassegna dei grandi ro-
Ma se cercate Anchise, superate quel colle mani futuri, in cui le ombre
si reincarneranno.
82S laggiu, vi guiderò su una facile via».
Li precedette mostrando dall'alto i campi lucenti; 830. destinate a venire
ed essi subito scesero la china della collina. alla luce: dice a questo pro-
posito il Vitali: «Finzione,
questa, ardita ed insieme
poeticamente genialissima, in
L'incontro con Anchise quanto, pur ispirandosi alla
Frattanto Anchise guardava con dolce attenzione dottrina pitagorica e plato-
nica delle successive peren-
le anime racchiuse nel fondo di una valle ni reincarnazioni delle ani-
830 erbosa: destinate a venire alla luce me umane, immagina che
sulla terra. Cosi passava in rassegna tutte le anime dei Romani
futuri siano già ora nel mo-
i suoi futuri nipoti, le loro sorti fatali, mento in cui Enea visita
i costumi e le imprese. Appena vide Enea l'Elisio, qui radunate nel-
che gli veniva incontro attraverso il bel prato l'attesa della loro nuova vi-
83S gli tese le mani piangendo di gioia: ta, a cui molte giungeranno
tanti secoli dopo; non solo,
« Finalmente sei giunto, la tua pietà - che tanto ma anche abbiamo già, da
ho aspettato - ha potuto vincere le durezze sl lontano tempo, il nome
del cammino? Ti vedo, sento la nota voce, e la funzione che sarà loro
posso parlarti, figlio! Speravo di vederti assegnata in tale !or nuova
vita».
840 e calcolavo il tempo: né la trepida attesa 832. fatali: che il Fato
m'ha ingannato. Attraverso quali terre, attraverso aveva destinato loro.
quanti mari portato, da quanti pericoli 835-836. alacris palmas
utrasque tetendit; effusae-
que genis lacrimae et vox
813. che bene meritarono: gliono addirittura figlio. Fu, excidit ore: «Venisti tan·
i benefattori. secondo la tradizione, inven- dem ..... » Virgilio ha reso
814. benda di neve: simi- tore della poesia religiosa; con bella ed incalzante evi·
le a quella con la quale si qui lo si fa torreggiare sugli denza lo stato d'animo del
cingevano i sacerdoti. Que- altri per fama ed autorità. vecchio padre Anchise che
sta distinzione esteriore li sa del viaggio del figlio e
rende degni di venerazione. L-INCONTRO CON ANCHISE finalmente lo vede e gli può
8r6. Museo: discepolo di (828-908). - Anchise scorge parlare dopo una lunga tre-
Orfeo, di cui alcuni lo vo- da lunge il figlio e gli tende pida attesa.

www.scribd.com/Baruhk
216 Canto sesto

844. ho temuto i pericoli: sbattuto, o figlio, ti accolgo! E quanto


discreto e velato accenno ho temuto i pericoli del regno della Libia! »
alla sconvolgente passione E l'eroe: «La tua Ombra dolente, tante volte
di Didone che tra le tante 845
traversie affrontate e supe- veduta in sogno, mi spinse a venire quaggiu:
rate dall'eroe, era stata di le mie navi son ferme sul Tirreno. Deh, lasciami
certo la prova più dolorosa prendere la tua mano! Non sottratti al mio abbraccio!»
e difficile.
8,5o-8,52. Dirà Dante (Purg. Cosi dicendo bagnava le gote di pianto.
II, 8,1) in un incontro simile 850 Tre volte cercò di gettargli le braccia al collo, tre volte
a questo: « Oh ombre vane l'Ombra, invano abbracciata, gli sfuggi dalle mani
fuor che nell'aspetto! l Tre simile ai venti leggeri o ad un alato sogno.
volte dietro a lei le mani
avvinsi l e tante mi tornai Nella valle appartata Enea vede una selva
con esse al petto». solitaria, fruscianti virgulti e il fiume Lete
8,54. Lete: fiume il cui no- 855 che bagna quel paese di pace. Intorno ad esso
me secondo l'etimo greco si aggiravano popoli e genti innumerevoli:
significa « dimenticanza ».
Le anime, destinate a rein- cosi nell'estate serena le api si posano
carnarsi, ne bevevano le ac- sui fiori colorati e sui candidi gigli
que per dimenticare la vita e tutta la pianura risuona del loro ronzio.
precedentemente vissuta. 860 Enea stupisce alla vista improvvisa e ne chiede
857. le api: il paragone il significato, che fiume sia quello laggiu,
rientra nella consuetudine e
nella sensibilità del Virgilio chi siano le anime che affollano le rive.
georgico e bucolico, ma è E Anchise: « Coloro cui tocca incarnarsi
allfhe suggerito dalla tradi- una seconda volta, bevono al Lete un'acqua
zione che vedeva nelle api
la simbologia delle anime 865 che fa dimenticare gli affanni, un lungo oblio.
pronte a reincarnarsi. Ma è tanto che desidero mostrarti, una per una,
866. desiderfJ mostrarti: le anime che un giorno saranno j miei discendenti;
lo scopo principale del viag- cosi sempre di piu potrai rallegrarti
gio di Enea agli Inferi è pro-
prio quello di sapere quale d'aver raggiunto l'Italia ». « Padre, dobbiamo credere
magnifica e nobile discen- 870 che ci siano delle anime che fuggono di qui
denza egli avrà e quali gran- per salire nell'aria terrestre e ritornare
di gesta saranno compiute di nuovo nei pesanti corpi? Che desiderio
dai suoi discendenti.
869-873. ~ un concetto insensato di vita possono avere, infelici?»
filosofico che suona alquanto Allora Anchise gli spiega ogni cosa, per ordine.
stonato in bocca ad un pa- 875 «Dapprima uno spirito vivifica dall'interno
gano, che nella vita terrena cielo, terra, le liquide distese marine,
e nelle dolcezze ma teri ali ve-
deva il termine di ogni de- ria della metempsicosi se- deve di conseguenza puri-
siderio. Ma Virgilio dà al condo la dottrina di Pitago- ficarsi nell'Oltretomba, do-
protagonista del suo poema ra. L'universo trae la vita po la morte del corpo. Con-
una spiritualità nuova, che da un solo Spirito che, me- dotta a termine dopo mille
anticipa in qualche modo il scolandosi in vari modi con anni tale purificazione, che
pessimismo cristiano e spie- la materia, dà origine a tutti avviene per mezzo del fuo-
ga come i tempi in cui fu gli esseri viventi. Ma lo Spi- co, dell'acqua e dell'aria, le
scritta l'opera fossero matu- rito, nel contatto continuo e anime sono chiamate a bere
ri per l'avvento del Messia. permanente con la materia, l'acqua del Letc per dimen-
875-908. È la celebre teo- finisce con il contaminarsi e ticare del tutto il passa to.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 217

il sole Titanio, il globo lucente della luna: spirito, la mole la materia.


una men\e diffusa per le membra del mondo 889. a vedere il cielo:
cioè ad obbedire agli im-
ne muove l'intera mole, si mescola con la sua massa. pulsi spirituali che li libe-
880 Nascono da esso le razze degli uomini e degli animali, rerebbero dalle colpe e dai
le vite dei volatili, i mostri che il mare produce peccati.
sotto la sua superficie lucente come il marmo. 898. Ognuno soffre: è la
legge del contrappasso che
In tali semi di vita c'è un'energia di fuoco, assegna una pena simile o
una celeste origine: ma i corpi, questi pesi contraria al peccato preva-
885 nocivi li rendono lenti, le membra mortali lente, presumibilmente nel-
e gli organi terreni li ottundono. Perciò l'Antinferno o nel Tartaro.
905. un Dio: probabil-
sono soggetti al timore e al desiderio, al dolore mente Mercurio.
e alla gioia; rinchiusi nel buio carcere del corpo 908. il desiderio di tor-
non riescono a vedere il cielo. Neanche quando nare nei corpi: questa nuo-
va vita sarà vissuta in mo-
890 nel giorno supremo la vita le ha lasciate do diverso dalla precedente;
quelle povere anime riescono a liberarsi tuttavia il male ed il pecca-
da tutti i mali e da tutte le brutture del corpo: to torneranno a macchiare
tanto i peccati han messo radici profonde. l'anima che dovrà purgare
dopo la morte le sue colpe e
Cosi sono soggette a pene e riscattano cosi di seguito per l'eternità.
895 le colpe an.tiche. Alcune sospese per aria
sono investite dai soffi del vento; altre lavano l GRANDI EROI ROMANI
in fondo a un'acqua impetuosa, o bruciano nel fuoco, (909-1091). - Si comincia
con i Re Albani tra i quali
la colpa che le infettò. Ognuno soffre il destino sono Silvio, Proca, Capi, Nu-
che gli compete. Dopo siamo mandati in Eliso, mitore, Silvio Enea e Romo-
900 ma rimaniamo in pochi nei vasti campi ridenti, lo. Subito dopo Anchise in-
finché un lungo scorrer di giorni, compiuto il giro del dica Cesare Augusto, il più
grande e glorioso di tutti. Si
[tempo, passa poi ai sette Re di Ro-
abbia tolto ogni macchia e abbia lasciato puro ma, a Giulio Cesare, a Pom-
lo spirito celeste, la scintilla del soffio peo, a Mummio, a Paolo
Emilio, ai Gracchi, agli Sci-
primitivo. Quelle anime che vedi, invece, dopo piani, ai Fabii. Si termina
905 mille anni d'attesa, un Dio le chiama al Lete con Marcello, nipote di Clau-
in schiera immensa, perché bevano oblio e dim~:ntiche dio Marcello, vincitore dei
del passato rivedano il cielo convesso, Galli e designato successore
di Augusto che morì in gio-
le punga il desiderio di tornare nei corpi ». vane età. Dopo la rassegna
Anchise predice al figlio ciò
I grandi eroi romani che lo attende nel Lazio e
si congeda. La Sibilla ed
Enea escono per una porta
Ciò detto Anchise condusse il figlio ~ la Sibilla eburnea dal regno degli In-
910 in mezzo alla folla rumorosa delle anime, feri. Lasciata la Sibilla, Ene.s
ritorna rapidamente presso i
suoi, salpa le ancore e giun-
Soltanto allora tornate allo ·877. il sole Titanio: lpe- ge a Gaeta.
stato primitivo sono pronte rione, uno dei Titani, antica
e desiderose di incarnarsi cd personificazione del Sole. 910. rumorosa: nell'An-
incominciare una nuova vita. 878-879. La mente è lo tinferno le anime 'lon par-

www.scribd.com/Baruhk
2 r8 Canto sesto

lavano quasi: ora a mano guadagnando un'altura da cui veder passare


a mano ci si avvicina al mo- tutti in fila, uno a uno, e distinguerne il volto.
mento della reincarnazione,
la folla degli spiriti diviene « Via, ti racconterò la gloria futura
rumorosa come se già fosse della stirpe di Dardano, ti mostrerò i nipoti
iniziata la novella vita. 915 che ci darà l'Italia: grandi anime fatali
915. l'Italia: cioè la di-
scendenza dalla stirpe troia- destinate a portare un giorno il nostro nome.
na mescolatasi a quella latina. Quel giovane lontano (lo vedi?), che s'appoggia
916. il nostro nome: for- a un'asta senza ferro, è Silvio, nome albano,
se la gens Iulia, cosl deno- il tuo ultimo figlio. La sorte gli ha assegnato
minata da Iulo Ascanio.
920 i luoghi piu vicini alla luce, verrà
918. asta senza ferro: era
un alto riconoscimento di per primo al mondo, di sangue italico e troiano.
valore individuale. Infatti Nascerà da te vecchio e da tua moglie Lavinia,
coloro che si distinguevano sarà allevato nei boschi, re e padre di re,
su tutti in battaglia riceve·
vano un'asta priva della pun la stirpe da lui sorta dominerà Alba Longa.
ta di ferro, quasi a signi- 925 L'anima piu vicina a lui è Proca, gloria
ficare ch'essi non avevano del popolo troiano; e poi ci sono Capi,
più nemici, avendoli uccisi Numitore, Enea Silvio che avrà il tuo stesso nome,
o messi in fuga tutti. Que-
sto primo valoroso è Silvio, illustre per pietà e per valore quando
figlio di Enea e di Lavinia. potrà regnare su Alba. Guarda che giovani, guarda
923. allevato nei boschi: 930 come appaiono forti! Guarda le loro tempie
cioè nelle « silvae » dal 1..! come sono ombreggiate dalla corona civica!
quali veniva il suo nome.
924. la stirpe ... : c'è con· Ti fonderanno sui monti la città di Fidene,
traddizione tra quanto qui Nomento e Gabi, le rocche Collatine, Pomezia
si afferma e quanto si era e la fortezza d'lnuo, le grandi Boia e Cora:
detto nei canti I e V a pro- 935 oggi luoghi deserti, ma un giorno avranno un nome.
posito di Ascanio, primo re
di Alba Longa. Forse Vir- Fa compagnia al suo avo Romolo, figlio dì Marte,
gilio accetta la leggenda di che nascerà da una madre tenera del sangue d'Assaraco
un conflitto sorto tra Silvio Vedi come due creste gli oscillano sull'elmo,
e Ascanio, con la vittoria
del primo. come lo stesso Padre lo consacra divino?
925-927. Proca... Capi ... 940 Sarà lui a fondare quella Roma famosa
Numitore ... Enea Silvio: re
Albani non elencati in or- attribuita a coloro che si - Cora: l'odierna Cori pres·
dine cronologico. L'ultimo distinguevano in grandi ope· so Velletri.
giungerà tardi al regno, per- re di pace e soprattutto ai 836. al suo avo: Numitore.
ché aveva dovuto combatte- fondatori di colonie. 937· da una madre: Rea
re contro un usurpatore. 932-933. Fidene: tra Veio Silvia, costretta dallo zio A-
929. Guarda che giovani: e Roma. - Nomento: l'odier- mulio a farsi vestale perché
secondo Livio questa è l'e- na Mentana. - Gabi: presso da lei non nascessero riven-
satta successione dei re Al- Palestrina. - Collatine: Col- dicatori del regno, ebbe da
bani: Ascanio, Silvio, Enea lazia sull'Aniene.- Pomezia: Marte due gemelli, Romolo
Silvio, Latino Silvio, Alba, l'odierna Suessa. - Inuo: e Remo. (Vedi nota canto I,
Ati, Capeto, Tiberino, A- fortezza dei Rutuli, sacra al v. 318).
grippa, Romolo, Silvio, Pro- dio lnuo, che corrispondeva 938. due creste: cosl ve·
ca, Numitore e Amulio. al dio Pan. - Boia: città de- nivano rappresentati Marte
93!. corona civica: era qui Equi, presso Preneste. e suo figlio Romolo, poi ono-

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 219

che estenderà il suo impero sopra tutta la terra, 957· Garamanti e Indi: i
che innalzerà la sua anima grande sino all'Olimpo, primi furono gli abitatori
della regione del Fezzan, ma
circondando di mura ben sette colli. Madre qui indicano in genere tutti
fortunata d'eroi! Cosi la Berecinzia i popoli dell'Africa Setten-
945 Cibele, incoronata di torri, trasportata trionale; gli Indi, abitanti
dell'India, non furono sot-
sul suo carro, attraversa le città della Frigia, tomessi a Roma. ma manda-
lieta della sua prole divina, felice vano all'imperatore tributi
di abbracciare i suoi cento nipoti, tutti Celesti, ed ambasciatori.
tutti abitanti nelle alte regioni dell'aria. 959· fuori ... : l'Impero di
Augusto si estenderà su tut-
950 « Ora guarda laggiu, osserva i tuoi Romani. te le terre abitate fin là do-
I tuoi Romani! C'è Cesare e tutta la progenie ve non c'è più tempo né
di Julo, che un giorno uscirà sotto la volta del cielo. spazio.
Questo è l'uomo promessoti sempre, da tanto tempo: 960. Atlante: uno dei gi-
ganti figli di Giove che si
Cesare AugÙsto divino. Egli riporterà ribellò al padre e da questi
955 ancora una volta nel Lazio l'età dell'oro, pei campi venne condannato a sostene-
dove un tempo regnava Saturno; estenderà re il mondo sulle spalle. Se-
condo la leggenda, fu un
il suo dominio sopra i Garamanti e gli Indi, grande astronomo ed inse-
dovunque ci sia una terra, fuori delle costellazioni, gnò agli uomini le leggi del
fuori di tutte le strade dell'anno e del sole, cielo. Per questo venne divi-
960 dove Atlante che porta il cielo fa roteare nizzato. Atlante aveva dato
il nome alla catena delle
sulla sua spalla la volta ornata di stelle lucenti. montagne della Mauritania,
Già sin d'ora, in attesa del suo arrivo, la terra al di là delle quali nessuno
meotica e i regni del Caspio tremano per i responsi si era mai spinto.
degli Dei, e si turbano le trepide foci del Nilo 963. meotica: la terra meo.
tica era quella che si sten-
965 dai sette rami. Nemmeno Ercole ha percorso deva intorno all'odierno ma-
tanto spazio di terra, sebbene trafiggesse re d'Azof ed era abitata dagli
la cerva dai piedi di bronzo e rendesse sicuri Sci ti.
i boschi d'Erimanto e atterrisse con l'arco 964. Nilo: si accenna alla
conquista da parte di Otta-
Lerna; nemmeno Bacco che vittorioso guida viano, dopo la battaglia di
Azio, dell'intero Egitto.
rato sugli altari con il nome innumeri discendenti di stir- 965. Nemmeno Ercole ... :
di Quirino. pe divina. si enumerano tre delle I 2 fa-
943· Madre ... : «felix pro- 953· da tanto tempo: s'in- toiche di Ercole: la cattura
le virum ». Dall'immagine tende dai fati. Infatti Vir- della cerva dai piedi di bron-
discende con spontaneità il gilio ne ha già parlato a lun- zo sacra a Diana nei boschi
paragone con la dea Cibele, go nel canto I, vv. 333-339. di Cerina: l'uccisione del
onorata in modo particolare 956. Saturno: cacciato dal cinghiale di Erimanto che
a Berecinto, città della Fri- figlio Giove, Saturno si ri- devastava l'Arcadia; l'ucci-
gia, che veniva rappresenta- fugiò in Italia, dove inse- sione dell'Idra di Lerna,
ta su un cocchio trascinato gnò agli abitanti l'agricoltu- mostro dalle sette teste, di
da leoni, con il capo cinto ra. Durante il suo regno ìa cni una immortale.
da una corona turrita per- pace e la serenità dominaro- 969. Bacco: la leggenda
ché presiedeva alla fonda- no sovrane e quell'età fu vuole che Bacco sia stato
zione delle nuove città, lieta chiamata dell'oro. Sarà com- allevato sul monte Nisa, in
di essere circondata dai suoi pito di Augusto rinnovarla. India, e che su un carro ti-

www.scribd.com/Baruhk
220 Canto sesto

rato da tigri percorse quel- 970 il carro con le redini intrecciate di pampini,
l'immenso paese, assogget- calando con le sue tigri dall'alta vetta di Nisa.
tandolo e diffondendovi la
cultura della vite. E tu esiti ancora a accrescere di tanto
972. E tu esiti ancora: la nostra forza, temi di fermarti in Italia?
dopo quanto ti ho mostrato «Chi è quell'alto eroe incoronato di olivo
e detto, tu esiteresti .ancora 975 che porta gli arredi sacri? Riconosco
a dar prova di speranza e
di coraggio nel procedere i capelli e la barba canuta del re
alla conquista del Lazio? La che consoliderà la Roma primitiva
risposta è implicita. Fin qui con le sue leggi, arrivato dalla piccola Curi
il discorso illustrativo di e da una povera terra sino al potere supremo.
Anchise, che a noi pare un
po' troppo roboante e sono- 980 Gli succederà Tullo, che interromperà
ro e qua e là più che poeti- gli ozi della patria e richiamerà
co, retorico. alle armi i cittadini rilassati e le schiere
974· quell'alto eroe: è Nu- disavvezze ai trionfi. Poi viene Anco Marzio
ma Pompilio, re sacerdote
che introdusse e ordinò il ambizioso, che sembra godere già da adesso,
culto religioso in Roma (sa- 98S sin troppo, del favore popolare. Ma vuoi
cri arredi). Era nativo di vedere i re Tarquini e l'anima superba
un piccolo borgo, Curi, nella
Sabina e regnò pacificamen- di Bruto vendicatore, i fasci riconquistati?
te (incoronato di olivo). Egli sarà il primo a avere l'autorità
980. Tullo: Tullo Ostilio di console, le scuri crudeli, e punirà
fu invece re guerriero che 990 di propria mano i figli (che tramavano guerra
chiamò i cittadini alle armi
e li guidò a vittorie sui per riportare al trono i Tarquini) in difesa
popoli vicini ed in partico- della libertà bella: infelice, comunque
lare alla distruzione di Alba i posteri debbano giudicare quest'atto!
Longa. Vincerà l'amor patrio e la brama di gloria.
983. Anco Marzio: il 995 « Guarda lontano i Deci, i Drusi, Torquato
quarto re di Roma sarà am-
bizioso e desideroso di ac- dalla tremenda scure, Camillo che riporta
cattivarsi, a differenza di
Tullio, i favori popolari. di ferro e rappresentavano caddero in epoche diverse
986. i re Tarquini: Tar- il supremo potere politico per la grandezza di Roma.
quinia Prisco e Lucio Tar- e l'inesorabilità delle leggi. I Drusi furono un'altra del-
quinia il Superbo che con 990. i figli: i figli di Bru- le grandi famiglie romane
la loro tirannide e con le to parteciparono alla congiu- che offrirono i loro uomini
loro prepotenze spinsero Lu- ra per riportare sul trono i migliori alla patria : il più
cio Giunio Bruto ad insor- Tarquini e furono condan- famoso fu Livio Salinatore
gere e ad instaurare la re- nati a morte dal padre stesso. che sconfisse Asdrubale nel-
pubblica, simboleggiata dai 992. infelice: Bruto con la battaglia del Metauro
fasci littori, che furono strap- questo atto di suprema giu- (207 a. C.); Tito Manlio
pati dalle mani regali per stizia volle passare ai po- Torquato, console nel 340
essere riconsegnati ai rap- steri come esempio di dedi- a. C. fece mettere a ,morte
presf'ntanti eletti dal popo- zione assoluta alla legge, ma un suo figliolo che aveva
lo, i consoli. ad un prezzo troppo alto combattuto il nemico con-
989. le scuri crudeli: i fa- per lui padre. trariamente agli ordini.
sci erano fatti con verghe di 995· i Deci, i Drusi, Tor- 996. Camillo: Marco Fu-
olmo legate insieme, dentro quato: tre furono i Deci, rio Camillo, dittatore nel
cui era piantata una scure padre, figlio e nipote che 390 a. C., riconquistò le in-

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 221

le insegne già predate dai Galli vittoriosi! sole Lucio Emilio Paolo de-
E quelle anime che vedi splendere in armi eguali bellò a Pidna nel 168 a. C.
Perseo, re della Macedonia
- ora, e finché la notte le opprimerà, concordi - che si vantava di discendere
1000 quando avranno toccato la luce della vita da Achille (Eacridi da Ea-
che grande guerra, quanti massacri e quante lotte cro, avo di Achille). In tal
modo idealmente vendicò la
desteranno tra loro! Il suocero scendendo distruzione di Troia ed il
dai baluardi alpini e dalla rocca di Monaco, furto del Palladio dal tem-
il genero appoggiato dalle forze d'Oriente. pio di Minerva ad opera di
Ulisse e Diomede.
1005 O figli, non indurite l'animo in simile guerre, 1016. grande Catone: Ca-
non volgete le armi al cuore della patria: tone il Censore, noto per la
e tu per primo, tu che discendi dall'Olimpo, vita austera e sostenitore ac-
tu sangue mio, perdona, getta le armi di mano!... canito della completa distru-
« Ma ecco chi spingerà vittorioso il suo carro zione di Cartagine.
1017 . .Cosso: Aulo Corne-
1010 all'alto Campidoglio, dopo aver debellato lio Cosso nel 428 a. C. scon-
Corinto, glorioso per i Greci uccisi. fisse ed uccise Tolumnio, re
Quell'altro abbatterà Argo, l'Agamennonia dei Veienti.
Micene e lo stesso Perseo Eacide, disceso 1018. Gracchi... Scipioni:
oltre ai due famosi tribuni
dal poderoso Achille, vendicando gli avi della plebe, Tiberio e Caio,
1015 di Troia e i profanati santuari di Minerva. appartennero a questa no-
Chi potrebbe tacere di te, grande Catone, bile famiglia Tito Sempro-
o di te, Cosso? Chi potrebbe dimenticare nio, vincitore dei Celtiberi,
e Tiberio Sempronio, conso-
la gran razza dei Gracchi, o i due Scipioni, fulmini le durante la 2" guerra pu-
di guerra, flagello della Libia, o Fabrizio nica. - Scipioni: Scipione
1020 parsimonioso, o Serrano che semina il suo campo? maggiore, vincitore di Anni-
bale a Zama, e Scipione Mi-
Troppo a lungo ho parlato, ma non posso tacere nore, il distruttore di Car-
la vostra gloria, o Fabi! Sei proprio tu quel Massimo tagine.
1019. Fabrizio: il console
segne che i Galli avevano po: Anchise non solo ac- Fabrizio che non si lasciò
strappato ai Romani nella comuna tutti nel suo amore allettare e corrompere dai
battaglia presso il fiume di padre, ma si rivolge in doni di Pirro.
Allia. particolare a Cesare vincito- 1020. Serrano: Caio Atti-
998. quelle anime: di Ce- re, ritenendolo il maggiore lio Regolo, detto Serrano
sare e di Pompeo che nel- responsabile delle guerre fra- perché durante la prima
l'Eliso sono cosi eguali e tricide, mentre proprio da guerra punica ebbe la noti-
concordi, appena si reincar- lui, lontano discendente suo zia della sua elezione a con-
neranno scateneranno tra lo- e quindi Venere (Olimpo), sole mentre seminava (in
ro un'aspra guerra civile. ci si doveva attendere: mag- latino seminare è « serere » ).
1002. Il suocero: Cesare giore saggezza e generosità. 1022. Fabi: nobilissima
era suocero di Pompeo, a- 1009. ecco chi: il console famiglia romana, trecento
vendogli dato in isposa la Lucio Mummio che assediò membri della quale furono
figlia Giulia. Cesare, di ri- e distrusse nel 146 a.C. Co- uccisi in un agguato dai
torno dalle Gallie e passan- rinto, riducendo la Grecia a Veienti. Rimase vivo a Ro-
do per Milano muoverà con- provincia romana. Per que- ma un solo membro di essa,
tro il genero che aveva rac- sta impresa ebbe decretato giovanissimo, dal quale in
colto un esercito in Oriente. il trionfo in Campidoglio. seguito discese Quinto Fabio
1007. discendi dall'Olim- 1012. Quell'altro: il con- Massimo, dittatore che sal-

www.scribd.com/Baruhk
222 Canto sesto

vò Roma dagli eserciti di che, temporeggiando, da solo ha salvato lo Stato?


Annibale con una tattica Altri (io non ne dubito) sapranno meglio plasmare
temporeggiatrice. Fu chiama-
to infatti cunctator, il tem- 1025 statue di bronzo che paiano respirare, o scolpire
poreggiatore. immagini viventi nel marmo, sapranno
1024-1033· In questi fa- difendere con oratoria piu acuta le cause legali,
mosissimi versi Virgilio sin- sapranno tracciare i moti del cielo
tetizza ed indica in modo col compasso e predire il sorgere degli astri:
stupendo quale dovrà essere
attraverso i secoli la mis- 1030 ma tu, Rontano, ricorda di governare i popoli
sione di Roma. Non quella con ferme leggi (queste saranno le tue arti),
di eccellere nelle arti, nelle imporre la tua pace al mondo, perdonare
scienze e nelle lettere, pri- agli sconfitti, ai deboli e domare i superbi! »
mato d'altra parte difficilis- Cosi parlava Anchise; e ancora aggiunge, ai due
simo a raggiungersi per l'in-
discussa superiorità dei Gre- 1035 che stupiti ascoltavano: «Guarda, come s'avanza
ci, ma « regere imperio po- Marcello, come spicca per le spoglie preziose
pulos », di governare i po- e vittorioso eccelle su tutti gli altri eroi.
poli con leggi altamente ci- Difenderà lo Stato nel piu serio pericolo,
vili; « pacisque imponere grande sul suo cavallo sterminerà i nemici
morem », di far sl che tutti
vivano in pace, nella pace 1040 Cartaginesi e i Galli ribdli, appenderà
romana s'intende; « parcere tre volte le prede di guerra nel tempio di Quirino».
subiectis et debellare super- E allora Enea che vedeva andare insieme a Marcello
bos », di essere generoso con un giovine bellissimo, dalle armi splendenti,
coloro che riconoscono la ma scuro in volto, con gli occhi bassi, privi di gioia:
superiorità di Roma, ma nl
contrario spietati contro co- 1045 «Padre, che è quel giovane che accompagna l'eroe?
loro che la ostacolano e la Forse suo figlio, forse qualcuno dei suoi nipoti?
insidiano. Su questi versi Che murmure di meraviglia lo circonda! E che aspetto
è fondato il valore dd-
l'Eneide come poema nazio- maestoso lo distingue! Ma una notte scurissima
nale cioè come opera che circonda la sua testa con un'ombra luttuosa».
saldanJo le antichissime età 1050 Il padre Anchise, gli occhi pieni di pianto, disse:
con la presente riconosce da « Non domandarmi di questo futuro immenso lutto.
Enea ad Augusto una con-
tinuità ideale di intenti, di Il Fato lo mostrerà appena al mondo e vorrà
opere, di leggi e di imprese.
Soltanto in questo modo battimento nei pressi di Ve- 1051-1072. Le parole di
l'impero di Roma ha un suo nosa. Anchise sulla morte di Mar-.
significato universale ed eter- 1041. Quirino: Romolo celio e sul lutto immenso del
no, proprio perché voluto divinizzato. popolo romano si configura-
dai Fati ed attuato insieme 1043. un giovane: M. no come quelle di un abile
dai voleri celesti e da quelli Claudio Marcello, figlio di facitore di panegirici e 1 i-
umani. Ottavia, sorella di Augusto, velano una smaccata ed inac-
1036. Marcello: Marco era stato adottato dall'impe- cettabile adulazione nei con-
Claudio Marcello vinse du- ratore come suo successore. fronti di Augt•sto. Anche
rante la seconda guerra pu- Morl improvvisamente a 23 Virgilio, dunque, paga qui
nica, a Casteggio, i Galli In- anni, si dice di veleno. il suo tributo di poeta cor-
subri, uccidendone il re Vi- 1049. come un'ombra lut- tigiano, facendo tacere una
rodomaro. Conquistò più tar- tuosa: quasi presagio di volta tanto i candidi stru-
di Siracusa e morl in com- morte immatura. menti della sua ispirazione

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 223

che non viva piu oltre. Dei, la stirpe romana


vi sembrerebbe forse troppo grande e potente
1055 se un simile miracolo dovesse durare a lungo.
Quanti pianti dal Campo Marzio si leveranno
alla città di Marte! E quali funerali
vedrai, o padre Tevere, scorrendo davanti al nuovo
sepolcro! Nessun altro figlio di gente troiana
1060 farà sperare tanto gli avi latini; e la terra
di Romolo mai piu potrà un giorno vantarsi poetica e soffiando invece a
altrettanto. O pietà, fede antica, invincibile pieni polmoni nelle trombe
mano di combattente! Nessuno avrebbe potuto trionfalistiche dell'epica en-
comiastica.
impunemente affrontarlo in armi, sia che andasse 1057. quali funerali: i fu-
1065 contro il nemico a piedi, sia che desse di sprone nerali di Marcello nel Cam-
a un focoso cavallo. Ohimè, fanciullo degno po Marzio furono di una so-
di pietà, se potrai forzare in qualche modo lennità mai vista. Vi parte-
cipò una folla immensa e lo
il destino crudele, sarai un degno Marcello! stesso imperatore lesse l'e-
Spargete a piene mani gigli candidi, datemi logio funebre.
1010 fiori purpurei, che io possa gettarli ai suoi piedi 1069. manibus date lilia
ed almeno con questi doni colmare l'anima plenis: splendido emistichio
ripreso anche da Dante nell~
del mio nipote, rendendogli un inutile omaggio ». Divina Commedia (Purg.,
Cosi errano qua e là per tutta la regione xxx, v. 21).
nei vasti campi ariosi, osservando ogni cosa. 1072. inutile: perché non
potrà impedire che il Fato a
101s Anchise, condotto il figlio dovunque e accesagli l'anima suo tempo si compia.
della sua gloria futura, gli rivela le guerre 1079. Laurento e il re La-
che dovrà sostenere e lo informa dei popoli tino: Laurento era la capi-
che lo attendono in armi, della città murata tale del regno di Latino.
1081. Due sono le porte:
di Laurento e del re Latino: poi gli spiega Virgilio si serve di un espe-
toso in che modo sfuggire o superare i travagli. diente per far uscire Enea
Due sono le porte del Sonno: si dice da una porta diversa da
che l'una sia di como (ed escono da essa quella per cui era entrato,
espediente di eu i si era ser-
facilmente quei sogni che si dimostrano veri), vito anche Omero nell'Odis-
l'altra è fatta d'avorio, splendida, ma di qui sea (canto XX). Cosi l'eroe
I08S i Mani spediscono in terra soltanto sogni falsi. esce dalla porta eburnea,
Anchise accompagna il figlio insieme alla Sibilla quella dei sogni falsi, forse
a significare che tutto quan-
e li lascia andar via dalla porta d'avorio. to aveva visto finora non era
Enea corre alle navi e rivede i compagni. altro che una visione, oppu-
Costeggiando la riva vanno in favore di vento re che non essendo un'om-
bra verace ma un uomo vi-
1090 al porto di Gaeta, dove gettano l'ancora vo poteva soltanto uscire at-
dalle prue, allineando le poppe sulla spiaggia. traverso quc~lla porta.

www.scribd.com/Baruhk
224 Canto sesto

Commento critico

La critica di questi ultimi decenni ha ridimensionato la grandezza e l'importanza


del canto VI, un tempo indicato come uno dei migliori di questa prima parte del
poema e paragonato addirittura al II e al IV. Infatti una vera grandezza poetica non
è mai raggiunta, a parte qualche felice episodio, ma troppo breve, per poter giusti-
ficare un giudizio positivo.
Importante invece è per il fine encomiastico che Virgilio si era prefisso, quello
cioè dell'esaltazione delle origini di Roma e dell'impero di Augusto.
L'ispirazione è ancora offerta da Omero con la discesa di Ulisse agli Inferi
nell'XI dell'Odissea. Ma nettamente diversi sono lo spirito e le finalità della catabasi
dei due eroi. Basterebbe la disquisizione sulla palingenesi delle anime a rendercene
avvertiti e a ricondurci all'affiato religioso che pervade tutto il canto .: condiziona
l'atteggiamento ed i discorsi di Enea e di coloro ch'egli incontra sia nell'Inferno
sia nei Campi Elisi. Tuttavia il succedersi dei luoghi e delle figure è mecc\lnico e
freddo: finisce per essere un'arida elencazione che sta tra l'accademico ed il mito-
logico e che di tanto in tanto si avviva quando il poeta abbandona il descrittivo
e lascia parlare i sentimenti umani. Ciò avviene negli incontri con Palinuro, con
Deifobo e con Didone.
Cosicché quando si giunge al rit~ovamento con il padre Anchise, tranne la curio-
sità suscitata dall'oltretomba, ben poco rimane di veramente valido.
Anche la lunga rassegna dei grandi personaggi romani non è molto riuscita e
rischia a volte di divenire noiosa: la ravviva e la esalta la sentita e commossa cele-
brazione delle imprese e l'esaltazione di quella « virtus romana» che, a ragione, il
poeta considerava la vera forza e l'unica spiegazione della superiorità della sua gente
su tutte le altre.
I tre esametri che iniziano con « Tu regere imperio populos ... » sono tra i più
ispirati e perfetti dell'intera opera.
Anche a questo proposito, però, ci turba e ci disturba l'intento encomiastico che,
se in altri canti era appena accennato, qui si fa scoperto ed a volte smaccato.
Si veda l'episodio dedicato a Marcello, artisticamente apprezzabile, ma introdotto
soltanto su pressante sollecitazione degli amici dell'imperatore e, pare, pagato con
oro sonante. .
Il sesto canto deve anche essere let~o e ricordato con molta attenzione, perché
da esso prese le mosse l'ispirazione dantesca per la Divina Commedia.
Non per nulla il poeta fiorentino elesse Virgilio suo « maestro ed autore »,
aggiungendo che da lui aveva tratto « lo bello stile » che gli aveva fatto onore.
L'opera dantesca ha tutt'altra portata e ben maggiori implicazioni, ma le sue
radici sono in questa avventura extraterrena di Enea, non tanto per gli elementi
esteriori e puramente topografici, quanto per lo spirito religioso e per la sofferta
esperienza del protagonista, atteggiamenti interiori che Dante stesso avrà e manife-
sterà sia nella prima sia nella seconda cantica.

www.scribd.com/Baruhk
Canto sesto 225

Galleria di ritratti

Anchise.
La figura di Anchise, cosl come s'è venuta delineando in questi sei libri, non è
sicuramente quella di un personaggio sentito e ricreato dal poeta in termini artistici
accettabili. Le sue apparizioni sporadiche, e spesso poco felici, sono dei puri e sem-
plici riempitivi o dei pretesti che danno lo spunto ad episodi o a fatti dei quali
non è mai l'autore e il protagonista. Gli manca completamente una personalità decisa
e chiara, o meglio quella maestosa solennità regale che un tempo aveva fatto di lui
un degno rivale di Priamo e l'uomo prescelto da Venere per le nozze terrene.
Troppi sono i suoi difetti senili: è ostinato quando non vuoi sapeme di abban-
donare Troia in fiamme; è inutilmente verboso, dà una interpretazione errata sul
significato dell'« antica madre ,. e non appare quella fonte di saggezza che crede di
essere. Anche qui nel sesto canto Virgilio si serve di lui per il lungo discorso della
presentazione degli eroi di Roma senza concedergli nessuno di quegli attributi psico-
logici ed artistici che avrebbero potuto meglio definirne poeticamente l'importanza
ed il rilievo.

www.scribd.com/Baruhk
226 Canto sesto

Raffronti di traduzione
In/elix Dido, verus mihi nuntius ergo e per la notte fonda or mi sospinge,
venerai exstinctam fe"oque extrema secutam? mi mosse col suo comandamento;
Funeris heu tibi causa fui? Per sidera iuro, né credere potei che t'avrei dato
per superos et si qua !ides tellure sub ima est: cosi grande dolor col mio partire.
invitus, regina, tuo de litore cessi. Fèrmati! Non sottratti agli occhi miei!
Sed me iussa deum, quae nunc has ire per umbras, Chi fuggi? Sono le parole estreme
per loca senta situ cogunt noctemque profundam, che per voler dei fati io ti rivolgo.
imperiis egere suis; nec credere quivi Traduzione di Guido Vitali
bune tantum tibi me discessu /erre dolorem.
Siste gradum teque aspectu ne subtrahe nostro.
Quem fugis? Extremum fato quod lP. adloquor Excudent alii spirantia mollius aera -
(vv. 456-466) [hoc est. credo equidem - vivos ducent de marmore vultus ·
orabunt causar melius, caelique mt>atus '
describent radio et surgentia sidera dicent:
Dunque, Dido infelice, e' fu pur vera
tu regere imperio populos, Romane, memento -
quell'empia che di te nowlla udii,
hae tibi erunt artes - pacisque imponere morem,
che col ferro finisti i giorni tuoi?
parcere subiectis et debellare superhos.
Ah ch'io cagion ne fui! ma per le stelle,
per gli supemi dèi, per quanta fede (vv. 847-853)
ha qua giù, se pur v'ha, donna, ti giuro
che mal mio grado dal tuo lito sciolsi. Abbinsi gli altri de l'altre arti il vanto:
Fato, fato celeste, imperio espresso avvivino i colori e i bronzi e i marmi;
fu del gran Giove, e quella stessa forza, muovano con la lingu.t i tribunali;
che da l'eterea luce a questi orrori mostrin con l'astrolabio e col quadrante
de la profonda notte or mi conduce, meglio del ciel le stelle e i moti loro:
che da te mi divelse; e mai creduto che ciò meglio sapran forse di voi;
ciò di me non avrei, che 'l partir mio ma voi, Romani miei, reggete il mondo
cagion ti fosse ond 'a morir ne gissi. con l'imperio e con l'armi, e l'arti vostre
Ma ferma il passo, e le mie luci appaga sien l'esser giusti in pace, invitti in guerra;
de la tua vista. Ah, perché fuggi? E cui? perdonare a' soggetti, accor gli umlli,
Quest'è l'ultima volta, ohimè che 'l fato debellare i superbi.
mi dà ch'io ti favelli, e teco io sia. Traduzione di Annibal Caro
Traduzione di Annibal Caro
Foggino gli altri gli animati bronzi
Or dunque vero, con arte più sublime; vivi i volti
infelice Didone, era l'annunzio ritraggano nel marmo; più di noi
che t'eri uccisa, che col ferro avevi a perorare valgano le liti;
affrettato la fine! Ed io fui dunque, dell'universo traccino le vie
ahimè, la causa della tua sciagura? e il sorgere degli astri in ciel predicano:
Per gli astri, per gli Dei, per quanto è sacro tu con la forza reggi il mondo, o Roma!
nei regni inferni, io qui ti giuro, Elissa, Queste saran tue arti: assolvi i vinti,
che per forza partii dalla tua terra. doma i superbi, ed alla pace imponi
Il voler degli Dei, che per quest'ombra, norma di legge eterna!
per questi luoghi squallidi ed orrendi Traduzione di Adriano Bacchielli

www.scribd.com/Baruhk
CANTO SETTIMO

Lavinia. e Latino sacrificano agli dei.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


18 35, ricavate dai codici della Biblioteca V a-
ticana. Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO SETIIMO

Enea nel Lazio


I Troiani, sepolta la fedele nutrice di Enea sul lido ove poi sorgerà una città che
dal suo nome si chiamerà Gaeta, salpano di notte al lume della luna, rasentano co-
steggiando la terra di Circe e col favore di Nettuno, che continuando la protezione
promessa a Venere solleva un vento favorevole, si sottraggono alle false lusinghe della
maga. Alle prime luci del giorno il vento cade ed Enea, che guardando verso terra
aveva scorto folti boschi ed un grande fiume che li attraversava e si gettava nel mare,
ordina alle navi di raggiungeme la foce e approdare. Tirate in secco le navi, i
Troiani spinti dalla fame preparano le mense, e tanto grande è l'appetito che divo-
rano anche i piatti. In realtà erano le focacce di farro sulle quali avevano posato, in
mancanza di mense, le vivande; ma Julo, scherzando, lo fa notare e dice: « Ahimé,
noi mangiamo anche le mense», ed Enea ricorda coslla profezia di Celeno, e com-
prende d'essere finalmente arrivato nella terra promessagli dal destino. Annunciata
la lieta notizia ai Troiani, il figlio di Venere indice una solenne libagione a Giove e
invoca pregando il padre Anchise; e Giove manifesta il proprio favore tuonando tre
volte a ciel sereno.
Il giorno dopo, esplorato il paese, manda ambasciatori ac;l offrire pace e doni al
re Latino, il quale li accoglie con parole di benevola simpatia e promette loro, come
è nel costume dei Latini, la più cordiale ospitalità. Il vecchio re, ricordando poi che
i vaticini gli hanno preannunciato per la figlia Lavinia uno sposo straniero, manifesta
il desiderio d'incontrarsi con Enea, ospite atteso, nella sua reggia. E congeda l'amba-
sceria troiana con ricchi doni.
Ma Giunone, sempre ferocemente ostile ai Troiani, chiama dall'inferno Aletto,
la furia della discordia, e le ordina di suscitare tra Latini e Troiani tutti i motivi atti
a promuovere la guerra per ostacolare le nozze tra Enea e Lavinia. Aletto obbedisce
e si reca dapprima presso la regina Amata e le insinua furtivamente nel seno uno
dei suoi serpenti, il cui veleno a poco a poco, dall'inquietudine che la spinge a dolersi
con Latino della sua risoluzione di dare Lavinia in sposa a Enea, la trasforma in una

www.scribd.com/Baruhk
230 Canto settimo

donna furente che va per la città urlando, eccita le donne laziali e, seguita da esse,
fugge con Lavinia nei boschi ove, come fosse una baccante ebbra, dà inizio ad uno
sfrenato baccanale e consacra la figlia a Bacco. Dopo Amata la furia Aletto investe
Turno, il giovane e prode re di Ardea, il quale chiama alle armi i Rutuli e vuole la
guerra, ma non ancora soddisfatta, continua la sua azione provocatoria aizzando i
cani di Julo, recatosi a cacciare nei boschi, a scoprire le orme di un cervo caro a
Silvia, figlia di Tirro, custode degli armenti del re Latino e fattore dei suoi poderi.
Julo, vedendo il bellissimo animale, lo colpisce con un dardo. Il cervo ritorna nella
sua stalla ferito: Silvia piange disperata, i contadini accorrono armati di forche e
di pali aguzzi; in difesa di Julo accorrono alcuni giovani Troiani, e fra le due schiere
si accende una zuffa che si conclude con la morte di due Latini.
Ora, ancor più di prima, tutti vogliono la guerra, e Latino, incapace d'impedirla,
lascia ad altri il governo del suo regno e si ritira nella reggia. Già vigeva nel Lazio
l'abitudine di aprire, dichiarata la guerra, le porte del tempio di Giano, ma Latino
si rifiutò in quella circostanza di aprirle; Giunone allora, discesa dal cielo, le aprì.
Dichiarata la guerra, tutta l'Ausonia è in fiamme; tutti si addestrano all'uso delle
armi; tutti ripuliscono e temprano· armi ed armature. Tutte le città del Lazio si
trasformano in officine; l'amore dei campi si è tramutato in amore della guerra. L'e-
sercito è pronto a combattere e sfila in parata con i suoi capi, dei quali il primo è
Mesenzio, bestemmiatore dei Numi, con suo figlio Lauso; seguono Aventino, figlio
di Ercole e Rea Silvia, Catillo e Cora calati dalle mure di Tivoli, Céculo fondatore
di Preneste, Messapo domatore di cavalli e prole di Nettuno, Clauso seguito da una
folta schiera di Sabini, Aléso con i contadini massici e campani, Ufente con i monta-
nari dell'Aniene, Umbrone con i Marsi, Vlrbio figlio d'Ippolito, Turno, magnifica
figura di armato, e Camilla, la vergine guerriera che alla corsa supera i venti, con
i suoi cavalieri Volsci.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO SETIIMO d'incanto ed Enea ordina ai
suoi di raggiungere la riva
con i remi e di sbarcare. Il
Da Gaeta alle Foci del Tevere (1-44) - Il re Latino e Lavinia (45- grande fiume, lo sapremo più
129) -La profezia di Celeno si avvera (130-I74) - L'ambasciata al tardi, è il Tevere.
re Latino (175-331)- Giunone, Aletto e la regina Amata (332-462)-
Aletto e Turno (463-538)- Aletto, il cervo di Silvia e i primi morti
(539-612)- Giunone apre le porte del tempio di Giano (6r3-741)- r. E anche tu Caieta, ecc.:
La rassegna dei combattenti (742-938). Caieta, la fedele nutrice di
Enea, per non staccarsi dal
suo pupillo, aveva rifiutato
di rimanere in Sicilia; e in
Da Gaeta alle foci del Tevere quei giorni era morta ed era
stata sepolta sulla spiaggia

E ANCHE tu Caieta,
nutrice di Enea,
del golfo in cui i Troiani
erano approdati. Dalla pre-
senza del suo sepolcro quel
luogo fu chiamato Caieta (e
morendo hai dato fama eterna ai nostri lidi: Gaeta fu detta poi l'odierna
ancora oggi onoriamo la tua tomba, e il tuo nome città che vi sorse), come da
s (se questa è gloria) consacra quel paese d'Italia Palinuro e da Miseno prese-
ro il nome i promontori do-
dove riposano in pace le tue povere ossa. ve essi furono sepolti.
Celebrate le esequie secondo il rito e elevato II. serena: il cielo è se-
il tumulo, il pio Enea, vedendo il mare tranquillo, reno e la luna splende lumi-
lascia il porto e naviga a vele spiegate. nosa di tutta la sua luce
bianca, che traduce bene il
lO Spira una brezza leggera nella notte e la lùna « candida » del testo latino.
illumina serena il viaggio, il mare splende 12. tremula: non è «tre-
sotto la tremula luce. Le navi passano accanto muta » la luce della luna, ma
alla terra di Circe, dove la ricca figlia quella che riflette la super-
ficie del mare, increspata leg-
germente dalla « brezza leg-
DA GAETA ALI.E FOCI DEL ve i naviganti odono canti gera» (v. Io).
TEVERE (r-44).- Sepolta Ca- dolcissimi e urla bestiali, e 13. Circe: celebre maga
ieta, la fedele nntrice di col favore di Nettuno, che della mitologia antica, figlia
Enea, la flotta troiana salpa fa spirare un vento favore- del Sole e della ninfa Persa.
di notte al chiaro di luna, vole, giunge all'altezza di un Abitava un'isola (l'isola Gea,
costeggia l'isola di Circe, do- grande fiume. 1l 'lento cessa lungo la costa del Lazio,

www.scribd.com/Baruhk
232 Canto settimo

presso il monte poi chiama- del Sole fa risuonare d'un canto assiduo i boschi
to dal suo nome Circello), 15 inaccessibili e, a notte, nella sua grande casa
cui approdò anche Ulisse, il
quale unico, fra i suoi com- si fa luce bruciando il cedro profumato
pagni tramutati in animali, e tesse fini tele con la spola sonora.
seppe vincerne le lusinghe. Di là s'odono i gemiti e i gridi dei leoni
14-15. canto assiduo... inac-
cessibili: Circe col suo canto che scuotono le catene, ruggendo nella notte;
perenne (assiduo) invita i 20 si sentono infuriare nelle stalle i cinghiali
naviganti a penetrare nelle di lunghe setole e gli orsi, si sentono ululare
selve dell'isola e nella sua
superba dimora. « Inaccessi- enormi lupi; tutti uomini che Circe,·
bili », perché nessuno do- Dea crudele, con erbe magiche ha trasformato,
vrebbe entrarvi, per il pe- dando loro l'aspetto di bestie feroci.
ricolo che si corre d'essere
mutati in animali. Circe ap- 25 Temendo che i pii Troiani toccassero quella terra
pare come simbolo della sen- e entrassero in porto a esporsi agli incanti di Circe,
sualità, che avvilisce e de- Nettuno riempi le vele di venti favorevoli,
grada a bruti gli stolti, e
dalla quale rimangono illesi li fece fuggire veloci e li trasse oltre i flutti
soltanto coloro che, come che ribollivano intorno alla costa rocciosa.
Ulisse, possiedono la saggez- 30 Già il mare rosseggiava per i raggi del sole
za. - e, a notte, ecc.: soprat-
tutto di notte col canto, il e su in cielo l'Aurora aranciata fulgeva
rumore del telaio ~ con i sulla sua rosea biga, quando caddero i venti
fuochi, che servono di gui- d'improvviso: ogni brezza cessò, i remi lottavano
da, la maga attira nel suo
.palazzo gli uomini che, in-
con l'acqua immobile come una distesa di marmo.
cauti, si lasciano vincere dal- 35 Allora Enea vede dal mare un bosco immenso;
la . curiosità di conoscerne attraverso quel bosco con piacevole corso
l'origine. La «spola» è lo il Tevere si getta nell'acqua salata
stlllplento che serve a far
paljSare il filo nell'ordito. tra vortici veloci e banchi di biondissima
18-24. i gridi dei leoni, arena. E tutto intorno e al di sopra ~
ecc.: secondo Omero (tutte
queste notizie sono tratte
dal canto X dell'Odissea) 27. Nettuno: il dio, che assume qui un significato
Circe con filtri malefici e sor- nella spartizione dell'univer- simbolico: contemporanea-
tilegi trasformava gli uomi- so con i ·fratelli Giove e mente esso è mèta del viag-
ni in porci; secondo Virgilio Plutone, ebbe in sorte l'im- gio di Enea e simbolo del-
con erbe magiche li mutava pero del mare, si era impe- l'impero che dalle sue rive
invece in leoni, lupi, orsi e gnato con Venere (c. V, reggerà il mondo.
cinghiali. 846--862) di assecondare il
25. pii: è l'aggettivo che 38-39. banchi di biondissi-
viaggio di Enea, ed ora man- ma arena: per la bionda are-
ritorna frequente accanto al tiene la promessa.
nome di Enea; qui è usato na sospesa in grande quanti-
anche per i suoi compagni, 33· ogni brezza cessò: i tà nelle sue acque. ~ il
i quali stanno compiendo, Troiani sono arrivati in vista « Bavus Tiberis », il biondo
come lui, la volontà del Fa- della terra ad essi assegnata Tevere, cosl chiamato dai
to; e ne dànno una prova dal Fato, e Nettuno fa ces- poeti fin dall'antichità per
eloquente anche ora, rim:in- sare la brezza che fino allora il suo colore costantemente
ciando alle lusinghe della aveva sospinto le navi. giallastro. - al di sopra: in
maga Circe. 37· il TeJJere: il Tevere alto, nell'aria, nel cielo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 233

40 d'ogni specie, abitanti delle rive e del letto d'iniziare il canto ne invo-
del fiume, addolcivano l'aria col canto e volavano ca l'ispirazione.
nel bosco. L'eroe comanda di mutare la rotta 47. armata straniera: flot-
ta troiana.
e di volgere a terra le prore: lieto avanza
48. Ausonia: i Greci chia-
con la flotta nel fiume ombreggiato di piante. marono « Ausones » gli Au-
runci, popolazione che, ap-
partenente al gruppo osco,
Il re Latino e Lavinia abitava tra i Liri e il Vol-
4S Ora, Erato, dirò quali re, quale stato turno; e più tardi, dopo che
nel secolo IV a. C. i Romani
di cose ci fosse nel Lazio antico, quando vinsero gli Aurunci, designa-
quest'armata straniera spinse le proprie navi rono con questo nome gli
alle coste d'AuSonia; ricorderò le cause abitanti dell'Italia centrale,
della prima battaglia. Dea, tu ispira il poeta! cosi che fu allora denomina-
ta «Ausonia» la parte del-
so Narrerò guerre orribili, parlerò delle schiere l'Italia indipendente dalla in-
e dei re che la collera spinse alla strage, ai lutti, fluenza greca. Più tardi il
dell'esercito etrusco e di tutta l'Esperia vocabolo assunse un valore
raccolta in armi. Assistimi, o divina, mi nasce dotto e poetico e fu usato
per designare tutta l'Italia.
una serie di eventi ben piu grande, m'accingo ,3.,4. mi nasce... più
ss a un. compito superbo! grande: intendi: dal propo-
· Già vecchio, il re Latino sito di cantare la guerra fra
governava tranquillo città e fertili campi Turno ed Enea mi si offre
(nasce) una serie di argo-
menti e di eventi ben più
IL RE LATINO E LAVINIA vrà essere un personaggio grande di quella finora af-
(4,·129). - Con l'a"ivo di straniero, la cui discendenza frontata cantando le pere-
Enea nella te"a sospirata ha dominerà il mondo. grinazioni dei Troiani.
inizio la seconda parte del ,6. Già vecchio, il re La-
poema, e Virgilio invoca 4,. Erato: delle nove so- tino, ecc.: Latino, re eponi·
Erato, la musa della poesia relle, figlie di Mnemosine e mo (che dà il nome) del La-
amorosa, perché lo ispiri: di Giove, che sovrintendo- zio, secondo il mito era figlio
egli canterà gli avvenimenti no a tutto ciò che rende della ninfa Marica e dt Fau-
di una gue"a il cui motivo bella e piacevole la vita, Era- no, il quale a sua volta era
più appariscente è una riva- to è la musa della poesia figlio di Pico, nato da Sa-
lità d'amore. La te"a in cui lirica, specialmente amorosa. turno. È interessante l'atti-
i Troiani sono approdati è Può sembrare strano che nenza con l'agricoltura di
il Lazio, e suo re è Latino, Virgilio all'inizio della se- tutti e tre gli ascendenti di
padre di un'unica figlia, La- conda parte del suo poe- Latino: Saturno, che si rap-
vinia. Molti principi italici ma interamente dedicato alla presentava con l'aspetto di
hanno chiesto in sposa la guerra, almeno come argo- un vegliardo dalla lunga
bella figlia del re, ma la mento fondamentale, invo- barba bianca e con in mano
madre, ·Amata, ha preferito chi la musa della poesia amo- un falcetto: il suo nome de-
il figlio del re dei Rutuli e rosa; ma il motivo della con- riverebbe da "sata", che so-
di sua sorella V enilia: il tesa fra gli ltalici guidati da no i campi seminati; Pico
giovane e forte Turno. Di Turno e i Troiani comandati da "picus", cioè il picchio,
parere diverso è però Latino, da Enea è l'amore di Turno che distrugge gli insetti no-
che da vari prodigi e da Fau- per la bella Lavinia, che il civi alle piante; Fauno da
no, nume tutelare dei boschi re Latino, suo padre, ha in- "faveo" (favorisco), e quin-
e padre suo, aveva appreso vece _promesso in sposa ad di propizio all'agricoltura e
che lo sposo di Lavinia do- Enea. Perciò Virgilio prima protettore delle greggi, don-

www.scribd.com/Baruhk
2 34 Canto settimo

de il suo soprannome di in una lunga pace. Sappiamo che era figlio


« Luperco », perché da esse di Fauno e di una Ninfa di Laurento, Marica;
teneva lontani i lupi. Ma-
rica, la madre di Latino, 60 Fauno era figlio di Pico e Pico di Saturno,
era una ninfa italica, cui antico capostipite di quel sangue regale.
presso M.inturno era consa- Per volere dei Numi Latino non ebbe maschi:
cra.o un bosco, vicino al il solo che gli era nato mori ancora bambino.
quale era la palude Marica,
in cui il Liri versava le sue Unica erede del vasto reame e della casata
acque. 65 era una figlia femmina, ragazza già matura
64. casata: stirpe, famiglia. per l'uomo, già in età di prendere marito. .
6?. Turno: re dei Rutuli, La chiedevano in molti, dal Lazio e dall' Ausoma;
fi~lio di Dauno e della ninfa
Venilia, sorella di Amata. tra gli altri Turno, il piu bello di tutti, potente
La capitale del suo regno e di gran stirpe, che la moglie del re
era Ardea, città a sud di 70 desiderava moltissimo avere come genero:
Laurento. La sua figura do- ma gli Dei vi s'oppongono con molti prodigi.
mina negli ultimi sei libri
del poema per qualità spie- In mezzo al palazzo reale, in un cortile interno,
carissime: la forza fisica, il c'era un alloro splendido dal fogliame santo
coraggio, l'arroganza, la vo- custodito con sacro terrore per molti anni:
lontà indomabile, che si
esprimono con l'impeto di 75 si dice che lo stesso padre Latino, trovatolo
un furore bestiale, quasi mai mentre gettava le prime fondamenta, lo avesse
illuminato dall'ideale. 1!: uno votato ad Apollo, chiamando Laurentini i coloni
dei personaggi più importan- dal nome di quell'albero. Un fitto stuolo di api
ti e meglio delineati dall'in-
tero poema virgiliano. volando per l'aria limpida con molto ronzio
69. la moglie del re: Ama- BO si posarono in cima all'alloro e intrecciando
ta, moglie di Latino. mutuamente le zampe pendettero in sciame
73· un alloro splendido: istantaneo e compatto da un ramo frondoso.
era usanza romana coltiva-
re nella casa, presso l'« im- Allora un indovino predisse: «Un eroe straniero
pluvium », una pianta d'alto verrà con un esercito da quella stessa parte
fusto che aveva anche il BS da dove vengono le api: regnerà sulla rocca».
compito di ombreggiare l'al- Poi, mentr~ la vergine Lavinia, accanto al padre
tare degli dèi Penati; così
Virgilio immagina che al- accendeva l'altare con fiaccole pure,
trettanto sia stato fatto nella
reggia di Latino, ove la un principe straniero: un
pianta è uno splendido allo- esemplare rappresentazione.
denso sciame di api, ronzan- 84-85. verrà ... sulla rocca:
ro, che ha dato il nome di do, si posa sulla cima del-
« Laurento » alla città. Ma verrà dal mare, donde sono
l'alloro, e le bestiole in- venute le api, e come le
non solo per l'impluvio; an- trecciando le zampe le une
che per tutta la reggia Vir- api si stabilirà a Laurento
con le altre (mutuamente) con la sua gente un duce
gilio ha avuto presente la pendono a grappolo" (scia-
pianta classica della casa ro- (eroe) straniero. La « roc-
me) da un ramo frondoso. ca », costruita sulla parte più
mana del suo tempo. L'apparizione improvvisa di
77· votato: dedicato. elevata della città, come sua
uno sciame d'api era per i ultima e massima difesa, ne
78-82. Un fitto stuolo ... Romani un presagio per lo rappresentava la forza e la
frondoso: è il primo dei pro- più funesto. Nota la preci- stessa esistenza.
digi che preannunciano a sione e la chiarezza delle 87. accendeva... fiaccole
Latino l'arrivo nel Lazio di immagini di questa rapida ed pure: intendi: accendeva il

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 235

parve che il fuoco attaccasse i suoi lunghi capelli, le fondamenta della poten-
che tutto il suo abbigliamento bruciasse con una fiamma za e della fama di Roma.
90 crepitante, che ardessero le chiome regali 99· all'oracolo di Fauno:
Fauno, padre di Latino, fu
e la corona gemmata; infine sembrò venerato dopo la morte co-
che fosse avvolta, tra il fumo, in una luce rossastra me dio vaticinatore, con il
e seminasse fuoco per tutta la casa. nome di Fatuo.
Dicevano che questo miracolo annunziasse 101. Albunea: la rupe Al-

95 cose stupende e terribili: infatti promettevano bunea è una località presso


Tivoli, densa di selve e con
a Lavinia destini grandi e una grande fama, una sorgente (forse una ca-
ma a costo di una guerra triste per il suo popolo. scata) di acqua solforosa che
Allarmato da questi prodigi il re Latino si getta nell'Aniene. Si cre-
si reca all'oracolo di Fauno, profetico deva che la selva fosse abi-
suo padre, e consulta i boschi sotto l'alta tata dalla ninfa Albula, di-
100
ventata poi famosa col no-
rupe Albunea, da dove tra gli alberi scaturisce me di sibilla Tiburtina, e
con rumore una grande sorgente sacra, famosa, che Fauno desse quivi i suoi
dall'acqua opalina e dal puzzo di zoHo. responsi.
Qui chiedono responsi, nel dubbio, tutti i popoli IO,·III. Enotria: anche

105 italici, tutta l'Enotria. Il sacerdote vi porta questo è un nome dato dai
Greci all'Italia meridionale,
offerte e nella notte silenziosa si sdraia in particolare alla Lucania e
a terra sulle pelli delle pecore uccise: alla Calabria (l'antico Bru-
poi raggiunto dal sonno vede molti fantasmi tium), dopo che Enotro, fi-
volteggiare in mirabili forme ed ascolta glio di Licaone, re di Arca-
dia, passò in Italia e ne oc-
110 varie voci, intrattiene colloquio con gli Dei cupò le coste meridionali.
e dal profondo Averno evoca l'Acheronte. Ma con il nome di Enotria
Qui dunque il padre Latino, cercando una risposta fu chiamata talvolta tutta la
ai suoi problemi, sacrifica secondo il rito cento penisola. - Il sacerdote ... va-
rie voci: è il modo di con-
pecore di due anni e, distese le pelli sultazione degli dèi detto
IIS vellose sulla terra, vi si corica sopra. «per incubationem »: il sa-
Ed ecco all'improvviso ,erompere una voce cerdote uccideva le pecore
portate come vittime (vi por-
ta offerte), le scuoiava, di-
stendeva le pelli sulla terra,
fuoco sull'altare con le pure si collega col primo, come vi si sdraiava e si addor-
fiaccole. «Pure,., perché im- sua logica conseguenza: le mentava. Nel sonno riceve-
piegate per accendere il fuo- api predicono l'arrivo dal ma- va i responsi divini sotto
co del sacrificio. re degli stranieri; le fiamme forma di sogni. - intrattiene
88-93. parve che il fuoco ... indicano la guerra che ne colloquio ... l'Acheronte: in-
tutta la casa: intendi: sem- nascerà e che si propagherà tendi: conversa con gli dèi
brò che il fuoco incendiasse per tutta la regione. del cielo e con quelli del
i suoi capelli e con fiamma 94· miracolo: fatto prodi- regno degli inferi (Averno).
crepitante bruciassero le sue gioso. « Acheronte ,. è uno dei fiu-
vesti e le sue chiome e la 96. destini grandi ... fama: mi dell'Averno, e il suo no-
corona splendida di gemme, con i « grandi destini » e me suona "fiume del dclo-
e che cosi avvolta di fiam- con la « grande fama » si al- re", ma qui sta per gli dèi
me incendiasse tutta la ca- lude alla storia romana; La- che abitano nel mondo sot-
sa. Questo secondo prodigio vinia doveva porre con Enea terraneo.

www.scribd.com/Baruhk
236 Canto settimo

II7-124. O figlio, non vo- dal profondo del bosco: cO figlio, non volere
lere, ecc.: il responso di uno sposo latino per Lavinia, non dare
Fauno è chiaro: Lavinia non
deve essere sposa di un la- fiducia alcuna al talamo giA preparato, verrà
ziale (latino), come vorrebbe 120 un genero straniero che porterà alle stelle
la regina Amata; il genero con la sua discendenza il nostro nome: i nipoti
sarà uno straniero la cui di- da lui sorti vedranno il mondo sottomesso
scendenza darà gloria eterna
al nostro nome e dominio ai loro piedi, i paesi tutti che il Sole guarda
sul mondo intero. nella sua eterna corsa dall'uno all'altro Oceano».
126. la Fama: malefica di- 125 Latino non tenne per sé la profezia e i consigli
vinità allegorica, che gli an-
tichi rappresentavano con le avuti nella notte silenziosa; la Fama
sembianze di un orrendo mo- volando dappertutto li aveva già portati
stro alato. Secondo il mito per le città d'Italia quando i Teucri ancorarono
era figlia della Terra e so- la flotta lungo la riva erbosa del bel fiume.
rella dei giganti Encefalo e
Ceo, e si dilettava di diffon-
dere il male. Virgilio ne fa
una lunga descrizione nel La profezia di Celeno si avvera
c. IV, 21o-225 ddf'Eneide.
130 Enea, i capi supremi e Julo si distendono
LA PROFEZIA DI CELENO SI
sotto i raini d'un albero altissimo: preparano
AVVERA (13o-174). -Appena
sbarcati e tirate le navi in i cibi, mettendo sull'erba larghe focacce di farro
secco, i Troiani spinti dalla come fossero tavole (consigliati da Giove),
fame si siedono sull'erba lun- e riempiono di frutta i deschi cereali.
go la riva del fiume e si ri-
storano, ma essendo il cibo 135 Allora, consumati quei poveri cibi,
insufficiente a soddisfare il la fame li spinse a addentare le sottili focacce
loro appetito sono costretti spezzandone l'orlo. «Ahimè - fece Julo,
a mangiare anche le focacce scherzando- noi mangiamo anche le nostre mense».
di farro che erano servite co-
me piatti. ]ulo, scherzando, Quelle poche parole inattese portarono
lo fa notare, e cosl si avvera 140 la fine del lungo errare: il padre le raccolse
la profezia di Celeno: « a"i- dalla bocca di Julo e le meditò a lungo
verete in Italia, ma non cin- stupito dell'oracolo che si era avverato.
gerete di mura la città che
vi è stata promessa, prima
che una feroce fame non
v'abbia costretto a rodere IJI-134·Preparano i cibi... mava portare sopra focacce
coi denti perfino le mense >>. cereali: intendi: secondo l'i- di farro insieme con cacio
Tutti esultano ed Enea rin- spirazione che essi ebbero da e uova.
grazia gli dèi indicendo in Giove, in mancanza di ta- 138. le nostre mense: le
loro onore una libagione. vole, posarono sull'erba fo- focacce or ora nominate.
Giove manifesta allora il suo cacce di farro e su di esse 140. del lungo errare: del
favore tuonando tre volte a i cibi. Questo particolare lungo viaggio per raggiun-
cielo sereno. non è soltanto la preparazio- gere dalla Troade la terra
ne dell'avveramento di una promessa dai Fati.
130. si distendono: si profezia, ma anche un gra- 142. dell'oracolo: della
sdraiano comodamente. Il ziosissimo quadro campestre, profezia. Le parole di Julo,
testo latino ha « corpora de- che richiama cerimonie anti- che per lui avevano il signi-
ponunt », cioè, posano i che, come l'offerta di primi- ficato e il tono di un'osserva-
corpi. zie ai Penati, che si costu- zione scherzosa, hanno inve-

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 237

essi mangiato le mense, cioè


Poi disse: «Salve o terra assegnata dai Fati, le focacce di farro. - Supre-
e salve voi, fedeli Penati di Troia; questo ma: decisiva, che non am-
145 è il paese promesso, questa la nostra patria. mette dubbi.
Ricordo ciò che disse il padre Anchise: -Quando, 158-159. Spargete coppe
ecc.: si facciano libagioni, si
o figlio, spinto a lidi sconosciuti, esaurito
beva in onore di Giove.
ogni cibo, la fame ti indurrà a divorare 160. ponete il vino sulle
anche le mense, allora finalmente potrai mense: preparate nuovo vi-
!50 sperare d'aver concluso le tue fatiche e trovato no per festeggiare l'evento.
la nuova patria: potrai erigere con le tue mani r61-r66. corona le tempie
le prime case e difenderle intorno con un bastione! - ecc.: la libagione esige d'es-
sere fatta con il capo inco-
Ed eccola quella fame, una prova suprema ronato di fronde. - il Genio
che porrà fine alle nostre sventure ... del luogo: lo spirito pro-
!55 Coraggio dunque, e lieti col primo raggio del sole tettore del luogo. -la Terra:
andremo a vedere che luoghi siano questi, che uomini figlia del Caos e divinità
vi vivano e dove siano le loro città: dal porto primigenia corrisponde alla
greca Gea, ed era conside-
muoveremo in parecchie direzioni. Spargete rata la madre di tutti gli es-
coppe in onore di Giove e invocate pregando seri viventi, anche degli dèi.
160 il padre Anchise, ponete il vino sulle mense». - le Ninfe: sono divinità
Poi corona le tempie con un ramo frondoso minori: personificazioni del-
le forze vive della natura.
e invoca il Genio del luogo e la Terra- la prima - i fiumi ancora ignoti: i
degli Dei-, le Ninfe, i fiumi ancora ignoti, fiumi che scorrevano nella
la Notte e le sue stelle che già vanno sorgendo, nuova terra ed ancora sco-
nosciuti ad Enea. Nel vasto
165 prega il Giove dell'Ida, la madre frigia Cibele, mondo dei miti gli antichi
i suoi due genitori, in Olimpo e nell'Erebo. avevano compreso anche i
fiumi, come divinità dimo-
ce attirato l'attenzione di vati nella terra promessa, ranti in essi; e li credevano
Enea, poiché hanno rievol.'a- avrebbero per fame divora- figli dell'Oceano, dal quale
to nella sua mente una pro- te anche le mense, è del- ritenevano che tutti avesse-
fezia che, avveratasi, mette- l'arpia Celeno (III, 307-320). ro origine. - la Notte: figlia
va fine alle fatiche sue e dei L'accenno ad Anchise è for- del Caos, come la Terra, era
suoi compagni. se uno dei difetti che il anch'essa una divinità pri-
143· Salve, o terra, ecc.: poeta, morto prima di dare migenia. - Giove dell'Ida:
Enea rivolge il suo primo al· suo lavoro l'ultima ma- Giove era dai Romani iden-
saluto alla terra che d'ora in no, non ha potuto correg- tificato con il greco Zeus, e
. poi sarà la sua patria, poi gere; ma è anche probabile quindi creduto, come Zeus,
ai Penati di Troia, che l'a- che Virgilio, quando scri- allevato in una grotta del
vevano accompagnato nel veva questi versi, pensasse monte Ida. Qui però Giove
lungo e faticoso viaggio, e che Anchise stesso gli aves- è invocato secondo le pre-
che ora, con la loro prote- se rivelato la profezia di Ce- rogative del dio latino, cioè
zione, avrebbero fatto pio- leno in una delle sue appa- come personificazione della
vere i doni della buona for- rizioni, dimenticando tutta- luce e dei fenomeni del
tuna anche sulla nuova pa- via di indicarne i particolari. cielo, e quindi come forza
tria. 152. con un bastione: eri- naturale della vegetazione e
146. il padre Anchise ecc.: gendo intorno ad esse un'o- della pratica dell'agricoltura.
veramente, nel poema, la pera di difesa. - Cibele: divinità della Fri-
profezia che gli Eneadi, arri- 153. quella farne: Paver gia, considerata moglie di

www.scribd.com/Baruhk
238 Canto settimo

Crono e gran madre degli Il padre onnipotente tuonò tre volte dal cielo
dèi, ma anche degli uomini
e degli animali, che nutre, sereno e, scuotendola di propria mano, mostrò
assiste e guarisce dalle ma- una nube lucente d'oro e raggi di luce.
lattie, come principio di vi- 170 Subito si diffonde per le schiere troiane
ta. - i suoi due genitori: la la voce che era giunto finalmente il gran giorno
madre di Enea, Venere, nel- di fondare le mura promesse. Gioiosi
l'Olimpo; il padre, Anchise,
che Enea aveva trovato nei per l'augurio rinnovano il banchetto, versando
campi Elisi (Erebo), quando il vino sino all'orlo delle coppe capaci.
discese nel mondo sotterra-
neo dei morti (c. VI). Nota
come Enea invochi prima le L'ambasciata al re Latino
divinità del luogo, in cui è
approdato: il genio tutelare,
la Terra, le Ninfe, i fiumi; 11S Il giorno dopo quando il sole già illuminava
poi gli dèi del cielo, la not- con la prima sua luce la terra, per vie diverse
te e le stelle, gli dèi patrii:
Giove e Cibele, ed infine esplorano la città, il paese e le spiagge:
quelli domestici: Venere e apprendono che lo stagno U vicino è prodotto
Anchise. dal Numico, che il fiume è il Tevere, che i forti
167-168. Il padre onnipo- ISO Latini sono i padroni della regione. Allora
tente: Giove. - dal cielo se- il figlio di Anchise comanda che cento ambasciatori,
reno: il tuono a ciel sereno
era considerato indice di scelti da tutti i ranghi dell'esercito, vadano
buon augurio. incoronati d'olivo sino alla capitale
173. rinnovano il banchet- latina e portino doni al re, chiedendogli pace.
to: riprendono a sedersi non 18S Costoro partono subito a passo veloce. Enea
già ponendo sulla terra fo-
cacce di farro, che del resto (;Ji ambasciatorz, grunti a reggia. E congeda gli awba·
i Troiani affamati avevano Laurento, la città capitale sciatori con ricchi doni.
già mangiate, ma tazze e cra- dei Latini, sono introdotti
teri pieni di vino per la li- nella reggia e ricevuti dal 179. Numìco: Numico è
bagione. Anche il rinnovo re con parole cortesi e be- lo stagno e Numico è anche
del banchetto è preso dal nevole. Risponde il capo del- il fiumicello che versa in
poeta dall'uso romano delle l'ambasceria, Ilioneo, dicen- esso le sue acque dandogli
« secundae mensae ». do che i Trozani sono sbar- origine. Secondo la leggen-
cati nel Lazio non a caso, da, ricordata da Tito Livio,
ma per volere del Fato, il Enea sarebbe scomparso nel-
L'AMBASCIATA AL RE LA- quale ha destinato quella ter- le sue acque. Il Numico, che
TINO (175-331). - Il giorno ra come nuova patria dei Pe- per alcuni non esiste più,
dopo i Tmiani esplorano il nati di Troia. Essi perciò per altri si identificherebbe
paese e vengono a sapere portano pace e chiedono pa- con il Rio Torto di Pratica
che il fiume è il Tevere e ce e ospitalità. Ed offre al o nel Canale dello Stagno,
che in quella terra abitano re i ricchi doni di Enea. La- emissario del lago di Ostia,
i forti Latini. Allora Enea tino risponde che il loro ar- scorreva parallelo al Tevere.
manda al re, che è Latino, rivo gli è stato preannuncia- 181. cento: il solito nu-
una folta ambasceria con ra- to dai vaticini, i quali gli mero· iperbolico in luogo di
mi d'olivo e ricchi doni; ed hanno anche predetto per molti, numerosi.
ordina che intanto l'accam- Lavinia uno sposo straniero. 183. incoronati d'olivo:
pamento sia fortificato con Perciò egli accogli!·rà linea per indicare che l'ambasce-
un solido muro e un fossato. come ospite atteso nella sua ria aveva intenzioni pacifiche.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 239

traccia il contorno dei muri con un piccolo fosso, straniera: uomuu, gli dice,
spiana l'area ed eleva le prime costruzioni di aspetto austero e gagliar-
sul lido, circondandole con \m muro merlato do (grandi) che indossano
vesti ignote. Con due toc-
e un terrapieno, all'uso di un campo militare. chi efficacissimi ( « ingentes
190 Percorso tutto il cammino gli ambasciatori vedono ignota in veste... viros » -
già le torri e i palazzi altissimi dei Latini grandi uomini in veste sco-
e s'avvicinano in fretta alle mura. Davanti nosciuta) il poeta ha ottenu-
to che il giovinetto ad un
alla città fanciulli e giovani nel primo fiore tempo comunicasse al re
s'esercitano a cavallo e in una nube di polvere l'importante notizia ed e-
19S guidano i carri, o tendono i duri archi o scagliano sprimesse il suo stupore.
202. Era un palazzo augu-
a mano gli elastici giavellotti: sfidandosi
sto, ecc.: Latino riceve l'am-
nella corsa e nel lancio. Un messaggero a cavallo basceria troiana nella reg-
va avanti a riferire al vecchio re dell'arrivo gia: ampia e sontuosa co-
di uomini grandi vestiti secondo una moda ignota. struzione edificata nella par-
te più alta della citttà. Essa
200 Egli comanda siano convocati a palazzo era stata la dimora del non-
e siede in mezzo alla reggia, sul trono dei suoi avi. no di Latino, Pico, ed era
Era un palazzo augusto, alto su cento colonne, considerata sacra e quindi
enorme, posto in cima alla città: fu tempio circondata da una selva. Ac-
canto ad essa Latino aveva
del laurentino Pico, degno di sacro terrore fatto costruire una sua di-
20S per i suoi boschi e il culto pietoso degli antenati. mora (v. 76) e la stessa cit-
Qui era di buon augurio per i sovrani ricevere tà ch'egli chiamò Laurento.
lo scettro e levare in alto i fasci; in questo tempio La casa di Pico servi poi co-
me tempio e curia. Quivi in-
era la loro curia e la sala dei sacri fatti i re venivano insigniti
banchetti: ucciso l'ariete i padri sedevano qui dei loro attributi regali (scet-
210 a mensa, in lunghissime file, uno vicino all'altro. tri e fasci); quivi il re acco-
Nel vestibolo, in ordine, c'erano i simulacri glieva gli ambasciatori stra-
nieri e radunava il senato.
di vecchio cedro degli avi: Italo e il padre Sabino Virgilio, che ha di mira l'e-
coltivatore di viti, che ha sotto i piedi la falce saltazione di Roma, « attri-
buisce ai Latini antichi usi
186. traccia... un piccolo lizzata e un terrapieno, se- e istituzioni dei suoi tem-
fosso : trai::ci a un piccolo fos- condo l'uso dei campi mili- pi; in tal modo questi ac-
so, come segno sul quale do- tari romani. quistano l'aureola augusta
vevasi costruire la fortifi- 193. fanciulli e giovani, della più remota antichità »
cazione intorno all'accampa- ecc.: già al primo incontro (G. Notte).
mento, che il poeta per ana- Virgilio fissa il carattere 212-216. di vecchio cedro:
logia con quella delle città guerriero del popolo latino: di vecchio legno di cedro.
chiama muri. Non è una i giovani di Laurento si Anticamente i simulacri si
precauzione eccessiva: il pa- esercitano in gare sportive e scolpivano nel legno. - de-
dre Anchise gli aveva pur nell'uso delle armi; cosi fa- gli avi: sono gli dèi eponimi
predetto che, arrivato nel ceva anche la gioventù ro- della gente italica; e il poe-
Lazio, avrebbe dovuto soste- mana nel campo marzio. ta li ricorda ad uno ad uno
nere una fiera lotta contro 199· di uomini grandi, nei versi successivi. - I talo
gente bellicosa (VI, 1076- ecc.: intendi: uno dei giova- e Sabino: rispettivamente
1078). ni cavalieri si stacca dal dell'Enotria, detta poi dal
188-189. con un muro ... gruppo e corre a riferire al suo nome Italia, e dei Sa-
un terrapieno: con una pa- vecchio re l'arrivo di gente bini, creatori ambedue di ci-

www.scribd.com/Baruhk
240 Canto settimo

viltà nella propria terra con ricurva, il vecchio Saturno e Giano bifronte
l'introduzione dell'agricoltu- 21S ed altri re antichissimi, che eran stati feriti
ra. - il vecchio Saturno: di- ndla notte dei tempi, lottando per la patria.
vinità solare, personificata in
un re che in tempi antichis- Pendevano dai sacri battenti molte armi,
simi avrebbe fatto felici i po. carri presi ai nemici, curve scuri, cimieri,
poli del Lazio; e il suo go. gran chiavistelli di porte di fortezze espugnate,
verno fu dalla tradizione 220 e giavellotti, scudi, rostri strappati alle navi.
chiamato «età dell'oro».
Presiedeva alla giustizia, ai Seduta c'era la statua di Pico, col lituo
giorni, alle stagioni, all'an- di Quirino, vestito con un mantello corto,
no, alle intemperie, alle se- lo scudo nella sinistra: Pico, il domatore
menti, all'agricoltura, e in di cavalli, che Circe sua amante appassionata
suo onore si celebravano nel-
le calende di gennaio i fa- 22S toccò con l'aurea verga e avvdenò trasformandolo
mosi Satumalia. Si rappre- in uccdlo dalle ali cosparse di colori.
sentava con l'aspetto di un In questo tempio divino, seduto sul seggio paterno,
vegliardo dalla lunga bar-
ba bianca e con in mano un Latino fece entrare i Troiani e per primo
falcetto. - Giano bifronte: disse in tono benevolo: «Parlate pure o Dardanidi
divinità prettamente italica 230 - poiché noi conosciamo tutto di voi: la città
ravvisabile nella rappresen- e la stirpe; voi siete gente famosa dovunque
tazione più antica delle due
facce, una con la barba e navighiate-. Che cosa volete? Quale ragione
una senza. Si diceva che a- ha spinto le vostre navi per tanta acqua cerulea
vesse regnato nel Lazio con fino al lido d'Ausonia? Sia stato un errore di rotta
Satumo e si favoleggiava
che dal suo connubio con la 23S o una tempesta (quali soffrono i naviganti
ninfa Camesena avesse avu- in alto mare) a costringervi a entrare od fiume
to origine la stirpe italica e a fermarvi od porto, non sdegnate la nostra
(v. «Alle fonti del Oitum- ospitale accoglienza e sappiate che i Latini,
no » di G. Carducci).
217-220. Pendevano dai
sacri, ecc.: dopo il ricordo re, degli àuguri, poi dei con- ti anche Dardanidi, da Dar-
dei re creatori di civiltà, ec- soli e dei cavalieri; ed ha dano, capostipite della casa
co ora quello dei trofei di nella mano sinistra lo scudo, regnante su Troia e primo
guerra conquistati difenden- che si credeva caduto dal fondatore di quella città, so-
do la libertà della patria: cielo, e nella destra un ba- no giunti in un luogo, il La-
carri da guerra, tanto leggeri stone ricurvo, senza nodi, u- zio, dove la loro triste sto-
da poter essere appesi alle sato dagli auguri per trar- ria più recente è nota, ma
pareti, scuri, cimieri... e ro- re gli auspicii. Di esso si ser- dove è nota anche quella più
stri, cioè speroni di cui era- vi anche Romolo (Quirino), antica e gloriosa. Ed ecco
no munite le navi da guerra quando trasse gli auspici per allora il discorso di Latino,
per affondare quelle avver- l'edificazione di Roma. La che è espressione del suo ca-
sarie. · maga Circe trasformò Pico rattere aperto, benevolo e si-
221-226. Pico: la prima nell'uccello omonimo, il pic- curo delle proprie azioni, con
statua è di Pico, figlio di Sa- chio, perché a lei aveva pre- il quale il vecchio e saggio
turno e nonno di Latino. ~ ferito come sposa Canente, re riconosce il valore e i
rappresentato seduto, in ve- la figlia di Giano (v. Ovidio, meriti, la civiltà e il decoro
ste succinta, cioè con il cor- Met., XIV, 394 sgg. e 441 del popolo che l'ambasceria
to mantello di porpora (o e sgg.). rappresenta.- nel fiume: nel
bianco listato di porpora) 229-249. Dardanidi - poi- Tevere. - i Latini, prole Sa-
detto « trabea », proprio dei ché noi, ecc.: i Troiani, det- turnia ecc.: i Latini, discen-

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo

prole Saturnia, son giusti non perché cosi vuole 250. Ilioneo: il capo de-
la legge, ma di propria natura e per l'usanza gli ambasciatori, che altra
240
volta con abile parola aveva
di quell'antico Dio. E in verità ricordo perorato la causa dei Troia-
-la fama cogli anni s'è piuttosto oscurata- ni presso la regina Didone
che i vecchi aurunci dicevano come Dardano, nato (1, 6o7-65o), risponde ora a
in questi campi, fosse andato poi nella Frigia, Latino altrettanto abilmente
e chiede ospitalità per il po-
245 alle città dell'Ida e a Samo nella Tracia polo troiano, che sfuggito al-
(quella adesso chiamata Samotracia). Partito la distruzione di Troia, è ar-
da qui, dalla tirrena Corito, ora l'accoglie rivato nel Lazio non a ca-
so, ma per volere deigli dèi.
in ttono l'aurea reggia del cido stellato, 256. cacciati dai regni,
è uno dei Celesti che i nostri altari onorano ». ecc.: banditi dal regno più
2SO Gli rispose Ilioneo: «O re, figlio famoso grande di quanti ne sono esi-
di Fauno, non fu una nera tempesta ad obbligarci, stiti e ne esistono sulla terra.
257-258. Discendiamo da
sbattuti dalle onde, a approdare alle vostre Giove, ecc.: perché il capo-
contrade, né ci trasse fuori rotta la poca stipite dei Troiani è Darda-
conoscenza dei lidi o una stella: veniamo no, figlio di Giove.
2SS a questa città di proposito, volontariamente, 259-260. Enea di gran stir-
pe divina: perché figlio di
cacciati dai regni maggiori che il sole mai abbia guar- Venere, una delle maggiori
[dato divinità dell'Olimpo.
sorgendo dalla cima dell'Olimpo. Discendiamo 261-263. Quale immensa
da Giove, siamo fieri, noi Troiani, d'avere bufera, ecc.: in questi tre
versi il poeta ha condensato
Giove per antenato; il nostro sovrano, Enea le spaventose vicende della
260 di gran stirpe divina, ci ha mandato a te. guerra (immensa bufera) che,
Quale immensa bufera partita da Micene partita dalla Grecia, si era
si sia rovesciata pei campi dell'Ida, spinti da quali abbattuta nella pianura del-
la Troade dominata dal mon-
destini i due continenti d'Asia e d'Europa cozzassero, te Ida. « Micene », la città
l'hanno saputo tutti, anche i remoti abitanti di Agamennone nell'Argoli-
de, rappresenta qui tutta la
Grecia. Nota l'efficacia del-
denti da Satumo, il dio del- dre di Anchise e nonno di l'iperbole che rappresenta la
la giustizia, sotto il cui go- Enea. Invece secondo la tra- guerra tra Greci e Troiani
verno era fiorita «l'età del- dizione seguita da Virgilio, come il cozzo formidabile tra
l'oro », sono giusti non per Dardano, oriundo di Còrito i due continenti d'Europa e
imposizione della legge, ma (l'odierna Cortona) e quindi d'Asia.
per natura e per l'esempio a mitico eroe italico, si trasfe- 264-267. l'hanno saputo
loro dato dal dio che ha da- rl dall'Etruria nell'isola di tutti, ecc.: intendi: tutti
to origine alla loro stirpe. - Samotracia e di qui nella hanno avuto notizia di que-
Dardano, nato in questi cam- Frigia, dove sarebbe divenu- sta grande guerra, anche gli
pi ecc.: secondo Omero da to genero di Teucro. Virgi- abitanti delle regioni più
Dardano, figlio di Zeus e lio, cioè, vuoi dimostrare che lontane da noi: cosl quelli
della ninfa Elettra, nacque i Troiani sono stranieri quan- delle terre vicine all'Ocea-
Erittonio, padre di Troo; da to basta per soddisfare l'esi- no che gira a cerchio, come
Troo nacquero Ilo e Assara- genza del responso, ma che quelli che vivono nella zo-
co; da Ilo discese Laome- in realtà essi ritornano in na bruciata dal sole equato-
donte e da questo Priamo; Italia a buon diritto, per- riale. Gli antichi credevano
da Assaraco discese Capi, pa- ché loro patria d'origine. che l'Oceano fosse un im-

www.scribd.com/Baruhk
242 Canto settimo

menso fiume che corresse 265 di terre fuori del mondo, divise dall'Oceano
intorno alla terra e che da che torna su se stesso, o di regioni bruciate
esso traessero origine tutte
le acque. dall'implacabile sole in zona equatoriale.
269. gli dèi patrii: i Pe- Scampati a quella tempesta, sbattuti per tanti mari,
nati, cui gli antichi attribui- chiediamo una piccola sede per gli Dei patrii, un lido
vano, come a quelli della fa- 210 ospitale, acqua e aria libere per tutti.
miglia, una larga influenza
di custodia, di protezione e Saremo degni del vostro regno, e la vostra fama
di prosperità dello Stato. non ne scapiterà, non ci vedrete ingrati
274-290. Giuro per i de- né dovrete pentirvi d'aver accolto i Troiani.
stini d'Enea, ecc.: l'abilis- Giuro per i destini d'Enea, per la sua destra
simo Ilioneo pensando che 275 potente - che qualcuno ha sperimentato in pace,
Latino gli possa chiedere
perché i Troiani sono sbar- qualcuno in guerra e in armi - , molti popoli, molte
cati in Italia e proprio nel genti vollero unirei a loro: non disprezzarci
Lazio, mentre avrebbero po- se veniamo a te supplici, con bende di pace!
tuto dirigersi verso altre ter-
re, giura sulla verità dei Fa- Ci ha spinto a cercare le vostre terre il volere
ti, che guidano Enea, e sul- 280 degli Dei. Di qui Dardano ebbe origine, qui
la realtà del suo valore, spe- ci chiama Apollo e con ordini imperiosi ci spinge
rimentato in pace e in guer- al Tevere etrusco e alle sacre acque del fonte Numico.
ra, che molti popoli li han-
no invitati a prendere di- Enea ti regala qualche piccolo pegno
mora nella loro terra, ma della potenza d'un tempo, resti da lui salvati
che essi hanno obbedito al- 285 all'incendio di Troia. Con questa coppa d'oro
la volontà degli dèi. - Di libava il padre Anchise presso gli altari; questa
qui Dardano, ecc.: v. nota
ai versi 243 sgg. Ilioneo ti- era l'acconciatura di Priamo quando dava
prende il discorso di Latino, secondo l'uso leggi ai popoli adunati:
ma con altro intendimento: lo scettro, la sacra tiara e le vesti, tessute
egli afferma decisamente che
la venuta dei Troiani in Ita- 290 dalle donne iliache »...
lia è un ritorno. Dardano, A tali parole d'Ilioneo il re Latino
di origine italica, trasmigrò rivolge gli occhi al suolo pensando, il volto fisso
in Oriente ed ora nelle ve- e intento. Non lo commuove la porpora ricamata
sti di Enea, suo discenden-
te, ritorna sospinto da Apol- né lo scettro di Priamo, ma pensa al matrimonio
lo con i suoi oracoli, e gli 295 della figlia e rimugina il presagio di Fauno:
manda i doni ospitali. - Nu- ecco il genero giunto da una terra straniera,
mìco; v. verso 179 e la no- predestinato dai Fati a regnare con lui,
ta. - la sacra tiara: il ber-
retto frigio (specie di tur- ecco il futuro autore di una stirpe famosa
bante con la punta diritta) per il valore, forte da conquistare il mondo!
faceva parte, insieme con Io 300 Poi disse, lieto: «Gli Dei favoriscano i nostri
scettro e il manto, delle in-
segne regie; gli altri Troia- ma ricorda il presagio di 300. i nostrt progetti e i
ni portavano la mitra, anche Fauno, suo padre. Egli oltre loro augurii: i nostri proget-
berretto frigio, ma con la che essere re è anche padre, ti di fare dei Latini e dei
punta ripiegata. e ad un tempo pensa sia al- Troiani un popolo solo e i
293-299. Non lo commuo- Ia gloria fu tura del suo po- vaticini degli dèi, che coin-
ve, ecc.: Latino non si com- polo, sia alla felicità della cidono con quanto noi ci
muove alla vista dei doni, figlia. proponiamo di fare.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 243

progetti e i loro augurii. Troiano, ti sarà dato 3II. gli oracoli del tem-
quel che desideri, io non respingo i tuoi doni. pio, ecc.: i presagi di Fau-
Finché sarà re Latino non vi verrà mai meno no, suo padre, interrogato
da Latino nei boschi presso
la ricchezza dei campi o l'opulenza di Troia. Tivoli, dov'era la rupe Al-
305 Ma se davvero Enea vuol essere nostro amico, bunea e dove egli dava i suoi
se aspira ad essere ospite nostro, caro alleato, responsi (vv. 98-103).
329. ai cavalli del Sole:
non abbia paura a venir di persona, Etone e Piroo.
poiché lo attendo da amico: stimerò quasi fatta
l'alleanza se avrò toccato la sua mano. GIUNONE, ALETTO E I.A
310 Ora voi riportategli subito i miei mandati. REGINA AMATA (332-462). -
Ho una figlia alla quale gli oracoli del tempio Mentre l'ambasceria troiana
ritorna al campo con i doni
paterno e molti prodigi celesti non consentono del re Latino, Giunone scor-
s'unisca in matrimonio a un uomo di nostra gente: ge Enea e i suoi compagni
predicono che un genero venuto da terre straniere già arrivati sulle coste del
315 toccherà in sorte al Lazio, un genero che porterà Lazio,- e adirata per il fal-
limento dei suoi piani, chia-
il nostro nome alle stelle con -la sua discendenza. ma la furia Aletto e le ordi-
Credo e spero che Enea sia il genero chiamato na di creare motivi di di-
dai Fati, se la mia mente è presaga del vero». scordia tra Latini e Troiani,
Quindi il padre Latino sceglie alcuni cavalli allo scopo di impedire le
nozze di Enea con Lavinia.
320 (ne teneva trecento in grandi stalle, splendidi) Aletto obbedisce e col morso
e subito comanda che quei corsieri, adorni di uno dei suoi serpenti ac-
di porpora e gualdrappe ricamate, sian dati cende d'ira la regina dei La-
ad ogni ambasciatore. Collane d'oro pendono tini, già turbata dall'arrivo
dei Troiani. Amata dappri-
sui petti dei cavalli; mordono un freno d'oro. ma si duole con Latino del-
325 In omaggio a Enea assente affida ai Teucri un cocchio la promessa fatta agli amba-
con due trottatori di origine celeste sciatori troiani e difende la
causa di Turno, ma quando
dalle nari infuocate, della razza di quelli l'azione del veleno si fa più
che l'ingegnosa Circe creò sottoponendo profonda, dà in smanie, cor-
ai cavalli del Sole una giumenta montana. re per la città urlando co-
330 Alti sui loro cavalli ritornano gli Eneadi me una baccante ebbra, na-
sconde la figlia nei boschi e
portando le proposte e i doni di Latino. la consacra a Bacco, indi con
le donne latine, come lei in-
vasate, si dà ad uno sfrena-
Giunone, Aletto c la regina Amata to baccanale.

Intanto la feroce moglie di Giove tornava 333· Argo Inachia: Ar-


da Argo Inachia, portata per aria dal suo carro: go, città dell'Argolide, detta
Inachia perché fondata da
Inaco, padre di Io che, tra-
sformata in giovenca, fu da-
302. quel che desideri: nuova Troia ricca e potente. ta in custodia ad Argo, il
l'ospitalità nel Lazio e l'al- 309. toccato la sua mano: pastore dai cento occhi. La
leanza con i Latini. la stretta di mano fatta con città era carissima a Giuno-
304. di Troia: della città la destra era impegno di so- ne, perché vi era particolar-
che voi fonderete come una lenne fedeltà. mente onorata (I, 30).

www.scribd.com/Baruhk
244 Canto settimo

334-338. guardando giù guardando giu dal cielo scorse, sin dal lontano
dal cielo, ecc.: volando sul JJS Pachino, Enea contento e la flotta troiana.
suo carro Giunone, arrivata Li vide che innalzavano le case, abbandonate
sulla verticale di capo Pas- ·
sero (Pachino), nella Sicilia le navi, già sicuri del luogo; si fermò
meridionale, vede Enea che, colta da acre dolore. Poi scuotendo la testa
sbarcato alla foce del Teve- disse: «Oh, stirpe odiosa e Fati dei Frigi avversi
re, è tranquillamente inten- l40 ai miei Fati! Morirono forse nei campi sigei?
to a costruire nuove abita- Furono preda dei Greci? O arsero nel rogo
zioni per sé e i suoi com-
pagni. La dea, costretta a di Troia? Niente affatto: riuscirono a salvarsi
costatare il fallimento della dai nemici e dal fuoco! Forse la mia potenza
sua opera, s'arresta addolo- è alfine stanca o sazia, e ho placato il mio odio?
rata e furente, e senza esi- J4S Ah no, che ho osato, accanita, perseguitare· i profughi
tare riprende la lotta. Cosl scacciati dalla patria per tutto il mare ondoso,
la simmetria tra le due parti
del poema è rispettata. Al- sprecando contro i Teucri le forze dell'acqua e del cielo.
l'inizio dei primi sei canti A che mi son servite le Sirti, Scilla e Cariddi?
Giunone, quando vede i Eccoli già nel Tevere tanto desiderato,
Troiani navigare tranquilla- JSO al sicuro dal mare e da me. Poté Marte
mente verso l'Italia, ricorre distruggere la razza gigante dei Lapiti;
a ~lo, il quale libera i
venti, sconvolge il mare e lo stesso padre celeste ha concesso al furore
getta i naviganti sulla co- di Diana l'antica Calidone (e che mali
sta africana di Cartagine; ora cosi gravi commisero Lapiti e Calidone?).
all'inizio della seconda par-
te ricorre alla furia Aletto,
che sconvolge gli animi dei tà (Enea e i suoi compagni Scilla e Cariddi furono evi-
popoli latini e provoca la sono riusciti a trovare una tate dai Troiani per consi-
guerra. via di salvezza passando tra glio di Eleno (III, .512-.528).
339· Fati dei Frigi: desti- le schiere nemiche), né con 3.5o-3.54. Poté Marte di-
no dei Troiani. La Troade l'incendio di Troia, cosl im- struggere, ecc.: Giunone ha
era parte della Frigia. I Fati ponente che illuminava il bisogno di esasperare la
dei Troiani contrastavano tratto di mare, in cui era an- propria ira prima di decide-
fortemente con quelli dei corata la flotta greca. re come aggredire e colpire
Greci e dei Cartaginesi; lo 347. sprecando contro i a morte i Troiani; e pone a
dimostrarono le guerre di Teucri ecc.: allude alle tem- fronte dei suoi insuccessi le
Roma sostenute poi con gli peste scatenate da Eolo, intraprese favorevoli di al-
uni e con gli altri vittorio- quando Enea, dopo essere tri dèi: di Marte che si ven-
samente. stato ospite in Sicilia del re dicò di non essere stato in-
340. nei campi sigeit ecc.: troiano Aceste, fece rotta vitato alle nozze di Piritoo
nota con quanto realismo con le sue venti navi verso suscitando una lotta mortale
questi interrogativi retorici l'Italia. tra i Lapiti e i Centauri, lo-
esprimano l'ira di Giunone, 348. Sirti, Scilla e Carid- ro invitati; di Diana, che a-
che non è riuscita a distrug- di?: le Sirti sono ampie in- vendo Eneo al termine del
gere i Troiani, né con la senature sulla costa libica; raccolto sacrificato a tutti i
guerra combattuta nella cam- Scilla e Cariddi si trovano numi tranne che a lei, inviò
pagna troiana (fra la colli- sullo stretto di Messina. So- un terribile cinghiale a deva-
na, su cui era costruita la no luoghi pericolosi alla na- stare la campagna intorno al-
città, e il promontorio Si- vigazione; le Sirti per i bas- la città di Calidòne. La fie-
geo ad ovest di essa), né sifondi sabbiosi, Scilla e Ca- ra fu poi uccisa da Melea-
circondando di Greci la cit- riddi per le correnti marine gro.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 24.5

3SS lo, la gran moglie di Giove, che non ho trascurato l'incendio di Troia. Allo
null-' e ho provato di tutto per nuocere, sono vinta, stesso modo anche il figlio
di Venere, Enea, nuovo Pa-
infelice, da Enea! Ah, se la mia potenza ride, sposando Lavinia por-
non è abbastanza grande, chiederò aiuto a chiunque; terà la rovina alla nuova
se non ne otterrò dai Celesti solleverò l'Acheronte. Troia (Pergamo) sorta nel
Lazio. Nota come Giunone
360 So bene che non potrò tenere Enea lontano paragoni volutamente Vene-
dai regni latini e che i Fati gli hanno assegnato in re ad una mortale ed Enea
[moglie a Paride: è un particolare
Lavinia: ma potrò ritardare le cose che aggiunge evidenza al ca-
rattere acerbo e puntiglioso
e sterminare i popoli di Troia e di Laureoto. di Giunone.
S'alleino a questo prezzo il suocero e il genero: 372. Furie: le Furie, no-
365 o yergine, avrai una dote di sangue troiano e rutulo, me latino delle greche E-
Bellona sarà la tua pronuba! Ecuba non sarà sola rioni,. sono le divinità infer-
nali della maledizione e del-
ad aver partorito una fiaccola accesa, la vendetta. Erano tre: A-
Enea sarà per Venere come Paride, torcia letto, Tesifone, Megera, e si
funesta su Pergamo che risorge di nuovo ». rappresentavano anguicrini-
370 La Dea verso la terra s'avviò, spaventosa; te, con occhi truci, agitanti
con le mani faci e serpenti.
chiamò dalla notte infernale, dimora Dante ne ravvivò con vigore
delle terribili Furie, la luttuosa Aletto michelangiolesco la rappre-
che ama le guerre tristi, l'ira, le insidie, le offese. sentazione, ponendole, cu-
Persino il padre Plutone odia quel mostro, la odiano stodi terribili, a guardia del-
la inferiJale « Città di Di-
375 le sorelle infernali: tanto è d'aspetto mutevole, te».
tanto è tremenda in volto, irta di cento &erpenti. 376. irta di cento serpen-
Giunone l'aizzò dicendole: «O vergine ti: Dante dice che le furie
« serpentelli e ceraste avean
359· solleverò l'Acheron- Lavinia, e Bellona, la dea per crine, - onde le fiere
te: le forze dell'Averno; della guerra, sarà protettrice tempie erano avvinte ... »
chiamerà infatti in suo aiu- e assistente alle nozze, in- (Inf., c. X, vv. 41-42). Il
to Aletto, la maggiore delle vece di Giunone cui sarebbe « cento » ha valore di « mol-
Furie infernali. spettato tale compito (Giu- ti».
362-369. ma potrò ritarda- none pronuba); ed Enea non 377-388. O vergine figlia
re, ecc.: Giunone sa di non sarà meno funesto di Paride della Notte, ecc.: le parole
potersi opporre alla volontà alla città (la nuova Perga- che Giunone rivolge ad A-
dei Fati, ma sa anche di pa- mo) ch'egli sta costruendo. letto non hanno il tono sup-
terne ritardare la realizzazio- Simile alla causa che di- plichevole della preghiera ri-
ne. E nel frattempo la fero- strusse Troia sarà quindi la volta a Eolo, ma della per-
ce regina degli dèi, sospinta causa che distruggerà la nuo- suasione e dell'incitamento
da un furore isterico cosi va Pergamo, come simili so- all'odio, alla violenza, al
violento da perdere ogni con- no i loro indizi: Ecuba, re- male. Ma Eolo, che ha il
trollo di se stessa, si propo- gina di Troia, prima di met- compito di regolare i venti,
ne di distruggere Troiani e tere al mondo Paride, aveva non è malvagio, e accondi-
Latini in una guerra cruen- sognato di partorire una fiac- scende alla richiesta suppli-
ta. Questo sarà il suggello cola, e gli indovini predis- chevole di Giunone perché
del patto d'alleanza tra Lati- sero che quella fiaccola a- aveva motivi di riconoscenza
no ed Enea (suocero e gene- vrebbe incendiato la città. verso la dea (I, 82-93); Alet-
ro); questa strage di Rutuli Infatti Paride rapi Elenà e to è di natura malvagia e ad
e di Troiani sarà la dote di fu causa della guerra e del- ottenere la sua collaborazio-

www.scribd.com/Baruhk
246 Canto settimo

ne è sufficiente l'incitamen-
to, il comando. - Scuoti il figlia della Notte, aiutami in quest'impresa
cuore fecondo di mali: fai affinché non s'abbassi la mia fama e il mio onore;
uscire da te tutti i mali che
porti in grembo. Ma si po- 380 fa si che gli Eneadi non riescano a raggirare
trebbe anche intendere, co- Latino con queste nozze e a occupare l'Italia.
me pare abbia inteso il tra- Tu puoi far armare e combattere i fratelli
duttore in contrasto con i piu concordi, spargere l'odio nelle famiglie,
più: agita il cuore degli uo-
mini che può essere fecon- portare nelle case i flagelli e le funebri
do, come di beni, cosi anche 385 torce: hai mille modi, mille arti di far danno.
di mali. Scuoti il cuore fecondo di mali, rompi la pace
389. di veleni Gorgonei: raggiunta, semina cause di guerra: la giovenru
dei veleni delle serpi orri-
bili che, con aspetto terri-
voglia a un tratto le armi e le chieda e le imbracci! •
ficante, formano la chioma Subito Aletto, infetta di veleni Gorgonei,
delle Furie. Anche le Gor- 390 s'avvia verso Laurento, al gran palazzo del re,
goni, le tre figlie di Porco entrando nella stanza silenziosa di Amata
e di Ceto o Cheto, mostri
alati orribili, dallo sguardo la regina che, irata per l'arrivo dei Teucri
che impietriva, avevano ser- e le mancate nozze di Turno, era sconvolta
penti per capelli, donde l'ag- dall'ansia femminile e dal dolore. La Dea
gettivo « gorgonei » usato 395 si tolse dai capelli glauchi un solo serpente,
per indicare i serpenti delle
Furie. lo infisse profondamente nel petto di Amata,
394· dall'ansia femminile perché infuriata dal mostro sconvolga tutta la reggia.
e dal dolore: Amata, non Strisciando tra le vesti e la carne, il serpente
vittima ancora delle arti ma- si muove senza mordere, eccita l'infelice
lefiche di Aletto, è soltanto
turbata dalla preoccupazio- 400 col fiato viperino: diventa il laccio d'oro
ne normale di una madre che le circonda il collo, la benda che le cinge
per la figlia che si sposa; la i capelli, e lubrico vaga per tutte le membra.
Furia si accinge senza indu-
gio a trasformare questo sen-
Il primo contagio si propaga col liquido
timento naturale e legittimo veleno, agita i sensi ed infuoca le ossa
in una ribellione furiosa, 405 ma non ancora il cuore. La regina parlava
quasi selvaggia. con una triste dolcezza, come fanno le madri,
40o-407. diveTtta il laccio piangendo per la figlia e le nozze troiane:
d'oro, ecc.: la serpe, dopo
aver strisciato, quasi inav- « È proprio vero che woi sposare la nostra Lavinia
vertita, sul corpo, prende a esuli dardanidi, padre? Non hai pietà
forma di collana d'oro e poi 410 della figlia e di te, di una madre che al primo
di nastro che avvolge i ca-
pelli; cosi inizia la sua ope-
vento propizio quel perfido predone lascerà
ra malefica toccandole il col- sola, fuggendo pel mare, portandosi via la fanciulla?
lo e la testa, che sono le Non fece forse cosi Paride, il frigio pastore,
parti più sensibili. Ma Alet- quando andò a Sparta e rapi Elena figlia di Leda
to, pur immettendo in Ama-
ta un'agitazione insolita, non approva le nozze Jella fi- turiero, il quale, sposata La-
le turba ancora il cuore; e glia. vinia, al primo vento favo-
la regina parla al marito con 411-412. quel perfido pre- revole, riprenda il mare, por-
dolcezza, piangendo come u- done, ecc.: Amata immagi- tando via la figlia e lasciando
na comune madre che non na che Enea sia un avven- lei, madre, sola nel pianto.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 247

415 ~;onducendola a Troia? Che ne è della tua parola, una terra che non appartie-
dell'amore pei tuoi, della promessa fatta ne a Latino. Perciò il re dei
Rutuli può essere considera-
tante volte al parente Turno? Se cerchiamo to giustamente il principe
un genero straniero, se sei davvero fermo straniero voluto dal Destino.
in quest'idea e ti assillano gli ordini di tuo padre 42,. tentato: cercato di
420 Fauno, ebbene ogni terra libera, indipendente convmcere.
dal nostro regno è straniera: io credo che gli Dei 428. e tutta la perco"e:
la tenace opposizione di La-
questo mtendano. E poi, se risaliamo alle origini, tino determina in Amata,
Turno è straniero, i suoi avi sono Inaco e Acrisia tutta dominata ora dal ve-
e la sua patria è il cuore della greca Micene ». leno della serpe di Aletto,
una reazione furibonda, e la
425 Dopo avere tentato con queste parole Latino, regina dei Latini, folle d'ira
poiché non riesce a commuoverlo (e intanto il veleno e di dolore, corre per la cit-
del serpente infernale è entrato profondamente tà urlando come una baccan-
nelle sue viscere e tutta la percorre), la donna, te ebbra.
scossa da immani visioni, folle d'ira e dolore, 43D-439· Così rotea una
trottola, ecc.: mentre Amata
430 infuria per la città. Cosi rotea una trottola corre e ricorre forsennata
sotto i colpi di frusta dei fanciulli che giocano per la città, il poeta per at·
facendola girare intorno a un vasto cortile; tutire l'impressione tragica
creata dal rapido evolversi
spinta dai colpi la trottola avanza descrivendo della situazione, interrompe
cerchi, la schiera dei bimbi la guarda stupita il racconto e paragona i mo-
435 senza sapere perché quel legno si muova vimenti della donna al muo-
cosi rapidamente su se stesso, e raddoppia versi della trottola nel gio-
co innocente di una schiera
le frustate, raddoppia il movimento. Veloce di bimbi. C'è chi ha credu-
come un ruotare di trottola Amata si muove to di giudicare inadatto l'ac-
in mezzo alla città e attraverso la gente. costamento di questa nitida,
440 Peggio: fingendo d'essere invasata da Bacco gentile e colorita similitudi-
ne alla torbida e greve tra-
corre nei boschi e nasconde la figlia sui monti frondosi gicità dei movimenti di A-
per strappare ai Troiani la sposa e tardare le nozze. mata, ma il senso della mi-
E al grido di «Bacco, evoè! » urla che solo Bacco sura, proprio dell'arte clas-
sica, si giova spesso di que-
è degno della vergine, la quale ha consacrato sti mezzi anche per rendere
meno impressionante la let-
tura.
41.5-424. Che ne è della alla promessa, essa afferma 440. invasata da Bacco:
tua parola, ecc.: Latino ave- con una distinzione sottile, ispirata da Bacco.
va promesso Lavinia in ispo- dettatale ovviamente dall'a- 441. nasconde la figlia:
sa a Turno, figlio di Venilia, more materno, che anche per impedire o ritardare, in
sorella di Amata, e del re Turno è straniero, perché attesa di eventi nuovi e fa-
dei Rutuli; ed Amata cal- discendente da Danae, che, vorevoli, le nozze di Lavinia
deggiava il matrimonio del- figlia di Acrisio, quarto re con Enea.
.io~ .figlia con il nipote, 11nche di Argo, era fuggita in Ita- 444· è degno della vergi·
perché lo considerava van- lia e aveva sposato Pilun- ne: finge di consacrare La·
taggioso alla famiglia e ai La- no, fondatore di Ardea e vinia a Bacco per rendere
tini tutti. E contro l'oraco- trisavolo di Turno; senza inutile la promessa di Lati-
lo di Fauno, che aveva co- contare poi che Turno è no ad Enea con sottile astu-
stretto Latino a venir meno straniero anche perché re di zia femminile.

www.scribd.com/Baruhk
248 Canto settimo

445· tirsi: bastoni, ador- 445 a Bacco la sua chioma ed ha impugnato i tirsi.
ni di edera e di pampini, Ne vola la notizia; egual furore conduce
agitati dalle Baccanti. tutte le madri infiammate dalle Furie a cercare
446-451. Ne vola la noti-
zia: si diffonde rapidamen- luoghi insoliti e strani. Abbandonate le case
te la notizia della consacra- corrono seminude nel vento, coi capelli
zione di Lavinia a Bacco, e 450 sciolti. Molte riempiono l'aria di tremule voci
tutte le madri latine della e vestite di pelli portano tirsi di pampini.
città, sospinte da furore bac- Amata, furibonda, solleva tra di loro
chico, abbandonano le pro-
prie case e corrono anch'es- un ramo acceso di pino e canta le nozze
se nd bosco (a cercare luo- della figlia e di Turno, girando attorno gli occhi
ghi insoliti e strani), semi- 455 iniettati di sangue. Poi grida ferocemente:
nude e con i capelli sciolti, « Ohè,- madri Latine, ascòltatemi tutte
gridando, vestite di pelli e dovunque siate, se avete un po' di benevolenza
portando bastoni ornati di
pampini. per l'infelice Amata, se i diritti materni
452-455. Amata, furibon- vi stanno a cuore: sciogliete le bende dal capo,
da, ecc.: la scena di Ama- 460 celebrate le orge di Bacco insieme a me!,.
ta, che si agita e grida con Cosi, con lo sprone di Bacco, Aletto domina e spinge
gli occhi iniettati di sangue la regina tra i boschi, deserti covi di fiere.
in mezzo alle altre donne u-
gualmente invasate da bac-
chico furore, è impressionan-
te; e par di vederla questa Aletto e Tumo
madre infelice, che ha per-
duto ogni senso della sua Quando le parve di avere abbastanza ecCitato
dignità di donna e di regi- quei primi ardori, sconvolto il piano di Latino
na. -solleva tra di loro, ecc.: 465 e la sua casa, la triste Dea s'alza di là
nell'esaltazione prima aveva
finto di consacrare la figlia a volo sulle ali nere: va alla città di Rutuli
a Bacco, ora finge di cde- fondata - si dice - da Danae di Acrisio, sbattuta
brare le nozze della figlia dal vento su quella spiaggia. La città era chiamata
con Turno, e solleva in alto Ardea (il nome famoso lo conserva tuttora,
tra le donne un ramo ar-
dente di pino, che illumina
la via al corteo nuziale, che, ALETTO E TURNO (463- to a questa risposta s'infu-
cantando l'imeneo, cioè l'in- 538). - Soddisfatta della sua ria, riprende il suo vero a-
no di nozze, conduce la spo- opera con Amata, Aletto si spetto e colpisce il principe
sa alla casa dello sposo. reca ad Ardea e, assunte le rutulo con i suoi serpenti.
458. diritti materni: il di- sembianze di Càlibe, vecchia Turno d'un tratto si sveglia
ritto della madre di decide- sacerdotessa di Giunone, ap- terrorizzato e, tutto pervaso
re insieme con il padre il pare in sogno a Turno e lo dalla scellerata follia della
destino delle figlie. eccita a muovere guerra ad guerra, chiede le armi, « cer-
459· sciogliete le bende Enea. Turno si prende bef- ca armi nel letto e per tutta
dal capo, ecc.: per celebrare fe della vecchia e le rispon- la casa».
i riti sacri a Bacco le donne, de ch'egli sa bene come
cioè le Baccanti, scioglieva- prendersi cura dei propri fat-
no i capelli, togliendo le ben- ti e che lei si occupi invece 465. la triste Dea: Aletto.
de che comudemente li tene- della custodia dei templi e 467. da Danae di Acrisia:
vano raccolti. delle statue degli dèi, Alet- v. la nota ai versi 415-424.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 249

470 ma non piu la potenza). Qui, nell'alta sua reggia, gue in guerre vittoriose com-
Turno godeva già di un riposo profondo battute contro gli Etruschi,
entro la notte buia. Aletto si trasforma e la possibilità di aspirare
alla mano di Lavinia e alla
in una vecchia: si fa una fronte solcata sua dote: il regno di Latino.
dalle rughe, racchiude la chioma diventata 483. Adesso co"i, eroe de-
475 candida in una benda e vi intreccia un rametto ciso, ecc.: fin qui Aletto ha
d'olivo. Ora è la vecchia sacerdotessa dd tempio sollecitato l'amor proprio di
di Giunone, Calibe, e in questa nota forma Turno; ora gli propone i
mezzi per soddisfarlo: ricor-
appare agli occhi del giovane addormentato e gli dice: rere alle armi, distruggere i
« Turno, sopporterai che tanta fatica sia vana Troiani. E giustifica il suo
480 e il regno a te dovuto vada ai coloni troiani? invito con l'autorità di Giu-
Il re Latino ti nega la sposa e la dote none, di cui la Furia si di-
che hai già pagato col sangue, e cerca un erede straniero. chiara ambasciatrice.
491. Te l'ordina, ecc.: A-
Adesso corri, eroe deriso, a esporti al rischio; letto incalza sempre più, e
va, stermina le schiere dei Tirreni, proteggi le sue parole, che poco fa
485 colla pace i Latini! Questo, mentre dormivi avevano il significato di una
nella placida notte, mi ha ordinato di dirti proposta o tutt'al più di un
invito, ora assumono aper-
apertamente Giunone, l'onnipotente. Su, tamente il tono di un co-
ordina lieto che i giovani si armino e che escano mando, e di un comando dei
dalle porte a battaglia, distruggi i capi troiani, Numi.
490 che stan fermi sul chiaro fiwne, e le navi dipinte! 495· L'annunzio che una
Te l'ordina il grande potere dei Numi. Lo stesso flotta, ecc.: per indurre Tur-
no all'azione, la falsa Cìtli-
re Latino dovrà provare Turno in guerra be aveva presentato l'appro-
se non ti darà la figlia, sciogliendo la sua promessa». do di Enea e dei Troiani
Il giovane, beffando la sacerdotessa, risponde: nella terra dd Lazio come
495 «L'annunzio che una Botta s'è spinta nelle acque dd un pericolo grave, cui era
necessario porre rimedio sen-
[Tevere za tergiversare; Turno, in-
non mi è sfuggito, come tu credi. Non inventare vece, che dichiara subito di
paure, la regale Giunone si ricorda essere già informato della
presenza dei Troiani nel La-
zio, esprime fiducia e sere-
470. ma non più la poten- libe si avvolge con bende le nità. Giunone non permet-
za: Ardea, al tempo di Vir- bianche chiome e v'intreccia terebbe mai che le paure del-
gilio, dopo essere stata de- l'olivo. la falsa sacerdotessa si av-
predata dai Sanniti durante 479· Turno, sopporterai, verino. Egli ha fiducia nel-
le guerre civili tra Mario e ecc.: il tono delle parole di la propria forza, nell'aiuto
Silla, era veramente decadu- Aletto, nelle vesti di Càli- di Giunone e nella lealtà di
ta. Ora dell'antica città ri- be, è diretto a sollecitare op- Latino. Turno, fin dal suo
mangono la rocca, vari rude- portunamente l'amor proprio primo manifestarsi, si pre-
ri e i loculi sepolcrali dei di Turno, facendo leva sul senta veramente un perso-
Rutuli. suo orgoglio. Turno perciò naggio completo e coerente:
476. Ora ~ la vecchia, appare sulla scena del poe- orgoglioso, fiero e sprezzan-
ecc.: Aletto prende ora le ma virgiliano con la sua ca- te del pericolo, ma anche fi-
sembianze di Càlibe, la vec- ratteristica principale, l'orgo- ducioso della protezione de-
chia sacerdotessa dd tem- glio, che gli aveva dato la gli dèi e della lealtà degli
. pio di Giunone, e come Cà- gloria, conquistata col san- uomini.

www.scribd.com/Baruhk
250 Canto settimo

506. Aletto arde di rab- di me ...


bia, ecc.: le parole di Tur- Ma tu, madre, sei vecchia, e la vecchiaia inerte
no, un po' scherzose e un
po' ironiche, riempiono di soo e inadatta a vedere la verità ti angustia
sdegno Aletto, e la terribi- .con inutili affanni; tra le guerre dei re
le divinità infernale, ripren- ti inganna, o profetessa, con false paure.
dendo il suo spaventoso a-
spetto, assale il giovane re Occupati di far la guardia ai templi e alle statue divine:
dei Rutuli con tutta la sua la guerra e la pace le amministrino gli uomini
potenza malefica: « con tan- sos .ai quali soltanto è affidato un simile compito! »
te serpi sibila • la Furia che Aletto arde di rabbia a queste parole scherzose.
Turno rimane attonito e tre-
mante e, mentre vorrebbe n giovane viene assalito da un tremore improvviso,
ancora parlare, non sa più ,gli si sbarrano gli occhi: con tante serpi sibila
pronunciare una parola. l'Erinni, con cosi tragico aspetto gli si rivela.
513. Guardala questa vec- SIO Poi roteando gli occhi di fiamma lo fece tacere,
chia, ecc.: ora è Aletto che,
nell'atto di svelare la sua mentre tentava di dire qualche cosa, e drizzò
personalità terribile, usa il due serpi dei suoi capelli, fece schioccare la sferza
sarcasmo e rinfaccia a Tur- e con bocca rabbiosa disse: «Guardala questa vecchia
no le sue ingiurie usando inerte, che la vecchiaia inadatta a vedere
le sue stesse parole.
514-.516. che la vecchiaia ...
SIS la verità inganna, tra le guerre dei re,
con false paure: che (è com- con false paure. Guardami, io vengo dalla dimora
plemento oggetto) la vec- delle sorelle tremende, porto la guerra e la morte!»
chiaia, inadatta a scorgere E scagliò contro il giovane una fiaccola accesa
ciò che esiste di vero tra le
guerre dei re, inganna con infiggendogli in petto fiamme di fumida luce.
paure che non esistono; cioè, S20 Un immenso terrore gli ruppe il sonno, un sudore
la vecchiaia, per la incapa- sgorgato da tutto il corpo gli bagna le membra.
cità dei vecchi di vedere ciò Fuori di sé chiede armi, cerca armi nel letto
che esiste di vero nelle guer-
re dei re, ha ingannato la e per tutta la casa; la scellerata follia
falsa sacerdotessa, inducen- della guerra, l'amore per le armi e la rabbia
dola a prevedere eventi pau- S2S lo fanno infuriare: come quando una fiamma
rosi, che non possono mai crepitante, di verghe, ha riscaldato i fianchi
accadere. Ovviamente sono
affermazioni ironiche. d'una caldaia bollente, il liquido per il calore
518. una fiaccola accesa: saltella, fuma, gorgoglia, si solleva schiumando
le Furie lanciavano tizzoni in altq, oltre i bordi, li supera, un denso vapore
ardenti come segno di stra- S30 vola in aria. Comanda ai giovani migliori
ge e di morte. « Porto la
guerra e la morte • la Furia re sdegno ed ira senza li- ne che gli ha coperto di su-
aveva detto nel verso prece- miti. dore tutto il corpo, cerca le
dente. 52o-530. Un immenso ter- armi nel letto e in tutta la
519. fiamme di fumida lu- rore, ecc.: Turno, dominato casa, dominato da un folle
ce: con questa fiamma fu- ormai dalla furia Aletto, co- desiderio di guerra. La simi-
mida Aletto ha oscurato a mincia a manifestare lo scon- litudine che segue, indica
Turno la mente, privandolo volgimento operato in lui con luminosa evidenza la ra-
della facoltà di vedere le co- dalla divinità infernale. Il pida successione dei momen-
se nella loro effettiva real- giovane re si sveglia terro- ti che, dallo stordimento ini-
tà, e quindi anche di ragio- rizzato dalla visione avuta ziale, portano l'eroe ad una
nare; e gli ha infuso nel cuo- nel sonno e, con l'agitazio- furia sconcertante.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 2JI

- poiché la pace è violata - di andare al re Latino; lo sta cacciando, e aizzando


ordina che si prepaHno le armi, si difenda i suoi cani fa si che il gio-
l'Italia, si scacci il nemico dai suoi confini: si vanta vane figlio di Enea ferisca
un cerbiatto caro a Silvia,
di bastare da solo contro Teucri e Latini. la figlia di Tirro, custode
535 Quindi prega gli Dei e li supplica. I Rutuli degli armenti del re. L'ani-
si esortano alla guerra a gara: c'è chi è sensibile male ferito si rifugia nella
sua stalla gemendo, Silvia si
alla sua giovanile bellezza, chi alla gloria dispera e alle sue grida ac-
dei suoi avi, o al suo braccio già illustre di tante vittorie. corrono i contadini armati di
randelli. I giovani troiani ac-
co"ono in difesa di Julo e
Aletto, il cervo di Silvia e i primi morti tra le due schiere s'ingag-
gia una lotta furibonda, in
cui cadono le prime vittime
Mentre Turno riempie i Rutuli di coraggio della guerra.
540 Aletto si affretta a volo dai Troiani e, pensando 540. Aletto si affretta,
come nuocere, piomba su Julo che va a caccia. ecc.: Aletto, continuando la
La vergine del Cocito fa nascere nei cani sua opera provocatrice, si
un'improvvisa rabbia, colpisce i loro nasi sposta in fretta a volo nel
campo troiano.
col selvatico odore ben noto, e li mette 542. La vergine del Coci-
545 sulle tracce d'un cervo. (Ahimè questa caccia to: Aletto, dea infernale. Co-
di Julo fu la prima causa di tanti affanni, cito è, come lo Stige, un
ed eccitò alla guerra gli animi contadini). fiume del mondo sotterra-
neo dei morti.
C'era uno splendido cervo dalle corna magnifiche, 544· col selvatico odore,
che era stato allevato - preso ancora lattante - ecc.: fa sentire ai cani l'o-
550 dai figli di Tirro, pastore dei greggi di Latino dore selvatico del cervo, che
e fattore d'un grande podere reale. essi ben conoscevano per-
ché già abituati a questo ge-
La figlia di Tirro, Silvia, l'aveva avvezzato nere di caccia.
a obbedire ai comandi, e l'ornava con cura 546. fu la prima causa,
ed amore, cingendogli le corna di fresche corone, ecc.: la causa vera e profon-
da è la rivalità fra Turno
555 pettinandogli il pelo, lavandolo in acqua pura. ed Enea per Lavinia, sfrut-
Docile alle carezze, abituato al cibo tato contro i Troiani dall'ira
del padrone, quel cervo errava nelle selve pertinace di Giunone, ma
e poi di nuovo, anche se a notte tarda, tornava la cagsa immediata, cioè la
scintilla che ha acceso le o-
da solo a casa. Rabbiose, le cagne di Julo stilità, è la caccia del cervo.
560 lo spaventarono mentre vagava chissà dove, Nota come Virgilio, poeta
delle Bucoliche e delle Geor-
giche, abbia voluto porre al-
534· contro T eucri e La- 612). - Dopo aver spinto l'inizio di una guerra crude-
tini: contro i Troiani e con- Amata ad agitare le donne le il pianto di una fanciulla
tro i Latini, se il vecchio re di Laurento e Turno a cer- e i lamenti di un cervo fe-
dovesse aver rotto realmen- car armi per tutta la casa, rito: un episodio commo-
te il patto d'alleanza con ad Aletto non rimane che vente e umano.
Turno. far scoccar la scintilla atta 548. uno splendido cervo,
ad accendere la guerra. E si ecc.: il cervo caro a Silvia,
ALETTO, IL CERVO DI SIL- reca perciò nelle vicinanze figlia di Tirro, capo dei pa-
VIA E I PRIMI MORTI (539- del campo troiano, dove fu- stori di Latino.

www.scribd.com/Baruhk
2.5 2 Canto settimo

561. si lasciava andare, o si lasciava andare sul filo della corrente


ecc.: si lasciava trasportare o cexcava frescura sulla riva del fiume.
dalla corrente del fiume. Lo stesso Ascanio, sperando di guadagnarsi lode
565. un Dio diresse la sua
mano: una forza divina in- con un bel colpo, scoccò una freccia dal curvo
determinata, ma si sottinten- 565 arco di como: un Dio diresse la sua mano,
de facilmente la furia Aletto, e la freccia scagliata con un forte ronzio
che aveva sollecitato Julo trapassò il ventre e i fianchi della bestia. Ferito
alla caccia, oppure la stessa
Giunone. il cervo si rifugiò nell'usata dimora;
,.68. nell'usata dimora: entrò gemendo in .stalla, dove, perdendo sangue,
nella sua stalla abituale. 570 simile a uno che supplichi, riempiva tutta la casa
571-572. battendosi le
braccia coi pugni: modo pri- di strida. Silvia per prima, battendosi le braccia
mitivo per esprimere un coi pugni, chiama aiuto, fa accorrere i contadini.
grande dolore e urgente bi- C..ostoro all'improvviso arrivano (c'è Aletto,
sogno di aiuto. fiera peste, nascosta nella .tacita selva),
575· appuntito sul fuoco:
appuntito e un po' bruciato 575 muniti chi di un palo appuntito sul fuoco
dal fuoco per aumentarne la chi di una mazza nodosa: la collera li ha spinti
durezza. a trasformare in arma qualsiasi cosa. Tirro,
580. ansando fieramente: sorpreso dalle ~da mentre spaccava una quercia
nota il progressivo addensar-
si della schiera di questi pa- in quattro parti coi cunei, riunisce la sua schiera
stori, che lo sdegno e l'ira 580 ed impugna una scure, ansando fieramente.
tramutano rapidamente in La Dea crudele che spia quantQ accade ed attende
fieri combattenti. il momento di nuocere, vola in cima alla stalla
581. La dea crudele, ecc.:
Aletto segue attenta gli e- ed intona il segnale dei pastori. Rimbomba
venti, che si susseguono ra- dal como ricurvo il suono infernale:
pidamente dopo il ferimento 585 ne trema il bosco intero profondamente, il lago
del cervo, e vedendo che tut-
to accade secondo i suoi pro- di Trivia ne riceve l'eco da !ungi, l'ascoltano
getti, dà ai pastori il segnale il fiume Nera chiaro d'acqua sulfurea e le fonti
d'impugnare le armi. « Il se- del Velino: tremando le madri si stringono ai figli.
gnale dei pastori » è il suo- Allora i contadini, prese le armi, indomiti
no del corno, ma qui l'allar-
me è dato dalla Furia, che 590 accorrono a quel suono da ogni parte, veloci,
nello stesso tempo con il e si riuniscono dove la terribile tromba
suo accento infernale produ- ha intonato il segnale; in aiuto di Ascanio
ce orrore ed ira furibonda. la giovent6 troiana esce dall'accampamento.
585-586. il lago di Trivia:
il lago di Nemi, presso Aric- Schierati a battaglia gli uomini, si combatte non piU
cia, sulle cui rive era un 595 con dure mazze o pali aguzzati dal fuoco
tempio sacro a Diana, detta ma con armi a due tagli. Per lungo spazio si rizza
anche Trivia, perché la sua una messe funerea di spade impugnate,
immagine si collocava nei tri-
vii o crocicchi. i bronzi colpiti dal sole brillano e lanciano lampi
587-588. il fiume Nera: af- contro le nubi. Cosi l'onda comincia dapprima
fluente del Tevere. Le sue
acque, che sono sulfuree, sorgenti del Velino, affluen- con spade a due tagli.
hanno un colore biancastro. te della Nera. 599-602. Così l'onda co-
- le fonti del V elino: le 596. con armi a due tagli: mincia, ecc.: le schiere de-

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 253

a biancheggiare al soffio del vento, poi poco a poco per non irritare Giove la ri-
il mare si gonfia e spinge sempre piu in alto i marosi, manda nel regno degli infe-
ri. Intanto i contadini ritor-
finché dal fondo si leva sino a toccare il cielo. · nano in città con i feriti e
Allora il giovane AJmone, il maggiore dei figli le spoglie dei morti; e, ac-
di Tirro, all'avanguardia è abbattuto da tm dardo compagnati da Turno e dal-
le donne eccitate da Amata,
60S sibilante: la freccia s'infigge nella gola, si recano dal re a chiedere
e soffoca nel sangue l'umida voce e il respiro. la guerra contro i Troiani.
Cadono intorno a lui molti guerrieri, tra i quali, Ma il re rifiuta. Il vecchio
colpito mentre cercava invano di metter pace, Latino, incapace di frenare
l'ira del popolo, si chiude
il vecchio Galeso, l'uomo piu saggio e piu ricco nella reggia e lascia ad altri
610 di tutta Italia: padrone di cinque greggi di pecore, il governo del regno. Già
di cinque armenti di bovi e di moltissima terra, allora vigeva nel Lazio l'uso
quanta potevano ararne i suoi cento aratri. di aprire le porte del tem-
pio di Giano quando l'eser-
cito usciva dalla città per
iniziare una campagna di
Giunone apre le porte del tempio di Giano guerra, e il popolo chiede
al re di aprirle; ma il re ri-
Mentre nei campi si lotta con pari fortuna, fiuta. Cosi Giunone discen-
la Dea, trionfante della compiuta promessa, de dal cielo ed apre lei stes-
615 dato inizio col sangue alla guerra, avviatala sa « i pigri battenti di fer-
ro» del tempio di Giano.
coi morti, abbandona velocemente l'Esperia
e volando diritta per gli spazi del cielo 614. la Dea, trionfante,
si presenta a Giunone con aria vittoriosa ecc.: a questo punto, visto
e, superba, le dice: «Ecco, già la discordia che la guerra arde furibon-
da ed ha già fatto anche le
620 ha preparato ai tuoi fini una guerra funesta: prime vittime, Aletto abban-
di' ai Troiani e ai Latini che stringano patti dona l'Italia (Esperia) e si
e diventino Amici, adesso che ho macchiato presenta tutta sodisfatta a
Giunone e le riferisce i ri-
i Teucri di sangue ausonio! E se tu sei d'accordo sultati della sua opera.
farò ben altro: con voci maligne spingerò 620. ai tuoi fini: secondo
625 alla guerra i paesi vicini; infiammerò lo scopo che tu vuoi rag-
le anime d'amore per la folle guerra, giungere.
che vengano in aiuto d'ogni parte; nei campi 621. di' ai Troiani e ai La-
tini, ecc.: sono parole di
seminerò le armi». E Giun_one risponde: un'ironia feroce, perché è
veramente impossibile, ora
gli opposti contendenti s'in- guerra insensata, come è vit- che la guerra è accesa ed è
fittiscono e diventano sem- tima (v. 6o9) il vecchio Ga- stato versato il primo san-
pre più aggressive, allo stes- leso, l'uomo giusto che cer- gue, che Troiani e Latini
so modo del mare che, mos- cava di pacificare i conten- stringano un patto di amici-
so dal vento, dapprima s'in- denti. zia e di alleanza. E la furia,
crespa, poi si gonfia e spinge superba della sua opera, si
in alto le onde. GIUNONE APRE LE PORTE dichiara pronta ad estendere
603. Almone: figlio pri- DEL TEMPIO DI GIANO (613- il conflitto.
mogenito di Tirro, giovane 741). - Aletto riferisce a 632. Un bel matrimonio,
ardente, ma senza colpa, è Giunone i risultati della SUtl ecc.: anche Giunone, non
la prima vittima di questa opera, e la regina degli dèi meno di Aletto, usa l'ironia

www.scribd.com/Baruhk
254 Canto settimo
«C'è abbastanza terrore e inganno: i motivi
e il disprezzo; ed è soprat- 630 della guerra ci sono, si combatte di già
tutto felice di poter scherni-
re, nel figlio Enea, la sua ri- a corpo a corpo, le armi che il caso diede per prime
vale Venere, cui Paride ave- son già sporche di sangue. Un bel matrimonio festeg-
va assegnato il pomo della il re Latino e il nobile figlio di Venere! [giano
Discordia. Ma tu ritirati. li padre re dell'Olimpo non vuole
641. la valle dell'Amsan-
to: valle dell'Irpinia, tra la 635 che tu liberamente vaghi per l'aria celeste.
Campania e l'Apulia, in cui Se ci sarà bisogno interverrò io stessa».
esiste anche oggi il lago An· Aletto allora stende le ali sibilanti
sante. In questa valle esiste·
va un tempo una grande spe- di serpenti e s'avvia al Cocito, lasciando
lonca dalla quale uscivano l'alto cielo. Nel cuore d'Italia giace, tra i monti,
esalazioni sulfuree, che la fa- 640 un luogo famosissimo, noto in molte regioni,
cevano ritenere una delle en- la valle dell'Amsanto; una foresta scura
trate dell'Averno. Infatti gli
antichi credevano che le esa- di foglie dense circonda il posto da ogni parte,
lazioni mefitiche, soprattutto in mezzo scorre un torrente rumoroso, e rimbomba
sulfuree, uscissero dall'In· di vortici roteanti e sassi. Qui si spalanca
ferno. 645 una spelonca orribile, porta che mena a Dite,
648. rasserenando il cielo e
la te"a: liberando il cielo e un'immensa voragine che apre fauci pestifere
la terra dalla sua nefasta pre· sull'Acheronte. Qui si nascose l'Erinni
senza. odiosa, rasserenando il cielo e la terra.
649. dà l'ultimo tocco alla Jn tanto Giunone dà l'ultimo tocco alla guerra.
guc~ra: Giunone completa
l'opera di Aletto, affinché la 650 La massa dei pastori corre dai campi in città
guerra divampi furibonda. portando i morti, Almone e lo sfigurato Galeso;
652. scongiurano Latino: invocano gli Dei, scongiurano Latino.
perché dichiari la guerra ad Fra le accuse di strage e d'incendio ecco Turno
Enea e vendichi la morte di
Almone e Galeso. che raddoppia il terrore: gridando che i Troiani
653-657. Ecco Turno ... dal 655 eran chiamati al trono, che la razza di Frigia
palazzo reale: Turno, il mag· stava per mescolarsi alla razza latina,
giore interessato, non poteva che lui, Turno, era espulso dal palazzo reale.
mancare in quest'opera di
incitamento alla guerra con- Allora tutti coloro le cui madri, ispirate
tro Enea e i suoi Troiani, i da Bacco, corrono e infuriano per le impervie foreste
quali sono ormai avviati, egli 660 (poiché l'autorità di Amata era grande),
grida, a fondersi in un sol
popolo con i Latini, mentre si nuniscono e gridano .che vogliono la guerra.
è venuta meno la promessa Tutti chiedono guerra, contro la volontà
del suo matrimonio con La- e i responsi divini. Circondano la reggia
vinia (lui, Turno, era espul- del re Latino a gara. Egli resiste come
so dal palazzo reale).
658-673. Allora tutti co- 665 un'immobile roccia nel mare al sopraggiungere
loro, ecc.: allora tutti i gio-
vani, le cui madri, guidate non cede alla marea popola- trasto con i voleri del Fato,
dall'autorità di Amata, cor- re; egli è come uno scoglio cosl prova disgusto a porsi
rono infuriate nelle foreste che resiste immobile alle apertamente contro il popo-
chiedono la guerra contro i onde infuriate del mare in lo; e per non venir meno ai
Troiani, violando i vaticini tempesta. Ma il vecchio re, suoi principi di uomo e di
ben noti a tutti. Ma Latino come non vuole agire in con- re, cede il potere ad altri.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 2 55

di una grande tempesta; molte onde rumoreggiano 683. le città albane, ecc.:
invano intorno a lei, mugghiano scogli e sassi Virgilio indica cosl generica-
mente le città del Lazio al-
spiu:neggianti, si schiacciano contro il suo fianco le alghe, ludendo ad Alba Longa, cit-
ma la roccia sta ferma nella sua mole. Infine, tà che la tradizione diceva
670 poiché non era possibile vincere il folle disegno fondata da Ascanio, figlio di
e i fatti seguivano il cenno della crudele Giunone, Enea, e che prima di Roma
fu capitale della lega latina.
il padre dopo avere molto invocato i Numi Alba Longa fu distrutta da
e l'aria vuota, che attestino la sua impotenza: «Ahi- Tullio Ostilio, ma il suo no-
disse - il destino ci vince e la tempesta ~niè - me rimane ai colli sui quali
essa sorgeva: i colli Albani.
675 ci travolge! Voi stessi pagherete col sangue 68,5-688. sia che lanci l'e-
il sacrilegio, o miseri: ·e a te, Turno, verrà sercito, ecc.: allude a guerre
un ben triste supplizio, implorerai gli Dei combattute da Augusto dal
27 al 20 a. C. ed ai popoli
troppo tardi! Per me non importa, mi attende
allora sottomessi all'impero
la quiete della morte e son vicino al porto: di Roma: i Geti che abita-
680 voi mi private solo d'una morte felice ». vano lungo il Danubio, gli
Si chiuse nella reggia e rinunziò al potere. Ircani, presso il Mar Caspio,
gli Arabi nel Medio Oriente,
Nel Lazio vigeva un uso che sempre ebbero sacro i Parti, dai quali ottenne la
le città albane e che Roma, miracolo del mondo restituzione delle insegne
rispetta ancora adesso quando dichiara una guerra, catturate alle legioni di
Crasso nel .53 a. C. - il paese
685 sia che lanci l'esercito contro i Geti o gli lrcani dell'Aurora: l'Oriente in ge-
o gli Arabi, sia che s'appresti a marciare sull'India, nere.
a invadere il paese dell'Aurora o a richiedere 689.694. Il tempio di Gia-
ai Parti 1e insegne che un tempo ci strapparono. no, ecc.: Giano, dio nazio-
nale degli I talici, era consi-
D tempio di Giano ha due porte (che chiamano derato il dio delle origini
690 le porte della guerra) consacrate al feroce e, per antitesi, anche della
Marte dalla paura e dalla religione: fine. Cosl fu concepito bi-
fronte, con due facce oppo-
cento stanghe di bronzo ed imposte di ferro ste tra loro, e chiamato a
eterne le rinforzano, Giano le custodisce presiedere a tutte le azioni
senza mai allontanarsi dalle loro soglie. e a tutti i fenomeni nel loro
duplice aspetto: dell'inizio e
695 Appena il senato ha deciso la guerra della fine. Perciò presiedeva
al mattino e alla sera, all'ini-
673-68o. Ahimé - disse - preghiere oramai inutili. zio e alla fine dell'anno, al-
il destino, ecc.: il re Latino, 682. Nel Lazio vigeva un l'entrare e all'uscire: e si ri-
pur travolto dagli avveni- uso, ecc.: allude al costume teneva che uscisse da Roma
menti, sente il dovere di av- di aprire, in occasione di una con gli eserciti e li accompa-
vertire i sudditi che essi, guerra, le porte del tempio gnasse. Le due porte del suo
ostacolando l'avverarsi degli di Giano. Sennonché tale tempio, consacrate a Marte
oracoli, compiono un'azione uso, secondo la tradizione, per venerazione e per paura
sacrilega, che pagheranno col sarebbe stato introdotto da del feroce dio della guerra,
sangue; e dire a Turno Numa Pompilio, ma Virgi- rimanevano quindi aperte
ch'egli si sta preparando una lio per dare lustro alla sto- per tutta la durata ddle ope-
fine infelice, poiché invano ria di Roma lo fa risalire ai razioni militari.
tenterà di allontanare da sé tempi mitici dei primi po- 69.5. Appena il senato,
la morte alzando al cielo poli che abitarono il Lazio. ecc.: era il senato che deci-

www.scribd.com/Baruhk
256 Canto settimo

deva la guerra; il console, il console in persona, ornato della trabea


che aveva il governo, ne di Quirino e vestito con una toga cinta
eseguiva l'ordine. Egli con la
toga ornata di porpora, in- alla moda gabina, spalanca le porte
dossata secondo l'uso degli stridenti e proclama la guerra: lo segue
abitanti della città laziale 100 la giovenru, risuonano le trombe di bronzo
dei Gabii, cioè coprendosi
con un lembo il capo e av- in un rauco consenso.
volgendo l'altro intorno ai Si chiedeva a Latino
fianchi, spalancava le due che dichiarasse guerra. agli esuli troiani
porte del tempio di Giano e con tale rito e aprisse quelle funeste porte.
proclamava la guerra. 70S Ma il padre non volle toccarle, evitò
702. Si chiedeva a Latino,
l'incarico odioso e si chiuse nell'ombra
ecc.: Latino, come re di Lau-
rento, avrebbe dovuto di- del suo palazzo. Giunone discesa dal cielo
chiarare da guerra ai Troia- spinse lei stessa le porte: smuovendone i cardini
ni e spalancare le porte del ruppe i pigri battenti di ferro della guerra.
tempio di Giano. Glielo chie- 110 L'Ausonia prima tranquilla e in pace adesso brucia;
deva tutto il popolo, ma egli
si rifiutò di compiere un alcuni si preparano a combattere a piedi,
atto contrario ai Fati ed ai altri superbamente infuriano a cavallo
principi della sua coscienza. tra nuvole di polvere: tutti cercano armi.
E a Latino si sostitul allora Puliscono col grasso gli scudi scintillanti
la stessa Giunone, scardinan- 715 e i giavellotti lucidi, affilano le scuri
done i battenti.
710. L'Ausonia prima tran-
sulla cote: contenti di portare le insegne
quilla, ecc.: la gioventù ita- e di ascoltare il suono della tromba marziale.
Iica (Ausonia), passata dalle Cinque grandi città si attrezzano, con forni
opere di pace a quelle di e incudini, per fabbricare nuove armi: la splendida
guerra, è tutta impegnata nel
preparare armi e nell'adde- 720 Tivoli, la· potente Atina, Crustumerio,
strarsi a maneggiarle. Ardea e la turrita Antenne. Foggiano cavi
716. cote: pietra dura che elmi a difesa del capo, e intessono i graticci
serve ad affilare le lame d'ac- di salice degli scudi di cuoio: col martello
ciaio.
720. Tivoli, la potente formano le corazze di bronzo o levigati
Atina, ecc.: le cinque città ns schinieri di flessibile argento. In questo amore
che fabbricano armi sono: per la guerra è finita la passione del vomere
Tivoli, suii'Aniene; Atina, e della falce, l'amore per l'aratro: rifondono
città del Volsci nel Lazio
orientale; Crustumerio, ora nelle fornaci le spade dei loro padri. E I~ tromba
Monterotondo, città sabina già squilla, di bocca in bocca passano le parole
sulla via Salaria; Ardea, la 730 d'ordine. C'è chi afferra precipitoso l'elmo
capitale del regno di Turno;
Antenne, città latina a nord cercandolo per la casa, c'è chi aggioga i frementi
di Roma, presso la confluen- dati come graticci e ricoperti mano in armi, rifondendoli,
za dell'Aniene col Tevere. di cuoio. gli attrezzi che anche i lorù
722-723. intessono i gratic- 725-728. In questo amo- padri (le spade dei loro pa-
ci, ecc.: non tutti gli scudi re ... dei loro padri: intendi: dri) avevano usato nei cam-
erano di ferro o di legno; tutti presi dall'ardore della pi. Non si direbbe che sono
ne costruivano anche di vi- guerra perdono ogni interes- passati dalle attività di pace
'llini opportunamente intrec- se per l'agricoltura e trasfor- a quelle di guerra.

www.scribd.com/Baruhk
J

+++++Limiti del Territorio degli Alleati Latini.


-----Itinerario di Enea dal Tevere a Pallantèum,ad Agylla(Etruria),
a Pyrgi e di nuovo al Tevere.

www.scribd.com/Baruhk
LA CASA DEI VETTII
A POMPEI
La casa romana - domus - origi-
nariamente era tutta raccolta at-
torno ad un vano principale - a-
trium - con l'impluvium al cen-
tro, in cui si abitava e dormiva.
Nell'atrio vi era il Larario, una
cappelletta, che racchiudeva il La-
re familiare cioè la divinità che
... ~. vegliava sulle fortune della casa
insieme ai Penati.
Nel n secolo a. C. si amplia la dòmus aggiungendovi il peristylium (colonnato) che è la
zona con cortile e giardino. In esso si spostano le stanze da letto disposte attorno al por-
ticato che aveva la zona centrale aperta per dare aria e luce alle stanze, dato che la casa
romana non aveva finestre che davano sulla strada. Il corridoio tra l'atrium ed il peri-
stylium, detto tablinum ospitava le maschere di cera degli antenati (Penati) .

• • • • • • •
• •
• •
•••••••

1. Porticus (portico). 6. Peristylium (peristilio).


2. Tabernae (botteghe). 7. Cavedium (cortile, giardino).
3. Atrium {atrio). Impluvium (vasca di raccolta dell'acqua
4. Cubicula (camere da letto nella domus piovana).
originaria - successivamente sono nel Triclinium (sala da pranzo).
peristilio). *** Colonnato che sorregge il portico.
5. Tablinum (tablino).

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 257

cavalli e si arma di scudo, di lorica intrecciata loro armati, iniziando da Me-


a fili d'oro e si cinge al fianco la spada fedele. senzio, ospite, con il figlio
Lauso, di Turno dopo essere
O Dee del canto, apritemi l'Elicona, e cantate stato cacciato da Cere per la
735 quali re siano stati eccitati alla guerra, sua crudeltà. Seguono Aven-
quali schiere seguendoli siano scese in battaglia, tino, figlio di Ercole, e Ca-
di quali eroi sia fiorita l'alma terra d'Italia, tillo e Cora con i soldati di
Tivoli; poi Messapo, figlio
da quali armi sia stata bruciata. Voi, divine di Nettuno, seguito da una
creature potete ricordare e potete folta schiera di Fescennini e
740 raccontare: a me giunge appena un soffio di fama, Falisci; e Clauso con i Sa-
bini e Aleso con soldati delle
il pallido ricordo di quelle gesta antiche. terre campane; ed Ebalo, fi-
glio di Telone, ed ancora
Ufente con gli Equi, e Um-
La rassegna dei combattenti brone con genti della Marsi-
ca, e Vibio figlio della ninfa
Aricia. Ed infine ecco Tur-
Entrò per primo in guerra il tirreno Mesenzio, no con gli armati del Lazio e
bestemmiatore dei Numi, con una schiera armata. la vergine Camilla con uno
Accanto a lui c'è il figlio Lauso, il piu bello di tutti stuolo di Volsci.
745 dopo il gran Turno: Lauso domatore di cavalli
e uccisore di fiere, a capo di mille uomini 742. Mesenzio: il primo a
che lo hanno seguito (invano!) dalla città di Cere, entrare in guerra a fianco dei
Latini contro i Troiani è
ben degno d'obbedire a un comando migliore Mesenzio, re o lucumone
di quello di suo padre, anzi d'avere un padre della etrusca Cere, oggi Cer-
750 migliore di Mesenzio, esecrato tiranno. vèteri, il quale, cacciato in
bando dalla sua città perché
Mostra quindi pei prati il carro, decorato empio e crudele, si era rifu-
di palma, ed i cavalli vittoriosi Aventino, giato con il figlio Lauso
bel figlio dello splendido Ercole, di cui porta presso i Rutuli. Della cru-
sullo scudo l'insegna: cento serpenti e l'Idra deltà di Mesenzio, e della
sua fuga, accenna Virgilio
755 circondata di serpi. Lo mise alla luce nel canto VIII, 561-575.
con parto segreto, in un bosco del colle 752. Aventino: prestante
e valoroso figlio di Ercole e
734-741. O Dee del canto, to al poeta che si accinge a Rea, era nato sul monte
ecc.: nei poemi epici clas- descrivere una rassegna di Aventino. In ricordo del pa-
sici le rassegne del combat- armati avvenuta in tempi dre portava sullo scudo, co-
tenti sono quasi sempre pre- tanto lontani. me insegna, l'idra, ferocissi-
cedute dall'invocazione alle mo mostr0 che Ercole aveva
Muse; cosl ancheOmero alla L\ RASSEGNA DEI _COM· ucciso staccandole le tre te-
fine del libro secondo del- BATTENTI (742-938). - Di- ste. La venuta di Ercole nel
l'Iliade, prima della rasse- chiarata la guerra dalla stes- Lazio, dopo l'uccisione di
gna delle navi. L'enumera- sa Giunone con l'apertura Gerione, feroce mostro che
zione dei combattenti ri- delle porte del tempio di in Spagna pasceva di carne
chiede precisione, cui sov- Giano, tutti i popoli abban- umana i suoi armenti, è nar-
viene particolarmente la me- donano il lavoro dei campi rata nel c. VIII, 21o-32I.
moria; e quindi le Muse che, e si affrettano a preparare le 756. con parto segreto:
figlie di Mnemosine, dea del- armi, che poi si addestrano nato di nascosto, perché fi.
la memoria, tutto ricordano, ad usare. Il poeta passa quin- glio di Rea Silvia, sacerdo-
possono essere di grande aiu- di in rassegna i capi con i tessa. Questa leggenda ha

www.scribd.com/Baruhk
258 Canto settimo

qui l'unico suo accenno, ed è che chiamano Aventino, la sacerdotessa


quindi probabile che sia in- Rea, donna mortale, unitasi al Dio
venzione di Virgilio, che l'a-
quando il Tirinzio, ucciso Gerione, arrivò
vrebbe ricavata dalla più no-
ta leggenda di Rea Silvia, 760 vittorioso nei campi di Laurento e lavò
madre di Romolo e Remo, nel fiume tirreno le giovenche d'Iberia.
cui il poeta dell'Eneide dà I suoi compagni vanno in guerra con giavellotti
invece il nome di Ilia, in e terribili stacchi, combattono con la spada
analogia con Troia. Oppure
Virgilio avrebbe seguito En- tornita e lo spiedo sabellico. Aventino
nio, il quale avrebbe fatto 76S entra a piedi nell'alta casa del re in aspetto
di Ilia, sacerdotessa troiana, che fa paura, avvolto nella pelle grandissima
amata da Marte, la madre d'un leone, tutta irta di spaventosi peli;
di Romolo e Remo, e di le fauci bianche di denti gli servono da elmo
Rea Silvia, anche sacerdo-
tessa, la madre di Aventino. e l'erculeo mantello gli copre le spalle.
76o-761. e lavò nel fiume 770 Seguono due gemelli, Catillo e l'aspro Cora,
tirreno: ed Ercole lavò nel di stirpe Argiva, calati dalle mura di Tivoli:
Tevere gli splendidi buoi che città che prende il nome dal loro fratello Tiburto.
egli aveva preso a Gerione
ed aveva poi condotto con Camminano all'avanguardia tra una siepe di !ance;
sé passando attraverso la sembrano due Centauri, generati dalla Nube,
Gallia e l'Italia per far ri- 775 quando scendono dall'alta cima dei monti, lasciando
torno a Tirinto. con rapida corsa l'Omole e l'Otri nevoso:
763. terribili stocchi: lo la sterminata foresta. fa strada alloro passaggio
stocco è un'arma bianca a
sezione triangolare più cor- con un immenso fruscio di ramoscelli ·stroncati.
ta della spada. C'è anche il fondatore della città di Preneste
764. spiedo sabellico: asta 780 Ceculo, re che sempre si è creduto nascesse
di metallo a punta conica. da Vulcano, tra i greggi, e fosse stato trovato
769. erculeo mantello:
mantello di Ercole: era la nel fuoco. Lo circonda e accompagna un esercito
pelle invulnerabile del leo- di contadini: uomini che vivono nell'alta
ne di Nemea (Argolide set- Preneste, nei campi di Giunone gabina;
tentrionale). Ercole non po- 785 lungo il gelido Aniene, sulle montagne degli Emici
tendo colpirlo in altro mo-
do, lo soffocò con le mani
(è la prima delle sue dodici tre fuggi va dopo la sconfi t- madre esposto nel tempio
fatiche), poi gli tolse la pel- ta. Catillo e Cora guidavano di Giove presso l'ara (nel
le, e di questa si fece un le schiere del fratello Tibur- fuoco, cioè presso il focola-
mantello, mentre con la te- to. - i due Centauri: i Cen- re), e, quivi trovato, fu cre-
sta si costrul un elmo. tauri erano mostri favolosi, duto figlio di Vulcano. Cre-
770-778. Catillo e l'aspro mezzo uomini e mezzo ca- sciuto fra pastori, divenne
Cora, ecc.: fratelli di Tibur- valli, nati da Issione e da loro capo o re, e fondò Pre-
to, fondatore di Tivoli, e Nefele, che vuoi dire Nube. neste, l'odierna Palestrina. -
nipoti del re di Argo, Anfia- - l'Omole e l'Otri: monti Giunone gabina: Giunone
rao, il celebre indovino che della Tessaglia, sui quali abi- venerata a Gabio con un cul-
prese parte alla guerra dei tavano i Centauri. to particolare. Gabio o Gabii
«Sette contro Tebe »e mori 779-784. C'è anche il fon- era un villaggio tra Roma e
inghiottito con carro e ca- datore, ecc.: Ceculo. Catone Preneste.
valli da una voragine aper- nel suo libro « Le Origini » 785. Aniene: l'odierno Te-
tasi sul suo cammino men- racconta che Ceculo fu dalla verone, affluente del Tevere,

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 259

bagnate dai ruscelli; e quelli che tu nutrici, lonia degli Equi o mista di
fertile Anagni, e tu, padre Amaseno! Non tutti Equi, presso il monte So-
ratte (S. Oreste), a nord di
hanno armature sonanti, scudi e cocchi; anzi i piu Roma. - i campi di Flavi-
scagliano ghiande di livido piombo o portano in manc nia: anche città etrusca,
790 due giavellotti, proteggono il capo con fulvi berretti scomparsa. - il lago Cimino
di pelle di lupo, hanno il piede sinistro con il monte: il lago Cimi-
no (oggi lago di Vico) e il
scalzo e il destro coperto di cuoio non conciato. monte omonimo a nord-ovest
Messapo, domatore di cavalli, gran prole del Soratte, nella bassa Etru-
Nettunia, che nessuno può abbattere col ferro ria, a occidente del corso in-
o col fuoco, riprende la spada e chiama alle armi feriore del Tevere. - Ca-
795 pena: l'odierna Civitella, ai
popoli in pace da tanto, disavvezzi alla guerra: piedi del Soratte.
le schiere Fescennine, gli Equi falisci, quelli 8or. cantando la gloria,
che abitano le rupi del Soratte, i campi ecc.: nota la scena vivace e
di Flavinia ed il lago Cimino con il monte pittoresca offerta da questa
baldanzosa gioventù che mar-
800 e i boschi di Capena. Marciano in file eguali cia ordinata (in file eguali)
e ordinate, cantando la gloria del loro re; dietro il suo re, cantandone
come a volte nel cielo limpido i candidi cigni le gloriose imprese; e osser-
tornando dalla pastura intonano attraverso va come il poeta abbia in-
gentilito il quadro con la
i lunghi colli canti melodiosi e ne suona similitudine dei cigni che tal-
805 il fiume e la palude asiatica, di lontano ... volta riempiono l'aria del lo-
Nessuno potrebbe credere che gente armata di bronzo ro canto, quando la .sera ri-
tornano dalla pastura alle ri-
componga un esercito cosf numeroso, ve del Caistro, là dove il
ma penserebbe a un'aerea nube di uccelli stridenti fiume, prima di entrare nel
venuta dall'alto mare a abbattersi sulla costa. mare vicino ad Efeso, forma
810 Ecco Clauso, disceso d'antico sangue sabino, una palude (la palude asia-
w~a). Con questa particolare
che guida una fitta armata e vale lui da solo presentazione, che contrasta
un'armata (da Clauso s'è diffusa nel Lazio visibilmente con quella dei
la gente eJa tribU dei Claudi, quando Roma contadini di Ceculo, sembra
che il poeta abbia voluto as-
che separa la Sabinia dal in modo quanto mai rudi- segnare alle schiere di Mes-
Lazio. - Ernici: monti abi- mentale. sapo un maggior progresso
tati dagli Ernici, che ave- 793· Messapo: personag- civile, la qual cosa sarebbe
vano il loro capoluogo in gio, probabilmente, d'inven- stata confermata dalle sco-
Anagni. zione virgiliana, è considera- perte archeologiche di Pale-
786-787. nutrici: nutri, ali- to figlio di Nettuno e guer- rio e Capena.
menti (da un arcaico "nutri- riero cosi valoroso da meri- 8xo. Clauso: il capostipi-
care"). - Amaseno: personi- tare il titolo classico di « do- te della « gens Claudia»,
ficazione del fiumicello che, matore di cavalli ». che guida un esercito nume-
attraversato il territorio dei 797-8oo. le schiere Fescen- roso e forte di Sabini. Egli
Volsci, sbocca in mare pres- nine: della città etrusca di da solo valeva, però, tutti
so Terracina. Fescennio, Carnosa per i canti i suoi messi insieme.
788. armature sonanti: ar- licenziosi e salaci (fescenni- 813-814. quando Roma fu
mature di metallo, scudi e ni) improvvisati nelle ceri- data, ecc.: quando, dopo il
carri da guerra. ~ una mol- monie nuziali. - gli Equi fa- ratto delle sabine, Romani e
titudine di pastori e conta- lisci: gli abitanti di Falerio, Sabini si pacificarono e for-
dini armati ed equipaggiati altra città etrusca, forse co- marono un unico popolo.

www.scribd.com/Baruhk
260 Canto settimo

8r4-831. Lo segue la trup- fu data in parte ai Sabini). Lo segue la truppa


pa di Amiterno, ecc.: gli 815 di Amiterno, gli antichi cittadini di Cure,
armati che seguono Oauso
sono numerosissimi, cosl che i soldati di Ereto e quelli di Matusca
« la terra trema sotto il ricca di olivi, gli uomini di Nomento, coloro
rombo dei loro passi». Sono che abitano nei campi rosulani, vicino
i Sabini di Amiterno, non al Velino, coloro che vivono tra le ardue
lontana dall'odierna Aquila;
di Cure, che avrebbe dato i 820 rupi di Tetrica, n monte Severo, Casperia
natali a Numa Pompilio, il e Foruli e n corso dell'lmella; ed infine
secondo re di Roma; di Ere- lo seguono quelli che bevono le acque
to, l'odierna Monterotondo;
di Matusca, forse l'attuale del Tevere e del Fabari, le squadre della fredda
Monteleone Sabina; di No- Norcia, d'Orte, del popolo latino, del paese bagnato
mento, la nostra Mentana, a 825 dall'Allia infausto. Sono tanti: come le onde
sud-est di Ereto, vicino alle agitate del golfo di Libia, quando Orione
sorgenti dell'Allia; gli abi-
tanti dei « campi rosulani », tramonta feroce nel mare invernale,
nella campagna di Rieti, ad o quante sono le spighe che maturano al sole
occidente del Terminillo, d'estate nei campi dell'Ermo o nella pianura
detta appunto « ager Roso- 830 biondeggiante di Licia. Risuonano gli scudi,
lanus »; di Tetrica, del mon-
te Severo, di Casperia, di la terra trema sotto il rombo dei loro passi.
Foruli e lungo il corso del Poi viene l'Agamennonio Aleso, fiero nemico
fiume Imelia, immissario del popolo troiano; aggioga al carro i cavalli
del fiume Velino; ed infine e guida molti popoli alla guerra per Turno;
i Sabini delle terre bagnate
dal Farfa (Fabari), piccolo 835 quelli che col bidente rompono i campi màssici
affiuente del Tevere; e quelli produttori di vino, quelli che i padri aurunci
di Norcia, città dell'Umbria mandarono a combattere dalle loro sassose
orientale, alle sorgenti del montagne, quelli che vengono da Teano, da Cale,
Nera, che il poeta dice fred-
da per la sua altitudine; ed dai guadi del Volturno, i violenti Saticuli
ancora di Orte, tuttora fio- 840 e la banda degli Osci. Han corti giavellotti
rente alla confluenza del Ne- che tengono legati con un laccio di cuoio,
ra con il Tevere, e della cam- piccoli scudi di cuoio appesi al braccio sinistro,
pagna lungo il corso del-
l' Allia, piccolo affluente del affrontano il corpo a corpo con una spada ricurva.
Tevere, nome «infausto» Il mio canto non sarà senza parole per te,
perché ricorda la sconfitta 845 Ebalo: tutti ti dicono figliolo della Ninfa
che i Romani subirono dai
Galli di Brenno. - Sono tan- mo è un fiume che scorre Osci, da al tre terre della
ti: come le onde, ecc.: il nella Lidia, regione dell'Asia Campania (da Teano, da Ca-
poeta paragona il numero Minore. le, dalle terre bagnate dal
degli armati, che si radunano 832. Aleso: auriga di Aga- Volturno, da quelle del San-
contro i Troiani, alle onde mennone, Aleso dopo la nio, da Caserta).
che nel golfo di Libia scon- guerra di Troia si era rifu- 845. Ebalo: figlio diTelo-
volgono il mare nella sta- giato in Italia. Qui guida i ne, re di Capri, e di una nin-
gione invernale, e alle spi- contadini della campagna do- fa del Sebèto (corso d'acqua
ghe che d'estate maturano al minata dal monte Massico, non lontano da Napoli), non
sole nei campi della Lidia. celebre per i suoi vini, e gli contento del dominio pater-
Orione è una costellazione Aurunci scesi dalla monta- no era venuto in Italia e ave-
foriera di mal tempo e l'Er- gna e quelli venuti, con gli va sottomesso al suo domi-

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 261

Sebetide e di Telone, quando già vecchio regnava nio il vasto territorio bagna-
con i suoi Teleboi sull'isola di Capri. to dal fiume Sarno (donde
Sarrasti il nome dato agli
Ebalo, non contento dei domnii paterni, abitanti), comprendente le
era passato in Italia e aveva conquistato località di Rufa, Batulo, Ce-
850 un vasto territorio: il popolo dei Sarrasti, leone, Abella.
la pianura irrigata dal Sarno, Rufa, Batulo, 854. di tipo teutone: galli-
che e germaniche.
i campi di Celenne, le alte mura di Abella 856. Ufente: comanda gli
ricca di mele. Gente che lancia giavellotti Equi di Nersa, città scono-
di tipo teutone, ha in testa elmi di scorza di sughero; sciuta, ma che doveva essere
855 ha scudi di bronzo lucente, spade lucenti di bronzo. tra la Sabina e l'Abruzzo, a
nord-ovest del lago Fùcino.
La sontuosa Nersa ti manda in guerra, o Ufente, 862. Dalla nazione marru-
glorioso per fama e gesta vittoriose, via, ecc.: la « gens marru-
al comando degli Equi, un popolo selvaggio via » abitava nella Marsica,
avvezzo a cacciare sempre nei boschi, abitante presso il lago Fùcino, e le
sue schiere, mandate a com-
860 terre dure. Lavorano i campi armati e gli piace battere i Troiani da Archip-
raccogliere prede fresche e vivere di rapina. po, sono guidate da Umbro-
Dalla nazione marruvia viene un sacerdote ne, medico, mago, incantato-
mandato da re Archippo. ~ il fortissimo Umbrone re di serpenti; tuttavia le
sue arti non riuscirono ad
dall'elmo ornato di foglie di fertile olivo; evitargli la morte.
865 medico e mago che sa addormentare col canto 872. Angizia: maga (la
e le carezze i serpenti, le vipere soffianti tradizione la diceva sorella
veleno, e sa placarli, curarne i morsi con arte. di Medea), che presso il lago
Fùcino aveva un bosco a sé
(Ma, infelice, non seppe curare la ferita dedicato e che avrebbe inse-
che una lancia troiana poi gli inferse, e non valsero gnato ai Marsi l'arte di in-
870 al suo male le nenie sacre, addormentatrici, cantare i serpenti.
né le erbe raccolte sui monti della Marsica! 874-892. Virbio: secondo
la leggenda italica era figlio
E te piansero, o Umbrone, la foresta di Angizia, di lppolito e della ninfa Ari-
il Fucino dall'acqua vitrea e i limpidi laghi) ... eia: di lppolito, che ucciso,
Va alla guerra anche Virbio, splendido figlio di lp- secondo il mito greco, in se-
[polito, guito alla falsa accusa della
matrigna Fedra, sarebbe sta-
875 famoso e bello, venuto dalla materna Ariccia, to risuscitato, con farmaci
cresciuto nell'umido bosco sacro di Egeria, dove prodigiosi del medico Peo-
sorge l'altare ricco della clemente Diana. ne, da Diana, la quale gli
avrebbe mutato il nome in
Dicono che lppolito, morto per l'inganno quello di Virbio (bis vir -
della matrigna, dopo aver espiato col sangue uomo due volte). A lppolito-
880 la vendetta patema travolto dai cavalli Virbio, trasportato poi in
imbizzarriti, tornasse a vedere le stelle Italia e nascosto nel bosco
della ninfa Egeria, Diana
altissime e l'aria del cielo, risuscitato dai filtri avrebbe dato in moglie la
del medico Peone e dalla pietà di Diana. ninfa Arida, dalla quale
Ma il Padre Onnipotente, sdegnato che un mortale avrebbe avuto un figlio, ch'e-
gli chiamò con il suo stesso
885 risorgesse dall'ombra infernale alla luce nome: Virbio.- Peone: era
della vita, tuffò con una saetta nell'onda il medico degli dèi.

www.scribd.com/Baruhk
262 Canto settimo

893-899. Per questo i ca- ddlo Stige Peone, figlio di Febo, reo
valli, ecc.: in memoria della di avere inventato un'arte cosi grande.
morte di Ippolito, caro a Allora Trivia nascose Ippolito in un luogo segreto,
Diana per i suoi retti ed ot-
timi costumi, i cavalli erano 890 lo cdò in fondo al bosco sacro alla Ninfa Egeria,
tenuti lontani dal tempio e perché ignoto passase la vita nelle sdve
dal bosco consacrato alla d'Italia, e gli cambiò il nome in quello di Virbio.
dea. Infatti erano stati i ca- Per questo i cavalli dai piedi di como
valli del suo cocchio, imbiz-
sono tenuti lontani dal santuario e dai boschi
zarriti alla vista di un mo-
stro uscito dal mare per 895 consacrati a Diana (proprio i cavalli un tempo
opera di Nettuno, a causar- spaventati dai mostri marini travolsero
ne la morte. Ma nonostante sul lido il giovane Ippolito col suo carro!). Ma il figlio
il ricordo del tragico evento, li adopera i cavalli ardenti, e corre con essi
il figlio Virbio ama i ca·
sulla distesa dei campi e va in guerra sul cocchio.
valli « e corre con essi sulla
distesa dei campi e va in 900 Ed ecco TUfno che avanza tra i primi, magnifica
guerra sul cocchio». Hai qui figura in armi, piu alto di tutti di una testa.
l'immagine viva della vita Il suo elmo, chiomato di tre pennacchi, inalbera
che continua con rinnovato una Chimera dall'alito infuocato di vampe
vigore anche dopo le scia-
gure che travagliano l'uomo
dell'Etna: mostro che freme e s'infiamma tremendo
e sembrano capaci di arre- 905 quanto piu incrudelisce nd sangue la battaglia.
stare in lui ogni volontà di Il suo scudo è fregiato d'un soggetto famoso:
progredire. un'Io già giovenca, già coperta di pelo,
900. Turno: Turno è tra i con corna già cresciute, tutte d'oro, con Argo
primi della rassegna, ma il
poeta non ne ha seguito l'or- che l'ha in custodia e suo padre Inaco che versa
dine. Pet destare interesse 910 da un'urna cesellata l'acqua dd suo fiume.
nel lettore egli ricorda i ca- Seguono Turno un nembo di fanti e gente armata
pi più importanti alla fine. di scudo, che s'addensano per la pianura: Argivi,
90!. più alto di tutti di
una testa: nei poemi classici manipoli aurunci, Rutuli, antichi Sicani, schiere
i personaggi principali gigan- sacrane e Labicani dagli scudi dipinti.
teggiano anche nella perso- 915 Ci sono quelli che arano le tue vallate, o Tevere,
na. Perciò Turno, che nel e le tue sacre rive, o Numko, e col vomere
poema virgiliano è una delle
figure più salienti, sovrasta
sugli altri << di una test a >>. 907. un'Io già giovenca, Ardea, fondata da Danae,
903. una Chimera: mostro ecc.: Io, figlia di Inaco, fu originaria di Argo (v. nota
con il petto e la testa di da Giunone, gelosa che fos- precedente). Manipoli au-
leone, il vente di capra e la se stata amata da Giove, tra- runci, Rutuli, Sicani, schie-
coda di drago. Mito telluri- sformata in giovenca e data re sacrane (quelli di Ardea,
co, di facile trasparenza a in custodia ad Argo, il pa- cosi detti perché praticavano
significare il vulcano, che ha store dai cento occhi. Turno il culto di Cibele: "sacra
il fuoco sulla vetta, arido ne ha collocato sullo scudo Cybelae") e i Labicani, del
terreno sulla << schiena >> e l'immagine per testimoniare territorio tuscolano, presso
verde vegetazione sulle fal- la sua discendenza da Danae, l'odierna Frascati, sono tutti
de, rispecchia il carattere fo- figlia di Acrisio, re di Mice- popoli del Lazio che seguo-
coso e mdomito di Turno, ne, e di Argo, pronipote di no Turno.
ed egli la porta come inse- Inaco. V. nota 4I5-·P4· 916. Numìco: oggi Rio
gna sull'elmo. 912. Argivi: guerrieri di Torto.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 263

solcano i colli rutuli ed il monte Circeo: vv. 663-734. - Potrebbe vo-


campi protetti da Giove Anxur e da Feronia lare: la giovane Camilla è
lieta dei verdi boschi; pianure dove giace cosl veloce nella corsa, e
quindi cosl leggera, che po-
920 la nera palude di Satura, e il gelido Ufente trebbe correre su di un cam-
si scava una strada per valli profonde e si getta nel mare. po di grano senza piegare
Dopo costoro viene la vergine volsca, Camilla, una sola spiga, e sulla super-
ficie ondosa del mare senza
alla testa di un gruppo di cavalieri e fanti bagnarsi i piedi. Sono imma··
risplendenti di bronzo. ~ una fanciulla guerriera, gini irreali, ma proprio u-
925 ha mani di donna ma non avvezze alla rocca, scendo dalla realtà esse rap-
al cucito o al ricamo; è dura nelle battaglie, presentano assai bene l'idea
della grazia, della leggerez-
tanto veloce da vincere i venti nella corsa. za e dell'agilità della ecce-
Potrebbe volare sfiorando le messi non falciate zionale fanciulla.
senza piegare neppure una tenera spiga, 934· la ammira... mentre
930 potrebbe correre in mare sospesa sull'onda rigonfia cammina: ammira il suo pro-
cedere semplice e pur fie-
senza bagnarsi le piante dei rapidi piedi. ro, graziosamente maestoso
Tutta la gioventu, uscita dalle case e pur sprizzante energia e
e accorsa dai campi, insieme a una folla di madri volontà.
la ammira da lontano mentre cammina, e guarda 93.5-938. il regale mantel-
lo, ecc.: « il mantello rega-
935 stupita il regale mantello che le copre di porpora le »... , « la libia che le anno-
le morbide spalle, la fibbia che le annoda la chioma. da la chioma», la «faretra
la grazia con cui porta una ·faretra licia . licia » (i Lici erano arcieri
famosi), il « mirto pastora-
e un mirto pastorale armato d'una punta. le », munito di una punta
di ferro, usato dai pastori
918. Giove Anxur: Giove empio c feroce, Mesenzi< per difesa, sono i segni
protettore di Anxur, oggi si chiude con una gentile della complessa personalità
Terracina. - Feronia: anti- e graziosa figura femminile, di Camilla: figlia di re, in-
ca divinità italica, cara a Camilla, famosa eroina del dossa il mantello tinto di
Giunone e venerata partico- Lazio, cui si ispirarono l'A- porpora (Virgilio ha presen-
larmente nei dintorni di riosto e il T asso nel delinea- ti le vesti purpuree dei prin-
Terracina. Vincenzo Monti re le loro eroiche fanciulle, cipi, dei senatori e dei gene-
si è servito del suo nome donne e guerriere: Brada- rali romani); gentile fanciul-
per il titolo di un suo poe- mante e Clorinda. la, tiene i capelli uni ti da
metto: «La Feroniade ». 924-93r. È una fanciulla una fibbia d'oro; guerriera,
920. Satura: probabilmen- guerriera, ecc.: Camilla, do- indossa la faretra e, condot-
te una località delle Paludi po che suo padre fu espulso tiera di pastori armati, porta
Pontine, ora prosciugate. - dalla sua città, Priverno (l'o- la loro caratteristica arma di
Ufente: fiume freddo, che dierna Priperno), per la sua difesa: una verga di legno di
attraversa il territorio delle tirannide, crebbe errando mirto cuspidata di ferro. Co-
Paludi Pontine. con il suo genitore per sl Camilla, splendida imma-
922. Camilla: figlia di Me- monti e selve, addestrandosi gine di donna, chiude con un
tabo, re dei Volsci, e di fin da giovinetta nella corsa segno patetico di gentilezza
Casmilla, è una creazione ge- e nell'uso delle armi. Ne rac- e di fierezza la ti ne la movi-
niale di Virgilio. La rasse- conta la romanzesca storia, mentata, varia e feroce rl!s·
gna degli armati italici, co- per bocca di Diana, lo stes· segna delle schiere combat
minciata con un guerriero so Virgilio nel canto XI, tenti.

www.scribd.com/Baruhk
264 Canto settimo

Commento critico
Il racconto di ciò che Enea «a causa dell'ira tenace della crudele Giu.none,
molto soffri anche in guerra», inizia con il canto VII, il quale ne costituisc~ in un
certo senso la prefazione suddivisa in tre momenti principali: l'approdo dei Troiani
alla foce del Tevere e l'ospitale accoglienza di Latino, re del Lazio; l'intervento di
Giunone a contrastare l'avverarsi del Fato che vuole i Troiani fondatori nel Lazio di
una nuova storia; l'unione dei popoli del Lazio, e delle vicine città italiche, sollecitati
da Giunone a cacciare o a distruggere le schiere troiane e la rassegna delle loro forze.
In un certo senso il canto VII rappresenta il punto di saldatura tra la prima parte
del poema, in cui è narrata la distruzione di Troia, la fuga di Enea dalla città incen-
diata e il suo lungo e travagliato peregrinare per terra e per mare con i suoi concit-
tadini superstiti alla ricerca di una nuova patria, e la parte seconda, in cui i Fati di
Enea trovano perfetto riscontro con gli oracoli latini annunzianti il suo arrivo nella
terra promessa e l'inizio di un'età nuova per le genti italiche. Quante volte il nome
d'Italia era stato pronunciato e fatto balenare ai profughi troiani, non come miraggio
evanescente, ma come promessa di una volontà del Fato superiore a quella degli stessi
dèi! Ebbene, in questo canto la promessa è mantenuta: la nuova patria è raggiunta,
e Virgilio, veramente, qui « ci appare come l'ultimo dei poeti romani e il primo degli
italiani » (A. Bruers).
L'inizio del canto è ricco di toni bucolici, di serena contemplazione della natura:
dalla notte illuminata dalla luna alla descrizione dell'estuario del fiume ancora scono-
sciuto; dalla contemplazione gioiosa delle rive ricche di sole e di verde alla letizia
del giovanissimo Julo che, cacciando a briglia sciolta le fiere, partecipa egli pure della
soddisfazione del suo popolo, contento d'aver terminato le tribolazioni e raggiunto
un paese cosl ridente. Ma l'Italia, che il poeta mantovano poteva vedere già unificata
anche con l'estensione della cittadinanza romana dalle Alpi alla Sicilia e dal Varo
all'Istria, in questo canto è rappresentata nelle sue condizioni primitive, quando le
genti che la abitavano erano divise e spesso anche in lotta tra loro. Erano tuttavia
forze vigorose e primigenie che avevano solo bisogno di leggi, di ordine, di disciplina,
di una coscienza religiosa dell'unità e della libertà della patria, che il Fato rappre-
senta al di sopra delle rivalità umane e degli stessi dèi. La visione virgiliana di Enea
che, strumento del Fato, viene in Italia a gettare le prime basi della costruzione che
avrà più tardi il nome di Roma, è stata cosl espressa dal Carducci: « Niun epico e
forse nessuno storico fu più archeologo di Virgilio: nella poesia di lui risorgono sui
monti, sui colli, dai fiumi gli antichi dèi della patria; risorgono su le ruine delle città
disparite i popoli spenti a cantare le origini divine e gl'istituti civili e i culti dei padri
e la forza delle armi: Arcadi, Etruschi, Latini, Sabelli, si mescolano sul luogo più
glorioso del mondo, sui colli e nei campi ove crebbe Roma ». La virtù italica, rappre-
sentata da Latino e da Enea, che da eroe troiano si manifesta eroe italico, trionfa e
dà i suoi frutti anche nell'età primiera; le lotte tra i popoli italici e i Troiani, che si
annunciano già in questo canto, non sono conseguenza di una difesa legittima, ma
dell'influsso malefico della furia Aletto, strumento di interessi personali e di cieche

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 265

passioni. Perciò Virgilio pone i contendenti sullo stesso piano, e con eguale simpatia
esalta l'incontro di Latino con gli ambasciatori di Enea, e rappresenta la rassegna degli
armati italici, ch'egli descrive con le particolarità caratteristiche di ogni gruppo: di
armi, di vesti, di usi e spesso anche di bellissime leggende e di culti tradizionali, nei
quali è posta in evidenza la religiosità, cui nel quadro fa da chiaroscuro l'empietà
del tiranno Mesenzio. Dalla lettura del canto si ha l'impressione che l'Italia con le
sue genti, ricca di fermenti e feconda di frutti, sia stata pronta fin dalle età più lon-
tane a raggiungere un giorno l'unità e la grandezza.

Galleria di ritratti
Latino.
La figura del vecchio re, cosi come ci è presentata in questo e nei canti seguenti,
non è particolarmente riuscita. Egli ci appare come un Enea invecchiato, cioè privo
di quegli imprevedibili slanci o mutamenti di umore che ci rivelano un tumulto inte-
riore ed una successione di stati d'animo, i quali s'accompagnino ai fatti e li rispec-
chino nel loro divenire.
Latino recita una parte, non la vive: è saggio, è religioso, è ligio, troppo ligio alla
volontà degli dèi. La sua perfezione umana che dà nell'astratto, perché moralmente
ineccepibile, lo porta ad essere più spettatore che attore del dramma che si svolge
sotto i suoi occhi e che coinvolge la sua famiglia ed il suo popolo. Egli pare di con-
tinuo fare appello alla ragione, quando intorno a lui ardono le passioni ed esplodono
gli istinti: perciò ci appare anacronistico ed avulso dagli avvenimenti.

Amata.
«Un'altra donna, nell'Eneide, si perde e si uccide. ~ la regina Amata, sposa
del re Latino e madre di Lavinia. Anche la sua disgrazia è dovuta ad un intervento
soprannaturale. Quando, infatti, Enea, seguendo le indicazioni degli oracoli, sta per
avere come promessa sposa Lavinia, Giunone pensa di spingere contro di lui la
regina, in modo da rendere inutile la benevolenza del re Latino; all'ignara donna
essa manda una furia infernale, Aletto, che orribilmente ne domina il corpo e l'anima.
E quest'anima all'improvviso fiammeggia; nella distruzione una idea sola rimane
ferma: che Lavinia non sposi Enea e mantenga la fede già data a Turno! Per que-
st'idea, e per i contrasti che incontra, la regina eccita tutte le donne della città; ad
esse comunica la sua frenesia; ispira attorno a sé il desiderio della guerra e della
resistenza; vede poi con spavento sopraggiungere l'ultima rovina, quando le armi
di Enea sono trionfanti, e la città stessa sta per essere presa. In una scenJ concitata,
presente Lavinia, la regina supplica Turno a non tornare nella mischia, essa è certa
ormai che ogni speranza di vittoria è perduta; quando anche Turno si è allontanato
per il suo destino, fin la parvenza "dell'idea unica" scompare, e nella reggia, fra i

www.scribd.com/Baruhk
266 Canto settimo

clamori del nemico vittorioso, la donna infuriata è già dinanzi alla morte. Pur questa
fìgura di invasata, che potrebbe essere tale anche fuori da ogni spiegazione sopran-
naturale, serve, con la forza del contrasto, a rendere più evidente la bellezza morale
di altre donne del poema, bellezza che è fatta di armonia, di costanza e di fede ».
(da Virgilio di G. Fanciulli-Agnelli).

Lavinia.
«La donna che rappresenta una causa di guerra, ed è predestinata dai fati ad
essere la sposa di Enea, viene fugacemente disegnata, e appena la vediamo apparire
nel poema.
Lavinia non ha nessuna somiglianza con Elena, la fatale eroina del ciclo omerico.
Essa fa vivere il tipo semplice ed austero della vergine romana; è, pur in questi
brevi segni, un ritratto ideale. Nulla sappiamo di lei; la vediamo una volta sola,
mentre la vicenda sta per conchiudersi, e sua madre Amata supplica Turno a non
andare alla morte; ella è presente per caso al colloquio; piange ed arrossisc.:. non
dice una parola; soltanto per quel rossore e per quel pianto immaginiamo eh<.! essa
ami Turno: il segreto del giglio non è svelato».
(da Virgilio di G. Fanciulli-Agnelli}.

www.scribd.com/Baruhk
Canto settimo 267

Raffronti di traduzione
1tt s.teva e speculis tempus dea nacta noC< ndi La fiera dea, da le vedette il tempo
ar,/ua t..cta pctit stabuli et de culmin,· Jlllllii!O al nuocer còlto, in vetta a le capanne
,,,·torale c.mit signum cornuque r.-cun·o balzata, dal comignolo più alto
Tartar.·am inlt·ndit vocem, qua protilllt.< o111n<' squilla il segnale pastoral, nel curvo
contrcntuit nf!mus et silvae insunucre prPlll'idde; corno sforzando la tartarea voce;
audit <'l TriL'iae /on11,e lacus, audit amnis onde tosto tremò quant'era il bosco
mlpur.·a Nar ulbus aqua /ontesquc \'clini. e le valli echeggi<lrono dal fondo:
''t trepidae •11atrcs pressere ad pl!ctora ll.t!os. udl lontan di Trivia il lago, bianca
(vv. 511·518) la Nera udì de la sulfurea vena
e i fonti del Velino, e paurose
L'infernal dea, ch'a la veletta stava strinsero al seno i pargoli le madri.
di tutto che segula, veduto il tempo Trad. di Giuseppe Albini
accomodato al suo pensier malvagio,
tosto nel maggior colmo se ne salse Dalla vedetta aIlor, còlto il momento,
de la capanna, e con un como a bocca la Dea feroce ascese in cima al tetto
sonò de l'armi il pastorale accento. d'una capanna, e da quell'alto luogo
La spaventosa voce che n'uscio ella gettò l'allarme pastorale
d.tl Tartaro spiccc~si. E pria le selve e fe' rombar la sua tartarea voce
n~ tremar tutte; indi di mano in mano dal curvo corno; ne tremò ogni bosco,
di Ncmo udilla e di Diana il lago, ne risonarun le selve profonde,
udilla <l~ la Nera il bianco fiume, l'udl lontano il lago Diana,
e di Velino i fonti, e tal l'udiro l'udl la solforosa onda biancastra
eh<' ne strinser le madri i figli al S<'"''· del Mar, l'udiron l'acque del Velino;
Trad. di Annibal Caro e le Madri ~i strinsero sul seno
trepide i figli.
Trad. di Guido Vitali

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO OTTAVO

Enea incontra la bianca scrofa.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca Va-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO OTTAVO

Enea ed Evandro
Il Lazio è tutto in armi, e Turno dà il segnale di guerra dalla rocca di Laurento.
Da tutte le parti accorrono armati, e si manda anche un'ambasciata a chiedere aiuti
a Diomede in Puglia. Enea si appresta a sostenere l'urto, ma si sente solo e non ~a
a chi ricorrere per avere conforto e aiuto in una situazione tanto difficile. Lo conforta
il dio Tiberino, che di notte gli appare in sogno e lo esorta a risalire il fiume fino ali<~
città di Evandro costantemente in guerra con i Latini; colà avrebbe trovato sicura
alleanza. E a conferma della validità del suo consiglio, gli preannuncia che il mattino,
svegliandosi, avrebbe visto la scrofa con trenta porcellini predettagli da Eleno; e lo
esorta a farne sacrificio a Giunone.
Enea, svegliatosi, vede la scrofa con i suoi piccoli e la sacrifica a Giunone; poi
con due navi risale il fiume, e il giorno dopo giunge in vista della città di Evandro:
un insieme di poche e misere capanne: la futura Roma. In un bosco non lontano
dalla città, Evandro ed i suoi stanno celebrando l'anniversario dell'istituzione del-
l'« Ara maxima »in onore di Ercole, e l'apparizione sul fiume delle due navi di Enea
porta un certo scompiglio. Fallante, il giovane figlio di Evandro, afferra l'asta e, im-
pavido, si spinge fino alla riva del fiume incontro agli stranieri. Ma i Troiani non
sono nemici; essi, afferma Enea rispondendo alle domande del giovane Fallante e
tendendo un ramoscello d'olivo, cercano Evandro per offrirgli e domandargli alleam::t.
Invitato a sbarcare, Enea si presenta con i suoi compagni a Evandro, e il vecchio re
riconosce in lui i tratti del padre Anchise, conosciuto e ammirato quando, giovane,
si recò con Priamo a visitare l'Arcadia. I Troiani sono quindi invitati a partecipare
ai solenni riti in onore di Ercole; e finito il banchetto, Evandro racconta diffusamente
l'origine di quel culto: l'uccisione per opera di Ercole del mostruoso e sanguinario
ladrone Caco, mezzo uomo e mezza fiera, che infestava il Lazio spargendo crudelmente
rovina e morte. Al tramonto si rinnova il banchetto, e i dodici Salii cantano le lodi
e le imprese di Ercole.
Terminata la cerimonia, Evandro conduce Enea nella sua dimora, dove aveva

www.scribd.com/Baruhk
272 Canto ottavo

riposato Ercole; e durante il tragitto nomina e illustra i luoghi che si presentano alla
loro vista, cui Roma, dice Virgilio, avrebbe un giorno dato fama imperitura. Venere
intanto, impensierita della guerra che minaccia l'incolumità di suo figlio, prega Vtil-
cano, suo marito, di fabbricare per Enea armi nuove. E Vulcano, accolta di buon
grado la preghiera della moglie, si reca nell'isola, dove nella sua officina tre Ciclopi
lavorano instancabilmente per lui; e ordina ad essi di dedicarsi subito alla costruzione
delle armi destinate all'eroe troiano.
Il mattino del giorno successivo Evandro ed Enea si rivedono; e alla presenza di
Pallante e di Acate, comandante di una delle navi di Enea e suo fido amico, suggel-
lano la loro alleanza. Ma Evandro, poiché sa di poter dare ad Enea un aiuto molto
modesto (duecento cavalieri al comando del figlio Pallante, il quale ne aggiungerà dei
suoi altri duecento), gli consiglia di recarsi a Cere, la città etrusca che, cacciato Me-
senzio, è decisa a muover guerra a Turno, che lo ha ospitato. Per iniziare le operazioni
belliche l'esercito etrusco attende, già in armi, soltanto l'arrivo del comandante, che
gli oracoli vogliono straniero. Mentre Enea medita pensoso il consiglio di Evandro,
il cielo sereno si accende per tre volte tra un frastuono di trombe e di armi. È un
segno di Venere al figlio, il quale accetta il consiglio di Evandro e, rimandata al
campo troiano, presso Ascanio, una parte dei suoi, si accomiata dal vecchio re e parte
con i rimanenti e con Pallante, seguito dai suoi quattrocento cavalieri, alla volta di
Cere. Quando è prossimo alla città, essendo imminente la notte, mentre i suoi si ripo-
sano in un bosco sacro a Silvano, egli si apparta in una valletta solitaria presso il
gelido fiume di Cere. Nel frattempo Venere era discesa tra le nuvole recando le armi
stupende, e appena vide il figlio appartato nella valletta solitaria, gli si mostrò e gli
consegnò l'opera perfetta di Vulcano. Egli, lieto dei doni, ammira uno dopo l'alt1··J
i singoli pezzi: l'elmo, la spada, la corazza, le gambiere, l'asta, ma soprattutto lo
scudo, sul quale sono effigiati gli episodi principali della storia di Roma: le tappe più
importanti e gloriose dell'eccezionale cammino compiuto nella storia dalla città eterna,
dalle origini alla battaglia d'Azio, che segna il trionfo definitivo di Augusto e d:
Roma sull'Oriente.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO OTI'AVO per invitarlo a partecipare
come alleato nella lotta con-
Il Lazio in armi e l'ambasceria a Diomede (1-22) - Enea sogna il tro i Troiani.
dio Tiberina e poi sacrifica la bianca scrofa (23-95) - Enea risale x. Appena Turno ecc.:
il Tevere e incontra Fallante e Evandro (97-209)- Il mito di Ercole quando il re Latino, per
e Caco (210-327) - L'inno a Ercole (328-356) - Evandro parla a non porsi in contrasto con
Enea dell'1111tichissimo Lazio e gli mostra i luoghi sui quali sarebbe gli oracoli, abbandona il po-
sorta Roma (357-430) - Venere e Vulcano e la fucina dei Ciclopi tere regale e si chiude nella
(431-529)- Evandro dà a Enea consigli e aiuti (53o-6o8)- Partenza sua casa, Turno, re dei Ru-
di Enea con Fallante e pianto di Evandro (609-682) - Enea nel tuli, favorito dalla regina
paese degli Etruschi riceve le armi fabbricate da Vulcano (683-729) Amata, che lo vuole sposo
- Lo scudo di Enea istoriato con episodi della storia di Roma (730- della figlia Lavinia, audace-
850). mente lo sostituisce, innalza
sulla rocca di Laurento il se-
gnale di guerra contro il ri-
Il Lazio in armi e l'ambasceria a Diomede vale Enea e fa suonare le
trombe. Con evidente ana-
cronismo Virgilio attribuisce
APPENA Turno agli antichi Latini l'usanza
ebbe alzato bandiera di battaglia di Roma, che in caso di guer-
sulla rocca murata di Laurento, tra rauche ra chiamava alle armi i fanti
inalberando il vessillo rosso,
fanfare, spronando i focosi cavalli i cavalieri quello celeste.
s e brandendo in aria le armi, s'accesero subito 9-xo. Messapo, Ufente ...
gli animi. Tutto il Lazio correva alla guerra Mesenzio: sono capitani già
incontrati nella rassegna che
nd fremito d'una feroce gioventu. Sono i primi chiude il canto precedente:
a raccogliere ovunque aiuti, spopolando Messapo, useito dalla fanta-
i campi di contadini, tre capitani: Messapo, sia del poeta e detto figlio
to Ufente e il sacrilego bestemmiatore Mesenzio. di Nettuno, capo degli Equi
Falisci; Ufente, condottiero
deli Equicoli, cacciatori e
IL LAZIO IN ARMI E L'AM- delle ostilità. I n tutto il La- bellicosi abitanti dei monti
BASCERIA A DIOMEDE (I-22). zio fervono i preparativi, i tra la Sabina e l'Abruzzo;
- L'insegna di guerra issata giovani e gli uomini validi Mezenzio, già re di Agilla
sulla rocca di Laurento e il abbandonano i campi e si ar- (Cere), espulso per la sua
suono cupo dei corni an- mano. V enulo è inviato co- empia crudeltà, ora ospite
nunziano l'imminente inizio me ambasciatore a Diomede di Turno.

www.scribd.com/Baruhk
2ì4 Canto ottavo

20. poiché forse più chia- Si spedisce anche, in fretta, Venulo ambasctatore
ri, ecc.: nota la sottile insi- alla città del grande Diomede, per cercare
nuazione che fa intravedere
a Diomede il pericolo che la soccorsi. Gli dirà come i Teucri si insedino
possibile vittoria di Enea sui nel Lazio e come Enea, giunto li con la flotta,
Latini e i loro alleati minac- lS voglia imporre all'Italia i suoi vinti Penati
cerà anche lui; ed inoltre la vantandosi chiamato dal Fato come re:
finzione che Latino sia d'ac-
cordo con Turno, affinché gli dirà come molte genti all'eroe dardanio
appaia che tutti i popoli del s'uniscano, come il suo nome si sparga largamente
Lazio vogliono opporsi allo per il Lazio. Ed infine gli chiederà consiglio:
straniero e difendere la pro- poiché forse piu chiari a Diomede che a Turno
pria libertà. 20
o al re Latino saranno i veri scopi di Enea,
ENEA SOGNA IL DIO TI- le sue speranze di vincere, se la fortuna lo assiste.
BERINO E POI SACRIFICA LA
BIANCA SCROFA (23-95). -
Enea, cui i preparativi di Enea sogna il dio Tiberino
guerra dei popoli italici non
sono sfuggiti, è profonda- e poi sacrifica la bianca scrofa
mente turbato. Scesa la not-
te, benché abbia l'animo tra- Tutto quello che accade Enea lo viene a sapere
vagliato, riesce, per la stan- subito e se ne preoccupa, il cuore travolto
chezza, ad addormentarsi u- 2S da tempestosi pensieri, ora a questo ora a quello
gualmente ed in sogno g.fi ap-
pare, levandosi dal letto del volgendo l'animo mosso da mille inquietudini:
fiume, il dio Tiberina, che cosi uno specchio tremulo d'acqua in un vaso di bronzo
lo incoraggia e gli suggerisce colpito da un raggio di sole o dall'immagine
di recarsi a Pallanteo e di
della radiosa luna riflette un bagliore
chiedere aiuto ad Evandro,
re di quella città e nemico 30 che vola lontano e macchia di pallida luce il soffitto.
dt;i Latini. E a conferma del- Era notte, per tutta la terra un sonno profondo
le sue parole aggiunge che, annientava ogni specie di cose animate,
svegliandosi, troverà accovac-
ciata sotto un elce una scrofa
e gli uccelli e i quadrupedi, quando Enea padre, turbato
con trenta porcellini; e lo dalla triste idea della guerra, si lasciò andare
invita a sacrificar/i a Giuno-
ne per vincerne l'ira. All'alba amici e senza una chiara co- mente quando egli vuole in-
Enea si desta e prepara le noscenza del valore degli av- sinuare nel lettore un senso
navi; quand'ecco scorge ste- versari, passa rapidamente, di intimità leggermente ma-
so sul lido una scrofa bian- con un crescendo progressi- linconica; ma qui essa deve
ca con trenta porcellini; e vo, ad una inquietudine an- servire anche ad altri scopi:
la sacrifica col suo gregge di gosciosa, che il paragone suc- sottolineare, mediante il con-
cuccioli alla grande Giunone. cessivo commenta dando allo trasto del sonno ristoratore
stato d'animo del condottie- che la notte concede a tutti
23. Enea lo viene a sapere, ro troiano un senso di pro- gli esseri vi ve nti, l'agitazione
ecc.: Enea, cui non sfuggo- fonda intensità e un tono di di Enea e l'insonnia che lo
no i febbrili preparativi di pacata malinconia. travaglia ed inoltre creare
guerra dei Latini, è molto 31-36. Era notte, per tutta l'atmosfera di mistero neces-
turbato; e dalla preoccupa- la terra, ecc.: la descrizione saria a preparare l' apparizio-
zione per l'incertezza che della notte è sempre resa da ne nel sogno del dio Tiberi-
gli proviene dal trovarsi in Virgilio con toni smorzati na. - del cielo... gelido:
una terra straniera senza ed umana sensibilità, special- « cielo lontano e gelido » è

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 275

35 sulla riva del fiume, sotto la volta del cielo persona di Enea, il quale,
lontano e gelido, alfine dando riposo alle membra. con i Troiani da lui portati
in Italia, fonderà una nuova
Ed ecco gli sembrò che Tiberino stesso, Pergamo che rinnoverà in
Dio del luogo, levasse dalla chiara corrente eterno quella distrutta dai
la testa, tra le fronde di pioppo, e gli parlasse Greci. - lungamente eri at-
consolatore e pietoso, in figura d'un vecchio teso: allude all'oracolo di
40
Fauno (VII, 83 sgg.). - la
dal capo coronato di canna ombrosa, cinto tua patria è qui, ecc.: qui
di un leggero mantello azzurro, trasparente: nel Lazio avrai una sede sta-
«O nato da stirpe divina, che Troia salvasti bile e sicura (patria e Penati
portandola qui, serbando in eterno il nome di Pergamo, hanno questo significato). Le
parole del dio Tiberina sono
45 lungamente eri atteso dal suolo di Laurento la conferma dell'accoglimen-
e dai campi latini. Non devi aver paura, to della sua preghiera ad
la tua patria è qui, i tuoi Penati qui Apollo: « dacci una casa no-
staranno sicuri. Non devi temere minacce di guerra. stra; siamo stanchi! » (III,
103 sgg.).
svanita è l'ira dei Celesti... E perché 49-58. svanita è l'ira dei
50 tu non creda che il sonno t'inganni con visioni Celesti... : non è vero che
menzognere ne avrai conferma, troverai l'ira e lo sdegno di tutti i ce-
distesa a terra sotto le quercie della riva, lesti contro i Troiani siano
S\'amtl; Giunone persiste
stanca del parto, una candida scrofa con trenta nell'odio e nella crudele de-
candidi porcellini a succhiarne le mammelle. cisione di distruggerli. Ma il
55 Proprio in quel luogo un giorno fabbricherai una città dio Tiberina vuole infondere
e il tuo penare avrà tregua: finché dopo trent'anni coraggio nel cuore di Enea. -
E perché tu non creda, ecc.:
Ascanio se ne andrà per fondare Alba Longa e a conferma del suo incorag-
immilgÌnc syttlsltamentc poe- mi c ,ono pL"rciò il naturale giamento il dio Tiberina ri-
tica. Il gelo non è nell'aria ornamento del dio Tiberina. pete, quasi con le stesse pa-
(qui « cielo » è tutta la volta 41. di canna ombrosa: an- role, la profezia di Eleno
del cielo), ché se l'aria fosse che i canneti crescono, co- (III, 472-479), il quale gli
stata fredda Enea non avreb- me i pioppi, dove la terra aveva detto: «quando final-
be potuto dormire all'aperto, è umida. mente stanco, ti apparirà sul-
ma è nel cuore del condottie- 42. di un leggero mantello le rive di un fiume, sotto un
ro troiano. - alfine dando azzurro: come personifica- elce, una scrofa bianca con
riposo alle membra: il testo zione di un fiume. il dio trenta candidi porcellini, fèr-
latino dice: « seramque de- Tiberina indossa un legge- mati e stabilisci in quel luo-
di t per membra quietem », ro mantello del colore del- go la tua sede». Ed Enea
cioè: e tardi, cioè a fatica, l'acqua. avrebbe poi fondato vera-
riuscl ad ottenere (dedit) che 43-48. che Troia s,dvasti, mente Lavinio in quel luo-
il sonno (quietem) invadesse ecc.: che portando con te i go, la scrofa avrebbe sii..
le sue membra (per mem- Penati, salvati dall'incendio boleggiato Alba Longa fon-
bra). Enea, dunque, anche della città, hai salvati> Troia, data da Ascanio e i trenta
dopo essersi lasciato cadere poiché il suo nome sarà così porcellini i trenta anni du-
oppresso e stanco sulla riva conservato in eterno. Il te- rante i quali Ascanio regnò
del fiume, continuò a medita sto latino ha << revehis >>, che su Lavinio prima di fondare
re fino a tarda ora sulla situa- significa « riporti >>; e l'e- Alba Longa, oppure le tren-
zione e sul modo di uscir vi. spressione allude, infatti, al ta città latine federate sotto
39· tra le fronde di piop- mito di Dardano (I I I, 203 l'egemonia di Alba. - Asca-
po: i pioppi crescono più fa- sgg.), che emigrato dall'Ita- nio: figlio di Enea e di Creu-
cilmente lungo le rive dei fiu- lia, ora vi ritornerebbe nella sa; secondo altri figlio di

www.scribd.com/Baruhk
276 Canto ottavo

Enea e di Lavinia. Nel pri- dal grande nome. È sicuro. Ma adesso sta' attento,
mo caso Ascanio e Julo sa- ti dirò in breve in che modo sarai vittorioso.
rebbero la stessa persona. -
~ siçuro: ti predlco avveni- 60 Su queste spiagge hanno posto la loro sede una stirpe
menti sicuri, certi. di Arcadi, che han Fallante per capostipite e Evandro
6o-63. hanno posto... una per condottiero: la loro città è costruita sui colli
stirpe di Arcadi: stirpe, sog- e dal nome dell'avo si chiama Pallanteo.
getto, è un nome collettivo
e il predicato verbale può Poiché sono sempre in guerra con la gente latina
essere quindi plurale, special- 65 devi farteli amici, stringere patti con loro.
mente quando è seguito, co- lo stesso ti guiderò lungo le rive del fiume,
me in questo caso, da un ti aiuterò ad avanzare coi remi controcorrente.
complemento di specificazio-
ne plurale. - stirpe di Arca- Al2ati, figlio di Dea, e appena tramontate
di, che han Patlante, ecc.: le prime stelle, supplice, secondo il rito, prega
Fallante, figlio di Licaone, re 70 Giunone, allontanandone coi voti le minacce.
degli Arcadi, fu nonno di Dopo, quando avrai vinto, mi renderai onore:
Evandro, il quale, secondo
una tradizione, condusse una perché sono il Tevere azzurro, fiume gratissimo al cielo
colonia di Greci dall'Arcadia che tu vedi lambire le sponde con ampia distesa
in Italia, e su un monte pres- d'acqua, tagliando le ricche campagne lavorate.
so la riva del Tevere costrul 75 Qui è la mia reggia, il mio capo nasce da alte città ».
una città, che chiamò Pallan-
teo dal nome del suo avo. Il Dio scomparve, tuffandosi nella corrente e calando
Secondo Tito Livio il monte a fondo; notte e sonno abbandonarono Enea
fu poi chiamato Palatino, ap- che si alzò e, volto ai pallidi raggi del sole nascente,
punto da Pallanteo. Evan-
dro fu venerato dai Romani secondo il rito attinse nel cavo dellè mani
come nume indigete e sul- so acqua di fiume, pregando: «O Ninfe di Laurento
l'Aventino ebbe anche un al- da cui le sorgenti zampillano, e tu padre
tare. Pubblico culto ebbe an-
che sua madre, Carmenta,
che l'aveva seguito in Italia; sacrifici dovuti a Tiberino, secondo una consuetudine
e in suo onore fu anche chia- quale Dio protettore delluo: antica, comune a quasi tutte
mata Carmentale una porta go, li farà dopo la vi t toria. le religioni, le preghiere e i
che sorgeva ai piedi del 72. Tevere azzurro: l'ag- sacrifici si facevano rivolti ad
Campidoglio. gettivo azzurro è attribuibile oriente. Durante il Medio
67. controcorrente: a ri- ad ogni corso d'acqua; quin- Evo venivano costruite con
troso della corrente del fiu- di anche al Tevere, che tut- l'abside rivolta ad oriente
me, cioè dalla foce a Pallan- tavia usualmente è detto anche le chie;e cristiane, af-
teo, circa 50 chilometri. biondo (flavus). finché i fedeli potessero pre-
68-71. appena tramontate, 75· Qui è la mia reggia, gare e cantare con la faccia
ecc.: l'espressione allude al- ecc.: gli antichi credevano rivolta ad oriente (cfr. G.
l'alba, quando con l'apparire che le divinità fluviali abi- Carducci, La Chiesa di Po-
della prima luce le stelle co- tassero presso la foce. - il lenta, vv. 33-36).
minciano a scomparire. - mio capo: è la sorgente, 79-88. attinse nel cavo
prega Giunone, ecc.: il dio che comprende .evidentemen- delle mani, ecc.: gli antichi
Tiberino ripete il suggeri- te anche il corso superiore prima di pregare si lavavano
mento di Eléno, che elimina del fiume, e « le alte città » le mani con l'acqua, special-
dall'animo di Enea ogni per- sono quindi le città etru- .nente di mattina, perché
plessità ulteriore. Cosl Enea, sche, generalmente costruite credevano che il sonno ren-
trovata la scrofa, la consacra sulle alture. desse impuri. - O Ninfe ... e
e la immola a Giunone. I :78. volto ai pallidi, ecc.: tu padre Tevere, ecc.: Enea,

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 277

Tevere con la tua santa corrente, accogliete povere case sopra un colle
Enea, finalmente salvatdo dai pericoli. non lontano dalla riva del
fiume. A quella volta dirigo-
Fiume bellissimo che ti commuovi per me, no le navi, del cui arrivo
85 dovunque tu sia nato, dovunque il tuo sereno Evandro e i suoi Arcadi, che
flusso prorompa, sempre t'onorerò di doni, in un bosco vicino stanno
fiume lunato sovrano dei mari d'Esperia. celebrando l'annuale sacrifi-
cio a Ercole, si accorgono
Ma assistimi, confermami nella tua volontà». e sbigottiscono, temendo di
Dopo questa preghiera sceglieva dalla flotta essere assaliti da nemici. Ma
90 due biremi gemelle, fornendole di remi, Pallante, il figlio del re, per
ed armava i compagni. nulla sgomento, va incontro
ai forestieri e chiede il moti-
Quand'ecco un improvviso vo della loro venuta. Enea,
miracolo: tma scrofa bianca attraverso la selva tenendo in mano un ramo-
stesa sul lido verde con trenta bianchi porcelli. scello d'olivo, espone le sue
95 Enea la sacrificò alla grande Giunone intenzioni. I Troiani,. invi-
tati a sbarcare, vengono con-
spingendola all'altare col suo gregge di cuccioli. dotti al cospetto del re, che
li accoglie con benevolenza,
specialmente Enea, in cui ri-
Enea risale il Tevere e incontra Pallante e Evandro conosce il figlio di Anchise,
ch'egli da giovane aveva co-
nosciuto e ammirato in Ar-
Per quanto lunga è la notte il Tevere attenuò cadia. E invita Enea e i suoi
la corrente impetuosa, rifl.uendo con tacito compagni a prendere parte
gorgo e spianando l'acqua come un placido stagno al banchetto.
100 o una palude tranquilla, facile da navigare.
97-100. Per quanto lunga,
Perciò il viaggio è veloce, gioiosa la cadenza ecc.: intendi: per tutta la
dei remi. Gli scafi impeciati scivolano sopra le acque: durata della· notte le acque
l'onda se ne stupisce, trasecola il bosco del Tevere attenuarono la
loro corrente abitualmente
impetuosa, cosl da dare l'im-
rassicurato dal dio Tiberino, limiti entro i quali si muo- pressione che rifluissero len-
si considera abitante del La- vono il pensiero e il giudi- tamente alla sorgente o che
zio e q!Jindi rivolge alle di- zio umani. fossero le acque placide di
vinità del luogo, soprattutto una palude tranquilla.
a quelle che sovrintendono ENEA RISALE IL TEVERE 101-105. Perciò il viaggio,
alle acque, necessarie alla fe- E 'INCONTRA FALLANTE ED ecc.: l'acqua del fiume e gli
condità della terra, questa EVANDRO (97-209). - Il dio alberi cresciuti sulle sue ri-
preghiera fervida e solenne. Tiberina in segno di bene- ve, che si stupiscono ammi-
95· la sacrificò alla grande volenza verso l'eroe troiano, rati al passaggio delle due
Giunone: Enea sacrifica an- attenua la corrente del fiu- navi, avvenimento mai veri-
che alla dea che gli è nemi- me; Enea s'imbarca e risale ficatosi in precedenza, costi-
ca, seguendo il consiglio di la corrente, mentre le ac- tuiscono una scena d'incanto
Eléno e del dio Tiberino. Il que e le piante sulle rive ed una delle immagini poe-
pio Enea non si ribella mai stupiscono allo spettacolo in- tiche più belle create dalla
alla divinità, neppure se gli solito delle armi che risplen- fantasia di Virgilio: tutto è
è ostile, perché il volere di- dono e delle navi che voga- detto con semplicità natu-
vino, direbbe Dante, è « in no sul fiume. Finalmente i rale, come se acqua e piante
tutto dall'accorger nostro Troiani giungono in vista di fossero creature umane, per-
scisso », cioè esorbita dai Pallanteo: una rocca e poche ché tutta la scepa si anima

www.scribd.com/Baruhk
2 7o Canto ottavo

alla vista del lampeggiare non avvezzo a vedere risplendere gli scudi
delle armi e dell'avanzare 105 dei guerrieri e le navi dipinte vogare sul fiume.
sulle acque, quasi nuotando,
delle carene dipinte delle Faticano sul remo il giorno e la notte
due navi. solcando le lunghe anse seminascosti dagli alberi,
xo8. attraversando ... verdi attraversando sull'acqua placida verdi foreste.
foreste: immagine stupen- Il sole infuocato aveva percorso metà
da, descritta con la sempli-
cità ingenua di un fanciullo, 110 dd suo itinerario celeste quando lontane
questo particolare freschissi- vedono mura, e una rocca, e rari tetti di case
mo delle navi che attraversa- che la potenza romana oggi ha elevato al cido,
no le sei ve riflesse nitida- allora povere cose, povero regno di Evandro:
mente dalla superficie tran-
quilla delle acque. E l'imma- là volgono le prore e s'avvicinano in fretta.
gine delle due navi che sem- us Il re arcade, per caso, quel giorno onorava
brano avanzare, non sulle ac- solennemente, in un bosco di fronte alla città,
que di un fiume, ma attra- il grande Ercole, figlio di Anfitrione, e gli Dei.
verso una fitta boscaglia,
sembra creata dal poeta an- Pochissimi compagni, l'unico figlio Fallante,
che per preparare l'appari- la gioventu migliore e il piccolo senato
zione quasi inaspettata della 120 insieme a lui gettavano incenso sul fuoco,
città di Pallanteo. mentre tiepido sangue fumava davanti agli altari.
109-IIJ. Il sole infuocato,
ecc.: è mezzogiorno quando Appena videro le navi grandi venire
Enea e i suoi compagni ve- per l'ombra fitta dd bosco, e quella gente straniera
dono la città costruita da che senza parlare faceva forza sui remi,
Evandro sul punto più alto 125 sbigottirono, colti alla sprovvista, balzarono
del monte Palatino: la roc-
ca, le mura e poche misere disordinatamente in piedi, abbandonando
case sparse qua e là; una po- le mense. Ma il coraggioso Fallante proibisce
vera città «che - aggiunge d'interrompere il rito, afferra un giavellotto
Virgilio - la potenza roma- e si fa incontro di corsa a chi arriva, gridando
na oggi ha elevato al cielo ».
Virgilio « ha saputo fonde-
re - annota E. V. Marmo- so» qui vale evidentemente dro. L'immagine di questo
tale - nella sua grande ani- solo per Enea, non nei ri- popolo contadino, bene or-
ma presente e passato in un guardi di Evandro, il re dinato, che si contenta di
unico- sentimento espresso in arcade. poco e compie i rituali sa-
contenuta e profonda poe- 117. Ercole, figlio di An- crifici agli dèi, semplice e
sia». L'accostamento della fitrione: la leggenda lo dice buono, ma pronto a difen-
grandezza di Roma alla po- figlio di Giove e di Alcmena, dere la propria libertà e le
chezza del regno di Evandro moglie di Anfitrione. - e proprie cose contro i prepo-
è una costatazione serena, gli dèi: il sacrificio era fat- tenti nemici che lo circon-
senza vanto. All'ideale geor- to in onore di Ercole, ma dano, è una delle creazioni
gico, presente nell'Eneide, durante il rito erano onorati più simpatiche del poeta
non contrasta la fierezza per anche gli altri dèi. mantovano.
la potenza e la grandezza di u8-u9. Pallante: l'unico 127-132. Ma il coraggioso
Roma; i due sentimenti, pur figlio di Evandro ha lo stes- P altante, ecc.: alla vista del-
contrapposti, non si elidono, so nome dell'avo paterno. - le navi e pegli armati che le
ma si uniscono fondendosi il piccolo senato: Virgilio in- occupano, Evandro e coloro
nella lirica contemplazione siste sul « povero » e sul che partecipano l'OD lui 11!
del poeta. « piccolo » quando accenna rito sono atterriti e inter-
II5. per caso: il «per ca- alle cose e alla gente di Evan- rompono la cerimonia, per-

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 279

!30 dalla ripida alzaia: «Giovani, cosa cercate tare guerra e, prima ancora
per luoghi a voi ignoti? Dove andate? Chi siete? di rassicurarlo con le parole,
gli mostra (leva) un ramo-
Da che paese venite? Portate pace o guerra? » scello d'olivo, simbolo di pa-
Allora il padre Enea leva dall'alta poppa ce, poi parla. E la sua rispo-
un ramoscello d'olivo pacifico, e risponde: sta è brevissima: con «sia-
«Siamo Troiani: se ci vedi armati è perché mo Troiani » soddisfa le do-
135
mande «chi siete? » e «da
i Latini hanno accolto noi profughi con guerra ingiu~ta. che paese venite»; con «cer-
Cerchiamo il re Evandro. Ditegli che sono arrivati chiamo il re Evandro » ri-
scelti duci dei Dardani a chiedere alleanza». sponde alla richiesta « dove
Meravigliato da un nome cosf famoso, Fallante andate? »; quindi conferma
le loro intenzioni padfichr..
140 disse: «Chiunque tu sia, sbarca e parla a mio padre 144-152. O tu, il migliore
entrando a casa nostra da ospite gradito». dei Greci, ecc.: Enea non
Gli strinse forte la mano ponendosi al suo fianco poteva dimenticare, come
e avanzarono insieme nel bosco, lontano dal fiume, Troiano e principe dei Dar-
dani, che i Greci avevano
finché arrivarono al re. « O tu, il migliore dei Greci - distrutto Troia; perciò il
145 disse Enea: - che la Fortuna ha voluto pregassi suo saluto a Evandro, greco,
con l'offerta di rami di pace ornati di bende! non poteva consistere se non
Non ho avuto paura di presentarmi a te in un complimento generico:
« sei il migliore dei Greci, ed
che sei Arcade, Greco e parente dei due Atridi: io sono felice d'essere stato
perché la mia coscienza e gli oracoli santi indirizzato a te dalla fortu-
150 degli Dei, gli antenati comuni, la tua fama na con un ramo d'olivo, se-
gno di pacifica preghiera ».
che spazia per il mondo a te m'hanno attirato, Poi espone i motivi che lo
per volere dei Fati, volentieri. Ricorda: hanno indotto a presentarsi,
Dardano capostipite della gente troiana egli stesso, a Evandro, gre-
nacque da Elettra figlia di Atlante (lo dicono i Greci) co e parente degli Atridi
(Agamennone e Menelao), e
155 e andò fra i Teucri: Atlante grandissimo che sostil"ne a non servirsi di ambasciato-
ri, dicendo d'aver la coscien-
ché credono che quegli ar- role che rivolge agli stra- za d'essergli un degno al-
mati siano Latini, con i nieri, egli si sostituisce senza leato, e soprattutto d'essere
quali sono in continua guer- iattanza al vecchio padre nel- stato mosso dagli oracoli de-
ra, e che la loro apparizione l'autorità e nell'ardimento, gli dèi e dalla fiducia nella
improvvisa li abbia colti di- simpatico e bello nel suo loro comune origine, non-
sarmati e impreparati a di- gesto. Virgilio innalza sem- ché dalla fama della sua no-
fendersi. Solo Pallante ri- pre il tono della sua poesia biltà d'animo, nota in tutto
mane tranquillo; e dopo ave- quando rappresenta eroi gio- il mondo.
re invitato tutti a riprendere vinetti. 153-170. Dardano caposti-
il loro posto alle mense (do- 133-138. il padre Enea: pite, ecc.: Enea e Evandro
po il sacrificio si sedevano a « padre » è titolo che Virgi- appartengono a popoli di-
mensa e si cibavano delle lio dà spesso, in segno di ri- versi (Enea è troiano, Evan-
carni delle vittime sacrificate spetto e di onore, agli dèi, ai dro è greco), ma in fondo la
agli dèi), affronta, arma to re, agli eroi. - leva dall'alta loro stirpe trae origine dalla
di un giavellotto, gli stra- poppa, ecc.: Enea ha intuito stessa fonte: Atlante, che so-
nieri. L'atto di Pallante de- dalle richieste di Pallante stiene sulle spalle la volta
linea già il suo carattere: ra- che prima di ogni al tra cosa celeste, aveva generato Elet-
pido nel decidere, chiaro, il giovane vuoi sapere se egli tra e Maia che, amate da
ma senza arroganza, nelle pa- viene per offrire pace o por- Giove, dettero alla luce ri-

www.scribd.com/Baruhk
280 Canto ottavo

spettivamente Dardano, pro- con le spalle la sfera del cielo era dunque suo nonno.
genitore dei Troiani, Mercu- Vostro padre è Mercurio, che la candida Maia
rio, progenitore della stirpe
di Evandro. Inoltre Enea ed partod sulla gelida vetta del monte Cillene:
Evandro hanno ora un nemi- ma Maia,.se la tradizione è degna di fede,
co comune, i Rutuli ( « gente 160 è figlia anch'essa di Atlante portatore di stelle.
di Dauno », padre di Tur- Cosf le nostre due stirpi vengono da un unico sangue.
no), i quali, se vincitori, li Sicuro di questo non ho mandato ambasciatori
cacceranno dall'Italia e do-
mineranno su tutta l'E- né ho fatto sondaggi diplomatici, ho esposto
speria. me e la mia vita, son giunto supplice alla tua soglia.
171-x88. la faccia e gli oc- 165 La stessa gente di Dauno che perseguita te
chi, ecc.: che i vecchi osser- perseguita noi Troiani: se riusciranno a scacciarci
vino con attenzione minuta
una persona ad essi presen- niente impedirà loro di soggiogare l'Italia
tata, è un fatto naturale; ma e dominare i mari che la bagnano tutta.
qui l'osservazione di Evan- Sii mio alleato: abbiamo petti forti alla guerra,
dro è ancor più intensa e mi-
nuta, perché egli ha scoperto 110 coraggio e una giovenru provata in grandi imprese».
di avere davanti a sé una Cosi Enea. Mentre parlava Evandro la faccia
persona che gli risolleva nel- e gli occhi gli osservava e tutta la persona,
la memoria ricordi lieti della finché disse, conciso: «Come ti riconosco,
sua giovinezza. E ascoltando
la voce e fissando il volto di con che piacere t'accolgo, fortissimo fra i Teucri!
Enea, egli ricorda la voce e 175 Come mi tornano a mente la voce e il volto di Anchise!
il volto di Anchise, incon- Mi ricordo di quando Friamo, coi capi troiani,
trato nella sua prima gio- recandosi a Salamina per visitare il regno
ventù, quando accompagnò
Friamo recatosi a visitare la della sorella Esione si spinse sino al paese
sorella Erione, moglie di Te- gelato d'Arcadia. La prima gioventu
lamone, re di Salamina, e 180 mi fioriva le guance e ammiravo, stupito,
con Friamo si spinse poi
fino al regno degli Arcadi e i capi teucri e il figlio di Laomedonte, Friamo:
gli fece ricchi doni, che ma il piu alto e il piu bello di tutti mi parve Anchise.
tuttora conserva, donati al Ardevo dal giovanile desiderio di parlargli
figlio Fallante. - alle mura e di stringergli la mano. Lo avvicinai emozionato
di Feneo: Evandro accolse
Anchise, come suo ospite, a 185 e lo condussi alle mura di Feneo. Egli partendo
Feneo, città dell'Arcadia, ri- mi donò una stupenda faretra, frecce licie,
cordata anche da Omero (Il., un mantello trapunto tutto d'oro e due freni
Il, 6o5). L'accenno a questa pure d'oro che adesso possiede il mio Fallante.
città ddl'Arcadia è stato
suggerito a Virgilio proba- Dammi la mano, dunque. Già fatta è l'alleanza
bilmente per spiegare la con- 190 che mi chiedi, e domani non appena la luce
temporanea esistenza delle
due leggende che dicono l'u-
na essere Dardano oriundo di Friamo e di Anchise e l'alleanza chiesta da Enea.
dall'Italia, l'altra dall'Arca- della loro permanenza in Ma il testo latino suggerisce
dia. Ed infatti Dionigi d'A- Arcadia, con tutte le incon- anche questa interpretazio-
licarnasso (1, 34) afferma che gruenze che ne derivano. ne: «la destm che voi mi
agli abitanti di Feneo era- 189-197· Dammi la ma- chiedete fu da me congiunta
no mescolati anche Troiani; no ... Già fatta, ecc.: con una in un patto d'amicizia e di
donde la storia dd viaggio stretta di mano si concluse ospitalità già con Anchise,

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 281

tornerà sulla terra vi lascerò andare contenti il banchetto è finito Evan-


del mio modesto aiuto. Ma intanto celebrate dro racconta ad Enea l'ori-
gine di quella festa in onore
gioiosamente con noi questa santissima festa di Ercole. In una spelonca
che ricorre soltanto una volta ogni anno del monte Aventino abitava
195 e che sarebbe sacrilego interrompere: poiché Caco, figlio di Vulcano, un
siete venuti da amici, dovete adattarvi mostruoso /adrone che ter-
rorizzava la regione. Un
alla povera tavola dei vostri alleati». giorno passò per quei luo-
Subito comandò che si imbandissero le mense ghi Ercole, che veniva dalla
di nuovo, con nuove vivande e i bicchieri Spagna con la mandria tolta
200 che erano stati appena prima portati via, a Gerione; e Caco gli rubò
quattro tori e quattro vac-
ed egli stesso fa sedere i guerrieri sull'erba che trascinando gli animali
dando a Enea il posto d'onore, un sedile di legno nella sua caverna tirando/i
coperto della pelle d'un villoso leone. per la coda. Sul punto di
Allora a gara scelti giovani e il sacerdote partire Ercole s'accorse del
furto dal muggito delle be-
205 custode dell'altare portano le interiora stie rinchiuse nell'antro e
arrostite dei tori, riempiendo di pane corse a riprendersele, ma
i canestri, versando il vino nei bicchieri. l'entrata della caverna era
Enea e i suoi Troiani mangiano volentieri chiusa con un masso enor-
me che non riuscì a smuo-
il lombo d'un gran bove e i visceri arrostiti. vere. Perciò Ercole svelse il
cocuzzolo del colle e, pe-
netrato nell'antro, strozzò il
Il mito di Ercole e Caco mostro enorme. Da allora si
celebra, come ringraziamen-
to, un sacrificio in suo ono-
210 Spenta la fame, cessata ogni voglia di cibo re; e in omaggio a lui fu
il re Evandro disse: «Non fu superstizione costruita anche l'Ara Mas-
vana e irriconoscente verso gli Dei piu antichi sima.
l'aver alzato quest'ara al grandissimo Ercole 2II-2I7. Non fu supersti-
istituendo una festa e un solenne banchetto: zione, ecc.: Evandro per
spiegare ad Enea la ragione
215 se onoriamo ogni anno l'eroe figlio di Alcmena di quel rito sacrificale, rac-
è meritatamente: Ercole ci ha salvato conta la leggenda latina di
Caco, ucciso da Ercole. « Su-
perstizione » è timore vano
e insensato che introduce un
al tempo della mia giovinez- che manifesta davvero con culto ad eroi stranieri e al-
za ». E a conferma del pat- il suo modo d'agire i tratti lontana dalla religione, che
to invita Enea e i suoi com- nobili e fini del sentimento invece consiste nel rendere
pagni a celebrare con lui e virgiliano. i dovuti onori agli dèi pa-
i suoi Arcadi il rito in onore 204. Allora a gara scelti trii. Ma il rito sacrificale che
di Ercole. - dei vostri al- giovani, ecc.: scelti giovani, Evandro ha istituito in ono-
leati: di noi che siamo non servi; ai banchetti in re di Ercole, è un atto di
già vostri alleati. Nota co- onore di Ercole non poteva- gratitudine dovuto all'eroe
me Evandro accenni solo no partecipare né i servi, né per il reale beneficio da lui
ora esplicitamente all'allean- i liberti, né le donne. arrecato agli abitanti del luo-
za con Enea; anche questo go, e non ha fatto ignorare
particolare è un delica to ac- IL MITO DI ERCOLE E le antiche divinità venerate
corgimento del vecchio re, CAco (210-327). - Quando dai padri.

www.scribd.com/Baruhk
282 Canto ottavo

218-232. Prima di tutto da un crudele pericolo. Ospite, giudica tu.


guarda, ecc.: Evandro, pri- Prima di tutto guarda quella roccia sospesa
ma di raccontare l'episodio,
invita Enea ad osservare il quasi su radi e oscillanti macigni:
luogo in cui Caco aveva la 220 che gran caverna s'è aperta nel fianco del monte,
sua dimora, dove sono an- che frana precipitando ha desolato la valle!
cora visibili i segni della lot-
ta furibonda tra Ercole e il Vedi, qui nella roccia profonda c'era la tana
mostro. Caco, figlio di Vul- inaccessibile ai raggi del sole di Caco,
cano, era un gigante mo- uomo a metà, a metà bestia: Caco dal volto feroce
struoso che spirava fuoco 225 e dall'atroce cuore. Il suolo tiepido sempre
(e~ pressione ipostatica di
Vulcano), uccideva, rapina- di strage recente, le porte superbe
va, spargeva ovunque terro- da cui pendevano affissi pallidi teschi
re e aveva la sua dimora in che la putrefazione aveva scarnito e sbiancato.
una profonda caverna del- Il fortissimo mostro era un gigante, era figlio
l'Aventino, nella quale non
entravano mai i raggi del BO di Vulcano e sputava il suo fuoco dalla bocca.
sole. Eravamo impotenti contro di lui. Ma il tempo
233. Alcide: appellativo portò finalmente l'aiuto dell'arrivo di un Dio.
greco di Ercole, da un «Al-
ceo » suo avo. Alcide, supremo vendicatore, fiero
234. Gerione: essere fa- d'aver ucciso Gerione dal triplice corpo
voloso, e mitico re degli Ibe- 235 predandone gli armenti, venne da queste parti
ri, che aveva tre corpi uniti col suo ricco bottino di tori meravigliosi,
alla cintola. Ercole, per or-
dine di Euristeo, lo affrontò un gregge che occupava tutto il fiume e la valle.
e lo uccise, compiendo così Subito Caco pensò di rubarne qualcuno
la decima delle dodici fati- (sembrava che le Furie lo avessero convinto
che, e s'impadroni dei suoi 240 a non lasciar intentato alcun inganno o delitto)
bellissimi buoi, che il mo-
stro crudele nutriva di carne e portò via dagli stazzi quattro fortissimi tori
umana. Df.nte, con efficace con altrettante giovenche di strepitosa bellezza;
libertà di poeta, lo trasfor- perché non rimanessero tracce riconoscibili
mò in custode di Malebolge,
come « sozza immagine di li menò alla caverna tirandoli per la coda
frode». 245 in modo che le impronte fossero all'incontrario,
244. tirandoli per la coda: li chiuse bene nell'antro scavato nel sasso.
un simile accorgimento ave- Nessun segno cosi svelava il nascondiglio
va usato anche Mercurio, a chi cercasse. Intanto Ercole fece uscire
quando rubò i buoi ad
Apollo. gli armenti ben pasciuti dai chiusi, preparandosi
257. clava nodosa: era la 250 alla partenza. I tori nell'avviarsi muggirono
sua arma preferita. chiamandosi l'un l'altro lungamente, riempiendo
2 58. si slancia d i furia,
di voci simili a lamenti e di un vasto clamore
ecc.: si diresse correndo ver-
so la sommità dell'alta col- i boschi che abbandonavano e le echeggianti colline.
lina (il monte Aventino), do- Una delle giovenche in risposta mugghiò
ve Caco aveva il suo antro 255 dall'antro profondo annullando l'inganno di Caco.
profondo. La china di un Una rabbia dolorosa s'accese nel cuore
monte è « precipite >>, sia
che la si consideri in salita, d'Alcide; dà mano alle armi e alla clava nodosa
sia in discesa. e si slancia di furia per la precipite china.

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 28 3

Fu quella la prima volta che i nostri videro Caco taria: il cocuzzolo dd!'Aven-
260 sconvolto dalla paura e con gli occhi smarriti: tino, sotto il quale si esten-
ma subit<_> fugge piu veloce del vento deva la cavità della caverna
di Caco.
nella caverna, il terrore gli mette ai piedi le ali.
28o-282. Tutto il cielo
E ci arriva e si chiude e precipita giu, profondo, ecc.: tutto l'im-
spezzate le catene, un grandissimo masso menso (profondo) cielo rim-
265 sospeso sull'entrata per arte di Vulcano: bombò, le rive del Tevere
dietro quella difesa anelando si barrica. sussultarono e le acque del
Ma ecco che arriva furente Ercole, gira qua e là fiume impaurito rifluirono
verso la sorgente. L'effetto
gli occhi cercando il modo di entrare, digrignando della caduta dell'immensa
i denti. Bollente di rabbia, tre volte roccia è reso mirabilmente.
270 fa il giro del monte Aventino, guardando Il fiume, che il poeta imma-
dappertutto, tre volte prova invano a spostare gina come un essere vivo e
il masso, tre volte stanco si siede nella valle. sensibile, si ritrae impaurito
all'udire il tonfo prodotto
In cima alla caverna s'ergeva a picco, altissima dal masso enorme, e l'iper-
a vedersi, una rupe acuta e solitaria bole rende con efficacia il
275 adatta solo ai nidi degli uccelli da preda. formidabile evento. Ma Vir-
Ercole s'accorse che pendeva inclinata gilio forse immagina che il
masso sia caduto nel fiume,
a sinistra, sul fiume: s'arrampicò sin là e in tal caso le acque si ri-
e forzandola a destra la scrollò, la divelse tirarono veramente verso la
dalla montagna cui sembrava abbarbicata sorgente, mutando per un
e giu la precipitò. Tutto il cielo profondo certo tratto di tempo il loro
280
corso naturale.
ne rintronò, le rive sussultarono e il fiume 284. l'ombrosa caverna:
impaurito si spinse controcorrente, a ritroso. la tenebrosa cavità.
Cosf la spelonca, grande reggia di Caco, fu aperta, 285-288. fu come se la
l'ombrosa caverna venne tutta alla luce: terra, ecc.: questo parago-
ne, che Virgilio costruì
285 _fu come se la terra squarciata da un terremoto avendo presente un passo
schiudesse le sedi infernali rivelando i pallidi regni analogo dell'Iliade (XX, 75
odiosi ai Celesti e mostrando nel baratro immane sgg., trad. Monti), è eviden-
le Ombre spaventate dal bagliore del giorno. temente fantastico, perché
la scena non è mai avvenu-
Caco grida di rabbia e di paura, cosf ta, né avverrà. Tuttavia le
290 all'improvviso colto dalla luce inattesa, immagini, così semplici e
chiare, hanno un aspetto
mirabile di verità. Sono i
259. i nostri: i sudditi eli 270-272. fa il giro del miracoli della fantasia ( « i
Evandro; perciò « i miei monte Aventino, ecc.: la pallidi regni odiosi ai Cele-
sudditi». Evidentemente E- caverna di Caco è scavata sti » e « le Ombre » dei
vandro non aveva assistito profondamente nella roccia morti « spaventate dal ba-
alla scena. e si presenta imprendibile gliore del giorno »).
260. sconvolto dalla pau- Perciò Ercole si aggira in- 290. all'improviso colto,
ra: prima nessuno aveva po- torno per scoprirne l'entra- ecc.: Caco non immaginava
tuto impaurire Caco. ta, e scopertola, prova inva· che Ercole potesse svellere la
266. anelando: respirando no a spostare il masso che cima del monte e raggiun-
affannosamente per la corsa la chiude. gerlo per quella via nella
e la paura. 274. una rupe acutu e soli- sua ben protetta caverna.

www.scribd.com/Baruhk
284 Canto ottavo

297. sputa una notte fu- preso in trappola nella sua tana; ed Alcide
mida, ecc.: Caco, per sot- lo tempesta con quello che trova, saette,
trarsi alla vista di Ercole ed
evitare d'essere colpito dai tronchi d'albero, massi. Senza piu via di scampo
proiettili d'ogni specie che Caco ricorre al fuoco che. gli riempie la bocca,
l'avversario gli scaglia ad- 29S si cela in una nuvola di spesso fumo nero,
dosso, vomita dalla bocca riempie di un'ombrosa caligine la tana,
fuoco e fumo denso e nero,
e riempie coslla tana di fuo- sputa una notte fumida di tenebra e di vampe,
co e di tenebre (notte fumi- si sottrae alla vista. Ma l'infuriato Alcide
da di tenebra e di vampe). non si contenne e d'un salto a precipizio piombò
300-30r. là dove il fumo, 300 attraverso le fiamme fin là dove il fumo
ecc.: Ercole, sfidando l'o-
scurità e le fiamme, salta ondeggiava piu denso e la nebbia piu fitta.
giù nell'antro e, per indivi- Qui, nella notte, afferrandolo lo serra in una stretta
duare nel buio la posizione terribile, mentre vomita inutili fiamme, e lo soffoca
in cui si trova Caco, osserva e lo stritola: gli occhi gli schizzano dall'orbita,
dove il fumo si muove più
denso, perché più vicino alla 30S il sangue va via dalla gola. Cosf Caco muore.
bocca del mostro, da cui Subito dopo, schiantate le porte ed aperta
esce. la nera caverna, le giovenche rubate
302-303. in una stretta
te"ibile: il leone di Nemea escono al libero cielo; l'informe cadavere
e il gigante Anteo erano è tirato fuori per i piedi e nessuno
stati vinti e uccisi da Ercole 310 si sazia di guardare gli occhi terribili, il volto,
allo stesso modo. Secondo il petto villoso del mostro, "Qomo a metà a metà bestia,
Ovidio (Fasti, l, .57.5), Pro-
perzio (IV, 9, 1.5) e Livio e le mandibole in cui si sono spente le fiamme.
(1, 7) Ercole avrebbe ucciso Da allora è stata celebrata la festa; e da allora
Caco a colpi di clava. E lietamente abbiamo osservato la ricorrenza;
neppure Dante accettò la 31S ne fu iniziatore Potizio, e la casa Pinaria
versione virgiliana: « onde
cessar le sue opere bieche - fu custode del ·culto di Ercole. Istituf
sotto la mazza d'Ercule, che nel bosco sacro quest'ara che abbiamo chiamato
forse - gliene dié cento, massima e sarà sempre chiamata Ara Massima.
e non sentl le diece » (Inf.,
xxv, 31 sgg.). Perciò, giovani, a gloria di cosi grandi imprese
309. per i piedi: come si 320 incoronate il capo di fronde e alzate i bicchieri,
fa con le carogne; e Caco invocate il gran Dio, versate lieti il vino! »
è punito delle sue feroci cru- Aveva appena parlato che il pioppo dalle foglie
deltà anche con questo atto
di disprezzo, secondo la re-
gola del taglione. cerdote, a Pinario, con il parlato, ecc.: l'invito a liba'
310. gli occhi terribili: gli ruolo di custode dell'ara. re in onore di Ercole è ac-
occhi del mostro, rimasti Questa dignità passò, dopo colto senza indugio e dai
aperti, conservano l'espres- la loro morte, alle loro fa- sudditi di Evandro e dai
sione minacciosa e crudele miglie.- Ara Massima: que- Troiani. Dopo il patto d'al-
di quando erano vivi. st'ara, che Evandro mostra leanza Ercole è diventato
31.5-318. ne fu iniziatore ad Enea, esisteva ancora al dio comune ai due popoli. -
Potizio, ecc.: il culto di Er- tempo di Virgilio. Fu di- il pioppo dalle foglie, ecc.:
cole fu affidato, con mansio- strutta poi dall'incendio di il rito della libagione esi-
ni diverse, a due vecchi: a Nerone. geva che si adornassero il
Potizio, con l'incarico di sa- 322-32.5. Aveva appena capo con ramoscelli di piop-

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 28 5

di due colori velava le chiome di tutti mattino che annuncia la


luce.
con l'ombra grata ad Ercole, e pendeva intrecciato 330. cinti di pelli: nel
325 dalle teste di tutti. La coppa sacra alzata culto di Ercole i sacerdoti,
nella mano protesa libavano tutti nell'esercizio delle loro fun-
sulle mense, pregando Alcide e gli altri Dei. zioni, portavano, nudi, sol-
tanto una striscia di pelle ai
fianchi.
335-341. di qua il coro,
L'inno a Ercole ecc.: i Salii, sacerdoti isti-
tuiti da Numa Pompilio in
Declinando il- cielo Espero s'avvicinò, onore di Marte, sono qui dal
e i sacerdoti vennero (li precedeva Potizio) poeta introdotti anacronisti-
camente a rendere onore a
330 cinti di pelli secondo il costume, recando fiaccole. Ercole. Anche .qui, come a
Rinnovarono il banchetto e portarono i doni Roma, essi si dividono in
graditi della mensa, coprendo gli altari di piatti. due schiere: da un lato la
Poi i Sali si disposero intorno alle are accese schiera dei giovani, dali' altro
quella dei vecchi, e gli uni
per cantare, le tempie coronate di pioppo, e gli altri « celebrano col
335 di qua il coro dei giovani di là quello dei vecchi, canto le lodi e i fatti (le
e celebrano col canto le lodi e i fatti d'Ercole: imprese) d'Ercole»: dalla
sua prima impresa, quando
come strozzò, stringendoli in mano, due serpenti bambino di otto mesi stroz-
(primi mostri mandati da Giunone), poi come zò i due serpenti mandati da
rase al suolo le due città famose in guerra, Giunone perché lo soffo-
340 Troia ed F.calia, come sostenne mille dure cassero, alla distruzione di
Troia, da lui compiuta per
fatiche sotto Euristeo per volere divino. vendicarsi di Laomedonte,
«O tu invitto, che abbatti di tua mano i centauri che gli aveva rifiutato la mer-
Ileo e Folo figli della nube, che uccidi cede pattuita per avergli li-
il mostro di Creta e l'immane leone berano la figlia Esione dal
mostro marino, e per ana-
logo motivo, a quella di Ecà-
lia, città dell'Eubea nel ter-
po, l'albero sacro ad Ercole, ecc.: quando il cielo si pie- ritorio di Eretria, ed infine
le cui foglie sono di due gò in basso verso l'orizzonte, alle più famose dodici fati-
colori: verdi sulla faccia su- si fece avanti la stella Ve- che impostegli da Euristeo,
periore, biancastre su quella nere (Espero), cioè la sera. re di Tirinto e Micene,
inferiore. Virgilio ovviamente segue quando l'oracolo gli impose
l'antica credenza, secondo la di porsi al suo servizio.
L'INNO A ERCOLE (328- quale il cielo gira con le 342-352. O tu invitto,
356). - Sul far della sera stesse fissate in esso. Cosl la ecc.: a questo punto la ce-
dànno inizio alle seconde stella Vénere, che varia la lebrazione delle « lodi » e
mense. Poi intorno all'altare, sua posizione nel cielo di dei « fatti » di Ercole cessa
sul quale è acceso il fuoco sei mesi in sei mesi, quando di essere racconto e intro-
sacro, si dispongono i Salii, appare ad occidente subito duce direttamente l'inno, nel
i quali, divisi in due gruppi, dopo il tramonto del sole, quale i Salii ricordano l'uc-
cantano le gloriose imprese gli antichi la chiamarono cisione, di sua mano, dei
di Ercole e danzano, inco- Espero; mentre nel tempo due centauri Ileo e Folo,
ronati di rami di pioppo. in cui appare ad oriente pri- figli di Nefele (Nube) e di
ma dell'alba, la chiamarono Issione, durante la lotta ac-
328. Declinando il cielo, Lucifero, cioè la stella del cesasi alle nozze di Piri too,

www.scribd.com/Baruhk
286 Canto ottavo

re dei Lapiti, con lppoda- 345 sotto la rupe nemea. O tu di cui le paludi
mia, avendo il centauro Eu- dello Stige tremarono, tremò il custode dell'Orco
ritione fatto oltraggio alla
sposa (i Centauri erano mo- dirteso nell'antro cruento, sull'ossa
stri metà uomini e metà ca- semirose. Nessuno ti fece paura, nemmeno
valli); e la cattura del mo- l'enorme Tifeo che brandiva le armi contro di te,
stro di Creta (allude al toro 350 nemmeno l'Idra di Lerna con le sue molte teste.
che vomitava fuoco, manda-
to da Nettuno in Creta a Salve o figlio di Giove assurto agli onori divini,
devastarne il territorio per scendi a noi e alla tua festa con piede propizio ».
vendicarsi del re Minosse); Celebrano coi canti le grandi imprese d'Ercole
e l'uccisione del leone Ne-
meo, invulnerabile e quindi e sopra rutte ricordano la caverna di Caco
strozzato con le sue mani; 355 e il mostro che sputava fuoco. Risuona allo strepito
e la cattura di Cerbero, guar- gioioso l'intero bosco ed echeggiano i colli.
diano dell'Erebo, ch'egli in-
catenò e portò ad Euristeo
e poi ricondusse nel regno
dei morti. Nulla riuscl a spa- Evandro parla a Enea dell'antichissimo Lazio
ventare Ercole. Non Tifeo, il e gli mostra i luoghi
gigante dalle cento teste vo-
mitanti fuoco; non l'idra di sui quali sarebbe sorta Roma
Lerna, il mostro dalle molte
teste tutte rinascenti se non Terminati gli uffici divini se ne ritornano
venivano schiacciate contem- tutti in città. Il vecchio Evandro procedeva affiancato
poraneamente (Ercole l'uc-
cise stritolando le teste con dal figlio Fallante e da Enea e camminando alleviava
un sol colpo di clava). Er- 360 il lungo cammino con vari racconti.
cole, trasportato da Giove Enea si stupisce della bellezza dei luoghi
sull'Olimpo, divenne im-
mortale e visse da allora, e gira intorno i mobili occhi informandosi
sempre giovane, dio fra gli di ogni singola cosa, ascoltando le antiche
dèi celesti.

EVANDRO PARLA A ENEA civile secondo giustizia e la glie coperte da una pelle
DELL'ANTICHISSIMO LAZIO E coltivazione della terra. Fu d'orso.
GLI MOSTRA I LUOGHI SUI quella l'età dell'oro. Poi ven-
QUALI SAREBBE SORTA Ro- nero gli Ausoni e i Sicani e 358. in città: Pallanteo,
MA (357-430). - Compiuto lo stesso Evandro, spinto dal la capitale del piccolo regno
il rito in onore di Ercole, Fato e dalle predizioni delta di Evandro, sul Palatino. Il
il vecchio re Evandro, aven- madre Carmen/a. Proseguen- rito religioso s'era svolto
do da un lato Enea dall'al- do il vecchio re mostra a nella pianura sottostante,
tro Pallante, ritorna in città. Enea l'Ara Massimu, la por- che fu poi il « Foro boario ».
E mentre procedono lenta- ta Carmentale, l'Asilo, il 361. Enea si stupisce, ecc.:
mente il re parla all'ospite Lupercc1le, l' Argileto, la ru- con l'ammirazione dei luo-
delle Ninfe e dei Fauni che, pe Tarpea, il CampidoJl,lio. ghi, sui quali un giorno lon-
insieme con gli uomini pri- Giungono così alla povera tano sorgerà Roma, e sui
mitivi, che si nutrivano solo casa di Evandro, sul f>t~lati­ quali domineranno i discen-
dz caccia, vivevano in quei no, che aveva ospite/lo Er- denti di Enea, ha inizio uno
luoghi. A questi più antichi cole; e prega Enea di accet- dei momenti più significativi
primi abitanti seguì il re- tare anch'egli la Jllti ospita- del canto, il quale sarà poi
gno di Saturno che insegnò lità. Il principe lroiano si continuato dalla descrizione
a quelle genti rozze il vivere riposa su un giaciJ.!/w di fo- delle figurazioni dello scudo

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 287

memorie, le gesta degli uomini d'un tempo. Sicani, che calarono a più
36S E allora Evandro, fondatore della rocca romana: riprese nelle terre già go-
«Fauni e indigene Ninfe abitarono primi vernate da Saturno ed in-
fine allo stesso Evandro ve-
questi boschi, e una razza d'uomini nati dai tronchi nuto nel Lazio spinto dal
durissimi delle querce, che non avevano Fato e dai responsi della
né costume civile né aru, e non sapevano madre Carmenta. - fuggen-
mettere i bovi all'aratro, conservare i raccolti, do dall'Olimpo: per gli an-
370 tichissimi abitanti del Lazio,
ma vivevano solo di caccia e di frutti selvatici. Saturno era il dio della se-
Poi arrivò Saturno fuggendo dall'Olimpo minagione e quindi protet-
e dalle armi di Giove, esule fuori del regno tore dell'agricoltura, ma più
che gli era stato strappato. Saturno radunò tardi, identificato con Cro-
no, padre di Giove, si favo-
37S quell'indocile razza dispersa per gli alti monti leggiò che, spodestato da
e dette loro leggi, volle che la rt!gionc Giove, si fosse rifugiato nel
fosse chiamata Lazio (dato che lui latitante Lazio portandovi la civiltà e
era stato al sicuro nascosto in quelle terre). il benessere, ordinando la
vita degli uomini con buone
Sotto quel re trascorsero i secoli che chiamiamo leggi e insegnando ad essi
380 l'età dell'oro, l'età della placida pace la coltivazione della terra. -
e del tranquillo governo: finché a poco a poco fosse chiamata Lazio: sulla
non peggiorarono i tempi c non venne l'età etimologia della parola gli
antichi si sbizzarrirono mol-
del furor della guerra e dell'amor del possesso. to. Virgilio la fa derivare da
Allora torme di Ausoni e genti sicanc «!ateo» (nascondo), e La-
385 calarono a varie riprese e la terra Saturnia zio significherebbe quindi il
sp~sso mutò di nome; allora ci furono i re
luogo dove si rifugiò Satur-
no quando fu cacciato da
e l'aspro Tibris dal grande corpo dal quale noi ltali Giove. Probabilmente deriva
dal greco « platys », che si-
gnifica luogo pianeggiante e
di Enea. Nel canto VI, pres- Enea nel Palatino il centro ampio, ed era dato alla cam-
so le rive del Lete, erano spirituale di Roma e del- pagna romana in contrappo-
sfilate davanti ad Enea le l'impero, e in Evanc.Jro il sizione con le vicine regioni
ombre di coloro che, discesi « fonclatore della rocca ro- montuose. - Ausoni e genti
dai Troiani, dovevano esse- mana». sicane: gli Ausoni abitarono
re un giorno i più impor- 366-393. Fauni e indigene l'Italia centrale, i Sicani sa-
tanti crea tori della grandez- Ninfe, ecc.: Virgilio pensa rebbero venuti dalla Spagna
za di Roma; ora sono pre- che i primi abitatori elci La- e, dopo aver abitato per
sentati all'ammirazione del- zio siano stati uomini origi- qualche tempo il Lazio, si
l'eroe troiano i luoghi nei nari del luogo e, rievocando-
quali quei personaggi avreb- ne la storia per bocca di sarebbero trasferiti in Sici-
bero svolto la loro opera Evandro, accenna ai Fauni lia, dove presero il nome de-
politica e civile; e nel fatto e alle Ninfe, primi abitatori finitivo di Siculi. - mutò
misterioso, che induce Enea, dei boschi; alle primitive po- nome: a seconda degli abi-
inconsapevole, a fermarsi ad polazioni selvagge che, pri- tanti o dei dominatori. -
osservare quei luoghi, sui ve ancora di ogni costume aspro Tibris: il Tevere dap-
quali domineranno i suoi di- civile, vivevano solo di cac- prima si chiamava Albula,
scendenti, ed a provarne di- cia; al regno di Saturno, ma quando la regione diven-
letto, si sente la commozio- che dette a quegli t;omini le ne dominio del tiranno Ti-
ne del poeta che, testimone prime leggi e fece fiorire l'età bris, cambiò il nome in quel-
di quella grandezza, vede per dell'oro; agli Ausoni ed ai lo di Tevere.

www.scribd.com/Baruhk
2 88 Canto ottavo

394-398. l'ara e la porta, chiamammo poi Tevere il fiume che perse l'antico
ecc.: sono l'ara e la porta nome d'Albula. La Fortuna onnipotente, il destino
ai piedi del Campidoglio, 390 cui non si può resistere mi fermarono qui
chiamate l'una e l'altra Car- bandito dalla patria e spinto agli estremi confini
mentale in onore di Carmen-
ta, madre di Evandro, la del mare, qui mi condussero i tremendi comandi
quale, dotata di virtù pro- della Ninfa Carmenta, mia madre, e di Apollo».
fetiche, indusse il figlio ad Camminando mostrò a mano a mano l'ara
emigrare dall'Arcadia in Ita- 39S e la porta che ancora oggi i Romani chiamano
lia, dove nel Lazio fondò la
citt~ di Palla~!'o e _POse l~ Carmentale, antichissimo onore alla Ninfa Carmenta,
bw della stona gloriosa de1 fatidica indovina che prima vaticinò
discendenti di Enea. La por- il nobile Pallanteo e gli Eneadi futuri.
ta, dopo che da essa usci-
rono i trecento Fabii che Gli additò da una parte la gran selva in cui Romolo
morirono in combattimento 400 ha accolto poi i fuggiaschi, e sotto uha rupe gelida
contro i Veienti, fu chia- e ventosa l'oscura grotta del Lupercale
mata « Scelerata ». Eviden- detta cosi all'uso arcadico di Pane Liceo.
temente in questi versi Vir-
gilio interviene a spiegare E gli indicò anche il bosco del sacro Argileto
ai lettori ciò che Evandro narrandogli la morte del suo ospite Argo.
mostrò a Enea; e quel« Ro- 405 Di là li guidò alla rupe Tarpea e al Campidoglio
mani » non è quindi un ana- adesso tutto d'oro, allora intricato forteto.
cronismo.
399-400. la gran selva,
Ma già fino da allora la santità orrenda del luogo
ecc.: allude al luogo, iden- atterriva quei semplici campagnoli, tremanti
tificato successivamente in di sacro terrore al vedere la selva e la rupe.
un recinto murato sul Cam- 410 «Un Dio ignoto- disse il re Evandro- abita questo
pidoglio, dove Romolo, per
favorire l'aumento della po- [bosco,
polazione a Roma, permise
che si rifugiassero gli abi- ventino, dove, secondo la da, Tarpea, al tempo della
tanti dei luoghi vicini. leggenda, un certo Argo, guerra contro i Sabini gui-
401-402. del Lupercale, ospite di Evandro, fu ucciso dati da Tito Tazio, avrebbe
ecc.: è la grotta alle falde dal popolo per il sospetto consegnato la rocca, di cui
del Palatino, dove, secondo che volesse spodestare il re; il padre comandava il pre-
la tradizione, la lupa avreb- il quale però, in ossequio sidio, ai nemici; e per puni-
be nutrito Romolo e Remo. ai doveri dell'ospitalità, vol- zione fu poi precipitata dal-
Ed era chiamata Lupercale le che gli fosse eretto nello la rupe e uccisa. I Romani
da Fauno Luperco, antichis- stesso luogo un sepolcro. Ma con questo supplizio puniro-
sima divinità italica identifi- probabilmente « Argileto » è no da allora in poi i tra-
cata con il dio Pan (detto nome attribuito al luogo per ditori della patria. - adesso
Liceo dal monte dell'Arca- la qualità del terreno, che tutto d'oro: nota l'orgoglio-
dia, dove sarebbe nato), pro- è molto argilloso. sa osservazione del cittadino
tettore delle greggi e dei pa- 405-406. Di là li guidò, romano che pone a confron-
stori dai lupi. In suo onore ecc.: il poeta vuoi dire che to lo splend.:>re del Campi-
si celebravano in febbraio le Evandro indicò ad Enea il doglio del suo tempo con la
feste dette Lupercalia, la cui colle, che poi i Romani chia- selvaggia primitività di quel-
istituzione ~i faceva risalire marono Rupe Tarpea, dal lo antico (intricato forteto,
a Evandro e, secondo un'al- nome della figlia di Spurio cioè luogo occupato da bo-
tra tradizione, a Romolo. Tarpeio, ed infine Campi- scaglia bassa e molto intri-
403-404. Argileto: località doglio. Secondo una delle cata).
tra il Circo Massimo e l'A- tante versioni della leggen- 410-411. Un Dio ignoto ...

www.scribd.com/Baruhk
L'IMPERATORE AUGUSTO, qui raffigurato comè sommo sacerdote che presenta alle
patrie divinità i sacrifici del popolo, volle che il suo amico Virgilio scrivesse l'Eneide per
offrire alle nuove generazioni romane l'esempio delle virtù degli avi. Era suo scopo re-
staurare le « antiche virtù romane » e dette per primo l'esempio conducendo vita austera.
Lo storico Svetonio racconta che « dormiva in un letto semplice e basso ~ vestiva vesti
comuni». Fu Augusto che alla morte di Virgilio proibì si bruciasse l'Eneide, contro la
volontà dell'Autore, che ritenendola incompleta voleva si desse alle fiamme.

www.scribd.com/Baruhk
LO SCUDO DI ENEA

1. La lupa che allatta Romolo e Remo. 6. Processione di Sacerdoti: Salii, Luper-


2. Il ratto delle Sabinc. ci, Flàmini.
3. Il supplizio di Mczio Fufczio. 7. Il Tartaro: Catilina · L'Elisio: Catone.
4. Porsenna: Orazio Coclite e Clelia. 8. Il mare rigonfio con delfini.
5. L'assalto dei Galli al Campidoglio. 9. La battaglia di Azio e la fuga di
Cleopatra.
10. Il trionfo di Augusto.

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 289

questo colle di tufo dalla cima selvosa: armenti; e cosl anche il ter-
a noi Arcadi è parso d'aver veduto Giove reno fra il tempio di Tellure
e il luogo dove poi sorse la
in persona, nell'atto di scuotere l'egida « domus aurea » di Nerone,
che ottenebra il cielo e di adun~e le nuvole. alle pendici dell'Esquilino,
415 E guarda laggiu quei due castelli in rovina, in cui Virgilio poteva am-
reliquie e monumenti degli antichi abitanti: mirare le case che formava-
no il quartiere più elegante
furono costruiti da Saturno e dal padre
di Roma. Quelle case era-
Giano, l'uno è il Gianicolo l'altro si chiama Saturnia». no dette « Carine » per la
Cosf·parlando tra loro s'avvicinavano all'umile forma del tetto simile a
420 tetto dd povero Evandro, e vedevano armenti quella delle carene delle na-
sparsi nel Foro Romano e nelle ricche Carine. vi, oppure, secondo altri, per
la forma concava del terre-
Come furono giunti: «Ercole vittorioso - no sul quale erano costruite;
disse Evandro -·varcò questa soglia, fu accolto ed erano abitate dalle fami-
da questa piccola reggia. Ed ora anche tu, glie più ricche di Roma,
425 ospite, abbi a tua volta il coraggio di disprezzare donde l'aggettivo «ricche»
le ricchezze, rendendoti degno di tanto Nume, che le distingue.
422-430. Ercole vittorioso,
accostati benevolo alla mia povera vita! » ecc.: Evandro ricorda ad
Fece entrare Enea grande nella piccola casa Enea che la soglia della sua
e lo mise a giacere su uno strato di foglie capanna (piccola reggia) è
430 coperte della pelle di un'arsa della Libia. stata varcata anche da Ercole
vittorioso, e lo invita ad ac-
cettare anche lui, che non è
né grande, né vittorioso co-
cima selvosa: Virgilio igno- ecc.: dall'alto del colle Pa- me Ercole, la sua ospitalità.
rav.a il nome del Campido- latino, Evandro mostra ad In tal modo egli dimostrerà
glio al tempo di Evandro, e Enea gli avanzi di due ca- di saper disprezzare le ric-
quindi, introducendo diret- stelli (meglio due rocche o chezze e riconoscere e stima-
tamente il discorso del vec- città; i castelli sono del Me· re la virrù, che non ha biso-
chio re, fa sl che questi lo dio Evo): uno della città gno di ambienti lussuosi, e
indichi in modo generico con di Saturno sul Campidoglio, si renderà degno del grande
espressioni come «bosco», l'altro della città di Giano, Nume. Agli antichi com-
« colle di tufo dalla cima sel- al di là del Tevere sul Gia- mentatori è sembrato di ve-
vosa »; e l'indefinito ·che ne nicolo. Forse sono ruderi im- dere nelle parole di Evandro
deriva aggiunge ansiosa in- maginari, ma opportuni a una punta di sottile ironia,
giustificare la tradizione dei ma il vecchio re ha inteso
certezza all'atmosfera di ter-
regni, nel Lazio, di Saturno dire piuttosto che se « gli
rore sacro, di cui il poeta dèi, a differenza degli uomi-
vuoi circondare il colle, sul e di Giano. ni, sanno riconoscere e sti-
quale Evandro ricorda che 421. Foro Romano ... ric- mare la virtù, anche se essa
ai suoi Arcadi è parso di ve- che Carine: il Foro Romano, si nasconde in ambienti po-
dere Giove in persona in che al tempo del poeta era veri e rozzi» (Marmorale),
atto di scuotere l'egida che il centro ufficiale e politico Enea, accettando l'ospitalità
provoca le tempeste. L'egida di Roma, ricco di templi e offertagli da Evandro nella
era lo scudo di Giove, co- di edifici sontuosi, antica- sua povera casa, dimostre-
struito con la pelle della ca- mente era una valle paludosa rà di saper superare la pro-
pra Amaltea, che lo aveva fra il Palatino, il Viminale, pria natura umana e di sa-
allattato sul monte Ida. il Quirinale e il Campido- persi elevare all'altezza de-
415-4I8. E guarda laggiù, glio, in cui pascolavano gli gli dèi.

www.scribd.com/Baruhk
290 Canto ottavo

VENERE E VuLCANo E LA Venere e Vulcano e la fucina dei Ciclopi


FUCINA DEI CICLOPI (431-
529 ). - V enere è molto pre-
occupata della piega che Scende la notte, con ali fosche abbraccia la terra.
stanno prendendo gli avveni- Ma Venere madre, non senza ragione atterrita
menti, e timorosa per l'in- dalle minacce dei Laurentini e turbata
columità del figlio; durante dal loro pericoloso tumulto, parla a Vulcano
la notte, mentre riposa ac-
435 nel letto coniugale tutto d'oro, spirando
canto al marito Vulcano, lo
prega di preparare per Enea con dolorose parole un amore divino: _
un'armatura nuova. Il dio « Finché gli argolici re mettevano a ferro e a fuoco
accoglie benevolmente la pre- città e rocca di Troia, destinate a cadere,
ghiera della moglie, e alza- non domandai aiuto per quegli infelici,
tosi di buon'ora si reca nella
440 non volli che tu invano ti affaticassi, non chiesi
sua officina, dove trova i Ci-
clopi che già lavorano assi- alla tua arte maestra delle armi perfette,
dui. Ad essi egli ordina di benché fossi molto obbligata ai figli di Priamo
sospendere ogni altro lavoro e spesso dovessi piangere il duro travaglio di Enea.
e di iniziare subito la costru- Ora per ordine di Giove s'è fermato in terra dei Rutuli:
zione dell'armatura per l'e-
roe troiano. 445 santo Nume, ed io vengo a te, come una madre
supplice, per le armi del mio povero figlio.
431. Scende la notte, ecc.: Un tempo poterono pure piegarti con le lagrime
gli antichi immaginavano la la figlia di Nereo e la moglie di Titone!
terra di giorno tutta illumi- Guarda che popoli uniti e che città murate
nata dal sole, di notte tutta
avvolta dalle tenebre; e Vir- 450 affilano le spade contro me e contro i miei! »
gilio immagina che il feno- Ciò detto con le braccia bianche come la neve
meno sia prodotto da un lo stringe, gli si stringe morbida e tanto a lungo
enorme uccello che stende le
sue ali, come un'immensa Io accarezza (poiché lo sente incerto e pensieroso)
coltre buia, su tutto il globo. da accenderlo. Una rapida fiamma Io prese tutto,
432-436. Ma: qui non è 455 il ben noto calore gli percorse le membra,
congiunzione avversativa, ma gli guizzò nelle ossa languide di desiderio:
coordinativa di trapasso, co-
me « at » latino. - V enere di chiedere al marito l'aiuto Achille. - la moglie di Ti-
madre: durante la notte Ve- per un figlio che non gli ap- tane: l'Aurora, che otten-
nere, preoccupata nel suo parteneva. ne da Vulcano le armi per
affetto materno della piega 439-440. per quegli infeli- il figlio Mémnone, re degli
che ormai prendono gli av- ci: i Troiani stavano a cuo- Etiopi, accorso in aiuto dei
venimenti, decide di porre re a Venere, ma sapeva che Troiani. L'episodio è narra-
il figlio in condizioni di di- l'infelice Troia era destinata to nel poema epico, ora per-
a cadere, e Vulcano si sa- duto, Aetbiopis di Aretino
fendersi nella guerra che lo rebbe affaticato inutilmente. di Mileto, diretta continua-
minaccia, e prega il marito 444· per ordine di Giove: zione dell'Iliade.
Vulcano di fabbricargli armi l'espressione significa « per 450. contro me: non già
nuove, quali egli solo sa fog- volere del Destino immuta- perché Venere si senta mi-
giare. - un amore divino: bile », del quale Giove è nacciata dalle armi, ma per-
il suo amore di dea. Solo annunziatore ed esecutore. ché nella sua qualità di ma-
l'amore poteva indurre Ve- 448. la figlia di Nereo: al- dre essa soffre per il figlio,
nere a una richiesta cosi lude a Teti che chiese a Vul- cui si sente unita comt: a
scabrosa, giacché si trattava cano le armi per il figlio formare una persona sola

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo

come una striscia di fuoco scoppiata da un tuono im- 460. vinto dall'amore eter-
[provviso no: conquistato dall'amore
lingueggia tra le nuvole scintillando di luce. che vince sempre.
463-466. avrei potuto ar-
Se ne accorse la Dea conscia d'essere bella, mare, ecc.: Vulcano ha com-
460 e vinto dall'amore eterno Vulcano le disse: preso che Venere va cercan-
«Perché la prendi cosi alla lontana? Dov'è do motivi per giustificare la
la tua fiducia? Se tu me lo avessi chiesto sua richiesta e le dice allora
avrei potuto armare i Troiani anche allora, che, se glielo avesse chie-
sto, gli sarebbe stato lecito
sotto le mura di Troia: poiché né Giove né i Fati di armare i Troiani anche
465 proibivano che la città resistesse ancora dieci anni, quando difendevano la loro
che Priamo sopravvivesse per altri dieci anni. città e, poiché il Destino
Adesso se prepari guerra, se è questo che vuoi non aveva precisato né il
giorno, né l'ora in cui Troia
non supplicare piu: ti prometto il massimo impegno
avrebbe dovuto cadere, Pria-
nella mia arte, quello che si può fare di meglio mo e Troia avrebbero potu-
HO col ferro e col liquido dettro, la forza dd fuoco e dei to resistere ancora per dieci
[mantici ». anni.
Spasimando di voglia si abbandonò all'amplesso 470. liquido elettro: col
limpido, terso elettro. « E-
e in braccio alla bianca consorte lasciò che un placido lettro » è una lega di metalli
[sonno nobili, specialmente oro (tre
gli serpeggiasse lieve per tutte le membra. parti) e argento (una parte),
Ma dopo il primo sonno, trascorsa la metà usata dagli antichi; « liqui-
do » non è esornativo, ma
415 appena della notte: nell'ora in cui la vedova
caratteristica particolare del
costretta da un duro destino a guadagnarsi la vita metallo.
con lavori da poco, la filatura e il ricamo, 478-479. aggiungendo ... la-
ridesta dalla cenere il fuoco, aggiungendo la notte voro: aggiungendo al lavoro
al quotidiano lavoro, ed impegna le ancelle giornaliero parte della notte.
483. a quell'ora: intendi:
480 a una lunga fatica al lume delle lampade in quella stessa ora, nello
per conservare casto il letto coniugale stesso tempo in cui si leva
e riuscire a allevare i figli ancora piccoli: la vedova, cioè subito dopo
a quell'ora Vulcano padrone del fuoco si sveglia, il primo sonno ...
saltando giu dai soffici materassi per correre 490-491. bruciate dalle fu-
cine dei Ciclopi: affocate, ar-
485 ai suoi lavori di fabbro. C'è un'isola sul fianco se od anche corrose dalle fu-
della Sicilia, vicino a Lipari, nelle Eolie, cine dei Ciclopi. Secondo
che è sede di Vulcano e si chiama Vulcano. Omero, i Ciclopi erano un
È un'isola coronata di rupi alte e fumanti popolo di pastori giganti,
ed è scavata sotto da profonde caverne rozzi e forti, con un solo oc-
chio in fronte; secondo un'al-
490 simili a quelle dell'Etna: bruciate dalle fucine tra versione non erano un
dei Ciclopi, assordate dai rimbombanti colpi popolo, ma tre soltanto:
Bronte, Sterope e Piracmo-
ne, che al servizio di Vulca-
L'immagine esprime anche tal caso è rivolta al valore no fabbricavano i fulmini a
qui la profonda e delicata infinito ch'egli attribuisce Giove. Per Virgilio sono più
sensibilità di Virgilio che in alla maternità. di tre.

www.scribd.com/Baruhk
292 Canto ottavo

493· le masse di metallo dei magli sulle incudini che echeggiano lontano.
dei Càlibi: le masse del fer- mentre stridon le masse di metallo dei Càlibi
ro che doveva essere doma-
to dai martelli dei Ciclopi. e il fuoco nelle fornaci anela. Scese qui
I Càlibi erano un popolo 495 dall'alto cielo Vulcano. Nella grande caverna
dell'Asia Minore, sulla co- i Ciclopi: Sterope e Bronte e Piracmone,
sta del Mar Nero, che lavo- nudo le membra immani, lavoravano il ferro.
ravano il ferro (il loro no-
me deriva da « chalybes », Le loro mani forgiavano un fulmine, levigato
che significa acciaio) e « me- già in parte, uno di quelli che Giove in quantità
tallo dei Càlibi » significa soo scaglia da tutto il cielo sulla terra. Congiunto
semplicemente « ferro ». avevano tre raggi di pioggia, tre di grandine,
496-497. Sterope e Bronte tre di splendente fuoco e tre di vento alato:
e Piracmone: sono i tre Ci-
clopi di Vulcano: Sterope, vi aggiungevano adesso terrificanti bagliori,
lampo; Bronte, tuono; Pi- gran fragore, spavento, l'ira con le sue fiamme.
racmone, fuoco e incudine, sos Altri attendevano al carro di Marte e alle ruote veloci
quindi incudine infuocata. I
loro nomi indicano perciò le con le quali il Dio scuote gli uomini e le città,
attribuzioni proprie a cia- altri ancora adornavano con squame di serpenti
~cuno di essi. Piracmone, che e oro l'egida orrenda, arma dell'infuriata
era costantemente vicino al Pallade, col suo groppo di serpi, e la Gorgone stessa
fuoco, veniva rappresentato
nudo. SIO che straluna gli sguardi, da sopra il collo troncato,
,:soo-,:so4. Congiunto aveva- sul petto della Dea. « Lasciate tutto - disse
no, ecc.: in questi versi il Vulcano - sospendete il lavoro iniziato,
poeta prima enumera gli ele- o Ciclopi dell'Etna, e statemi a sentire:
menti che compongono il
fulmine, cioè ogni fulmine bisogna fabbricare le armi a un valoroso,
è formato da tre raggi di S!S e ci vuoi tutta la vostra forza e le mani veloci
pioggia, tre di grandine, tre e il magistero dell'arte. Su, via, fate in fretta! »
di fuoco, tre di vento; poi Non disse altro e bastò. I Ciclopi si misero
passa a descrivere la parte
del fulmine ancora in lavo- all'opera, dividendosi equamente il lavoro.
razione: i lampi terrificanti L'oro e il bronzo ruscellano a fiotti, il micidiale
(terrificanti bagliori), il pau-
roso rimbombo del tuono ra·affaccendati intorno all'e- lorlca se protegge il petto di
(gran fragore, spavento), l'ira gida della crucciata Pallade. un uomo. - Ciclopi del-
di Giove con le fiamme che Pallade o Minerva, oltre che l'Etna: ora sono nell'officina
ad essa tengon dietro. Nel- dea della sapienza e dei la- di Vulcano, ma provengono
l'insieme il poeta ci dà qui vori donneschi, era anche dea dall'Etna. - bisogna fabbri-
una plastica rappresentazio- della guerra. L'egida, che care, ecc.: nota come Vulca-
ne dei fenomeni naturali che propriamente è lo scudo di no con poche parole ordini
precedono e seguono il ful- Giove, qui è la corazza d'oro ai Ciclopi la costruzione
mine: la pioggia, la grandi- di Pallade, che la dea porta delle armi di Enea, e con-
ne, il vento, il lampo la fol- sul petto con nel centro raf- tinuando con lo stesso tono
gore, il tuono, tutti attributi figurato il capo della Gor- di comando spieghi rapida-
della potenza di Giove. gone, che invece di capelli mente che nel costruirle de-
505-516. Altri attendeva- aveva serpenti e due occhi vono impiegare forza, agili-
no, ecc.: in altra parte del- stralunati, essendole stata ta- tà delle mani e ogni astuzia
l'officina altri Ciclopi erano gliata la testa. Ricorda che dell'arte: sono armi che ser-
intenti alla preparazione del la corazza si chiama egida se vono ad un uomo forte e
carro di Marte ed altri anco- difende il petto di un nume, valoroso.

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 2 93

520 acctato si fa liquido nella vasta fornace. gli darà il figlio Fallante e
Foggiano un immenso scudo, che basti da solo una schiera di Arcadi. Men-
tre Enea medita con Acate la
a respingere tutti i dardi dei Latini, proposta di Evandro, appare
saldano sette piastre circolari d'acciaio. improvviso nel cielo sereno
Alcuni soffiano aria dai mantici ventosi, un lampo e si ode lo squillo
525 altri temprano in acqua gelida il bronzo stridente. di una tromba e un fragore
di armi. Tutti sono stupiti e
La caverna risuona di colpi, sulle incudini turbati, ma Enea li rassicu-
martellate. I Ciclopi alzano simultaneamente ra: è un segno di Venere,
le braccia con gran forza, le calano in cadenza che ha promesso aiuto al
figlio.
e con tenaci tenaglie rivoltano il massello.
530. nelle Eolie: l'isola di
Vulcano fa parte delle Eolie.
531-533. la luce e canti
Evandro dà a Enea consigli e aiuti mattutini, ecc.: Virgilio ri-
prende qui l'immagine di
530 Mentre il padre Vulcano nelle Eolie s'affretta Evandro, re campagnolo e
all'opera, la luce e canti mattutini povero, ch'egli ha tracciato
mirabilmente e con simpa-
di uccelli sotto il tetto risvegliano il re Evandro tia particolare fin dall'inizio.
e lo spingono a uscire dalla sua povera casa. Cosl dalla scena fervida di
Il vecchio s'alza indossando la tunica e allacciando lavoro che si svolge nell'of-
alle piante dei piedi i sandali etruschi; ficina rumorosa e affumicata
535
dei Ciclopi il poeta passa vo-
poi si lega alle spalle ed al fianco una spada lentieri alla pace serena del
portata da Tegea, gettando sulla schiena paesaggio bucolico.
una pelle macchiata di pantera. Due cani 535· sandali etruschi: era-
da guardia lo precedono dall'alta soglia e seguono no formati di una suola di
legno o di cuoio, cui erano
540 i passi del padrone. L'eroe si recava attaccati dei legacci, che,
alle stanze appartate dell'ospite Enea avvolti graziosamente al col·
ripensando ai discorsi tenuti e all'aiuto promesso. lo del piede, li assicuravano
al piede stesso.
52 3. saldano sette piastre, EVANDRO DÀ A ENEA CON- 536-537. poi si lega alle
ecc.: intendi: costruiscono SIGLI E AIUTI (530-608). - spalle, ecc.: Evandro non
sette piastre circolari di Evandro ed Enea, ambedue cinge la spada ai fianchi, ma
grandezza diversa e poi le molto mattinieri, s'incontra- la sospende ad una correggia
saldano una sull'altra cosl no per riprendere il collo- che dalla spalla destra scen-
da formare sette giri in set· quio del giorno precedente. de al fianco sinistro. Era la
te piani, in cui la piastra in- E il vecchio re fa presente al vecchia spada ch'egli si era
feriore è sempre più ampia suo ospite ch'egli è ben lie- portato da Tegea, città del-
della sovrastante. to di accettare l'alleanza, ma l'Arcadia.
524-529. Alcuni soffiano, che il suo aiuto è molto mo- 538-539. Due cani da guar-
ecc. : il sibilo del vento dei desto. E gli consiglia perciò dia, ecc.: è un altro partico-
grandi mantici, il bronzo che di allearsi con gli Etruschi, lare che completa il quadro
sfrigola a contatto dell'ac- i quali attendono un condot- commovente della regalità
qua, i rintocchi del metallo tiero straniero per far guer- patriarcale di Evandro, pa-
battuto sulle incudini sono ra a Turno che ha ospitato store, contadino e re di
rumori che formano tutti in- Mesenzio, il tiranno da essi contadini e di pastori. È
sieme nella fucina dei Ciclo- scacciato per la sua crudeltà. la grande anima di Virgilio
pi una sinfonia grandiosa. Evandro, come suo alleato, che sente pulsare la vi t a

www.scribd.com/Baruhk
294 Canto ottavo

della grande Roma del suo Non meno mattiniero Enea già veniva da lui
tempo nella semplicità cam- accompagnato da Acate. Fallante era insieme ad Evan-
pestre e nella saggezza di
un piccolo popolo. 545 Incontratisi, dopo una stretta di mano [dro.
548-549. vivendo il quale siedono in un cortile interno e alfine parlano
dirò, ecc.: morto Ettore, liberamente. Evandro dice per primo: «Grande
Enea è diventato il capo ri- condottiero dei Teucri, vivendo il quale dirò
conosciuto dei Troiani su-
perstiti; perciò ad Enea sono sempre vive le sorti ed il regno di Troia,
legate le sorti future di 550 per aiutarti in guerra abbiamo forze modeste
Troia. « Vivendo il quale » rispetto alla tua fama: da una parte ci chiude
traduce bene il « quo so- il fiume etrusco, dall'altra i Rutuli ci premono
spite » del testo latino, che
E. V. Marmorale giudica es- e intorno alle nostre mura risuonano le armi.
sere una delle espressioni Ma mi preparo a darti per alleati grandi
più felici di Virgilio. 555 popoli, ricche armate d'un gran regno, salvezza
550. per aiutarli... forze che un caso inopinato ci presenta: tu qui
modeste: Evandro ha saputo
dei preparativi di guerra dei arrivi certamente col favore dei Fati.
Latini e degli altri popoli Non lontano, fondata sopra un antico sasso,
del Lazio; conosce le proprie c'è la città di Cere, dove un tempo arrivò
forze, e anche se unite a 560 dalla Lidia una gente famosa in guerra e occupò
quelle dei Troiani le giudica
troppo modeste · per una le colline d'Etruria. Fiori per molti anni,
guerra di proporzioni così finché con feroce dominio e con armi spietate
vaste. non la tiranneggiò Mesenzio. Perché ricordare
552. il fiume etrusco: il
Tevere, detto etrusco non le stragi inenarrabili, gli efferati delitti
solo perché nasce e scorre 565 del tiranno? Egual sorte riservino gli Dei
nell'Etruria, ma anche per- a lui e alla sua stirpe! Pensa, arrivava a legare
ché il territorio della spon- i vivi coi cadaveri, le mani sulle mani,
da destra, di fronte a Pal-
lanteo, era tutto abitato da
Etruschi. della confederazione (l'Etru- abitanti hanno cacciato il ti-
55 3. e intorno alle nostre ria si divideva in dodici lu- ranno Mesenzio (VII, 742
mura, ecc.: l'espressione non cumonie - specie di città- sgg.), il quale si è rifugiato
vuoi dire che Pallanteo fos- stato - riunite in un'unica presso Turno; ed essi ora
se assediata, ma che le terre confederazione); e attribui- vogliono punire il re dei
abitate dai Rutuli e dai La- sce la fortunata coincidenza Rutuli muovendogli guerra.
tini erano così vicine che alla volontà dei Fati. Poco - la città di Cere: ora Cer-
dalle mura di Pallanteo si dopo (v. 588), infatti, ricor- vèteri, trovasi ad una tren-
poteva sentire il rumore derà che un aruspice aveva tina di chilometri a nord-
delle loro armi. ammonito gli Etruschi di ovest della città di Evandro,
554-557· Ma mi preparo a scegliersi per questa guerra e come tutte le città etrusche
darti, ecc.: allude alla guer- un capo straniero. è costruita sulla sommità di
ra, cui gli Etruschi si pre- 558-578. Non lontano, fon- un colle, in forma di fortez-
parano, contro i Latini e i data, ecc.: dopo l'accenno za circondata da mura ciclo-
Rutuli, mettendo insieme in alla guerra che gli Etruschi piche. Anticamente si cre-
un luogo non lontano dal stanno preparando, il vec- deva che gli Etruschi fosse-
Lazio un grosso esercito chio re indica il luogo in cui ro venuti in Italia dalla Li-
(ricche armate), con il con- i soldati sono radunati e ne dia, regione dell'Asia Mi-
tributo di soldati inviati da spiega il motivo, dicendo che nore. - i vivi coi cadaveri,
ognuna delle dodici città nella vicina città di Cere gli ecc.: di tutti i delitti di

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottat•o 295

le bocche sulle bocche (orribile tormento! ), cito etrusco, ma il vecchio


e lentamente uccideva quelle misere vittime e saggio re vuol dire che,
in seguito a quello che gli
570 in un abbraccio schifoso di marciume e putredine. rivelerà subito dopo, egli
Ma un giorno i cittadini si rivoltano, armati sarà il capo degli Etruschi
assediano l'atroce tiranno e la sua casa, decisi a vendicarsi delle effe-
uccidono i suoi seguaci, danno fuoco alla reggia. ratezze del loro re Mesenzio
e di Turno che lo protegge.
Mesenzio sfuggi alla strage per rifugiarsi in terra - Le navi adunate, ecc.: Ce-
575 rutula, dove è difeso dal suo ospite Turno. re non è lontana dal mare,
Perciò l'Etruria tutta s'è sollevata con giusto e gli Etruschi si propongono
furore, è scesa in guerra, vuole il re scellerato di raggiungere Ardea, la ca-
pitale dei Rutuli, per mare.
per mandarlo al supplizio. Enea, ti farò capo Nota come l'impazienza degli
di queste molte migliaia di guerrieri! Le navi uomini sia attribuita alle na-
580 adunate su tutto il litorale fremono, vi; ma gli uomini sono già
vorrebbero salpare inalberando insegne sulle navi e uomini e navi
costituiscono nell'immagine
di battaglia; ma un vecchio aruspice le ferma del poeta una cosa sola. -
vaticinando: - O scelta gioventu di Meonia, ma un vecchio aruspice, ecc.:
fiore di antichi eroi, che un dolore giustissimo un vecchio indovino riesce
però a trattenere gli Etru-
585 spinge contro il nemico e t:he Mesenzio infiàmma schi impazienti di vendetta.
di sacrosanta rabbia, a nessun uomo d'Italia Prima d'iniziare un'impresa
è concesso raccogliere sotto di sé tanta gente: qualsiasi gli antichi ricorre-
scegliete un capo straniero! - . Allora l'esercito vano agli aruspici che, esa-
minando le viscere degli ani-
[etrusco mali sacrificati oppure osser-
si fermò in questi campi, temendo il volere divino. vando il volo degli uccelli,
590 Lo stesso Tarconte ha mandato ambasciatori da me predicevano il futuro; e l'a-
con la corona regale e lo scettro, mi affida ruspice, cui gli Etruschi, pri-
ma di salpare, erano ricorsi,
le insegne del cçmando e vorrebbe che andassi aveva dichiarato giustissima
al suo campo assumendo il potere supremo. la guerra che volevano in-
Ma la vecchiaia gelida e tarda, i troppi anni traprendere, ma aveva an-
595 e le forze inadatte ormai a grandi imprese che detto che, per avere la
certezza della vittoria, il co-
mi rendono incapace. Manderei il mio Fallante mandante dell'esercito do-
se non fosse italiano a metà, di madre sabella. veva essere uno straniero. -
Tu, che hai la stirpe e l'età voluta dai Fati, con la corona regale e lo
tu, chiamato dai Numi, fatti avanti, fortissimo scettro, ecc.: corona e scet-
tro sono le insegne del su-
600 condottiero dei Teucri e delle schiere italiche! premo comando dell'esercito
Parò venire con te il mio Fallante, mia sola in guerra, non del potere po-
litico su tutta l'Etruria. -
se non fosse italiano a me-
Mesenzio, Evandro ne rac- che certamente aveva letto tà: Pallante è di sangue mi-
conta uno solo, ma di una l'efferata notizia, l'attribui sto, essendo nato da una
ferocia incredibile. L'atroce a Mesenzio. sabina (sabella).
tormento era in uso presso 578-6oo. Enea, ti farò ca- 601-602. il mio Pallante,
i pirati etruschi (lo si legge po, ecc.: Evandro non ha mia sola, ecc.: nota con
nell'« Hortensius », fr. 95 alcun potere di nominare quanta efficacia Virgilio e-
M., di Cicerone), e Virgilio, Enea comandante dell'eser· sprima l'affetto del vecchio

www.scribd.com/Baruhk
296 Canto ottavo

re per il suo giovane figlio. consolazione, mia sola speranza, che sotto di te
603-605. s'abitui a soppor- s'abitui a sopportare la milizia e le gravi
tare, ecc.: Evandro ha mol-
ta fiducia in Enea, e gli af- fatiche di Marte, s'abitui a vedere il tuo esempio
fida, come ad un padre e 60S e le tue gesta e ti ammiri sin dai primi suoi anni.
ad un maestro, il suo unico Io gli darò duecento Arcadi scelti, a cavallo,
figlio. La stima e la simpa- fiore di giovenru, Pallante ne darà
tia che il vecchio re ha di-
mostrato verso l'eroe troia- a te altrettanti come suo proprio contributo ».
no fin dal loro primo incon-
tro, sono andate crescendo
sempre più, ed ora egli si- Partenza di Enea con Fallante e pianto di Evandro
gilla il patto d'alleanza po-
nendo tra sé ed Enea, come C..osf Evandro parlò, Enea e il fido Acate
pegno d'amicizia, il proprio 610 tenevano lo sguardo a terra, preoccupati
figlio.
6o7-6o8. Pallante ne da- da molti gravi pensieri e non dicevano nulla.
rà, ecc.: Evandro e per l'età Ma Venere diede un segno nel cielo senza nubi.
e per l'affetto aveva già as- Un improvviso lampo con fragore di tuono
sociato Pallante nelle respon- venne dal cielo, subito sembrò che tutto crollasse
sabilità del piccolo regno; e
gli aveva anche concesso di 61S e che uno squillo di tromba etrusca muggisse nell'aria.
possedere un piccolo eserci- Guardano in alto, ed ancora risuona l'immenso fragore:
to. Ora, con velata compia- una nuvola d'armi balena nel cielo sereno,
cenza lo comunica indiretta- rintronano cozzando. Stupirono tutti, ma Enea
mente ad Enea.
riconobbe l'augurio della madre divina.
PARTENZA DI ENEA CON
P AtLANTE E PIANTO DI EVAN- la dimostrazione d'amicizia tino « multa dura » (molte
DRO (6o9-68z). - Compiuti i e di ~tima superiore alla stes- dolorose cose), assai sempli-
sacrifici rituali, Enea si ap- sa loro attesa; li rende pen- ce, ma densa di significato,
presta a partire. Sceglie i sosi il significato dell'oraco- poiché con la sua impreci-
compagni che lo seguiranno lo che impone agli Etruschi sione crea un'atmosfera d'in-
in Etruria e rimanda al cam- un duce straniero e forse li finito stupore, che nessuna
po gli altri. La notizia della preoccupa la responsabilità sfumatura indicante preoccu-
guerra si diffonde nella pic- del giovane Pallante, affi- pazione può rendere.
cola città arcade; le madri dato dal padre con tanta 617-629. una nuvola d'ar-
piangono e pregano; Evan- fiducia all'eroe troiano. mi balena: dopo il lampo,
dro, salutato Enea, abbraccia 612-619. Ma Venere diede il tuono e il suono della
il figlio, oppresso da un tri- un segno, ecc.: a togliere tromba, e<:co nel cielo sere-
ste presagio; e per l'angoscia Enea ed Acate dai loro pen- no una nube che fa da sfon-
sviene. I servi lo portano in sieri interviene Venere con do ad un cumulo d'armi scin-
casa. Le schiere degli armati un lampo fragoroso a cielo tillanti e rumorose. L'appa-
partono, e il più bello è il sereno, simbolo di assenso rire di armi nel cielo è un
giovinetto Pallante. divino. All'improvviso sem- prodigio dei più comuni per
brò che tutto crollasse, e si gli antichi, ma qui l'imma-
61o-6u. preoccupati da udl nell'aria un suono di gine virgiliana ha qualche co-
molti, ecc.: le proposte di tromba etrusca, segno eviden- sa di vago, di irreale che dà
Evandro, fatte con tanta te che Enea doveva recarsi all'insieme della rappresen-
espansione, commuovono e per volere degli dèi nell'ac- tazione il senso di qualche
nello stesso tempo preoccu- campamento etrusco. « Mol- cosa d'infinito e d'inelutta-
pano Enea e l'indivisibile ti gravi pensieri » traduco- bile; perciò Enea, mentre
amico Acate: li commuove no l'espressione del testo la- gli · altri rimangono stupiti,

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 297

620 E ric;ordando disse: «Non domandare, no piuto il suo dovere di ospi-


non domandare che eventi annunzi questo prodigio: te con un sacrificio in ono-
re dei Lari ed anche dei Pe-
sono chiamato dal Cielo. La Dea mia madre predisse nati, che Virgilio dice pic-
che in caso di guerra mi avrebbe dato un simile segno coli, perché piccola è la ca-
e che mi avrebbe portato in aiuto le armi sa ospitale e povero il pa-
625 di Vulcano, per l'aria ... drone Evandro.
Ahimé, quante stragi sovrastano i miseri Laurentini! 636-640. Tra loro sceglie,
ecc:: confortato dalla certez-
Come ne pagherai il fio, Turno! Quanti elmi e scudi za che gli ultimi eventi di-
e forti c;orpi di eroi travolgerai, padre Tevere! vini e umani gli hanno infu-
Chiedano pure guerra rompendo gli accordi!» so nell'animo, Enea vede ora
630 Ciò detto si levò dall'alto seggio e prima con chiarezza quello che de-
attizzò il fuoco agli altari d'Ercole, poi lietamente ve fare, e rapidamente lo at-
tua: sceglie coloro che lo
s'accostò ai Lari onorati il giorno prima e ai Penati dovranno accompagnare nel
picc:oli; insieme a lui Evandro e la giovenru viaggio in Etruria e manda
troiana immolarono pecore scelte sec:ondo il rito. gli altri con le due navi al
635 Poi di là s'incammina alle navi e ritrova campo costruito alla foce del
i compagru. Tra loro sceglie i piu valorosi Tevere, con l'incarico di rac-
contare le cose fatte e di co-
che lo seguano in gue...-ra; gli altri li porta l'acqua municare le sue istruzioni.
in favor di corrente e scendono senza fatica 645-649. Subito per la
lungo il fiume, che arrivino ad Ascanio portando piccola città, ecc.: la notizia
640 notizie di suo padre e degli avvenimenti. della partenza per la città
Gli Arcadi danno ai Troiani che vanno in terra d'Etruria etrusca di Enea e di Pallan-
te con quattrocento cavalie-
dei cavalli: ne portano uno sceltissimo ad Enea, ri, si propaga rapidamente
c:operto interamente della fulva pelliccia nella piccola città. Nota co-
splendente d'un leone, cogli artigli dorati. me intorno ad Evandro tutto
645 Subito per la picc:ola città corre la voce sia modesto, povero, picco-
lo: ora la città, prima il se-
che i cavalieri partono in fretta per le mura nato, la casa, gli stessi Pe-
del re tirreno. Le madri raddoppiano le preghiere nati. - Le madri raddoppia-
sgomente, la paura aumenta col pericolo no le preghiere, ecc.: le
e Io spettro di Marte sembra loro piu grande. madri pregano sempre per
i loro figliuoli, ma ora che
essi partono, e i pericoli au-
riconosce in quel segno le buita la colpa se l'alleanza mentano e più grandi anco-
promesse della madre Ve- stretta fra Latino ed Enea ra sembrano a loro quelli
nere. Di queste promesse è stata infranta. Nel com- della guerra, raddoppiano le
parlerà tra poco Enea. - plesso sono quindi parole preghiere. « Il particolare
Chiedano ... gli accordi: in- che concordano con quelle presentato parcamente - an-
tendi: impareranno cosi a sarcastiche di Aletto a Giu- nota E. V. Marmorale - ha
provocare a tutti i costi la none (VII, 619 sgg.) c con nell'insieme un impressio-
guerra, rompendo i patti giu- quelle desolate del re La- nante significato corale ». -
rati. Ma l'esclamazione non tino rivolte al popolo in- lo spettro di M arte, ecc.:
è ironica; è piuttosto l'e- sorto per far la guerra ad intendi: alla fantasia delle
spressione di uno sdegno Enea (VII, 673 sgg.). madri, eccitata dalla paura,
soddisfatto; e non è neppu- 632. onorati il giorno pri- l'immagine della guerra (lo
re rivolta a Latino, ma a ma: il giorno prima, Enea, spettro di Marte) appariva
Turno, cui deve essere attri- appena entrato, aveva com- più grande, cioè alle madri

www.scribd.com/Baruhk
298 Canto ottavo

sembrava di vedere i loro 650 Allora il padre Evandro stringendo la mano del figlio
figli già combattere. che se ne va, lo serra piangendo contro il petto
654. sotto le mura di Pre-
neste: all'assedio di Prene- senza saziarsi di lagrime e gli dice: « Se Giove
ste (ora Palestrina). mi restituisse gli anni trascorsi, mi facesse
6;;6-657. diedi fuoco ... di qual'ero quando sotto le mura di Preneste
scudi: l'uso romano di bru- 655 la prima .schiera nemica abbattei e vittorioso
ciare in onore di Vulcano
gli scudi tolti ai nemici ebbe diedi fuoco in onore degli Dei a grandi mucchi
iniao con Tarquinio Prisco; di scudi! Allora spedii con le mie mani all'Inferno
Virgilio invece lo attribuisce il re Erulo a cui (orrendo a dirsi) la madre
anche al tempo di Evandro. Feronia aveva dato nel nascere tre anime:
658-66 3. il re Erulo : gli
antichi commentatori non 660 bisognava assalirlo con tre armi, tre volte
dicono nulla di que~to re, e stenderlo nella morte. Ed allora tre volte
si pen~a quindi che il nome gli strapparono l'anima queste mie mani, tre volte
sia invenzione di Virgilio. lo spogliai delle armi. Se fossi quello d'allora,
La figura di questo re appare
una reincarnazione di Gerio- figlio mio, in nessun modo mi staccherei dall'abbraccio
ne, ucciso da Brcole, con la 665 tuo dolce, e mai Mesenzio, insultandomi, avrebbe
differenza che invece di tre causato con le armi tante morti crudeli,
corpi aveva tre anime, quin- vedovando la patria di tanti cittadini!
di tre vite; ed Evandro, per-
ché morisse, dovette ucci- Ma voi, Celesti, e tu Giove, massimo re degli Dei,
derlo tre volte. - La madre abbiate pietà, vi prego, di questo arcade re,
Feronia: divinità e ninfa ita- 670 accogliete i voti d'un padre. Se il vostro volere
lica del Lazio nuovo (la
parte della Campania ag- e i Fati mi conservano incolume Fallante,
gregata al Lazio). - queste se vivo per rivederlo e riunirmi con lui,
mie mani: già nel verso 656 vi chiedo ancora vita e accetto qualunque travaglio.
il vecchio re aveva indicato Ma se tu Fortuna minacci qualche sciagura indicibile,
espressamente le sue mani
un tempo vigorose, ora tre- 67~ mi sia accordato subito, oh subito, di spezzare
manti; ed ora ripete il ge- questa vita crudele: subito, finché incerta
sto che potrebbe sembrare è la speranza, incerti i timori, finché
un atto ingenuo di superbia,
ed è invece la commovente io ti tengo abbracciato, caro figlio, mia sola
costatazione di una realtà.
665-667. e mai Mesenzio, lontà di intromettersi negli ecc.: intendi: se gli ùèi han-
ecc.: sono versi, questi, d'in- affari interni di un altro no deciso che mio figlio non
terpretazione incerta. Tutti i stato, sembra alquanto im- ritorni, vorrei che questa mia
commentatori antichi e mo- propria e arbitraria, mentre vita finisse in questo mo-
derni interpretano il passo giudicano che sia più con- mento, quando il mio cuore
dicendo che Evandro senti sono al personaggio e all'in- oscilla ancora tra la speran-
le efferate prodezze di Me- sieme dei fatti l'interpretare za e il timore. Non saprei
senzio come un insulto alla il passo dicendo che Mesen- sopportare una notizia fu-
sua persona e al suo regno; zio, rifugiatosi presso Tur- nesta. « Il discorso di Evan-
e con tale interpretazione no, con il quale Evandro era dro è di un'accorata, infini-
onorano indubbiamente l'al- costantemente in guerra, ab- ta bellezza, e una delle cose
to senso morale del vecchio bia assalito più volte con più alte della poesia di tutti
re. Ma qualche critico più scorrerie il Pallanteo ucci- i tempi. Il sentimento del
recente ha osservato che l' at- dendo molti cittadini. poeta vi si adagia e si espri-
tribuire ad Evandro la vo- 676. subito, finché incerta, me con assoluta perfezione

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 299

tarda consolazione; che una notizia funesta si presenta la madre Vene-


680 non mi ferisca le orecchie!». Nel supremo distacco re, la quale depone al piede
di una quercia la divina ar-
il padre Evandro diceva queste parole dolenti: matura, perfetta opera del-
i servi lo riportarono nella sua casa, svenuto. l'arte di Vulcano e, abbrac-
ciandolo, lo incoraggia ad as-
salire in battaglia senza esi-
Enea nel paese degli Etruschi tare « i Laurentini superbi e
riceve le armi fabbricate da Vulcano il bellicoso Turno».
687-694. cavalcava Pallan-
Intanto i cavalieri erano usciti già te, ecc.: il poeta pone in ri-
salto la figura di Fallante
dagli aperti battenti della rocca, trottando collocandola nel posto d'o-
685 per i campi: tra i primi c'era Enea con Acate nore riservato ai più forti
e gli altri capi troiani, nel mezzo della schiera guerrieri (nel mezzo della
cavalcava Pallante e spiccava su tutti, schiera), ove si distingueva
anche per la clamide (veste
lontano, per la clamide e le armi dipinte: propria dei cavalieri) e per
come quando Lucifero, prediletto da Venere le armi dipinte, com'era co-
690 fra tutti i fuochi degli astri, stillante dell'onda stume degli Arcadi. E per
dell'Oceano ha levato la sacra fronte nel cielo rendere più fulgente di bel-
lezza l'immagine dell'eroe
dissolvendo le tenebre. Sulle mura le madri giovinetto, Virgilio, che fin
stanno in ansia, paurose, e seguono con gli occhi dal suo primo apparire sulla
la nuvola di polvere, le squadre splendenti di bronzo. scena del poema, ha dimo-
695 Gli armati prendon la via piu breve, attraverso la mac- strato per lui una partico-
lare predilezione, gli dedica
[chia: una similitudine che, pur
s'alza un grido e serrate le schiere, in cadenza, derivata da Omero, egli ha
gli zoccoli rimbombano sul suolo polveroso. trasformato in un'immagine
Presso il gelido fiume di Cere c'è un gran bosco più intima e liricamente ade-
rente alla sua figura, cosi
sacro per tradizione in tutta la contrada: che fu preferita dal Foscolo
700 da ogni parte lo chiudono i colli e neri abeti quando nell'ode «All'amica
risanata » ebbe bisogno di
esprimersi con la stessa im·
di tono e con temperanza di vecchiezza, di un sen~o pro- magine: «Qual dagli antri
rattenuta commozione e di fondo di dignità che si ri- marini - l'astro più caro a
virilità. Anche Il dove il vela nelle parole usate ver- Venere - co' rugiadosi crini
poeta è inferiore a se stesso so il nemico Mesenzio » - fra le fuggenti tenebre -
(ed è inferiore a se stesso per (E. V. Marmorale). appare, e il suo viaggio -
colpa del canone indiscusso orna col lume dell'eterno
della poetica del tempo, l'i- ENEA NEL PAESE DEGLI raggio» (x-6).- Lucifero: è
mitazione, che imponeva il ETRUSCHI RICEVE LE ARMI il pianeta Venere, chiamato
ricordo di metodi e situazio- FABBRICATE DA VULCANO Lucifero nei sei mesi in
ni americhe), il suo senti- (683-729). - Enea e i suoi, cui avanti l'alba appare ad
mento non tace, e se il ri- arrivati in Etruria nelle vi- oriente, Espero negli altri
cordo dell'uccisione di Ero- cinanze di Cere, scorgono sei mesi in cui dopo il tra-
lo è abbastanza fuori posto dalla cima di un colle le monto è visibile ad occi-
per la nostra sensibilità, es- tende dell'esercito etrusco, e dente.
so giova tuttavia a presen- vi si accostano. Fermatisi per 697. il gelido fiume eli
tarci Evandro animato vi- riposare, Enea si apparta in Cere: il nome è taciuto, ma
rilmente, anche nell'estrema una valletta, ed ecco che gli pare che si tratti del Mi-

www.scribd.com/Baruhk
JOO Canto ottavo

nio, oggi Mignone, che sa- lo cilcondano. Si dice che gli antichi Pdasgi,
rà nominato nel canto X,
v. 233· i quali occuparono un tempo per primi le terre latine,
701. Pelasgi: popolo an- avessero consacrato con una festa annuale
tichissimo, che dall'Oriente quella foresta a S~ano, Dio del bestiame e dei campi.
si sarebbe diffuso, secondo
Omero, in Tessaglia, secon- 70S Non lontano da li Tarconte e i suoi Tirreni
do autori posteriori in tutta si accampavano in forte posizione: dal colle
la Grecia e secondo altri an- si poteva vedere l'insieme dell'esercito
che in Italia. Ora si pensa che si attendava in un vasto settore di campagna.
che i Pelasgi abitassero l'in-
tera Europa prima dell'arri- Il padre Enea e la sua scelta giovenru si dirigono
vo degli indoeuropei. 710 nd bosco per riposarsi e far riposare i cavalli.
704. Silvano: dio delle sel- Intanto Venere, splendida, discese tra le nuvole
ve, dei boschi, delle campa- recando le armi stupende: appena vide il figlio
gne e in seguito, quando fu
confuso con Fauno, anche nella vallata solitaria presso il gelido fiume
del bestiame. gli si mostrò e gli disse: « O figlio, eccoti i doni
70::;. T arconte e i suoi Tir- 71S promessi, perfetta opera dell'arte di Vulcano,
reni: a Tarconte, re degli non esitare piu a assalire in battaglia
Etruschi (Tirreni), è attri-
buita la fondazione di Tar- i Laurentini superbi e il bellicoso Turno! »
quinia e di altre città, e Quindi la Dea abbracciato il figlio depose le armi
quindi anche di Cere, più raggianti contro il piede d'una quercia vicina.
anticamente chiamata Agilla. 720 Enea, lieto dei doni e dell'onore grande,
711. discese tra le nuvo-
le: non sono nubi, ma l'au- non può saziame lo sguardo e gira gli occhi qua e là
reola di sottile e impalpa- ammirando ogni singolo pezzo: volta e rivolta
bile nebbia rilucente, in cui tra le mani il grande dmo dalla criniera terribile
gli antichi immaginavano che ·che sembra sprizzare fiamme, la spada fatale
apparisse la divinità.
717. i Laurentini superbi:
72S e la corazza rigida di bronzo, balenante
i Latini che si erano ribel- di splendori rossicci, come quando una nube
lati al proprio re, pur di s'infiamma ai raggi del sole e risplende lontano;
muovere guerra ad Enea e accarezza i lisci schinieri d'oro e dettro forgiato,
ai suoi Troiani.
724. la spada fatale: la la lancia e lo scudo istoriato di scene inenarrabili.
spada, che è causa di morte.
In latino « fatum », il fato, Lo scudo di Enea
ha spesso lo stesso signifi-
cato di « letum », la morte. istoriato con episodi della storia di Roma
728. i lisci schinieri, ecc.:
specie di gambali destinati no Vulcano, non ignaro dei vaticini e conscio
a coprire la parte anteriore
della gamba, dal ginocchio
al piede, ed et·ano di metallo ce divino ha scolpito con ar- episodi eroici di Orazio Co-
prezioso; qui d'oro e di elet- te insuperabi!e sullo scudo clite e di Clelia; i Galli che
tro, che è una lega di tre di Enea i fatti più salienti assaltano il Campidoglio; le
parti d'oro e una d'argento. della storia di Roma: la lupa danze dei Salii e la proces-
che allatta Romolo e Remo; sione dei Luperci e dei Fla-
Lo SCUDO DI ENEA CON il ratto delle Sabine; il sup- mini; Catilina fJel T artaro e
EFFIGIATA LA STORIA DI plizio di Mezio Fu/ezio; l'as- Catone nei Campi Elisi. Que-
RoMA (73o-8::;o). - L'artefi- sedio di Porsenna con gli ste figurazioni sono disposte

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 301

dell'avvenire, vi aveva rappresentato la storia collocata nei tre settori della


d'Italia e i trionfi di Roma, con tutte le guerre zona centrale rilevata. Nel-
l'ideare la collocazione delle
in ordine di tempo, con tutte le stirpi future sculture, Virgilio ha tenuto
a partire da Ascanio. Vi aveva effigiato presente la descrizione ome-
735 la lupa fresca di parto distesa per terra rica dello scudo d'Achille
(Il., XVIII, 482 sgg.) e quel-
nel verdè antro di Marte. Intorno alle mammelle la dello scudo di Ercole
i due getnelli giocano, succhiando i suoi capezzoli (vv. I3o-331) attribuita ad
come fosse una madre, senza nessun timore; Esiodo; ma qui, come in al-
la lupa volgendo la testa lecca ora l'uno ora l'altro tri passi comuni ad altri
poemi, specialmente omerici,
740 e liscia con la lingua i loro corpi nudi. Virgilio ha animato la sua
Un po' piu in là c'era Roma e le Sabine rapite descrizione ponendo in es-
nel Circo, contro il diritto civile, mentre assistevano sa il senso profondissimo
ai giandi giochi. Nasceva da questo ratto una guerra ch'egli aveva della grandez-
za di Roma e della sua mis-
tra i Romulidi e il vecchio Tazio e gli austeri Sabini. sione storica nel mondo, ed
745 Dopt>, sospe$8la guerra, davanti all'ara di Giove ha cosl creato una nobile ed
stavano armati i due re tenendo in mano le tazze, altissima poesia, mentre le
sacrificata una scrofa si univano in alleanza. descrizioni di Omero e di
Esiodo « sono puramente or-
Ed ecco le veloci quadrighe che hanno squartato namentali. Varia quindi il
Mezio Fufezio, tirandola in direzioni opposte tono, che in poesia è tutto »
7SO (fossi rimasto fedele, Albano, alla tua parola!): (Marmorale).
736. nel verde antro di
Marte: il Lupercale, in cui
la lupa, secondo la tradi-
in sette riquadri in una zona delle Sabine, il supplizio di zione, avrebbe allattato i
circolare limitata dall'orlo Mezio Fufezio, l'assedio di gemelli Romolo e Remo
dello scudo. La parte cen- Porsenna e gli eroici episodi (v. 40o-401).
trale, rilevata, è occupata di Orazio Coclite e di Cle- 741. Roma e le Sabine,
dalla scena della battaglia di lia, i Galli che assaltano il ecc.: il secondo bassorilievo
Azio e da quella del trionfo Campidoglio, le danze dei rappresenta ìl ratto delle Sa-
di Ottaviano. Enea, benché Salii e la proce~sione dei Lu- bine, la guerra contro Tito
non comprenda il significato perci e dei Flamini, Catilina Tazio e infine la pace. Il
di quelle figurazioni, ammi- punito nel Tartaro e Catone ratto famoso avvenne contro
ra l'opera meravigliosa e in- onorato nei Campi Elisi; sul- ogni diritto, ma la guerra
dossa orgoglioso le armi, do- la zona centrale, in rialzo che ne segul si concluse con
no di sua madre V enere. sul resto, sono raffigurati in la fusione dei due popoli.
tre scompartimenti: la batta- 749· Mezio Fu/ezio: la
731. vi aveva rappresen- glia d'Azio in quello centra- terza scena è il supplizio di
tato, ecc.: per comprendere le, il N ilo che riceve la fug- Mezio Fufezio (o Metto Fuf-
la descrizione delle figurazio- giasca Cleopatra in quello di fezio), capo degli Albani, il
ni scolpite da Vulcano, è ne- sinistra, il trionfo di Augu- quale durante il regno di
cessario immaginare uno scu- sto in quello di destra. Gli Tullo Ostilio, venuto in aiu-
do di forma circolare, forma- episodi della fascia esterna, ta dei Romani nella guerra
to di una fascia esterna, che che riflettono la storia di contro Fiden~, passò ai ne-
corre intorno ad una zona Roma dopo Ascanio, com- mici, ma poi catturato, fu
più rilevata centrale. Sulla pletano la rassegna del can- fatto squartare.
fascia circolare esterna sono to VI. L'unica figurazione 750. fossi rimasto fedele,
scolpiti: la lupa che allatta comune alla rassegna e allo ecc.: sono parole del poeta
Romolo e Remo, il ratto scudo è quella di Augusto, che, impressionato dalla pe-

www.scribd.com/Baruhk
302 Canto ottavo

na orrenda, si rivolge diret- e Tullo faceva disperdere per la selva le membra


tamente al traditore sottoli- di quello spergiuro, fra sterpi arrossati di sangue.
neando la gravità della sua
colpa ed attenuando cosi l'a- Ancora piu in là Porsenna ordinava di accogliere
trocità del supplizio. l'espulso Tarqulnio, stringendo d'assedio la città:
752-759. più in là Porsen- 755 gli Eneadi combattevano per la propria libertà.
na, ecc.: segue il quarto epi- E avresti potuto vedere quel re in atto di sdegno
sodio di storia romana: Por-
senna, re di Chiusi, muove e di minaccia perché Coclite osava distruggere
guerra ai Romani per rimet- il ponte e Qelia, &peDate le catene, passava
tere sul trono Tarquinio il il fiume a nuoto. In cima allo scudo Manlio, custode
Superbo, ma la città si di- 760 della rocca Tarpea, presidiava la parte
fende valorosamente, e sullo
scudo sono effigiati i fa- piu alta del Campidoglio, stando davanti al tempio:
mosi eroismi di Orazio Co- la nuova reggia era ancora coperta da un tetto di stoppie
clite e di Clelia. - Eneadi: come al tempo di Romolo. E qui un'oca d'argento
i Romani, discendenti di volando per i portici dorati gridava che i Galli
Enea. - Coclite: Orazio Co-
clite. L'episodio è noto: gli 765 erano già alle porte. I Galli s'avvicinavano
Etruschi, occupato il Giani- per una rupe a picco coperta di cespugli
colo, stavano per irrompe- e stavano per occupare già la rocca, difesi
re nella città attraverso il dal buio, dalla fortuna di un'oscurissima notte:
ponte Sublicio, ed egli li
seppe da solo tenere a bada, capelli e vesti d'oro, tuniche a liste splendenti,
dando ai Romani il tempo 110 bianchi colli cerchiati di dorate collane;
di tagliare il ponte alle sue
spalle. Precipitato con il Manlio, che salvò il Campi- lare Vulcano aveva voluto ri-
ponte nel fiume, si salvò doglio (rocca Tarpea) dai cordare il contributo decisi-
raggiungendo a nuoto l'al- Galli, che ne avevano tenta- vo dato dalle oche alla di-
tra riva. - Clelia: l'eroica ta la scalata, e fu poi chia- fesa del Campidoglio, perché
giovinetta che, data in ostag- mato Capitolino. - davanti furono proprio. le oche di
gio agli Etruschi, riuscl a al tempio: davanti al tem- Giunone che, schiamazzando
fuggire con !e sue compagne pio di Giove Capitolino, co- (le oche quando schiamazza-
e, attraversato a nuoto il Te- struito sulla più alta delle no aprono le ali e corrono
vere, raggiunse Roma. I Ro- due cime del Campidoglio. - come volessero volare), sve-
mani, fedeli ai patti, la ri- la nuova reggia: sul Cam- gliarono Manlio, il quale po-
mandarono a Porsenna, ma pidoglio Romolo aveva co- té dare l'allarme e respinge-
il re etrusco volle premiare struito la sua reggia, molto re i Galli. In memoria del
il coraggio della fanciulla venerata dai Romani: una fatto i Romani posero sul
con la libertà. Si presume, capanna di paglia ricoperta Campidoglio un'oca d'argen-
però, che gli episodi di Ora- di canne, che dovevano esse- to. - alle porte: quasi sulla
zio Coclite, di Clelia e quel- re sostituite man mano che rocca, come dirà subito do-
lo di Muzio Scevola, non marcivano. Perciò « nuova » po. - capelli e vesti d'oro ...
ricordato sullo scudo di deve intendersi «con il tetto splendenti: Virgilio ha fatto
Enea, siano stati creati dalla" rinnovato da poco tempo ». cesellare da Vulcano in oro
fantasia del popolo, per at- - E qui un'oca d'argento, la chioma dei Galli, ai quali
tenuare le conseguenze della ecc.: nel quinto episodio era attribuisce i capelli biondi
guerra contro gli Etruschi, effigiata anche un'oca con le dei Germani; e d'oro anche
che fu probabilmente sfor- ali aperte, che Vulcano ave- le tuniche (vesti), che s'in-
tunata. va fatto d'oro (lo scudo ere travedevano sotto i mantelli,
759-772. Manlio, custode tutto d'oro e d'argento) in mentre questi (tuniche) sono
della rocca T arpea: il quinto atto di svolazzare per i a righe di porpora. - bianchi
episodio è dedicato a Tito portici. Con questo partico- colli... collane: i Galli so-

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 303

ndle mani d'ognuno due giavellotti alpini terraneo in cui sono puniti
sprizzano lampi, scudi lunghi proteggono i corpi. i malvagi; ed ecco allora in
questo settimo riquadro effi-
Piu in là Vulcano aveva scolpito le danze dei Sali, giato Catilina sotto un enor-
i nudi Luperci, i pennacchi di lana, gli scudi caduti me masso, con l'incubo di
775 dal cido; le caste matrone guidavano per la città vederselo cadere addosso, e
su cocchi di gala le immagini divine. tormentato per di più dal
terrore delle Furie che lo
E c'era il Tartaro triste, la reggia profonda di Dite, perseguitano come matricida.
i supplizi e le pene, e tu Catilina sospeso Catilina è scelto a simbolo
a un minaccioso sasso, atterrito dalle Furie; degli scellerati, perché osò
a parte c'erano i giusti ai quali Catone dà leggi. prendere le armi contro la
780 patria per distruggerla. Na-
In mezzo allo scudo, nel centro di tutte queste visioni, turalmente Virgilio vede Ca-
lungamente si distendeva l'immagine tutta d'oro tilina con l'occhio di Cice-
rone, ma la sua figura di
scellerato e di ribelle pa-
levano portare collane intor- che essi favorissero la ma- tricida è stata dalla critica
no al collo, che Virgilio di- ternità. - i pennacchi di più recente ridimensionata in
ce "bianco"; ed infatti anche lana: nello stesso riquadro quella di vittima sfortuna-
Tito Livio pone in . eviden- erano effigiati anche i flamini ta, sotto alcuni aspetti, della
za l.1 bianchezza della carna- di Giove, Marte e Quirino, politica dominante. - ai qua-
gione dei Galli (1. XXXVII, i quali portavano berretti li Catone, ecc.: evidentemen-
21, 9). - giavellotti alpini: conici guarniti di un fiocco temente qui è Catone Mino-
aste pesanti usate dalle po- di lana. - gli scudi caduti re, detto l'Uticense, ricorda-
polazioni alpine; e i Galli dal cielo: insieme con i col- to dalla storia per la sua i n-
abitavano anche le Alpi. - legi sacerdotali era effigiata tegrità morale, l'amor di pa-
scudi lunghi: gli scudi dei nello stesso riquadro anche tria, l'ossequio alle leggi e
Galli erano rettangolari e la leggenda della caduta dal il rispetto delle virtù ci vili.
lunghi quanto 1.! persona, ma cielo, al tempo di Numa Per amore della libertà, che
stretti. Pompilio, dello scudo di vedeva calpestata da Cesare
773-776. le danze dei Sa- Marte, alla cui conservazio- dittatore, si uccise; e Dante
lii, ecc.: nel sesto riquadro ne, secondo gli oracoli, era fece di lui il custode del
interamente riservato alla re- legata la futura grandezza Purgatorio.
ligione, erano effigiati i Salii, di Roma. Il re, perché non 781-797· In mezzo allo
sacerdoti di Marte, la cui fosse rubato, ne fece allora scudo, ecc.: di qui ha ini-
istituzione si faceva risalire costruire altri undici uguali zio la descrizione delle figu-
a Numa Pompilio, e i Lu- e isti tul il sacerdozio dei razioni della parte centrale
perci, sacerdoti di Fauno Lu- Salii, cui li diede in custo- dello scudo, tutte dedicate
perco, ai quali era affidata dia in un santuario del Pala- all'esaltazione di Augusto.
tino. I Salii li portavano nel La prima è la battaglia d'A-
la celebrazione dei « Luper-
mese di marzo in processio- zio, combattuta nel 3 r a. C.
calia ». Durante questa fe- ne per la città cantando e tra la flotta di Ottaviano e
sta, che si celebrava il J 5 danzando. - le caste matro- quella di Antonio e Cleopa-
febbraio, i sacerdoti Luper- ne, ecc.: nel riquadro dedi- tra. La descrizione è "molto
ci, sacrificati dei capri a Fau- cato alla religione erano vi- bella, e Torquato Tasso, tra-
no, correvano per la città nu- sibili anche le matrone che, ducendola liberamente dal
di con una pelle ai fianchi su cocchi lussuosi, portava- testo latino, la finse scolpi-
e, con strisce ricavate dalle no per la città gli arredi sa- ta sulle porte del palazzo
pelli dei capri immolati, per- cri e le immagini degli dèi. d'Armida (Ger. Lib., XVI,
cuotevano la gente, special- 777-780. E c'era il Tarta- 4-71 ). -l'immagine tutta d'o-
mente le donne, che si offri- ro, ecc.: il Tartaro è di. so- ro, ecc.: tutto lo spazio del
vano ai loro colpi credendo lito il luogo del regno sot- quadretto è occupato dal ma-

www.scribd.com/Baruhk
304 Canto ottavo

re cesellato in oro, ma con del gonfio mare: la tesa superficie cerulea


le onde argentee sulla cresta, spumeggiava di candidi flutti e tutto all'intorno
per indicare i flutti che si delfini d'argento lucente saltavano sopra le acque.
elevano spumosi sulla super- 785
ficie agitata (tesa). - l'intero Ecco due flotte di bronzo, la battaglia di Azio:
mare di Leucade: il promon- si vedeva l'intero mare di Leucade fervere
torio di Leucade, all'estremi- sotto l'impeto delle navi che volavano alla zuffa
tà sud-ovest dell'isola omo- e il flutto splendere d'oro. Di qua Cesare Augusto,
nima (oggi S. Maura), è ab-
bastanza lontano dal luogo 790 in piedi sull'alta poppa coi senatori, i Penati
della battaglia, che fu com- e i grandi Dei protettori, incita gli italiani:
battuta presso Azio, all'im- le tempie fortunate sprizzano fiamme di gloria,
boccatura dell'attuale golfo
di Arta; ma il poeta rico- sopra il suo capo brilla la stella familiare.
struisce la scena con la .fan- Di là Agrippa, la testa eretta, su cui splende
tasia. - Di qua Cesare Au- 795 la corona rostrata, insegna di valore,
gusto, ecc.: intendi: nel qua- conduce la sua armata col favore dei venti
dretto della battaglia d'Azio,
da una parte (di qua) è ef- e degli Dei. Laggiu ecco Antonio, coi barbari
figiata la flotta di Augusto, del suo esercito, armati ed armi d'ogni sorta:
dall'altra. parte (laggiù ecco) tornato vincitore dal Mar Rosso e dai popoli
quella di Antonio; e sulla dell'Aurora conduce con sé l'Egitto, le forze
poppa di una nave della flot- 800
ta di Augusto appare in pie-
di lo stesso Cesare Augusto Mediterraneo, contro Roma tratta di una guerra civile,
(il titolo di Augusto gli fu, e contro la civiltà latina. - ma di un conflitto contro
però, decretato quattro anni la corona rostrata: Marco stranieri che minacciano la
dopo, nel 27 a. C.); su di Vipsanio Agrippa meritò la libertà di Roma al comando
un'altra nave (di là), ma po- corona rostrata, di cui nes- di Antonio, unico romano
trebbe essere anche in un'al- suno prima di lui fu onora- fra loro. Ed infatti i soldati
tra parte della stessa nave to, vincendo nel 36 a. C. Se- di Antonio sono variamente
del principe, è visibile A- sto Pompeo, figlio di Pom- armati, secondo i paesi di
grippa, il comandante della peo il Grande, nelle acque provenienza, dai quali egli
flotta. Cesare Augusto, sul della Sicilia. - Laggiù Anto- era ritornato vincitore: dalle
cui viso (tempie) sprizza vi- nio, ecc.: « laggiù » corri- terre bagnate dal Mar Rosso,
gore giovanile (fiamme di sponde al « di qua » del ver- dai paesi orientali (dell'Au-
gloria) e sul capo brilla la so 789 le due flotte sono in- rora, ave aveva vinto gli Ar-
stella del padre (allude alla fatti rappresentate già schie- meni e i Parti), dalla Battria-
cometa che, apparsa a setten- rate l'una contro l'altra. Per- na (provincia settentrionale
trione durante i funerali di ciò intendi: dall'altra parte dell'antico impero persiano
Giulio Cesare, fu creduta la della scena è Antonio con i ai confini dell'India); ed ave-
sua anima assunta in cielo suoi soldati stranieri (« bar- va con sé anche i soldati d'E-
dagli dèi), ha intorno a sé baro » è appellativo che Gre- gitto insieme con Cleopatra,
il senato, il popolo, gli dèi ci e Romani davano ai popo- loro regina. I Romani era-
della patria, che rappresen-' li che parlavano una lingua no contrari che le donne ac-
tana l'autentico stato roma- diversa, cioè né greca, né la- compagnassero gli uomini al-
no. E l'immagine spieghereb- tina. Antonio non ha sulle la guerra, e Virgilio qui non
be l'apprensione, che dovet- navi solda ti deli'esercito re- riprova tanto il matrimonio
te provare Virgilio di fron- golare romano, ma ausiliari e di Antonio con Cleopatra,
te alla minaccia rappresenta- mercenari di provenienze di- quanto (e lo mette in risalto
ta, nell'imminenza della bat- verse. È la prima cosa che con disprezzo) ch'egli le ab-
taglia, da Antonio, alleato Virgilio pone in evidenza bia consentito di seguirlo in
di Cleopatra, e dall'Oriente per dimostrare che non si guerra.

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo

d'Oriente, la BattrMma lontanissima, estrema, sunzione di Cleopatra di rap-


e lo segue (che infamia!) la consorte egiziana. presentare lside o di voler
essere, essa stessa come Isi·
Tutte le forze cozzano insieme, il mare spumeggia de, una dea, ed anche sulla
sconvolto da tanti remi e dai rostri a tre punte. sostituzione delle trombe di
805 Prendono il largo: diresti che le Cicladi navighino guerra con il sistro che lside
per il mare divelte dal fondo, o che alte montagne usava, secondo il mito, per
regolare, muovendolo con la
corrano contro montagne, tanto enorme è la massa mano destra, l'aumento e la
delle poppe turrite da dove i guerrieri s'affrontano. diminuzione delle acque del
A mano si getta la stoppa accesa, coi dardi volanti Nilo. - i due serpi: Vulcano
810 il ferro, il mare rosseggia di una strage mai vista. ha raffigurato alle spalle del-
la regina due serpi, come
In mezzo alla lotta Oeopatra aizza le schiere col sistro presagio della sua prossima
e non vede i due serpi che già le sono alle spalle. fine. Cleopatra infatti, dopo
Mostruosi Dei d'ogni sorta e il cane Anubi che latra la battaglia, si uccise facen-
combattono contro Minerva, Venere, Poseidone; dosi mordere da un aspide.
813·821. Mostruosi dèi,
815 Marte, scolpito nel ferro, infuria in piena battaglia ecc.: Vulcano accanto alla
insieme alle tristi Furie scese a volo dal cielo; lotta tra gli uomini ha raffi-
ed accorre felice la Discordia, col manto gurato anche quella tra gli
stracciato, Bellona brandisce la frusta insanguinata. dèi: le immagini mostruose
delle divinità egiziane, come
Apollo d'Azio infine tendeva l'arco dall'alto: il cane Anubi, mostro con il
820 per timore di lui l'Egitto, gli Indiani, corpo umano e la testa cani-
tutti i Sabei e gli Arabi si davano alla fuga. na, contro gli dèi dell'Olim-
po romano: Minerva, Vene-
re, Poseidone e Marte che,
805·808. Prendono il lar- 809·810. la stoppa accesa: come dio della guerra, è
go, ecc.: dai luoghi rispetti· sono proiettili di stoppa che, scolpito nel ferro. Ed ancora
vamente occupati vicino alla impregnati di materia in- le Furie e la Discordia, im-
costa, le due flotte si avviano fiammabile ed accesi, veniva- maginata dal poeta con la
verso il mare aperto per lo no scagliati sulle navi avver- veste stracciata, e Bellona ar-
scontro; e Virgilio, per ren- sarie per incendiarle. Il par- mata, lei che è proprio la
dere l'immagine delle due ticolare è storico, ché in dea della guerra, di una sfer-
flotte, le cui grosse navi si realtà furono moltissime le za insanguinata. - Apollo
muovono le une contro le al- navi di Antonio in tal modo d'Azio: nell'elenco degli dèi
tre, le paragona ad un grup- incendiate. - coi dardi volan- romani Virgilio non poteva
po di isole che, strappate ti il ferro: si getta il ferro non ricordare Apollo e non
dal fondo del mare, si met- coi dardi volanti, cioè si attribuirgli una parte princi-
tano a navigare; oppure ad scagliano armi da lancio dal- pale, se Ottaviano dopo la
alte montagne che corrano a la punta di ferro. battaglia d' Azi;:> fece costrui-
cozzare contro altre monta- 8u-812. In mezzo alla lot- re su quel promontorio un
gne. Il poeta ricorre, per il ta Cleopatra, ecc.: Cleopatra tempio votivo in suo onore.
paragone, alle Cicladi (isole in mezzo alle sue navi in· - Sabei ... Arabi: la presenza
del mare Egeo cosi chiamate coraggia i suoi combattenti dei Sabei, popolazione araba
perché formano quasi un scuotendo il ~,istro. Il sistro, famosa per le sue ricchezze,
cerchio intorno a Delo) sol- strumento proprio del culto è storicamente accertata. Per
tanto perché si credeva che di lside, era composto di al- gli Arabi forse Virgilio allu-
una volta fossero state mo- cune laminette di bronzo de a Maleo, re dell'Arabia,
bili; e alle montagne, per che, agitate, producevano un che secondo Plutarco (Ant.,
dare l'immagine della mole suono acuto, squillante. Co· 6r ), era fra gli ausiliari di
grandiosa delle navi turrite. si Virgilio ironizza sulla pre- Antonio.

www.scribd.com/Baruhk
306 Canto ottavo

822-829. Si vedeva la stes- Si vedeva la stessa regina chiamare i venti in aiuto


sa regina, ecc.: in un'altra
scena accanto alla preceden- e spiegare le vele allentando le scotte.
te la regina Cleopatra appa- Vulcano l'aveva effigiata in mezzo alle stragi, pallida
re nel momento in cui si pre- 82S per la sua prossima morte, portata del vento di Puglia.
para a fuggire, cioè quando Davanti a lei c'era il Nilo dal gran corpo: piangendo
invoca l'aiuto dei venti (an-
che i venti sono dèi), spiega di dolore si apriva tutta la veste e chiamava
le vele e ne allenta le corde i vinti nel rifugio dei suoi gorghi segreti,
perché il vento possa meglio perché gli approdino salvi entro il ceruleo seno.
gonfiarle. E Vulcano ha da- 830 E Cesare, portato con triplice trionfo
to al suo volto il pallore del-
la morte, mentre è portata nelle mura di Roma, con voto imperituro
dalla nave fra le stragi dei consacrava trecento maestosi santuari
suoi soldati dal vento che ai Numi dell'Italia, per tutta la città.
spira dalla penisola Salenti- Fremevano le strade di gioia, applausi, feste,
na, favorevole per coloro che
devono raggiungere l'Egitto. 83S i cori di matrone riempivano i santuari,
- Davanti a lei, ecc.: nella davanti agli altari le vittime coprivano la terra.
stessa scena è effigiato da- Lo stesso Augusto, sedendo sulla candida soglia
vanti alla regina anche il
fiume Nilo, affiitto della sor- del tempio di Apollo raggiante, prende in consegna i
te infausta toccata alla sua [doni
regina; ed è raffigurato nel- dei popoli vinti e li appende alle porte superbe.
l'atto di aprire le pieghe del- 840 I vinti s'avanzavano in lunga fila, diversi
la veste per accogliervi e
proteggervi Cleopatra e An- per lingua, diversi per armi e costumi.
tonio. Vulcano vi aveva effigiato la razza dei nomadi,
83o-83r. E Cesare, porta- gli Afri seminudi, i Lelegi, i Cari, i Geloni
to, ecc.: ritornato a Roma armati di frecce, l'Eufrate dalle onde già pacifiche,
Ottaviano, secondo quanto
scrive Svetonio, celebrò uno 84S i piu lontani degli uomini, i M6rini, e il Reno bicorne,
dopo l'altro tre trionfi: per
aver vinto in Dalmazia, ad 28 a. C., ed è abbagliante di 842-8-1-6. la razza dei no-
Azio e ad Alessandria. candore (raggiante) perché madi, ecc.: « la razza dei no-
Trionfò d'Azio, non diAnto- costruito da poco. Ottaviano madi » sono i Numidi, po-
nio; il trionfo sui propri con- aveva scelto come protettore polo dell'Africa settentrio-
cittadini non era lecito. Apollo, e Virgilio lo presen- nale; «gli Afri seminudi »
835. i cori di matrone, ta in atto di sedere sulla so- forse gli Egiziani (il testo la-
ecc.: nelle grandi solennità glia del suo tempio e di tino ha « discinctos » - che
le matrone si recavano nei prendere in consegna i doni non portano cintura, cosa
templi a celebrarvi sacrifici e dei popoli vinti. che per i Romani era segno
a ringraziare gli dèi. In que- 840. I vinti s'avanzavano, di effeminatezza); « Lelegi »,
ste giornate eccezionali i sa- ecc.: sono i rappresentanti popolo antico di razza pela-
crifici erano compiuti su di tutti i popoli vinti che sgica, di cui rimaneva qual-
are provvisorie esterne ai portano a Ottaviano l'oro che traccia in T essaglia e in
templi, appunto per poter- coronario, cioè l'oro che ve- Asia Minore; «i Cari», abi-
vi sacrificare contemporanea- niva offerto per le corone au- tanti della Caria, regione del-
mente molte vittime (le vit- ree o trionfali. In questa oc- l'Asia Minore, la cui città
time coprivano la terra). casione (29 a. C.) Ottaviano principale era Alicarnasso;
838. del tempio di Apollo rinunciò all'oro che gli a- « i Geloni », popolo della
raggiante: è il tempio di A- vrebbero dovuto offrire le Scizia; « l'Eufrate », cioè il
pollo Palatino, edifkato nel colonie e i municipi d'Italia. popolo che abitava lungo il

www.scribd.com/Baruhk
Cali!o olt<~I'O 307

corso dell'Eufrate, e aìlude i Daghi indomati, l'Arasse che non tollera ponti:
ai Parti, che dopo av•·.r re-
stituito ad Ottaviano le in- Estatico Enea ammira le visioni istoriate
segne tolte a Crasso, si era- sullo scudo divino, regalo di sua madre:
no riconosciuti in pace con non ne conosce il senso ma esulta delle immagini
i Romani; « i Morini », ahi, sso prendendo in spalla gloria e Fati dei nipoti.
tanti delle coste della Gallia
Belgica, nella regione che og-
gi corrisponde alle Fiandre,
e il poeta li definisce « i 849. esulta delle immagi- diverso è invece E. V. Mar·
più lontani degli uomini, ni: non certo per la bellez- morale, il quale, pur con-
perché occupavano l'estremi- za delle figurazioni scolpite, sentendo che si nota in tutto
tà più settentrionale della ma perché rappresentavano il verso un «senso un po'
Gallia »; « il Reno bicorne » gesta gloriose e trionfi, ed mistico e nello stesso tem-
(anche qui il nome del fiume Enea ne trae un buon au- po prezioso e indefinito ... di
in luogo di quello del popo- spicio per le prove difficili sapore callimacheo e in ge-
lo) è il fiume che divideva i che l'attendono. nere della poesia alessandri-
Galli dai Germani, ed è 850. prendendo in spalla, na», aggiunge che appunto
detto bicorne perché nell'ul- ecc.: caricandosi sulle spalle per questo il verso si trova
timo tratto si divideva in i destini gloriosi dei nipoti.
due rami: il Reno e il Waal; Il testo latino è « attollens al suo posto, « giacché Vir-
«i Daghi », popolo scitico umero », che significa « sol- gilio nell'immagine poetica
che abitava le coste sud- levando per caricarsene sul- tenta appunto di fondere
orientali del Mar Caspio e l'omero »; infatti lo scudo storia e leggenda con un pro-
confinava con i Parti; «l'A- imbracciato doveva poggia- cedimento sconosciuto alla
rasse » (fiume vorticoso del- re naturalmente sull'omero. poesia classica greca e a
l'Armenia, sul quale i ponti L'immagine di Enea che si quella tradizionale latina,
non resistevano a lungo a carica sull'omero con lo scu- anche se noi non possiamo
causa delle sue piene), il do la gloria e i Fati di Roma esimerci dal vedere nell'im-
cui nome, come precedente- fu giudicata dagli antichi magine di Enea che si cari-
mente l'Eufrate e il Reno, inutile e sconveniente con- ca della gloria dei suoi di-
sostituisce quello del popo- clusione della suggestiva e scendenti effigiati sullo scu-
lo che abitava la regione da grandiosa evocazione che do una punta di concetto-
esso attraversata. l'ha preceduta. Di parere sità e di barocchismo».

Commento critico

Il canto VIII, animato da prodigiosi eventi e da un senso vivo della religione,


venato di malinconia e dominato dalla visione di un grande avvenire, seppur ancora
incerto e misterioso, è, scrisse il Pascoli, «il poema di Roma; di Roma che nel pen-
siero di Virgilio è l'ultima a nascere delle città italiche e ancor non nata affanna di
sé e fa correre in armi tutta l'Italia •·
Il canto VII segna la fine del lungo peregrinare per mari sconosciuti di Enea ~
il suo arrivo nella terra promessagli dal Fato, ma è anche il canto del ritorno della
nemica Giunone a impedire l'avverarsi del destino, scatenando i popoli latini contro
l'eroe troiano. Se però esso si chiude con il fragore delle armi e con la minaccia che
i Troiani siano distrutti o ricacciati nel mare, il canto che lo segue, l'ottavo, è il canto
della speranza: Enea vi trova amici e alleati e soprattutto l'avverarsi delle profezie

www.scribd.com/Baruhk
30 g Canto ottavo

che l'avevano sorretto durante il lungo viaggio. Perciò, se tutto il Lazio risuona
intorno a lui e ai suoi compagni del fragore sinistro delle armi, il conforto e i consigli
del dio Tiberino, l'avverarsi del vaticinio di Eléno e l'accoglienza amichevole di
Evandro fanno rinascere nell'animo suo la fiducia di essere giunto veramente nella
nuova patria destinatagli dal Fato.
Ma il punto centrale del canto è Evandro, il vecchio e saggio re di Pallanteo, che
riconosce in Enea il figlio di Anchise, ch'egli aveva ammirato in Arcadia, quando era
giovanetto; che promette all'eroe troiano alleanza ed aiuti e lo invita nella sua mode-
stissima casa; che consiglia, guida e incoraggia con affetto paterno l'ospite alleato
nella difficile prova che dovrà affrontare. Tutto è suggestivo nella descrizione dell'in-
contro tra il figlio di Anchise e il vecchio re arcade; ma ancor più suggestiva è forse
la visione dei luoghi, ove un giorno sarebbe sorta Roma: luoghi semplici e selvaggi,
ma animati già dallo spirito divino che farà di Roma, insieme con la virtù degli
uomini, la splendida città dal poeta ammirata e amata.
Ma questo bellissimo canto, tutto pieno del mistero di Roma, ha spunti di alta
poesia anche in altri motivi appartenenti alla profonda spiritualità di Virgilio poeta
e uomo: l'amore per la natura schietta e austera, per ciò che è semplice, limpido e
sincero, cosl da vedere la virtù nella povertà e fare di Evandro, re e padre, il perso-
naggio spiritualmente e moralmente più elevato dell'intero poema; come re, quando,
raggiunta la reggia, invita Enea ad entrare dicendogli: «Ercole vittorioso ... varcò
questa soglia, fu accolto da questa piccola reggia. Ed ora anche tu, ospite, abbi a tua
volta il coraggio di disprezzare le ricchezze, rendendoti degno di tanto Nume; acco-
stati benevolo alla mia povera vita! »; come padre, quando accomiatandosi dall'unico
figlio, che parte per la guerra, con parole toccanti, cade svenuto quasi fosse presago
della sventura.
L'ideale di un vivere semplice e virilmente probo collima quindi perfettamente,
nel pensiero e nella realtà del re Evandro e del poeta, con il compimento dei doveri
verso la patria e la società. La raffigurazione della grandezza· di Roma e delle sue
glorie, che culminano con il trionfo di Ottaviano, che ha dato al mondo il bene della
pace, concorda con la severa e serena povertà di Evandro. Lo spirito .stesso con il
quale Virgilio anima prima i luoghi che Evandro indica ad Enea, mentre camminano
insieme verso la città di Pallanteo, e subito dopo le figurazioni della storia di Roma
scolpite da Vulcano sullo scudo del figlio di Venere non è orgoglio, m.t senso morale,
ché « alla coscienza del poeta, prima ancora che alla fantasia, sono presenti in unità
di rapporti e di valutazione l'umiltà dei poveri princìpi e la responsabilità della
grandezza imperiale» (L. Bianchi e P. Nediani). Insomma, l'insistenza con la quale
Virgilio ha posto in risalto in questo ottavo canto, la semplicità agreste dei luoghi
e la saggia e serena povertà degli Arcadi e soprattutto del loro re, che li abitavano,
luoghi in cui era poi sorta ed aveva sviluppato la sua storia Roma dominatrice del
mondo, fa pensare che il poeta georgico e mite, pur celebrando la grandezza e la bel-
lezza della sua città, sogni il ritorno alla semplicità dei costumi antichi e a quella
moralità che era anche nel programma e nei propositi innovatori e restauratori di
Ottaviano Augusto.

www.scribd.com/Baruhk
Canto ottavo 309

Galleria di ritratti
Evandro.
Un'altra figura di un vecchio re, ma questa volta pienamente riuscita. A diffe-
renza di Anchise e del Nestore omerico, Evandro non parla inutilmente, non ritorna
al passato ed alla giovinezza per proporsi come esempio di eroismo e di virtù, non
assume atteggiamenti gladiatori, e non sollecita omaggi alla propria saggezza.
È personaggio profondamente umano, re provato da tanti dolori familiari e da
tante sventure, che vive tutto nell'amore del giovane figlio Fallante.
Quando questi parte con Enea per la guerra contro Turno e Mesenzio, il suo
cuore è scosso da una specie di presentimento. Ecco allora la commossa e sentita
invocazione agli dèi nella quale la trepidazione e la speranza dettano le parole della
preghiera e sono l'unico conforto al dolore del padre che vede allontanarsi, e per
sempre, l'unico conforto della sua vita travagliata.

www.scribd.com/Baruhk
3I o Canto ottavo

Raffronti di traduzione
Thybris ea {luvium, quam longa est, nocte Il Tevere abboni, per quanto è lunga
[tumentem quella notte, la sua gonfia corrente
leniit, et tacita re{luens ita substitit unda, e sl la rese tacita che, a modo
milis ut in morem stagni placidaeque paludi.r di cheto stagno e placida palude,
sterneret aequor aquis, remo ut luctamen abesset. piana si stende e senza intoppo al rt"mo.
Ergo iter inceptum celerant. Rumore secundo Dunque l'impresa via con rumor lieto
labitur uncta vadis abies: mirantur et undae, ·tengono; scorre lo spalmato abete;
miratur nemus insuetum fulge11tia longe e ammirar l'onde, ammira al foresta
scuta virum {luvio pictasque innare carinas. sorpresa !ungi lampeggiar gli scudi
Olli remigio noctemque diemque /atigant e nuotando venir le pinte prore.
et longos superant {lexus variisque tegunwr Qui sudano al remeggio e notte e giorno
arboribus viridisque secant placido aequore si/vas. e seguono le lunghe curve; sotto
(vv. 86-96) agli alberi scompaiono, solcando
per il placido pian le verdi selve.
Il Tebro quella notte, Traduzione di Giuseppe Albini
quanto fu lunga, di turbato e gonfio
ch'egli era, si rendé tranquillo queto Il Tevere per tutta quella notte
si, che senza rumoree quasi in dietro abbonacciò la tumida corrente
tornando, come stagno o rome piana e a ritroso flui con tacite acque,
palude, adeguò l'onde e tolse a' remi cosi che al pari di tranquillo stagno
ogni contesa. Accelerando adunque e di queta palude adeguò l'onde
il cammin preso, i ben unti e spalmati pe~ non opporre alcun contrasto ai remi.
lor legni se ne vanno incontro al fiume, Intrapresero quelli il !or viaggio
com'a seconda; si che l'onde stesse solleciti, con cantici festosi;
stavan meravigliose e i boschi intorno correan su l'acque gli spalmati abeti;
non soliti a veder l'armi e gli scudi, l'onde stuplan, stuplan sorpresi i boschi
e i c:hpinti navili, che da lunge dell'armi che splendevano lontano
facean novella e peregrina mostra. e del passar delle dipinte navi.
Se ne van giorno e notte remigando Quelli si a11aticarono sui remi
di tutta forza, e i seni e le rivolte la notte e il giorno; risallan le lunghe
varcan di mano in mano, or a l'aperto, curve, celati dalle piante ombrose,
or tra le macchie occulte, e via volando fendendo con la prua le verdi selve
segan l'onde e le selve. riflesse nelle lisce acque del fiume.
Traduzione di Annibal Cara Traduzione di Guido Vitali

www.scribd.com/Baruhk
CANTO NONO

Turno attacca le navi troiane che si trasfor-


mano in ninfe.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca V a-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO NONO

L'assalto al campo troiano


Mentre Turno se ne sta tranquillo nel bosco sacro dell'avo Pilumno, Giunone
manda Iride, la messaggera degli dèi, a scuoterlo dal suo torpore e ad eccitarlo ad
assalire i Troiani. II momento è senz'altro favorevole; Enea si è allontanato dal
campo in cerca di aiuti e i Troiani sono privi di guida e di protezione. Turno accon-
sente e, rivolta una preghiera agli dèi, parte all'assalto dell'accampamento troiano.
I Rutuli, guidati da Turno e da Messapo, sono ormai in vista delle difese avversarie,
ma i Troiani, benché le sentinelle abbiano dato l'allarme, si attengono ai consigli di
Enea e si preparano a respingere l'assalto nemico protetti dai solidi ripari. Turno, che
precede l'esercito con altri venti cavalieri scelti, lancia per primo un giavellotto in
segno di sfida. I Troiani però non si muovono; e il re dei Rutuli, infuriato e rabbioso
come un lupo affamato tenta allora di penetrare nel campo a viva forza. II tentativo
non riesce, e Turno inferocito si dirige con i suoi verso il fiume ad incendiare le
navi, che Cibele però sottrae alla distruzione trasformandole in Ninfe. II prodigio
spaventa i Rutuli, ed anche il Tevere, che ritrae impaurito le sue acque. Ma Turno,
interpretando il prodigio a suo favore, acquista baldanza e infonde coraggio ai suoi
dicendo che Giove, trasformando le navi in Ninfe, ha privato i Troiani anche del-
l'unica via che essi avevano per sfuggire alla distruzione. « Noi siamo padroni del
territorio - egli dice, - e le loro difese non saranno sufficienti a proteggerli contro il
nostro assalto, che sarà irresistibile anche senza frode». L'assalto sarà sferrato il
giorno dopo, e frattanto i Troiani nell'accampamento e i Rutuli nella campagna
intorno dispongono le sentinelle. Ad una porta del campo troiano sono di guardia
due amici, Eurialo e Niso. Quest'ultimo, quando nell'accampamento sono spenti tutti
i fuochi e regna un silenzio profondo, rivela all'amico il proposito di raggiungere
Enea nella città di Pallanteo per avvertirlo del pericolo che sovrasta i Troiani;
Eurialo rimarrà nel campo a sostegno della vecchia madre e a dare all'amico onorata
sepoltura, se egli dovesse soccombere. Ma Eurialo non accetta la proposta; egli vuole
accompagnare Niso nell'impresa, e i due giovani, ottenuta l'approvazione di Ascanio
e dei capi, partono. Attraversando il campo nemico fanno strage di soldati e di capi
immersi in un sonno profondo anche per l'abbondante vino bevuto; poi all'avvici-
narsi dell'alba si allontanano. Durante il cammino i due amici s'imbattono in un
drappello di trecento cavalieri latini guidati da Volcente; l'oscurità li protegge, ma
il luccichio prodotto dai raggi della luna sull'elmo che Eurialo aveva preso a Messapo,
uccidendolo, e con giovanile e sconsiderata vanità aveva voluto indossare, insospet-
tisce Volcente, il quale si ferma e dà« il chi va là». I due giovani fuggono e riescono
a raggiungere un bosco vicino; senonché Eurialo, impedito dai rami degli alberi e

www.scribd.com/Baruhk
3 I4 Canto nono

dal pesante bottino fatto nel campo dei Rutuli, è raggiunto dai cavalieri nemici. Niso,
quando s'accorge di non essere seguito dal compagno, ritorna sui suoi passi e,
scorto l'amico circondato e sul punto di essere sopraffatto, scaglia, senz'essere visto,
un dardo e colpisce a morte uno dei cavalieri. Mentre i nemici cercano di scoprire
l'autore del colpo, un altro dardo scagliato da Niso uccide un secondo cavaliere.
Allora Volcente, incapace di vendicare i due caduti colpendo l'autore della loro ucci-
sione, si avventa con la spada sguainata su Eurialo. A tal vista Niso esce dal nascon-
diglio gridando: « lo! Sono io il colpevole! Volgete quelle armi contro di me: l'in-
ganno è stato mio». Ma la spada di Volcente trafigge ugualmente il petto di Eurialo,
e il giovanetto cade a terra morente. Niso allora si scaglia tra i nemici con la spada
sguainata, cerca solo Volcente e l'uccide, ma colpito anch'egli dai soldati cade crivel-
lato di ferite sul corpo esamine dell'amico. I cavalieri latini trasportano il corpo di
Volcente nell'accampamento di Turno, destando in tutti un'impressione profonda.
All'alba Turno fa preparare l'esercito e muove all'attacco del campo troiano. Per
incutere paura ai Troiani, i Rutuli staccano dal busto le teste di Eurialo e Niso e le
espongono alla loro vista sulla punta di due lance. La notizia giunge ar.che alle orec-
chie della vecchia madre di Eurialo; l'infelice corre urlando alle mura e, alla vista
dell'orrendo spettacolo, grida il suo disperato dolore e si profonde in amari lamenti.
I Troiani, addolorati e commossi, la riportano a braccia nella sua tenda.
Intanto i nemici avanzano compatti verso le mura e tentano di scalarle, ma i
Troiani si difendono valorosamente. Dall'una e dall'altra parte gli episodi di valore
si susseguono numerosi: gli uni tentano di avvicinarsi alle difese formando una
testuggine con gli scudi, gli altri le difendono rotolando su di essa pesanti massi.
Il più aggressivo però è Turno, che lancia una grande fiaccola contro un'alta torre,
la quale investita dal fuoco rovina con grande fragore travolgendo con sé i difensori.
Fra i Troiani combatte anche Ascanio, rivolgendo l'arco, usato fino allora soltanto
per la cacccia, contro Numano, cognato di Turno, che scherniva i Troiani, perché non
osavano uscire dall'accampamento a combattere in campo aperto. Il colpo preciso di
Ascanio, che abbatte Numano, empie d'entusiasmo i Troiani, ma preoccupa Apollo,
il quale scende sulla terra e, assunte le sembianze del vecchio Bute, aio di Ascanio,
esorta il giovinetto a ritirarsi dalla battaglia. All'esortazione di. Apollo si aggiunge
anche quella dei capi troiani.
Mentre la lotta continua feroce, due fratelli troiani, Pandaro e Bizia, di statura
gigantesca, aprono la porta affidata alla loro custodia e sfidano i nemici ad entrare
nell'accampamento. I Rutuli tentano di irrompervi, ma i due giganti fanno di essi
una strage orrenda. Allora Turno, avvisato da un messo, accorre davanti alla porta,
uccide alcuni Troiani e con una lancia lo stesso Bizia. Pandaro a tal vista chiude la
porta, lasciando però fuori delle mura alcuni Troiani e chiudendo nel campo con
alcuni Rutuli lo stesso Turno. Pandaro, adirato per la morte del fratello, lo affronta
e gli scaglia contro la sua terribile asta, ma Giunone ne devia il colpo, e Turno
avanza con la spada sguainata e spacca in due la testa dell'avversario. Il re dei Rutuli
continua a far strage, finché i Troiani rincuorati lo circondano e lo costringono ad
uscire dal campo gettandosi nel fiume.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO NONO date da Turno e da Messa-
po, marciano verso il cam-
po, dànno l'allarme; e i
Iride, mandata da Giunone, convince Turno ad assalire il campo Troiani, obbedienti alle di-
troiano (x-86)- Turno tenta d'incendiare le navi, che invece si mu- sposizioni impartite da Enea,
tano in Ninfe (87-154) - Turno interpreta a suo favore il prodigio si preparano a respingere gli
(155-199)- Veglia d'armi ed Eurialo e Niso (200-546)- I Rutuli, assalitori dalle mura del cam-
piangendo, portano al campo il corpo di Volcente - Il pianto della po. Turno assale il campo e
madre di Eurialo (547-608)- L'assalto al campo troiano (609-717)- tenta di penetrarvi a viva
Prodezza di Ascanio (718-803) - La porta aperta: Pandaro e Bizia forza, ma i suoi sforzi riesco-
(804-863) - Turno nell'accampamento troiano (864-926) - Mnèstco no vani Allora si dirige ver~
e Seresto: la ritirata di Turno (927-976). so le navi per incendiarle_

x. Mentre Enea, ecc.: il


Iride, mandata da Giunone, primo verso, richiamandosi
convince Turno ad assalire il campo troiano all'argomento principale del
canto VIII, ha lo scopo ài
collegare questo canto a
Mentre Enea si trovava nella lontana Etruria, quello precedente.
2. Iride: secondo Esiodo
la Saturnia Giunone spedf dal cielo Iride era figlia di Taumante e di
al coraggioso Turno, che stava riposando Elettra, e come personifica-
nel bosco dedicato al suo avo Pilunno zione dell'atcobaleno, era
considerata la messaggera
in una valle sacra. La 6glia di Taumante degli dei, specialmente di
con la bocca rosata gli parlò: « Turno, quello Giunone e di Giove, nei lo-
che desideri tanto e nessun Dio oserebbe ro rapporti con gli uomini.
Si rappresentava con le ali
dorate e con le spalle <-O-
IRIDE, MANDATA DA GIU- ad assalire il campo troiano. perte da un manto leggero,
NONE, CONVINCE TURNO AD Il momento è propizio. Enea splendente di mille colori.
ASSALIRE IL CAMPO TROIA- è partito in cerca di aiuti e 4· Pilunno: v. nota ai ver-
NO ( 1-86). - Giunone manda i Troiani sono privi di guida si 415-424 del canto VII.
Iride, messaggera degli dèi, e di protezione. Turno rico- Pilunno sarebbe stata un'an-
a ridestare in Turno, che se nosce la dea e, pieno di ar- tica divinità campestre itali-
ne sta neghittoso nel bosco dore, ne segue i consigli. Le ca, protettrice dell'agricoltu-
sacro all'avo Pilumno, lo spi- sentinelle troiane, avvistate ra (Pilunno da « pilo », il
rito guerriero e ad esortarlo le schiere dei Rutuli che, gui- pestello per tritare il grano).

www.scribd.com/Baruhk
316 Canto nono

8-9. il giorno ... spontanea- prometterti, ecco, il giorno che volge te lo porta
mente: l'occasione ti offre spontaneamente. Enea, abbandonato il campo,
spontaneamente quello che
non avresti mai potuto ot- 10 i compagni e la flotta, s'è diretto alla reggia
tenere dagli stessi dèi. Nota del palatino Evandro. E non basta, è arrivato
il « volge » che unito a gior- sino alla lontanissima Corito dove arma
no ( « il giorno che volge ») un esercito lidio, riunendo contadini
dà all'espressione il signifi-
cato di un particolare incita- e pastori. Che aspetti? ~ giunto il momento
mento a Turno, perché il re 15 di aggiogare i cavalli al tuo carro da guerra.
dei Rutuli approfitti della Rompi ogni indugio, conquista l'accampamento in di-
circostanza allora favorevo-
le, ma che poteva presto non
[sordine! »
esserlo più. Ciò detto, ad ali aperte s'alzò veloce nel cielo
n. del palatino Evandro: :tracciando col suo volo un arco sterminato
Evandro è qui detto « pala- sotto le nuvole. Il giovane la riconobbe e levando
tino », non perché ha fon- 20 ambe le mani alle stelle segui la sua rapida scia
dato la città di Pallanteo, ma
perché abita sul colle che poi con queste parole: «O Iride, ornamento del cielo,
sarà chiamato Palatino. L'e- chi ti fece calare dalle nuvole in terra
spressione è quindi anacro- sin qui da me? Di dove viene quest'improvviso
nistica. - E non basta: Iri- chiarore? Vedo il cielo aprirsi in mezzo e le stelle
de con questa espressione
vuoi richiamare l'attenzione 25 vagare nel firmamento. Obbedisco a presagi
di Turno sull'importanza di cosi grandi: chiunque tu sia, Dio che mi chiami
non perdere l'occasione favo- all'armi». Camminò sino al fiume ed attinta
revole delle circostanze, cui
accenna nei versi successivi: acqua limpida a fiore dell'onda, rivolgendo
se da un lato la lunghezza molte preghiere ai Numi colmò il cielo di voti.
del viaggio intrapreso da 30 E già tutto l'esercito marciava in campo aperto,
Enea esclude ch'egli possa
ritornare immediatamente al r8. un arco sterminato: sa di Iride in terra e per
campo, dall'altro un· ritardo l'arco rappresenta idealmen- l'improvviso chiarore (fatti
eccessivo dell'attacco potreb- te l'arcobaleno. ambedue straordinari, che
be consentire l'arrivo ai 19-20. levando ambe le gli antichi consideravano
Troiani di rinforzi conside- mani, ecc.: le braccia allar- fra i più grandi prodigi ce-
revoli. gate e tese verso l'alto era- lesti), dà credito alle parole
I2. Corito: l'odierna Cor- no l'atteggiamento tipico che della messaggera divina e si
tona portava anticamente il assumeva chi pregava gli dèi appresta ad assalire il cam-
nome del suo fondatore, del cielo. . po troiano.
Corito, padre di Dardano, 21. ornamento del cielo: 27-29. Camminò sino ol
ed era una delle dodici cit- allude all'arcobaleno. fiume, ecc.: Turno si appre-
tà della confederazione etru- 24-25. Vedo il cielo, ecc.: sta a pregare e, secondo il
sca. Ma qui « Corito » si- gli antichi credevano che du- rito, attinge prima l'acqua
gnifica, evidentemente, tutta rante il giorno si stendesse con le mani per purificarsi.
l'Etruria. tra il cielo e la terra un Non sembra però che il re
I 3. un esercito lidi o: un grande velario, che impedi- dei Rutuli abbia dovuto re-
esercito etrusco. Gli Etru- va di vedere le stelle; e Tur- carsi dal bosco, ove riposa-
schi, secondo un'antica tra- no crede che Iride scenden- va, alla lontana riva del Te-
dizione seguita anche da E- do dal cielo abbia squarciato vere, ma che il poeta imma-
rodoto, sarebbero venuti in questo velo ed egli abbia po- gini che nel bosco stesso
Italia dalla Lidia, regione tuto vedere le stelle. Cosi il scorresse un ruscello. - a fio-
dell'Asia Minore. re dei Rutuli e per la disce- re dell'onda: dalla superfi-

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 317

tremendo di cavalli, splendente di gioielli ti), i quali prima scendono


e fregi d'oro e vesti ricamate. Messapo turbinosi dai monti e si fan-
comanda l'avanguardia, mentre i figli di Tirro no poi tranquilli nel letto
comune; e al Nilo che prima
sono alla retroguardia; Turno, capo supremo, inonda i campi, ai quali do-
35 si tiene al centro del grosso, imbracciando le armi, na il suo fertile limo, poi si
ed è piu alto di tutti di tutta una testa. Cosi ritira nell'alveo per scorrere
tranquillo fino al mare. Qual-
scorre il Gange profondo, silenzioso nei placidi che critico ha giudicato que-
sette rami, cosi scorre il Nilo dal fertile sta similitudine poco chiara
corso quando abbandona i campi e rifluisce e di gusto discutibile, men-
40 nel suo letto. I Troiani vedono all'improvviso tre sembra che essa ponga
ottimamente in evidenza l'e-
addensarsi una nuvola di polvere nera sercito di Turno, che prima
e levarsi le tenebre. Dà l'allarme per primo tumultuante, ora marcia ordi-
Cafco, da una torre che domina la pianura: nato verso il campo troiano.
«Cittadini, cos'è quella nebbia nerissima 40. I Troiani vedono, ecc.:
sono le vedette che scruta-
45 che si torce laggiu? Armatevi, tenete no l'orizzonte da punti ele-
i giavellotti pronti, salite sulle mura, vati dell'accampamento.
il nemico è già qui: all'armi, all'armi! ». Urlando 43· Caìco: è uno dei capi
i Troiani rientrano da tutte le porte troiani, ora addetto al ser-
vizio di guardia. Virgilio ha
e a1follano le mura. Come aveva disposto già fatto menzione di lui
so Enea alla sua partenza, pregandoli - da esperto come capitano di una nave
(1, 217).
cie dell'acqua, cioè Turno caro a Silvia, loro sorella, 44· Cittadini: il poeta che
attinge acqua pura, limpida, il cervo ferito da Ascanio aveva chiamato « urbs », cit-
non torbida. - colmò il cielo (VII, 548 sgg.). tà, il campo, ora chiama cit-·
di voti: la bella iperbole dà 35· si tiene al centro del tadini i Troiani che lo oc-
qui l'immagine di un Tur- grosso: il comandante è al cupano.
no che, pur mosso da un cer- centro della colonna per me- 45-46. Armatevi... all'ar-
to interesse personale, di- glio dominare la massa dei mi!: il ritmo serrato di que-
mostra di possedere un sen- gregari. Il centro delle trup- ste espressioni e il richiamo
timento religioso notevole. pe in marcia è anche il po- finale concitato rendono fe-
Non sempre, infatti, questo sto d'onore, ed Enea ha vo- licemente lo sgomento su-
re guerriero è rispettoso e luto che lo occupasse Fal- scitato nell'animo di Calco
timorato degli dèi. lante, il figlio di Evandro, dall'apparizione inaspettata
31. E già: l'avverbio in- quando da Pallanteo parti- ed improvvisa dei nemici. Il
dica la rapidità del passag- rono alla volta di Cere passo fu imitato dal Tasso
gio dalla preghiera agli dèi (VIII, 685 sgg.). (Ger. Lib., III, 9-w), in
alla pratica esecuzione dei 36-40. Così scorre il Gan- modo alquanto prolisso e
suggerimenti di Irid~. Tur- ge, ecc.: con questa simili- retorico. Più efficace è l'asin-
no non ha quasi ancora fini- tudine il poeta paragona l'e- deto breve, incalzante di
to di pregare, che raccoglie sercito di Turno, che al suo Virgilio.
l'esercito, dà le disposizioni richiamo si è raccolto dalle 48-56. rientrano da tutte
dell'attacco e ordina di mar- varie località del Lazio, le porte: molti Troiani era-
ciare contro l'accampamento ov'era sparso e tumultuan- no usciti dal campo, senza
troiano. te, ed ora marcia ordinato tuttavia allontanarsi troppo,
33· i figli di Tirro: i figli ed in silenzio, ai grandi fiu- ed ora rapidamente vi rien-
del custode degli armenti mi; ed accenna al Gange trano, obbedienti agli ordi-
di Latino. Apparteneva ad che è formato da molti fiu- ni impartiti da Enea prima
essi, ed era particolarmente mi (sette ha valore di mol- della sua partenza. Guai se

www.scribd.com/Baruhk
3I 8 Canto nono

i Troiani avessero accettato capitano - di stare in difesa, nel caso


la battaglia in campo aperto d'un conflitto, protetti dalle mura e dai fossi,
durante l'assenza del capo! senza azzardarsi a scendere in campo aperto, a file
Non è dunque per paura o
per viltà che i T roiani si li- spiegate. E si vergognano, vorrebbero attaccare,
mitano a difendersi dietro ss ma sbarrano le porte secondo gli ordini e attendono
le difese del loro accampa- dalle concave torri l'avanzata nemica.
mento.
Turno, correndo avanti, aveva sorpassato
57-60. Turno, correndo a-
vanti, ecc.: Turno, che fino il grosso che avanzava piu lento. All'improvviso
allora aveva cavalcato al cen- eccolo comparire davanti all'accampamento
tro della colonna, giunto in 60 insieme a venti scelti cavalieri: è montato
vista dell'accampamento tro-
iano è impaziente di azzuf- su un cavallo di Tracia pomellato di bianco,
farsi col nemico e, quasi che in testa ha un elmo d'oro dalla rossa criniera.
l'esercito marciasse troppo «Giovani, chi sarà il primo ad assaltare
lentamente, esce dalle file e il nemico con me? Ecco ... » grida, e brandendo
con venti cavalieri scelti a-
vanza veloce e compare al- 6S in aria il giavellotto lo scaglia contro il cielo:
l'improvviso davanti alle di- segnale di battaglia. Poi superbo si lancia
fese dell'accampamento tro- in mezzo alla pianura. I compagni lo acclamano,
iano. seguendolo con urla terribili: stupiti
6r. su un cavallo di Tra-
eia, ecc.: al tempo di Vir- della viltà dei Teucri che non scendono in campo
gilio i cavalli della Tracia 10 aperto, che evitano di affrontarli - le armi
erano assai famosi per bel- alla mano, da uomini - ma si tengono chiusi
lezza e velocità, e il poeta tra i bastioni. Infuriato Turno a cavallo esplora
si cdmpiace di immaginare
che tale fosse anche quello le-mura, dappertutto, e cerca se vi sia
di Turno, benché non si qualche accesso nei luoghi piu sguerniti e deserti.
possa credere che in quei 1S Sembra un lupo che insidi un pieno ovile, ed urli
tempi antichissimi fossero
importati nel Lazio cavalli tutto intorno al recinto, battuto dalla pioggia
da un paese cosi lontano. - e dal vento. Gli agnelli belano, riparati
pomellato di bianco: di man- sotto le loro madri: è mezzanotte, e il lupo
tello grigio con macchie ton- infuria contro la preda che non riesce a raggiungere,
deggianti chiare.
64-66. brandendo in aria,
so straziato da una fame troppo a lungo repressa
ecc.: con il lancio del gia- e dalla gola invano assetata di sangue.
vellotto Turno apre le osti-
lità, come farà in tt:mpi po- di giudicare se la guerra era za, di cui è giunta la fama
steriori il capo dei Fcciali giusta, d'intimarla, di stabi- anche nel Lazio, opposta da
(pater patratus), che aveva lire la pace e d i consacrare quei guerrieri, ora rinchiusi
il compito di dichiarare la i trattati con cerimonie re- entro le difese del campo,
guerra per ordine del senato ligiose. per lunghi dieci anni agli as-
lanciando una freccia sul 68-72. stupiti della viltà sai ti del!'esercito greco.
territorio nemico. Il collegio dei Teucri: lo stupore di 78-8r. Sembra un lupo,
dei Feciali, composto di ven- Turno e dei Rutuli è indi- ecc.: il paragone fra Turno
ti membri, aveva il compito, rettamente un riconoscimen- che a cavallo esplora agitato
come depositario del diritto to del valore dei Troiani, le difese del campo troiano
internazionale, di valutare poiché nella meraviglia del per scoprire qualche accesso,
la gravità di un'offesa, di nemico è implicito il ricono- e il lupo che affamato, per-
determinarne la riparazione, scimento dell'eroica resisten- cosso dalla pioggia e dal

www.scribd.com/Baruhk
Canto no;w

Cosi Turno, alla vista del campo e delle mura, cura i Troiani e ordina alle
navi di sprofondarsi nel ma-
brucia tutto di rabbia; fino in fondo alle ossa re. Esse poi ritornano alt..
lo divora la smania di cercare un passaggio superficie tramutate in ninfe.
BS o di scoprire un mezzo per stanare dal vallo
87-95. Lungo un lato, ecc.:
i Troiani e sospingerli nell'aperta pianura. la flotta dei Troiani, tirata
in secco, era da un lato
protetta dalle fortificazioni
Tumo tenta d'incendiare le navi, dell'accampamento, dall'altro
dalle acque del fiume. Per-
ma esse si mutano in ninfe ciò è un po' difficile immagi-
nare come Turno e i suoi
soldati abbiano potuto in-
Finalmente ha trovato! Lungo un lato del campo cendiare le navi. Ma non è
si celava la flotta, circondata da un argine lecito pretendere la precisio-
e dall'acqua del fiume: corre li, chiede fuoco ne dai poeti; essi procedono
sempre per immagini e le
90 ai compagni che applaudono e ardendo d'ira impugna loro opere son creazioni del-
un ramo acceso. Allora tutta la giovenru Ia fantasia, non della logica.
vola a cercare fiaccole fumose, stimolata 96-98. Muse, che Dio sal-
vò, ecc.: il poeta si accinge
dall'esempio di Turno. Saccheggiano i focolari: a narrare la prodigiosa tra-
le nere torce levano sino al cielo una nube sformazione delle navi in
9S di pece e il fuoco sprizza turbini di faville. ninfe marine, e chiede assi-
stenza e ispirazione alle Mu-
Muse, che Dio salvò dalle fiamme i Troiani? se. L'avvenimento è molto
Chi allontanò l'enorme incendio dalle navi? importante, tutto pieno di
Ditelo. Il fatto è antico ma ha una fama perenne. circostanze interessanti, e
All'epoca in cui Enea allestiva la flotta Virgilio vuoi dar vigore al
100 sull'Ida, preparandosi ad affrontare l'oceano, suo estro poetico e infonde-
re nell'animo del lettore un
senso di religioso stupore.
vento, s'aggira intorno al· TURNO TENTA D'INCENDIA- Cosl. fece anche Omero pri-
l'ovile, in cui sente i belati RE LE NAVI, MA ESSF. SI MU- ma di narrare l'incendio ap-
degli agnelli, che se ne stan· TANO IN NINFE (87-1.54). - piccato dai Troiani ad una
no sicuri accanto alle loro Turno tenta d'incendiare le nave greca (Il., XVI, rr2
madri, protetti da un recin· navi, ma esse sono miracolo- sgg.). - che Dio salvò, ecc.:
to invalicabile dal loro fero- samente salvate. Ed ecco co- qual Dio, cioè quale fu il
ce nemico, è per se stesso un me. Quando Enea stava co- Dio che, ecc. - il fatto ... fa-
quadretto di suggestiva po· struendo la flotta ai piedi ma perenne: anche se la
tenza. La similitudine è sta· del monte Ida, Cibele pregò lontananza del tempo può
ta desunta da Omero (Il., XI, Giove che le navi costruite far suscitare in qualcuno il
548 sgg. e Od., VI, 130 sgg.), con il legname del bosco a
ma Virgilio l'ha arricchita lei sacro, potessero solcare dubbio sulla realtà del fatto,
di immagini stupende. incolumi il mare. Giove non rimane tuttavia luminosa-
83. brucia: nota l'efficacia poté concedere tanto privi- mente provata la sua fama
di questo verbo. Nella fan- legio, ma promise che giunte dalla credenza di tante ge-
tasia del poeta la rabbia di alla méta le avrebbe trasfor- nerazioni.
Turno non è più un concetto mate in ninfe. Così quando 100. sull'Ida: sul monte
astratto, ma è diventata un Turno sta per appiccare il Ida, o meglio alle falde del
fuoco che brucia e sprigiona fuoco alla flotta di Enea, Ci- monte Ida nella Frigia, po-
bagliori. bete appare nel cielo, rassi- co lontano da Troia. Il mon-

www.scribd.com/Baruhk
320 Canto nono

te Ida era famoso per le sel- si dice che la stessa Berecinzia, la Madre
ve che davano ottimo le- dei Celesti, parlasse a Giove: «Figlio, re
gname per la costruzione
delle navi. dell'Olimpo, concedi a tua madre il favore
101- Berecinxia: Cibele, la che ti chiede. Per anni ho avuto una: foresta
gran madre degli dèi, e quin- 1os di pini, molto cara, un bosco sacro proprio
di anche di Giove- Era detta in cima alla montagna; e li in mio onore ardevano
Berecinzia dal monte Bere-
cinto, una cima dell'Ida, do- fuochi sacrificali, all'ombra delle nere
ve era particolarmente vene- abetine e degli aceri. Fui lieta di donare
rata. al giovane dardanio gli alberi necessari
102-104. Figlio, re del/'0-
110 alla flotta; ma adesso mi opprime un'ansietà
limpo, ecc.: con queste pa-
role Cibele forse vuoi allu- terribile. Ti prego, dissolvi i miei timori,
dere agli aiuti ripetutamen- ascolta i desideri di tua madre: vorrei
te prodigati al figlio, prima che queste navi, forti dd privilegio d'essere
sottraendolo alla ferocia di nate in cima al mio monte, non fossero mai vinte
Cronos, che divorava tutti i
suoi figli, poi aiutandolo nel- llS durante i loro viaggi dal mare né dal vento».
la lotta contro i Titani e i Il figlio che fa roteare le stdle dd mondo
Giganti. rispose: «Madre, cosa vuoi dal destino, cosa
108. Fui lieta, ecc.: seb- chiedi per queste navi? Forse che chiglie fatte
bene si trattasse di un bo-
sco ad essa molto caro, Io da mani umane, mortali, diventino immortali?
diede volentieri ad Enea: se- 120 Che Enea vada sicuro in mezzo a ignoti pericoli?
gno quindi di particolare A nessun Dio è concesso tanto potere. Ma
predilezione per l'eroe tro- quando saranno giunte incolumi alla meta,
iano.
109-110. gli alberi necessa-
ai porti ·dell'Ausonia, libererò dal peso
ri alla flotta: gli alberi ne- della morte le navi che saranno scampate
cessari alla costruzione della 125 alle onde, portando in terra Iaurentina
flotta. il grande re dardanio: ordinerò che siano
117-129. cosa vttoi dal de-
stino, ecc.: la domanda e- divinità dd mare immenso, come Doto
sprime, anche nel tono, me- e Galatea, Nereidi che solcano col petto
raviglia e insieme dispiace- l'oceano spumeggiante». Ciò detto, confermò
re: meraviglia, perché Cibe- 130 la promessa giurando per i fiumi infernali
le, sapendo che gli dèi non
possono mutare il destino, di suo fratello Stigio, per le rive infuocate,
non doveva chiedere una co-
sa impossibile; dispiacere, mm1 (mortali) non possono Doto e Galatea: ambedue fi-
perché non può appagare il avere prerogative divine. - glie del dio marino Néreo, e
desiderio della madre. - chi- le navi che saranno, ecc.: quindi ninfe del mare.
glie: navi; ma «chiglia» non tutte le venti navi co- 131. fratello Stigio: Plu-
propriamente è la struttura struite da Enea toccarono i tone che, dopo la cacciata di
principale Iongitudinale del- porti d'Italia. L'espressione Saturno, ebbe in sorte il re-
lo scafo della nave, su cui allude perciò alle navi che gno infernale, mentre a Gio-
si impiantano le ordinate. sarebbero state distrutte du- ve toccò il cielo e a Nettuno
- mortali... immortali: da rante il viaggio: quella di il mare. Il giuramento fatto
questa vigorosa antitesi ap- Oronte sommersa dalla tem- sulle nere onde dello Stige
pare evidente l'assurdità del- pesta (l, 135), e le quattro era sacro per gli dèi, e non
la richiesta materna: navi incendiate in Sicilia dalle potevano violarlo senza in-
costruite da braccia di uo- donne troiane (V, 739). - correre in gravi conseguenze.

www.scribd.com/Baruhk
1~~(;1\~,
t:; \{,: Gasa di Faustolo e ··'· ''·

~<:§~~t~~i•~.~~o~T l NO
"~~'
. -~
et\.'\)

.-.5·'"

I luoghi della futura Roma

www.scribd.com/Baruhk
INTERNO della casa sita in Pompei, Reg. VII, Ins. Il, Via Nona n. 35
Nell'epoca imperiale la domus, sotto la spinta del maggiore benessere, si abbellisce e l'a-
trium diventa il luogo in cui si trascorrono le giornate e si ricevono gli ospiti. Sul davanti
della domus si costruisce un portico sotto il quale si aprivano le tabernae (botteghe).
Sotto la spinta delle necessità dovute alla popolazione aumentata e agli immigrati dalle
province, nasce il tipo di casa per più famiglie - insula -, con appartamenti a pianta
uguale, sovrapposti.
www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 321

per la nera voragine dove scorre la pece: nomeni soprannaturali, co-


al cenno del suo capo tremò l'intero Olimpo. me voce che scende terribile
dal cielo, riempie di terrore
Ed il giorno promesso era giunto, compiuto Rutuli e Troiani.
135 il tempo stabilito dalle Parche: l'attacco 144. è inutile difendere le
di Turno spinse la Madre a allontanare il fuoco navi, ecc.: Cibele assicura i
dai sacri scafi. Troiani che non è necessario
difendere le navi dall'attac-
Una luce straordinaria apparve, co di Turno, e conferma la
splendendo agli occhi di tutti, un nembo enorme fu sua affermazione con una di
[visto quelle espressioni iperboli-
attraversare il cielo dall'oriente, seguito che (Turno potrà incendiare
140 l'acqua prima, ecc.), che co-
dai coribanti dell'Ida. Una voce terribile munemente ~i usano per sta-
calando giu per l'aria riempie di terrore bilire l'assoluta impossibilità
gli eserciti troiano e rutulo. « Troiani, di un fatto.
è inutile difendere le navi con le armi, 146. andatevene libere:
sciol te dalle funi che le te-
145 Turno potrà incendiare l'acqua prima dei sacri nevano legate alla riva.
miei alberi. E voi, navi, andatevene libere, 150. col rostro innanzi:
siate Ninfe del mare; la Madre lo comanda!» con le prue innanzi. Il m-
Ed ecco che le navi, strappati ognuna i propri stra era uno sperone di fer-
ro, a forma di becco di uc-
ormeggi dalla riva e tuffandosi a picco cello, fissato sulla prora delle
150 col rostro innanzi, a modo di delfini discendono navi da guerra per colpire
nelle profondità dei gorghi. Oh, l'incredibile le navi nemiche.
152. riaggallano: tornano
miracolo: riaggallano di nuovo subito, tanti
a galla, riemergono. Con fine
dolci volti di vergini quante erano le prore senso dell'arte Virgilio fa
di bronzo lungo il lido, nuotando per il mare! compiere alle navi la mira-
bile trasformazione in fondo
al mare e lascia accortamen-
te alla fantasia del lettore il
Turno interpreta a suo favore il prodigio compito di pensare ai parti-
colari dell'eccezionale e stra-
na metamorfosi.

133. al cenno del suo capo, allude alla preghiera rivolta TURNO INTERPRETA A SUO
ecc.: l'immagine è presa da a Giove. - Una luce straor- FAVORE IL PRODIGIO (155-
Omero (Il., I, 528), ed espri- dinaria, ecc.: apparve una 199). - I Rutuli sono pieni
me la potenza e la maestà luce insolita, una nube (nem- di paura per il prodigio, e
del re degli dèi. bo) enorme che attraversò il perfino il Tevere ritrae im-
134-143- Ed il giorno pro- cielo da oriente ad occiden- paurito le sue onde. Ma Tur-
messo, ecc.: il giorno stabi- te, in cui il poeta immagina no pensa che il prodigio dan-
lito da Giove per la trasfor- che fossero racchiusi la dea neggi i Troiani, i quali per-
mazione delle navi in ninfe e il suo seguito formato duta la flotta non avranno
marine. Le « Parche », in nu- dai suoi sacerdoti, i Coriban- scampo neppure attraverso il
mero di tre, regolavano il ti, che suonavano rumorosa- mare. Rincuora perciò i suoi
destino dell'uomo rappresen- mente timpani, cembali e e li eccita a combattere. I
tato da uno stame, che Clo- flauti: tutti segni della po- Troiani non sapranno resi-
to filava, Lachesi ne determi- tenza divina, che si rivela stere alloro attacco, che non
nava la lunghezza, Atropo ta- nella sua maestosa e affasci- sarà sferrato con la frode, co-
gliava. - la Madre: Cibele; nante bellezza. E questi fe- me fecero un tempo i Greci

www.scribd.com/Baruhk
322 Canto nono

sotto le mura di Troia. Cala- lSS I Rutuli tremarono sbigottiti, persino


ta la sera, ambedue i con- Messapo quasi travolto dai cavalli impennatisi
tendenti dispongono le sen-
tinelle e, ristorati i corpi, si per lo spavento: e il Tevere con un rauco muggito
accingono a riposare. si fermò, ritraendo il suo corso dal mare.
Ma il temerario Turno non si smarri: incoraggia
155-1.56. persino Messapo, 160 e rimprovera i suoi: «Questi prodigi sono
ecc.: nota il rilievo con il contro i Troiani, ai quali Giove ha tolto la solita
quale il poeta sottolinea lo
sbigottimento di Messapo risorsa della fuga. Non abbiamo bisogno
(v. 32) provocato in lui dai di fuoco né di frecce: chiusa la via del mare
cavalli del suo cocchio, che per loro non c'è scampo. Perchè la terra è nostra
si erano impennati. E neppu-
re il dio Tiberino sa rimane- t6S ben saldamente - tante migliaia di Italiani
re indifferente al prodigio sono in armi! - e non temo i fatali responsi
inaspettato. dei Numi, anche se i Frigi se ne vantano: ai Fati
1.59. Ma il temerario Tur- ed a V enere è stato già concesso sin troppo
no, ecc.: solo Turno non si
scompone; e il suo coraggio dal momento che i Teucri hanno toccato i campi
risalta più che mai anche in 170 della fertile Ausonia. Ho il mio destino anch'io:
questa circostanza, in cui il distruggere in battaglia la gente scellerata
prodigioso evento ha terro- che m'ha rapito la sposa! Un simile dolore
rizzato non solo gli uomini,
ma gli stessi elementi de Ila non colpisce soltanto gli Atridi, né la sola
natura. Micene è autorizzata a vendicarsi al suono
161-162. la solita risorsa 175 delle armi ... - Ma basta che siano periti
della fuga: l'allusione è cru- una volta! ... - Dovrebbe esser bastato il vecchio
delmente offensiva ed ingiu-
sta: i Troiani sono stati vin- peccato per convincerli a odiare per sempre
ti con l'inganno, non con il
valore. Essi hanno difeso fatto più di quanto le era figli di Atreo) di riprendere
la propria città eroicamente concesso. Turno, quando è Elena e di vendicare l'offesa
e l'hanno abbandonata sol- preso dall'entusiasmo o dal- con la guerra. Micene, città
tanto perché distrutta dalle l'ira, dimentica perfino il del Peloponneso, qui sta per
fiamme. rispetto dovuto alla divinità. tutta la Grecia. - Ma basta
166-170. non temo i fatali 170-182. Ho il mio destino che siano, ecc.: Turno im-
responsi, ecc.: intendi: se i anch'io, ecc.: anche Turno magina che l'obiezione gli
Troiani (Frigi) dicono che ha il suo destino: quello di possa essere fatta da un in-
gli oracoli hanno predetto il sterminare con le armi « la terlocutore, ed egli tosto ri-
loro arrivo in Italia, e se ne gente scellerata » che gli ha sponde che avrebbe dovuto
vantano, ciò non mi spaven- «rapito la sposa»; e fonda bastare il rapimento di Ele-
ta: ormai sono arrivati e ba- la sua fiducia evidentemente na, pagato caro con la distru·
sta. Ma avranno da fare i nella consapevolezza del suo zione della loro città, a con-
conti con noi. Perciò Turno valore, negli ammonimenti vincere i Troiani che non do-
pensa che i Fati abbiano co- di Aletto e nelle più recenti vevano ora ripetere lo stesso
stituito per i Troiani una assicurazioni di Iride. - Un errore privandolo di Lavinia,
pretesa illusoria, e tutto il simile dolore, ecc.: allude al la sua promessa sposa. Cioè,
favore che finora li ha ac- rapimento di Elena, moglie in sostanza, Turno vuoi dire
compagnati sia consistito nel- di Menelao, re di Argo, com- che i Troiani avendo com·
la protezione e nell'aiuto di piuto dal troiano Paride, e messo una nuova colpa do-
Venere. Comunque, giunti alla decisione di Agamenno- vranno subire una nuova·
in Italia, il volere del desti- ne, re di Micene e fratello espiazione, ed egli condurrà
no è soddisfatto e Venere ha di Menelao (Atridi, perché contro di loro una guerra

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 323

il genere femminile! Guardateli: si fidano dere l'aiuto degli Etruschi,


di qud poco di muro che ci separa, fragile Turno l'aveva saputo da Iri-
de (v. u sgg.). - E non te-
180 difesa contro la morte! Ma non han visto le mura mano, ecc.: allude qui, sem-
di Troia, costruite da Nettuno in persona, pre con accentuata ironia, al-
inabissarsi in fiamme? Su, gente scelta, chi l'impresa di Ulisse e Diome-
di voi viene con me a distruggere il vallo, de che rapirono la statua di
Pallade (il Palladio) custodi-
all'assalto dd campo spaventato? Non ho ta sulla rocca di Troia e
185 bisogp.o delle armi di Vulcano o di mille che, conservata lassù, avreb-
navi contro i Troiani: abbiano pure tutti be impedito la caduta della
gli Etruschi dalla loro. E non temano che a notte, città; e allude anche al fa-
moso cavallo di Troia, con
uccise le sentinelle sulla rocca, i Latini il quale i più famosi guer-
portino via il Palladio codardamente: no, rieri greci furono introdotti
190 noi non ci chiuderemo nd ventre d'un cavallo, nella città per appiccarvi il
ma siamo ben decisi a dar fuoco alle mura fuoco ed aprire le porte ai
compagni. - Farò in modo
di giorno, apertamente. Farò in modo che i Teucri che i Teucri, ecc.: continua
si rendano conto di non aver da fare il soliloquio di Turno, pre-
coi giovani pelasgi: gente che il solo Ettore suntuoso e ironico al punto
195 bastò a tener lontana dieci anni. E ora, o guerrieri, da considerare se stesso su-
periore a tutti i guerrieri gre-
poiché è trascorsa la parte migliore del giorno ci. I Pelasgi, secondo Ome-
usate il tempo che avanza a ristorare le forze, ro, si sarebbero diffusi in
lieti dei primi successi, ed abbiate fiducia: Tessaglia; secondo altri au-
tori posteriori su tutta la
presto ci sarà dato attaccare battaglia». Grecia; qui comprende tutti
i Greci.
Veglia d'armi ed Eurialo e Niso VEGLIA D'ARMI ED EuRIA-
LO E NISO (200-546). - I
Troiani vigilano attelltamen-
implacabile, fino alla distru- to, sembra che non corri- te sulle mura del campo; e
zione totale di questi scelle- sponda al carattere del per- di guardia ad una porta so-
rati. - costruite da Nettuno, sonaggio, tutto fuoco e azio- no Eurialo e Niso, legati fra
ecc.: secondo la "leggenda ne, pur senza aggiungere che loro da fraternfl amicizia. Ni-
Laomedonte aveva costruito l'inutile soliloquio nuoce alla so, più avanti con gli anni
le mura di Troia con l'aiuto scioltezza della narrazione. dell'amico, comunica a Eu-
di Nettuno; e ciononostante r84-199· Non ho bisogno, rialo l'intenzione di uscire
furono insufficienti a difen- ecc. : allude alle armi di dal campo per far conoscere
dere la città dagli assalti dei Achille costruite da Vulcano a Enea la situazione perico-
Greci. Tanto meno, quindi, (Il., XVII, 478 sgg.), ma losa in cui si trovano i T ro-
potevano resistere agli attac- questa ironica fanfaronata iani. Eurialo rimarrà nell'ac-
chi di Turno le difese fret- contro il più forte di tutti campamento a sostegno del-
tolosamente costruite intor- · gli eroi creati dalla fantasia la vecchia madre e per dare
no all'accampamento troia- dei poeti e contro l'esercito onorata sepoltura all'amico,
no. Ma tutto il passo con i greco, cui si riferiscono le se il caso vorrà ch'egli soc-
suoi accenni storici e le sue « mille navi >>, si ritorce con- comba. Ma Eurialo afferma
considerazioni che Turno, in tro lo stesso Turno, copren- con insistenza di voler esser-
forma dialogica, fa a se stes- dolo di ridicolo. - abbiano gli compagno; e, fattoli so-
so nel mezzo della battaglia, pure tutti gli Etruschi: che stituire nella guardia da al-
in attesa di un nuovo assai- Enea si fosse recato a chie- tri, va con Niso a proporre

www.scribd.com/Baruhk
3 24 Canto nono

il loro intento ai capi. Asca- 200 Si incarica Messapo di presidiare le porte


nio e i capi, raccolti a con- dell'accampamento troiano con posti di guardia,
siglio per deliberare sul mo-
do di condurre la difesa del di circondare le mura coi fuochi dei bivacchi.
campo e di comunicare con Quattordici capi rutuli dovranno sorvegliare
Enea, accolgono commossi la le mosse del nemico: ai suoi ordini ognuno
proposta dei due giovani; il
saggio Alete esalta il loro 20S ha cento giovani, fieri dei loro rossi pennacchi,
coraggio e Ascanio fa ai due lucenti d'oro.. Vanno in su e in giu, vigilando,
giovani molte promesse, an- si danno il cambio o stesi nell'erba s'abbandonano
che di aver cura della madre al vino alzando al cielo il fondo dei boccali
di Eurialo, nel caso ch'egli
non tornasse. I due amici, di bronzo. Fuochi brillano da ogni parte; la guardia
protetti dalle tenebre della 210 passa la notte insonne giocando ...
notte, escono e, passando at- D'in cima alle mura i Troiani s'accorgono
traverso il campo dei Rutuli, di quanto avviene ed occupano in armi i bastioni;
approfittano del loro sonno
pesante per far strage di ne- trepidi di paura rafforzano le porte,
mici. Eurialo s'adorna anche muniscono di ponti i baluardi avanzati,
delle loro spoglie. I due gio- 21S ammucchiano i proiettili. Dirigono i lavori
vani, mentre proseguono il Mnèsteo e il forte Seresto: che il padre Enea panendo
cammino, incontrano trecen-
to cavalieri latini e tentano nominò responsabili di un'eventuale difesa.
lo scampo con la fuga; ma La truppa, dividendo il pericolo, vigila
mentre Niso riesce ad inol- lungo le mura, ognuno al posto avuto in sorte.
trarsi in un bosco e far per-
dere le sue tracce, Eurialo, 220 Presidiava una porta Niso, il forte guerriero
carico di spoglie nemiche, è figlio d'Irtaco, maestro nel lancio del giavellotto
raggiunto. Niso ritorna sui e delle rapide frecce, mandato con Enea
suoi passi e scorge Eurialo
che sta per essere sopraffat- 200. Messapo: v. VII, 793· e per la solerzia con la quale
to. Che cosa farà per salva- 214. muniscono di pon- adempiono le mansioni lo-
re l'amico? Invocata la luna, ti ... avanzati: per mezzo di ro affidate.
lancia un giavellotto, che ponti prefabbricati uniscono 220. Niso: a questo pun-
colpisce a morte Sulmone, ai bastioni, costituenti la di- to ha inizio uno degli episo-
poi un altro che raggiunge fesa principale dd campo, le di più gentili e delicati di
T ago. Volcente, non poten- opere di difesa avanzate (ba- tutto il poema: testimonian-
do vendicare gli uccisi sul- luardi): specie di torri de- za purissima della umana
l'autore della strage, si sca- vate oltre i bastioni a dife- sensibilità di Virgilio. La
glia su Eurialo con la spada sa soprattutto delle porte. baldanza eroica dei due gio-
sguainata. A quella vista Ni· Attraverso i ponti gli asse- vani, la nobiltà dei loro sen-
so esce dal nascondiglio gri· diati accedevano alle torri timenti e della loro iniziati-
dando di essere il solo col- e potevano ritirarsi sui ba- va, l'amicizia condotta fino
stioni nel caso che la torre al sacrificio supremo fanno
pevole, ma la spada di Vol- venisse incendiata o abbat- di questo episodio l'esalta-
cente ha ormai squarciato il tuta dal nemico. zione più sublime dd valo-
petto del giovane amico. Ni- 215. ammucchiano i pro- re sfortunato, cui attinsero il
so infuriato si slancia allora iettili: portano sulle torri poeta latino Stazio (Tebaide,
su Volcente e l'uccide; poi ogni specie di proiettili da X) per ideare la scena com-
crivellato di ferite si lascia lanciare contro i nemici. movente dei due giovani a-
cadere esamine sul corpo 216. Mnèsteo... Seresto: mici Opleo e Dimante, i
dell'inseparabile Eurialo. Il sono due troiani ricordati an- poeti italiani Ariosto (Orl.
poeta, commosso, predice ai che in altri punti dd poema Fur., XVIII) e Tasso (Ger.
due giovani gloria immortale. per la loro fedeltà ad Enea Lib., XII), il primo per l'e-

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 325

da sua madre Ida, ninfa cacciatrice. Con lui stinguibile ardore gli fa pa-
c'era Eurialo, il piu bello di tutti gli Eneadi rer bello il rischio e, se oc-
corre, anche il sacrificio; egli
225 il piu ragazzo di quanti portarono armi troiane, ha meditato a lungo e già
dal volto appena fiorito d'una peluria leggera. maturato il disegno che lo
E tutti i due s'amavano d'un identico affetto, condurrà alla morte e all'im-
stavano sempre insieme, correvano insieme a battaglia: mortalità. - Guarda i Rutu-
li, ecc.: i Rutuli, fiduciosi
anche allora montavano di guardia alla stessa porta. della propria superiorità e
230 Dice Niso: «I Celesti forse infondono all'anima sprezzanti del nemico hanno
dell'uomo quest'ardore che sento, Eurialo, o forse rallentato la vigilanza e spen-
per ognuno diventa Dio la propria violenta to quasi tutti i fuochi. - i ca-
pi come il popolo, ecc. : i
passione? Da tanto il cuore mi sospinge due vocaboli non richiamano
a combattere o a fare qualche cosa di grande, istituzioni romane dei tempi
235 non vuole accontentarsi della placida quiete. di Virgilio, ma indicano sem-
plicemente l'insieme dei Tro-
Guarda i Rutuli, come sono sicuri di sé
iani, anziani e giovani com-
e della situazione. Pochi fuochi risplendono, battenti. - che chiederò per
i soldati riposano in preda al sonno e al vino, te: Niso chiederà una ri-
c'è un gran silenzio intorno. Senti allora che idea compensa per quanto farà,
ma vorrà che essa sia data a
240 s'è levata improvvisa nella mia mente. Tutti, Eurialo; egli si accontenterà
i capi come il popolo, vorrebbero che Enea della gloria. Quale compen-
venisse richiamato, che un messaggero vada so intenda chiedere non di-
a dirgli quanto accade. Se mi daranno quello ce, né dirà in seguito, poiché
sarà prevenuto dalle promes-
che .chiederò per te (a me basta la gloria se di Ascanio. - ai muri pal-
245 dell'impresa) andrò io: laggiu, sotto quel poggio, lantei: alla città di Evandro,
mi sembra di riuscire a trovare una strada Pallanteo, dove sapeva che
che conduca alla rocca e ai muri pallantei ». Enea si era reca to.
Eurialo, pensoso, posseduto da immenso 248-259. Eul'ialo ... stupì:
è naturale che Eurialo, cosi·
desiderio di gloria, stupi; all'ardente amico giovane e inesperto della vi-
250 risponde: «Forse, Niso, non vuoi che ti accompagni ta, siasi meravigliato e stupi-
in questa splendida azione? Credi che io ti lasci to del progetto di Niso. Ma
è solo impressione momen-
andare solo incontro a un pericolo estremo? tanea. Tosto, l'ammirazione
per la coraggiosa decisione
dell'amico, il desiderio di
pisodio di Cloridano e Me- rialo: l'ardore ch'io sento imitarlo e la preoccupazione
doro, il secondo per quello me lo ispirano gli dèi, oppu- di non !asciarlo che affronti
di Argante e Clorinda. Niso, re per ognuno diventa un il rischio da solo, fanno si
figlio di Irtaco e di Ida, una dio la sua irrefrenabile pas- che Eurialo dallo stupore
ninfa cacciatrice, era con E- sione? Cioè il giovane tro- passi rapidamente alla deci-
nea, mandatovi dalla madre, iano si sente trascinato da sione di accompagnarlo nel-
fin dagli anni primi dell'as- una forza irrefrenabile e si l'impresa. Anch'egli vuoi es-
sedio di Troia. chiede se essa sia un'ispira- sere, come l'amico, un e-
224. Eurialo: il più bello zione divina, oppure un'in- roe! ... - Credi che io ti la-
di tutti i compagni di Enea tima suggestione del suo spi- sci, ecc.: Eurialo sente per
ed anche il più giovane. rito. Niso è dunque tutto l'amico cosi grande tenerez-
230-247. I Celesti forse, pervaso da un soffio potente za che, se lo lasciasse partire
ecc.: Niso domanda ad Eu- di idealità; e questo suo ine- solo, gli sembrerebbe di get-

www.scribd.com/Baruhk
326 Canto nono

tarlo egli stesso in braccio al Mio padre Ofelte, avvezzo alla guerra, non m'ha
pericolo.- Mio padre Ofelte, educato da vile, indurendomi in mezzo
ecc.: Eurialo teme che Niso
non abbia fiducia nel suo co- 2SS ai travagli di Troia, nel terrore dei Greci:
raggio, e per questo motivo e non ho agito mai cosi con te, seguendo
rifiuti di averlo con sé nel- il magnanimo Enea e la sua sorte ultima.
l'impresa. Perciò egli accen- Ho un cuore che disprezza la vita e crede bene
na all'educazione « non ... da
vile » impartitagli dal padre pagare con la vita la gloria che tu cerchi ».
negli anni della guerra in di- 260 E Niso: «Non temevo quello che credi, no,
fesa di Troia. - e non ho ... non l'avrei mai potuto; cosi il gran Giove, o chi
mai... con te: l'espressione dei Celesti rivolge un occhio favorevole
è poco chiara, ma Eurialo in-
tende., dire che non ha mai ai miei progetti possa riportarmi in trionfo,
compiuto azioni tali da me- e salvo, a te! Ma se il caso (come succede spesso,
ritare la disistima di Niso, 26S lo sai, in simili imprese) o un Dio mi trascinassero
seguendo il magnanimo E- alla rovina, vorrei che tu sopravvivessi:
nea. Sono parole che hanno
il senso di un legittimo or- la tua tenera età è piu degna di vivere.
goglio per aver egli saputo Avrò cosi qualcuno che affiderà alla terra
corrispondere pienamente al il mio corpo, una volta sottratto alla mischia
riconoscimento del suo c:o- 270 o riscattato: o almeno - se il Fato non vorrà -
raggio da parte di Enea quan-
do lo scelse per andare in- qualcuno che onori d'un sepolcro e di offerte
contro ai gravi pericoli del funebri l'ombra assente. Non voglio essere causa
lungo viaggio e del trasferi- di dolore a tua madre, la sola che abbia osato
mento ih una nuova terra. seguirti, abbandonando il regno del grande Aceste ».
260-274.Non temevo quel-
lo, ecc.: nota l'amorevole in- Z7S «Che pretesti da nulla! - Eurialo gli rispose.
sistenza, rinforzata dal suc- - Ho deciso: impossibile farmi cambiar parere.
cessivo giuramento, con la Affrettiamoci! ». Subito sveglia le sentinelle,
quale Niso vuoi togliere dal-
l'animo dell'amico ogni so- tichi credevano che l'anima le offerte votive. - causa di
spetto. C'è nelle sue parole del defunto non poteva tro- dolore a tua madre: quanta
la serena compostezza delle vare riposo nell'oltre tomba delicatezza in questo com-
anime grandi, dei veri eroi. per cent'anni, se le sue spo- movente accenno, che assu-
L'unica sua gioia sarà quella glie mortali non venivano me quasi la mesta funzione
di ritornare salvo a rivedere composte nellii quiete del se- di preludio alla sciagura che
l'amico. - vorrei che tu so- polcro, la considerazione di colpirà la sventurata madre!
pravvivessi: nota l'uso del Niso, già così naturale e L'anima virgiliana è cosl ric-
condizionale: Niso non ha umana, assume un valore ed ca di umanità e spazia in un
ancora la certezza di con- un significato molto più pro- mondo cosl vasto che, accan-
vincere l'amico a rimanere. fondi. - o almeno... qualcu- to agli eroi, che combattono,
Quando egli sarà certo che no, ecc.: e se la sepoltura sa collocare anche un'umile
gli sopravviverà, andrà più non sarà possibile, ci sia madre.
tranquillo incontro al perico- qualcuno che si prenda cura 277. Affrettiamoci: Euria-
lo. - sottratto alla mischia o di rendere onore alle mie os- lo non avrebbe potuto con-
riscattato: Niso conferma co- sa lontane con un cenotafio. futare gli argomenti di Niso,
si indirettamente la sua fidu- Gli antichi, quando non po- realistici e seri; né avrebbe
cia illimitata nell'affetto del- tevano ricuperare il corpo durato a lungo senza tradire
l'amico e nel suo valore. - del defunto, innalzavano in la commozione suscitatagli
affiderà alla terra il mio cor- suo onore un cenotafio, al nel cuore dalle parole che gli
po: considerando che gli an- quale portavano egualmente hanno ricordato la madre. E-

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 327

che danno loro il cambio. Lasciato il posto di guardia ti, ecc.: nota il senso di se-
Eurialo e Niso vanno a cercare il re Ascanio. renità e di abbandono, sotto-
lineato anche dalla lentezza
280 Tutti gli altri viventi per tutta la terra ritmica dei versi, di questa
scioglievano nel sonno gli affanni e i cuori obliosi descrizione della notte; e
delle fatiçhe: i primi capi dei Teucri e i giovani nota anche il contrasto che
piu scelti tenevano consiglio di guerra, la calma della notte, riposo
e ristoro a tutti i viventi, for-
discutendo il da farsi e chi mandare a Enea ma con la scena dei capi tro-
285 con le notizie. Appoggiati alle loro lunghe aste, iani, i quali, nell'accampa-
imbracciando lo scudo, se ne stavano al centro mento assediato dal nemico,
ignari del sonno, sono preoc-
del campo. Eurialo e Niso domandano impazienti cupati di trovare il modo
d'essere ammessi subito, per cosa che davvero di resistere all'assalto immi-
vale l'interruzione. Ascanio li riceve nente.
290 per il primo e comanda a Niso di parlare. 289. vale l'interruzione:
l'interruzione del consiglio
Il figlio d'Irtaco dice: « O compagni d'Enea, sarebbe stata compensata lar-
ascoltate benevoli, e anche se siamo giovani gamente dall'importanza del-
non sottovalutate quello che proponiamo. la loro proposta.
Tutti i Rutuli tacciono, in preda al sonno e al vino; 290. per il primo: Asca-
noi abbiamo scoperto un luogo adatto all'insidia, nio, che sostituisce il padre
295
ed è quindi capo del consi-
al bivio che mena alla porta piu prossima al mare. glio, ha il diritto di essere
I fuochi sono spenti, un fumo nero sale il primo a rivolgere la pa-
alle stelle: se voi lnsciate che si approfitti rola ai due amici.
dell'occasione e si vada alla città pallantea 295. adatto all'insidia: qui
però, più che di insidia, &i
300 in cerca del grande Enea, ben presto ci vedrete tratta di una sortita clande-
tornare col bottino, compiuta grande strage. stina.
Non sbaglieremo strada; andando sempre a caccia 300-301. ben presto ci ve-
abbiamo visto in fondo a una valle boscosa drete, ecc.: sono parole che
aggiungono alla proposta una
le prime case, l'inizio della città di Evandro, assoluta sicurezza di riuscire
305 ed abbiamo esplorato tutto il corso del fiume». nel proprio intento e di
Allora Alete, vecchio e saggio: « Dei della patria, ritornare nell'accampamento
la cui maestà protegge sempre Troia: davvero con Enea e i suoi compagni.
306. Alete: vecchio com-
non volete distruggerci del tutto, se ci date pagno di Enea, già ricordato
giovani di coraggio simile, cuori tanto anche nel canto I, v. 146.
310 risoluti! ». Cosi parlando li abbracciava 308. non volete distrugger-
entrambi stringendo loro le mani, rigando ci del tutto, ecc.: il pensiero
va completato: anche se ave-
il volto di lagrime. E poi: «Che degna ricompensa te permesso la distruzione
potremo mai offrirvi per queste gesta? Il dono della nostra città, se ci con-
piu bello ve lo daranno gli Dei e le vostre doti; cedete di avere ancora gio-
vani cosl. coraggiosi, non mi
sembra che vogliate ecc.
ra meglio quindi troncare la nio sostituiva in quel mo- 3 14. le vostre doti: la vo-
discussione e porre l'amico mento il padre lontano; que- stra coscienza. La soddisfa-
di fronte ad una decisione sto è il motivo che giustifica zione morale di aver compiu-
definitiva. il «re». to un'azione buona, soprat-
279. il re Ascanio: Asca- 280. Tutti gli altri viven- tutto il proprio dovere, è

www.scribd.com/Baruhk
328 Canto nono

la ricompensa più bella e più 315 il pio Enea farà il resto insieme a Julo, che
ambita per chi sente la gran- è giovinetto e mai potrà dimenticare
dezza e il fascino dei valori
ideali della vita. tanti meriti». «Anzi - dice subito Ascanio,
315-317. il pio Enea, ecc.: - io, che spero salvezza soltanto dal ritorno
il vecchio Alete intende di- di mio padre, vi giuro, o Niso, sui Penati
re che Enea, riconoscente
(pio), li ricompenserà, ma 320 e sul Lare d' Assaraco e sui santi segreti
che più a lungo potrà tener della canuta Vesta: tutte le mie fortune,
conto dei loro meriti il gio- tutte le mie speranze sono affidate a voi!
vane Ascanio, che ha davanti Chiamate il grande Enea, e riportatelo qui;
a sé ancora tutta una vita.
318-324. io, che spero sal- se ritorna fra noi nulla potrà piu nuocerei.
vezza, ecc.: Ascanio, chiama- 325 lo vi darò due tazze d'argento, cesellate,
to in causa da Alete, esprime che mio padre ebbe in premio alla presa di Arisba,
anzitutto la sua inquietudine due tripodi, due grossi talenti d'oro, un antico
per l'assenza del padre, il
quale era l'unico, per lui, che cratere, regalo della sidonia Didone.
potesse assicurare la salvezza Se poi, vittorioso, potrò conquistare
dei Troiani dall'imminente 330 l'Italia e il suo scettro e assegnare il bottino ...
attacco nemico; poi assicura
i due giovani della sua grati- Hai visto su che cavallo andava Turno, di quale
tudine, confermando le pro- armatura dorata si veste? Quel cavallo, lo scudo
messe di Alete e prometten- e il cimiero di porpora non li sorteggerò,
do altri ricchi premi; e giura Niso, sono già tuoi sin da adesso. Ed inoltre
sui Penati, protettori della
famiglia e della patria, che 335 mio padre ti darà dodici donne scelte,
è una più grande famiglia, e dal corpo meraviglioso, dodici prigionieri
sul Lare (anima, spirito) di con tutte le loro armi, l'intera proprietà
Assaraco, già re di Troia c
nonno di Anchise (perciò terriera personale del re Latino. E tu,
fondatore della linea collate- Eurialo, stupendo giovinetto, piu vecchio
rale della casa regnante tro- 340 di me solo di pochi anni: con tutto il cuore
iana), ch'egli pone nelle lo- t'abbraccio e ti prescelgo mio compagno, in eterno,
ro mani tutte le sue speran-
ze, perché legat-e al ritorno in ogni mia fortuna. Non cercherò nessuna
di suo padre. - della canuta gloria, nessuna impresa senza di te, sia in pace
Vesta: Vesta, come simbolo che in guerra: avrò fiducia sempre nel tuo consiglio
del focolare domestico, rap- 345 e nel tuo braccio». Eurialo allora gli risponde:
presenta la continuità della
stirpe ed aveva il suo culto
accanto ai Penati e ai Lari.
Il giuramento di Ascanio su 327. due grossi talenti d'o- 333· non li sorteggerò: il
queste divinità è quindi in 1"0: intendi: grosse somme di bottino di guerra era asse-
relazione al ritorno di Enea. danaro. La diversità di peso gnato ai combattenti per sor-
32 6. Arisba: città della dei talenti presso i diversi teggio. Prima della divisione
Troade che sarebbe stata popoli antichi non consente della preda il capitano aveva
conquistata in guerra da E- la conoscenza del loro valore. però il diritto di scegliere
nea prima della guerra tro- 328. sidonia Didone: «si- per sé e per i combattenti
iana, ma poi accolta come al- donia » perché proveniente migliori qualche oggetto par-
leata e amica, se durante la dalla Fenicia, di cui Sidone ticolare.
guerra di Troia Omero la d- era la città principale. In 337. l'intera proprietà,
corda tra i difensori della realtà Didone era però fuggi- ecc. : oggi si direbbe: i beni
città assediata dai Greci. ta da Tiro. della corona.

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono

«Non sarò mai diverso da come oggi mi vedi, Aceste, che accolse Enea e
pronto a tutto: purché la fortuna benevola fece i funerali ad Anchise)
non diventi contraria. Ma piu di qualsiasi dono riusciranno a staccare questa
madre dal figlio: tanto gran-
ti domando una cosa: con me c'è la mia mamma de era l'amore materno di
3SO della vecchia famiglia di Priamo. Infelice: questa donna. - ne chiamo a
né la terra di Dardano né la città di Aceste testimoni, ecc.: il giovane
riuscirono a impedirle di partire con me! Eurialo prova rimorso di
partire per una impresa ri-
Ora la lascio all'oscuro del rischio che affronto, schiosa senza salutare la ma-
qualimque .esso sia, senza nemmeno un saluto dre, ma teme di non poter
JSS - ne chiamo a testimoni la tua mano e la notte - sopportare le sue lagrime. E
si appella alla notte, cui sta
perché non potrei sopportare le lagrime di mia madre. per affidarsi, e alla .sacra de-
Ti prego tanto, consolala, conforta il suo abbandono! stra del principe, perché at-
Lascia che io sappia che tu t'occuperai di lei, testino che nessun altro mo-
andrò piu audacemente incontro ai pericoli!» tivo lo spinge a partire senza
commiato. Il suo appello al-
360 Commossi i Dardanidi scoppiarono in lagrime: Ia notte può anche signi-
piu degli altri il bel Julo. L'amore paterno ficare che la sua ardimen-
gli stringe il cuore di pena... « Eurialo - dice - cre- tosa impresa potrà essere av-
volta nell'oscurità, ma non
[dimi, potrà mai essere avvolta nel
tutto sarà ben degno delle tue grandi imprese. dubbio la sua tenerezza fi-
Tua madre sarà la mia, le mancherà solo il nome liale. - Lascia che io sappia,
36S di Creusa: non è certo un merito da poco ecc. : la certezza di aver la-
sciato alla madre un altro fi-
346. Non sarò mai diver- non ha sentito parlare di glio lo spingerà ad andare
so, ecc.: queste prime parole tanti adolescenti, che duran- incontro ai pericoli con mag-
del discorso di Eurialo, che te la Grande Guerra, attratti giore audacia: questo sarà il
sono una lode rivolta a se dal fascino del dovere e del- pensiero che Io accompagne-
stesso, sono poco felici sulla la gloria, abbandonavano di rà nel suo cammino verso la
sua bocca. notte, con il cuore angoscia- morte.
349-359· ti domando una to, la casa paterna e poi dal 361-362. L'amore paterno,
cosa: con me, ecc.: questa campo di battaglia scriveva- ecc.: Ascanio si commuo-
preghiera di Eurialo « è uno no ai genitori lettere traboc- ve ... ; egli ha compreso che
dei passi- annota G. B. Ma- canti di ten~rezza? ». - della l'amore filiale di Eurialo si
lesani - più commoventi e vecchia famiglia di Priamo: fonda anche sull'amore svi-
altamente poetici di tutta l'E- è un accenno alla nobiltà scerato della madre per lui,
neide, pur tanto ricca di sen- della madre, fatto di sfuggi- e ciò gli fa pensare a suo pa-
timento. L'accento accorato ta, per giustificare con un dre non meno tenero e affet-
alla madre, che rende al gio- motivo di più la sua racco- tuoso, e questo pensiero « gli
vane la voce tremante e gli mandazione; ma non ne dice stringe il cuore di pena ... ».
mette sul ciglio una lagrima il nome, perché quella ma- 364-366. le mancherà ... di
furtiva, è un tocco di pro- dre, vissuta nell'ombra e Creusa: intendi: sarà consi-
fonda umanità. È l'eterno dedita unicamente al suo derata da me come madre
contrasto tra il sentimento' e giovane figlio, appartiene sol- mia, ed avrò per lei tutto
il dovere, fra il cuore e la ra- tanto a lui. - la terra di l'amore che avevo per mia
gione, che rende più nobile Dardano ... città di Aceste: madre Creusa. La moglie di
il sacrificio e si placa con la né la santa memoria della pa- Enea, madre di Ascanio, era
divina luce dell'ideale. Storia tria (la terra di Dardano), né scomparsa misteriosamente
di tutti i tempi e di tutti i gli agi di Egesta (città della nella notte della fuga di E-
luoghi. Chi non ricorda, o Sicilia, fondata dal troiano nea e dei suoi da Troia in-

www.scribd.com/Baruhk
330 Canto nono

cendiata. - non è certo un averti dato alla luce, comunque vada il tuo viaggio.
merito, ecc.: a colei che ha Lo giuro sul mio capo, come soleva fare
generato un tale figlio non prima mio padre: darò a tua madre ed ai tuoi
spetta una piccola ricono-
scenza, qualunque sia l'esito quel che darei a te se torni sano e salvo».
del tuo viaggio. 370 Disse cos{, piangendo, e intanto si sfilava
367-369. Lo giuro sul mio dalla spalla una spada dorata che Licaone
capo, ecc.: Enea era solito di Cnosso aveva forgiato con arte meravigliosa,
giurare sul capo del figlio, la
persona a lui più cara; A- munendo la lama scorrevole d'una guaina 4;avorio.
scanio giura invece sulla sua Mnèsteo regala a Niso la pelle d'un velloso'-
vita, perché Enea, la persona 37S leone: il fido Alete scambia l'elmo con lui.
che gli è più cara, non è Essi s'avviano, armati: tutti i migliori, giovani
presente.
371-375. dalla spalla una e vecchi, li accompagnano alle mura con molti
spada, ecc.: anticamente il auguri. Julo, che ha cuore e cervello da uomo
guerriero non cingeva la spa- prima di averne l'età, detta loro messaggi
da al fianco, ma l'appendeva 380 per il padre: ma il vento li disperderà tutti,
ad una tracolla che scendeva
dalla spalla destra al fianco li affiderà alla corsa delle nuvole in cielo.
sinistro. - Licaone di Cnos- Usciti dalla porta scavalcano il fossato,
so: personaggio mitico che e nella notte buia s'avviano verso il campo
appare soltanto qui. Virgilio
lo considera un eccellente ar- nemico, dove morranno, ma dopo immensa strage
tefice di Cnosso, città dell'i- 38S di Latini e di Rutuli. Vedono corpi sparsi
sola di Creta, ove si costrui- nell'erba, qua e là, in preda al sonno e al vino:
vano armi molto pregiate. sul lido vedono i carri staccati, col timone
380-381. ma il vento li di-
in alto e, tra le briglie e le ruote, vino, armi,
sperderà, ecc.: è un'osserva-
zione soggettiva, del poeta, soldati addormentati. Il figlio d'lrtaco disse:
che anticipa i fatti, senza to- 390 « Eurialo, ora bisogna aver coraggio, uccidere;
gliere nulla al fascino del la situazione lo chiede. Non abbiamo altra via.
racconto. Anzi, poiché essa
è nata dalla profonda sensi- Tu sta in guardia e controlla di lontano, se mai
bilità del poeta, commosso non arrivi qualcuno a prenderei alle spalle;
dal contrasto ch'egli vede già io farò strage qui, ti sgombrerò il cammino».
delinearsi tra le aspirazioni 39S Mormora appena e subito silenzioso attacca
ideali e la fragilità della na-
tura umana, aggiunge alla con la spada il superbo Ramnete che russava
narrazione un'ansiosa incer- a piena gola steso su un mucchio di tappeti:
tezza, che suscita maggiore re importante e profeta favorito di Turno,
interesse nell'animo del let-
tore. la sua scienza augurale non fu capace a salvarlo.
385-389. Vedono corpi 400 Accanto a lui giacevano, sdraiati alla rinfusa
sparsi nell'erba, ecc.: tutto è fra le armi, tre servi di Remo: Niso u,ccide
disordine nel campo nemico;
e i soldati, avvinazzati, dor-
mono profondamente. L'oc- to al poeta quasi certamente di non aver saputo prevede-
casione propizia invita i due da quello di una delle più re la sciagura che gli sarebbe
giovani a far strage degli av- antiche tribù di Roma. Virgi- capitata addosso.
versari. lio si diverte a fare di questo 401. Remo: guerriero no-
396. Ram ne te: è nome che personaggio un re indovino minato qui soltanto, ma il
appare qui soltanto, suggeri- e a beffeggiarlo subito dopo poeta gli attribuisce una cer-

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 331

costoro, poi sorprende lo scudiero di Remo, te e forse avrebbe anche im-


poi l'auriga allungato proprio sotto i cavalli pedito la strage. L'Ariosto
ha imitato questo particolare
(sporgeva solo il collo, che taglia con la spada): nell'episodio di Ooridano e
40S infine mozza la testa al loro stesso padrone Medoro, ma dandogli un to-
e ne abbandona il tronco palpitante nel sangue; no ironico, mentre quello di
i giacigli e la terra s'intiepidiscono, molli Virgilio sembra esprimere un
senso di commiserazione per
di sangue nero. Niso uccide ancora Lamo la giovane età e la bellezza
e Lamiro e Serrano che qudla notte aveva della vittima.
410 giocato per molto tempo e ora giaceva - splendido 414·417. Così un leone,
di giovenru e bellezza - vinto dal troppo vino; ecc : la similitudine non è
originale (trae origine da O-
felice lui, se avesse continuato a giocare mero, Il., X, 485 sgg. e XII,
per tutta quanta la notte, sino alla luce dell'alba! 299 sgg.), ma dà un'immagi-
Cosi un leone digiuno, terrore dell'ovile, ne adeguata al furore san-
guinario del giovane guerrie-
41S (una fame rabbiosa lo sospinge) divora ro. Inoltre essa interrompe
e sbrana il gregge timido, muto per la paura, la descrizione della strage,
e rugge orrendamente, la bocca insanguinata. che rischia di diventare ec-
Nemmeno Eurialo fa minore strage, infuria cessivamente orrenda o di in-
generare monotonia.
acceso d'ira e s'avventa su molta gente affatto 418-43I. Nemmeno Euria-
420 sconosciuta; ma abbatte anche Fado ed Erbèso lo, ecc.: Eurialo trasgredisce
e Abari che dormivano ignari di tutto, e Reto la consegna di fare la guar-
che era sveglio e vedeva. tutto invece. Impaurito dia all'amico, e spinto dal
desiderio di non essere da
Reto s'era nascosto dietro un grande cratere: meno di Niso, mena la spada
stava alzandosi quando, venutogli vicino, con egual furore. Tra le sue
42S Eurialo gli affondò la spada sino all'elsa vittime il poeta ricorda par-
nel petto, ritraendola poi umida di morte. ticolarmente Reto, che, sve-
glio, aveva visto tutto, e im-
Cosf Reto esalò un'anima fatta rossa paurito, per sfuggire alla
dal sangue e dal vino. Eurialo continuava morte, s'era nascosto dietro
furtivamente a uccidere: ed arrivava già un grande cratere. È un at-
430 agli uomini di Messapo, dove vedeva spegnersi teggiamento puerile ed an-
che un po' comico, ma pen-
l'ultimo fuoco e i cavalli, legati, brucare l'erba. sando al troppo vino da lui
Quand'ecco Niso (scorto l'amico accanirsi troppo bevuto, anche naturale: so-
nella strage) sussurra: «Andiamo via, la luce no sempre strane e impreve-
dibili, come quelle dei bam-
bini, le azioni degli ubriachi.
ta importanza, se combatte il sangue coagulandosi si - un'anima fatta rossa: gli
sul cocchio ed è accompa- oscura. - Lamo e Lamiro e antichi credevano che lo spi-
gnato, oltre che dall'auriga, Serrano: son0 altri nomi di rito vitale avesse sede nel
anche dallo scudiero. Rutuli uccisi, tutti personag- sangue; perciò il poeta im-
406. palpitante nel san- gi sconosciuti. Probabilmen- magina che l'anima di Reto
gue: la scena della strage è te sono nomi d'invenzione esca con il sangue e con il
tutta un susseguirsi di parti- virgiliana. vino, assumendone anche il
colari raccapriccianti, ma a 4I2-413. felice lui, se a- colore.
questo punto raggiunge an- vesse, ecc.: se avesse protrat- 433-434· la luce nemica
che il culmine dell'orrore. to il gioco per tutta la notte s'avvicina: i due amici fino-
408-409. di sangue nero: si sarebbe salvato dalla mor- ra avevano agito protetti dal-

www.scribd.com/Baruhk
33 2 Canto nono

l'oscurità della notte; ora nemica s'avvicina. Ci siamo vendicati


spunta l'alba (lo indicano an- 435 abbastanza, la strada attraverso i nemici
che i cavalli che brucano l'er-
ba, e la luce li può tradire. è già aperta!». Abbandonano molte armature fatte
437· crateri: grandi vasi a di grosso argento e crateri e stupendi tappeti.
bocca molto larga, da cui i Eurialo prende le splendide falere di Ramnete
Greci e i Romani, nei ban- ed il suo cinturone ornato di borchie d'oro.
chetti e nelle comuni liba-
gioni, attingevano il vino 440 Un tempo il ricco Cèdico mandò quella cintura
mescolato con l'acqua. a Remulo di Tivoli, stringendo con il bel dono
438. falere: decorazioni un legame ospitale, malgrado la lontananza.
militari consistenti in piastre
di metallo cesellato, o bor- Remulo morendo la dette al nipote; in battaglia
chie, che i soldati romani la conquistarono i Rutuli, ucciso chi la portava:
portavano sul petto. 445 ora è di Eurialo che invano la adatta alle forti spalle.
440-443. Cèdico... Remu- Il giovane s'infila anche il comodo elmo
lo: nomi ed episodio sono
creazioni virgiliane. Presso di Messapo, guarnito di bei pennacchi: e i due
gli antichi il vincolo di ospi- escono via dal campo verso luoghi sicuri.
talità poteva essere stretto Alcuni cavalieri spediti in avanguardia
anche a distanza. La vicenda 4SO dalla città latina, mentre il grosso attendeva
della cintura qui non rispon-
de ad esigenze artistiche, ma schierato per i campi, venivano a portare
all'influenza dell'epica greca, un messaggio al re Turno: eran trecento giovani,
e manca perciò di ogni inte- tutti armati di scudo, guidati da Volcente.
resse, anche per il tono piut- S'avvicinavano al campo, erano sotto le mura,
tosto scialbo dell'esposizione.
451. per i campi: nella 455 e vedono da lontano i due prendere in fretta
pianura. La situazione pre- un sentiero a sinistra: l'elmo tradf l'incauto
sentata da questi versi non Eurialo nell'ombra pallida della notte
è molto chiara, poiché la splendendo a un raggio di luna. Quel brilHo fu notato.
presenza sui campi di Lau- Volcente d'in mezzo ai suoi grida forte: «Alto là!
rento del « grosso » dell'e-
sercito di Turno contrasta 460 Dove andate? Perché siete in marcia a quest'ora?
con il verso 30, in cui il poe- Chi siete?». Nessuna risposta: i due corrono in fretta
ta afferma che il re dei Ru- verso il bosco, sperando nel buio. I cavalieri
tuli s'era avviato contro i si gettano qua e là verso i noti sentieri
Troiani «con tutto l'eserci- bloccandone ogni sbocco con sentinelle armate.
to». Per dare alla narrazio-
ne un senso logico occorre 465 Era un bosco foltissimo, per tutta la sua larghezza
quindi supporre che Turno,
sollecitato da Iride, sia par- mandano innanzi la cavalle- quasi costantemente i termi-
tito da Laurento in tutta ria per portare a Turno la ni della organizzazione mili-
fretta con una parte dell'e- notizia da lui attesa. Delle tare di Roma anche per po-
sercito e che il grosso di supposizioni fatte per spiega- polazioni, come qui, primi-
re il passo, questa è la più tive. Sono arbitri concessi
esso sia rimasto nella campa- probabile. soltanto all'arte, anche se ir-
gna intorno alla città latina 452. eran trecento giova- razionali.
a completare la sua prepara- ni: il numero corris~onde a 456. l'elmo tradì l'incan-
zione, con l'ordine di avver- quello dei cavalieri assegnati to: è l'elmo di Messapo che
tire il re guerriero, quando generalmente alla legione ro- luccica ai raggi della luna e
fosse pronto a raggiungerlo. mana; ed è interessante os- rivela la presenza dei due
Ora i capi di queste truppe servare che Virgilio adoperi · guerrieri troiani.

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 333

orrido di cespugli e di lecci d'inchiostro, 481. ed erra tra i cespugli


gremito da ogni parte di fittissimi rovi. silenziosi: quale contrasto
tra il silenzio della natura e
Solo pochi sentieri s'aprivano nella macchia. il tumulto angoscioso che
L'ombra densa dei rami e il carico dd bottino strazia il cuore di Niso!
470 impacciavano Eurialo, la paura lo inganna; 484-485. tradito dal luogo
perde la strada. Intanto Niso se ne va via e dalla notte: il luogo, cioè
senza pensare a nulla. Ed era già sfuggito la selva, ha danneggiato (tra-
dito) Eurialo con l'intrico
ai nemici lasciando quei luoghi; detti in seguito delle sue piante; la notte
dal nome di Alba albani (allora il re Latino con l'oscurità. Il quadro del-
47S vi aveva dei profondi pascoli), quando attonito l'inseguimento dei due guer-
si ferma, rivolgendosi a cercare l'assente rieri troiani e della cattura
di Eurialo, è ritratto con
amico. « Eurialo infdice dove mai t'ho lasciato? vivacità di particolari e vi-
Dove ti cercherò?». Percorrendo di nuovo vezza di movimenti. Gli in-
i sentieri intricati di qud ·bosco ingannevole trichi del luogo sconosciuto
e l'oscurità della notte, che
480 subito segue a ritroso le tracce dei suoi passi fanno perdere a Eurialo l'o-
ed erra tra i cespugli silenziosi. Poi sente rientamento, il muoversi ra-
i cavalli, il rumore, i richiami che lanciano pido dei cavalieri nemici per
gli inseguitori. Dopo non molto gli perviene i noti sentieri del bosco e
la posta che essi fanno ad
un clamore di grida e vede Eurialo, tradito ogni sbocco per impedire la
48S dal luogo e dalla notte, sgomento dal tumulto fuga, sono pennellate di
improvviso, serrato in mezzo ad una squadra grande effetto.
488-490. Che fare? Con
nemica e portato via nonostante i suoi sforzi. quali... liberarlo?: i due in-
Che fare? Con quali armi osare liberarlo? terrogativi dipingono effica-
Forse è meglio gettarsi nd fitto dei nemici cemente l'incertezza ango-
sciosa di Niso. Egli sente
490 cercando in fretta una morte gloriosa in battaglia? che non può non agire; ma
Rapido, tratto indietro il braccio e palleggiato che cosa può fare? Con che
il giavellotto, guardando l'alta Luna la prega: cosa? un errore può precipi-
tare la situazione drammati-
ca dell'amico nella più tra-
466. lecci d'inchiostro: di care una località, ma questi gica delle conclusioni. -
neri lecci. Il leccio, che è luoghi « detti in seguito ... al- Forse è meglio, ecc : nella
una specie di quercia caratte- bani», dal nome di Alba mente di Niso comincia a in-
ristica della regione mediter- Longa, hanno dato molto da sinuarsi il pensiero che Eu-
ranea, ha la corteccia e le fare a certi commentatori, rialo non possa più sottrarsi
foglie di colore scuro. che si erano illusi di poter alla morte; ed è quindi ri-
470. la paura lo inganna: individuare la posizione, fa- soluto a non sopravvivergli.
la paura di cadere nelle ma- cendo anche dei calcoli di Ma la sua morte al fianco
ni del nemico lo inganna sul- distanza e di tempo. Ma dell'amico deve essere bella
la via da prendere per sfug- non si deve pretendere da e gloriosa, come bella e glo-
gire alla cattura; cioè gli fa lui, poeta, la precisione ri· riosa è stata la vita vissuta
sbagliare strada. chiesta alla scienza e ad essa insieme.
474· dal nome di Alba al- riservata. La poesia è creazio- 491. palleggiato: fatto o-
bani: Virgilio parla spesso di ne fantastica, e non ha quin- scillare.
circostanze posteriori ai fatti di, per la sua stessa natu- 492. Luna: oppure Dia-
del poema, note ai suoi con- ra, alcun bisogno di sottosta- na (l'Artemide o Cinzia dei
cittadini, per meglio identifi- re alle leggi della scienza. Greci), figlia di Giove e di

www.scribd.com/Baruhk
334 Canto nono

Latona. Dea della luce, dei « O Dea, sii favorevole alla mia impresa, tu
boschi e della caccia, era con che sei lo splendore del firmamento e proteggi,
Apollo protettrice di Roma.
496. Irtaco: il padre di 495 silenziosa figlia di Latona, le selve.
Niso voleva che il figlio di- Se lrtaco ti portò delle offerte, pregando
ventasse un buon cacciatore, per me, se ne portai molte volte io stesso
e a tale scopo faceva sacri-
fici a Diana, dea della caccia. - prede delle mie cacce - appendendole in cima
497-499· se ne portai mol- alla facciata del tempio o alla volta: deh, lascia
te volte, ecc : era consuetu- 500 che scompigli il nemico, dirigimi quest'arma!»
dine degli antichi di ricor- Con tutta la forza del corpo avventa il giavellotto:
dare alla divinità, cui si chie-
deva aiuto, i doni a lei ge- l'asta volando sferza le ombre della notte
nerosamente dati, e di lusin- e penetra nel corpo di Sulmone, si spezza
garla con la promessa di of- trafiggendogli il cuore con una scheggia di legno.
ferte ancor più generose. 11
che diventa naturale quando 505 Il guerriero già freddo rotola a terra, sprizzando
si pensi che gli antichi con- caldo sangue dal petto, con un rantolo lungo.
cepivano gli dèi dotati degli Smarriti si guardano attorno. Fìero del suo successo
stessi sentimenti e dei me- Niso libra un secondo giavellotto all'altezza
desimi bisogni dell'uomo.
500. che scompigli il ne· dell'orecchio. I Latini son li, tremanti: l'asta
mico: la preghiera di Niso 510 sibilando attraversa le tempie di Tago,
alla Luna, perché essa guidi tiepida resta infissa nel cervello trafitto.
a buon segno i suoi colpi e, Il feroce Volcente s'adira ma non riesce
scompigliato il nemico, egli
possa liberare dalle sue ma- a vedere l'autore del colpo ed a capire
ni l'amico, è veramente com- con chi prendersela. «Tu, intanto, mi pagherai
movente, considerando an- 515 col sangue caldo la morte dei miei compagni!» dice
che l'assurdità del suo pro-
posito suggeritogli esclusiva- lanciandosi su Eurialo, la spada sguainata.
mente dal sentimento. Allora Niso, atterrito, fuori di sé, non può
502. sferza le ombre dellt1 nascondersi piu a lungo nell'ombra e sopportare
notte: l'immagine del gia- tanto dolore. Grida: «lo! Sono io il colpevole!
vellotto, che colpisce come
una frusta l'aria scura della pagherai tu, ecc. ». L'espres- e non riuscendo a domina-
notte e produce così un lun- sione « pagherai col sangue re l'angoscia, esce dal na-
go sibilo, è felicissima. caldo » è rude, ma esprime scondiglio e affronta il ne-
509. I Latini son lì, tre- con efficacia l'ira e il dolore mico a viso aperto, dimo-
manti: i cavalieri non hanno di Volcente; e il suò sfogo, strando un alto senso del-
ancora superato lo stupore e benché ingiusto (Eurialo è l'amicizia ed un cuore nobi-
lo sbigottimento provocato innocente), non è una sto- lissimo.
dal primo colpo, di cui non natura, specialmente se si 519-523. Io! Sono io il
sono riusciti a scoprire la pensa che sono sentimenti colpevole!: la ripetizione
provenienza, allorquando un· di uomini primitivi. concitata del pronome « io »
secondo giavellotto colpisce 517-518. Allora NiJo, at- ritrae con vivezza dramma-
un altro cavaliere e lo uc- territo, ecc.: Niso, che ave- tica lo sbigottimento di Ni-
cide. va iniziato l'impresa con co- so, che vuole salvare il com-
514-515. Tu, intanto, mi raggio esemplare e pochi pagno attirando su di sé l'a t-
pagherai, ecc.: le parole di istanti prima non aveva avu- tenzione e la vendetta del
Volcente sottintendono «dal to paura di tanti nemici, ora nemico, « Io sono, - egli gri-
momento che per ora non trema di fronte al pericolo da, - il vero colpevole; Eu-
posso scoprire il colpevole, mortale che sovrasta l'amico, rialo ha soltanto la colpa di

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 335

520 Volgete quelle armi contro di me: l'inganno ciderlo. - come un fulmine:
è stato mio. Costui non ha colpa di nulla, ruota la spada e colpisce con
la rapidità del fulmine. -
ne chiamo a testimoni il cielo e le stelle che sanno: urlante: Volcente gridava
ha solo amato troppo il suo amico infelice!)) minaccioso o forse di paura.
Tardi. La nuda spada violenta ha già squarciato - così morendo, ecc.: in-
525 le costole e trafitto quel petto bianco, puerile. tendi: Niso, mentre egli stes-
so sta per morire, prima di
Eurialo è travolto dalla morte, va il sangue essere ucciso vendica l'ami-
giu per le belle membra e il collo senza forza co uccidendo Volcente (ruba
ricade sulle spalle: come un fiore purpureo l'anima al suo nemico). -
reciso dall'aratro morendo illanguidisce, Poi trafitto, ecc.: con senso
squisito dell'arte il poeta,
530 come abbassano il capo i papaveri, stanchi per fissare l'attenzione del
sul loro stelo, quando la pioggia li colpisce. lettore su Niso e Volcente,
Ma Niso si precipita tra i nemici, di tutti i due protagonisti del dram-
ma, ha lasciato nell'ombra,
vuole solo Volcente, cerca solo Volcente. accennandone appena di scor-
Intorno a lui i guerrieri premono, da ogni parre cio, la lotta furibonda del
535 lo stringono, fittissimi. Egli insiste, ruotando giovane guerriero troiano
la spada come un fulmine, finché l'immerge in gola con i soldati nemici; poi
chiude la scena con la rap-
all'urlante Volcente: cosi morendo ruba presentazione rapida del tra-
l'anima al suo nemico. Poi trafitto si getta passo calmo e sereno di chi
sul corpo dell'amico esanime e qui infine muore con la coscienza re-
trova eterno riposo nella placida morte. sa tranquilla del dovere com-
540 piuto.
Tutti e due fortunati! Se valgono i miei versi, 541-546. Tutti e due for-
se hanno qualche potere, nessun giorno che scorra tunati, ecc.: conclusa la nar-
lungo il fiume del tempo mai vi cancellerà razione del commovente epi-
dalla memoria, finché l'alta stirpe di Enea sodio, il poeta afferma che
i due eroici amici vivranno
545 abiterà sul solido sasso del Campidoglio nella memoria dei secoli fu-
e il Padre della patria, impererà sul mondo. turi, finché durerà la stirpe
di Enea, e il senato di Roma
aver voluto, per troppo amo- dine sia stato tratto da Ome- (Padre della patria) « impe-
re, accompagnarmi nella ri- ro (Il., VIII, 419) e da Ca- rerà sul mondo». La profe-
schiosa impresa>>. tullo (XI, 22-24), Virgilio zia virgiliana varcò in vero
528-531. come un fiore ha saputo dare alle immagi- i limiti stessi segnati dal poe-
purpureo, ecc.: Virgilio non ni un colorito ed una melo- ta, perché il sacrificio dei
racconta la morte di Eurialo dia inconfondibili. due amici è sempre vivo in
ricorrendo alle consuete e- 533· vuole solo Volcente ... chi ama la poesia, onora le
spressioni macabre, ma con Volcente: Niso, morto l'a- virtù e apprezza l'amicizia.
immagini di dolcissima poe- mico, non vede se non il - l'alta stirpe di Enea: è il
sia. Il giovane che aveva con suo uccisore e non sente se popolo romano, non la casa
baldanza ostinata seguito l'a- non l'irrefrent~bile imperati- Giulia, come spiegano alcu-
mico e aveva manifestato vo della vendetta. La ripeti- ni commentatori. Infatti il
per la madre una tenerezza zione rende con effìcacill lo Campidoglio era simbolo
infinita, cade trafitto senza stato d'animo dell'eroe. della potenza di Roma, non
un lamento, in silenzio, « co- 534-540. Intorno a lui i della famiglia di Augusto. -
me un fiore purpureo reciso guerrieri, ecc.: i guerrieri Padre della patria: il senato
dall'aratro ... >>. Benché anche cercano di tenere Niso lon- romano, che rappresentava
lo spunto di questa similitu- tano da Volcente, non di uc· tutto il popolo ed era il

www.scribd.com/Baruhk
336 Canto nono

depositario della sua gran- I Rutuli, piangendo, portano al campo


dezza e della sua maestà.
il corpo di Volcente - Il pianto della madre di Eurialo
I RUTULI, PIANGENDO, POR-
TANO AL CAMPO IL CORPO DI
I Rutuli vittoriosi, catturata la preda
VoLCENTE- IL PIANTo DELLA e il bottino, portavano il corpo di Volcente
MADRE DI EURIALO (547· verso il campo, piangendo. Li trovavano lutto
6oS). - I cavalieri latini tra- 550 non minore, scoperti Ramnete morto e uccisi
sportano, piangendo, all'ac-
campamento di Turno la sal- in una sola strage tanti capi, e Serrano
ma di Volcente e scoprono e Numa. Una gran folla correva verso i morti
con orrore la strage compiu- e i guerrieri feriti, verso il luogo ancor fresco
ta da Eurialo e Niso. I Ru- di calda strage e i rivoli spumeggianti di sangue.
tuli, mesti e sbigottiti, pro-
cedono al riconoscimento dei 555 Riconoscono l'elmo lucente di Messapo,
cadaveri. T urna all'alba pre- le spoglie e le falere riprese con fatica.
para l'esercito e muove al- E già la prima Aurora, lasciando il letto d'oro
l'assalto del campo troiano, e
per incutere maggior paura di Titone, spargeva di nuova luce la terra:
ai nemici espone alla vista il sole già brillava, le cose illuminate
dei Troiani, infisse su lance, 560 dal giorno risplendevano quando Turno, coperto
le teste di Eurialo e Niso. d'armi, chiama alle armi i suoi uomini e esorta
Ma i Troiani resistono co-
raggiosamente. Quando la l'esercito a battaglia. Tutti i capi lo imitano
madre di Eurialo viene a eccitando il coraggio dei propri sottoposti
conoscenza della sciagura del con parole e con grida. Per di piu (miserabile
figlio, accorri! sulle mura e 565 spettacolo!) configgono su due lance le teste
sfoga con urla e lagrime la
sua disperazione. I Troiani di Eurialo e Niso seguendole con immenso clamore ...
si commuovono, e ]ulo e I forti Eneadi si schierano sulla parte sinistra
Ilioneo allontanano amore- delle mura (la destra è protetta dal fiume)
volmente la disgraziata ma-
dre. a difesa del fosso: stanno tristi sugli alti
570 torrioni, addolorati nel vedere le teste
547· catturata: raccolta. dei due eroi, purtroppo ben conosciute, infilate
Sono le armi e gli oggetti di
cui Eurialo si era impadro- sulle picche e goccianti di nerissimo sangue.
nito attraversando il campo La Fama alata intanto volando per il campo
nemico; ed inoltre le vesti e
le armi degli uccisi. 55S. Titone: secondo il praticato anticamente per in-
551-552. e Serrano e Nu- mito era il marito di Aurora. cutere spavento nel nemico.
ma: la « e » ha valore di 56o-561. coperto d'armi, Del resto anche i Romani,
«inoltre», oppure di «fra chiama alle armi, ecc.: dove dopo la battaglia del Metau-
questi ». Serrano è ricordato è Turno sono sempre armi ro, gettarono per lo stesso
al verso 409; Numa invece e armati; e l'irrequieto eroe fine nell'accampamento di
non è stato nominato a suci è proteso costantemente ver- Annibale la testa di suo fra-
tempo fra gli uccisi, e si so il combattimento e ad in- tello Asdrubale.
tratta· quindi, forse, di una fondere negli altri il suo stes- 567. I forti Eneadi, ecc.:
svista. so ardore. con « forti » il poeta allude
556. riprese con fatica: in- 565-566. configgono su al valore dimostrato dai Tro-
fatti la cattura e l'uccisione due lance, ecc.: questa cru- iani in tante circostanze, ma
dei due giovani troiani era deltà, che a noi appare in- soprattutto alla forza d'ani-
costata la morte di Volcente dubbiamente uno sfogo be- mo con la quale occupano
e di due cavalieri. stiale e inutile di ferocia, era le difese dell'accampamento,

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 337

spaventato correva, messaggera di morte, rivedo? Tu che, ecc.: così


finché giunse alle orecchie della madre di Eurialo. ridotto, Eurialo, ti debbo ri-
515 vedere? La domanda, acco-
Di colpo ogni calore le abbandonò le ossa, rata e piena di tristezza, è
la spola le cadde di mano, i fili s'aggrovigliarono. espressa in tono di amore-
L'infelice si slancia, strappandosi i capelli vole rimprovero, come, del
con urla femminili, finché arriva di corsa resto, anche le espressioni
successive: il rimprovero di
580 follemente alle mura e agli avamposti, senza averla lasciata sola, mentre
curarsi dei soldati, dei dardi e del pericolo. avrebbe dovuto e~sere il so-
Di qui riempie il cielo di lamenti. « Cosi, stegno della sua vecchiaia, e
Eurialo, ti rivedo? Tu che eri il ristoro quello di essere partito sen-
za darle l'ultimo saluto. ~
tardivo dei miei anni di vecchiaia hai potuto terribile la soli t udine di una
585 }asciarmi sola, o crudele? La tua povera mamma vecchia madre che, insieme
non è riuscita a darti l'ultimo addio, quando con l'affetto dei figli, ha bi-
sogno di tante cose; è tri-
sei partito a affrontare il tremendo pericolo? ste l'impressione che il suo
Ahimé, il tuo corpo giace in una terra ignota, dolore trarrebbe conforto
preda offerta agli uccelli ed ai cani latini; dal pensiero di aver potuto
590 non ho pontto, come spetta a una madre, seguire abbracciare il figlio prima
della sua partenza, perché
le tue esequie, richiuderti gli occhi, lavare il sangue l'angosciata madre nella sua
delle ferite, coprendoti colla veste che, giorno semplicità non comprende
e notte, assiduamente lavoravo per te che la mancanza del figlio è
consolando cosi i miei affanni di vecchia. stata suggerita, non da tra-
scuratezza, ma da un sen-
595 Dove and.tò? Su che terra giace adesso il tuo corpo, timento di pietà profonda.
- Ahimè, H tuo corpo, ecc.:
nonostante la vista orrenda, fetti domestici, umile, ri- una madre non può non gri-
cui sono costretti. servata, casalinga, laboriosa, dare il proprio dolore pen-
574· spaventato: sgomen- simbolo purissimo di abne- sando che le è negato per-
to, angosciato. gazione e di sacrificio» (G. fino il conforto di tributare
575-577· giunse alle orec- B. Malesani). al figlio l'onore del sepolcro;
chie, ecc.: Virgilio non si 578-581. L'infelice si slan- che il corpo del figlio giace
sofferma a raccontare come cia, ecc.: alla ripercussiom: inanime e insepolto in balia
la notizia della morte del fi- fisica prodotta dal grande delle fiere e degli uccelli ra-
glio sia giunta alla madre dolore morale sull'organismo paci; che a lei madre, che
sventurata, ma con pochissi- di quella madre sventurata gli aveva dato la vita, è sta-
mi e semplici tocchi ne rap- (ogni calore le abbandonò le to negato il diritto di chiu-
presenta gli effetti: la pove- ossa), subentra un'agitazione dergli gli occhi e di lavargli
ra donna diventa improvvi- disperata: si strappa i ca- le ferite. Sono sentimenti
samente di gelo, le cade di pelli ed urla. Così le donne profondamente veri, perché
mano la spola con la quale antiche davano sfogo al pro- profondamente umani, che
sta tessendo una veste per prio dolore; e così si tra- soltanto la grande sensibilità
il figlio e i fiE s'aggroviglia- sforma anche la madre di di un poeta, come Virgilio,
no. Nella madre di Eurialo Eurialo, prima tanto discre- poteva esprimere.- Dove an-
il poeta ha certamente inte- ta e guardinga, ed ora incu- drò? ecc.: dove potrò andare
so raffigurare il tipo ideale rante del pericolo dei dardi per trovarti? Questa doman-
della madre romana, che è e perfino degli uomini, fra da e l'incalzare di quelle suc-
poi « la vera madre di tutti i quali era costume che le cessive rendono con effica-
i tempi e di tutti i luoghi: donne non comparissero. cia lo strazio della madre or-
dedita interamente agli af- 582-603. Così, Eurialo, ti mai delusa di poter rendere

www.scribd.com/Baruhk
338 Canto nono

al figlio gli onori funebri, e le tue membra straziate? Solo questo di te


il lamento della sventurata
si tramuta ora in una tragi- mi rendi, figlio mio? Questo ho seguito in terra
ca insistente invocazione di e in mare? Trafiggetemi se avete un po' di pietà,
morte. Ed anche questa di- o Rutuli, lanciate su me tutte le frecce,
sperata conclusione, che sov- 600 spegnetemi per prima! Oppure tu, gran Padre
verte i valori umani, rientra
nell'ordine della realtà. Vi dei Numi, compatiscimi, sprofonda col tuo fulmine
sono momenti in cui il do- la mia testa odiosa nel Tartaro: altrimenti
lore fa venir meno anche la come posso troncare questa vita crudele? ,.
ragione; la vita, che pur è il
bene più grande, è conside- Colpiti da tante lagrime si commuovono tutti,
rata un peso insopportabile 60S un gemito li percorre: la loro forza langue
e la morte è invocata come mentre la lotta è imminente. Su consiglio di Julo·
una liberazione. - o Rutuli: che piangeva e del forte Ilioneo, Ideo e Attore
soltanto i nemici, che le
avevano ucciso e orrenda- la prendono in braccio, la riportano a casa.
mente mutilato il figlio, po-
tevano esaudire le sue in-
vocazioni; e soltanto ucci-
dendo anche lei potevano L'assalto al campo troiano
meritare il suo perdono. -
gran Padre dei Numi, ecc.: Di lontano la tromba sonora di bronzo
se non possono o non voglio-
no darle la morte i nemici, 610 squillò terribilmente. Le risponde un altissimo
gliela dia Giove, il più po- clamore che rimbomba per tutto il cielo. I Volsci
tente degli dèi; egli con il formata una testuggine s'avvicinano, uniti,
suo fulmine, strumento di
giustizia, può compiere an- pronti a colmare le fosse e a distruggere il muro.
che un atto di pietà. Alcuni cercano un varco, vorrebbero scalare
607. Ilioneo, Ideo e Atto- 615 la muraglia in quei punti dove lo schieramento
re: Ilioneo, uno degli an- e piu rado e traspare meno fitta la siepe
ziani troiani, che ebbe più dei difensori. I Teucri scagliano loro contro
volte incarichi di fiducia da
parte di Enea; Ideo e Atto- ogni sorta di dardi, respingendoli a colpi
re, due Troiani non altri- di picca: sono avvezzi, dopo tanta durissima
menti conosciuti.
6o8. la prendono in brac-
cio: l'espressione lascia in- non vi riescono. Turno allo- sci » qui sta per tutto l'e-
tendere che l'infelice madre ra lancia contro di essa una sercito italico. La « testug-
era svenuta. fiaccola; la torre prende fuo- gine » era una formazione
co e crolla travolgendo i di- che i soldati assumevano
L'ASSALTO AL CAMPO TRQ- fensori, che muoiono tutti. avanzando all'attacco delle
IANO (6o9-717). -Dato il se- difese nemiche; cioè, essi si
gnale dell'attacco, gli ftalici 6I0-613. un altissimo cla- tenevano strettamente uniti
formano una testuggine e more, ecc.: i soldati accol- gli uni agli altri e si pro-
assalgono il campo troiano gono il segnale dell'attacco teggevano con gli scudi sol-
cercando di penetrarvi. I di- con un grido di gioia, dimo- levati sopra il capo dai pro-
fensori li respingono corag- strando l'entusiasmo e la iettili che il nemico lanciava
giosamente. Vicino ad una sicurezza con cui essi affron- dall'alto delle fortificazioni.
porta del campo troiano si e- tano la battaglia contro i 618-6I9. a colpi di picc4:
leva un'alta torre che gli it a- Troiani. - I Volsci formata la picca (lunga asta con la
lici vogliono abbattere, ma una testuggine, ecc.: «Voi- punta di ferro) fu un'arma

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 339

620 guerra, a difender mura. Gettano giu anche sassi rovesciano sugli I talici ogni
di peso mortale, cercando di sfondare il riparo sorta di proiettili e di grossi
degli assalitori: ma è facile resistere a ogni colpo macigni ; gli assalitori che
tentano di superare la resi-
protetti da una testuggine ben serrata. Però stenza dei Troiani e, respin-
alla fine non reggono. Sulla schiera che avanza ti, colpiscono gli avversari
625 i Teucri fan rotolare un masso enorme, atterrando con frecce (avventando pro-
per largo tratto i Rutuli, fracassando gli scudi. iettili ... ); Mesenzio, l'empio
E i coraggiosi Rutuli non provano piu re cacciato da Cere e ospite
di Turno (VIII, 558-.575 ),
a rifar la testuggine avanzando alla cieca, che s'aggira scagliando rami
ma cercano di respingere dalle mura i Troiani di pino ardenti; Messapo,
630 avventando proiettili... Piu in là Mesenzio, orribile che tenta di abbattere la pa-
a vedersi, agitaya un ramo acceso di pino lizzata.
e scagliava tizzoni fumanti. Messapo 63.5. Calliope: la Musa
dell'epica. Il poeta, prima di
domatore di cavalli, disceso da Nettuno, procedere al racconto dei
distrugge il vallo e chiede che gli portino scale. momenti più impressionanti
635 Calliope, ti prego di ispirare il mio canto: e cruciali della battaglia, in-
dimmi le stragi fatte dalla spada di Turno, voca Calliope, la musa dalla
bella voce, seguendo l'uso
i guerrieri che ognuno ha sprofondato all'Orco; dei poeti epici che invocano
aiutami a spiegare il quadro della guerra la divinità prima d'iniziare
(voi, Muse, ricordate e potete raccontare). il racconto di fatti partico-
Su un lato della cinta, in posizione strategica, larmente importanti.
640
640. in posizione strategi-
si levava una torre di legno, sterminata, ca: cosl si spiega l'accani-
a vari piani, che gli !tali cercavano di espugnare mento degli Italici che ten-
in ogni modo e abbattere, e i Teucri difendevano tano di espugnare o distrug-
precipitando sassi e lanciando una nuvola gere la « torre di legno », dei
Troiani che vogliono difen-
645 di dardi attraverso le sue feritoie. derla.
Turno gettò per primo sulla torre una fiaccola 646. Turno gettò per pri-
appiccandovi fuoco da una parte: attizzato mo, ecc.: quindi dopo di
dal vento il fuoco avvolse le tavole, attaccandosi lui altri gettarono sulla tor-
re torce infuocate.
alle porte e erodendole. Nell'interno, impauriti
6.5r. S'ammucchiano gli
650 s'agitano e invano cercano di sfuggire il pericolo. uni, ecc.: si raccolgono tutti
S'ammucchiano gli uni sugli altri, ritirandosi nel luogo della torre ancora
indietro nella zona libera dall'incendio: non investito dal fuoco. Il
particolare è naturalissimo;
la torre per il peso precipita di colpo, i combattenti sfuggono ad
tutto il cielo rimbomba per l'immenso fragore. un pericolo, ma ne creano
655 Piombano a terra malvivi, seguiti dall'immensa uno ancor più grave.
rovina della torre, trafitti dalle loro 6.55-6.57. Piombano a ter-
stesse armi e dai tronconi delle travi. A fatica ra malvivi, ecc.: intendi: i
Troiani cadono semivivi a
in uso dal 1200 al 16oo sia 621-631. il riparo degli as- terra, perché sopra di essi
alla fanteria, sia alla caval- salitori: è la testuggine del si abbatte la pesante torre,
leria; qui i Troiani si difen- v. 612. La descrizione della e le loro armi e le schegge
dono con lunghe pertiche ap- battaglia si sviluppa nei par- dei tavolati andati in pezzi
puntite e indurite al fuoco. ticolari: sono i difen~ori che si conficcano nelle loro carni.

www.scribd.com/Baruhk
340 Canto nono

66o. Meonia: cosi era si salvano soltanto il giovinetto Elenore


chiamata la Lidia antica- e Lico. Il primo, nato dall'amore illegittimo
mente; in seguito il nome
« Meonia » rimase soltanto 660 di una schiava Licimnia col re della Meonia,
ad una parte della regione. era stato mandato alla guerra di Troia
662. sebbene non ne aves- dalla madre, sebbene non ne avesse diritto.
se diritto: secondo la legge
romana, cui il poeta sembra Armato alla leggera di sola spada e scudo
alludere, gli schiavi (ed Ele- anonimo, senza insegne (non avendo compiuto
nore era figlio di una schia- 665 ancora nulla di grande), egli appena si vede
va) erano esclusi dal servizio isolato nel mezzo delle schiere latine,
militare.
663-672. Armato alla leg- si scaglia tra i nemici risoluto a morire
gera, ecc.: armato soltanto volgendosi ove piu s'addensano le armi:
di spada e di uno scudo sen- cosi una belva, al centro d'una fitta corona
za alcun fregio. I guerrieri 670 di cacciatori, infuria contro. i dardi, gettandosi
antichi avevano l'abitudine
di fregiare lo scudo con figu- da sé incontro alla morte, sapendo di morire,
razioni che ricordassero i e con un balzo piomba sugli spiedi protesi.
loro combattimenti più glo- Ma Lico, di gran lunga migliore nella corsa,
riosi. - appena si vede iso- fuggendo tra i nemici e le armi raggiunge
lato, ecc.: la torre era stata
costruita all'esterno della pa- 675 le mura. Con un salto cerca di appendersi in cima
lizzata che circondava e di- e afferrare le mani dei compagni. Inseguendolo
fendeva l'accampamento tro- egualmente veloce, con l_a lancia levata,
iano; perciò i soldati, che
la occupavano, precipitarono Turno grida superbo: « Pazzo, speravi forse
con essa tra le schiere lati- di sfuggirmi? ». E lo acchiappa mentre penzola ancora
ne, e il giovane guerriero, 680 dall'appiglio, e lo strappa con gran parte del muro:
rimasto illeso, non si arren- come l'aquila, che porta i fulmini di Giove,
de al nemico, ma si difen-
de coraggiosamente, risoluto volando verso il cielo solleva con gli artigli
piuttosto di morire. Nota
come anche questi personag-
gi secondari, creati dalla fan- ecc. : che ansiosa speranza sacro a Marte. Avverti che
tasia del poeta, abbiano tutti in questo gesto, sia da parte il poeta per le immagini
una fisionomia ben definita di chi offre salvezza, sia di delle due similitudini ha
ed una particolare nota uma- chi l'attende; e quanta delu- scelto nella prima una lepre
na. Il coraggio di questo gio- sione subito dopo! e un cigno, nella seconda un
vane infelice, solo nella vi- 68o. lo strappa con gran agnellino: tutti animali ti-
ta, per la sua nascita infe- parte, ecc.: l'espressione met- midi e inoffensivi, la cui
lice, e solo anche ora di te in evidenza l'azione vio- sorte muove a maggiore com-
fronte alla morte, è esaltato lenta di Turno, e la&cia in- passione. Anche in questo
dal poeta latino con la si- travedere lo sforw dispera- caso i commentatori ricor-
milirudine che segue; qua- to, ma inutile di Lico per dano analoghe similitudini
dretto di sapore ·omerico, tenersi attaccato alla paliz- di Omero, « ma - osserva il
ma ravvivato da pennellate zata. · Malesani - quale ricchezza
di originalissima sensibilità 681-686. come l'aquila, di sentimenti e quanta ve-
virgiliana. che porta, ecc.: secondo la rità in quei lunghi, ripetuti
675. in cima: alle difese mitologia, l'aquila era al belati, che sembrano un
dell'accampamento, o alle servizio di Giove e se ne continuo pianto versato dal-
mura, come sono qui chia- stava presso il suo trono, la pecora su Ila sciagura che
mate. sempre pronta a portargli i ha colpito la sua povera
676. e afferrare le mani, fulmini; il lupo era invece creatura! ».

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 341

una lepre od un cigno dal candido corpo; a Priverno, il quale getta


come il lupo di Marte rapisce dall'ovile via lo scudo per posare la
mano sulla ferita fattagli dal
685 un agnellino, invano chiamato dai belati giavellotto di Temilla e se
ddla madre. Dovunque si leva un grido: i Rutuli la vede disgraziatamente in-
assaltano i fossati riempiendoli di terra chiodata al fianco sinistro
e scagliano sulle mura delle fiaccole ardenti. da una freccia scagliatagli
da Capi.
Ilioneo con un sasso, enorme frammento
706. Arcente: un siciliano
690 di montagna, massacra Lucezio che vol~a che aveva mandato il figlio
incendiare una porta: Ugeri dal suo canto al seguito di Enea, quando
abbatte Emazione, Asfia Corineo, l'eroe troiano parti dalla cit-
tà di Aceste.
l'uno col giavellotto, l'altro con una freccia
708-709. con una soprav-
che sorprende, improvvisa, da lontano; poi Cèneo veste, ecc.: con la sopravve-
695 uccide Ortigio; Turno Cèneo ed lti e Oonio ste, o clamide, ricamata, che
e Diosippo e Promolo e Saglili con Ida si distingueva splendidamen-
te per il colore rosso scuro,
che difendeva le alte torri. Ma Capi vendica assomigliante a quello della
la loro morte abbattendo Priverno. Costui ruggine o della porpora di
era stato sfiorato prima dal giavellotto Spagna. II poeta insiste con
700 vdoce di Temilla; gettato folletnente attenzione particolare sulla
bellezza e sulla eleganza di
via lo scudo Priverno aveva messo la mano questo giovane siciliano, co-
sulla ferita, e allora l'alata freccia di Capi me se volesse porlo in evi-
arrivò sibilando, inchiodò quella mano denza al fine di destare mag-
giore pietà per la sua pros-
al suo fianco sinistro, genetrando e rompendo sima atroce fine.
705 gli organi del respiro con ferita mortale. 71o-712. dopo averlo al-
Sulle mura era ritto il figlio di Arcente, levato, ecc.: Arcente aveva
bellissimo d'aspetto, stupendamente armato, fatto crescere ed educare il
con una sopravveste ricamata e splendente figlio nel bosco sacro alla
dea Cibele, presso le rive del
ddla porpora bruna di Spagna: il padre Arcente fiume Simeto, che sbocca nel
710 lo aveva mandato a Enea, doP.O averlo allevato mare non lontano da Cata-
nd bosco di Cibele, lungo il fiume Simeto, nia, e presso l'altare del dio
Palico. In origine i « Palici »
dove sorge l'altare benigno di Palico. erano due, figli di Giove e
Deposto il giavellotto Mesenzio, roteando della ninfa Talia o, secondo
intorno al capo una fionda per tre volte, lasciò altri, Etna, e non si sa quale
715 partire il colpo stridente e col piombo disciolto tradizione Virgilio abbia se-
guito per ricordarne uno so-
dalla velocità gli fracassò la fronte lo. I Palici erano dèi sotter-
gettandolo per terra, in uno spazio immenso. ranei (demoni ctonici) che,
venerati a Palice presso
l'Etna, esigevano in origine
689. Ilioneo con un sasso, sonaggi minori offre al letto- sacrifici umani; più tardi
ecc.: questo combattente e re una immagine concreta però si accontentarono di
gli altri numerosi nominati della grandiosità della bat- riti meno crudeli.
nei versi successivi sono tutti taglia e della strage. 715. piombo disciolto: gli
nomi oscuri, forse creazioni 703-705. inchiodò quella antichi credevano che il
della fantasia del poeta. Ma mano, ecc.: nota la strana piombo con l'attrito dell'aria
la lunga serie di questi per- e pietosa circostanza occorsa si riscaldasse a tal punto

www.scribd.com/Baruhk
342 Canto nono

Ja sciogliersi. Ma qui la lo- Prodezza di Ascanio


cuzione può essere conside-
rata una esagerazione poeti-
ca per dare risalto alla for- Fu per la prima volta allora che - si dice -
za eccezionale di Mesenzio. Julo lanciò una rapida freccia in battaglia (lui
717. in uno spazio immen- 120 solito ad atterrire le fuggitive fiere
so: intendi: il caduto occu- nelle selve!), colpendo di sua mano il potente
pò col suo corpo disteso a
terra un grande spazio; cioè Numano, detto Remulo, da poco tempo sposo
l'espressione vuoi significare della sorella minore dc;l gran Turno. Numano
che il figlio di Arcente era marciava all'avanguardia, borioso per la recente
Ji statura gigantesca.
725 parentela col re, e vomitava ingiurie:
PRODEZZA DI AscANIO
« Non avete vergogna di essere assediati
( 7 18-8o3 ). - Durante l'as- per la seconda volta, o Frigi già due volte
salto degli I talici, il forte vinti, opponendo un muro alla morte? Eçco quelli
Numana, che aveva sposato che chiedono per sé le nostre donne, a forza!
una sorella di Turno, rin-
faccia ai T roiani di starse- 730 Quale Dio, che pazzia vi ha condotto in Italia?
ne chiusi paurosamente nelle
fortificazioni del campo e aveva circa quindici anni e cui erano venuti i fondatori
Ji condurre una vita effemi- finora si era esercitato a ti- della stirpe romana. Sennon-
nata, mentre gli ftalici con- rar d'arco soltanto cacciando ché questa versione non coin-
ducono una vita di faticoso animali selvaggi, ora per la cideva con il pensiero di
lavoro nei campi e nell'eser- prima volta si cimenta in Virgilio, il quale riteneva
cizio delle armi. Ascanio non un'azione di guerra. che il popolo troiano, pur
sopporta le offese arroganti 724. della sorella minore vincitore, fu poi rapidamen-
di Numana e con una frec- del gran Turno: il poeta non te assorbito dai vinti fino
cia lo abbatte al suolo con dice il nome di quella sorel- a perdere il suo nome e la
le tempie squarciate. Apollo, la minore; l'al tra so re Ila di sua stessa fisionomia, così
assiso sopra una nube, am- Turno era Giuturna, ninfa che furono i popoli italici,
mira il valore di Ascanio, e latina, cui nel Laz1o erano rudi e bellicosi, che, con-
sceso sulla terra con le sem- consacrati ruscelli e fonti. servando intatti i propri ca-
bianze del vecchio Bute, aio 726-732. Non avete vergo- ratteri originari, trasmisero
di Ascanio, esorta il giovi- gna, ecc.: questo discorso alla stirpe romana le pro-
netto ad esser pago della vit- di Numana, pur essendo in prie impronte. - per la se-
toria ottenuta ed a ritirarsi vari punti bellissimo per al- conda volta: allude all'asse-
dalla battaglia. Nell'allonta- cuni particolari felicemente dio dei Greci. -già due vol-
narsi il dio svela la sua pre- indovinati, è stato variamen- te ~inti: una volta da Er-
senza e i capi inducono Asca- te giudicato dalla critica. An- cole (VIII, 336 sgg.), la se-
nio ad abbandonare il com- zitutto per la sua lunghezza, conda dai Greci.- opponen-
battimento. che appare eccessiva nel con- do un muro alla morte: ten-
testo della descrizione di una tando di evitare la vostra di-
7 I 8. si dice: il poeta non lotta accanita; poi anche per- struzione (morte) con la so-
si assume la responsabilità ché, in un poema destinato la difesa di un muro, rifiu-
della notizia, ma per dare ad esaltare le glorie nazio- tandovi di affrontare l'avver-
maggiore solennità al rac- nali di Roma; Virgilio non sario in campo aperto. -
conto e sottolineare il peso avrebbe dovuto introdurre, Ecco quelli ... le nostre don-
morale che il successo ebbe sia pure per bocca di un ne- ne: l'espressione è generica,
sui Troiani, preferisce attri- mico, le critiche e i pregiu- ma allude a Enea, cui Lati-
buirla alla tradizione. dizi ostentati volentieri dai no aveva promesso in isposa
719. ]ula lanciò, ecc.: il Romani contemporanei del la figlia Lavinia, già fidan-
giovane figlio di Enea, che poeta contro l'Oriente da zata a Turno. - Quale dio,

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 343

Qui non ci sono Atridi, né il parolaio Ulisse: poli vicini, che in quell'età
ma una razza indurita dall'origine. Noi era ammesso dal comune di-
ritto. lnvero, in questo di-
portiamo al fiume i bimbi appena nati, temprandoli scorso non è Numana che
col gelo e l'acqua; cresciuti, ma ancora piccoli, vanno parla, ma Virgilio che trac-
735 a caccia scorrendo i boschi; i loro giochi sono cia un quadro splendido dei
domare i cavalli selvaggi, scagliare le frecce con l'arco. costumi e del carattere del-
La nostra gioventu è abituata al poco l'antica stirp~ italica, valo-
rosa e semplice, sobria e la-
e resistente al lavoro; o rompe col bidente boriosa, contadina e guerrie-
le zolle o rovescia in guerra le città. ra. Cosl il poeta mantovano
740 Consumiamo nelle armi tutta la vita, col fondo dimentica che le parole so-
no pronunciate da Numana,
dell'asta pungoliamo il dorso dei giovenchi: la cui figura è grottesca; e
la tarda vecchiaia non ci priva di forza manifesta tutto il suo entu-
e di coraggio, copriamo con l'elmo i capelli bianchi, siasmo per la serena e vigo-
sempre ci piace vivere di rapina e raccogliere rosa semplicità della vita
agreste delle antiche popola-
745 prede. Ma invece voi preferite una veste zioni italiche in contrasto
dipinta di croco e di porpora lucida, con il lusso e i costumi cor-
vi piacciono gli ozi, vi piacciono le danze, rotti della società romana
le tuniche con le maniche, le mitre col soggolo. del suo tempo.
74.5-7.54· Ma invece voi
O donnette di Frigia (poiché non siete uomini): preferite, ecc.: il « croco »
750 andate per i gioghi del Dindimo, ove il flauto è una tinta giallo-zafferano,
a due canne risuona con dolce melodia! la « porpora lucida » è il
Vi chiamano lo zufolo Berecinzio ed il timpano rosso-porpora comune: l'uno
e l'altro colori vistosi e deli-
della madre dell'Ida: lasciate le armi cati adatti alle donne, non
agli uomini veri, rinunciate alla guerra! » all'uomo. - le tuniche con le
755 Ascanio non tollerò le bravate e le ingiurie maniche: le tuniche con le
di Numano: incoccata una freccia veloce maniche lunghe erano indi-
zio di mollezza. - le mitre
col soggolo: la mitra era una
che pazzia, ecc.: Numana quale i bimbi ancor teneri specie di cuflia o berretto
sembra avere un pensiero di vengono tuffati nelle acque frigio, trattenuta sul capo
commiserazione per i Troia· gelide dei fiumi, quasi come da due nastri annodati sotto
ni, i quali, se sono venuti in iniziazione alla vita, che nel- il mento. Tale acconciatura
Italia senza prevedere i peri- la sua realtà è dura, perché era stata introdotta a Roma
coli ai quali sarebbero an- intessuta di stenti e di peri- ai tempi di Virgilio, e ai Ro-
dati incontro, sono, egli di- coli. Cosl le loro occupazio- mani che generalmente an-
ce, o dei pazzi o sono vit- ni dalla nascita alla vecchiaia davano a capo scoperto, do-
time della vendetta di un sono un esercizio costante vette sembrare ridicola e se-
dio. - Atridi... Ulisse: nella di forza e di coraggio: i gno di mollezza. - O donnet-
foga del discorso Numana giochi dei fanciulli sono la te di Frigia, ecc.: Numana
getta il discredito, ingiusta- caccia nei boschi, domare i conclude l'apostrofe ai Tro-
mente, su Agamennone e Me- cavalli, scagliare le frecce iani con l'insulto che più
nelao (Atridi) e su Ulisse. con l'arco; le occupazioni offende un guerriero, ché li
732-74.5. Noi portiamo al degli uomini maturi, lavora- invita a deporre le armi ed
fiume, ecc.: alla fiacchezza, re i campi ed esercitarsi nel- a recarsi sul monde Dindi-
di cui accusa i Troiani, Nu- l'uso delle armi, e quelle dei mo (monte della Frigia sa-
mana contrappone l'energia vecchi caceiare la selvaggina cro a Cibele, per cui la dea
del popolo italico, presso il nei boschi e predare i po- era detta anche Dindimene)

www.scribd.com/Baruhk
344 Canto nono

a danzare come le donniccio- sul nervo equino, stette di fronte all'avversario,


le in onore della dea al suo- poi, stese le due braccia in senso opposto, fermo
no del doppio flauto (detto supplicò Giove pregandolo con questo voto: «Giove
bere.::inzio perché usato nel
villaggio frigio di Berecinto, 760 Onnipotente, assisti la mia impresa. lo stesso
ove la dea aveva un culto porterò nel tuo tempio doni solenni, porrò
particolare). . davanti all'altare un candido giovenco
758. poi, stese le due brac-
cia, ecc.: il particolare è dalla fronte dorata, alto come sua madre,
colto con un senso preciso che cozzi già col corno e sollevi la polvere
della realtà. 765 con gli zoccoli! ». Il Padre l'udf e tuonò a sinistra
760. Io stesso: nota la da una zona del cielo tutta serena. Insieme
posizione enfatica di questo
pronome collocato alla fine fischiò l'arco fatale. La freccia vola via
del verso (nel testo latino stridendo orrendamente e penetra nella testa
è all'inizio), come per dire di Numana, piantandosi attraverso le cave
che questi doni personali
non escludono quelli che sa- 770 tempie. «Beffaci ancora, continua ad insultare
ranno aggiunti da Enea al il valore! I Troiani due volte vinti danno
suo ritorno. questa risposta ai Rutuli ». Ascanio non aggiunge
763. dalla fronte doratti: altro. I Teucri lo applaudono con calore, fremendo
allude al costume di indora- di gioia, incoraggiati da quel gesto superbo.
re le corna delle vittime.
764. che cozzi, ecc.: sono 775 In cielo, seduto su una nuvola, Apollo
indicazioni che dimostrano dai lunghi capelli guardava dall'alto
la robustezza e l'aggressività l'esercito italico e il campo. Alla vis~a di Julo
degli animali. vittorioso: « Sia gloria - esclama - al tuo valore
765-766. e tuonò... sere-
na: il tuono a sinistra e a nascente! Ecco la strada che ti leverà agli astri,
cielo sereno era considerato 780 figlio di Dei, futuro padre di Dei! È fatale
di buon augurio. e giusto che le guerre a venire abbian termine
770-772. Beffaci ancora, sotto la stirpe d' Assaraco: Troia è davvero piccola
ecc.: nonostante il tono sar-
castico e amaro, sono pa- per te». Scende dal cielo fendendo l'aria e muove
role semplici e fiere, degne verso Ascanio. Il suo volto s'è trasformato in quello
di un autentico eroe. - due
volte vinti: come aveva det-
to Numano (726-728). di dèi: Anchise, nonno d'A- zia, che i discendenti di As-
775· seduto su una nuvo- scanio, discendeva da Dar- saraco (la casa Giulia) diano
la: l'atteggiamento di un dano, figlio di Giove e di al mondo la pace; perciò
dio, che seduto sopra una Elettra; Enea, padre di Asca- Troia è veramente troppo
nube assiste dal cielo allo nio, era figlio di Anchise e piccola per contenere la tua
svolgersi dei fatti umani, è di Venere; da- Ascanio di- gloria; cioè, tu sei destinato,
frequente nei poemi epici scenderanno il divo Giulio e con te i tuoi discendenti,
dell'antichità classica; e A- Cesare e il divo Augusto. Il ad un impero che si esten-
pollo, che aveva sempre avu- poeta non si lascia sfuggire derà ben oltre i confini di
to a cuore gli eventi dei Tro- l'occasione di esaltare la fa- una piccola città. Virgilio si
iani e un giorno sarà il nu- miglia di Augusto, ma quan- serve qui delle parole che
me tutelare della gente Giu- ta misura e quanta dignità Filippo II, re di Macedo-
lia, non poteva rimanere in- sono nella lode! nia, rivolse al figlio Alessan-
differente alla prima prova 780-783. È fatale e giusto, dro: « O figlio, cerca ti un
di valore del figlio di Enea. ecc.: intendi: il fato vuole, regno che sia pari a te, per-
780. figlio di dèi .. padre e lo vuole anche la giusti- ché la Macedonia non può

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 345

785 del vecchio Bute: un tempo scudiero d'Anchise e 795· o fanciullo, abbando-
[guardia na la lotta!: la parola « fan-
ciullo », che precede l'ordi-
fedele della sua porta, da Enea poi dato a Ascanio ne di non partecipare oltre
come custode e amico. Il Dio avanzava, simile alla guerra, ha un valore e
punto per p1mto al vecchio, nella voce, nelle armi un significato particolari. Al
dal suono tremendo, nei bianchi capelli, nel colore; fanciullo, creatura fragile e
candida, devono essere ri-
790 finché giunto all'ardente Julo gli dice: «O figlio sparmiati gli orrori della
d'Enea, ti basti avere ucciso impunemente guerra.
col tuo dardo Numano: il grande Febo ti dona 798. I Teucri riconobbero
questa prima gloriosa vittoria, senza invidia il Dio: sul punto di partire,
gli dèi, che per qualche mo-
per un colpo che eguaglia i suoi. Ma adesso basta, tivo si erano presentati agli
795 o fanciullo, abbandona la lotta ! ». Nel bel mezzo uomini nascosti sotto altre
del discorso Apollo lasciò l'aspetto umano, forme, nell'andarsene si fa-
cevano in qualche modo ri-
svaru lontano dagli occhi nell'aria leggera. conoscere, affinché il loro
I Teucri riconobbero il Dio e le frecce sacre, intervento avesse maggiore
sentirono la faretra suonare nella corsa. efficacia. Qui Apollo si fece
~00 Grazie alle sue parole e alla sua volontà riconoscere partendo in fret-
ta, cosi che i dardi della sua
trattengono Ascanio avido di combattere faretra fecero rumore.
e tornano di nuovo in battaglia esponendo
di nuovo le loro vite all'aperto pericolo. LA PORTA APERTA: PANDA-
ROE BrzrA (804-863).- Due
giovani troiani di statura gi-
gantesca e di straordinario
La porta aperta: Pandaro e Bizia valore, Pandaro e Bizia, a-
prono la porta affidata alla
loro custodia e sfidano i ne-
Un grido corre per tutte le torri, lungo le mura; mici ad entrare nell'accam-
805 tendono i duri archi, scagliano i giavellotti pamento. I Rutuli cercano di
entrare, ma sono uccisi. Tur-
no ne è informato e vi ac-
corre immediatamente, ab-
contenerti >>. Così la prima Numano: Apollo nelle sem- batte Bizia e fa strage di
azione di guerra di ] ulo è bianze del vecchio Bute elo- nemici. Pandaro, visto ca-
idealmente congiunta alla fi- gia l'azione di Julo: Nu- dere il fratello e scompigliati
ne di tutte le guerre e alla mano era un avversario tra i Troiani, chiude la porta,
pace universale proclamata i più valorosi; ma lo avverte ma non s'avvede che Turno
da Augusto dopo la batta- anche del grande pericolo è rimasto dentro il campo.
glia d'Azio. corso: se tu non l'avessi uc- I T roiani, riconosciuto il
78 5. vecchio Bute: certa- ciso ti avrebbe fatto pagar principe dei Rutuli, si dànno
mente non è il Bute incon- caro il tuo ardire. alla fuga. Solo Pandaro osa
trato nel c. V, v. 395, e forse 793· senza invidia: secon- affrontarlo, e gli vibra un
neppure quello nominato al do gli antichi le divinità ave- colpo di lancia terribile, che
verso 85r del canto XI, ma vano, seppur in misura mi- però Giunone prontamente
un fedele scudiero e poi cu- nore, le virtù e i difetti devia. Turno allora, col fa-
stode della casa di Enea, cui degli uomini; perciò gli dèi vore della dea, gli si avventa
ora l'eroe troiano ha asse- erano gelosi delle loro pre- contro e lo uccide.
gnato il compito d'istitutore rogative, e si vendicavano
del figlio. degli uomini che ardivano 804. Un grido corre, ecc.:
791-792. impunemente ..... gareggiare con essi. l'azione vittoriosa di Asca-

www.scribd.com/Baruhk
346 Canto nono

nio e il riconoscimento di col propulsore. Il suolo è cosparso di dardi,


Apollo dànno nuovo vigo- gli scudi e i cavi elmi rimbombano sotto i colpi:
re e speranza ai Troiani, i
quali s'incoraggiano l'un l'al- s'impegna un'aspra battaglia. Cosi la pioggia che viene
tro a combattere con raddop- dall'ovest, sotto le stelle umide dei Capretti,
piato ardore. 810 sferza la terra; cosi le nuvole precipitano
8o8-813. Così la pioggia, molta grandine in mare, quando Giove, furioso,
ecc.: l'intensificato lancio
di giavellotti e di altri pro- fa roteare sul vento una tempesta d'acqua
iettili è paragonato alla piog- stracciando per tutto il cielo i nuvoloni gonfi.
gia che flagella la terra dal- Pandaro e Bizia - figli di Alcanore ideo
l'ottobre al dicembre. I Ca- 815 allevati nel bosco di Giove dalla NWa
pretti sono due stelle della
co~ellazione dell'Auriga, che }era, uomini grandi come abeti dei monti
sorgono all'inizio di ottobre della patria - spalancano la porta che per ordine
e tramontano in dicembre, dei capi difendevanq. Sono tanto sicuri
e poiché questo periodo di
tempo corrisponde alla sta- di sé da sfidare il nemico ad entrare
gione delle piogge, gli anti- 820 nelle mura. Si tengono a destra e a sinistra
chi dicevano che i Capretti dei due battenti, grandi come torri, coperti
portano piogge e tempeste. di ferro, in un barbaglio di lucenti pennacchi:
814. ideo: abitatore del
monte Ida. sembrano querce gemelle che s'innalzino aeree
819. da sfidare il nemico, al bordo d'un limpido fiume, sulle rive del Po
ecc.: è una sfida che suona 82S o accanto all'Adige allegro, e levino sino al cielo
ironia, ma è anche estrema- le cime mai potate, ampiamente ondeggianti.
mente pericolosa; ai due gi- Vedendo aperta la porta i Rutuli si precipitano;
ganti sembra viltà difendersi
dalle mura, ma il loro gesto ma subito Quercente, Aquicolo dalle armi
è un rischio temerario. belle, il focoso Tmaro ed il marziale Emone
823-826. sembrano quer- 830 dovettero fuggire sbaragliati, con tutte
ce, ecc.: il paragone è una le loro truppe, o lasciare sulla soglia la vita.
simpatica reminiscenza del Allora in tutti i cuori monta l'ira, i Troiani
paesaggio padano, tanto ca-
ro a Virgilio, che lo ebbe fa- si raccolgono in gruppo davanti a quella porta
miliare negli anni giovanili; ed osano attaccare, tentando una sortita.
e ricorda inoltre quello di 83S Vien riferito a Turno - mentre infuria, spargendo
Omero (Il., XII, 127 sgg.), terrore, in altra parte - che il nemico era sorto
ove anche due giganteschi
eroi greci, Polipete e Leon- a grande strage e aveva spalancato le porte.
teo, che difendono anch'essi Egli interrompe l'azione e acceso di grande ira
una porta del loro accampa- si precipita verso la porta custodita
mento, sono paragonati a
querce dalle alte chiome, po-
ste però non lungo le rive Italici, nei quali la vergo- de' morti - surse cantando a
di un fiume, ma sui monti. gna della sconfitta ha fatto chiedere la guerra».
832. in tutti ; cuori mon- nascere un desiderio ardente 838. acceso di grande ira:
ta l'ira, ecc.: l'espressione si di vendetta. l'orgogliosa e temeraria ini-
riferisce ad ambedue gli av- 836. era sorto: si era sol- ziativa di Pandaro e Bizia,
versari: ai Troiani, in cui il levato, destato, come nel che in fondo era una provo-
successo iniziale raddoppia verso carducciano dell'ode cazione ed una sfida rivolta
il coraggio e l'ardore; agli « Piemonte »: " E il popolo agli Italici, irrita Turno.

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 347

840 dai superbi fratelli. E abbatte col giavellotto corpo gigantesco di Bizia a
per primo Antifate (primo ad affrontarlo) figlio quella degli enormi massi
che il poeta stesso ha certa-
bastardo di Sarpedonte e d'una donna tebana. mente visto fatti precipitare
Il~P.avellotto italico vola per l'aria leggera, in mare a Baia, per costruire
entrando nell'esofago si pianta nd profondo e il molo del porto Giulio e
del torace; lo squarcio della nera ferita le piattaforme sulle quali i
845 Romani amavano far sorgere
sprizza un fiotto spumoso e il ferro si riscalda le loro ville. Baia era un ri-
nd polmone trafitto. Poi Turno abbatte Merope nomato porto di mare, in
ed Erimanto, Afidno, Bizia dagli occhi ardenti, un'insenatura della spiaggia
di Cuma; e per le sue rino-
dal cuore coraggioso. Non lo uccise con l'asta mate sorgenti di acqua calda
850 (non sarebbe mai morto con un'arma normale) era anche un'ottima stazio-
ma con una falarica vdoce come un fulmine ne termale. Perciò era luogo
che lo colpi fischiando: i due strati compa;:ti di villeggiatura preferito dai
Romani, i quali vi costrui-
di cuoio dello scudo e la fida lorica rono numerose ville, come
a doppia maglia d'oro non ressero la percossa. quelle di Pompeo, di Crasso,
855 La mole gigantesca di Bizia piomba al suolo di Cicerone, di C. Mario e
esanime: la terra ne geme, l'immenso scudo più tardi di quelle imperiali.
- euboica riviera: la spiag-
rintrona. Cosi a volte sull'euboica riviera gia di Cuma, così chiamata
di Baia precipita una diga formata perché la città fu fondata da
di cemento e di massi, e cadendo trascina coloni greci provenienti da
Calcide, città dell'isola Eu-
860 una rovina immensa finché sprofonda in mare bea. - Procidtl e Ischia: il
levando in aria altissimi spruzzi e la sabbia nera poeta con il paragone allude
del fondale: a quel rombo tremano Procida e Ischia al mito di Tifeo, il gigante
sovrapposta da Giove al gigante Tifeo. che tentò di detronizzare
Giove e fu da Giove fulmi-
nato e sepolto nel paese
degli Arimi, che Virgilio er-
Turno nell'accampamento troiano roneamente identificò nel-
l'isola d'Ischia, ove il monte
Epomeo era un vulcano for-
Allora il Dio della guerra cresce coraggio e forza temente attivo; e Tifeo rap-
presenterebbe quindi la ter-
842. Sarpedonte: figlio di grossa come una falarica. La ribile forza del fuoco che,
Giove e di Laodamia, re falarica era un grosso gia- pur sepolto sotterra, riesce
della Licia e alleato dei Tro- vellotto pesante e potente ugualmente a prorompere.
iani, fu ucciso da Patroclo che, rivestito di materia in-
sotto le mura di Troia. - cendiaria, veniva scagliato
donna tebana: donna nata a con la catapulta. Ma Turno TURNO NELL'ACCAMPAMEN-
Tebe, che non è la città, più è tanto robusto che la sca- TO TROIANO (864-926). - [
famosa, della Beozia, ma una glia con la mano. Troiani fuggono e Turno
città della Misia, regione del- 8.57-863. Cosi a volte, ecc.: continua la strage. Se l'eroe
l'Asia Minore confinante con l'atterramento del gigante Bi- rutulo avesse aperto la por-
la Troade. zia è un fatto eccezionale, ta ai suoi compagni, invece
8.51. ma con una falarica, e il poeta lo illustra con una di rincorrere gli avversari cd
ecc.: la robustezza di Bizia similitudine tolta dalla viva uccider/i, quello sarebbe sta-
non poteva essere fiaccata da realtà, come ama fare sem- to l'ultimo giorno per i
un dardo comune; e Turno pre in circostanze analoghe. Troiani, dei quali nessuno
lo colpisce con una lancia C'.osl paragona la caduta del gli oppone rcJistenza.

www.scribd.com/Baruhk
348 Canto nono

866. Fuga ... Timore: so- 865 ai Latini, incitandoli acutamente, insinuando
no personificazioni, che an- fra i Troiani la Fuga ed il nero Timore.
che Omero immagina figli di
Ares (Marte) e suoi compa- I Rutuli arrivano qui da ogni parte, eccitati
gni nella mischia (Il., IV, dal Nume bellicoso, per combattere. Pandaro
440 ). Il Timore è detto nero, come vede il fratello cadere morto, la sorte
perché priva la mente della 870 avversa e la situazione difficile per i Troiani,
serenità ed è causa di errori
e di morte. gira con molta forza la porta sui suoi cardini
spingendola con le spalle; lascia parecchi dei suoi
875. Pazzo: che non s'ac-
corse, ecc.: « è una di quel- tagliati fuori del vallo nella terribile mischia,
le esclamazioni soggettive mentre ne salva molti mettendoli al sicuro.
che attestano la squisita sen- 875 Pazzo: che non s'accorse del re rutulo, entrato
sibilità di Virgilio. Le figu-
re, create dalla sua fantasia, d'impeto insieme ai fuggiaschi! Cosi lo chiuse nel campo
non sono mere finzioni poe- come un'enorme tigre fra le pecore vili.
tiche, ma personaggi ricchi Appena dentro, un lampo gli balenò dagli occhi,
di umana realtà, che gli le sue armi tuonarono orrendamente. In testa
strappano dall'animo parole
di lode e di biasimo» (G. B. 880 gli tentenna un pennacchio color del sangue, lampi
Malesani). sprizzano dallo scudo: gli Eneadi spaventati
876. insieme ai fuggiaschi: riconoscono subito quel volto odioso e quel corpo
erano i combattenti troiani immane. Allora Pandaro gigantesco si lancia
che combattevano all'ester- contro di lui, infuriato per il fratello morto,
no della porta e che, accor-
tisi che Pandaro la chiude- 885 gridandogli: « Non sei nella reggia dotale
va, si precipitarono a cerca- di Amata e nemmeno tra le sicure mura
re salvezza nell'interno del d'Ardea: tu vedi il campo nemico da dove
campo. non uscirai vivo!». Ridendo tranquillamente Turno
877. come un'enorme ti- rispose: «Se hai coraggio vieni avanti per primo;
gre, ecc.: la similitudine non
corrisponde alla realtà. Il 890 racconterai a Priamo che qui c'è un nuovo Achille».
poeta, per dare risalto al va-
lore di Turno, annulla la
capacità di difesa dei Troia-
ni, i quali invece, pur sor- Amata, ecc.: Amata, moglie penetrato di proposito nel-
presi e conturbati dalla pre- del re Latino e sorella di l'accampamento troiano.
senza del re dei Rutuli, san- Venilia, madre di Turno, 889-890. Se hai coraggio
noi riprendersi e lottare con aveva promesso in isposa al vieni, ecc.: Turno risponde
crescente energia, primo fra nipote la figlia Lavinia, con a Pandaro e lo sfida secca-
tutti Pandaro che, infuriato, l'intento che alla morte del mente a combattere, non a
vuoi vendicare la morte del marito il regno di Laurento chiacchierare; indi, sicuro di
fratello. passasse al re dei Rutuli; poterlo vincere, gli prean-
perciò la « reggia » di Lau- nuncia ironicamente la mor-
88o. color del sangue: rento poteva in realtà esse- te, seppure con l'accenno
« tocco indovinato di colo- re considerata la dote di La- eufemistico a Priamo, cui
re », annota il Malesani in- vinia. Ma questa allusione, Pandaro porterà la notizia
tuendo con spiccato senso come anche quella successi- che fra i Teucri esiste un
dell'arte il valore dell'espres- va di Ardea, la capitale del nuovo Achille, non meno va-
sione, « che anticipa abil- regno dei Rutuli e residenza loroso e forte dell'Achille
mente la visione dell'immi- di Turno, sono insinuazioni che sotto le mura di Troia
nente strage». offensive e ironiche, come se gli aveva ucciso il figlio E t-
885-888. reggia dotale di l'uccisore di Bizia non fosse tore.

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 349

Pandaro con tutta la forza lancia un'asta nodosa, morte, assomiglia a quello di
non scortecciata: il ferro va a vuoto, deviato Pallade (Il., XX, 438 sgg.),
che devia l'asta scagliata con
dalla Saturnia Giunone, si pianta nella porta. forza dal troiano Ettore con-
« Ma non eviterai questa spada - gli grida tro Achille.
895 Turno- che la mia mano brandisce con una forza 898. alle guance imberbi:
cui non potrai sfuggire! ». Levando in alto la spada Pandaro, come il fratello Bi-
zia, è ancora adolescente, no-
avventa un colpo tremendo: la lama spacca la fronte nostante la statura gigante-
fendendo in due la testa sino alle guance imberbi. sca; perciò la sua fine è an-
La terra romba, percossa dal peso enorme: Pandaro cor più impressionante e do-
900 allunga nella morte le armi insanguinate lorosa. La morte di Pandaro,
cui segue la macabra descri-
e il corpo esanime; il capo diviso in due parti eguali zione dei terribili effetti pro-
gli pende di qua e di là, sull'una e l'altra spalla. dotti dalla spada di Turno,
Sconvolti dalla paura i Teucri si disperdono. giustifica la scena dei Troia-
Se Turno avesse pensato a rompere i battenti ni impauriti e fuggenti, che
il poeta si accinge a descri-
90S e far entrare i compagni, quel giorno era l'ultimo vere. ·
della guerra e di tutta la stirpe troiana; 904. a.rompere: abbattere,
ma l'ira ed una cieca sete di sangue fanno non apru:e. Turno non era
sf che corra infuriato contro i nemici ... Prima il tipo che perde tempo a
far le cose, come gli uomini
uccide Faleri e Gige al quale taglia il garretto; comuni; egli non avrebbe
910 tolte le lance ai morti le scaglia nella schiena aperto la porta maneggiando
dei fuggiaschi. Giunone gli dà coraggio e forza. chiavistelli, ma l'avrebbe ab-
Manda a far compagnia ai primi morti Ali battuta.
907. ma l'ira ed una, ecc.:
e Fegeo, al quale rompe lo scudo, poi uccide l'ira e la violenza, che l'ac-
Alcandro, Noemone, Pritano, Alio, che ignari compagna, ottenebrano la
915 della sua presenza stavano sulle mura mente e impediscono di fare
a combattere. Incontro gli va Linceo, chiamando la scelta migliore. Cosl Tur-
no, accecato dal furore e
in aiuto i compagni; addossato al bastione dalla sete di sangue nemico,
sulla destra Turno vibra la spada e d'un colpo non seppe approfittare dello
gli spicca il capo con l'elmo gettandolo lontano. scompiglio dei Troiani pro-
920 E' uccide ancora Amico, terrore delle belve, dotto dalla morte di Panda-
ro, aprire la porta, far en-
il piu bravo di tutti nell'ungere di sua mano trare gli ltalici, occupare il
le frecce di veleno; Clizio figlio di Eolo; campo troiano e por fine alla
Creteo caro alle Muse, loro seguace, sempre guerra.
amante della cetra, dei canti, dell'accordo 911. Giunone gli dà corag-
gio, ecc.: la presenza della
925 tra versi e suono, che sempre celebrava i cavalli,
dea Giunone, se attenua da
le cruente battaglie, le armi degli eroi. un lato la gloria di Turno,
giustifica lo sgomento dei
891-893. un'asta nodosa, l'asta veniva invece passata T roiani, tra i quali il feroce
ecc.: l'asta scagliata da Pan- sulla fiamma e quindi pulita re dei Rutuli compie una
daro, cosl rozza e selvaggia, e levigata. - deviato dalla strage orrenda, che il poeta
è in carattere con il gigante Saturnia Giunone, ecc.: l'at- descrive elencando una mo-
nato e cresciuto nei boschi to di Giunone, che devia l'a- notona serie di personaggi
del monte Ida. Di solito sta e salva Turno da sicura oscuri.

www.scribd.com/Baruhk
350 Canto nono

~NÈSTEO E SERESTO. LA Mnèstco e Scresto: la ritirata di Turno


RITIRATA DI TURN0(927-976).
- Mnèsteo e Seresto rimpro
verano aspramente i Troiani Finalmente i due capi troiani, Mnèsteo e il fiero
che fuggono dinanzi a Tur- Scresto, avvertiti della strage dei loro
no e li incitano alla resisten- accorrono: e vedono i compagni dispersi
za. Così Turno, costretto a
difendersi da tutto l'esercito 930 .e il nemico nel campo. Allora Mnèsteo grida:
troiano, si ritira. ,a poco . ,, « Dove pensate mai di fuggire? Che mura
-poco, non senza però conti-
nuare la strage. Gicwe man·
oltre a queste potranno difendervi? Un solo uomo
da Iride ad ammonire f'li mortale,. cittadini, per di piu circondato
nacciosamente . Gùme-ne '" · dai vostri bastioni, avrà menato tanta
desistere dal proteggere· l'e-
roe rutulo, e la regin.1 Jegli 935 strage nel nostro campo impunemente? Avrà
dèi non osa più snii<!Iterlo. spedito all'Orco tanti giovani scelti? Vili,
Così Turno, incal;;;t~!o S<'"' non avete vergogna e pietà della patria
pre più dai Troùmi, giuiiJ!.<'
alla riva del Ten.'re e d'un infelice, dei vecchi Dei e del grande Enea? ••
salto si getta nel fiume e ri Accesi da tali parole i Troiani si fermano
torna incolume fra i suoi. 940 e fanno fronte in schiera complltta, rassicurati.
A poco a poco Turno si ritira, avviandosi
927. Finalmente i due ca- verso il fiume e la parte del campo circondata
pi, ecc.: la lunga durata della dall'acqua: visto ciò i Troiani lo incalzano
strage è sottolineata dal poe-
ta con « finalmente >>, che in- con piu ardore levJndo delle grida terribili
troduce nel racconto i due 945 e serrando le file. Come quando una banda
capi troiani, nominati da di cacciatori incalza con le aste un leone
Enea, prima di partire, « re- tremendo, e quello fiero, spaventato, con occhi
sponsabili di un'eventuale
difesa del campo» (216-217). feroci rincula, poiché gli proibiscono
931-938. Dove pensate di voltare la schiena il coraggio e la rabbia,
mai, ecc.: sono interrogativi 950 né pur volendolo può farsi strada tra le armi
che esprimono, nello stesso
tempo, meraviglia e sdegno,
come per dire che essi erano 940. in schiera compatta: la destra e la sinistra del-
lontani dal pensare che i i Troiani, fuggendo, si era- l'accampamento, il quale per-
Troiani potessero giungere a no sparpagliati e dispersi; ciò si apre sul mare ». Tur-
tal punto di viltà e di stol- ora, rincuorati dalle parole no, quindi, si ritira a destra,
tezza.- Un solo uomo, ecc.: dei due capi, ricompongono verso la riva del Tevere.
motivo della meraviglia e le file in ordine di battaglia. 947-952. e quello fiero,
dello sdegno è il fatto as- 942. verso il fiume e la spaventato: e il leone fiero,
surdo che i Troiani fuggano parte, ecc.: << l'accampamen- intuito il pericolo ... Perciò il
senza sapere dove (l'unica to - spiega il Sabbadini - era leone non si ritira per pau-
loro difesa è il campo), e sulla riva sinistra del Teve- ra, che sarebbe cosa assurda
che un uomo solo, chiuso en- re, in prossimità del mare; in lui, ma indietreggia guar-
tro bastioni nemici, possa la destra di esso guarda il dando con occhi feroci i
compiere tanta strage impu- Tevere, la sinistra la pianu- cacciatori. Così anche Tur-
nemente. In tal modo essi ra latina. Per orientarsi sulla no, il quale di fronte al nu-
dimostrano di avere dimen- sua posizione, si supponga mero grande degli avversari
ticato ogni dovere verso la di esserci dentro e guardare non si lascia trasportare dal·
patria, gli dèi e lo stesso verso il mare; la destra e la l'istinto, che lo inciterebbe
Enea. sinistra di chi guarda sono a lanciarsi contro gli inse-

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 351

e gli uomini; cosi Turno esitando indietreggia sangue e di polvere è nero


lentamente e ribolle d'ira. Ancora due volte come la pece. - un anelito
si lancia tra i nemici, spingendoli in fuga affannoso: un respiro fre-
quente, faticoso. Nota come
disordinata; ma subito muovono contro di lui i segni della stanchezza sia-
95S da tutto l'accampamento, in tanti. Ed egli è solo, no colti con un senso preci-
privo anche dell'aiuto di Giunone. Poiché so della realtà.
Giove aveva spedito dal cielo a sua sorella 975-976. librato sull'acqua
calma, ecc.: l'immagine del
la messaggera aerea, Iride, con un ordine
Tevere, che accoglie Turno
irrevocabile: Turno deve lasciare subito nelle sue acque e, sospeso
960 le mura dei Troiani. (librato) sulla sua corrente,
E il giovane non riesce lo deterge dal sangue e lo
consegna lieto ai suoi com-
a resistere oltre, né con lo scudo né pagni, in contrasto evidente
con la spada: talmente è sommerso dai dardi con il suo favorevole com-
scagliati da ogni parte. L'elmo intorno alle tempie portamento verso Enea rac-
contato nel canto precedente
965 risuona d'un continuo tintinnio, l'armatura (vv. 43 sgg.), è, si chiede
di spesso bronzo si rompe sotto i sassi, il cimiero Guido Vitali, il risultato di
sull'elmo non c'è piu e lo scudo non basta una dimenticanza del poeta,
od è una cosa voluta, « qua-
ai colpi: i Troiani ed il fulmineo Mnèsteo si a significare che il fiume
in persona raddoppiano le puntate di lancia. è sensibile al mirabile eroi-
970 Senza respiro. Per tutto il suo corpo ruscella smo del giovane che ha com-
battuto per la sua terra? ...
il sudore in un nero rigagnolo, un anelito Ma forse, - continua il Vita-
affannoso gli scuote le membra stanche. Allora li, - qui la persona divina del
armato cosi com'è si getta con un salto fiume non è in gioco; for-
se quell'accoglienza benigna
a capofitto nel fiume: il Tevere lo accoglie delle acque è soltanto la rap-
915 con la sua bionda corrente, librato sull'acqua calma, presentazione materiale del
lavato dalla strage lo rende lieto ai compagni. sollievo provato da Turno
nel trovarsi in esse, della
felicità con cui egli si muo-
ve, pur essendo ancora nel-
guitori, ma si nura dimo- 970 ruscella: cola, scende l' armatura, della sicurezza
strando orgoglio e prudenza. abbondante come fosse un con cui per esse egli si di-
957· a sua sorella: Giuno- ruscello. rige verso i suoi, salvo, vit-
ne è figlia, come Giove, di 971-972. in un nero riga- torioso, lieto, dopo si mi-
Cronos (il latino Saturno). gnolo: il sudore misto di rabile prova di valore».

Commento critico

Con il canto IX inizia la narrazione dei fatti di guerra, l'ultima e più dramma-
tica fase del poema virgiliano. Essa occupa gli ultimi quattro libri e, ispirandosi per
molti versi all'Iliade, contiene più frequenti reminiscenze omeriche di pensiero e
di forma. Il motivo dominante, la guerra, ha ristretto molto l'elemento avventuroso

www.scribd.com/Baruhk
3 52 Canto nono

e georgico, presente in modo notevole nei canti precedenti, e abbondano invece gli
episodi di cui il valore e la forza sono gli elementi indispensabili. Tuttavia questa
nuova fisionomia non compromette l'unità organica del poema; i fatti narrati !n
questi ultimi canti sono la conseguenza logica del racconto precedente, il quale senza
di essi non avrebbe senso.
La lontananza dal campo troiano di Enea, consigliato dal dio Tiberino di recarsi
nella città di Pallanteo, ove il re Evandro a sua volta gli consiglia di recarsi a chi~·
dere l'alleanza e l'aiuto degli Etruschi, determina l'attacco di Turno all'accampa-
mento troiano, che costituisce l'argomento del canto IX. Enea e i Troiani non
s'aspettavano di essere assaliti cosl presto, cioè nel giorno successivo a quello della
partenza di Enea, e speravano di poter accrescere le loro file, molto meno folte di
quelle degli Italici, con l'arrivo degli alleati. Ma Giunone non aveva perduto tempo
a mandare Iride, la sua messaggera, a scuotere Turno dal suo torpore; e Turno, cui
Iride aveva detto che Enea «è arrivato sino alla lontanissima Corito, dove arma un
esercito !idio» (11-13), se poteva trascurare l'alleanza del solo Evandro, di cui cono-
sceva le forze esigue, non rimase indifferente a quella degli Etruschi. E il giorno dopo
attacca il campo troiano.
Gli episodi di coraggio e di valore in questo primo contatto fra assedianti e
assediati sono numerosi da ambedue le parti; ma il canto non è tutto rercorso dal
contrasto delle armi e dagli orrori della guerra. Si leggono spesso qua e là tratti pro-
fondamente umani, e non di rado anche certe scene terrificanti sono illuminate e
ingentilite da un'immagine o dall'intervento diretto del poeta con un pensiero o
un'osservazione dettatigli dal suo grande cuore. Ma al canto dà un'impronta di alta
poesia soprattutto l'episodio di Eurialo e Niso, che ne occupa la parte centrale e
costituisce, sullo sfondo di un nobilissimo amor di patria, l'esaltazione più eloquente
dell'amicizia perfetta e sincera, del senso del dovere e dell'abnegazione fino al sacri-
ficio. Comunemente si dice che Virgilio ha scritto l'episodio traendone lo spunto da
quello omerico di Diomedee Ulisse (Il., X), usciti ad esplorare il campo nemico per
scoprire i piani di Ettore e degli altri capi troiani; ma benché i due racconti si asso-
miglino in molti particolari, molto diversa è la loro ispirazione; cioè mentre il rac-
conto di Omero non va oltre i confini di una narrazione tranquilla e oggettiva, quale
intensa passione e quanta delicatezza di sentimenti nell'episodio virgiliano! Nel
racconto di Virgilio il lettore incontra una successione di scene drammatiche, che
suscitano in lui profonda commozione, e che egli ammira paventando e soffrendo
con il poeta: sono i pericoli, a cui i due giovani amici vanno incontro, è l'esito sfor-
tunato della loro impresa, è l'orrendo spettacolo offerto dai Rutuli davanti alle mura
del campo troiano, sono le grida disperate della madre di Eurialo alla notizia della
morte del figlio.
Ma nel canto non mancano neppure i motivi georgici diretti soprattutto all'esal-
tazione della campagna «che ha dato alla patria- scrive il Malesani - i cittadini più
valorosi, fucina di eroismo e riserva inesauribile di sane energie. Nessun poeta -
afferma sempre il Malesani - ha saputo fare un quadro così vivo e palpitante di
quella che fu la vita dura e operosa delle antiche popolazioni italiche, le quali, da

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 353

un principio tanto umile, giunsero con la loro indomita virtù a sottomettere il


mondo».
Interessanti sono anche i motivi fantastici e soprannaturali che s'inseriscono
e si confondono con i fatti degli uomini, come Giunone che si serve di Iride per
incitare Turno ad assalire il campo troiano, e salva poi il suo protetto, deviando
l'asta micidiale di Pandaro; la dea Cibele che ottiene da Giove di tramutare in
Ninfe marine le navi di Enea, minacciate di essere distrutte dal fuoco; Apollo che
si commuove, quando dall'alto del cielo vede Ascanio abbattere Numano, ma poi
teme per la sua immunità e, assunte le sembianze del suo precettore, lo sconsiglia a
starsene lontano dalla lotta.
Il canto è quindi complesso; e quantunque non tutte le sue parti siano egual-
men~ vive e vitali, appare come uno dei più belli e più suggestivi dell'intero
poema per la presenza in esso di una varietà di motivi interessanti: dai bellicosi agli
umani, dai fantastici agli storici, dai soprannaturali ai realistici, tutti fusi in una
perfetta armonia.

Galleria di ritratti

Eurialo e Niso.
L'episodio centrale e più significativo del libro, è quello notissimo di Niso ed
Eurialo. Esso s'inserisce tra le due giornate di combattimento, con facile natura-
lezza. Ha il colore dell'ora, ed è tutto caldo, pieno, vivo, senza intoppi e ristagni.
L'idea dell'impresa sorge nella mente di Niso, prima incerta, poi netta e decisa.
Davanti al silenzio e all'ombra, ormai quasi generale, del campo nemico, egli vaga
colla fantasia nel campo delle possibilità, e mentre i capi, i vecchi, discutono, egli,
il giovane, che forse non sa ancora tutta la tristezza e le delusioni della guerra,
sente di poter fare qualche cosa di grande. Le varie possibilità si concentrano in
una sola, quella di attraversare la linea degli assedianti, e portare ad Enea la notizia
dell'improvviso attacco di Turno. Non c'è nella sua decisione nulla d'incomposto,
di temerario. Si direbbe che le sue parole sono pronunciate a bassa voce, guardando
il campo nemico, e sono ancora poco più che una meditazione solitaria. Egli pensa
che quell'ardore possa venirgli dagli dèi, tanto è ormai grande e forte, e gli fa vedere
il suo sogno come prossimo e facile a realizzarsi, ma dubita anche che gli uomini
possan prendere per ispirazione divina, i loro desideri e le loro passioni: « sono,
Eurialo, gli dèi che dànno questo ardore alle menti, o diventa a ciascuno un dio
la sua infausta passione? ».
Il suo primo disegno è di uscir solo dalla città. Non vuoi coin;olgc:re nel rischio
il fanciullo che gli è caro. Egli è ancora troppo giovane, per mettere la sua vita
alla ventura, deve restare, perché ci sia qualcuno che si ricordi di Niso, se la sorte

www.scribd.com/Baruhk
3.54 Canto nono

dovesse èssergli avversa, deve restare perché ha una madre. Ed Eurialo risponde
caparbio ed inconsciamente crudele, come lo sono talvolta i fanciulli, ch'egli vuol
essergli compagno nell'impresa.
I due caratteri sono già perfettamente delineati. Eurialo ha già preso il soprav-
vento sulla malferma saggezza di Niso. Nessuna ambigua sfumatura sentimentale.
Niso è giovane, e la sua prudenza, i suoi timori non possono resistere all'ardore
ch'egli ha destato nell'animo del fanciullo, e che, ora, riprende più forte anche lui.
Quando son giunti davanti ai capi, che appoggiati alle loro aste, discutono sul da
farsi, Niso non ha più incertellze. La via che poco tempo prima credeva soltanto
possibile, ora l'ha vista, e lo scopo non è più soltanto di raggiungere Enea, ma di
attraversare il campo nemico, uccidendo e spogliando: «presto ci vedrete qui tor-
nare, carichi di spoglie, compiuta una grande strage». La città di Evandro gli sembra
ormai vicina, a portata di mano, e l'arrivarci facile, come una battuta di caccia.
La scena che segue, pur corrispondendo necessariamente a un rallentamento
dell'azione, è viva e mossa. La commozione del vecchio Alete, la promessa di
Ascanio, l'ombra della madre di Eurialo, che gli compare dinanzi nel momento del
distacco, lo commuove, lo fa piangere, fa piangere con lui Julo e i capi troiani: «io
ora la lascio, ignara di questo pericolo, qualunque esso sia, e senza darle il mio
saluto. Mi sia testimonio la notte e la tua destra, che io non potrei sopportare le
sue lagrime. Ma tu consola, ti prego, l'infelice, e soccorrila nel suo abbandono.
Lascia che io porti di te questa speranza: andrò con più ardore incontro alla mia
sorte! Piansero, a quelle parole, i Dardanidi, e più di tutti Julo, percosso nell'animo
dal caro ricordo del padre » - questi vari momenti della scena, sono tutti di una
sobria e contenuta drammaticità. Le stesse parole, con cui Ascanio promette a Niso
il fiore del bottino, non hanno nulla di convenzionale. C'è nel suo discorso come
una lieve ebrezza di fanciullo, che gli fa ormai considerare come cose sue le armi
e il cavallo di Turno, persino i campi di re Latino. Egli ha bisogno del padre, e, se
Enea ritorna, ogni tristezza scomparirà: «ogni mia fortuna e speranza io ripongo
in voi: richiamatemi il padre, fate ch'io possa rivederlo: lui ritornato, niente sarà
più triste per me ».
Eurialo poi, che prima ci era apparso come un fanciullo caparbio, e che rive-
dremo, fuori delle mura, inebriato della facilità della strage e dalla sua stessa teme-
rità, qui si trasforma, e riscatta col suo tremore di figlio i suoi stessi difetti. Virgilio
ha voluto ch'egli non fosse soltanto il bel giovanetto tradito dalla facile vittoria, e
stroncato dalla morte come un fiore purpureo, ma avesse, almeno per un momento,
la chim:a coscienza morale del valore del suo gesto. Eurialo doveva esser degno di
morire per Roma, e che il poeta intonasse anche per lui il canto della gloria.
Ma questo senso di commozione, che è ad un tempo presentimento di sventura,
non è che un'ombra passeggera. Il poeta non nasconde il destino dei giovani, e c'è
in uno dei suoi versi un'inaspettata e illogica spezzatura, per cui sembra che il
poeta veda queste creature della sua fantasia come creature reali, e s'avvicini loro
nel momento in cui stanno per uscire dal campo, ed abbia, egli che sa, gli occhi
tristi e velati dal pianto: « Usciti, superano il fosso, e vanno nell'ombra della notte

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 355

verso il campo nemico per portar, tuttavia, essi a molti la morte». Ma essi non
sanno, e vanno verso il loro destino.
La pagina in cui Virgilio descrive la strage compiuta da Niso ed Eurialo nel
campo nemico, è una delle più belle pagine di guerra, varia, mossa, con un giuoco di
ombre, di luci stanche, di colori smorzati, con una sapienza prospettica nell'alter-
narsi delle immagini, ora sfumate e appena abbozzate, ora concrete, corpulente,
potenti, che fa pensare a un quadro rembrandtiano. Virgilio è riuscito a darci, con
rapidi tocchi, in tutta le scena, il senso del silenzio, dell'incubo del silenzio; gersino
la convenzionale similitudine omerica del leone affamato, è più breve, più raccolta,
anch'essa, in certo modo, silenziosa. Ed è vaga sensazione dell'avvicinarsi dell'alba,
espressa pittoricamente, con quella sobrietà di mezzi, che sembra, in Virgilio, spiri-
tualizzare la realtà naturale, la causa dell'improvviso pentimento di Niso: «e già
si volgeva ai compagni di Messapo; vedeva colà venir meno le ultime fiamme di
un fuoco, e i cavalli legati in bell'ordine che brucavano l'erba: e disse rapido Niso -
sentiva infatti che troppo si lasciavan (rascinare dalla gioia della strage: - Fermia-
moci, ché s'avvicina ormai la luce nemica».
Ma lo scalpitare eguale e serrato dello squadrone di Volcente - «Frattanto
cavalieri, mandati innanzi dalla città latina, mentre l'esercito attendeva schierato
sui campi, andavano a portare a Turno la risposta del re, trecento, tutti armati di
scudo, al comando di Volcente » - rompe definitivamente il silenzio. L'elmo di
Messapo tradisce Eurialo. Niso riesce a fuggire, ma Eurialo, il fanciullo, si turba
ed è preso. Il dramma volge rapidamente alla catastrofe. Niso tenta di salvare
l'amico, ma il suo intervento non fa che peggiorare la situazione e Volcente decide
di vendicare su Eurialo la morte dei due compagni: «ma allora, folle di terrore,
Niso gettò un grido, né poté più a lungo nascondersi nelle tenebre, e sopportare
cosi grande dolore. Son io, son io che ho colpito, volgete su di me le vostre armi,
o Rutuli! Mia è tutta la colpa, costui nulla osò, e nulla poteva osare; chiamo in
testimonio questo cielo e le conscie stelle; egli è colpevole solo di aver troppo amato
il suo infelice amico. Cosi diceva; ma la spada non si fermò e trapassò nel suo impeto
le coste, rompendo al giovanetto il candido petto. Eurialo morente cade riverso,
scorre il sangue per le belle membra, e il capo ripiega senza vita sull'omero: come
quando un fiore purpureo, tagliato dall'aratro, languisce moribondo, o i papaveri,
gravati dalla pioggia, piegano talvolta sullo stanco stelo la testa. Ma Niso si getta
in mezzo ai nemici, e, fra tutti, non mira che al solo Volcente, non guarda che a lui.
Lo stringono in cerchio i compagni, e•d'ogni parte il ricacciano. Egli non ristà
e continua a roteare fulmineo la spada, finché l'immerse nella bocca urlante del
Rutulo, e gli strappò, già moribondo, l'anima. Allora, tutto trafitto, si gettò sull'esa-
nime amico, e vi trovò finalmente nella placida morte il riposo ».
Versi mirabili per movimento e passione. Eurialo non è qui che un bel giova-
netto dai tratti delicati e femminei, che pur straziato dalla ferita, si ricompone nella
morte, che lo fa, nel viso, malinconicamente bello. Ma la sua delicata figura di fan-
ciullo non è nel quadro che un momento. Quella che predomina è la generosa ed
eroica passione di Niso, passione di amico, di compagno, di guerriero... Il prota-

www.scribd.com/Baruhk
356 Canto nono

gonista dell'episodio è Niso, è lui che prende l'iniziativa dell'impresa, che ha la


coscienza dei rischi, che cerca di salvare il suo giovane amico, e si sacrifica per esso.
Abbiamo visto che anche Eurialo ha avuto, almeno momentaneamente, una chiara
idea del valore morale del suo gesto, ma la sua morte desta più pietà che ammi-
razione, e resta come in secondo piano.
Cosi l'episodio ha conservato sino alla fine una linea di robustezza e di austerità,
un temperamento perfetto tra gli elementi epici e quelli sentimentali. Né Niso né
Eurialo sono senza colpa, per quel che riguarda il tragico epilogo del loro tentativo,
e a voler seguire un criterio di rigida etica militare, si potrebbe dire che Niso,
sacrificandosi per Eurialo, invece di condurre a termine la missione assuntasi, vien
meno al suo dovere di soldato. Ma Niso non s'è neppur posto il problema, tanto è
preso dal desiderio di salvare il suo· giovane amico, dal senso della responsabilità,
ch'egli ha verso di lui, dal dolore per la sua morte, e Virgilio non ha osato con-
dannare. Fortunati ambo! Non era l'etica di Bruto e di Torquato, ma un'umana
etica di poeta, che sentiva di dover obbedire oltre che alle leggi della iustitia, a
quelle della caritas.
(da Studi Virgiliani, Loffredo, di Francesco Arnaldi).

www.scribd.com/Baruhk
Canto nono 357

Raffronti di traduzione

Fortunllti tlmbo! si quid mell carminll possunt, Felici entrambi! se il mio canto vale,
nullll dies umqullm memori vos eximet /levo, nessun tempo farà da le memorie
dum domus Aenelle Ctlpitoli immobile Sll'JCum voi tramontar, fin che d'Enea la stirpe
llCcolet imperiumque Pllter Romllnos hllbebit. terrà del Campidoglio il sasso immoto
(vv. 446-449) e il romano padre avrà l'impero.

Quale Iddio, qual follia spinse in Italia


Non hic Atridlle nec /llndi /ictor Ulixes: voi? qui non son gli Atridi e non Ulisse
durum Il stirpe genus nlltos tld (luminll primum maestro a dire. Fin dal ceppo forti
deferimus stlevoque gelu duramus et undis; noi già portiamo i nostri figli a' fiumi;
venlltu invigilllnt pueri silvllSque /lltigllnt, al gelo e a l'onde li tempriam: fanciulli
(lectere ludus equos et spiculll tendere cornu. vegliano in caccia e battono le selve
At pllliens operum parvoque tldsueta iuventus domar cavalli e scoccar dardi è gioco
aut rllStris terram domat llut qUiltit oppidll bello. Paziente de l'opra e al poco avvezza,
Omne aevum ferro teritur, versaque iuvencum la gioventù rompe co' rastri il suolo,
terga /lltigamus hastll, nec tarda senectus crolla con l'armi le città. Tra 'l ferro
debilitllt viris animi mutlltque vigorem. si consuma ogni età: l'asta rovescia
(vv. 602-611) è pungolo a le terga de' giovenchi.
Né la tarda vecchiezza indebolisce
Fortunati ambidue! Se i versi miei i vigorosi spiriti o li muta:
tanto han di forza, né per morte mai l'elmo calchiam su la canizie, ...
né per tempo sarà che 'l valor vostro Trlllluzione di Giuseppe Albini
glorioso non sia, finché la stirpe
d'Enea possederà del Campidoglio Fortunati ambedue! Se alcun valore
l'immobil sasso, finché impero e lingua hanno i miei carmi, nessun giorno mai
avti l'invitta e fortunata Roma. vi sottrarrà dei tempi alla memoria,
fin che tengan gli Eneadi la salda
Oti pensaste rupe del Campidoglio e fin che il padre
di trovar qui? quei profumati Atridi, della patria romana abbia l'impero.
o 'l ben parlante Ulisse? In una gente
avete dato che da stirpe è dura. Qual follia, qual Nume
I nostri figli non son nati a pena, qui vi sospinse? Qui non son ali Arridi
che si tuffan ne' fiumi. A l'onde, al gelo e non Ulisse fabbro di parole!
noi gl'induriamo e gl'incallimo in prima; Progenie dura fin dalla radiCP.,
posei a per le montagne e per le sei ve portiamo i figli, nati appena, ai fiumi
fanciulli se ne van la notte e 'l giorno. e gl'induriamo al gelo aspro dell'onde;
Il loro studio è la caccia, e 'l !or diletto fanciulli, in caccia battono le selve
è 'l cavalcare, e 'l trar di fromba e d'arco. e il !or giuoco è flettere cavalli
La gioventù ne le fatiche avvezza e tendere dall'arco le saette.
e contenta del poco, o col bidente Giovini, pazienti alla fatica
doma la terra, o con l'aratro i buoi, e contenti di poco, o con rastrelli
o col ferro i nemici. Il ferro sempre domano il suolo o scrollan mura in guerra.
avemo per le mani. Una sol'asta Tutta nell'armi esercitiam la vita;
ne fa picca e pungetto. A noi vecchiezza noi stimoliamo il tergo dei giovenchi
non toglie ardire, e de le forze ancora con la lancia riversa, e non i tardi
non ci fa, come voi, debili e scemi. anni allievoliscono le forze
Per canute che sian le nostre teste, o ci tolgono l'animo e il vigore;
veston celate. su le canizie noi calchiamo l'elmo.
Traduzione di Annibal Caro Trlllluzione di Guido Vitali

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO DECIMO

~An\IO"'lCtl\.lM\Il>..U'lll:ll\NlJHIA.çAJ\1\IDICOS
tONJtJN\llMNtlQ\JllN\II~NlNAJN:WOS
JtS\IM).\I'.StAU1.NSMIJtA1Wnacol.t-NASJ\lll\S
lçNJ)'INfONnS'-Cr..Ulllf\Ml"fJ\\J.lMA
\IOCl\lOCANSHlC).TINWlOQ'lJ.IIIOQfOf&N1UA
J\ltfO~Nll\lllt\JI.UOtD!lli\I~CI.\IOIIM
J\ICC:lU\IHlffaiAWULtnNllUllUlUACNAM
).tWII.SAUUlll\IMfli111\IMMI\CNM010MAJ
11\fflTU.lUti.AlUMQ\InUt U.OSIAfJNA~
l\IM~~lCI.MçJMNO<'NI.NAJL HCttOAJ.MM
tJSOIJJ"'JAiOHJJINlAOI.\IM\ILSCIIUIJl.AAAAcJJ
!lNC'flS\I!U.Cl\1101.1\IMJ\INDtNS,Ulll NlJI•lJC1iS
lCClA11tllMlJ.lMU\J&lJMIHI<.SOUSI10l'NS
S\l!rl1'1f>\ISM\JC; IJ.l501\IMl1l\lçAtolnAMO\IW
S11.\IAl\IM\1 LSAl<tCANUUl\SlAI.lflJ.\1111\&r.AM
At'\ltNu.NllDIMlOC\401J.DC\IlUllii.Ob.Hl
COJifCJ.AfAA»tt\\AlUt0104\IWJISlllll\ICO
1\1(4\!Ut1\IADl\llAM\Io\CLNAQ\Illl.lUIIJ.I.\IM
)f\lt~CAWJMUCir-JJ~~N\INWCIOUTtt.MO
TJ>.NNMtnt.17>l\lr.1Ns»>nnJIIMMISl'W11.10
1Ul»UC1Mlt~>JIJ11MIJIJ3\JN>Uil1M&J\.UIIU5.t.ict.UJ.1~

La pagina 47 del Codice Vaticano 3225.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


18 35, ricavate dai codici della Biblioteca V a-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO DECIMO

La battaglia sulla costa del Lazio

Mentre Italici e Troiani, il giorno successivo alla notte in cui Eurialo e Niso
sono stati uccisi, combattono furiosamente, Giove riunisce a concilio gli dèi e li
invita :a desistere dall'incitare i due avversari alla guerra. In realtà il suo rimprovero
è diretto a Giunone; e Venere lo sottolinea apertamente accusandola delle azioni
ostili ai Troiani da lei provocate fin dalla loro partenza dalla Troade, e soprattutto
dall'assalto di Turno al campo troiano da lei scatenato mentre Enea è lontano. Giu-
none e Venere si rimbeccano a vicenda, sforzandosi di indurre Giove a seguire le
loro rispettive idee, ma il re degli dèi chiude la disputa affermando ch'egli non par-
teggerà né per gli uni, né per gli altri, e lascerà che i fati si compiano secondo il
loro corso naturale. Mentre gli dèi sono riuniti a consiglio e gli Italici assediano il
campo troiano, Enea si mette in mare con le schiere alleate, di cui poi il poeta fa la
rassegna. Durante la navigazione l'eroe troiano scorge intorno alla sua nave un coro
di ninfe danzanti: sono le sue navi, trasformate da Cibele in ninfe per salvarle dall'in-
cendio. Una di esse, Cimodocèa, gli racconta i particolari dell'evento prodigioso, poi
gli dà preziosi ragguagli dei piani di Turno e del campo assediato, e lo incita ad
affrettare il viaggio, spingendo essa stessa la nave. In vista del campo troiano, Enea
ordina ai suoi di prepararsi a combattere e dà le disposizioni per lo sbarco. I Troiani
dell'accampamento scorgono il suo arrivo e levano grida di gioia. Turno si stupisce,
ma quando scorge la Botta con Enea tutto scintillante nelle nuove armi, incoraggia ed
incita i suoi soldati ad impedire lo sbarco dei nemici. Ma Enea riesce a precederlo, e
a Turno non rimane che assalire gli avversari già sbarcati. Si accende cosl una bat-
taglia furibonda. Enea fa grande strage di Italici; ed anche Pallante compie azioni
di grande valore, ma il giovane figlio di Evandro cade ben presto per mano di Turno,
accorso a ristabilire le sorti della lotta. Alla notizia della morte di Pallante Enea
piomba addolorato e furente sul suo uccisore per vendicarne la morte, ma Giunone

www.scribd.com/Baruhk
362 Canto decimo

ottiene da Giove che la morte di Turno, se proprio non può essere evitata, sia almeno
ritardata. E scesa sulla terra foggia un'immagine. di Enea, che attira subito l'atten-
zione di Turno. Il fantasma entra in una nave, il principe rutulo l'insegue, Giunone
ne taglia « la gomena, stacca lo scafo dalla riva » e lo trascina « via nel riflusso del
mare ». Scomparso Turno, sottentra nel vivo della battaglia Mesenzio, che resiste
all'assalto nemico e fa grande strage intorno a sé di avversari. Enea lo vede e, furioso
della morte di Fallante, lo affronta e lo ferisce ad una coscia. Lauso, figlio di Mesen-
zio, accorre in difesa del padre e nel duello con Enea, che non avrebbe voluto com-
battere con lui e l'aveva perciò invitato ad allontanarsi, cade in un lago di sangue.
Mesenzio, mentre in un luogo discosto si cura la ferita, apprende la morte del figlio:
glielo portano morto i suoi compagni adagiato sopra uno scudo. A questa vista è
assalito da un'angoscia profonda e da fieri rimorsi. Non gl'importa più di morire e,
benché ferito, si leva, ordina che gli portino il cavallo e va ad affrontare Enea deciso
di vendicare la morte del figlio o di morire. L'eroe troiano con un colpo di lancia· gli
fa stramazzare il cavallo e Mesenzio, a terra, ferito e con una spalla slogata, non com-
batte più; chiede al suo avversario solo di morire e di essere sepolto accanto al figlio.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO DECIMO meno Ascanio; Giunone ac-
cusa invece l Troiani di aver
essi portata la guerra e la di-
Giove invita gli dèi alla concordia: il concilio degli dèi (1-1.54) - struzione nel pacifico Lazio
Il nuovo assalto al campo troiano (r.5,5-186) - Enea ritorna con gli e afferma che i Latini hanno
alleati- Il coro delle ninfe (187-324)- Lo sbarco e la battaglia sulla
spiaggia (325-4.53) - Eroismo di Fallante e sua morte (4.54-641) - tutto il diritto di difendere
Enea vuoi vendicare Fallante, ma Giunone salva Turno (642-8.5,5) la loro terra dall'invasore.
- Mesenzio assale i Troiani ed è ferito da Enea (8,56-982) - Morte Giove chiude la disputa or-
di Lauso e di Mesenzio (983-1128}. dinando agli dèi di lasciar li-
bero il corso del destino, sen-
za aiuti né per Turno, né
per Enea.
Giove invita gli dèi alla concordia:
il concilio degli dèi 1. Si spalancano, ecc.: pro-
babilmente il poeta intende
che la convocazione degli dèi
S1 spalancano
ìntanto le porte della reggia
sull'Olimpo avvenga contem-
poraneamente allo svolgersi
dei fatti narrati nel canto
in cima all'Olimpo onnipotente: il Padre nono; lo confermerebbe l'av-
verbio « intanto » del verso
dei Numi e re degli uomini convoca l'assemblea successivo, il quale non in-
s nel suo stellato soggiorno, da dove contempla dicherebbe quindi semplice
dall'alto tutta la terra, il campo dei Dardanidi transizione dal canto pre-
cedente.
e i popoli latini. Gli Dei prendono posto
5· nel suo stellato soggior-
no: nella sede celeste, posta
IL CONCILIO DEGLI DÈI tranno ancora entrare in liz- fra le stelle. Si ricordi che,
(1-154). - Sull'Olimpo Gio- za fra loro, e sarà quando detronizzato Cronos (il Sa-
ve chiama a concilio gli dèi Roma dovrà difendersi da turno latino), i suoi figli si
e, rammaricandosi della guer- Cartagine. Venere risponde divisero il mondo: a Giove
ra che è stata scatenata fra dolendosi che, nonostante la toccò in sorte il regno del
ftalici e Troiani, li rimpro- ripetuta assicurazione del cielo, a Nettuno quello del
vera d'essersi nuovamente destino che attende i Troiani mare e a Plutone quello del
mischiati nelle faccende u- in I t alia, essi siano ora in mondo sotterraneo; e gli dèi
mane, e li invita a desistere. pericolo d'essere distrutti, e si divisero anch'essi in ce-
V eml il tempo in cui po- prega Giove che sia salvo al- lesti, del mare, delle tenebre.

www.scribd.com/Baruhk
364 Canto decimo

8. aperta a levante e po- nell'ampia sala aperta a levante e a ponente,


nente: la sala aveva due en- e Giove dice: « Grandi abitanti del cielo,
trate: una ad oriente, l'altra
ad occidente. :t interessante 10 perché siete tornati su quanto s'era deciso
la parodia che dd concilio e vi movete guerra da nemici? L'Italia
degli dèi fa il Tassoni nella non avrebbe dowto combattere coi Teucri,
Secchia rapita (Il, 28-43). io l'avevo proibito; perché vi siete opposti
xo-n. perché siete torna- al mio divieto? Quale timore ba indotto gli uni
ti, ecc.: allude alla decisione
presa dagli dèi durante la IS o gli altri a prendere le armi e attaccare battaglia?
guerra troiana: di non par- Verrà il momento in cui sarà giusto combattere
tecipare né per l'una, né (non affrettatelo!): quando la feroce Cartagine
per l'altra parte avversaria,
e di lasciare che si attui trovata una via fra le Alpi un giomo porterà
quanto è stabilito dal Fato. terribile rovina ai sette colli di Roma:
13. io l'avevo proibito: di 20 allora voi potrete gareggiare nell'odio,
questa decisione non esiste rapinare e distruggere. Ma ora non insistete,
traccia nei canti precedenti,
anzi Giove stesso aveva det- state in pace e tranquilli, con un patto concorde •·
to a Venere che « Enea com- A queste poche parole rispose l'aurea Venere
batterà in Italia una grande con un lungo discorso ... « O Padre, eterno signore
guerra, domando popoli fie- 25 degli uomini e degli Dei (unica forza ormai
ri... ,. (1, 307 e sgg.). Il
Sabbadini è del parere che che si possa implorare)! Tu vedi come i Rutuli
Virgilio abbia scritto l'epi- ci insultino e come Tumo avanzi nella mischia
sodio del concilio degli dèi superbo sui suoi cavalli, e s'avventi all'assalto
indipendentemente dal re-
sto del canto e che la morte gonfio d'orgoglio poiché la guerra gli è favorevole?
gli abbia impedito di inserir- 30 te difese non riescono piu a proteggere i Teucri:
lo con esattezza nel poema. si lotta tra le porte, sugli spalti medesimi
14-1.5. gli uni o gli altri, delle mura, e i fossati traboccano di sangue.
ecc.: il rimprovero di Gio-
ve è volutamente generico; Enea non sa nulla, è lontano. E tu vuoi che i Troiani
in realtà soltanto Giunone siano sempre assediati? Ecco un altro nemico,
si era data da fare per otte- 35 ecco un secondo esercito minacciare le mura
nere che i Latini muovesse-
ro guerra ad Enea, e Venere vine e stragi immense; nella cui il Fato è sacro, e il Fato
era invece intervenuta a fa- sola battaglia di Canne peri- è favorevole ai Troiani, può
vore del figlio. rono ottantamila Romani. aiutarla.
16-21. Verrà il momento, 23. aurea: epiteto che i 31. tra le porte, sugli spal-
ecc.: allude alle guerre pu- Greci davano alla loro Afro- ti, ecc.: allude agli asalti dei
niche, nelle quali sarà con- dite; e potrebbe significare Latini, descritti nel canto
sentito agli dèi d'interveni- « bellissima ». precedente; in particolare a
re, perché volute dal Fato; 2,5-26. unica forza... im- Turno penetrato nel campo
specialmente ·la seconda, in plorare!: l'ostilità di Giuno- troiano e alle stragi compiu-
cui Roma fu veramente in ne e la collaborazione che la te (IX, Sn sgg.).
pericolo. - trovata una via regina dell'Olimpo trova fa- 33-37· Ene11 non sa nulla,
fra le Alpi: nella seconda cilmente in altri dèi, cosi da è lontano, ecc.: allude tol
guerra punica Annibale en- porre i Troiani in una situa- viaggio di Enea per avere
trò in Italia valicando le zione precaria, sconforta e alleanze e aiuti. - Troiani ...
Alpi. - rapinare e distrugge- opprime Venere, che si sen· assediati?: Venere si lamen-
re: dalla seconda guerra pu- te circondata da nemici o da ta con Giove che i Troiani,
nica derivarono all'Italia ro- indifferenti. Soltanto Giove, già assediati dai Greci per

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 36 5

di Troia che rinasce; ecco ancora il Tidide sto che vi sia chi voglia cam-
muovere contro di loro dall'etolica Arpi. biare ciò che tu hai dispo-
sto, mutando il corso del de-
È già deciso, credo, che io sia ferita ancora, stino. E ricorda a questo
che tua figlia sia esposta alle armi d'un mortale. punto tutti gli ostacoli creati
40 Se i Troiani son giunti contro la tua volontà da Giunone per impedire ad
e senza il tuo consenso in Italia, che paghino Enea lo sbarco alle foci del
le loro colpe, privali del tuo aiuto! Se invece Tevere: l'incendio delle na-
vi provocato da Iride ed Eri-
sono arrivati seguendo i resposi dei Mani ce, in Sicilia, incitando le
e degli Dei del cielo, perché adesso qualcuno donne troiane (V, 699), la
45 ha potuto cambiare ciò che avevi disposto, tempesta suscitata da Eolo,
creando nuovi destini? Perché ricordare re dei venti (1, 99 e sgg.),
le navi incendiate sulla spiaggia di Erice? che scaraventò i Troiani sul-
le coste dell'Africa, l'assalto
Il contegno del re delle tempeste, i venti di Turno al campo troiano
furiosi scatenati da Eolia? Le missioni provocato anche da Iride
50 della veloce Iride? Ora muove persino (IX, 2 e sgg.), e la ribellione
l'Inferno (che restava tranquillo) contro di noi; ai voleri del Fato dei popoli
Aletto scatenata all'improvviso tra gli uomini, latini, di Amata e di Tur-
no prodotta da Aletto, furia
infuria nelle città d'Italia. Non mi preoccupo infernale.
dell'impero: ho sperato cose grandi finché 53-54· Non mi preoccupo
55 la Fortuna sembrava favorirci; ma vinca dell'impero: allude al domi-
chi vuoi! Se in tutto il mondo non c'è nessuna terra nio del mondo promesso da
che la tua dura consorte voglia concedere ai Teucri, Giove ai discendenti di
Enea (1, 300 e sgg.). Natu-
Padre, te ne scongiuro per le rovine fumanti ralmente non è vero che non
si preoccupi; la dichiarazio-
dieci anni, siano ancora as- con ironia ed amarezza la ne è un'astuzia oratoria per
sediati nella nuova Troia dea ricorda d'essere stata già provocare Giove a conferma-
(l'accampamento alle foci del ferita da Diomede durante re al consiglio dei Numi il
Tevere era, per i fuggiaschi la guerra troiana, quando es- destino di Roma, dei cui
troiani, la loro nuova pa- sa scese in campo per salvare decreti egli è l'annunciatore
tria) da un altro esercito. Enea (Il., V, 330 e sgg.), e e l'esecutore.
quello degli ltalici. - ecco non vorrebbe che Diomede 55-56. ma vinca chi vuoi:
ancora il Tidide, ecc.: allude la ferisse una seconda volta. Venere non dice il nome di
all'ambasceria inviata a Dio- 4o-52. Se i Troiani son chi Giove, secondo lei, vuo-
mede (VIII, rr e sgg.), figlio giunti, ecc.: il discorso di le che abbia la vittoria nel-
di Tideo (Tidide). E per da- Venere si fa ora serrato; e l'aspra contesa; ma Hinsinua-
re maggior peso alle sue pa- la bella figlia di Giove con zione è diretta contro Giu-
role, afferma ch'egli è già un dilemma preciso e strin- none, che è nominata esplici-
in marcia con un esercito gente mette il padre alle tamente nel verso successivo:
per unirsi ai Latini. - Arpi: strette. Se i Troiani, ella «la tua dura consorte».
una delle città fondate in dice, sono giunti in Italia 58-59. per le rovine fu-
Italia da Diomede, e sua contro la tua volontà, « pa- manti, ecc.: ma l'incendio
residenza. Diomede, non so- ghino le loro colpe, privali di Troia era estinto da tem-
lo non ha accolto l'invito, del tuo aiuto! »; se invece po; perciò l'immagine vuoi
ma ha consigliato i Latini a essi vi sono arrivati, perché significare che, nonostante il
non fare la guerra e a ve- confortati e guidati da re- tempo trascorso, il ricordo
nire a patti con i T roiani. sponsi divini, e quindi con della distruzione di Troia
38. che io sia ferita, ecc.: il tuo consenso, non è giu- è ancora vivo e bruciante.

www.scribd.com/Baruhk
366 Canto decimo

59-67. lasciami ritirare A- della distrutta Troia,lasciami ritirare


scanio, ecc. : continua la pro- 60 Ascanio sano e salvo da questa guerra, lascia
vocazione di Venere per
scuotere Giove dalla sua in- che mio nipote viva! Enea sia pure sbattuto
certezza, almeno come volon- per mari sconosciuti e segua la strada
tà di attuare i decreti del datagli dal destino, qualunque essa sia;
Fato. Perciò non è vero che ma lasciami proteggere Ascanio, sottraendolo
la dea, cosl amorosa verso il 65 alla morte in battaglia! Ho Amatunta, Citera,
figlio, sia ora indifferente
alla sorte di Enea e si pre- l'alta Pafo con l'Ida: passi qui la sua vita
occupi soltanto della salvez- senza gloria, deposte le armi. E tu comanda
za di Ascanio. Venere astu- che Cartagine opprima l'Italia col suo duro
tamente ricorda in tal modo potere: dall'Ausonia cosi non vi saranno
a Giove l'ordine solenne da- 70 ostacoli al paese dei Tiri. Che è servito
to ad Enea per mezzo di
Mercurio, perché si preoccu- ai Troiani scampare al flagello della guerra,
passe di adempiere la volon- fuggire attraverso le fiamme dei Greci
tà dei Fati e non defraudasse e superare tanti pericoli sul mare
« Ascanio delle rocche roma- e sulla terra immensa, alla ricerca del Lazio
ne » (IV, 267 e sgg.). -Ama- 75 e di una nuova Pergamo? Sarebbe stato meglio
tunta, Citera, Pafo con l'Ida:
sono quattro luoghi, in cui rimanere sui campi dove un tempo fu Troia,
VCOI!_ere era particolarmente sulle ultime ceneri della patria! Ti prego,
onorata: Amatunta, Pafo e Padre, restituisci a quei miseri Xanto
Idalio (Ida), tre città del- e Simoenta, concedi ai Teucri di rivivere
l'isola di Cipro, ed inoltre
Citera (oggi Cerigo), un'iso- so per la seconda volta le sventure di Troia! »
la a sud del Peloponneso, Allora la regale Giunone, incollerita:
dove la dea sarebbe nata «Perché mi obblighi a rompere un profondo silenzio
dalla schiuma del mare. ed a rendere pubblico il mio dolore segreto?
67-68. E tu comanda che
Cartagine, ecc.: e tu coman-
da che Giunone abbia la anche contro la volontà di nella loro vecchia terra: sarà
soddisfazione di vedere i Giunone e degli altri dèi. sempre meglio per essi soste-
Cartaginesi (Tiri) opprimere Venere perciò vuoi ottenere nere un nuovo assedio e pe-
duramente l'Italia, poiché che l'opposizione di Giunone rire colà, che soffrire tanti
senza i Troiani essi non in- non ritardi la realizzazione pericoli in una terra stranie-
contreranno alcun ostacolo del fato, e che siano evitati ra. - Xanto e Simoenta: fiu-
da parte dei popoli italici ad Enea travagli inutili. mi famosi della Troade, ripe-
(dall'Ausonia). Venere, cioè, 7o-8o. Che è servito ai tutamente nominati da Ome-
intende dire quello che ac- Troiani, ecc.: il discorso di re come testimoni di eventi
cadrebbe se Enea non fosse Venere si conclude drastica- importanti della guerra di
sbarcato alla foce del Teve- mente: ogni altra condizione Troia, ma· qui ricordati CO·
re o se Turno e gli I talici sarebbe stata preferibile a me simboli della patria.
riuscissero a distruggere o a quella in cui sono stati posti Sr. regale: per Giunone
cacciare dal Lazio i profu- i profughi troiani sbarcando l'attributo più comune è la
ghi troiani. Tuttavia anche in Italia dopo un viaggio maestà regale, per Venere la
queste tragiche previsioni so- pericoloso e inutile; perciò bellezza.
no finzioni oratorie. Nulla se Giove impedisce ad essi 83. il mio dolore segreto:
di tutto ciò potrà accadere, di fondare una nuova patria i motivi che hanno dato ori-
perché prima o poi il desti- nel Lazio, conceda per Io gine alla sua avversione a
no avrà il suo compimento, meno che possano ritornare Venere e al suo astio contro

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 36 7

Quale uomo, quale Dio ha costretto il tuo Enea 88-96. ma sono stata io,
a scatenare la-guerra lanciandosi contro Latino? ecc.: Giunone respinge an-
85 che la responsabilità, di cui
È arrivato in Italia per volere dei Fati, Venere l'aveva accusata, del-
sospinto dai furori di Cassandra, e sia pure: le difficili condizioni dei Tro-
ma sono stata io a fargli abbandonare iani assediati nel loro cam-
l'accampamento per darsi follemente in balia po; e ne attribuisce la colpa
ad Enea, che si è allontanato
90 dd mare e del vento, affidando a un ragazzo per incitare alla guerra, lei
la responsabilità della guerra e le mura afferma, gli Etruschi ed altre
da difendere? Forse sono stata io genti tranquille (Evandro).
Ma noi sappiamo che Enea
a mandarlo a agitare gli Etruschi e altre genti si è allontanato dal campo,
tranquille? Quale Dio, quale mia prepotenza perché spinto dal pericolo
95 l'ha spinto nel pericolo? Che cosa c'entra in questo che i Troiani correvano a
Giunone, ed anche Iride? È proprio un'ingiustizia causa dello stato di guerra
suscitato contro di essi da
vedere gli l talici circondare di fiamme Giunone; e sappiamo anche
la nuova Troia e Turno stare tranquillamente che il capo troiano non è
nella sua patria terra: Turno che ha il Dio Pilunno partito col proposito d'inci-
tare alla guerra gli Etruschi.
100 per avo e la Dea Venilia per madre! Ed è giustizia Questi erano già sul piede di
che i Dardanidi facciano prepotenza ai Latini guerra. - Che cosa c'entra,
con nere torce, opprimano col loro giogo campi ecc.: nessuno, dice Giunone,
ha spinto Enea nel pericolo;
stranieri, saccheggiandoli? È giusto imporsi a un suoce- né io, né Iride siamo inter-
[ro, venute in questa faccenda.
96-100. E proprio un'in-
giustizia, ecc.: è proprio una
i Troiani sono: il giudizio di cosa indegna, deplorevole,
dànno ai fatti la versione che chiede Giunone in tono iro-
Paride, e quindi l'onta subi- più fa comodo ai propri inte- nico, parodiando le parole di
ta con il dispre7.ZO della sua ressi.
bellezza; gli onori ai quali è Venere, circondare di fiam-
86-87. per volere dei Fa- me il campo fortificato de-
stato elevato Ganimede, fi- ti... Cassandra, ecc.: Venere gli invasori (la nuova Troia),
glio di Troo, re di Troia, il aveva giustificato la presen- e consentire a Turno di di-
quale fu rapito da Giove per za di Enea in Italia ricordan-
mezzo di un'aquila e assunto do « i responsi dei Mani e fendersi per rimanere tran-
in cielo quale coppiere degli degli dèi del cielo»; Giuno- quillo nella terra, che è la sua
dèi, in luogo di Ebe, figlia ne, in tono ironico, attribui- patria? -Turno che ha il dio
dello stesso Giove e di Giu- sce quei responsi alle furie Pilunno, ecc.: Turno 'che di-
none (I, 34-38; V, 276-280). di una donna isterica, Cas- scende dal dio Pilunno, suo
84-85. Enea a scatenare la sandra, cui nessuno aveva trisavolo, ed ha per madre la
gue"a, ecc.: Giunone sa mai creduto. Della profezia ninfa Veniliai" (VII, 415 e
benissimo che Enea non è di Cassandra aveva fatto cen- sgg.; IX, 4).
colpevole della guerra che si no Anchise al figlio (III, 226 102. con nere torce: e-
combatte nel Lazio. L'eroe sgg.), dopo che Enea gli ave- spressione poetica per dire
troiano aveva offerto e otte- va raccontato il sogno nel « con la guerra ». Potrebbe
nuto la pace dal re La~no. quale i Penati gli avevano alludere all'uccisione del
Ma questi antichi dèi sono consigliato di levare le anco- cervo di Silvia, ma è, comun-
come gli uomini di tutti i re dall'isola di Creta, dov'era que, un'altra falsa accusa,
tempi, i quali non si preoc- approdato, e di raggiungere con la quale Giunone mira
cupano della verità e della una terra antica chiamata I- a nascondere la propria col-
giustizia, ma troppo spesso talia (III, 191 sgg.). pevolezza.

www.scribd.com/Baruhk
368 Canto decimo

104. strappare al grembo strappare al grembo materno spose già fidanzate,


materno, ecc.: strappare alla lOS implorare la pace con un ramo d'olivo
madre le spose promesse. Al-
lude a Lavinia da Amata e riempire le navi d'armati? Tu hai potuto,
promessa sposa a Turno e o Venere, salvare il tuo Enea dalle mani
da Latino a Enea. Giunone dei Greci, sostituendolo con un'ombra di nebbia,
attribuisce però tutta la col-
tu puoi trasformare le navi in altrettante Ninfe:
pa ad Enea.
105-106. implorar la pace, 110 io commetto un delitto prestando aiuto ai Rutuli?
ecc.: allude all'ambasceria di - Enea non sa nulla, è lontano - . Che se ne stia lon-
pace inviata da Enea al re [tano!
Latino, ma Giunone vuoi far
credere che gli ambasciatori Tu hai Pafo, il monte Ida, la splendida Citera:
di Enea si sono recati a Lau- non provocare una terra bellicosa e dei cuori
rento a provocare la guerra. coraggiosi! Sono io che cerco di annientare
106-109. Tu bai potuto, llS i relitti troiani: o la colpa è di chi
ecc.: con lo stesso procedi- espose gli infelici Dardanidi alla furia
mento usato nel discorso eli
Venere, il poeta a questo dei Greci? Quale motivo fece correre alle armi
punto fa passare Giunone l'Europa e l'Asia? Che ratto fece si che i due popoli
dalla difesa all'attacco diret- rompessero la pace? L'adultero troiano
to della rivale. - salvare il 120 espugnò forse Sparta sotto la mia tutela?
tuo Enea, ecc.: veramente
non Venere salvò Enea dal Io gli ho dato le armi, o mi sono servita
pericolo delle armi di Achil- della cieca libidine per favorire la guerra?
le, ma Nettuno (Poseidone), Allora avresti dovuto temere per i tuoi:
come racconta Omero nell'I-
liade, XX, 318 e sgg.; Ve-
nere ha salvato il figlio feri- suetudine del duello orato- e radunò in armi sotto le
to da Diomecle circondando- rio. mura di Troia tutti i popoli
lo con le braccia e avvolgen- II2-II4. Tu hai Pafo, ecc.: d'Europa e d'Asia, afferma
dolo nel suo mantello (Il., V, intendi: se tu hai detto che la regina degli dèi con evi-
314 e sgg.). - trasformare le ti basta sottrarre Ascanio ai dente ed astuta esagerazione
navi, ecc.: non Venere, ma pericoli della guerra e custo- retorica. - L'adultero troia-
Cibele aveva ottenuto da dirlo in uno dei luoghi a te no, ecc.: Paride sedusse e
Giove la trasformazione del- cari, non dovresti provocare portò via da Sparta (espu-
le navi in ninfe marine; Giu- con il tuo Enea un popolo gnò ... Sparta) Elena con la
none lo sa, ma ora le torna bellicoso e coraggioso com'è mia protezione? - I o gli ho
utile attribuire il fatto a Ve- il popolo italico. Allude al- dato le armi, ecc.: ho dato
nere. le nuove armi che Venere fe- io forse a Paride le frecce
no. io commetto ... ai Ru- ce costruire per il figlio da d'amore (armi), che prolun-
tuli?: nota l'« io » in posi- Vulcano, ma la dea si preoc- garono la sua passione per
zione eminente all'inizio del cupò della difesa di Enea Elena e gli impedirono di re-
verso, in contrapposizione al quando la guerra era già in stituirla al marito? O mi
«tu» del verso 106: sem-· atto. sono io preoccupata di ali-
bra che la superba e litigio- 114-124. Sono io che cer- mentare la sua passione (li-
sa regina degli dèi pronunci co, ecc.: Giunone respinge bidine) per provocare la
queste parole con il dito te- anche l'accusa di aver provo- guerra? - Allora avresti do-
so verso la rivale! cato la rovina dei Troiani e vuto, ecc.: Venere avrebbe
n 1. Enea non sa nulla, attribuisce la colpa a Vene- dovuto evitare il male all'ini-
ecc.: ripete con ironia le pa- re, che protesse Paride, ra- zio, non attendere di correre
role di Venere e le commen- pitore di Elena. Questo fu ai ripari quando la situazio-
ta con disprezzo. È una con- il motivo che infuriò i Greci ne è grave e non può essere

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 3 69

adesso per ingiusti lamenti è troppo tardi! » la tempesta. Nota la bella


immagine del vento che, pri-
12S A queste parole di Giunone i Celesti ma di avventarsi sul mare,
mormorarono tutti con pareri discordi, rimane chiuso nelle foreste
come le prime brezze chiuse nelle foreste e freme producendo, appun-
fremono con un sordo sussurro, annunziando to, un « sordo rumore ».
I36-147· Poiché sembra
ai naviganti i venti che stanno per arrivare. imposszbile, ecc.: Giove ma-
!30 Il Padre onnipotente, sommo sovrano del mondo, nifesta agli dèi, che commen-
si dispone a parlare: e subito ammutolisce tano con pareri contrastanti
i discorsi delle due dee, la
l'alta reggia celeste, ammutolisce la terra volontà di essere neutrale fra
scossa sin nel profondo, ammutolisce il cielo, Troiani e Italici. Deciderà
cadono i venti, il mare spiana l'acqua tranquilla. il Fato. - qualunque fortu-
na, ecc.: qualunque sia la
135 « Ascoltate, stampatevi le mie parole nel cuore. sorte o la speranza di cia-
Poiché sembra impossibile un patto d'alleanza scuno dei due popoli. - Non
fra ltalici e Troiani, e la vostra discordia m'importa, ecc: intendi: non
non ha fine, ho deciso che io non interverrò: m'interessa se l'attuale asse-
dio del campo troiano av-
qualunque fortuna o qualunque speranza venga per volontà del Fato
140 i due popoli nutrano. Non m'importa se il campo avverso ai Troiani e favore-
è stretto d'assedio perché il Fato è propizio vole ai Rutuli, o sia conse-
ai Rutuli, o per un funesto errore dei Troiani guenza di errori compiuti dai
Troiani nell'interpretare le
e per oracoli avversi. E se il destino cambia profezie e i responsi degli
non ne libererò i Rutuli. Ad ognuno oracoli, come disse Giunone
14S porteranno fatica e fortuna soltanto nel suo discorso (86-87); né
le proprie imprese. Giove è un re eguale per tutti. esento i Rutuli dalla neces-
sità di sottostare al loro de-
Il Fato trovetà la propria via! ». Sand stino, sia esso buono o cat-
la promessa giurmdo per i fiumi infernali tivo. Ognuno costruirà per
di suo fratello Stigio, per le rive infuocate, suo conto la propria fortu-
na. - Il Fato troverà, ecc. :
ISO per la nera voragine dove scorre la pece: il Fato imboccherà la via giu-
al cenno del suo capo tremò l'intero Olimpo. sta, cioè ognuno percorrerà
Poi Giove si levò dal suo trono ·dorato la via prescelta dal proprio
circondato da tutti gli abitanti del cielo destino, che non sbaglia mai.
148. giurando per i fiumi
che in segno d'onore lo scortano alla soglia. infernali: è la formula più
solenne e impegnativa che
mutata. - per i tuoi: per i nere, e come ne ritorce gli gli dèi possano pronunciare.
Troiani in generale ed Enea argomenti contro di lei». 149. fratello Stigio: Plu-
e la sua famiglia in partico- 127-130. come le prime tone, re del mondo sotterra-
lare. La chiusa del discorso è brezze, ecc.: con la consueta neo, qui indicato con l'agget-
potente: chi è causa del suo sensibilità, che vivifica la tivo ricavato da uno dei fiu-
male - sembra che dica l'or- natura, il poeta paragona il mi infernali, cioè dallo Sti-
gogliosa Giunone - pianga se mormorio dei celesti, che e- ge ribollente di pece. Gli al-
stesso! « L'orazione della di- sprimono pareri discordi sui tri fiumi sono: l'Acheronte,
va iraconda - commenta discorsi delle due dee, facen- il Cocito, il Flegetonte.
l'Arcangeli- è un bell'esem- do prevedere una discussio- 151. al cenno del suo ca-
pio di confutazione. Si noti ne molto accesa, al sordo po, ecc.: Giove con il cenno
come ripiglia quasi parola sussurro delle selve, foriero del capo dichiara irrevoca-
per parola il discorso di Ve- dei venti che scatenano poi bile il suo giuramento.

www.scribd.com/Baruhk
370 Canto decimo

ILNUOVO ASSALTO AL Il nuovo assalto al campo troiano


CAMPO TROIANO (155-18,5). -
Il poeta riprende qui il rac-
conto, interrotto alla fine del 155 Intanto i Rutuli premono contro tutte le porte,
canto precedente, con i Ru- massacrano guerrieri, circondano le mura
tuli che rinnovano l'assalto
al campo troiano e i T eucri di fiamme. L'esercito degli Eneadi è tenuto
che resistono valorosamente. stretto d'assedio serlza speranza di fuggire.
Tra i difensori spicca, a ca- Resistono inutilmente sulle alte torri. Invano
po scoperto, splendido nel- 160 hanno cinto le mura di uha rada corona
la sua freschezza giovanile,
Ascanio. di combattenti: Timete figlio d'Icetaone,
Asio figlio d'lmbraso, i due Assaraci, il vecchio
1,58. senza speranza di fug-
Timbri e Castore sono là in prima fila; accanto
gire: senza speranza di sal-
vezza, neppure con la fuga, combattono Claro e Témone, fratelli
perché mancano le navi tra- 165 di Sarpedonte, venuti dalla montuosa Licia.
sformate in ninfe marine. Acmone di Lirneso, non inferiore al padre
Turno è stato scacciato dal-
l'interno del campo, ma l'as- Clizio o al fratello Mnèsteo, porta con gran fatica
sedio è continuato più inten- un immenso macigno, anzi un pezzo di monte.
so e più crudele. A gara scagliano sassi o giavellotti o saette
1.59. Resistono inutilmen- 170 col fuoco sulla punta, ed incoccano frecce.
te: i Troiani hanno perduto Ma ecco il fanciullo Julo, per cui si preoccupa
la speranza di respingere l'as-
salto nemico, anche per il a giusta ragione Venere; il dolce capo
fallimento del tentativo di scoperto, brilla come una gemma incastrata
Eurialo e Niso. nell'oro giallo, vezzo del collo o della testa,
16o-16x. rada corona di 175 o come avorio intarsiato con arte nel legno di bosso
combattenti: a causa delle
gravi perdite subite in morti o nel terebinto d'ùrico: sul suo collo
e in feriti. candido come il latte ricadono i capelli
161-170. Timete ... Asio... , tenuti a posto da un cerchio di flessibile oro.
ecc.: il poeta in questi versi E anche tu, Ismaro, nobile figlio di gente meonia
accenna ad alcuni Troiani
che combattono in prima fi- t so - al tuo paese gli uomini lavorano i grassi campi
la sulle torri e sulle mura; irrigati dall'acqua aurifera del Pattòlo -
dei quali alcuni non sono al- sei stato veduto da questi eroi valorosi
trimenti noti, altri, come i
due Assaraci, sono conosciu- distribuire ferite con frecce avvelenate.
ti come amici di Enea, men-
tre i due fratelli di Sarpe-
donte, re della Licia ucciso che si combatte intorno a ricavare oggetti vari. - tere-
da Patroclo, sono ricordati lui, e la sua figura, che spic- binto d'Orico: legno nero e
come validi alleati dei Tro- ca splendida nel tumulto, co- lucido, di cui la qualità mi-
iani. me una gemma, dice il poe- gliore veniva da Orico, città
171. Ma ecco il fanciullo ta, in un medaglione d'oro dell'Epiro.
fulo, ecc.: Ascanio è in mez- o il fregio d'avorio in una 179. Ismaro: è il coman-
zo ai soldati nel centro del- placca di legno nero. -legno dante dei Lidi, nativo della
la lotta; ma non combatte. di bosso: il bosso è una pian- Meonia, ricca di biade e at-
Glielo ha proibito Apollo ta sempreverde, usata per traversata dal fiume Pattòlo,
(IX, 794-79.5). Nota il con- siepi, e il suo legno, durissi- che trasportava con la sabbia
trasto fra la guerra atroce, mo, si lavora al tornio per pagliuzze d'oro.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 37I

E c'era Mnèsteo, che il vanto d'aver cacciato Turno I88. nella notte: è la not-
dalle mura solleva sino alle stelle, e Capi te successiva a quella in cui
t85 Venere consegnò ad Enea le
da cui deriva il nome d'una città campana.
armi fabbricate da Vulcano.
I94-I9.'1"· la caducità delle
Enea ritoma con gli alleati cose mortali: l'espressione è
Il coro delle ninfe piuttosto generica, e si pre-
sta a varie interpretazioni.
Mentre Troiani e Rutuli combattevanò un'aspra Enea può aver ammonito il
re di Cere, Tarconte, che un
battaglia, Enea nella notte solcava l'onde del mare. giorno anche gli Etruschi po-
Infatti, lasciato Evandro e arrivato nel campo tevano aver bisogno dell'aiu-
190 degli Etru~i, ne aveva avvicinato il re to altrui, oppure, con pre-
dicendogli il suo nome, la sua stirpe e il perché cisione maggiore, che Tur-
del suo arrivo, spiegandogli quali siano le forze no, se vincitore, poteva ten-
tare di riporre Mesenzio sul
proprie e quelle che aiutano Mesenzio, e l'audacia trono di Cere o, peggio, di
di Turno, ricordandogli la caducità assoggettare al suo dominio
195 delle cose mortali. Tarconte accoglie subito l'intera Etruria, ma forse più
le preghiere di Enea, conclude un'alleanza semplicemente che Mesenzio,
con lui, pone ai suoi ordini le proprie forze. Allora rifugiatosi ad Ardea presso
Turno con notevoli forze ar-
la gente lidia, affidata ad un capo straniero mate, dopo aver aiutato Tur-
secondo il volere dei Numi, sciolta dal Fato, sale no a vincere i Troiani, avreb-
200 sulla flotta. La nave di Enea si tiene in testa: be mosso guerra agli Etru-
schi cori l'aiuto del suo pro-
porta come polena due leoni di Frigia tettore.
sopra ai quali s'innalza la montagna dell'Ida 198. la gente lidia: antica-
carissima agli esuli troiani. Qui è seduto mente si credeva che gli E-
il grande Enea pesando tra sé tutti i pericoli truschi fossero venuti in
Italia dall'Asia Minore (Li-
dia).
184. Mnèsteo: aveva spro- ne nomina sette, comandate I99· sciolta dal Fato: li-
nato i Troiani, e partecipato da Massico con i gue"ieri di berata dall'inazione, cui era
egli stesso, a cacciare Turno Chiusi, da Abante con gli ar- costretta dal Fato, il quale
dal campo (IX, 927 sgg.). mati di Populonia, Asila con esigeva che il comandante
r85. Capi: il mitico fon- i Pisani, Astir con quelli di dell'esercito fosse uno stra-
datore di Capua, già nomi- Cere, Cupavone coi Liguri, niero.
nato più volte (I, 217; II, Ocno con i Mantovani ed
49; IX, 697). Auleste anche con Mantova- 2oi-203. porta come pale-
ni. I n alto mare Enea incon- na, ecc.: sulla prora, come
ENEA RITORNA CON GLI AL- tra le Ninfe, che erano state ornamento ed emblema, la
LEATI- lL CORO DELLE NINFE le sue navi, ed una di esse, nave di Enea ha dipinti due
(187-324). - Mentre intorno Cimodocéa, gli dà notizie leoni, animali sacri a Cibele,
al campo troiano si combat- della loro trasformazione e e aggiogati al suo carro, ed
te, Enea sta per raggiungere dei pericoli che corrono gli una immagine del monte I-
i suoi con una nuova flotta e assediati nel campo troiano. da, il monte che domina
gli alleati. Era partito a not- Lo invita quindi ad affrettar- Troia.
te fatta dall'Etruria con tren- si, ed ella stessa imprime 204-205. pesando tra sé,
ta navi, provenienti da varie alla nave una velocità mag- ecc.: meditando sui possibili
città della costa, cariche di giore. Anche le altre navi se- eventi della guerra e sulle
guerrieri etruschi; e il poeta guono più rapide. difficoltà da superare. L'eroe

www.scribd.com/Baruhk
372 Canto decimo

pensa alla lotta grave e peri- 20S della guerra. Fallante seduto alla sua sinistra
colosa, a cui va incontro. gli chiede tante cose: notizie delle stelle
205-208. Pallante seduto,
ecc.: è un quadro dal tocco che mostrano loro il cammino entro l'opaca notte,
delicato e profondo, di cui notizie dei suoi travagli per terra e per mare.
Virgilio è maestro. Accanto Muse divine, apritemi l'Elicona, ispirate
ad Enea siede Pallante devo- 210 il mio canto: narratemi che esercito venga dietro
to all'eroe e curioso di sa-
pere; vuoi avere notizie del- ad Enea dalle spiagge della Tuscia, viaggiando
le st~e che servono a rego- per il mare spumoso su navi bene armate.
lare la navigazione, e, gio- Solca per primo i flutti Massico, sulla bronzea
vane ardente, coraggioso e Tigri; ne seguono gli ordini un migliaio di giovani
aperto, desidera conoscere
dalla viva voce di Enea, di 21S che han lasciato le mura di Chiusi e la città
cui in breve tempo ha com- di Cosa, armati di frecce leggere e d'arco mortale.
preso il valore, i pericoli da Procede di conserva il torvo Abante: i suoi uomini
lui superati per terra e per splendono d'armi belle, la sua nave d'un aureo
mare, le traversie sofferte, le
famose imprese fauste o in- simulacro d'Apollo. Populonia, sua patria,
felici. 220 gli ha dato seicento soldati agguerriti, trecento
209-212. Muse divine, ecc.: li ha aggiunti l'isola d'Elba, ricca di inesauribili
come prima della rassegna miniere di metallo. Terzo è Asfla, famoso
delle forze italiche raduna-
tesi a Laurento per muovere profeta degli uomini e degli Dei, interprete
guerra ai Troiani, cosi ora, dei presagi nascosti nelle fibre animali,
prima della rassegna della 22S nelle costellazioni celesti, nel linguaggio
flotta che sta per salpare dal- degli uccelli, nei fuochi profetici del fulmine.
le coste dell'Etruria per re-
carsi nel Lazio a combattere Lo seguono mille guerrieri in file serrate, spinose
contro Turno e i suoi allea-
ti, il poeta chiede alle Muse
d'ispirare il suo canto. attributo »; invece il poeta, questo Asila dovrebbe essere
213-216. Massico ... Aban- quasi certamente, l'ha usato un altro, e quindi etrusco:
te... Asi/a... , ecc.: sono co- per dare vita e varietà ali' e- famoso indovino che cono-
mandanti di navi, i cui nomi lenco di questi personaggi sceva la volontà degli dèi e
sono tratti dalla geografia. noioso, ma voluto dalla tra- la comunicava agli uomini.
Nessuno di questi personag- dizione epica. Questo Aban- Gli Etruschi erano maestri di
gi è altrimenti noto, e ad ec- te non deve essere confuso divinazione, e sapevano trar-
cezione di Aulente non com- con l'Abante troiano del re auspici dalle viscere di a-
pariranno più nel poema. - canto I, verso 145. - Popu- nimali sacrificati, dall'osser-
sulla bronzea Tigri: la nave lonia: città dell'Etruria che vazione delle stelle, dal canto
di Massico si chiama Tigri sorgeva non lungi dalla at- degli uccelli, dal fragore dei
ed ha per emblema una ti- tuale Piombino. - miniere di tuoni e dal lampeggiare dei
gre di bronzo. - Chiusi ... Lo- metallo: anche oggi l'isola fuhnini. - ùt file serrate:
sa: Chiusi conserva tuttora d'Elba, non lcntana dalle co- che combattono a file serra-
lo stesso nome; Lasa sorgeva ste toscane di fronte all'an- te, in fitta schiera. Il testo
presso il monte Argentario, tica Populonia, continua a latino ha « densos acie ». -
non lontana dall'odierna Or- fornire abbondante minerale spinose di /ance: irte di lan-
betello. di ferro. ce. « Spinose » ti dà l'imma-
217-222. il torvo Abante: 222-229. Terzo è Asi/a, gine di una formazione com-
il truce Abante. Il Sabbadi- ecc.: un Asila è nominato patta di soldati, le cui lance
ni annota che « non si com- anche al verso 692 del can- sono come le spine di una
prende il perché di questo to IX, ma quello è italico; pianta o di un istrice. - da

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 373

di Iance: posti ai suoi ordini da Pisa, città etrusca to, che fu trasformato in un
ma di origine aHea. Poi viene il bellissimo Asture, candido uccello, il cigno, dal
fiero del suo cavallo e delle armi variopinte. canto melodioso. Perciò Vir-
230 gilio fa portare scl cimiero
Trecento Io accompagnano (d'accordo nel seguirlo); al figlio di lui, Cupavone, le
gli abitatori di Cere, dei campi solcati penne del cigno come inse-
dal Mignone, di Pirgi, di Gravisca malsana. gna, e ricorda che fu l'amore
Non tacerò di te, forte capo dei Liguri, la causa della sua curiosa
trasformazione. - tra i piop-
235 Cupavone seguito da pochi, dall'elmo pi, ecc.: secondo la leggenda
adorno di piume di cigno, ricordo di tuo pa~re Fetonte, figlio di" Elios e di
Cigno, che mise penne per colpa dell'amore. Climene, ottenne dal padre
Si dice infatti che Cigno, in lutto per la morte il permesso di guidare il car-
ro di giorno, ma per la sua
dell'amato Fetonte, mentre tra i pioppi, all'ombra
inesperienza i focosi cavalli
240 delle piangenti sorelle, cantava consolando gli presero la mano e il coc-
con la musica il triste amore, diventasse chio, uscendo dalla strada, si
sempre piu vecchio e bianco, si coprisse di penne alzò e bruciò il cielo lascian-
morbide e abbandonasse la terra per salire, do come segno la Via Lat-
tea, poi si abbassò e inaridl
cantando sempre, sino alle stelle. Suo figlio i fiumi. Giove impedl una
245 a capo d'una schiera di coetanei, spinge catastrofe maggiore fulmi-
coi remi l'enorme Centauro: il gigante, effigiato nandolo; e il giovane Feton-
nella palena si leva alto sull'acqua e minaccia te precipitò nel Po, sulle cui
le onde con un macigno mostruoso: la nave sponde crebbero, trasforma-
te in pioppi, le piangenti E-
solca il mare profondo con la lunga carena. liadi, sue sorelle. - Suo fi-
250 Segue Ocno che guida dalle rive paterne glio, ecc.: il figlio di Cupavo-
un esercito. Ocno figlio del fiume etrusco ne spinse con i remi la gran-
e di Manto indovina. Ocno che ti fondò, de nave, il cui emblema è un
centauro, che si erge sul ma-
Pisa, ecc : è la Pisa attuale, fiume che nasce ad ovest di re in atto di precipitare nel-
fondata dai Greci della cit- · Tarquinia e si getta nel ma- l'acqua un grosso macigno.
tà omonima dell'Elide, sul re presso Bagni S. Agostino; 250.262. Segue Ocno che
fiume Alfeo (di origine el- Pirgo, sulla costa tirrenica guida, ecc.: Ocno è figlio del
fea). dell'attuale S. Marinella, non Tevere (fiume etrusco) e di
229-233. il bellissimo A- lungi da Cerveteri, l'antica Manto, mitica profetessa ita-
sture, ecc.: guerriero etrusco Cere; Gravisca, città costie- lica (da non confondere con
ignoto, orgoglioso del caval- ra della Maremma toscana, Manto, anche profetessa, fi-
lo e delle armi. Il testo la- non identificata. Forse era glia di Tiresia); ma il poeta
tino ha «equo fidens », che infestata dalla malaria é non dice il paese di cui Ocno
significa « sicuro del suo ca- quindi malsana, donde il è re. Evidentemente è una
vallo», nel senso che il ca- nome « Gravisca », che si- terra etrusca, se egli è par-
vallo gli era molto obbedien· gnificherebbe «aria pesante, tito « dalle rive paterne ». -
te. - d'accordo nel seguir/o: malsana». Ocno... Mantova: secondo
animati dal suo stesso ardo- 235-249. Cupavone, ecc.: un'altra tradizione, che fon-
re, dalla sua stessa volontà. re dei Liguri, ricordato dal de i due miti e fu accolta da
- Cere... Mignone... Pirgi... poeta soprattutto come figlio Virgilio, la figlia di Tiresia
Gravisca: Cere, la città che di Cigno o Cicno, il grande sarebbe venuta in Italia e
aveva scacciato Mesen2io e amico di Fetonte, di cui, dal dio Tiberino avrebbe a-
in cui si erano radunate le quando precipitò dal carro vuto un figlio, Ocno; questi,
truppe etrusche; Mignone, del sole, pianse la morte tan- là dove il Mincio s'impaluda,

www.scribd.com/Baruhk
374 Canto decimo

avrebbe fondato lui la città Mantova, e che ti diede il nome di sua madre.
ch'egli chiamò Mantova dal Mantova è una città dai molti antenati, non tutti
nome della madre. - città dai 255 della medesima gente: in essa ci sono tre stirpi,
molti antenati, ecc.: il poeta,
che si considera mantovano ognuna divisa in quattro popoli; e tante tribu
(è nato a Pietole Virgilio, a son dominate da quella che trae le sue forze
tre chilometri da Mantova), dal sangue etrusco. Di là muovono contro Mesenzio
esce in questa apostrofe af-
fettuosa, attribuendo alla sua cinquecento guerrieri: sembra guidarli attraverso
città una storia gloriosa (dai 260 la liquida pianura del mare il Mincio, figlio
molti antenati) ed un certo del Benaco, scolpito sulla prua della nave
predominio su altre popola- col capo coronato di glauche canne. Avanza
zioni ad essa confederate.
Cioè le stirpi, che sarebbero quindi pesantemente Auleste: la sua nave
state tre, potevano essere: percuote con cento remi le onde spumeggianti.
gli Etruschi, la principale, i 265 La polena è un Tritone enorme che atterrisce
Celti, che vivevano numero-
si nell'Italia settentrionale, e con la buccina l'acqua .celeste in cui è immerso
forse gli Umbri, prima che sino alla vita: ha busto e capo irsuto d'uomo,
discendessero nel centro del- ventre e coda di pesce, l'onda schiumosa mormora
la penisola. Ognuna di que- sotto il suo corpo parte umano e parte bestiale.
ste tre stirpi era distribuita
in quattro città, cosl che tut- 270 Erano questi i principi valorosi che andavano
te insieme formavano una in aiuto di Troia, montati su trenta navi,
confederazione di dodici cit- solcando i campi del mare con le prore di bronzo.
tà, alla quale sovrastava La luce era scomparsa dal cielo, la divina
Mantova. - contro Mesenzio,
ecc.: la notizia delle effera- luna toccava già col suo carro notturno
tezze di Mesenzio è giunta 275 il punto piu alto del suo percorso: Enea
anche a Mantova ed ha mos- (cui le preoccupazioni non davano riposo)
so contro di lui cinquecento seduto regge il timone di persona e governa
guerrieri. - sembra guidar-
li... il Mincio, ecc.: Mincio è con le vele la nave. Ed ecco che a metà
la nave che trasporta i guer- del viaggio gli viene incontro un coro di Ninfe:
rieri mantovani, cosl chia- 280 erano le sue navi, le sue compagne, alle quali
mata perché sulla prora ha la divina Cibele aveva comandato
per emblema il fiume dal
di assumere il potere marino e trasformarsi
quale sono partiti, raffigura-
to con la testa coronata di in Dee del mare: nuotando tutte insieme solcavano
canne. Il Mincio è l'emissa- i flutti, tante quante erano state le prore
rio del Garda (Benaco), e
forma i laghi di Mantova. zo: sono i rostri, di cui le quali Enea era venuto da
263-269. Auleste: Auleste, navi sono armate. Troia. Suggestivo questo
fratello di Ocno e fondatore 274. col suo carro: gli an- quadro dell'incontro di uno
di Perugia, procede lenta- tichi immaginavano che an- stuolo di Ninfe immortali
mente con la sua nave, che che la luna percorresse il con le navi di Enea che fi-
ha per insegna un Tritone. cielo sopra un cocchio, come lano silenziose, cariche di ar-
I Tritoni erano semidei ma- il sole. mati, sulla vastità del mare,
rini, metà uomini e metà pe- 279. un coro di Ninfe: verso grandiosi destini!
sci, con capelli verdognoli e una schiera di Ninfe: sono 285. lungo il lido: lungo
corpo squamoso;· formavano le Ninfe marine, in cui Ci- la riva, alla foce del Tevere,
il corteo di Nettuno. bele, per salvarle dal fuoco, dove Enea aveva costruito
272. con le prore di bron- ha tramutato le navi con le l'accampamento.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 375

2BS di bronzo lungo il lido. Riconosciuto il re rina e notturna! Qual mo-


di lontano, lo attorniano. Cimodocea di tutte mento solenne! Enea rappre-
senta veramente Cesare, che
la piu eloquente, segue la nave, con la destra era "pontifex maximus" ».
si afferra alla poppa emergendo col dorso, 293. pini sacri della vetta
nuotando con la sinistra sotto le tacite onde; dell'Ida: c. IX, 104 sgg.
quindi dice ad Enea ignaro del prodigio: 296-297. cercandoti... ma-
290 re: le Ninfe, già navi di E-
«Enea, stirpe divina, vegli? Veglia ed allenta nea, hanno rotto malvolen-
le scotte delle vele. Noi siamo la tua flotta, tieri i vincoli che le legavano
un tempo pini sacri della vetta dell'Ida ai Troiani, dei quali erano
ora Ninfe del mare. Poiché il perfido Rutulo state fedeli custodi per lun-
ghi sette anni, salvandoli
29S ci assaltava col ferro e col fuoco, rompemmo spesso dalle ire del mare; ma
controvoglia gli ormeggi cercandoti per tutta non sono interrotti i vincoli
la distesa del mare. La Madre degli Dei d'affetto, se le Ninfe cerca-
no Enea per avvertirlo del
ebbe pietà di noi, ci trasformò, accordandoci pericolo che incombe sul
d'essere Dee e di vivere sempre sotto le onde. campo troiano e soprattutto
300 Ma il giovinetto Ascanio è assediato tra mura sul figlio Julo.
e fossati, tra i dardi e i Latini terribili 302-306. Di già i cavalie-
ri, ecc. : i cavalieri arcadi, in-
nelle armi. Di già i cavalieri Arcadi viati da Evandro, e quelli e-
e i forti Etruschi mandati in avanscoperta han preso truschi si erano diretti verso
le posizioni assegnate; Turno ha deliberato il campo troiano per via di
30S di isolarli mediante torme di cavalieri terra, ed avevano già rag-
giunto le posizioni assegnate
in modo che non possano congiungersi col campo. da Enea. Però Turno, infor-
Alzati dunque e, al sorgere dell'Aurora, sii il primo mato del loro arrivo, ha de-
a chiamare alle armi i compagni: ed imbraccia ciso di impedire con la sua
lo scudo invincibile dai bordi dorati cavalleria che essi raggiunga-
no il campo.
310 che ti ha fatto Vulcano domatore del fuoco. 314. abilmente: conosceva
Credi alle mie parole, la luce di domani bene come spingere una na-
vedrà montagne enormi di cadaveri rutuli! ». ve, sia come ninfa marina,
Allontanandosi spinse la poppa alta sul mare sia perché era stata nave.
317-319. Il figlio d'Anchi-
con la destra, abilmente. La nave fuggi per le onde se, ecc.: Enea, non sapendo
31S piu rapida d'un giavellotto e d'una freccia leggera la causa della velocità inso-
come l'aria. Anche le altre s'affrettano a loro volta. lita della sua e delle altre na-
II figlio d'Anchise sbalordito non sa vi, si stupisce, ma considera
la cosa come un presagio
che cosa pensare: ma l'auspicio comunque favorevole. Così spiega an-
gli dà coraggio. Allora volto al cielo convesso che Servio, antico commen-
320 prega con poche parole: «O Madre degli Dei, tatore del IV secolo d. C. -
santa regina dell'Ida, che hai carissimi Dindimo al cielo convesso: alla volta
celeste.
320. O madre degli dèi:
Cibele, venerata di culto par-
291. Enea, stirpe divina, giorni stabiliti dal rito, si ticolare sul monte Ida.
vegli? Veglia, ecc.: sono le recavano dal re dei sacrifizi; 321-323. Dindimo: un
parole rituali che le Vestali eilPascoli commenta: «Qua- monte della Frigia caro a
pronunciavano quando, nei le poesia in questa scena ma- Cibele per il culto che la

www.scribd.com/Baruhk
376 Canto decimo

dea vi godeva. - le città tur- e le città turrite e i leoni aggiogati


rite: Cibele era considerata al tuo cocchio, ti supplico, sii mia guida in battaglia,
fondatrice di città e protet- fa che l'augurio si compia, favorisci i Troiani ».
trice di esse; ed era perciò
rappresentata con una coro-
na turrita sul capo. - i leoni: Lo sbarco e la battaglia sulla spiaggia
la dea Cibele era raffigurata
spesso su un carro tirato da 32S Intanto il giorno tornava impetuoso ndl'aria
due leoni mansueti.
fugando con la sua luce la notte: Enea dà ordine
anzitutto ai compagni di obbedire ai segnali,
Lo SBARCO E LA BATTAGLIA
SULLA SPIAGGIA (32,5-453). - di prepararsi, anima e corpo, alla battaglia.
Enea innalza una preghiera E già è arrivato in vista dei Troiani e dd campo,
a Cibele, e poiché la flotta 330 dritto sull'alta poppa solleva con la sinistra
è già vicina alla foce del T e-
vere, impartisce gli ordini lo scudo fiammeggiante. Dalle mura i Dardanidi
per lo sbarco e la battaglia levano un grido di gioia sino al cielo, la nuova
che tosto ne seguirà. Da speranza è un fuoco acceso nei loro cuori, e scagliano
lontano gli assediati vedono con forza rinnovata i loro dardi: come
lo scudo di Enea risplendere
al sole e innalzano un urlo 33S sotto le nere nuvole uno stormo di gru
di gioia. Lo vedono anche i dello Strimone leva grida d'allarme e attraversa
Rutuli, i quali per un atti- chiassosamente l'aria fuggendo lieto i venti.
mo rimangono sgomenti. Ma Ma il re rutulo e i capi ausoni non comprendono
Turno li incoraggia a com-
battere e conduce le sue cosa accada, finché non vedono le navi
schiere verso il mare. Tutta- 340 dirette verso il lido e il mare intero correre
via Enea riesce a sbarcare con la flotta. Fiammeggia il pennacchio sul capo
tutti i suoi gettando passe-
relle dalle navi alla costa; di Enea, splende di luce la criniera, lo scudo
T arconte, invece, il capo e- d'oro manda bagliori vastissimi: cosi
trusco, fa arenare le navi sul nella notte serena rosseggiano sinistre
lido, e la manovra riesce, 34S a volte le comete color dd sangue, o Sirio
meno che per la sua, che
s'incaglia e si sfascia. Allora ardente che si leva recando ai mortali
Turno lancia i suoi guerrieri la sete e le malattie, e rattrista col fuoco
contro quelli di Enea, e si
accende una battaglia furi- che ritornano al loro paese di sbarco, cosl che ai Rutuli
bonda. Molti sono i caduti prediletto, lo Strimone (fiu- sembra che il mare si preci-
dall'una e dall'altra parte; e me della Tracia), quando piti con le navi contro di
il poeta paragona la cruenta fuggono la tempesta annun- loro.
lotta allo scontro impetuoso ciata vicina dal soffiare del 344-348. rosseggiano sini-
dt venti contrari. Noto (scirocco). stre, ecc.: gli antichi, e i su-
34o-341. il mare intero ... perstiziosi ancora oggi, cre-
330-331. solleva ... lo scudo flotta: efficacissima immagi- devano che le comete, quan-
fiammeggiante: con lo scudo ne del mare, che coperto di do appaiono nel cielo ros-
che brilla al sole nascente navi, sembra riversarsi con seggianti, preannunziassero
Enea segnala ai suoi il suo la flotta sulla terra. Con- guerre, pestilenze od altre
arrivo e li incoraggia. temporaneamente l'immagi- sciagure. - o Sirio ardente,
334-337· come sotto le ne fornisce l'idea del grande ecc.: Sirio, una stella della
nere nuvole, ecc.: il poeta numero di navi e della rapi- costellazione del Cane, che
paragona le grida di gioia dei dità con la quale navi e uo- sorge in luglio in coinciden-
Troiani alle grida delle gru mini eseguono l'operazione za con il periodo più caldo

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 377

suo lugubre tutto l'orizzonte del cielo. Ognuno adesso pensi, ecc. :
Il coraggioso Turno non dispera però è il motivo più frequente
d'occupare la spiaggia per primo e allontanare nelle esortazioni al combatti-
350 mento presso tutti i popoli
dalla terra il nemico che sta per sbarcare. e in tutti i tempi: i Troiani
Anima i suoi soldati e li rimprovera: «~giunto sono invasori e costituisco-
quello che avete tanto desiderato e chiesto no un pericolo per la fami-
glia e la casa, che sono !e
nelle vostre preghiere; è giunto il giorno d'uccidere. cose più vicine al cuore dei
355 L'esito della guerra sta nelle vostre mani. combattenti. t quindi neces-
Ognuno adesso pensi alla moglie e alla casa: sario liberare la patria dalla
ognuno rinnovi le gesta gloriose loro presenza. - La Fortuna,
ecc.: la frase è diventata
dei padri. Su, corriamo subito al mare, mentre proverbiale.
sono appena approdati tutti storditi, e il suolo 364. riflusso: il movimen-
360 vacilla ai loro passi maHermi. La Fortuna to dell'acqua prodotto sulla
aiuta gli audaci! »... Intanto pensa tra sé spiaggia più o meno forte a
seconda dell'altezza delle on-
chi portare all'attacco, chi lasciare all'assedio. de del mare.
Enea sbarca le truppe gettando passerelle 368-370. dove l'acqua non
dalle alte poppe. Molti vedendo che il riflusso ribolle, ecc.: dove non vi so-
365 è debole si azzardano a saltar sulla sabbia: no scogli. Quando sotto il
pelo dell'acqua non vi sono
altri toccano terra calandosi lungo i remi. scogli, le onde non formano
T arconte osserva il lido e notato un approdo dei piccoli vortici, ma pro-
tranquillo dove l'acqua non ribolle ed il flutto seguono lisce.
non gorgoglia frangendosi, ma si allunga con onde 373·375· fendete questo
suolo, ecc.: Tarconte incita
370 che non trovano ostacoli, lisce, serene, subito i rematori a spingere le navi
la prua vi punta e prega i compagni: «Avanti il più velocemente possibile;
giovani scelti, forza, curvatevi sui remi! non importa se esse andran-
Fate volare le navi, fendete questo suolo no a solcare (fendere) il
suolo, cioè ad arenarsi ~ulli­
nemico con i rostri, aratelo con la chiglia, do, purché si sbarchi in
375 si spezzi pure la nave dopo toccata terra! » fretta.
l vogatori si gettano tutti insieme sui remi, 377· dai grandi baffi di
e spingono le navi dai grandi baffi di schiuma schiuma: i vogatori spingo-
no le navi cosi velocemente
sulla spiaggia latina, finché i rostri s'affondano che sollevano la schiuma del
nel suolo asciutto e le chiglie si fermano senza danno. mare.
380 Tutte tranne la tua, o T arconte! Arenatasi 38o-386. Tutte tranne la
in una secca scogliosa nascosta, vi rimane tua, o T arconte!, ecc.: lana-
ve di Tarconte, correndo ve-
in bilico, sospesa, e oscilla a lungo in preda loce verso la riva, incappa
in un sottofondo scoglioso e
dell'estate, sembra che ap- con accortezza e con pruden- si arena rimanendo in bilico
porti l'arsura, le febbri e le za le disposizioni tattiche, a- in preda alle onde finché si
altre malattie che infierisco- nima e rimprovera i soldati. sfascia e riversa i guerrieri
no in questa stagione. - E giunto quello, ecc.: al- nell'acqua. E il poeta, che
349-361. Il coraggioso Tur- lude agli inviti, più volte ri- ha presente la scelta accura-
no, ecc.: Turno non si sco- volti ai Troiani, di uscire ta dell'approdo fatta da Tar-
raggia. Impavido e tenace, dal campo fortificato e com- conte, forse un po' eccessiva
parla tranquillo e impartisce battere in campo aperto. -· per la circostanza che esigeva

www.scribd.com/Baruhk
378 Canto decimo

rapidità e un po' di rischio, alle onde finché va in frantwni gettando


esce in questa vivace apo- i guerrieri nell'acqua. E ne escono a fatica
strofe, a cui non manca nep-
pure una punta d'ironia. 385 impediti dai pezzi dei remi, dalle panche
« Ma osserva com'è mossa, fiottanti e dal riflusso che li trascina indietro.
drammatica e veramente "vi- Turno non perde tempo; ma furioso conduce
sibile" questa scena dell'ap- l'esercito contro i Teucri e lo schiera sul lido.
prodo. j;: notevole come Vir-
gilio, poeta, per cosl dire, Le trombe squillano. Enea è piombato per primo
terrestre, abbia profondo e 390 sugli squadroni agresti (presagio di vittoria!),
vivace l'intuito della vita sul abbattendo i Latini con la morte del grande
mare, e di cose marinare si Terone, il quale aveva osato assalirlo.
dimostri descrittore sempre
accurato ed efficace» (Mor- Lo trafigge nel fianco con la spada, attraverso
purgo). la lorica di bronzo e la veste dorata.
390. sugli squadroni agre- 395 Quindi ferisce Lica, tratto vivo dal corpo
sti: l'espressione ha senso di sua madre già morta con un taglio cesareo,
dispregiativo: su quest'accoz-
zaglia di contadini armati. e consacrato a Febo appena uscito, indenne,
« Squadroni » traduce bene da tale operazione. Subito dopo abbatte
il termine militare latino con un colpo mortale il forte Cisseo
« turmas » (parola di origine 400 e il gigantesco Gia, che falciavano file
ignota, forse parente di
« turba »), che significa an- intere con la clava: ed a nulla servirono
che una « moltitudine qual- a loro difesa le armi di Ercole
siasi». e le mani gagliarde e l'essere figli
391-392. abbattendo i La- di Melampo, compagno di Alcide finché questi
tini, ecc.: prostrando moral-
mente i Latini con l'uccisio- 405 visse in terra compiendo le sue dodici imprese.
ne di Terone, loro capo. Te- Ma ecco Faro, che lancia inutili minacce:
rone, guerriero latino, ap- vibrando un giavellotto Enea glielo ficca
pare qui soltanto. nella bocca che grida. E tu pure, o Gidone,
395-398. Lica, tratto vivo,
ecc.: Lica era venuto al
mondo mediante una opera- 404. Melampo: è un per- della cruenta battaglia fra
zione chirurgica (il taglio ce- sonaggio che appare qui sol- ltalici da una parte, Troiani
sareo che, evidentemente, tanto, ma doveva essere un ed Etruschi dall'altra; e nella
era noto anche anticamente, valoroso, se i figli si vantano lotta al di sopra di tutti si
almeno fin dai tempi di Vir- d'essere nati da lui. Gli il- distingue per valore Enea,
gilio), e perciò sacro a Febo, lustri natali, osserva melan- che fa strage di nemici. Nel
che tra le molte sue attribu- conicamente il poeta, non ricordare gli uccisi il poeta
zioni aveva anche quella di valsero a salvarli dalle 2r- · cerca di superare la mono-
essere dio della medicina. - mi mortali di Enea. - com- tonia, che deriva dalla lunga
indenne: che cosa gli giovò, pagno di Alcide, eçc.: com- elencazione dei nomi, con ac-
sembra dire il poeta con pagno di Ercole (Alcide da cenni particolari, quasi sem-
«indenne», d'essere uscito Alceo, suo avo) nelle dodici pre creati dalla sua fantasia,
da bambino incolume dai famose fatiche impostegli da come la morte di Faro, ucci-
ferri del èhirurgo, se ora, Euristeo, re di Tirinto e Mi- so da un giavellotto, che
uomo adulto, è costretto a cene; ma è una notizia sol- Enea gli ficca in bocca men-
morire in guerra? tanto virgiliana. tre « lancia inutili minac-
402. le armi di Ercole: la 406-453. Ma ecco Faro, ce »; e di due dei sette fra-
clava, di cui Ercole era sem- ecc.: continua ancora per telli figli di Porco, che han-
pre armato. molti versi la descrizione no avuto l'ardire di sbarrare

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 379

mentre segui infelice il nuovo amore - Clizio


410 dalle guance imbiondite dalla prima peluria -
saresti morto, ucciso dalla lancia di Enea,
libero finalmente dalla tua eterna passione
per i ragazzi: se il gruppo dei sette fratelli
figli di Porco non fosse sceso a sbarrargli la strada.
41S I sette fratelli scagliano sette dardi
che vanno a vuoto: parte rimbalzano sull'elmo
e sullo scudo, parte deviati da Venere
lo sfiorano soltanto. Allora Enea si volge
al fido Acate: «Dammi dei giavellotti, quelli
420 che rimasero infitti nel corpo dei Greci
sulle pianure di Troia: non ne voglio lanciare
nessuno invano!». Prende un grande giavellotto
e tira: l'arma vola e trapassa gli strati
di bronzo dello scudo di Meone rompendogli la strada all'eroe troiano. -
la corazza ed il petto. Corre in suo aiuto Alcanore quelli che rimasero infitti,
e sostiene il fratello che cade. Un'altra lancia ecc.: evidentemente Enea
di Enea gli passa il braccio ed umida di sangue non chiede i giavellotti che
« rimasero infitti nel corpo
continua la sua corsa: la destra moribonda dei Greci», ma simili a
guizza, attaccata al braccio soltanto per i tendini. quelli. - Clauso di Curi:
430 Allora Numitore, estratto il giavellotto uno degli alleati di Turno,
ricordato nella rassegna del
dal corpo di Meone, assale Enea: non riesce canto VII, 810. - della stir-
neanche a colpirlo, sfiora la coscia del grande Acate. pe di Borea: del popolo che
Fidando nel suo corpo giovane arriva Clauso abita il nord (Borea è vento
di Curi e ferisce Driope da lontano, del nord) della Grecia, per-
ciò della Tracia. - Ismaro:
43S conficcandogli in gola la rigida lancia, monte della Tracia, donde
togliendogli in un colpo la voce e insieme l'anima: venivano i tre figli di Ida.
il ferito cadendo batte in terra la fronte -Aleso: capo degli Aurun-
ci, popolo del Lazio (VII,
e sputa dalla bocca un densissimo sangue. 832). - Messapo: VII, 793·
Uccide poi con varie morti tre Traci, nati -si combatte sulla porta d'I·
440 della stirpe di Borea su nell'estremo Nord, talia, ecc.: l'immagine vuoi
e tre figli di Ida, venuti dall'Ismara. significare che la battaglia
è stata impegnata sulla riva
Accorrono Aleso e le sue truppe aurunche; del mare, che è la porta dalla
avanza Messapo, il figlio di Nettuno quale i Troiani tentano di
dai cavalli superbi. Cercano di respingersi entrare in Italia. E il poeta
445 a vicenda, sia gli uni che gli altri: si combatte paragona la lotta fra Troia-
ni, che vogliono entrare, e
sulla porta d'Italia. Come venti contrari gli Italici, che glielo impedi-
di pari forza lottano nell'ampio cielo, senza scono, ai venti che s'azzuf-
darsi per vinti e senza che si diano per vinti fano tra loro in una tempe-
sta con esiti uguali. La simi-
le nuvole ed il mare (sicché la lotta è incerta litudine è stata imitata dal
4SO per lungo tempo e tutti gli elementi accaniti Tasso (Ger. Lib., IX, 52).

www.scribd.com/Baruhk
380 Canto decimo

EROISMO DI PALLANTE E
SUA MORTE (454~41). - I s'azuffano): cos.f l'esercito troiano
cavalieri arcadi, costretti a affronta corpo a corpo l'esercito latino:
scendere da cavallo a causa guerriero con guerriero, un piede opposto all'altro.
del te"eno sparso di grossi
sassi e di arbusti e quindi a
combattere, a piedi, sono Eroismo di Pallante e sua morte
messi in fuga dai Latini e,
non avvezzi a quel tipo di Intanto da un'altra parte dove il suolo era sparso
lotta, stanno per sbandarsi. 4SS dappertutto di sassi rotolati dall'acqua
Ma Pallante, accortosi in
tempo, li rincuora ricordan- e di arbusti strappati dalle rive, Pallante
do a loro il valore dei padri vedendo che i suoi Arcadi - costretti dal terreno
e li incita a combattere get- a lasciare i cavalli e non abituati
tandosi per primo contro gli a combattere a piedi - volgono le spalle
I talici comandati dal giova-
ne Lauso. I cavalieri arcadi, 460 inseguiti dai Rutuli, usa l'unico mezzo
accesi dall'esempio del gio- che gli resta, eccitando il valore dei suoi
vane condottiero, ritornano con amare parole e con preghiere: «Amici,
animosi in battaglia, ma Gio-
ve non vuole che Pallante e dove fuggite? Per voi, per le vostre gloriose
Lauso si azzuffino tra loro. imprese, per il nome del vostro capo Evandro
Frattanto Turno, avvertito 465 e per le guerre vinte sotto di lui, per me,
dalla sorella Giuturna della per questa mia speranza che ora sottentra, emula,
strage che Pallante compie
tra le schiere dei Latini, ac- alla gloria p~terna, abbiate vergogna
co"e e, pronunciate parole di affidarvi alle gambe! Bisogna farsi strada
di barbara ferocia contro a suon di spada. U, dove incalza fittissimo
Evandro e gli Arcadi, che
avevano prestato aiuto ai 470 il nemico, vi chiama la nobile patria,
Troiani, si fa largo davanti e chiama me, Pallante, vostro capo. Non siamo
a tutti. Pallante si meravi- attaccati da un Dio: è mortale il nemico
glia, poi lo affronta con co- che ci serra da presso. Abbiamo vita e forza
raggw, pronuncia nobili pa-
role, invoca l'aiuto di Erco- come loro! Coraggio, la distesa del mare
le e scaglia l'asta. Ma l'asta 475 ormai ci chiude, immensa, con un insuperabile
ferisce Turno appena di stri- ostacolo. La terra per fuggire ci manca.
scio, e questi allora avventa Ci butteremo in acqua, o troveremo rifugio
la propria asta e trafigge il
giovane avversario. Pronun- nel campo?,._ E si getta in mezzo ai nemici
ciate sul cadavere parole d'i- Lo affronta per primo, sospinto da un destino
naudita ferocia con la par- ~so maligno, Lago: Pallante lo colpisce con l'asta,
venza di essere clemente, to- mentre è occupato a svellare un gran sasso da terra,
glie al caduto il balteo e con-
segna agli Arcadi il corpo
del loro giovane principe. vera e li rianima. Sono sem- a che essi si vergognino di
plici le parole del giovane fuggire e ritornino ad af-
456-478. Pallante veden- figlio di Evandro, ma con- frontare animosi il nemico.
do, ecc.: Pallante in un'al- vincenti. Il ricordo delle im- Alle parole il giovane eroe
tra parte della battaglia, ve- prese precedenti felicemen- fa seguire l'esempio, e si
dendo che i suoi Arcadi, co- te compiute, l'accenno al scaglia contro gli avversari.
stretti dal terreno a combat- buon nome di Evandro e 479-500. Lo affronta ... La-
tere a piedi, fuggono inse- alla fiducia che essi hanno go, ecc.: in questi versi so-
guiti dai Rutuli, li rimpro- riposto in lui sono sufficienti no descritte le prodezze di

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 3 s1

trafiggendolo al centro della spina dorsale, stirpe di Reto re dei Mar-


fra le costole; quindi ritira la lancia ruvi (VII, 862), rifugiatosi
presso Dauno, padre di Tur-
che aderisce alle ossa. Isbone allora spera no, per sfuggire all'ira del
485 di sorprenderlo. Invano: poiché Fallante - mentre padre quando fu scoperta la
Isbone gli correva addosso, itato, reso sua tresca con la matrigna;
incauto dalla morte crudele dell'amico- e di Laride e di Timbro, fi-
gli gemelli di Dauco (perso-
lo colpisce per primo piantandogli la spada naggio sconosciuto), cosl si-
nei polmoni gonfiati dalla collera. Poi mili tra loro che neppure i
490 assale Stenio, e Anchemolo (della stirpe antichissima genitori li sapevano distin-
di Reto) che s'era macchiato d'incesto guere, ma che rese diversi,
dice il poeta, la spada di Fal-
con la matrigna. E voi pure cadeste sui rutuli campi, lante. Il tono scherzoso e
Laride e Timbro, figli gemelli di Dauco, i particolari macabri del rac-
eguali tanto da essere difficili a distinguere! conto sono imposti al poeta,
495 La vostra somiglianza era fonte di errori anche qui, dall'esigenza di
evitare la monotonia. Essi
deliziosi pei vostri genitori: Fallante contrastano, ma non sminui-
purtroppo vi fece diversi, poiché la spada di Evandro scono la delicata ed umanis-
tagliò la testa a Timbro, il braccio destro a Laride. sima sensibilità di Virgilio.
Quel braccio cadde; le dita ancora semivive 504. Difatti trafigge, ecc.:
continua il racconto delle
500 si muovono annaspando sull'elsa della spada. imprese di Fallante, che uc-
Tutti gli Arcadi corrono contro il nemico, pieni cide Reteo con la lancia che
di dolore e vergogna per quanto Fallante aveva scagliato contro Ilo.
ha loro detto e entusiasti di quanto egli stesso Reteo infatti, mentre fuggi-
va incalzato dai fratelli ar-
va compiendo. Difatti trafigge anche Reteo cadi Teutra e Tire, era ve-
505 che fugge con la biga: mancando per un soffio nuto a trovarsi sulla traiet-
Ilo. Fallante aveva scagliato da lontano toria della lancia di Fallante.
la forte lancia contro Ilo; ma Reteo, che fuggiva 513-517. come d'estate,
quando, ecc.: la similitudi-
spaventato da Teutra e dal fratello Tire, ne coglie l'usanza dei conta-
si mette in mezzo, riceve il colpo e precipitando dini, o come dice il poeta,
510 mezzo morto dal cocchio percuote coi calcagni dei pastori di bruciare le
la dura terra rutula. E tu Fallante, godi stoppie (o i pascoli) per mi-
gliorare il terreno e purifi-
vedendo il valore dei tuoi scatenarsi, valanga carlo dagli insetti nocivi.
compatta, sul nemico: come d'estate, quando Virgilio ne tratta l'argomen-
il vento è favorevole, un pastore dà fuoco to nelle Georgiche, l. l, 84-
515 a vari punti d'un bosco e le fiamme, appiccate 93· Tuttavia non si com-
prende come le stoppie pos-
qua e là, si ricongiungono e infuriano nei campi sano diventare un bosco e
in un unico incendio. Ma ecco il forte Aleso che sia attribuita ad un pa-
marciare contro gli Arcadi, coperto dallo scudo, store un'operazione che è
uccidere Ladone e Fereto e Demodoco. propria dei contadini.
517-535. ecco il forte Ale-
so, ecc.: Aleso, già nomina-
Fallante, come l'uccisione di prendere Fallante mentre to al verso 442 contro Enea
Lago, un latino sconosciuto; svelleva l'asta dal corpo ed i suoi, ritorna qui valo-
quella di Isbone, un altro della sua vittima; e di Ste- roso combattente contro gli
ignoto, che sperava di sor- nio e di Anchemolo, della Arcadi. I tre guerrieri che

www.scribd.com/Baruhk
382 Canto decimo

uccide e i due che ferisce 520 troncare a Strimonio con la spada lucente
sono ignoti. - Presago del la destra protesa per colpirlo alla gola,
futuro, ecc.: il padre di
Aleso, che era indovino, ave- e ferire nel volto con un sasso Toante
va previsto la morte del fracassandogli l'osso della fronte e il cervello.
figlio e, per impedire che
morisse, lo aveva nascosto in Presago del futuro il padre di Afeso
un bosco. Ma quando egli 52S lo aveva nascosto nel fitto di una selva:
morl, le Parche, esecutrici quando il vecchio ebbe chiuso nella morte le ciglia
dd destino, lo presero e lo
mandarono alla guerra per- canute, le Parche gli misero le mani
ché il Fato si compisse. addosso consacrandolo alla lancia di Evandro.
536-552. Ma Lauso, ecc.: Fallante lo assale dopo questa preghiera:
Lauso, giovane figlio di Me-
senzio, non vuole che i suoi, S30 «Padre Tevere accorda alla mia lancia fortuna
di fronte alle prodezze di ed una facile via attraverso il torace
Fallante, si sconfortino ed del duro Aleso: io ne appenderò le spoglie
abbiano l'impressione che la
guerra volga al peggio per a una tua quercia sacra!». Tiberino lo udf:
gli Italici; perciò anch'egli mentre Aleso protegge col ·suo scudo Imaone
si lancia nella mischia e uc- S3S espone il petto inerme al giavellotto arcadico.
cide parecchi nemici. - Ma Lauso, parte importante di questa guerra, non
Abante: un capo etrusco al-
leato di Enea, già ricorda- • che le truppe latine vengano spaventate [lascia
to al v. 217.- molti Teucri, dalla morte d'un uomo cosi grande. Dapprima
sfuggiti, ecc.: sono i Tro- uccide Abante che aveva osato ostacolarlo,
iani, superstiti della guerra
di Troia; Enea li aveva con- S40 poi abbatte parecchi Arcadi, molti Etruschi,
dotti con sé nel suo viaggio molti Teucri, sfuggiti alle mani dei Greci.
presso Evandro e gli Etru- La lotta è incerta: le schiere si fronteggiano, eguali
schi. Tutti gli altri Troiani di forza e tutte e due animate da eroici
erano chiusi nel campo. -
La lotta è incerta, ecc.: i capitani. Le flle son tanto fitte (poiché
due eserciti avversari hanno S4S gli ultimi serran sotto) da rendere impossibile
forza e valore eguali. Da il muovere le lance e le mani. Di qua
una parte è Fallante, dall'al- preme e incalza Fallante, di là combatte Lauso:
tra è Lauso; e i due giovani
stanno per scontrarsi. Ma sono entrambi bellissimi e di età quasi eguale,
Giove non lo permette; la entrambi destinati a non tornare in patria.
Fortuna assegna la morte ai sso Ma il re del grande Olimpo non permise che i due
due giovani più tardi, e per venissero a battaglia tra loro: la Fortuna
mano di un nemico più for-
te: a Fallante per mano di li destina ben presto a maggiori nemici.
Turno, a Lauso di Enea. Intanto la divina sorella avvisa Turno
553.ladivina sorella: Giu- perché sostituisca Lauso; egli col carro
turna, ninfa e sorella di sss passa in mezzo alla mischia. Come vede i compagni
Turno.
555· in mezzo alla mi- dice: «È tempo per voi di cessare la lotta:
schia: tra le schiere dei vado da solo contro Piùlante, che a me solo
combattenti. è dovuto. Ah, vorrei_ che fosse qui suo padre
558-559. Ah, vorrei che in persona a vederci! ». E subito i compagni
fosse qui, ecc.: Turno vor- arretrano lasciandogli spazio quanto ne vuole.
rebbe che alla tragedia di S60

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 3 83

Dopo la ritirata dei Rutuli, Pallante cor più al contatto della in-
stupito da tali ordini arroganti, contempla civile tracotanza del suo av-
versario.
con meraviglia Turno. Percorre quel gran corpo
570. Freddo il sangui!,
con uno sguordo feroce, senza paura, e ricambia ecc.: si gela il sangue nel
S6S le sue parole. «O re, cessa di minacciarmi. cuòre, cioè gli Arcadi, che
Avrò lode - gli grìda - o per le ricche spoglie per l'impari lotta presenti-
che riuscirò a levarti o per la morte gloriosa. scono la tragedia, rimangono
Mio padre affronterà di buon animo entrambe muti e inorriditi in un'attesa
trepidante.
le due sorti ». Ed avanza in mezzo alla pianura. 571. giù dalla biga: dal
570 Freddo il sangue s'arresta nel cuore dei guerrieri carro che usavano i grandi
d'Arcadia. Turno balza giu dalla biga, pronto guerrieri. La biga era in-
a combattere a piedi: simile ad un selvaggio vece un cocchio a due ruo-
leone che, veduto da un alto osservatorio te tirato da due cavalli.
573· da un alto osservato-
laggiu nei campi un toro prepararsi a combattere, rio: da un'altura.
S1S si precipita ardente. Pallante, appena crede 574· un toro prepararsi,
che il nemico sia a tiro di lancia, lo attacca ecc.: un toro che si prepara
per primo sperando che la Fortuna aiuti a combattere contro il riva-
le che ha visto da lontano.
l'audacia di chi osa affrontare con forze
580. Per l'ospitalità, ecc.:
diseguali il duello, e volto al cielo dice: Pallante riconosce la diffi-
SBO «Per l'ospitalità e la mensa paterna coltà quasi disperata dell'im-
che un tempo ti hanno accolto, forte Alcide, ti prego, presa alla quale si accinge, e
prima di scagliare l'asta, ri-
assisti la mia impresa terribile. Costui volge questa preghiera ad
moribondo mi veda strappargli di dosso Ercole (detto Alcide da Al-
le armi insanguinate, i suoi occhi con l'ultima ceo, suo nonno) che era sta-
SBS luce scorgano me vittorioso! ». Il grand'Ercole to ospite di Evandro dopo
l'uccisione di Caco. L'ero~::
quando mori fu assunto da
Giove in cielo, e la città di
Pallante,· ch'egli va cercan- se sono le parole di Fallan- Pallanteo, grata ch'egli aves-
do e vuole uccidere, fosse te, sublime per semplicità, se liberato il Lazio dalla cru·
presente anche Evandro, il per calma e coraggio. Egli dele e funesta presenza di
padre. Egli godrebbe nel ve- sa di avere davanti a sé un Caco, gli dedicò un'ara e
dere il vecchio re di Pallan- avversario fortissimo, ma per una festa particolare annua-
teo, in stato di guerra con- questo non trema, e accetta le (VIII, 313 sgg.).
tinuo con i Rutuli ed ora il confronto qualunque pos- 583-585. moribondo mi
anche alleato di Enea, pian- sa essere l'esi to. Se vincerà, veda, ecc.: sembra che Fal-
gere davanti al figlio morto. avrà la gloria d'aver vinto un lante in queste parole espri-
Il giovane e fortissimo prin- grande eroe; se sarà vinto, ma non solo il desiderio di
cipe di Ardea è un guerriero egli farà una morte gloriosa; colpire a morte Turno, ma
valoroso, ma feroce, e con- e suo padre Evandro sarà che provi anche un certo
trasta nettamente con Enea. felice dell'una e saprà sop- giovanile compiacimento nel
Le sue parole sono un atto portare il dolore che gli re- pensare di poter vedere tra
gratuito di crudeltà, possibi- cherà l'altra sorte. Parole no- poco il suo nemico morire
le soltanto in un cuore an- bilissime e dignitose, pro- con davanti l'immagine del
cora selvaggio. nunciate da un giovanissimo, suo uccisore vittorioso, ben-
565-569. O re, cessa di la cui fermezza virile ed ele- ché in realtà egli stesso non
minacciarmi! ... : molto diver- vatezza morale risaltano an- creda a questa sua illusione.

www.scribd.com/Baruhk
3 84 Canto decimo

586-588. reprime un pro- udita la preghiera del giovane, reprime


fondo sospiro, ecc.: Ercole, un profondo sospiro nel profondo del cuore
udita la preghiera, prova do-
lore di non poter salvare e versa vane lagrime. Giove, suo padre, parla
Pallante. Contro il destino al figlio con parole affettuose: «C'è un giorno
egli non può andare. 590 stabilito per tutti i mortali: per tutti
589-593. C'è un giorno sta- il tempo della vita è breve e irrevocabile.
bilito, ecc.: Giove, padre di
Ercole, comprende il dolore C..ompito del valore è estendere la fama
del figlio, e lo conforta ri- di chi bene ha operato oltre la morte. Caddero
cardandogli che i mortali tanti figli di Dei sotto le alte muraglie
hanno una vita breve, e il S9S di Pergamo! E tra gli altri mio figlio Sarpedonte.
giorno della loro morte è
segnato irrevocabilmente dal Il suo destino chiama a morire anche Turno,
destino. Soltanto le opere è arrivato anche lui al traguardo degli anni
della virtù (valore) hanno il concessigli ». E distoglie gli occhi dai campi rutuli.
potere di perpetuare il ri- Fallante avventa l'asta con moltissima forza
cordo (la fama) dell'uomo ol-
tre la morte. « Bellissima 600 e cava dalla guaina la spada lucente.
questa pietà e questo pianto Il ferro vola e colpisce l'attacco degli spallacci
di Ercole, impotente a sal- di bronzo, perforando il bordo dello scudo,
vare il figlio dell'antico ospi- ferendo appena di striscio il gran corpo di Turno.
te- commenta il Raniolo -;
ma più bella e veramente so- Allora Turno, a lungo palleggiata la lancia
lenne la parlata di Giove, 60S di quercia dall'acuta punta d'acciaio, avventa
che è uno dei passi più me- a Fallante un gran colpo, e gli dice: «Ora guarda
morabili dell'Eneide, per
quel tragico senso di cadu- se la mia lama è piu penetrante! •· La punta
cità di ogni cosa terrena ». attraversa vibrando il centro dello scudo
5~3-595· Caddero tanti fi- malgrado i tanti strati di ferro, i tanti strati
gli, ecc.: sono Achille, figlio 610 di bronzo, i molti strati di cuoio duro, e fora
di Teti; Ascalafo, figlio di la corazza e il gran petto. Fallante invano strappa
Marte; Cicno, figlio di Po-
seidone, o Nettuno, ucciso il ferro intiepidito dalla ferita: sangue
da Achille e dal padre mu- e anima fuggono insieme per la medesima via.
tato in cigno; lo stesso figlio
di Giove, Sarpedonte re dei
Lici, alleato dei Troiani e to una potenza illimitata, to molto efficace a tener de-
ucciso da Patroclo. ma affermando anche con ri- sta l'attenzione del lettore.
596-598. Il suo destino, solutezza il valore morale 6o9-61o. i tanti strati ... i
ecc.: anche per Turno è dello spirito. molti strati: la triplice ri-
giunto il giorno fatale della 6or. Il ferro vola: l'asta petizione rende bene la for-
morte. La sapienza di Giove è di quercia, ma la sua punta za penetrante dell'asta, che
dà in questi versi un'imma- è di ferro. attraversa lo scudo nonostan-
gine sconfortante della vita 6o6-6o7. Ora guarda se, te la sua robustezza e giunge
umana, cosl breve e preca- t>CC.: sono parole odiose an- poi a segno superando anche
ria, ma esprime anche un che queste, osserva qualche l'ostacolo della corazza.
valido conforto per chi nella commentatore, ma fanno par- 6n-613. Pallante invano
vita sa operare il bene. È te del repertoro consacrato :.trappa, ecc.: non pronuncia
un passo nel quale la gran- dalla tradizione omerica. Del una sola parola il giovane
de anima di Virgilio si espri- resto anche il contrastante ferito, ma compie un gesto
me bensl umanizzando la comportamento dei due cam- di ribellione, che rivela forza
divinità e concedendo al Fa- pioni è un espediente poeti- d'animo; ma l'atto non vale

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 38.5

Cade sulla ferita; le armi risuonano da), sul quale era istoriato
615 sul suo corpa; morendo morde la terra nemica il nefando delitto delle Da-
naidi, le cinquanta figlie di
con la bocca insanguinata. Alto sopra di lui Danao che, la prima notte
Turno: «O Arcadi - disse - riportate ad Evandro di matrimonio, ad eccezione
le mie parole: gli mando Fallante morto, come di lpermestra, uccisero i lo-
si meritava. Gli accordo tutti gli onori funebri ro mariti per istigazione del
loro stesso padre. E questo
620 e la consolazione di seppellire il figlio perché un oracolo aveva pre-
L'aver ospitato Enea gli costerà molto caro». detto a Danao che un nipo-
Poi calpestò il cadavere con il piede sinistro te gli avrebbe tolto il regno
strappandogli dal fianco una cintura d'oro e la vita. Il « cinquanta »
del testo, che contrasta con
pesante, lavorata da Clono figlio d'Eurite, il mito (i mariti uccisi fu-
625 il quale vi aveva cesellato il delitto rono 49 ), non c'è nel testo
delle Danaidi, i cinquanta giovani uccisi e i letti latino. Il mito delle Danaidi
fu oggetto di una delle più
macchiati di sangue nella notte di nozze. antiche tragedie di Eschilo.
Turno adesso trionfa, lieto della sua spoglia. 629-634. O mente umana,
O mente umana, ignara del futuro destino, ecc.: il poeta di fronte al-
630 che non sai conservare una giusta misura l'efferatezza di Turno non
se il successo ti esalta. Verrà il tempo in cui Turno rimane indifferente, ed esce
in questa esclamazione che,
desidererà ricomprare a gran prezzo partendo da una accorta e
la vita di Fallante, e odierà questa spoglia realistica visione della real-
e questo giorno! tà, cioè che l'uomo per igno-
635 ranza non sa molto spesso
Intanto i compagni piangendo dare una giusta misura alle
recuperano il cadavere e lo portano via proprie azioni, passa poi a
disteso sul suo scudo. E tu ritornerai costatare che Turno si com-
a tuo padre, Fallante, recandogli infinito porta con Fallante con arro-
dolore e gloria immensa. Questa prima giornata gante crudeltà perché non
conosce che presto avrebbe
pagato la sua vittoria con la
vita. Così il poeta antici-
a tenerlo in vita, anzi ne me egli merita di riaverlo, pa il suo racconto del can-
affretta la morte. Il testo la- cioè morto. to XII, II?O-n8o, quando
tino, tradotto nell'ordine del- 622. Poi calpestò, ecc.: scriverà che Turno molto
l'esametro, dice: << egli strap- per orgoglioso disprezzo e pagherebbe per ridar vita a
pa tepido e invano dalla fe- segno di vittoria, secondo Pallante ed ha perciò in odio
rita il dardo » . l'uso dei tempi. il balteo che gli aveva pre-
614. Cade sulla ferita: ca- 623-627. una cintura d'oro, so e il giorno in cui l'aveva
de bocconi. L'asta l'aveva ecc.: presso gli antichi era ucciso.
colpito al petto. costume che il guerriero vin- 637-641. E tu ritornerai,
6x6. Alto sopra di lui: rit- citore spogliasse il vinto delle ecc.: il commovente episo-
to, in piedi sopra di lui. armi e di quanto d'interes- dio della morte di Pallante
617-621. O Arcadi, disse, sante questi aveva. Turno si conclude con il saluto del
riportate, ecc.: sotto le spe- sottrae a Pallante, come se- poeta, interprete dei senti-
cie della generosità sono pa- gno di trionfo, il balteo d'o· menti degli Arcadi che por-
role di una crudeltà inau- ro (una specie di bandoliera, tano le spoglie mortali del
dita. Evandro ha voluto strin- che dalla spalla destra scen- figlio al padre, recandogli
gere alleanza con Enea, cd deva al fianco sinistro e alla « dolore e gloria immensa »:
io gli restituisco il figlio co- quale si appendeva la spa- semplice e mirabile espres-

www.scribd.com/Baruhk
386 Canto decimo

sione che,· insieme con la 640 di battaglia è anche l'ultima della tua breve vita;
gloria del sacrificio compiu- ma lasci mucchi enormi di cadaveri rutuli!
to per l'affermazione di un
ideale, racchiude in sé la
pena immensa, a cui è co-
stretto il cuore di un padre. Enea vuoi vendicare Fallante,
Anche qui siamo di fronte ·ma Giunone salva Turno
ad uno dei momenti più
felici della nobile e sublime Enea viene informato subito del disastro,
poesia di Virgilio, che sa e non da voci incerte ma da un suo messaggero:
intuire e rappresentare mi-
rabilmente e con semplicità apprende che i Troiani sono a poca distanza
il complesso dei sentimenti 64S dalla morte, che è tempo di aiutare le truppe
che ·si destano contempora- travolte. Con la spada miete tutti i nemici
neamente nel cuore dei geni- piu vicini e si apre di forza un passaggio
tori di tutti i tempi, che
hanno perduto i figli sul attraverso l'esercito, cercando solo Turno.
campo di battaglia. Fallante, Evandro, le mense che per prime nel Lazio
ENEA VUOL VENDICARE FAL- 650 lo accolsero, la stretta ddle mani congiunte,
LANTE, MA GIUNONE SALVA tutto è lf, nei suoi occhi. Allora prende vivi
TURNo(642-855).- L'annun- quattro giovani nati a Sulmona e altrettanti
cio della morte di Pallante allevati nei' canipi bagnati dall'Ufente
rende furioso e spietato E-
nea. Egli ha un solo fine: per immolarli ai Mani, vittime espiatorie,
cercare Turno e vendicare 6SS bagnando col loro sangue le fiamme del rogo.
su di lui il giovane amico
ucciso. Nel suo cammino fa
strage di quanti gli attraver- fugge verso il mare ed entra agli occhi soltanto l'imma-
sano la via e li destina al in una nave. Vi sale anche gine del giovane ucciso e
rogo di Pallante; così non il Rutulo, il fantasma scom- quella del vecchio re suo
ha pietà di Mago, che per pare nell'aria e Giunone ta- padre: l'uno e l'altro a lui
aver salva la t'ita gli offre glia gli ormeggi. Così men- cari per l'accoglienza fatta-
un grosso riscatto, e non ri- tre il vero Enea infuria e cer- gli, benché forestiero, e l'o-
spetta neppure la dignità sa- ca Turno, questi va per l'am- spitalità affettuosa offertagli
cerdotale di Emonide, che pia distesa del mare verso insieme con un'amicizia cal-
ha il capo adorno di sacra il lido di Ardea, crucciato e da e sincera.
benda. Mentre Enea infuria, disperato. 651-655. Allora prende vi-
Giove fa notare a Giunone vi, ecc.: secondo l'uso inu-
in tono di scherno che i 644-645. a poca distanza mano di quei tempi primi-
Troiani sanno vincere an- dalla morte: sono sul pun- tivi, Enea trascina via vivi
che senza l'aiuto di V enere, to di essere sopraffatti. An- otto giovani per sacrificarli
ma l'orgogliosa dea contra- che questa notizia gli è por- sul rogo di Fallante, come
riamente al suo solito non tata dal messaggero. offerta espiatoria e vendica-
si adira; e chiede invece che 646-651. Con la spada, trice ai suoi Mani, cioè alla
sia ritardata la morte di Tur- ecc.: Enea, conosciutala tra- sua anima sventurata e irri-
no, se proprio non si può gica fine di Fallante, non ha tata. Anche Achille immolò
evitarla. GiotJe acconsente e che un solo pensiero: cerca- sul rogo di Fatroclo dodi-
Giunone scende allora sulla re Turno e vendicare la mor- ci giovani troiani. Sulmona
terra, costruisce con nebbia te del giovane amico. Attra- non è l'omonima patria di
e vento un'immagine di versa cosl le schiere dei com- Ovidio Nasone, ma una cit-
Enea. Turno la vede e l'in- battenti aprendosi spietata- tà dei Volsci scomparsa.
segue; il fantasma fugge tra mente la via con la spada. Ufente è invece un fiumi-
le schiere dei combattenti, L'eroe troiano ha davanti cello del Lazio.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 3 s7

Poi scaglia contro Mago la lancia micidiale. troiana, ecc.: la tua vittoria
Quello, astuto, si china e l'asta lo trasvola non dipende dalla mia mor-
te soltanto.
vibrando: abbracciate le ginocchia di Enea
667-669. Per primo Turno
Mago gli dice, supplice: « Per i Mani paterni, ha abolito, ecc.: Turno, uc-
per la speranza di Julo che cresce, ti prego cidendo Pallante, ha abolito
salva l'anima mia per mio figlio e mio padre. egli per primo questo ge-
Ho un'alta casa, talenti d'argento cesellato nere di riscatti. Con il petto
chiuso ad ogni sentimento di
nascosti nel profondo della terra, montagne pietà, Enea è anche beffardo.
d'oro coniato e in verghe. La vittoria troiana 673-674. Emonide: un la-
665 non sarà la mia sola morre a determinarla!~ tino, sacerdote di Apollo
Ed Enea gli risponde: «Serba per i tuoi figli (Febo) e di Diana (Trivia),
di cui si fa cenno qui sol-
il molto argento e l'oro di cui parli. Per primo tanto. - infula: è la benda
Turno ha abolito tutti i risatti di guerra sacerdotale, che copriva il
uccidendo Fallante. Questo pensano i Mani capo e pendeva dalle tempie.
670 del padre Anchise, questo pensa Julo ~. Ciò detto 676-670. alto sul caduto
con la sinistra afferra l'elmo, piega la testa l'uccide, ecc.: quando Emo-
nide sdrucciola e cade, Enea
che ancora prega e immerge la spada sino all'elsa. gli è sopra e l'uccide. -
Non lontano era Emonide, sacerdote di Febo Seresto porta via, ecc.: Sere-
e di Trivia, con l'infula sacra intorno alle tempie, sto, amico di Enea. Ma tutti
675 con una veste splendida ed armi scintillanti. i critici sono concordi nel-
l'affermare che Seresto non
Enea l'assalta, l'insegue per la pianura, ed alto poteva raccogliere e portar
sul caduto l'uccide, coprendolo con l'ombra via « le belle armi del vinto
immensa della morte: Seresto porta via per farne un trofeo a Mar-
te ~. perché era nell'accam-
le belle armi del vinto per farne un trofeo pamento (IX, 216). La di-
680 a te, re Marte. Intanto Ceculo, della stirpe menticanza non sarebbe sfug-
di Vulcano, ed Umbrone che viene dai monti gita a Virgilio se avesse po-
marsicani riordinano le file disperse. tuto dare al poema l'ulti-
ma mano. Tuttavia ciò non
Ma Enea infuria. D'un colpo di spada ha troncato toglie nulla alla grandezza
la sinistra di Anxur gettandogli per terra della poesia.
685 lo scudo (e sf che quello aveva osato affrontarlo 68o-681. Ceculo ... Umbro-
con parole superbe, credendo che ]a forza ne: Ceculo, fondatore di
seguisse alle parole; e forse sino al cielo Preneste (Palestrina) e cre-
duto figlio di Vulcano (VII,
levava il suo coraggio, e s'era ripromesso 68o); Umbrone, capo dei
una vecchiaia canuta e molti anni da vivere). Marsi (VII, 862-873), sono
690 Si fece allora incontro al furibondo Enea nominati ambedue nella ras-
segna degli armati latini.
684. Anxur: guerriero ru-
tulo ignoto. Per lungo tratto
656. Mago: guerriero ru- ranza) del figlio Ascanio, in ancora (fino al verso 769) il
tulo ignoto. un altro momento avrebbe poeta si dilunga a raccontare
659-665. Per i Mani pa- commosso Enea, ma ora il furibondo avanzare di E-
terni, ecc.: una preghiera ri- l'eroe troiano ha il cuore nea nelle file avversarie, sem-
voltagli in nome del padre stretto dal dolore e non co- pre alla ricerca di Turno.
.Anchise e dell'avvenire (spe- nosce pietà. - La vittoria 686-687. che la forza, ecc.:

www.scribd.com/Baruhk
388 Canto decimo

che le parole aggiungessero Tarquito, tutto fiero delle sue armi lucenti:
vigore alla forza. Il Vitali era figlio di Fauno abitante dei boschi
spiega: « Che la forza stesse
nelle parole». e della Ninfa Driope. Con un colpo di lancia
691. Tarquito: personag· Enea gli· inchioda lo scudo pesante alla corazza;
gio d'invenzione virgiliana. 695 poi mentre lui lo supplica invano e si prepara
693. Driope: ninfa men· a dire chissà che cosa, d'un fendente gli getta
zionata qui soltanto. a terra il capo. Infine rotolando col piede
699·703. Adesso giaci qui, il tronco ancora caldo parla ferocemente:
ecc.: l'atteggiamento feroce
di Enea, che neppure ascol- «.Adesso giaci qui, o tremendo! Tua madre
ta l'implorazione di Tarqui- 700 non ti seppellirà, non metterà il tuo corpo
to e lo uccide, facendo se- nella tomba degli avi; sarai cibo agli uccelli
guire alla violenza parole a- rapaci, sarai sommerso nel mare, in preda alle onde,
troci, non è se non la con- ed i pesci affamati leccheranno il tuo sangue! »
seguenza dell'animo sconvol-
to. Perciò tanta ferocia non E insegue subito Anteo e Luca, combattenti
contrasta con il carattere che 70S dell'avanguardia di Turno, e il forte Numa e il biondo
il personaggio ha nel poe- Camerte, figlio del grande Volcente, il piu ricco
ma; anzi è giustificata dai
suoi sentimenti di amicizia e proprietario terriero di tutta l'Ausonia,
di gratitudine profondamen- re della muta Amicla. Alta la spada, rossa
te feriti da Turno, il quale e tiepida di sangue, Enea sparge il terrore
avrebbe potuto astenersi dal- 710 scorrendo vittorioso per tutta la pianura:
l'uccidere un giovane prin-
cipe e accontentarsi del ri- simile a Briareo, gigante dalle cento
scatto, che in quel tempo braccia e dalle cinquanta bocche piene di fuoco,
era d'uso chiedere per i quando brandiva contro le folgori di Giove
figli di re. cinquanta SC\idi sonori ed altrettante spade.
704. Anteo e Luca: guer-
rieri rutuli sconosciuti. 715 Eccolo ancora correre contro i cavalli aggiogati
705. N uma: un guerriero al cocchio di Ninfeo; ma le bestie, vedendolo
rutulo, omonimo di quello avanzare a gran passi fremendo orribilmente,
ucciso da Niso e da Eurialo si spaventano, volgono le spalle per fuggire,
attraversando il campo ne-
mico {IX, 552).
706. Camerte; figlio di tizia, risultata poi falsa, del- cipò con gli altri giganti alla
Volcente, il comandante dei l'arrivo di nemici, fu proi- scalata dell'Olimpo. I cin-
cavalieri che uccise Eurialo bito per legge, con pene gra- quanta scudi, uno per ogni
e fu ucciso da Niso {IX,453; vissime, di parlare di inva- braccio sinistro {con le de-
512 sgg.; 536-537). sioni. Ma quando i nemici stre brandiva altrettante spa-
708. della muta Amicla: giunsero davvero, nessuno de), battendo gli uni contro
Amida era una città della parlò e la città fu distrutta. gli altri, producevano un
Campania, posta fra Gaeta e Naturalmente si tratta di grande fragore.
Terracina, ed era una colo- una storiella di tipo fia- 716. Ninfeo: guerriero ru-
nia fondata dai Greci di besco. tulo ricordato solo qui.
Amide in Laconia. Con l'ag- 708. Alta la spada: con 718. volgono le spalle: i
gettivo « muta », Virgilio at- la spada sempre pronta a cavalli impauriti invertono la
tribuisce a questa città quan- colpire. corsa. L'immagine è presa
to si narrava di Amide della 711-714. simile a Briareo, dall'uomo, che per invertire
Laconia, dove avendo gli abi- ecc.: gigante con cinquanta l'ordine di marcia volta le
tanti diffuso più volte la no- teste e cento braccia; parte- spalle.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 3 s9

e correndo in disordine buttano giu Ninfea quelli di Achille, e non sia-


e trascinano il cocchio vuoto sino alla spiaggia. mo neppure nella campagna
720 della Troade (della Frigia).
Intanto su un carro tirato da due cavalli bianchi Cioè Llgeri schernisce Enea,
si lanciano nella mischia Lucago e suo fratello che nella guerra di Troia si
Ligeri; l'ultimo guida con le briglie i cavalli, era salvato con l'aiuto di
Venere dall'attacco di Dio-
Lucago rotea fiero la spada sguainata. mede (Il., 311 e sgg.), con
725 Enea non tollerò che i due si scatenassero l'aiuto di Nettuno dall'attac-
con tanto impeto: corre contro di loro e appare co di Achille (Il., XX, 290).
ai loro occhi, grande, con la lancia puntata. In altri termini Llgeri inten-
de dire a Enea: qui non sia-
E Ligeri: «Non vedi i cayalli di Diomede mo a Troia, e quindi non po-
né il carro di Achille e i campi della Frigia: trai avere la protezione, né
730 ora, su questa terra, tu troverai la fine di Venere, che ti sottrasse a
della guerra e la fine della tua vita! ». Grida Diomede, né di Nettuno che
ti salvò dalle armi di Achil-
cosi Ligeri, pazzo; ma per tutta risposta le. Perciò ora vedrai la fine
invece di parole l'eroe troiano avventa della guerra e della tua vita.
l'asta contro il nemico. Mentre ~ucago, curvo 737-740. l'asta sfiora l'or-
73S sulle redini, aizza con la spada i cavalli lo, ecc.: Enea non risponde
alle vane parole di Llgeri,
e col piede sinistro avanti si dispone ma scaglia l'asta e colpisce
a combattere, l'asta sfiora l'orlo inferiore all'inguine suo fratello Lù-
dello scudo lucente e affonda dentro l'inguine, cago, il quale precipita dal
sulla sinistra. Lucago sbalzato giu dal carro carro moribondo. - il pio
Enea: «pio» è aggettivo fis-
740 rotola moribondo al suolo ed il pio Enea so di Enea anche quando
gli parla con parole amare: « Lucago, no non è pio, come Achille è
non sono stati i cavalli recalcitranti a tradire sempre « pié veloce » anche
il tuo cocchio o a travolgerlo, adombrati da qualche quando non corre.
741-745. Lùcago, no non
spauracchio dd nemico: sei caduto da solo, sono, ecc.: Enea, alludendo
745 abbandonando il giogo». L'infelice fratello a Ninfeo (716 sgg.), caduto
scivolando dal carro gli tendeva le mani dal carro per colpa dei ca-
disarmate: «Per te, per i tuoi genitori valli spaventati, ora è lui
che motteggia Lùcago, di-
che ti fecero grande, risparmia la mia vita, cendo che non può dar col-
eroe troiano! Pietà di chi ti prega! ». Enea pa ai suoi cavalli d'essere ca-
750 risponde: «Non cosi parlavi prima. Muori, duto dal carro, p.erché im-
e non abbandonare tuo fratello». Trafigge pauriti dal nemico; sei cadu-
to da solo abbandonando il
con la spada il torace dov'è nascosta l'anima. carro, dice Enea.
Il condottiero troiano faceva per la campagna 747-749· Per te, per i tuoi
strage immensa, infuriando come un'acqua impetuosa genitori, ecc.: Llgeri, sceso
dal carro dopo la fine inglo-
riosa del fratello, non in-
sulta più Enea; lo prega di
719. buttano giù: dal coc- geri è stato nominato già nel risparmiargli la vita.
chio, cioè dal carro da guerra. canto IX, 691. 751. non abbandonare tuo
722-723. Lùcago ... Lìgeri: 728-731. Non vedi i ca- fratello: non abbandonare
due italici, il primo com- valli, ecc.: questi non sono proprio ora tuo fratello, che
battente, l'altro auriga. Ll- né i cavalli di Diomede, né ti è stato sempre buon com-

www.scribd.com/Baruhk
390 Canto decimo

pagno. Nota il tono sarca- 7SS o come un nero turbine. Finalmente il fanciullo
stico di queste parole, rese Julo e gli altri guerrieri inutilmente assediati,
più pungenti e crudeli dalla
presenza del fratello morto, escono dalle mura e abbauidonano il campo.
ma soprattutto dal motivo Intanto Giove dice a Giunone: «Sorella,
che Enea lo uccide perché amatissima sposa, è proprio vero che Venere
continui ad essere compagno 760 - come appunto pensavi - aiuta le forze troiane.
del fratello.
755-756. il fanciullo ]ulo: Guarda i loro guerrieri come son poco forti,
«fanciullo» è epiteto fisso vedi che animi fiacchi, disavvezzi al pericolo! »
di Ascanio (Julo). E Giunone, umilmente: «Magnifico marito,
757· escono dalle mura, perché ti burli di me già afflitta e timorosa
ecc.: la presenza di Enea au-
torizza i Troiani assediati di 76S delle tue tristi parole? Se tu mi amassi quanto
uscire finalmente dal campo. mi amavi un tempo e quanto dovresti, certamente
Il capo troiano alla sua par- non mi rifiutet-esti, Onnipotente, il permesso
tenza aveva disposto di non di portare via Turno dalla mischia, serbandolo
« scendere in campo aper-
to», ma di difendersi «pro- sano e salvo a suo padre Dauno. Ma muoia, e paghi
tetti dalle mura e dai fos- 770 ai Teucri le sue colpe col sangue generoso!
si ». Ora però si combatte Eppure egli è di stirpe divina, un discendente
all'esterno del campo e pos- di Pilunno, ed è pio, poiché spesso ha colmato
sono quindi partecipare an-
ch'essi alla battaglia. con generosità i tuoi templi di doni».
759-762. Sorella: Giuno- Il re del celeste Olimpo le risponde conciso:
ne, moglie di Giove, era fi- 77S «Se mi chiedi soltanto di tardare la morte
glia, come Giove, di Saturno immediata di un giovane destinato a morire,
e di Rea. Per gli antichi se chiedi il mio permesso a questo patto, porta
era la divinità femminile del
Cielo, come Giove era la pure via Turno, rubalo all'imminente Fato.
maschile. - è proprio vero
che Venere, ecc.: Giove, al-
ludendo al discorso pronun- zia tutta femminile per com- nosce il Fato e le sue leggi,
ciato nel concilio degli dèi muovere il cuore del marito accetta la realtà della pros-
da Giunone (82-124), e di- in preparazione di quello che sima morte di Turno. Ma il
cendo con ironia che il suc- poi gli chiederà. - quanto tono della sua rassegnazione
cesso troiano è veramente dovresti: come ad una mo- è di dolore e insieme di spe-
frutto dell'intervento di Ve- glie. - Onnipotente: non è ranza di ottenere almeno una
nere, vuoi significare che i un vocativo gettato n a caso, dilazione. E pone in eviden-
Troiani combattono e vin- e neppure è un'adulazione za, per giustificare la sua ri-
cono realmente per merito qualunque: Giunone vuoi chiesta, la generosità di Tur-
del proprio valore, non per- dire chiaramente a suo ma- no, che muore per difendere
ché aiutati da Venere, come rito ch'egli può fare ogni co- la patria contro gli invasori
essa aveva affermato. sà, purché le conceda quan- Troiani e colma di doni i
763-772. Magnifico mari- to sta per chiedergli. - a templi degli dèi. - Pilunno:
to, ecc.: Giunone non ri- suo padre Da uno: secondo trisavolo di Turno e antica
batte l'ironia di Giove con la leggenda Turno era figlio divinità italica, mitico re dei
l'ironia, ma risponde con di Dauno, a sua volta figlio Rutuli e fondatore di Ardea,
umiltà, rassegnata all'inazio- di Licaone, re della Daucia, la capitale.
ne imposta dal marito a tutti l'odierna Puglia, e della nin- ns. rubalo all'imminente
gli dèi. - Se tu mi amassi, fa Venilia. - Ma muoia, e Fato: sottrailo con la fuga,
ecc.: questo lamentarsi di paghi, ecc.: con rassegnazio- e cosl allontanalo dalla mor-
non essere amata è un'astu- ne la regina degli dèi, che co- te imminente.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 391

lo posso accontentarti solo sin qui. Se invece che Giove protragga la mor-
sotto le tue preghiere si nasconde un favore te di Turno a tempo inde-
780 terminato. Nel frattempo E-
ben piu alto e tu pensi che tutta la guerra nea potrebbe morire, la guer-
possa mutare o turbarsi nutri speranze vane». ra finire in modo diverso e
E Giunone piangendo: «Che cosa mai sarebbe Turno continuare a vivere.
se mi dessi col cuore quello che ti è difficile 791 . avvolta in una nu-
vola: gli dèi scendono dal
785 concedere a parole, e fosse assicurata cielo sulla terra sempre in
la vita a Turno? Invece- se io conosco il vero- una nube.
gli toccherà una morte crudele: ed è innocente! 793· il campo laurentino:
il campo dei Latini.
Speriamo ch'io sia zimbello di false paure 794· armi Dardanie: armi
o che tu cambi idea, hai il potere di farlo! » troiane. « Dardanie » è ag-
790 Cosi dicendo, subito cala dall'alto cielo gettivo di Dardano, il primo
avvolta in una nuvola, spingendo una tempesta fondatore di Troia e della
casa regnante sulla città.
davanti a sé nell'aria, e si dirige verso 795· un'ombra senza for-
]'esercito troiano e il campo laurentino. za: un'ombra senza 'sostanza
Allora la Dea riveste delle armi Dardanie o, come dice Dante, « un'om-
(miracolo a vedersi!) un'ombra senza forza, bra vana fuor che nell'aspet-
195
to» (Purg., II, 79).
sottile, fatta di nebbia in figura di Enea: 798-799. divino: perché E-
riproduce lo scudo, la cresta che ondeggia nea è figlia di Venere. - le
sul suo divino capo: le dà parole wote, dà parole vuote: le fa pro-
voce senza respiro: imita il portamento nunciare parole inconsisten-
ti, perché di un fantasma. -
800 ed il pas5o di Enea. Cosi si dice vadano voce senza respiro: perché
svolazzando i fantasmi, consunti dalla morte; non prodotta dall'aria (re-
cosi i sogni mudono i sensi addormentati. spiro), che fa vibrare le cor-
de vocali. Con un fantasma
E l'ombra imbaldanzisce allegra nelle prime simile Apollo inganna Dio-
file, provoca Turno coi suoi dardi e lo aizza mede (Il., V, 449-450).
805 con la voce. Il guerriero avanza contro l'ombra 8oo-8o2. Così si dice va-
e da lontano avventa la lancia sibilante: dano, ecc.: allude alla super-
stizione che le anime dei
l'ombra volge le spalle e fugge. Immaginando morti vaghino, specialmente ·
che fosse Enea a fuggire Turno ne insuperbi nel buio della notte, e ai so-
e concepi nell'anima una vana speranza. gni che talvolta illudono i
810 «Dove fuggi? Rinunzi alle nozze pattuite, nostri sensi, cosi da trasfor-
mare le immagini in sensa-
Enea? Ti darò io la terra che cercavi! • zioni che sembrano vere.
Lo insegue, mulinando la spada sguainata 8o8-8o9. ne insuperbì,
ecc.: Turno pensa che la fal-
sa immagine sia veramente
780. un favore ben più al- za dirlo espressamente; e la Enea e spera di essere giun-
to: una concessione maggio- vita a Turno fosse assicu- to al momento propizio di
re, cioè di salvare Turno. rata! abbatterlo, ora che lo vede
783-786. Che cosa mai sa- 788. zimbello di false pau- fuggire.
rebbe, ecc.: che male sa- re: un .oggetto ridicolo di 8zo-8n. Rinunzi alle noz-
rebbe se quello che ti pesa false paure. ze, ecc.: rinunci al matrimo-
di concedere con la parola, 789. hai il potere di farlo: nio con Lavinia, pattuito
tu lo concedessi di fatto, sen- Giunone mira ad ottenere con il re Latino? E con di-

www.scribd.com/Baruhk
392 Canto decimo

sprezzo ironico aggiunge che che nel sole scintilla: non vede che il nemico
ora gliela darà lui la terra
che va cercando, ma per es- di cui trionfa è un'ombra portata via dal vento.
servi sepolto. sts Per caso, li vicino, legata allo sperone
814. di cui trionfa: che d'una rupe scoscesa, con le scale calate
insegue come un vincitore; ed il ponte abbassato, c'era una nave etrusca:
ma è un'ombra!
816-817. con le scale ca-
quella su cui il re Osinio era giunto da Chiusi.
late, ecc.: scale e ponte po- Il fantasma tremante d'Enea fuggitivo
trebbero essere una cosa so- 820 corre dentro la nave a nascondersi: Turno
la, poiché queste passerelle lo incalza da vicino ed oltrepassa H ponte.
usate per lo sbarco erano for-
nite di sbarre trasversali, Tocca appena la tolda che subito Giunone
cosi da sembrare scale. Que- rompe la gomena, stacca lo scafo dalla riva
sti particolari dànno alla sce- trascinandolo via sul riflusso del mare.
na un senso realistico, che, 82S Sul campo il vero Enea continua a cercare Turno
sullo sfondo magico del rac-
conto, la rende particolar- invano e uccide molti guerrieri che lo affrontano.
mente suggestiva. Sulla nave il fantasma non tenta piu di nascondersi
818. il re Osinio: potreb- ma volando nell'aria si fonde con le nuvole,
be essere un principe di mentre un turbine porta Turno per l'ampio oceano.
Chiusi, venuto alla guerra
come capo di Etruschi, ma 830 Il giovane si guarda intorno senza capire,
di lui non abbiamo altre no- senza gratitudine per la propria salvezza;
tizie. Nella rassegna delle leva le mani giunte e la voce alle stelle:
navi è nominato, come capo « O Giove onnipotente, mi hai ritenuto degno
dei Chiusini, Massico (213
e sgg.). di tanta vergogna, hai voluto punirmi cosi?
819. tremante: che finge- SJS Dove vado? Da dove son partito? Che fuga
va paura perché Turno lo è mai questa? Vedrò di nuovo l'accampamento,
inseguisse più facilmente. le mura di Laurento? Cosa succederà
824. sul riflusso del mare:
sul mare agitato.
828. ma volando nell'aria: lo zimbello di un Nume, e morso e la vergogna lo as-
il fantasma sparisce nell'aria quindi giudicato cosl dappo- salgono, e vuoi morire sbat-
e si confonde con le nubi. co da meritare d'essere bef- tuto dai venti contro uno
831. senza gratitudine, fato, quanto si vergogna d'a- scoglio o contro una rupe,
ecc.: senza dimostrarsi gra- ver abbandonato, egli l'eroe dove egli possa sparire igno-
to, non sapendo che tutto senza paura, il campo di bat- rato da tutti, e nessuno ven-
era accaduto per salvargli la taglia, dove si difende anche ga a conoscenza della sua
vita. con la vita la libertà della fuga. Il Vitali commenta
833-8.5.5. O Giove onnipo- patria. Turbato da questi questo passo concludendo
tente, ecc. : Turno ha capito pensieri e dall'incertezza del- che Turno è qui « piena-
d'essere stato ingannato, e la conclusione di questa in- mente coerente con se stes-
ne attribuisce la colpa a Gio- spiegabile avventura, si pre- so, col Turno di tutte le si-
ve, accusando il re degli dèi occupa dei suoi uomini, che tuazioni precedenti, col Tur-
d'averlo voluto umiliare. Per- l'hanno seguito fiduciosi ed no di tutte le successive; l'e-
ciò è lontano dal pensare a egli ha invece abbandonato. roe puro pieno di senso d'o-
Giunone e al suo desiderio E gli sembra di vederli in nore, amante della sua ter-
di salvarlo dalla morte, che pericolo, scompigliati e in ra, animosissimo, fortissimo;
il destino segnava imminen- fuga, o morenti sul campo è il capo pienamente consa-
te. Ma l'eroe italico non si di battaglia, mentre egli è pevole della propria respon-
cruccia tanto di essere stato lontano e salvo. Cosi il ri- sabilità e del proprio dovere

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 393

degli uomini che m'hanno seguito, fiduciosi (856-982).- Scomparso Tur-


in me e nelle mie armi? Li ho abbandonati tutti no, il poeta fa entrare in sce-
na Mesenzio. Gli Etruschi gli
H40 (onore!) ad una morte indicibile, e adesso sono tutti addosso, ma egli
li vedo in fuga, ascolto il gemito degli uccisi! resiste impavido come uno
Che fare? Quale terra è abbastanza profonda scoglio alle onde infuriate
del mare, ed è rabbioso co-
da inghiottirmi? Voi, venti, abbiate pietà di me: me un cinghiale preso nella
vi prego con tutta l'anima, sbattetemi contro le rupi, rete, o come un leone affa-
845 contro uno scoglio, contro dei bassifondi, dove mato in cerca di preda. Mol-
te sono le sue vittime, ed
non possano seguirmi né i Rutuli né la fama Enea quando lo vede di lon-
della mia fuga!». Il suo cuore è indeciso se debba, tano infierire contro i suoi
pazzo per tanta vergogna, affondarsi nel petto gli si scaglia contro. Mesen-
attraverso le costole la spada o gettarsi nel mare zio lancia per primo un dar-
do, che non va a segno, ma
850 e tornare nuotando fra le armi dei Teucri. colpisce Antore, un compa-
Tentò una cosa e l'altra, piu volte, ma Giunone gno di Ercole fermatosi in
che aveva pietà di lui lo frenò, lo trattenne. Italia presso Evandro. Allo-
La nave fila solcando l'alto mare in favore ra Enea scaglia un'asta, che
colpisce lo scudo del tiranno,
di corrente e in favore di marea, finché Turno lo trapassa e va a ferirlo nella
855 giunge salvo all'antica città del padre Dauno. coscia.
856. Per ordine di Giove,
ecc.: Giove trasgredisce l'or-
Mesenzio assale i Troiani ed è ferito da Enea dine ch'egli stesso aveva da-
to agli dèi, e invita Mesenzio
Per ordine di Giove intanto Mesenzio a combattere contro i Troia-
entra fiero in battaglia ed assalta i Troiani ni (135-I47). Ma forse egli
trionfanti. Le schiere dei Tirreni vedendolo vuoi cogliere questo momen-
to particolarmente favorevo-
si scatenano, armate di tutto il loro odio, le ai Troiani per liberare la
860 contro lui solo e lo assalgono con una pioggia di dardi. terra dall'empio spregiatore
Come uno scoglio, proteso nell'immenso mare degli dèi.
contro la furia del vento e l'itnpeto dei flutti, 859. si scatenano: gli E-·
truschi odiano Mesenzio;
immobile sostiene tutta la forza dell'acqua perciò quando lo vedono si
la collera del cielo e le minacce dell'onda, avventano contro di lui. Il
865 cosi, Mesenzio, impassibile, abbatte al suolo Ebro testo latino per mettere in
evidenza l'odio degli Etru-
figlio di Dolicàone, e Làtago e il fuggente schi ripete «contro lui so-
Palmo. Colpisce Làtago - che lo affronta - nel volto lo » in posizione particolare,
sia alla fine dd verso, sia
alla fine del verso successivo.
86x-867. Come uno sco-
verso i suoi uomini. Egli è glia contro le schiere dei glio, ecc.: Mesenzio resiste
ben degno antagonista di Troiani (Teucri). - all'antica all'assalto, impavido come
Enea, è il ben degno rappre- città, ecc.: ad Ardea, la ca- uno scoglio all'impeto delle
sentante di quegli Italici, di pitale dei Rutuli, di cui Dau- onde infuriate del mare, e
cui il poema di Virgilio vuo- no, il padre di Turno, è re. abbatte chiunque lo affronti.
le essere esaltazione e glori- I nomi delle vittime, siano
ficazione ». - fra le armi dei MESENZIO ASSALE I Tao- Etruschi o Troiani, appaio-
Teucri: nd campo di batta- IANIED È FERITO DA ENEA no soltanto in questo passo.

www.scribd.com/Baruhk
39 4 Canto decimo

869. tagliandoli: avendo· con un sasso, frammento enorme di montagna,


gli tagliati. lascia Pa1mo incapace di fare un passo tagliandogli
870. Lauso: figlio di Me· 870 i tendini dd ginocchio. Rega1a le armi a Lauso,
senzio. perché le indossi e metta sul suo dmo il cimiero
873. Mimante: personag·
gio inventato da Virgilio e del morto. Poi uccide il frigio Evante, uccide
fatto nascere, come figlio di Mimante, coetaneo e compagno di Paride,
Amico e di Teano, nella stes· _generato ad Amico da Teano, la notte
sa notte in cui Ecuba dette 875 medesima in cui Ecuba, figlia del re cisseo,
alla luce Paride. incinta di una fiaccola partorf Paride. Ora
876. incinta di una fiacco-
la: Ecuba, moglie di Priamo, Paride morto riposa nella città paterna,
sognò di generare una fiacco- la terra di Laurento copre Minante, ignoto.
la, che avrebbe incendiato Come un cinghia1e preso nelle reti da caccia
Troia. Invece nacque Paride, 880 (sia che sia stato braccato da1 morso dei cani
il quale però fu davvero la
fiaccola che incendiò Troia e giu dali' alto Monviso coperto di pini
la distrusse. dove rimase a1 sicuro per anni; sia che sia stato
877. Paride morto, riposa, allevato tra i girinchi e le sdve di canne
ecc.: Paride che, aiutato da della pa1ude vicino a Laurento) s'arresta
Apollo, aveva ucciso Achille, 885 e grugnisce tremendo e irrigidisce le setole,
fu ttcciso da Neottolemo, fi-
glio della sua vittima, e se- e nessuno ha il coraggio di andargli vicino
polto a Troia prima che fos- ma i cacciatori lo incalzano da lontano con frecce
se incendiata. Mimante, uc- e grjda, senza pericolo: cosi nessuno, di quanti
ciso da Mesenzio, è sepolto odiàno a giusta ragione Mesenzio, trova il coraggio
invece nd Lazio.
88x. dall'alto Monviso: 890 di corrergli addosso con la spada impugnata;
il Monviso (m. 3841), da cui lo provocano da lontano coi dardi e un vasto clamore.
nasce il Po, .appartiene alle E lui fa fronte a tutti, senza paura, e digrigna
Alpi Cozie. i denti e scuote a terra le !ance dallo scudo.
884. della palude di Lau-
rento: anche nd canto XII, Acrone, un Etrusco d'origine greca,
926, il poeta accenna ad una 895 era venuto in guerra dall'antica regione
« grande palude » nella cam- di Corito, lasciando il matrimonio in sospeso
pagna di Laurento. per la fretta di prendere le armi; Mesenzio
892-893. E lui fa fronte a lo viçle da lontano scompigliare il nemico,
tutti, ecc.: sempre energica
e grandiosa la figura di Me- splendido ndla veste di porpora cucitagli
senzio! In questo suo atteg- 900 dalla promessa sposa, con in testa un pennacchio
giamento di guerriero impa- rosso. Come un leone digiuno che percorra,~
vido e forte il personaggio
fa quasi dimenticare la sua
empietà, come l'ha dimenti- le frecce e le !ance che, sca- 896. Corito: una delle do-
cata il poeta con le due simi- gliate dai molti nemici, gli si dici città etrusche confede-
litudini ainpie, solenni, che erano impiantate nello scudo. rate, oggi Cortona.
pongono in evidenza il suo 894. Acrone: non nomina- 901. digiuno: affamato.
coraggio di lottatore solita- to altrove, il poeta Io dice Nota come Virgilio usi pa-
rio contro la furia di una Etrusco di origine greca, for- ragoni diversi a seconda del-
folla di avversari che sfoga- se perché la tradizione dice- l'atteggiamento di Mesenzio.
no il loro odio solo da lon-. va che Corito era stata con- Prima lo vede simile ad uno
tano. - scuote a te"a, ecc.: quistata dai Greci Pelasgi. scoglio investito dalle onde

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 395

spinto dalla gran fame, le profonde foreste de di sottrarsi alla morte


con la fuga. Aveva scorto la
covili delle fiere, avvistando una capra misera fine di Arconte (A-
fuggitiva od un cervo dalle corna ramose crone) e voleva evitare che
90S spalanca la bocca godendo di una feroce allegria, a lui accadesse altrettanto.
drizza la giubba e si curva per attaccarsi alle viscere 922-926. Vincitore, chiun-
que tu sia, ecc.: Orode non
della preda abbattuta, sporcandosi di sangue conosce Mesenzio, ma poi-
le ingorde mascelle: ... ché gli antichi credevano che
oosf Mesenzio si slancia furioso tra i folti nemici. i moribondi acquistassero la
facoltà di conoscere il futu-
910 Il povero Arcone stramazza e morendo percuote ro, gli predice una fine pros-
coi calcagni la nera terra c insanguina l'asta sima. Cosl Patroclo predisse
spezzatasi nel suo corpo. Mesenzio uccide anche Orode la morte di Ettore (Il., XVI,
852-854),ed Ettore ad Achil-
che fuggiva. Gli parve indecoroso trafiggerlo Ie (Il., XXII, 358-360), cosl.
con un colpo alle spalle, scagliandogli la lancia, Polinestore nell'Ecuba di
915 ed allora lo affronta corpo a corpo e lo vince Euripide.
non per inganno o sorpresa ma per la forza delle anni. 926. Con un rabbioso sor-
riso: per rabbia e in segno
Poi appoggiandosi all'asta c calcando il tallone di disprezzo per la profezia
sul nemico abbattuto: «O miei guerrieri- grida: - funesta. Ma la rabbia dimo-
ecco giacere l'alto Orode, non meschiao stra che le parole di Orode
personaggio di questa guerra!,._ I compagni applau- non l'hanno lasciato indiffe-
920
rente.
[dono, 927-928. Ora muori! Di
intonano con lui un canto di vittoria. me, ecc.: in forte antitesi
E Orode, moribondo: «Vincitore, chiunque con « ora muori » Mesenzio
dice all'avversario morente:
tu sia, non a lungo né senza vendetta «Sarà anche come tu dici,
godrai d'avermi vinto. Un'identica sorte ma io non credo e non me
925 è pronta anche per te; riposerai ben presto ne importa». Cioè, egli vuoi
su questo stesso campo ,., Con un rabbioso sorriso far capire che la morte non
fa paura e che non si cura
Mesenzio gli risponde: «Ora muori! Di me delle profezie dei moribondi.
si occuperà il Padre eterno, re degli uomini,._ Trasse Tuttavia nelle sue parole è
la lancia dal suo corpo. Una quiete pesante, implicito un certo rispetto
930 un ferreo sonno premono le palpebre di Orode, degli dèi, il quale non è pro-
prio di Mesenzio, spregiato-
i suoi occhi si chiudono nella notte infinita. re della divinità, ma è dovu-
Cedico uccide Alcàtoo e Sacratore Idaspe, to all'imitazione da Omero.
929. Una quiete pesante,
ecc.: tolta la lancia, il san-
infuriate del mare, per indi- posizione di « foreste ,._ gue esce abbondante dalla
care la sua intrepidezza; poi 911. la nera terra: l'attri- ferita, e Orode muore. Gli
ad un cinghiale, che, pur ca- . buto è soltanto descrittivo. antichi credevano che la vi-
duto nella rete, tien lontani 919-920. ecco giacere l'al- ta fosse nel sangue, e quindi
da sé i cacciatori mostrando to Orode, ecc.: le parole di che dalla ferita col sangue
i suoi aguzzi denti, immagi- Mesenzio hanno significato uscisse anche l'anima e SQ-
ne della rabbia che sprizza ironico, poiché l'aggettivo pravvenisse la morte, la qual
dagli occhi di Mesenzio; ed « alto,., che significa valoro- cosa è vera solo fino ad un
ora al leone, simbolo della so, e l'espressione «non me- certo punto.
sua fierezza. schino personaggio ,. alludo- 932. Cedico uccide, ecc.:
903. covili delle fiere: ap- no al tentativo fatto da Oro- fino al verso 941, è una sue-

www.scribd.com/Baruhk
396 Canto decimo

cessione di uccisioni di Ru- Rapone uccide Partenio e il fortissimo Orse,


tuli e di Troiani, che dà Messapo uccide Clonio, rovesciato per terra
l'immagine di una mischia
furibonda e confusa. 935 da una brutta caduta del cavallo adombratosi,
943-945· I vincitori e i e uccide illicaonio Erichète che andava
vinti, ecc.: da una parte e a piedi. A piedi avanza anche Agide licio,
dall'altra si combatte con e- ma lo uccide Valero, erede dell'antico
guale valore e con risultati
eguali. Il concetto è reso vi- valore. Salio uccide Tronio; Nealce - bravo
vo ed efficace anche da « uc- 940 nel lancio del giavellotto e dalla rapida freccia
cidevano... cadevano », che che colpisce lontano - uccide Salio a sua volta.
fanno chiasmo con «vinci-
tori... vinti». Già il terribile Marte distribuiva lutti
946-948. i Celesti deplo- eguali tra i due eserciti: i vincitori ·e i vinti
rano, ecc.: gli dèi, che cono- parimenti uccidevano, parimenti cadevano,
scono il destino, deplorano 945 né gli uni né gli altri pensavano a fuggire.
la strage che le due parti
compiono con inutile acca- Nella casa di Giove i Celesti deplorano
nimento; il Fato ha già de- l'inutile ira delle due armate e i tanti
ciso quale debba essere l'e- dolori dei mortali. Venere sta a guardare
sito della guerra. da una parte, dall'altra la Saturnia Giunone.
948-950. Venere sta a guar- 950 La pallida Tisifone infuria tra gli eserciti.
dare, ecc.: Venere guarda
con ansia i Troiani, Giunone Impetuoso Mesenzio avanza nella pianura
i Latini, ma per divieto di scrollando l'asta enorme. Come è grande Orione
Giove non possono interve- quando s'apre una via per l'immensa distesa
nire. Tisifone invece, una
delle Furie, libera da ogni del mare, camminando sul fondo ed emergendo
impedimento compie la sua 955 con tutte le spalle dall'acqua, o quando scende dai monti
opera maledetta. portando come clava un orno antico, i piedi
951. Impetuoso: accecato che percuotono il suolo, la testa tra le nuvole;
dall'ira, che è il significato
di « turbidus » del testo la- cosi si muove Mesenzio con le sue grandi armi.
tino.- avanza nella pianura: Enea si prepara a affrontarlo, avendolo individuato
si dirige verso il luogo in 960 in mezzo ai combattenti. A pié fermo Mesenzio
cui combatte Enea. aspetta senza paura il nobile nemico;
952-958. Come è grande si erge nella sua mole, misurando con gli occhi
Orione, ecc.: con questa
nuova similitudine Virgilio una distanza buona per un colpo di lancia.
completa il ritratto di Me- «Mi assista la mia mano, unico Dio in cui credo,
senzio, dipingendone la fi- 965 e questo giavellotto che scaglio sul nemico.
gura fisica, che sugli altri
combattenti grandeggia così Prometto un solo voto: erigerò un trofeo
da s_embrare il gigante Orio- superbo con le armi tolte a questo predone,
ne. Figlio di Nettuno, fu uc-
ciso da Diana, che, egli cac-
ciatore, volle emulare, e da- nità, alla quale prometteva- Le armi di Enea le destina al
gli dèi trasformato nella co- no le spoglie del nemico. Me- figlio Lauso, il quale sarà co-
stellazione del suo nome. senzio, spregiatore dei Nu- sl il più bel trofeo vivente.
964-968. Mi assista la mia mi, invoca la sua mano de- In tal modo Mesenzio coin-
matro, ecc.: i guerrieri anti- stra, che non fallisce mai il volge nella sua empietà an-
chi, prima dello scontro, in- colpo, e il giavellotto, che l.'ne il figlio, la persona che
vocavano l'aiuto di una qivi- non sbaglia mai il bersaglio. gli è più cara. Il trofeo vi-

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 397

vestendone il mio Lauso! ». Disse e lanciò lontano applaudiscono e s'avventano


la sibilante asta che schizzò via dallo scudo sul Troiano, che è costretto
a difendersi. Anche il figlio
970 vulcanio trafiggendo fra .il fianco ed il ventre di Mesenzio insuperbisce, ma
Antore, un compagno d'Ercole che partito da Argo per poco; Enea lo abbatte
s'era unito ad Evandro, fermandosi in Italia. con un fendente in un lago
L'infelice è abbattuto da un colpo destinato di sangue, contro voglia.
L'aveva. infatti invitato ud
a un altro: guarda il cido e morendo ricorda allontanarsi. L'eroe troiano
975 la dolce Argo. alla vista del giovane ucciso
Il pio Enea scaglia a sua volta l'asta: si commuove; gli solleva il
capo, gli deterge dal viso il
minacciosa attraversa lo scudo rotondo sangue che lo deturpa, ren-
forando tre strati di bronzo, uno strato di tela, de omaggio al suo valore.
tre strati di cuoio, e infiggendosi in fondo Intanto i compagni portano
all'inguine ma senza gran forza. Come un lampo al padre, che si era appartato
980
in riva al Tevere per medi-
Enea, lieto al vedere il sangue dell'Etrusco, carsi la ferita, sopra uno scu-
sguaina la spada c impetuoso incalza il nemico malfer- do la salma del figlio. Me-
[mo. senzio a tal vista leva alti e
disperati lamenti e, benché
ferito, sale a cavallo deciso
o di morire o di vendicare la
Morte di Lauso e di Mesenzio morte del figlio. Così chiama
a gran voce Enea e i due
guerrieri si scontrano. Ma il
A quella scena Lauso gemette profondamente Troiano ba la meglio, ché al
per amore del padre, rigando il volto di lagrime. primo colpo fa stramazzare a
985 Ed io non tacerò la tua crudele morte,· te"a il cavallo dell'avversa-
rio Mesenzio non combatte
più. Lauso è morto e vuol
morire anche lui. Chiede ad
vente delle armi di Enea è 976. Il pio Enea: anche Enea soltanto d'essere sepol-
destinato ad essere la vitti- qui il « pio » è epiteto fis- to accanto al figlio; e tran-
ma di Enea; cosl le parole di so, esornativo. La « pietas », quillo riceve nella gola la
Mesenzio, involontariamente specialmente qui, proprio spada di Enea.
ambigue, sembrano presagi- non c'entra.
re la morte di Lauso: puni- 980. ma senza gran forza: 983. Lauso gemette: Lau-
zione immensa di una bruta- l'asta, oltrepassando Io scu- so, il giovanissimo figlio di
le e sconsiderata irrisione. do settemplice (tre strati Mesenzio, alla vista del pa-
969-97.5. che schizzò via, di bronzo, tre di cuoio ed dre ferito, accorre profonda-
ecc.: l'asta colpisce Io scudo uno di tela), aveva perduto mente turbato. « Mesenzio,
obliquamente e balza via di la forza e non è riuscita a oggetto dell'odio tenace di
scatto, andando a colpire An- passare oltre l'inguine. tutti, è pur sempre un padre
tore, con disappunto di Me- amato dal figlio » (Brusca-
senzio, che si lusingava di MoRTE DI LAuso E DI ME- glioni).
ferire Enea. Antore, già com- SENZIO (983-1128). - Enea, 98,-988. Ed io non tace-
pagno d'Ercole, era venuto ferito Mesenzio all'inguine, rò, ecc.: il poeta si commuo-
da Argo in Italia e si era estrae ed alza la spada per ve anche per questa creatura
fermato a Pallanteo presso colpirlo a morte, quando della sua fantasia, che cerca
Evandro. Ma nel cuore ave- Lauso gli si para innanzi im- a prezzo della vita di salvare
va sempre la dolce patria, se provviso e riceve sullo scu- il padre, come si è commos-
le rivolge prima di morire do il colpo destinato al pa- so per altri giovani morti
l'ultimo pensiero. dre. I compagni di Lauso anzi tempo, Eurialo, Niso e

www.scribd.com/Baruhk
398 Canto decimo

Pallante. Anche Lauso è gio- le tue azioni stupende (se la posterità


vane, e non ha colpa dell'em- remota darà fede a cosi grandi gesta),
pietà del padre. - se la poste- né te, giovane degno di memoria e compianto!
rità, ecc.: con la speranza
che il tempo, anche più lon- Inabile a combattere, impedito dal colpo,
tano, non tolga credito e va- 990 Mesenzio si ritirava cercando di strapparsi
lore a questi atti eroici. il giavellotto nemico dallo scudo. Di slancio
989-994. Inabile a com- Lauso entrò nella zuffa, e mentre Enea minaccioso
battere, ecc.: mentre Mesen-
zio, ferito e incapace di com- alzava la spada per ferire Mesenzio
battere, cerca di togliere l'a- la trattenne. I compagni lo seguono gridando
sta che, rimasta conficcata 99S in modo che Mesenzio protetto dallo scudo
nello scudo, gl'impedisce di
muoversi a suo agio, Enea di Lauso si ritiri dal campo di battaglia;
alza la spada per ucciderlo, lanciano molti dardi, tenendo Enea lontano
ma Lauso si fa audacemente coi frequenti proiettili. L'eroe s'infuria, coperto
sotto con lo scudo e riesce dallo scudo. Cosi, quando a volte le nuvole
ad evitare che il colpo cada
sul padre. 1ooo si disciolgono in grandine, contadini e aratori
994·1005. I compagni lo fuggono via dai campi e il viandante ripara
seguono, ecc.: i compagni di in rifugi sicuri, sulle rive d'un fiume
Lauso, incoraggiati dall'azio- o in una cavità scavata nella roccia,
ne felice del loro capo, lo as-
sa:ondano (lo seguono) con finché piove: aspettando il ritorno dd sole
grida di approvazione e sca- 1005 per riprendere subito la fatica dd giorno.
gliando un nugolo di dardi Sommerso da ogni parte dalla pioggia di frecce
contro Enea. Cosl Mesenzio Enea sostiene l'impeto di quella furia e aspetta
può ritirarsi dal campo di
battaglia e curarsi la ferita. che passi, mentre sgrida Lauso, minaccia Lauso:
Enea si difende dai dardi co- « Dove corri a· morire, dove t'avventi, incauto,
prendosi con lo scudo, come 1010 osando cose troppo grandi per le tue forze?
il contadino che, sorpreso T'accieca la pietà filiale! ». Follemente
dalla grandine, si rifugia in,
un luogo sicuro, aspettando Lauso wole combattere. E già un'ira terribile
che ritorni il sole. La simili- in6amma l'eroe troiano, e già le Parche tessono
tudine è ripresa da Omero l'ultimo filo di Lauso. Enea spinge la spada
(Il., XII, 188 sgg.), ma Vir- tots contro il petto del giovane, immergendola tutta.
gilio, come osserva il Mor-
purgo, si emancipa dal mo- La punta attraversò lo scudo leggero,
dello omerico e trova le no- difesa troppo debole per un tale nemico,
te schiette della poesia più
veramente sua.
IOII·IOI4- T'accieca la
pietà filiale, ecc.: Enea rim- verso da quello feroce di e di preoccuparsi solamente
provera a Lauso il suo ardire · Turno. - Follemente, ecc.: di proteggere la sua ritirata,
quasi con la preoccupazione ma Lauso è inebriato dal accarezza sogni di gloria e
di un padre. L'eroe troiano precedente successo e non a- vuole il duello con Enea, co-
non vorrebbe colpire quel scolta il benevolo consiglio me se fosse impazzito, ed ir-
giovinetto cosi nobile e co- di Enea. Il senso della mi- rita chi lo vorrebbe salvo.
raggioso. Lauso forse gli ram- sura non si accorda con l'ine- Il Troiano perde la pazienza,
mentava Julo, ma è anche sperienza dei giovani. Cosi, e alle Parche non resta più
effetto del suo carattere buo- invece di accontentarsi d'a- lana da filare la vita del gio-
no, misericordioso, molto di- ver salvato la vita al padre vane Lauso.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 399

e il sangue ruscellò sulla veste, trapunta alla quiete dell'anima. - tu


dalla madre con teneri fili d'oro. La vita, cadi ... del grande Enea: qual-
abbandonato il corpo, se ne andò via per l'aria che commentatore ha giudi-
1020 cato questa espressione una
in tristezza e rimpianto, fino alle Ombre infernali. vanteria inopportuna, men-
Ma quando il figlio d'Anchise vide il suo volto mo- tre è solo un tentativo di
[rente, consolazione, in armonia con
quei tratti che diventavano sempre piu lividi e pallidi, l'intero episodio. Lauso non
conosceva Enea, ma doveva
ne ebbe profonda pietà: tese la mano a Lauso averne sentito parlare, e il
102S gemendo, con tutto l'affetto del suo cuore di padre. sapere d'essere stato vinto da
« Mio pietoso ragazzo, che cosa potrà darti un grande guerriero, poteva
il pio Enea che sia degno della tua nobiltà essere per lui meno duro, co-
e che compensi un poco tanto valore inutile? me ai nostri giorni ad un
atleta pesa meno la sconfitta
Tieni pure le armi che hai amato: ti rendo subita ad opera di un grande
1030 alle Ombre dei tuoi e agli onori del rogo, campione. - leva da te"a,
se può farti piacere. Infelice ragazzo, ecc.: Enea non si accontenta
tu cadi sotto il braccio del grande Enea: che questo di non infierire sul giovinet-
consoli la tua morte!». Poi richiama i compagni to morto, ma gli si accosta,
gli solleva il capo insangui-
di Lauso, spaventati ed esitanti, e leva nato e gli terge dal sangue
103S da terra il suo cadavere tergendolo dal sangue i capelli. Qui egli non è sol-
che insozzava i capelli pettinati all'etrusca. tanto il « pio » ossequiente
Intanto presso l'acqua del Tevere Mesenzio alla volontà degli dèi, ma un
uomo che ha un cuore sensi-
lavava la ferita, riposando appoggiato bile a ciò che è bello e buo-
a un albero. Dai rami pende l'elmo di bronzo no nella vita. Altre volte
1040 e le armi pesanti sono sparse tra l'erba. Enea ha risposto a chi gli
chiedeva di vivere dandogli
Lo circondano scelti guerrieri: sofferente, la morte e, contro ogni sen-
anelante, ha la testa appoggiata sul petto timento di pietà umana, ha
sparso della gran barba: chiede sempre notizie abbandonato alle fiere il cor-
po dei suoi nemici uccisi.
Qui invece i sentimenti uma-
I018-IOI9. ruscellò: uscl nio, al quale poteva toccare ni superano la fierezza del
come un ruscello. - trapunta la stessa fine. guerriero, e « si afferma l'al-
dalla madre, ecc.: particola- 1026. pietoso: che desta
tissimo valore soggettivo del-
re commovente, che attenua pietà, come il testo latino l'epica virgiliana: il gran cuo-
la scena raccapricciante del- « miserande ».
re di Virgilio parla, e adom-
l'uccisione del generoso e 1029-1036. Tieni pure le
bra di soave commozione tut-
pur incauto giovane. armi, ecc.: nulla può conce- ta la scena, una delle cose più
102 x. in tristezza e rim- dere ora l'eroe troiano al gio- belle del poema. In Omero
pianto: perché l'anima ab- vane Lauso che sia degno del
bandona un corpo giovane, suo nobile animo. Ma gli non si ritrova episodio che
bello e forte. - Ombre infer- concede il massimo onore assomigli a questo » (Anna-
nali: i Mani, le ombre dei che possa essere concesso ad ratone).
un guerriero: gli lascia le ar- 1042. anelante: respirando
morti.
1022. il figlio d'Anchise: mi, come riconoscimento del a stento.
Enea. suo valore; le armi ch'egli ha 1043. sparso della gran
1024. ne ebbe profonda amato e delle quali era orgo- barba: con la gran barba che
pietà: è la commozione del glioso; e gli concede anche si allungava sul petto e lo
padre: Enea pensò ad Asca- la sepoltura, indispensabile copriva.

www.scribd.com/Baruhk
400 Canto decimo

1045. ordini preoccupati: di Lauso e manda spesso messaggeri a chiamarlo


Mesenzio è preoccupato del
figlio che sa nel mezzo della 1045 ed.a recargli gli ordini preoccupati del padre.
battaglia, forse alle prese con Ma piangendo i compagni riportavano Lauso
Enea, e manda messaggeri a disteso sullo scudo, cadavere grande
chiamarlo ed a portargli i ucciso da un gran colpo. La mente di Mesenzio,
suoi consigli e i suoi ordini,
quando i consigli sono insuf- presaga di sventura, comprese subito tutto
ficienti. 1050 solo a udire quel pianto lontano. Si sporca
1047. cadavere grande: con manate di polvere i capelli canuti,
imitazione omerica.
1050-1053- Si sporca con
tende le mani al cielo e si getta sul corpo
manate, ecc.: lo sporcarsi esanime. « O mio figlio, tanta gioia di vivere
con polvere i capelli era se- m'ha preso da !asciarti esporre in vece mia
gno di disperazione nei poe- 10ss ai colpi del nemico? Io, tuo padre, son salvo
mi epici. - tende le mani al
cielo: atteggiamento usuale per queste tue ferite, vivo per la tua morte?
anche oggi in molte religioni, Ahi: solamente adesso conosco la sventura,
di chi prega. Ma Mesenzio son ferito in profondo! O mio figlio, fui io
non soleva pregare; perciò o a macchiare il tuo nome coi miei delitti, io
il vecchio re si rivolgeva al
figlio morto o, come pensa 1060 ad essere scacciato per odio dal reame
Servio, si tratta di una im- paterno! Avrei dovuto pagare quanto ho fatto
precazione che in bocca ad alla patria, e scontare il rancore dei miei.
un empio non stonerebbe.
1053·1066. O mio figlio, Avessi dato io stesso quest'anima colpevole
ecc.: il pianto di Mesenzio a mille morti! E invece io sono vivo ancora,
sulle spoglie mortali del fi. 1065 non abbandono ancora la luce amara e gli uomini.
glio è uno dei tratti più belli Ma li lascerò presto». Cosi dicendo s'alza
del poema virgiliano. Qui
l'empio, il brutale ritorna ad sul fianco offeso e, lento per la grave ferita
essere uomo per quell'unico ma non domo, comanda gli si porti il cavallo,
sentimento che era rimasto
integro e naturale in lui, per
quell'unico dolore ch'egli po- fermato la spada di Enea morti. ~ una ipotesi di quel-
teva sentire: la morte del egli sarebbe stato bensl uc- lo che sarebbe dovuto acca-
figlio. Soltanto per questo ciso, ma il figlio non si sareb- dere; cioè se egli non fosse
dolore, conseguenza dell'a- be necessariamente incontra- stato un tiranno crudele sa-
more ch'egli aveva per Lau- to con l'eroe troiano. Cosl rebbe rimasto a Cere con gli
so, Mesenzio si pente dei Lauso è morto per lui, ed Etruschi ed ora con Enea; e
suoi misfatti e confessa le egli è salvo a prezzo della vi- suo figlio non avrebbe corso
sue colpe orrende, causa del- ta del figlio. - son ferito in alcun pericolo. - li lascerò
la sua cacciata da Cere e profondo.', ecc.: la morte del presto: lascerò presto gli uo-
della stessa morte del figlio. figlio è una ferita ben più mini, perché presto morirò,
Il dolore ha aperto un varco. profonda di quella prodotta- Mesenzio è quindi deciso di
nel suo cuore di pietra; del gli da Enea. - a macchiare il affrontare ancora Enea e tro-
suo carattere sono rimasti tuo nome, ecc.: i delitti del vare la morte combattendo.
solo la fierezza, il coraggio e padre hanno pesato anche Ogni parola, ogni atto di
il bisogno della vendetta. - sul figlio, che fu esiliato e Mesenzio è mirabile per ve-
tanta gioia di vivere, ecc.: privato dello scettro. - a mil- rità e grandezza d'animo.
il primo pensiero che lo tor- le morti: non il figlio, ma 1067. lento: benché vada
menta è d'essere stato la lui, Mesenzio, avrebbe dovu- adagio.
causa della morte del figlio, to scontare i suoi delitti; e 1068. ma non domo: ma
poiché ~e Lauso non avesse non con una, ma con mille sempre fiero.

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 401

suo orgoglio e conforto, in groppa al quale sempre sersi munito di molti giavel-
lotti, senza rischio d'impedi-
!070 tornava vittorioso da tutte le battaglie. re nella lotta i propri movi-
Rivolge la parola al cavallo che piange: menti, ma nella poesia ha
« Abbiamo vissuto a lungo, se c'è qualcosa che duri valore l'immagine, non la lo-
a lungo per i mortali. O tu oggi, vittorioso, gica. E qui l'immagine vuo-
le indicare l'ansia che ha
riporterai le spoglie insanguinate e la testa spinto Mesenzio ad armarsi,
!075 di Enea, vendicando insieme a me il dolore seppur in modo irrazionale,
della morte di Lauso, o - se non ho la forza per vendicare la morte del
di vincere - morrai insieme a me. Non credo figlio.
1085-1086. dolore, ira, pas-
che tu, mio fiero Rebo, potrai mai sopportare sione, ecc.: ha il cuore agi-
un padrone troiano e gli ordini d'un altro! » tato da furore misto di do-
!080 Si adattò al modo solito in groppa al suo cavallo lore, d'ira, di volontà dispe-
e si riempi le mani di aguzzi giavellotti, rata di vendetta (passione),
insieme con la coscienza del
l'elmo di bronzo lucido in testa, per cimiero suo valore e quindi con la
una criniera equina. Cosi, impetuosamente, speranza di vincere.
si slancia tra i nemici: gli ribollono in cuore ro88-1090. Il Padre dei
con un'immensa vergogna, dolore, ira e passione Numi ... combattere: Giove e
1085
Apollo vogliono concederti
accesa dalle Furie e valore cosciente. che tu finalmente ti decida
Chiamò tre volte Enea a gran voce. L'eroe a combattere. Sono parole
lo riconosce subito e lieto prega: « Il Padre ironiche e offensive. Ironi-
che perché Enea sa che Me-
dei Numi e l'alto Apollo concedano che tu senzio non crede negli dèi;
1090 voglia combattere!» ... E avanza con la lancia puntata. offensive perché nel prece-
E Mesenzio: «Perché vuoi spaventarmi, o crudele, dente scontro Mesenzio non
dopo avermi strappato il figlio? Era questo si è ritirato dalla lotta per
sfuggire ad Enea. Perciò que-
il solo modo di uccidermi. Io non temo la morte, ste parole sono poco felici
non rispetto gli Dei. Piu non parlare: vengo sulla bocca di Enea, anche
1095 per morire, ma prima ti porto questi doni>>. perché il capo troiano non
Avventò sul nemico un giavellotto e un altro ha motivi di odio contro Me-
senzio, al quale invece aveva
ucciso il figlio.
1091-1095· Perché vuoi
107r. che piange: il caval- nuovo, ma anche tutto no spaventarmi, ecc.: Enea, clo-
lo è afflitto per le disgrazie che del vecchio non contra- po avergli ucciso il figlio
del padrone, e piange. Anche sta con il nuovo. Padrone e non può più spaventarlo. So-
in Omero i cavalli piangono; cavallo, che furono sempre lo l'uccisione del figlio po-
sono quelli di Achille. Vir- una cosa sola nelle vittorie, teva provocare la sua morte.
gilio nelle Georgiche (1. III, sono ancora uniti nella ven· Ora Mesenzio non teme più
102) dice che il buon cavallo detta, e lo saranno anche nel- la morte, come non teme gli
nella guerra e nelle gare pro- la morte. Rebo, nome del ca- dèi; la morte sarà per lui
va dolore se vinto, gioia· se vallo che vuoi dire << dorso una liberazione. Ribadisce il
vincitore. curvo, insellato », non può suo disprezzo verso gli dèi,
1072-1079· Abbiamo vis- vivere agli ordini di uno « ma in questa bestemmia -
suto a lungo, ecc.: Mesenzio straniero. osserva Guido Vitali - si
parla al cavallo tra il rasse- ro8r. e si riempì le mani. sente piuttosto una replica
gnato e l'eroico; e nelle sue ecc.: si è voluto osservare alle parole di Enea; agli dèi
parole si scorge il Mesenzio che Mesenzio non può es- di Enea egli impreca, agli

www.scribd.com/Baruhk
402 Canto decimo

dèi che lo hanno assistito e un altro ancora e un quarto, correndo intorno a


nell'uccisione del figlio». [Enea:
1097. correndo intorno a
Enea: non si dimentichi che ma lo scudo dorato li arresta. Per tre volte
Mesenzio è a cavallo, Enea girando sulla sinistra cavalcò intorno all'alto,
a piedi, il quale non cambia 1100 immobile nemico, lanciando giavellotti:
posto, ma gixa su se stesso, per tre volte l'eroe troiano gira intorno
man niano che l'avversaxio
gli gira intorno per coglierlo il suo scudo di bronzo, irto della foresta
allo scoperto. di dardi. Infine Enea, stanco di perder tempo,
uoo. immobile: perché, di strappare le lance dallo scudo e trovarsi
pur girando su se stesso, allo 1105 in posizione avversa, studia a lungo la mossa
scopo di tenere lo scudo
sempre rivolto al nemico, ed ecco, scelto il punto, scatta e infila la lancia
non si muove dal posto. proprio in mezzo alle tempie del cavallo da guerra.
II02-IIOJ. irto della fore- Il cavallo s'impenna, scalda in aria e ricade,
sta di dardi: con attaccati i
numerosi giavellotti scagliati slogandosi la spalla, sopra al suo cavaliere
da Mesenzio. 1110 disarcionato. Il peso impedisce al caduto
IIOJ-II07. Infine Enea, di muoversi. Troiani e Latini riempiono
stanco, ecc.: Enea ad un cer- il cielo di clamore. Enea vola su lui
to punto stanco dell'indugio sguainando la spada e grida: «Ora dov'é
(perder tempo) di svellere
dallo scudo i dardi che vi si quel feroce Mesenzio, quel suo animo atroce?»
conficcavano e di dover com- 1115 E l'Etrusco, guardando il cielo lontanissimo,
battere a piedi contro un ripresi appena i sensi: «O mio nemico amaro,
nemico a cavallo, sceglie il
momento adatto e colpisce il mi rimproveri invano, invano mi minacci.
cavallo di Mesenzio in fronte ~ giusto che tu mi uccida. Non sono "venuto qui
con la lancia. sperando di salvarmi, né il mio Lauso scambiò
no8-nn. Il cavallo s'im- 1120 la sua con la mia vita. Ma ti chiedo una cosa,
penna, ecc.: il cavallo per il
dolore si leva dritto sulle se un vinto può pregare e ha diritto al perdono:
gambe posteriori, scalda con concedi che il mio corpo sia coperto di terra.
quelle anteriori, e alla fine So come mi circondi l'odio atroce dei miei:
cade di fianco insieme con proteggimi da quell'ira, te ne supplico, e lascia
Mesenzio, che rimane sotto
con una gamba incapace di 1125 che accompagni mio figlio in una stessa tomba! »
muoversi. L'uccisione del ca- Dice cosi e tranquillo, sapendo di morire,
vallo potrebbe sembrare un
atto sleale, ma Enea, levando mento è ancora stordito. sparmiata la vita, né suo
di mezzo il cavallo, dà ai xu6-II2.5. O mio nemico figlio Lauso, morendo, ha
due contendenti condizioni amaro, ecc.: queste ultime stretto con Enea il patto
di lotta eguali. parole di Mesenzio sono pie- che risparmiasse suo padre
IIIJ-III4. Ora dov'è quel m: di sublime, eroica, dolen- (scambiò la sua con la mia
feroce, ecc.: la consueta ama- te umanità. All'ironia di E- vita). Una sola cosa egli de-
ra ironia del vincitore verso nea risponde che i suoi rim· sidera e gli chiede: d'essere
il vinto, ma in questa circo- proveri, le sue minacce sono sepolto insieme con il figlio.
stanza poco opportuna dalla inutili; la mia morte non Vuole evitare che gli Etru-
bocca di Enea. consente i tuoi insulti. Me- schi, per l'odio che li ha
III.5. guardando il cielo, senzio non è ritornato sul spinti contro di lui, privino
ecc.: guardando nel vuoto, campo di battaglia con la il suo corpo della sepoltura.
come chi dopo uno sveni- speranza, se vinto, di aver ri- L'amore paterno fa si che

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 40 3

riceve nella gola la spada e rende l'anima dolore trasfigurano; «in que-
in un fiume di sangue che bagna l'armatura. st'animo indomabile i pati-
menti destano i rimorsi e
fanno scaturire da questo
rozzo cuore, come una sor-
Mesenzio, non credente negli ti che vanno oltre la morte. gente dalla rupe, un puro
dèi e nell'immortalità dell'a- Creazione originalissima que- filone di superba malinco-
nima, abbia pensieri e affet·· sta di Mesenzio, che amore e nia » (Constans).

Commento critico

Nel decimo canto la guerra domina sempre più la scena. Il canto però non è tutto
fragore di armi e orrendo di stragi, anche se il poeta, indulgendo alle regole che allora
dominavano la poesia epica, abbia voluto dilungarsi in descrizioni di feroci e cruente
battaglie. Si incontrano infatti anche motivi di interesse diverso, come il concilio
degli dèi presieduto da Giove e dominato dal contrasto oratorio tra Venere e Giu-
none, la rassegna delle navi etntsche, l'incontro di Enea con le ninfe in cui erano
trasformate le sue vecchie navi. Ma soprattutto differiscono alle descrizioni belliche,
benché vi appartengano come episodi, le morti di Fallante, di Lauso e di Mesenzio,
che raggiungono vette di altissima poesia, quale soltanto l'anima grande e profonda-
mente sensibile di Virgilio poteva creare. Perciò l'ispirazione è variamente presente
nelle parti che compongono il canto; e forse per questo il Marchesi l'ha giudicato
«disordinato e mal collegato con gli altri». E non mancano neppure i difetti. Il con-
cil,io degli dèi, che apre il canto, appare freddo, insincero; più una esercitazione lette-
raria imposta dalla tradizione omerica, che una personale figurazione di un consesso
divino chiamato a giudicare gli eventi umani e a deciderne il corso. Nessuna maestà
divina emana infatti da questi celesti, i quali manifestano più i difetti che le virtù
dell'uomo. I discorsi di Venere e di Giunone, che costituiscono la parte preponde-
rante dell'episodio, sono documenti di arte oratoria ben congegnati e composti, ma
non sono espressioni di una qualsiasi interiorità morale: Venere mira a cattivarsi
l'animo di Giove con accenti talvolta accorati, altra volta ironici, come un avvocato
esperto ed eloquente, ma vuoto di sentimento; Giunone vuoi raggiungere lo stesso
scopo travisando i fatti e nascondendo il suo odio mortale contro i Troiani, con la
spigliatezza del più consumato impostore; ma sono ragionamenti superficiali, perché
nati dall'astuzia, non dal profondo di una convinzione. Altrettanta superficialità si
riscontra nella rassegna delle navi, che, imitata da quella omerica del secondo libro
dell'Iliade, è una semplice elencazione di nomi con qualche accenno a motivi geo-
grafici, ma soprattutto rimane un fatto completamente isolato, poiché i capitani etru-
schi, che vi sono nominati, non appaiono più nelle pagine successive del poema.
E la stessa cosa si può dire dell'episodio delle ninfe che Enea incontra mentre naviga

www.scribd.com/Baruhk
404 Canto decimo

con la flotta etrusca verso il Lazio, in cui, come osserva giustamente il Sivieri, « il
meraviglioso non manca, ma resta solo in superficie».
I punti salienti e veramente belli del canto rimangono quindi gli episodi della
morte di Fallante, di Lauso e di Mesenzio, che ci fanno ricordare il poeta che piange
Marcello nel canto sesto e descrive nel canto nono il pianto della madre di Eurialo.
Sono momenti diversi, ma tutti legati tra loro da due grandi sentimenti: la pietà del
poeta per i giovani che muoiono anzi tempo e l'umanità profonda che lo spinge a
rappresentare il sacrificio dei genitori, privati dei figli ancor giovani, come l'atrocità
più grande e più ingiusta. Perciò il sentimento paterno è presente nel canto con
espressioni altissime di poesia. La preoccupazione di Enea per Ascanio, che di riflesso
si traduce in manifesta pietà per Fallante e per Lauso, è molto commovente, ma il
padre nel quale il poeta esalta il suo sentimento paterno con accenti sublimi di poesia,
è Mesenzio. Questo violento spregiatore degli dèi e feroce oppressore degli uomini,
di fronte alla morte del figlio maledice il suo passato, si pente del male compiuto, si
accusa colpevole della sua fine immatura e sale a cavallo per vendicarlo o per morire.
Questa figura umana, redenta dall'amore e dal dolore, è rappresentata da Virgilio con
tratti potenti e con ricchezza di notazioni, cosl che sembra di essere davanti a uno
dei più vigorosi personaggi danteschi.

Galleria di ritratti
Pallante.
Il Pascoli, nell'Inno a Roma, riconosce nel figlio di Evandro il primo eroe
italico e dice:
« Chi per te primo, immensamente amata,
cercò la morte? Fu nella penor.nbra
dei tempi, grande, lungo il Tebro, un pianto.
L'erOe Fallante era caduto. Offerse
l'àlbatro il bianco de' suoi fiori, il rosso
delle sue bacche e le immortali fronde.
Gli fu tessuto il letto di quei rami
de' tre colori, e furono compagni
mille al fanciullo nel ritorno a casa ».
Tra i tanti giovinetti che cadono in battaglia perché i Fati possano compiersi,
Fallante è quello che su tutti s'impone alla nostra attenzione e suscita il nostro
cordoglio. A differenza di Eurialo e Niso che cadono in un'impresa di guerra e sono
accomunati nella stessa morte che esalta la loro amicizia, a differenza di Lattso che
soccombe nel magnifico tentativo di portare aiuto al padre ferito, egli ha ben altra
statura morale e spirituale e ben altro comportamento. Benché giovinetto, sa che la
responsabilità datagli dal padre comporta dei doveri precisi ai quali non intende

www.scribd.com/Baruhk
Canto decimo 405

sottrarsi: è comandante della cavalleria del corpo di spedizione che viene in soccorso
ai Troiani assediati, ha l'autorità necessaria per farsi obbedire; è esperto nel ma-
neggio delle armi ma è anche saggio ed attento. Egli è un principe alleato e come
tale si comporta. Soltanto quando si trova a tu per tu con Turno ha un attimo di
smarrimento: poi si riprende ed affronta l'impari combattimento senza tremare, e
muore. Non per nulla Enea nell'elogio funebre dice fra i singhiozzi: «Che gran
sostegno perdete, Ausonia, Julo! ».
Triste è vedere stroncata la giovinezza dalla furia bellica; ma la tristezza è tem-
perata dalla bellezza e dalla dignità di una morte cosciente, di una vita donata ad
una grande causa, dettata dal destino.

Mezenzio e Lauso.
Un eroe di stampo più moderno e di originalità più vicina ai nostri tempi non
si trova in alcun poema dell'antichità classica. Virgilio, concependone e scolpendone
la personalità con potenza di tratti singolare, ha confutato una volta per sempre
quei critici che lo vogliono soprattutto poeta dei chiaroscuri e cantore assorto e
melanconico della pietà umana di fronte alla sventura ed alla morte. Con Mezenzio
Omero è superato, e Dante e Michelangelo sono maestosamente preannunziati.
Infatti questo guerriero etrusco dalla figura statuaria e gigantesca, dalla forza im-
mane, cacciato dai suoi stessi compatrioti per la spietata crudeltà, uomo che non
teme né i propri simili né gli Dei che anzi li disprezza e li irride; bestemmiatore,
cinico ed empio, acquista d'improvviso, per amore del figlio Lauso, una dimensione
umana, nuova e patetica. Il dolore, intenso e profondo, ch'egli prova innanzi al
corpo esanime del giovinetto, è come un fuoco purificatore che cancella e deterge
in lui l'orribile passato. Ed allora parla, agisce e muore come un uomo nuovo, che,
riconoscendo le proprie colpe, faccia ammenda con la propria vita e riscatti d'un
tratto la coscienza e l'anima. Cosicché in ultimo non notiamo più la sua possanza e
la sua ferocia; non ricordiamo più lo scoglio torreggiante, o il cinghiale o il leone,
cui era stato paragonato in battaglia, ma il padre che, pacificato con se stesso e con
gli altri, chiede umilmente ad Enea di essere sepolto con il figlio.
Questa volta la morte di un giovinetto eroe, inserendosi nella sorte di un grande
personaggio, ha determinato una splendida catarsi morale e spirituale ed ha aggiunto
poesia a poesia.

www.scribd.com/Baruhk
406 Canto decimo

Raffronti di traduzione
Agnovit longe gemitum praesaga mali menr: Ben riconobbe i gemiti da !unge
canitiem multo deformai pulvere et ambas il cuor presago di sventura: ei tutta
ad c11elum tendit palmas et corpore inhaeret. sparge di polve sua canizie, e leva
«Tantane me tenuit vivendi, nate, voluptas, alto le palme, e su lui s'abbandona.
ut pro me hostili paterer succedere dextrae « O figlio, e tanto amor posi a la vita
quem genui? tuane haec genitor per vulnera che offrir solfersi a la nemica destra
[servor, l'unigenito mio per me? Son vivo
morte tua vivenr? beu, nunc misero mihi demum ancora io dunque, perché tu sei morto?
exitium infelix, nunc alte volnus adactum! Or sl, misero me, duro m'è il fato,
Idem ergo, nate, tuum maculavi crimine nomen, or sl m'è scesa la ferita addentro!
pulsus ob invidiam rolio sceptrirque paternis. O figlio, e son pur io che il DOlile tuo
Debueram patriae poenas odiisque meorum: macchiai di colpa, e venni in ira e privo
omnis per mortis animam sontem ipse dedissem! del soglio e de lo scettro avito. Pena
nunc vivo neque adhuç bomines lucemque a la patria ed al popolo che m'odia
Sed linquam ». [relinquo. io doveva: oh l'avessi a !or pagata
(vv. 843-8.56) per qual sia morte questa vita rea!
Pur vivo, e ancora gli uomini e la luce
Udl Mesenzio il pianto, e di lontano non lascio. Ma li lascierò ».
(come del mal sovente è l'uom presago) Traduzione di Giuseppe Albini
morto il figlio conobbe. Onde di polve
sparso il canuto crine, ambe le mani Presago di sventura, in cuor da lungi
al ciel alzando, al suo corpo accostassi: riconobbe quei gemiti. Cosparse
« Ah mio figlio '"• dicendo, « ah come tanto la canizie di polvere, protese
fui di vivere ingordo, che soffrissi le palme al cielo, si gettò sul figlio.
te, di me nato, andar per me di morte « Sl grande in me del vivere la brama
a sl gran rischio, a tal nemica destra fu dunque, figlio mio, ch'io sopportai
succedendo in mia vece? adunque io salvo che per me si afferisse a colpi ostili
son per le tue ferite? adunque io vivo chi di me nacque? Io, genitore tuo,
per la tua morte? O miserabil vita, son fatto salvo dalla tua ferita?
o sconsolato esiglio! or questo è 'l colpo Vivo per la tua morte? Or sl mi coglie
ch'al cor m'è giunto. Ed io, mio figlio, io sono vera sventura; or, misero, mi strazia
ch'ho macchiato il tuo nome, ch'ho sommerso ben profonda ferita. Ed io pur sono
la tua fortuna e 'l mio stato felice che il tuo nome insozzai roi miei delitti,
co' demeriti miei. Dal mio furore figlio. Che fui cacciato, a tutti inviso,
son dal seggio deposto. Io son che debbo dal trono avito e dall'avito scettro.
ogni grave supplizio ed ogni morte Alla mia patria ed al furor dei miei
a la mia patria, 81 grand'odio dei miei. ben dovevo una pena; oh avessi dato
E pur son vivo, e gli uomini non fuggo? per ogni morte la mia vita infame!
e non fuggo la luce? Ah fuggirolla Or invece son vivo e non ancora
per una volta». ho abbandonato gli uomini e la luce.
Traduzione di Annibal Caro Li lascerò ...
Traduzione di Guido Vitali

www.scribd.com/Baruhk
CANTO UNDICESIMO

Battaglia.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


18 35, ricavate dai codici della Biblioteca V a-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO UNDICESIMO

Il mattino dopo la furibonda battaglia combattuta sulla costa, Enea al primo


chiarore dell'alba innalza un trofeo con le armi di Mesenzio e lo dedica a Marte, poi
ordina di seppellire i morti e rincuora i soldati a prepararsi per l'assalto di Laurento.
Rivolge quindi parole commosse di rimpianto a Fallante e dispone che la salma sia
pt>rtata al padre Evandro. Le spoglie del giovinetto sono adagiate su un feretro
costruito con rami di quercia e seguite da mille cavalieri. Intanto giungono da Lau-
rento ambasciatori latini a chiedere una tregua d'armi per seppellire i morti. Enea
accoglie l'ambasceria con animo sereno e dice di essere pronto a concedere non solo
la tregua per i morti, ma anche la pace per i vivi, perché egli non ha motivi di odio
contro i Latini, ma soltanto contro Turno, che si oppone al volere del Fato. Drance,
il più vecchio degli ambasciatori, risponde che sono molti i Latini contrari alla poli-
tica di Turno e quindi alla guerra. Indi stabiliscono una tregua di dodici giorni.
Il corteo funebre è nel frattempo giunto a Pallanteo, e incontro alle spoglie mortali
del giovinetto è andato con Evandro tutto il popolo della città. Il vecchio re alla
vista della bara grida tutto il suo dolore, lamentando che la sorte lo abbia lasciato
sopravvivere alla moglie, di cui ora invidia la morte, che le ha risparmiato tanto
dolore. Ormai la sua vita è inutile e vive solo in attesa di poter recare al figlio nell'Ade
la notizia della morte di Turno. A Laurento sono tutti costernati per la sconfitta e
sconfortati per la risposta di Diomede, il quale si è rifiutato dì cor::cedere gli aiuti
richiesti ed ha invece consigliato la pace. Questo è quanto dice Venulo, il capo degli
ambasciatori, all'assemblea convocata dal re Latino, il quale propone di seguire il
consiglio di Diomede e di concedere ad Enea la terra perché i Troiani possano
costruirsi la città, oppure di fornirgli le navi perché possa condurre il suo popolo
in altre terre. Drance approva la proposta di Latino, ma Turno interviene furibondo
dicendo che la situazione dei Latini non è cosl precaria, come può sembrare, e che
se Diomede non invia aiuti, sono giunti altri alleati, tra i quali Camilla con i suoi
valorosi cavalieri. Egli, per parte sua, è anche pronto a misurarsi da solo con Enea.
Mentre a Laurento discutono, Enea avanza con l'esercito contro la città latina.

www.scribd.com/Baruhk
410 Canto undicesimo

Un grande turbamento invade tutti, e Turno corre a organizzare la difesa. Tutti si


armano, Latino si ritira turbato, la regina Amata e le donne di Laurcnto offrono doni
a Minerva. Alle porte della città Turno i.J?.contra Camilla, e insieme concordano il
piano di difesa: la vergine guerriera affronterà la cavalleria nemica; Turno, poiché
alcune spie l'hanno informato che il vero attacco verrà dai monti, sorprenderà il
nemico fra i boschi.
Diana scorgendo dal cielo il pericolo che corre la sua protetta, chiama Opi, le
racconta la storia di Camilla e le ingiunge di scendere nel Lazio e di uccidere colui
che l'avrà uccisa. Intanto le due cavallerie si scontrano, Camilla compie sublimi atti
di valore, ma la battaglia ha vicende alterne, finché gli Etruschi sono costretti alla
ritirata. Giove allora interviene ed esorta Tarconte, cui Enea aveva affidato il
comando della cavalleria, a rianimare i suoi. Le schiere etrusche, infiammate dalle
parole e più ancora dall'esempio di Tarconte, riprendono l'assalto con grande vigore
e Arunte, un soldato etrusco, insegue Camilla cercando il momento propizio per col-
pirla. La fanciulla è intenta a dare la caccia al troiano Cloreo, bramosa di impadro-
nirsi delle sue splendide e ricche armi, e non bada a se stessa. Arunte &caglia l'asta e
l'uccide. Opi attende nascosta l'uccisore di Camilla, e quando passa lo colpisce a
morte. Morta Camilla i Volsci fuggono, i Rutuli si ritirano incalzati dai cavalieri
etruschi, e sotto le mura e alle porte della città si accende una lotta violentissima.
Vi partecipano anche le donne italiche lanciando sassi e dardi dall'alto delle mura.
Turno, informato della situazione, lascia i boschi e corre verso la città proprio mentre
Enea con l'esercito supera i monti e si dirige verso Laurento. La notte è vicina e i
due eserciti si accampano uno di fronte all'altro, rimandando all'indomani lo scontro.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO UNDICESIMO che Acete, il cavallo Eto e
i prigionieri destinati al ro-
go. Chiudono il corteo i
Le esequie di Fallante (1-120)- La tregua (121-I69)- Il pianto di T eucri, gli Etruschi e gli
Evandro (17o-227) - Le esequie dei caduti (228-279) - Gran con- Arcadi con le armi rivolte
siglio a Laurento (280-554) - Enea muove l'assalto a Laurento (555- a terra. Prima che la salma
659)- Diana racconta la storia di Camilla (660-736)- Le prodezze lasci il campo di battaglia,
di Camilla (737-893)- Tarconte, Arunte e la morte di Camilla (894- Enea dà a Pallante l'ultimo
1030)- La vendetta di Diana (I03I-I068)- I Latini in fuga (xo69- addio.
II25).
1. L'aurora sorgendo, ecc:
l'aurora annuncia l'inizio del
nuovo giorno: l'ottavo dopo
Le esequie di Pallante lo sbarco dei T roiani alle
foci del Tevere. Il giorno
prima si era combattuto fino
L'AURORA sorgendo a sera e il canto decimo era
abbandonava il mare: terminato con la morte di
Mesenzio. L'aurora è raffigu-
nel primo mattino il vittorioso Enea rata come una dea che sorge
scioglieva i suoi voti agli Dei, benché fosse impaziente dall'oceano precedendo il so-
s di seppellire i compagni caduti e turbato le, e segna col suo chiarore
da tanta strage. Pianta su un monticello di terra l'inizio del giorno.
4· scioglieva i voti, ecc.:
una gran quercia spoglia di rami e la riveste la promessa fatta agli dèi
con le armi scintillanti di Mesenzio: trofeo nel caso di vittoria.
7· una gran quercia, ecc.:
il trofeo era la consacrazione
LE ESEQUIE DI FALLANTE Acete. Enea pronuncia com- delle armi del vinto ad una
(x-uo).- Con le armi di Me- mosse parole di rimpianto divinità o alle divinità in ge-
senzio Enea innalza un tro- per il giovane caduto, la cui nere; e consisteva in un al-
feo in onore di Marte ed in- morte è una perdita grave bero (presso i Romani era
cita i suoi a prepararsi per per tutti: per Evandro, per di solito una quercia), sui ra-
l'assalto alla città di Lauren- Enea, per Julo, per l'Italia_ mi del quale, opportuna-
to. Ma intanto si debbono Quindi si forma il corteo fu- mente tagliati, si appendeva-
seppellire i morti e si deve nebre: mille cavalieri seguo- no le spoglie del vinto. Enea
riportare ad Evandro il cor- no il feretro costruito con vi appende le armi di Me-
po di Pallante, che giace nel- rami di quercia e ricoperto senzio da lui ucciso il giorno
la tenda vegliato dal vecchio di vesti preziose. Ci sono an- prima (X, xo87 sgg.).

www.scribd.com/Baruhk
4I2 Canto undicesimo

9· grande dio della guer- elevato in tuo onore, grande Dio della guerra.
ra: Matte. IO E vi adatta il cimiero macchiato di sangue,
17. L'impresa più ardua,
ecc.: lo sforzo più difficile le !ance spezzate dell'eroe, la corazza
è compiuto: cioè l'uccisione ammaccata e bucata in dodici punti;
di Mesenzio, uno dei più appende a sinistra lo scudo di bronzo,
valorosi e temibili avversari. lega al tronco la spada dall'elsa d'avorio.
18. non abbiate paura,
ecc.: dopo la morte di Me- 1S Poi rivolto ai compagni (lo attorniava da presso
senzio sarà tutto più facile. il gruppo dei capitani), comincia tra gli applausi:
20. primizie del trionfo: i «L'impresa piu ardua è compiuta, o guerrieri;
primi frutti della guerra che non abbiate paura di quanto ancora resta
per noi sarà certamente vit-
toriosa. Le primizie, cioè i da affrontare. Guardate: queste sono le spoglie
frutti primaverili, venivano 20 -primizie del trionfo- d'un re superbo. Ecco
offerti agli dèi; ed Enea of- com'è stato ridotto Mesenzio dalle mie mani!
fre a Marte le prime spoglie
della guerra. Adesso attaccheremo Laurento e il re Latino.
21. dalle mie mani: per Preparatevi alle armi con tutta l'anima, aprite
opera mia. Enea sembra che il cuore alla speranza della vittoria: a volte
voglia dire: ecco che cosa 2S la paura, cogliendovi di sorpresa, non abbia
rimane di un nemico terri-
bile come Mesenzio. Sono a ostacolarvi, quando gli Dei consentiranno
parole superbe, ma rientra- che si levino al vento le insegne, che si spieghi
no nel discorso d'incitamen- l'esercito, condotto fuor dell'accampamento!
to a proseguire con fiducia
e con ardore la guerra. Intanto affidiamo alla terra i corpi dei compagni,
23. Preparatevi... con tut·· 30 unico onore che esista sotto il profondo Acheronte.
t a l'anima: preparatevi a Andate!- disse.- Onorate con l'estremo compenso
combattere col massimo ar- quei nobili cuori che ci hanno conquistato
dore; oppure, come sembra
interpretato meglio il testo a prezzo del loro sangue una patria! Per primo
latino, preparatevi alla guer- sia rimandato alla triste terra d'Evandro Fallante,
ra anche spiritualmente. 3S giovane valoroso, rapito da un giorno di lutto
24-26. a volte la paura, per essere sommerso in una morte immatura».
ecc. : qualora (a volte) la Parla cosi, tra le lagrime, e torna nella tenda
paura vi sorprenda e vi osta-
coli nel compimentO del vo-
stro dovere.
27. si levino al vento, cioè nel regno dell'oltretom- non la terra è triste, ma
ecc.: allude all'usanza dei ba, dove non si può godere Evandro, il vecchio padre, e
Romani, che conficcavano al nessun altro onore terreno. tutti gli abitanti di Pallan-
suolo le aste con le bandie- Infatti, secondo le credenze teo, cosl affezionati al loro
re, quando l'esercito si ac.. degli antichi, le anime inse- giovane principe, Fallante,
campava, e le toglievano polte non potevano trovare morto per mano di Turno
quando partiva. pace nell'altra vita. (X, 604 sgg.).
29. affidiamo alla terra: 31. l'estremo compenso: 35-36. rapito da un gior-
seppelliamo. la sepoltura, gli ultimi onori. no, ecc.: è il giorno tene-
30. unico onore che esi- 33· una patria: il Lazio, broso della morte, cioè il
sta, ecc.: la sepoltura è il l'Italia promessa dal Fato e giorno che ha privato Fal-
solo onore che possono go- a lungo cercata dopo la di- lante della luce e I 'ha spro-
dere i morti che giaciono struzione di Troia. fondato nelle tenebre del
lungo le rive dell'Acheronte, 34· alla triste terra, ecc. : mondo sotterraneo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

dove l'esanime corpo di Fallante, disteso talia centrale, infine la parte


su un letto, era vegliato dal vecchio Acete: un tempo dell'Italia indipendente dal-
scudiero del parrasio Evandro, poi da Evandro l'influenza greca. Quando
40 tutta l'Italia fu riunita sot-
affiancato a suo figlio, come maestro e amico, to il dominio di Roma,
purtroppo con auspici non altrettanto lieti. « Ausonia » fu usato ad in-
Intorno la servitu, molta gente di Troia dicare tutta la penisola, ma
e donne, i capelli sciolti secondo l'uso funebre. nella lingua poetica e dotta.
Appena Enea compare sull'alta soglia, levano 51. pietoso: degno di pie-
45 tà, di compassione.
un immenso lamento sino al cielo, picchiandosi 52-55. la Fortuna invidio-
il petto: la tenda reale risuona di tristi pianti. sa, ecc.: la Fortuna ti tolse
Lo stesso Enea, veduti la testa reclinata, a me proprio mentre era sul
il volto esangue, niveo di Fallante e la piaga punto di portarmi, sorriden-
aperta nel suo petto tenero dalla lancia do, la vittoria e ti ha quindi
50
impedito di vedere il mio
ausonia, dice piangendo: «Mio pietoso ragazzo, regno e di ritornare a casa
la Fortuna invidiosa, proprio quando era già vittorioso. La «Fortuna>>,
sul punto di sorridermi, ha voluto strapparti divinità latina, presiedeva a
dal mio fianco e impedirti di vedere il mio regno tutti i casi della vita, distri-
e tornar vittorioso alla casa paterna! buendo a suo capriccio i be-
55
ni e i mali.
Non era la tua morte che avevo promesso 56. Non era la tua morte,
al padre Evandro quando, nel partire, tra abbracci ecc.: Enea è preso dal ri-
e consigli sul modo di affrontare un impero morso di non essersi curato
potente, mi avvertiva che il nemico era forte abbastanza di Fallante, che
il padre gli aveva affidato.
60 e che avrei combattuto contro una gente dura.
58-6o. sul modo di affron-
E forse ancora adesso, illuso da vana speranza, tare, ecc.: quando insieme
egli inalza preghiere colmando gli altari di doni; con i consigli datimi sul mo-
do di comportarmi, mentre
mi avviavo alla conquista
di un grande impero, mi
40. parrasio Evandro: E- pare i capelli in segno di avvertiva che gli I t alici era-
vandro era nato a Farrasia, lutto. no forti e che avrei dovuto
città dell'Arcadia. 46-47. picchiandosi il pet- combattere contro una stir-
42. purtroppo con auspici, to: allude specialmente alle pe tenace e resistente (du-
ecc.: assegnato come compa- donne. ra) alle fatiche della guerra.
gno a Fallante, ma con au- 49· il volto esangue, ecc.: I cri tici osservano che nel
spici non altrettanto fortu- il volto esangue, cioè palli- libro ottavo non risulta che
nati, poiché Acete, che era do, per la morte, e niveo, Enea abbia fatto promesse
stato per Evandro un com- cioè candido, per la giova- ad Evandro; ma si può pen-
pagno fortunato, fu per Fal- nile età. sare che il Troiano un'assi-
lante, morto al primo serio 50-5 r. lancia ausonia: lan- curazione l'abbia data al vec-
scontro, un compagno sfor- cia italica, cioè di Turno, chio re, che vedeva partire
tunato. principe dei Rutuli. « Auso- il figlio per la guerra.
43. I n torno: intorno alla nia >> è uno dei nomi più o 61-62. E forse ancora a-
bara. meno fortunati dati alla no- desso, ecc.: Enea pensa che
44· i capelli sciolti: le don- stra penisola. I Greci chia- Evandro, ignaro della mor-
ne avevano i capelli sciolti, marono Ausones gli Aurun- te del figlio, e quindi illu-
secondo il costume greco e ci, ma il nome passò poi a so da una speranza che non
romano di sciogliere e strap- designare gli abitanti dell'I- è più possibile, faccia an-

www.scribd.com/Baruhk
414 Canto undicesimo

cora voti e offerte agli dèi mentre noi tristi, con pompa inutile, accompagniamo
per la sua salvezza. un corpo senza vita, che non deve piu nulla
64-65. che non deve più 6S a alcuno dei Celesti. Infelice, vedrai
nulla, ecc.: l'espressione è tuo figlio ucciso! Questo era il trionfale
un po' ambigua, ma dopo
l'immagine del vecchio re ritorno che sognavo, che ti avevo promesso?
che, ancora ignaro della Ma almeno, Evandro, tuo figlio non è morto fuggendo
sua più grande sventura, di vergognose ferite; né (peggio ancora!) è salvo
è tenacemente attaccato al-
l'unica speranza che ancora 70 per viltà, da dovergli augurare la morte.
la vita gli potrebbe conce- Ahimè: che gran sostegno perdete, Ausonia, Julo! »
dere, si può intendere che Detto cosi, tra i singhiozzi, comanda che quel po-
Pallante non ha più biso- [vero
gno, secondo il concetto pa-
gano, dell'aiuto degli dèi; corpo sia sollevato, e manda mille uomini
cioè, in altre parole, che i scdti fra tutto l'esercito a seguire le esequie
voti e le offerte di Evandro 75 come scorta d'onore ed a prendere parte
sono ormai inutili.
al lutto di suo padre: doveroso conforto
67. che ti avevo promes- anche se scarso a petto d'un simil dolore.
so?: sembrerebbe veramen-
te che Enea, nell'ultimo col- Vdocemente intessono un graticcio che faccia
loquio con Evandro, avesse da feretro, con verghe di clastico corbezzolo
preso questo impegno. 80 e rametti di quercia, e ombreggiano quel letto
68-69. non è morto fug- funebre con un vdo di fronde. Vi depongono,
gendo, ecc.: non è stato fe- ben alto sopra un fitto giaciglio d'erba, il giovane
rito a morte mentre fuggi-
va; né tu, Evandro, sei co- simile ad una viola o a un languido giacinto
stretto, peggio ancora!, ad che, reciso dal pollice d'una vergine, ancora
augurare la morte a tuo 85 serbi la sua bdlezza e il suo splendore; eppure
figlio perché con la fuga si la forte madre terra non lo alimenta piu.
è salvata la vita. Cioè E-
vandro avrà il conforto di Allora Enea portò due vesti ricamate
sapere che suo figlio è mor-
to eroicamente, e non avrà
il dolore di essere costretto 76-77. doveroso conforto, la o ad un giacinto, che, pur
a desiderargli la morte, co- ecc.: piccolo conforto per recisi e destinati a morire
me avrebbe fatto, se egli un dolore cosl grande, ma per mancanza di alimento,
fosse fuggito davanti al ne- dovuto. conservano ancora il loro
mico. So-82. ombreggiano, ecc. : splendore e la loro primiti-
coprono il graticcio, costrui- va bellezza. n interessante
71. che gran sostegno, to con ramoscelli di corbez- osservare come il poeta ab-
ecc.: « Enea pensa al pro- zolo e di quercia, con foglia-
prio figlio, anch'esso giova- bia scelto per la sua simili-
me per rendere il feretro tudine due fiori delicati e
nissimo, che avrebbe potu- opaco; e sopra le foglie per-
to avere in Pallante un a- malinconici: la viola dal
ché il feretro sia anche sof- gambo tenero e debole, il
mico, un compagno, quasi fice, stendono un alto stra-
un fratello. Il pensiero del- to di erba. giacinto che si piega lan-
l'amore paterno di Evan- 83-86. simile ad una vio- guidamente sullo stelo; e
dro risveglia in Enea il pro- la, ecc.: nota la delicatezza come a coglierli abbia prefe-
prio affetto di padre, espo- della similitudine. Il cada- rito la mano gentile di una
sto agli stessi pericoli di vere di Pallante, che serba fanciulla, che dà all'imma-
una morte immatura dei fi- intatta la freschezza giovani- gine una delicatezza ed una
glioli» (Garavani). le, è paragonato ad una vio- sensibilità particolari.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

di porpora e d'oro che un giorno la sidonia Didone che presso i Greci, e Omero
aveva fatto per lui con le sue mani, lieta nell'Iliade la ricorda, ad
esempio, nella descrizione
fatica, trapuntandone la trama con un filo dei funerali di Patroclo.
d'oro sottile. Mesto ne infilava una al giovane IOI-I02. portino trofei:
per supremo ornamento e con l'altra copriva sono tronchi d'albero ador-
la chioma destinata alle fiamme. Poi sceglie ni con le armi tolte ai ne-
mici, e con le targhe recanti
gran parte della preda fatta nella battaglia i nomi dei nemici vinti ed
95 di Laurento, ordinando che accompagni la salma uccisi da Fallante.
in lunga teoria, coi cavalli e le armi 104. il misero Alete: lo
conquistati al nemico. Aveva fatto legare scudiero di Evandro, poi da-
to da Evandro come mae-
dietro la schiena le mani dei prigionieri, votati stro e amico al figlio.
alle Ombre infernali, destinati a spruzzare ro8-no. Etone, il caval-
100 di sangue le fiamme del rogo: e vuole che i capitani lo, ecc.: segue il feretro di
portino alti trofei, dei tronchi rivestiti Fallante anche il suo caval-
lo piangente e, in segno di
con le armi avversarie e i nomi dei vinti nemici lut'Kl, senza la ricca barda-
affissi sulla scorza. Condotto per una mano tura. L'eccezionale sensibili-
viene il misero Acete, consumato dagli anni, tà di Etone Virgilio la imi-
ta da Omero, che attribui-
!05 che si strazia coi pugni il petto, con le unghie sce ai cavalli dei suoi prin-
la faccia e poi si lascia cadere a terra di schianto. cipali guerrieri sensibilità e
E vengono i cocchi, macchiati di sangue rutulo. Dietro intelligenza umane. Ma que-
cammina lagrimando Etone, il cavallo da guerra sta attribuzione si è conser-
vata fino a tempi molto
dell'eroe morto: senza bardatura, le guance vicini a noi; la troviamo in-
IlO bagnate di grosse gocce. Alcuni soldati portano fatti nei nostri poemi caval-
la sua lancia e il suo elmo (il vincitore Turno lereschi, specialmente nei-
ha le altre armi). Quindi in mesta schiera avanzano l'Orlando Furioso dell'Ario-
sto, ed anche nella Gerusa-
i Troiani e gli Etruschi e gli Arcadi, con le lance lemme Liberata del Tasso. -
dalla punta rivolta a terra in segno di lutto. grosse gocce: grosse lagri-
115 E tutto il lungo corteo s'era già allontanato me. Prescindendo dalle la-
grime, lo squallore con il
quando Enea s'arrestò e con un gemito fece: quale Etone segue il feretro
è immagine poeticamente fe-
licissima.
I II- II 2. il vincitore T ur-
88. sidonia Didone: la nel ricamare e tingere
principessa fenicia, fondatri- tessuti. no, ecc.: il vincitore aveva
ce di Cartagine, era esule 93· destinata alle fiam- il diritto di spogliare il vin-
da Tiro, ma Tiro era colo- me: destinata al rogo. Gli to delle sue armi, ed anche
nia di Sidone, città princi- copre la chioma, come si so- Turno se ne avvalse.
pale della Fenicia. Nei can- leva fare a Roma con i II 3. gli Arcadi: i cavalie-
ti I, IV e VI dell'Eneide il morti. ri che Fallante aveva con-
poeta parla diffusamente di 97-roo. Aveva fatto lega- dotto con sé alla guerra co-
Didone e dei ricchi doni da re, ecc.: la barbara usanza me alleato di Enea. Evan-
lei fatti ad Enea. di sacrificare sul rogo alcu- dro, padre di ~allant~, era
90. trapuntandone, ecc.: ni prigionieri per rendere venuto in Italia dali Arca-
ricamando il tessuto (la tra- propizie le divinità inferna- dia, regione della Grecia
ma) con filo d'oro sottile. li, che si credeva placate sol- (VIII, 6o-62).
Didone, fenicia, era maestra tanto col sangue, esisteva an- u6. quando Enea s'arre-

www.scribd.com/Baruhk
41 6 Canto undicesimo

stò: anche Enea, dunque, « Il tremendo destino della guerra ci chiama


aveva accompagnato il fere- via di qui, a nuove lagrime. Per sempre ti saluto,
tro per un certo tratto.
II7-119. Il tremendo de-
magnanimo Pallante, ti dico addio per sempre! »
stino, ecc.: nota con quanta 120 Poi si volse alle mura, tornò all'accampamento.
angoscia Enea, dando l'estre-
mo saluto a Pallante, accet-
ti la realtà della guerra e La tregua
si accinga, ciononostante, a
continuarla e a vedere altri Dalla città latina erano già arrivati
morti e altri pianti. E nota
come in questo saluto sia gli ambasciatori, cinti di pacifico olivo,
anche presente « il malinco- a chiedere una tregua: rendesse i loro morti
nico senso, tante volte rile- sparsi qua e là, falciati dal ferro per i campi,
vato nel poema, della vanità 12s concedesse che fossero sepolti nella terra
della vita umana, coi suoi (poiché non c'era ragione di fare guerra ai vinti,
mille travagli, destinata a
terminare nel nulla. Ancora ai morti, alla gente priva del bene della luce),
un passo e si giungerà alla perdonasse a coloro che un tempo aveva chiamato
spiritualità cristiana che di- suoi alleati e suoceri. Il generoso Enea
sprezza la terra nella speran- 130 riceve benevolmente chi implora una grazia
za del cielo» (Morpurgo). tanto giusta e risponde: «O Latini, che sorte
120. Poi ... tornò all'accam-
pamento. Scrive il Valgimi-
gli: « :E. stato notato giusta-
mente come Virgilio eviti un LA TREGU\ (r21·169). - viene accordata per dodici
secondo incontro di Enea Quando Enea, dopo aver ac- giorni.
con Evandro dopo la morte compagnato per alcun tratto
di Pallante. Ma più è nota- il corteo funebre di Pallan- 122. gli ambasciatori:
bile come alle parole di te, ritorna al campo, s'incon- mandati dal re Latino per
Enea sopra il cadavere di tra con gli ambasciatori La- la tregua.
Pallante, rispondano e cor- tini venuti a chiedergli una 128·129. perdonasse a co-
rispondano le parole sul ca- tregua per seppellire i mor- loro, ecc.: si allude alla ri-
davere di Pallante dette da ti. Il condottiero troiano ac- sposta che Latino aveva affi-
Evandro. Si era accusato dato all'ambasceria inviata
Enea di aver fatto ad Evan- coglie la richiesta e rivolge da Enea a chiedere pace e
dro vane promesse (~6-57) e agli ambasciatori parole cor- ospitalità (VII, 269-278),
di aver condotto Pallante tesi e serene, aggiungendo cioè ch'egli accoglieva l'eroe
alla morte (66-67); ed Evan- poi che egli sarebbe pronto troiano come amico, ospite,
dro lo scagiona e giustifica: a concedere anche la pace, alleato e gli offriva anche di
di Pallante furono le vane perché non ha rancore verso essere, secondo la volontà
promesse (185-186), e amor- i Latini, ma solo contro Tur- del Fato, sposo di sua figlia
te non lo trasse Enea ma no che vuole opporsi alla Lavinia. Ma le offerte di La-
l'ebbrezza delle prime espe- volontà del Foto. Per gli am- tino erano state rese inutili
rienze di guerra e delle pri- basciatori Latini, che resta- da Giunone che aveva pro-
me vittoria (188-r9z); e ri- no stupiti e silen1.iosi, ri- vocato la guerra. L'espressio-
pete e conferma l'ospitalità sponde il vecchio Drance, il ne quindi non è né chiara,
e l'alleanza (202-203). Il quale si dichiara pronto a né esatta.
colloquio c'è, per il tramite interporre buoni uffici per la 131-145. O Latini, che sor-
di Pallante morto; ed è in- pace, rivelando anche che te indegna, ecc.: Enea con-
venzione di bellissima poe- molti a Laurento sono con- danna la guerra che i popoli
sia». trari alla guerra. La tregua del Lazio hanno mosso con-

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
ROMA IMPERIALE
l. Tempio di Veneree Roma. 5. Tempio di Claudio.
2. Tempio di Giove. 6. Acquedotto di Nerone.
3. Arco di Costantino. 7. Palazzo di Settimio Severo.
4. Colosseo: capace di 50.000 persone. 8. Circo Massimo: capace di 260.000 pers.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

indegna vi ha coinvolto in una guerra simile, Enea. Sarebbe sopravvissuto


vi ha spinto a rifuggire dalla nostra amicizia? chi dei due avesse avuto da
Volete pace pei morti, per coloro che il pugno un dio il dono della vita o
fosse stato più valoroso.
135 di Marte ha ucciso? Avrei voluto darla anche ai vivi. L'uso del condizionale sot·
Io non sarei venuto se i Fati non m'avessero tintende il dubbio che Enea
fissato una dimora qui: io non muovo guerra creda poco al coraggio di
al vostro popolo. Il re ha rotto l'alleanza Turno, da quando il princi-
pe dei Rutuli si è sottratto
preferendo affidarsi alle armi di Turno. al combattimento. Egli non
140 Sarebbe stato meglio che Turno si fosse esposto sa che la fuga del suo avver-
alla morte: se proprio voleva finire la guerra sario era stata opera di Giu-
none.
e scacciare i Troiani, sarebbe stato piu giusto 147. i~ perplesso silenzio:
che mi avesse affrontato. Sopravviverebbe colui gli ambasciatori non sanno
al quale un Dio o il suo braccio avesse concesso la vita. che cosa rispondere; e s'in-
145 Andate, adesso, e accendete il rogo ai poveri morti •· terrogano a vicenda con gli
occhi per concordare il lo-
I Latini rimasero attoniti, smarriti, ro comportamento. Enea ha
guardandosi tra loro in perplesso silenzio. condannato la guerra, ha
Finché il piu anziano, Drance, avverso sempre a Turno dichiarato da propria amici-
di sentimenti e parole, a sua volta risponde: zia verso 1l popolo latino,
ha rimproverato acerbamen-
ISO « Eroe troiano, grande di fama, ancor piu grande te Latino e Turno, ha con-
nelle armi, con quali lodi potrò levarti al cielo? cesso la sepoltura dei cadu-
Ammirerò di piu la tua giustizia o il genio ti, ma alla loro specifica ri-
e il valor militare? Riporteremo grati chiesta di una tregua non ha
risposto, né in modo affer-
alla nostra città le tue parole e, se mativo, né negativo. Devo-
ISS la Fortuna ci assiste, ti faremo alleato no ritirarsi in silenzio e rife-
del re Latino: Turno si cerchi altre amicizie! rire ai loro capi, oppure ri-
spondere alle parole amiche-
Anzi, saremo lieti di innalzare la cinta voli di Enea?
148·149· Drance, avverso,
tro i Troiani, ma con umana e che si è ritirato dagli af- ecc.: risponde Drance, forse
comprensione afferma anche fari dello stato; né sa nulla come il più anziano e forse
che essi stessi sono stati coin- dell'azione svolta da Giuno- come capo dell'ambasceria.
volti nella guerra da una ne per mezzo della furia Egli è avversario di Turno
« sorte indegna ». ·- Avrei Aletto. Perciò egli pensa che sia nel modo di sentire, sia
voluto, ecc.: Enea avrebbe sia stato Latino a dichiarar- di pensare, e Io manifesta
voluto dare la pace ai vivi gli la guerra, dimenticando apertamente (avverso... di
prima ~i darla ai morti; cioè: le promesse fatte agli am- ~entimenti e parole).
vuoi d1re che egli non vole- basciatori: l'ospitalità, l'al- 1.50-1.59· Eroe troiano,
va la guerra, ma la pace, leanza, l'unione del suo po- ecc.: La risposta di Drance,
perché è venuto nel Lazio polo con quello troiano. - fatta di lodi, di ringrazia-
per volere del Fato, non per Sarebbe stato meglio, ecc.: menti e di promesse di colla-
fare la guerra al popolo La- invece di scatenare la guerra borazione ad Enea, cui si
tino. - Il re ha rotto l'al- fra i due popoli sarebbe sta- aggiunge anche un accenno
leanza, ecc.: Enea non sa to più giusto che Turno, es- a Turno apertamente ostile,
che Latino si è sdegnosa- sendo egli solo l'offeso (si che svela i suoi sentimenti
mente rifiutato di aprire le crede defraudato della sposa personali, contrasta con i
porte del tempio di Giano, e del regno), avesse accetta- doveri di un ambasciatore,
cioè di dichiarargli guerra, to di combattere da solo con specialmente in tempo di

www.scribd.com/Baruhk
418 Canto undicesimo

guerra. Seltanto le parole fatale delle mura, portando sulle spalle


pronunciate da Enea posso- le pietre ddla nuova Troia». Aveva parlato
no, in parte, giustificarlo.
160-161. e tutti ad una 160 e tutti ad una voce facevano sentire
voce, ecc.: tutti gli amba- un mormorio d'assenso.
sciatori, ma si può intende- Conclusero una tregua
re, insieme con loro, anche di dodici giorni e durante quel periodo di pace
i Troiani presenti. « Face-
vano sentire », perché men- i Troiani e i Latini girarono assieme
tre Drance parlava, gli altri 16S per le selve e sui monti, senza darsi fastidio.
assentivano, compiacendosi Risuona il frassino ai colpi della bipenne: abbattono
delle parole amichevoli. i pini levati alle stelle: non finiscono mai
162-163. una tregua di do-
dici giorni: la tregua a noi di spaccare coi cunei le quercie e i cedri odorosi,
può sembrare un po' lunga, di trasportare gli orni sui carri cigolanti.
ma in quei tempi le cerimo-
nie funebri erano più com-
plicate e lunghe di quelle o-
dierne. D'altronde il taglio Il pianto di Evandro
degli alberi per l' allestimen-
to dei roghi comportava 170 E già la Fama volando a Evandro, messaggera
l'impiego di un certo tempo. di tanto lutto, colma la reggia e la città
IL PIANTO m EvANDRO di dolore: (la Fama, che solo poco prima
(qo-227).- Frattanto a Pal- gridava in tutto il Lazio Pallante vittorioso!).
lanteo, dopo la notizia della Accorrono alle porte gli Arcadi, brandendo
vittoria, si è sparsa anche
quella della morte di Pallan- 17S fiaccole funerarie secondo un uso antico:
te e dell'arrivo in città del la via risplende tutta di una fila di fiamme,
corteo funebre. Tutta la po- lunga striscia di luce nella campagna infinita.
polazione accorre con fiacco-
le ad incontrare la salma Avanza la turba dei Frigi: le due meste colonne
dell'infelice principe, ed E- si congiungono, in lagrime. Le donne le vedono entrare
vandro, in pTeda allo stra- 180 fra le case e riempiono di gemiti la città.
zio, quando la bara giunge Nessuna forza riesce a trattenere Evandro
alla porta della città, si ab-
bandona sul cadavere del fi- che corre in mezzo al gruppo. Appena deposto il feretro
glio, lo abbraccia e, oppres-
so dall'angoscia, lo tiene conservato, pur in modo di- nerale « gli elementi se nti-
stretto a lungo, poi fra mentali, deliberatamente e-
le lagrime pronuncia parole verso, fino ai nostri giorni,
è antichissimo, forse per sclusi dalla pagina della mor-
commoventi. l'uso di seppellire i morti di te, riprendono il sovravven-
170-173· E già la Fama, notte, al fine di evitare il to. Ma è evidente in questa
ecc.: la notizia della morte contagio. distinzione una gradazione
di Fallante giunge a Evan- q6- r Bo. la via risplende sapiente, che fa di Fallante
dro poche ore dopo un'altra tutta, ecc.: nella notte ri- un fanciullo stroncato dalla
notizia: quella dei primi splendono le fiaccole, e le guerra, come Eurialo, e in
scontri vittoriosi del giovane due colonne, quella che vie- parte anche Lauso, ma anche
principe arcade, avvenuti il ne dal campo e accompagna il simbolo della giovinezza
giorno prima. il feretro, e quella che giun- italica, caduta per la gloria
175· fiaccole funerarie, ge dalla città, si congiungo- di Roma ». - dei Frigi: dei
ecc.: il costume di accom- no anche nel pianto. E I'Ar- Troiani. Troia era città della
pagnare i morti al sepolcro naldi osserva che nella com- Frigia (Asia Minore).
con torce accese, che si è movente descrizione del fu- r82. al gruppo: alla folla.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

si getta su Pallante e lo abbraccia, piangendo per affermare la causa giusta


e gemendo: finché il dolore lo lascia dei Troiani. Il giovane ha
parlare a malapena. «Non era questo, Pallante, compiuto il suo dovere di
!85 soldato, è morto da alleato
che avevi promesso a tuo padre! Non era la prudenza, valoroso, ed Enea e i Troiani
questa, con cui dicevi di arrischiarti in battaglia, gli hanno perciò tributato
sotto i colpi di Marte! Certo non ignoravo onori che i suoi non potran-
il fascino del primo onore militare no essere maggiori. E ag-
e quanto sembri dolce la gloria conquistata giunge che Turno non l'a-
!90 vrebbe vinto se fosse stato
nel primo combattimento. O sfortunate prove più avanti con gli anni e
del valore nascente di un giovane: o crudele quindi in possesso della for-
saggio della vicina guerra: voti, preghiere za che soltanto l'età può da-
non intesi da alcwio dei Celesti! E tu, sposa de. Con questi sentimenti
Evandro chiude il suo di-
!95 santissima, felice nella tua morte, felice scorso e prega i Troiani di
di non essere stata serbata a tanta pena! dire al loro capo che egli
Io invece ho vissuto troppo, per rimanere solo, continuerà a vivere soltanto
superstite a mio figlio. Oh, se seguendo le armi per poter recare al figlio la
notizia che Enea ha vendica-
dei Teneri fossi stato trafitto io dai Rutuli! to la sua morte. Gli anti-
200 Sarei spirato io: con questa pompa avrebbero chi infatti credevano che le
portato a casa me invece di Pallante. anime dei morti provassero
No, non incolpo voi, o Troiani, né il patto conforto dal sapere di es-
sere state vendicate, la qual
che abbiamo suggellato stringendoci la mano: cosa dimostra quale enorme
il destino ha voluto che fosse cosi triste progresso morale e civile ab-
205 la mia vecchiaia! E se è vero che a Pallante toccava bia determinato nella storia
dell'umanità il Cristianesimo
una morte immatura, ah, meglio, molto meglio con il principio del perdono.
che sia caduto guidando i Troiani nel Lazio, - di arrischiarti... di Marte:
dopo avere abbattuto migliaia di Volsci! di esporti ai duri pericoli
Fallante, io non potrei onorarti di esequie della guerra. - il fascino ...
militare: il fascino della glo-
210 migliori di quelle che t'han fatto il pio Enea, ria delle prime vittorie. Fal-
i grandi Frigi, i principi e l'esercito etrusco. lante aveva allora combattu-
Ora levano •in alto i gloriosi trofei to per la prima volta, come
dirà subito dopo, con « sfor-
dei vinti, di coloro che la tua forte destra tunate prove del valore na-
ha mietuto. E tu stesso, o Turno, non saresti scente ». - o crudele saggio,
ecc.: esperienza crudele. Ad
r84-18.5. finché il dolore. essere prudente, e lamentan- Evandro sembra più crudele
ecc.: finché il dolore, che dosi di dovergli sopravvive- la morte del figlio in una
prima gli impediva di pro- re contro ogni legge natura- guerra vicina, senza che ali
nunciare una sola parola, gli le, riprende padronanza di sia stato dato un aiuto, che
permise, a malapena, di par- sé e con la fierezza di un re forse gli avrebbe evitato la
lare. guerriero non incolpa i Tro- morte. - migliaia di Volsci:
r8.5-227. Non era questo, iani della morte di Pallante accenna ai Volsci, perché essi
Paltante, ecc.: il vecchio re, (Enea invece aveva accusato erano gli alleati di Turno
dopo aver dato sfogo al suo se stesso), ma afferma che se più bellicosi! ma ~~eh~, per-
dolore di padre, rimprove- era destino che al figlio toc- ché furono 1 nem1c1 p1u te-
rando il figlio di non aver casse una morte immatura, è naci di Roma, e il loro ri-
mantenuto la promessa di meglio che ciò sia avvenuto cordo poteva aumentare l'in-

www.scribd.com/Baruhk
420 Canto undicesimo

teresse dei lettori romani. - 215 che un tronco d'albero enorme, vestito delle tue armi,
un tronco d'albero, ecc.: in- se mio figlio t'avesse eguagliato in età,
sieme con i trofei dei vinti
si vedrebbe anche quello nella forza matura che soltanto l'età
delle tue armi. Cioè se mio può dare. Ma perché trattengo qui i Troiani,
figlio, dice Evandro, fosse lontano dalle armi? Andate e dite a Enea:
stato pari a te nell'età e 220 - Se io, dopo la morte di Fallante, prolungo
quindi nella forza fisica, non
mancherebbe neppure il tro- q-.Jesta vita odiosa è a causa del tuo braccio
feo delle tue armi, per il qua- che, lo sai bene, mi deve la morte di Turno,
le sarebbe occorso un tron- per Fallante e per me. Soltanto questo, Enea,
co d'albero enorme. Natu- manca alla tua fortuna e alla tua gloria. Chiedo
rale e legittimo orgoglio pa-
terno. 225 questa gioia non certo per la mia poca vita,
che non esige nulla: la chiedo per portarla
LE ESEQUIE DEI CADUTI a mio figlio, laggiu, tra le Ombre profonde-!»
(228-279). - Alle prime luci
del giorno dopo, Enea e il
buon T arconte erigono cia-
scuno una pira per i loro Le esequie dei caduti
morti ed eseguono il rito fu-
nebre secondo il costume Intanto l'Aurora aveva recato la luce
portato dall'Asia (anche gli divina ai m()rtali infelici, riconducendo fatiche
Etruschi provengono dall'A- 230 e doveri: il pio Enea e il gran Tarconte avevano
sia Minore). I Latini invece
bruciano sul rogo i caduti innalzato già i roghi sulla spiaggia ricurva.
più umili e sconosciuti; gli Vi adagiarono su i loro morti, ognuno
altri o sono sepolti sul po- secondo il rito dei padri: acceso il fuoco nero
sto o spediti ai loro paesi. l'alto cielo s'oscura di fumo. Per tre volte
I roghi ardono per due gior-
ni; nel terzo giorno raccol- 235 i guerrieri sfilarono attorno ai roghi in fiamme
gono le ceneri e le seppelli- vestiti di armature lucenti: per tre volte
scono. I n Laurento domina girarono a cavallo intorno al triste fuoco
la confusione e il pianto.
Le madri, le nuore, le sorelle della morte lanciando lunghe grida di pianto.
dei caduti si dolgono che
Turno abbia voluto curare
i suoi interessi con le armi e canto, soprattutto per il suo 232-233. ognuno secondo,
il sangue altrui e che avreb- tono di esordio, che però qui ecc.: Enea secondo l'uso
be avuto il dovere di com- è soltanto ripresa del rac- dei Troiani, Tarconte secon-
battere da solo se voleva conto interrotto al verso r69. do l'uso degli Etruschi. Pe-
sposare Lavinia e soddisfare 229-230. fatiche e doveri: rò anche gli Etruschi, pro-
le sue ambizioni politiche. E sono i lavori da compiere, venienti dalla Lidia, regio-
Drance, nemico di Turno, in- ma anche gli affanni, cioè la ne dell'Asia Minore, hanno
velenisce le querele assicu- coscienza preoccupata di non conservato il costume di cre-
rando che la guerra può ter- venir meno alle proprie re- mare i cadaveri.
minare, perché Enea è dispo- sponsabilità. - Enea... Tar- 2 33-2 34· acceso il fuoco ...
sto a concluderla combatten- conte: sono nominati i co- di fumo: nota l'efficacia di
do da solo con Turno. mandanti dei due eserciti, ri- questo particolare, che fa
spettivamente Troiano ed E- partecipare la natura al rito
228. Intanto l'Aurora, trusco. Tarconte nella pros- desolante della cremazione.
ecc.: questo verso assomi- sima battaglia sarà il coman- 234-238. Per tre volte ... di
glia molto al primo verso del dante della cavalleria. pianto: questa cerimonia del-

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 42I

E la terra e le armi sono sparse di lagrime. si allude all'apparente rivo-


Va al cielo l'urlo degli uomini, lo squillo delle trombe. luzione della sfera celeste,
240
C'è chi getta alle fiamme le spoglie conquistate che gli antichi· molto sempli-
cisticamente credevano che
ai vinti Latini, elmi, spade intarsiate, girasse con le stelle infisse
freni, ruote veloci; e c'è chi offre al rogo nella volta. Qui però è una
gli scudi dei caduti, le armi sfortunate. immagine poetica per indica-
re il mutare dell'aspetto del
245 Immolano là intorno molti buoi alla Dea Morte, cielo dal giorno alla notte.
e sgozzano maiali setolosi e animali 255-256. alcuni ne recupe-
predati per i campi. Poi da tutta la spiaggia rano, ecc.: alcuni caduti non
contemplano i compagni che bruciano e sorvegliano li hanno cremati, ed ora li
raccolgono e li trasportano
le cataste semiarse; né possono staccarsene nei loro t erri tori originali o
250 finché l'umida notte non ha fatto ruotare nella città di Laurento, per-
il cielo seminato di stelle luccicanti. ché siano sepolti dai loro
In altro luogo, intanto, gli infelici Latini concittadini.
2 56-260. Tutti gli altri,
hanno alzato egualmente innumerevoli roghi; ecc.: le spoglie mortali dei
seppelliscono molti caduti sottoterra caduti ignoti ed umili sono
255 e alcuni ne recuperano, portandoli nei campi bruciate insieme senza ono-
vicini o rimandandoli in città. Tutti gli altri ri; cioè, mentre i guerrieri
più noti e quelli comunque
- confuso mucchio di strage infinita - li cremano riconosciuti sono cremati con
senza neanche contarli, senza nessun onore: gli onori consueti o traspor-
e le vaste campagne risplendono dovunque tati alle loro case perché sia-
di fiittissimi fuochi. L'Aurora del terzo giorno no sepolti dai loro concitta-
260
dini, tutti gli altri, come ac-
aveva scacciato dal cielo la gelida ombra cade anche oggi nei casi di
quando le fiamme si spensero: piangendo rastrellavano grande mortalità, sono cre-
dai roghi la cenere alta e le ossa disperse mati senza cerimonia alcuna.
per poi ricoprirle d'un tiepido strato di terra. Non è quindi mancanza di
pietà, ma una necessità im-
265 Ma il maggiore clamore doloroso, i maggiori posta dalle circostanze; e il
pianti e grida di lutto, s'accendono in città particolare mette perciò in
evidenza la gravità della
sconfitta subita dai Latini,
la triplice sfilata in segno di getti avuti cari nella vita, e, ma anche il valore con il
onore intorno al rogo in se caduti in battaglia, le pro- quale hanno combattuto.
fiamme era detta « decursio prie armi e le armi dei ne- 260-264. L'Aurora del ter-
funebris », e le lunghe gri- mici. zo giorno, ecc.: all'alba del
da lamentose di pianto era- 245-247. Immolano là in- terzo giorno, quando la luce
no chiamate « comploratio ». torno, ecc.: sacrificano agli già cominciava a cacciare le
Prima sfilano per tre volte i dèi infernali (alla dea Mor- tenebre della notte, i Lati-
fanti, poi i cavalieri. Nota te) buoi, maiali, e altri ani-
come anche presso gli anti- mali rapiti nel saccheggio dei ni piangenti seppellirono la
chi il numero tre avesse un campi. molta cenere e le ossa dei
significato rituale sacro_ 249-251. né possono stac- morti cremati sotto uno stra-
241-244. C'è chi getta alle carsene, ecc.: e non hanno la to di terra ancora tepida per
fiamme, ecc.: credevano gli forza di allontanarsi da quei il calore dei roghi.
antichi che i morti si com- luoghi prima che la notte 266-267. in città nelle ca-
piacessero di avere con sé sul non sia completamente cala- se, ecc.: nelle case della cit-
rogo, o nella tomba, gli og- ta. Con « ruotare il cielo » tà del ricco re Latino.

www.scribd.com/Baruhk
422 Canto undicesimo

269. dolci sorelle: nel te- nelle case del ricco Latino. Dove madri,
sto latino si legge « cara so-
rorum pectora maerentum », nuore infelici, figli che han perso i genitori,
che significa « cuori affettuo- dolci sorelle in lagrime imprecano contro la guerra
si di sorelle afflitte ». Il tra- 270 e contro le nozze di Turno; e chiedono che lui,
duttore ha quindi riunito lui soltanto, decida la contesa con spada
nell'epiteto «dolci» l'affetto
e il dolore che sono espres- e lancia, dal momento che reclama per sé
sioni di cuori buoni e genti- il dominio d'Italia e gli onori sovrani.
li, ponendo cosi in evidenza Drance rabbiosamente aggrava tali accuse
maggiore la sensibilità dell'a- 27S dichiarando che Enea vuole soltanto Turno,
nimo virgiliano.
27o-273. contro le nozze chiama soltanto Turno alla lotta. Per contro,
di Turno, ecc.: le nozze con molte voci si levano a favore di Turno:
Lavinia, che Turno vorrebbe lo proteggono il nome della regina Amata
celebrare e che sono la cau- e la fama dei molti meritati trofei.
sa della guerra, contro la
quale tutti imprecano. - che
lui, lui soltanto, ecc.: e chie- Gran consiglio a Laurento
dono che lui solo, con le so-
le sue armi, decida la guerra, 280 In mezzo a tanto tumulto d'emozioni ecco giungere
dal momento che, sposando
Lavinia, egli mira alla corona per di piu, scoraggiati, gli ambasciatori spediti
regia di Laurento e al domi- alla città del grande Diomede. La risposta
nio di tutto il Lazio. Enea che portano è negativa: nulla s'era ottenuto
aveva espresso lo stesso con- malgrado i sacrifici e la fatica; a nulla
cetto agli ambasciatori latini.
276-279. Per contro, molte
voci, ecc.: non tutti sono re Latino turbato raduna il glia Lavina. O Turno rinun-
contro Turno; molti altri lo consiglio dei maggiorenti del cia a Lavinia, o scende in
difendono. Sono la regina A- suo stato e degli alleati. V e- campo lui so!? contro Enea.
mata, che aveva favorito il nulo, invitato a parlare, rife- Turno risponde alle insinua-
suo fidanzamento con Lavi- risce che Diomede non vuo- zioni di Drance affermando
nia e si era già mostrata con- le più aver guerra con i Tro- che una sconfitta non è suffi-
traria ad Enea, ma sono so- iani. La guerra di Troia, tJit- ciente per dover disperare
prattutto coloro che ammi- toriosa, ha portato sventura della vittoria. Se manca l'aiu-
rano le sue imprese vittorio- a tutti i guerrieri greci. Né to di Diomede, non manca-
se ed ora lo considerano il vuole incontrarsi con Enea, no altri forti alleati. Quindi
campione nazionale della le- di cui conosce il valore; e li finché c'è una speranza di
sistenza dei popoli italici consiglia di far pace e allean- vittoria si deve combattere.
contro i Troiani invasori, e za con lui. Latino allora pro- Che se poi Enea riconosce
contro i loro alleati Etruschi, pone l'invio ad Enea di una lui solo come nemico e il
tutti considerati stranieri. ambasceria con doni e la bene dello stato lo esige, egli
proposta di pace e di allean- è pronto a combattere da so-
za, offrendo a suo piacere un lo con lui
GRAN CONSIGLIO A LAU- piccolo territorio del Lazio o
RENTO (280-,4). - Gli am- la costruzione di una flotta 280-287. In mezzo a tanto
basciatori inviati al re Dio- per trasferirsi in altre terre. tumulto, ecc.: ai contrasti
mede ritornano scoraggiati. Drance approva le proposte tra avversari e fautori di
Essi riferiscono che il ga- del re dando al suo discorso Turno, tra contrari e favore-
gliardo eroe greco rifiuta di un'intonazione ostile a Tur- voli alla guerra, si aggiungo-
allearsi con i Latini e li con- no; e consiglia Latino di no le notizie degli ambascia-
siglia a cercare aiuti altrove aggiungere ai doni anche tori inviati a chiedere l'aiuto
o a fare la pace con Enea. Il l'offerta della mano della fi- di Diomede (VIII, I I e

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

285 eran serviti i doni e l'oro e le preghiere; guerra di Troia ebbe un ruo-
i Latini dovevano cercare aiuti altrove lo molto importante, non pe-
rò cosi decisivo come vor-
o domandare pace al principe troiano. rebbe questa frase.
Lo stesso re Latino si sente venir meno 306-308. ha costruito Ar-
per l'immenso dolore. L'ira divina e le tombe gìripa, ecc.: Diomede ha co-
290 recenti che ha davanti agli occhi gli dimostrano struito Arglripa, ora Arpi,
che Enea è mosso dal Fato, condotto dal volere alle falde del Gargano, nella
Puglia, che nella parte meri-
manifesto dei Numi, Allora fa bandire dionale era detta anche Ta-
una grande assemblea, ed ordina che i principi pigia, ora Terra d'Otranto.
e i patrizi latini si riuniscano a palazzo. - col nome della stirpe pa-
terna: Arglripa deriva da
295 Vennero tutti, affrettandosi per le strade gremite Argo, la patria di Diomede
verso la reggia. Latino, perché piu vecchio d'et~ (stirpe paterna). Inizialmen-
e perché re, siede al centro, triste in volto; ed ingiunge te il nome greco della città,
ai messaggeri tornati dalla città etolica ora piccolo borgo nei pressi
di Foggia, era « Argos hip-
di parlare, esponendo con ordine le risposte pion » (fertile di cavalli),
300 avute da Diomede. Si fa silenzio, allora, donde Arglripa.
e Venulo obbedisce, cominciando cosi: 312. per quale ragione,
« Cittadini, vedemmo Diomede e il campo argivo: ecc.: quale motivo ci avesse
spinti a recarci ad Arglripa.
dopo tanto cammino, dopo tanti incidenti «Venissero» in luogo di
superati, riuscimmo a stringere la mano « fossimo venuti » è una svi-
305 che abbatté la grande Ilio. Vittorioso, Diomede sta del traduttore.
ha costruito Argiripa, nei campi del Gargàno 314. del regno di Saturno:
il saluto con il quale Diome-
jàpige: una città che ha chiamato col nome de accoglie gli ambasciatori
della stirpe paterna. Fummo introdotti e, avuta latini allude al mito secondo
licenza di parlare, prima gli offrimmo i doni, il quale Saturno, detronizza-
poi gli dicemmo il nostro nome e la nostra patria, to dal figlio Giove, si rifugiò
310
nel Lazio e vi fece rifiorire
gli spiegammo chi fosse a dichiararci guerra l'agricoltura e la pastori~ia,
e per quale ragione venivano ad Argiripa, vi introdusse sagge legg1 e
Dopo averci ascoltato ci rispose, tranquillo: costumi semplici e morigera-
ti creando una civiltà pro-
- O fortunate genti del regno di Saturno, spera e felice, che i posteri
315 antichi Ausoni, quale destino sconvolge chiamarono «età dell'oro».
Ecco perché Diomede chia-
ma fortunate le genti del
sgg.). La risposta è negativa tini e dei popoli alleati. Lazio (v. nota VII, 212-216).
e lo sconforto dei Latini au- 302. il campo argivo: la 315. antichi Ausoni: il no-
menta. sede degli Argivi, cioè la me apparteneva un tempo
289-292. L'ira divina e le città di Argìripa, detta «cam- ad un piccolo popolo dell'I-
tombe, ecc.: anche Latino è po » perché fortificata come talia centrale; poi i Greci lo
sconfortato; e gli insuccessi un accampamento militare. usarono per indicare le regio-
e l'ingente numero di morti «Argivo», perché Diomede, ni d'Italia indipendenti, con
in guerra Io convincono sem- già signore degli Etoli, era le quali essi avevano rappor-
pre più che Enea è venuto poi diventato signore di ti commerciali. In tempi più
nel Lazio per volere del Fa- Argo. recenti il nome fu usato dai
to e degli dèi. E convoca il 304-305. la mano che ab- poeti per indicare tutta la
consiglio dei maggiorenti la- batté, ecc.: Diomede nella penisola.

www.scribd.com/Baruhk
424 Canto undicesimo

316. guerra incerta: guer- la vostra pace e vi spinge ad una guerra incerta?
ra senza un chiaro motivo e Chiunque di noi violò col ferro i campi iliaci
di esito dubbio.
317-323. Chiunque di noi (e non parlo dei mali sofferti combattendo
violò, ecc.: non allude alle sotto le alte muraglie, degli eroi che il famoso
fatiche della guerra, né alle 320 Simoenta travolge!) ha scontato i peccati
vittime sepolte nelle acque con orrendi supplizi per tutta la terra:
del Simoenta, piccolo fiume
presso Troia, ma alle peripe- miserabile schiera, da muovere a pietà
zie attraversate e alle sventu- Priamo stesso! Lo sanno la stella maledetta
re subite da tutti coloro che di Minerva, gli scogli euboici e il Cafareo
hanno offeso, oltraggiato la
terra d'Ilio, cioè Troia, e al- 325 vendicatore. Dopo la conquista, sbattuti
la fine della guerra sono ri- su lontanissime coste, l'Atride Menelao
tornati nella propria patria. arrivò navigando alle colonne di Proteo,
Essi hanno sofferto tali tor- ed a sua volta Ulisse vide i Ciclopi dell'Etna.
menti da suscitare pietà an-
che in Priamo, che della di- Inutile parlare del regno di Neottolemo,
struzione di Troia soffrl, co- 330 dei Penati distrutti di Idomeneo, dei Locri
me re, le conseguenze più costretti a stibilirsi sulla costa di Libia.
gravi e dolorose.
Lo stesso re di Micene, capo dei grandi Achei,
323-325. la stella maledet-
ta, ecc.: gli antichi riteneva- mori sulla soglia di casa per mano dell'infame
no che le tempeste fossero
prodotte dall'influsso degli a- mento dell'unico occhio di uscirne vivo promise a Posei-
stri. Perciò all'influsso di cui i Ciclopi sono forniti, è done di sacrificargli, se aves-
una stella Diomede attribui- raccontato nel libro IX del- se avuto salva la vita, la pri-
sce qui la tempesta che si i'Odissea. ma cosa che incontrasse toc-
è scatenata presso il capo Ca- 329. del regno di Neotto- cando terra. Per primo in-
ferèo. La stella, a cui sareb- lemo: o Pirro, figlio di A- contrò suo figlio, e, per non
be ricorsa Minerva per puni- chille, che ritornato a Ftia, venir meno alla promessa, lo
re Aiace d'Oileo d'aver osa- sua patria, sposò Ermione, fi. sacrificò; ma gli dèi fecero
to profanare il suo tempio, glia di Menelao e di Elena, scoppiare per punizione una
traendone a viva forza Cas- ma poi fu ucciso a Delfo, per gran pestilenza, e Idomeneo
sandra, che vi si era rifugia- istigazione di Oreste, il qua- fu costretto a fuggire per
ta. - gli scogli euboici: gli le volle vendicarsi perché gli non essere ucciso dalla popo-
scogli dell'Eubea, alla quale aveva tolto Ermione, di cui lazione insorta. Cosl egli per-
appartiene anche il vendica- era innamorato. Neottolemo dette la casa e la famiglia,
tore capo Caferèo. Quivi fu- era coraggioso, ma anche cru- cioè i Penati. - dei Locri co-
rono distrutte molte navi dei dele: uccise di sua mano stretti, ecc.: dei Locresi co-
Greci che ritornavano in pa- Priamo e scagliò dalle mura stretti...; re dei Locresi era
tria. Astianatte, figlio di Ettore. Aiace d'Oileo, empio e be-
326-327. l'Atride Menelao 330-331. dei Penati ... Ido- stemmiatore. Questi ritor-
arrivò, ecc.: Menelao, ritor- meneo: allude ad uno dei nando dalla guerra di Troia,
nando in patria, andò erran- molti episodi raccontati nei durante una tempesta morl,
do fino all'isola di Faro in poemi del ritorno, i « No- e i Locresi si dispersero in
Egitto, e Proteo, dio e indo- stoi », andati perduti e no- vari paesi, fondando colonie
vino, gli predisse i suoi guai ti a noi attraverso la tradi- in vari luoghi, specialmente
futuri. zione. Di Idomeneo si rac- sulle coste della Libia e del-
328. Ulisre vide, ecc.: l'e- conta che ritornando dalla l'Italia.
pisodio dell'incontro di U- guerra di Troia nel suo re- 332-335. LfJ stesso re di
lisse con il ciclope Polifemo, gno, a Creta, fu sorpreso in Micene, ecc.: lo stesso Aga-
che si condude con l'acceca- mare da una tempesta, e per mennone, re di Micene e ca-

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

consorte: a tradimento un adultero vinse raccontato nel libro V dell'I-


335 il distruttore dell'Asia. In quanto a me, i Celesti liade, quando Diomede si
non vollero che tornassi agli altari paterni, azzuffò con Enea, e Venere,
visto il figlio in pericolo, ac-
rivedessi mia moglie, tanto desiderata corse in suo aiuto, ma rima-
ed amata, e la bella Calidone. Anche adesso se ferita alla mano destra.
sono perseguitato da tremendi prodigi: Madre e figlio furono poi sal-
vati da Apollo.
340 i perduti compagni sono volati in cielo,
347· Vi prego, non spinge-
vagano lungo i fiumi trasformati in uccelli temi, ecc.: Diomede, accet-
(doloroso supplizio!) e riempiono gli scogli tando l'alleanza dei Latini,
di voci lagrimose. Ah, purtroppo dovevo teme che si ripeta quanto
aspettarmi sciagure del genere da quando gli è accaduto sotto le mura
di Troia, cioè di ferire Ve-
345 follemente colpii con la spada un Celeste, nere o un altro dio e di in-
violai d'una ferita la mano destra di Venere! correre in altri guai.
Vi prego, non spingetemi a simili battaglie. 348. la fine di Pergamo:
la fine di Troia. Pergamo era
Dopo la fine di Pergamo non ho motivi di guerra la rocca della città.
coi Teucri, né memoria né gioia delle antiche 349-350. né memoria né
350 sventure. Quei regali che m'avete portato gioia, ecc.: Diomede vuoi di-
dateli a Enea piuttosto. Ci affrontammo con armi menticare il passato, tanto
le cose tristi quanto quelle
terribili e venimmo a corpo a corpo. Come liete.
s'erge alto sullo scudo- credete a chi ne ha fatto 352-354. Come s'erge al-
la prova: -con che impeto avventa la sua lancia! to, ecc.: come egli si sollevi
355 Se la terra dell'Ida avesse generato alto sopra lo scudo, cioè non
si ripari timidamente dietro
altri due eroi cosf, i Troiani sarebbero lo scudo per evitare i colpi
dell'avversario, ma si sollevi
po supremo dei Greci nella casa, al cult,l degli Jèi fami- allo scoperto per vibrare me-
guerra di Troia, appena ri- liari: Lari e Penati. Diome- glio i suoi colpi. Veramente
tornato in patria fu ucciso de, al ritorno da Troia, trovò nel duello con Diomede (Il.,
dalla moglie Clitennestra e la moglie passata ad altre V) Enea non fu il combat-
dal suo amante e complice nozze; cosi emigrò in Italia. tente coraggioso e terribile
Egisto. L'uccisione fu poi Nota il tono di amarezza che che Virgilio qui rappresenta,
vendicata dal figlio Oreste. - accompagna la rievocazione se Venere fu costretta a cor-
a tradimento, ecc.: l'espres- di queste tristi vicende fa- rere in suo aiuto e Apollo
sione pone in rilievo il fatto miliari: la perdi t a della casa dovette poi salvare, a stento,
assurdo che una donna scel- e degli affetti che solo nella e l'una e l'altro. Ma Virgilio
lerata e un imbelle sedutto- famiglia si possono avere e non poteva comportarsi in
re abbiano potuto troncare manifestare. modo diverso con il suo
la vita di un uomo che so- 340-343. i perduti compa- eroe.
pravvisse fra gli innumerevo- gni, ecc.: allude ai suoi com- 355-358. Se la terra del-
li pericoli di dieci anni di pagni che, per aver oltraggia- l'Ida, ecc.: se Troia, oltre
guerra. Un po' audace è la to Venere, furono trasforma- Enea, avesse prodotto altri
frase che indica il vincitore ti in uccelli, che sugli scogli due eroi di eguale forza e
di Troia come il distruttore: emettono voci lagrimose. Ma valore, sarebbero venuti i
dell'Asia. forse sono sensazioni della Troiani a depredare e a di-
336-338. agli altari pater- sua mente sconvolta da tanti struggere le nostre città, e
ni, ecc.: i Celesti non volle- ricordi. la Grecia (Ellade) avrebbe
ro ch'io ritornassi nella mia 345-346. follemente colpi- avuto un destino completa-
città, Calidòne, e nella mia ti... V enere: allude al fatto mente diverso.

www.scribd.com/Baruhk
426 Canto undicesimo

360-361. fu tenuta... da giunti sino alle nostre città, ed oggi l'Ellade


Enea: il poeta immagina che sarebbe tutta in pianto, capovolto il destino!
la « vittoria dei Greci » fos-
se un essere vivo, che vole- Trascorremmo dieci anni sotto le mura di Troia
va avanzare, e che Ettore ed 360 sol perché la vittoria dei Greci fu tenuta
Enea gli abbiano per dieci per tanto tempo a bada da Ettore e da Enea.
anni contrastato il passo. li
testo latino dice « rettulit Tutti e due grandi d'animo e di forza, ma Enea
vestigia », cioè ricalcò i suoi superiore in pietà. Stringete la sua mano
passi, che nel linguaggio mi- in pegno d'alleanza, se ancora v'è possibile:
litare nostro si direbbe « se-
gnò il passo » senza avan- 365 evitate che le armi si scontrino con le armi!
zare. Cosi disse Diomede. Ottimo re, hai sentito
363. in pietà: come senti- in una sola volta la sua risposta, e insieme
mento religioso.
37o-371. un vario sussur-
il suo parere schietto su questa dura guerra ,._
ro: un mormorio causato da Venulo terminò. E subito per le bocche
motivi diversi, e quindi an- 370 turbate degli Ausoni corse un fremito, un vario
che di diverso significato, sussurro: come quando nel letto d'un torrente
perché alcuni erano favore-
voli alla pace propasta da rapido, se dei massi ne ostacolano il corso,
Diomede, altri alla continua- il gorgo restringendosi leva un alto scrosciare
zione della guerra. - Auso- e le due rive fremono al gorgoglio delle onde.
ni: Italici. 375 Poi, calmatisi gli animi e taciute le voci,
373· il gorgo: la corrente
che, ostacolata dai massi, for- il re dall'alto trono cominciò a dire, dopo
ma un gorgo, cioè un vortice avef pregato i Numi: «Davvero avrei voluto,
d'acqua. o Latini, decidere della grave questione
376-377. dopo aver prega- in un altro momento: sarebbe stato meglio.
to i Numi: dopo aver invo-
cato dagli dèi d'essere ispi- 380 E invece ci riuniamo adesso che il nemico
rato a dire cose giuste e utili. è alle mura. La nostra, cittadini, è una guerra
379· in un altro momen- inopportuna, contro una stirpe divina
to·: prima che scoppiasse la e contro eroi invincibili, che non si stancano mai,
guerra. Latino ora si pente
di non aver convocato l'as- che non sanno posare la spada neanche vinti.
semblea prima che iniziasse- 385 Se avete mai sperato nelle armi degli Etoli,
ro le ostilità, e di essersi in- ora non piu. Ciascuno speri solo in se stesso:
vece ritirato nella reggia, la- con quanto fondamento lo sapete. Vedete
sciando ad altri il potere,
quando gli parve impossibile Troiani erano approdati nel sconfitta, non chi ha perduto
di opporsi ai desideri belli- Lazio perché avevano subito una battaglia o anche la
cosi del suo popolo. la distruzione della loro pa- guerra.
382-384~ inopportuna: tria, che è la più grave delle 385-389. Se avete mai spe-
sconveniente e illogica, per- sconfitte. Ma si deve inten- rato, ecc.: intendi: la fiducia
ché originata da motivi in- dere, come spiegano le frasi che avete riposto nelle forze
giusti. - contro una stirpe successive, nel senso che es- militari associate degli Eto-
divina: contro Enea, figlio si non si lasciano abbattere li (Diomede era appunto ori-
di Venere. - contro eroi in- dalle sconfitte, e continuano ginario dell'Etolia, regione
vincibili: non nel senso che a combattere anche se vinti. storica della Grecia centra-
non possono essere vinti, e Il vero vinto è colui che le, a nord del golfo di Pa-
meno ancora che non furono non ha fiducia nelle proprie trasso), ora non potete più
mai vinti; infatti Enea e i forze e accetta rassegna to la . averla. Perciò non rimane se

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

coi vostri occhi, toccate con le mani il disastro vogliono invece, ecc.: la se-
in cui giace schiantata la nostra potenza. conda proposta, subordinata
al rifiuto della prima, pre-
390 Non accuso nessuno: il valore fu il massimo vede che i Troiani prefe-
possibile; si lottò con tutte le forze del regno. riscano andarsene dal La-
Perciò, vi prego, udite con attenzione quanto zio e «raggiungere altre
adesso vi esporrò: forse è l'idea migliore. genti e paesi». In tal caso
il r• Latino propone di aiu-
Ho un'antica campagna vicino al fiume Tevere tarli ad allestire una flotta
395 che si allunga a occidente 6n oltre i confini sicani; di venti e più navi, fornendo
la coltivano i Rutuli e gli Aurunci, che rompono il materiale occorrente, « le
braccia, gli arsenali ». - I noi-
le dure colline col vomere e riservano al pascolo tre avrei pensato, ecc.: la
le loro parti piu aspre. Tutta questa regione, terza proposta consiste nel-
con la cresta montana rivestita di pini, l'invio ai Troiani di una
400 voglio darla ai Troiani; stabiliamo con loro commissione di cento amba-
sciatori scelti « tra le fami-
giusti patti e chiamiamoli nd regno, da alleati. glie latine più cospicue »,
Se proprio tanto lo vogliono, restino, devino mura. con il compito di riferire le
Se vogliono invece raggiungere altre genti e paesi proposte del re, di portare
e andarsene dal Lazio, fabbricheremo venti a loro ricchi doni e di of-
frire pace e alleanza. - ta-
405 navi di quercia nostrana, e magari di piu lenti d'oro e d'avorio: gran-
se possono equipaggiarle: c'è tutto il materiale di quantità d'oro e d'avo-
che si vuole sul lido. Dicano loro il numero rio. Il talento, che più anti-
e il tipo delle navi: e noi daremo il bronzo, camente era una misura di
capacità usata dai Greci, as-
le braccia, gli arsenali. Inoltre avrei pensato sai varia secondo i tempi,
410 che cento ambasciatori, scdti tra le famiglie più tardi passò ad indicare
latine piu cospicue, vadano a riferire particolarmente una moneta
a Enea le mie proposte e a discutere i patti, d'oro o d'argento di peso e
di valore diverso secondo i.
tenendo in mano rami di pacifico olivo, tempi e i luoghi. Il talento
portando in dono talenti d'oro e d'avorio, e la sedia più comune potrebbe corri-
415 curule e il mantello trabeato che sono spondere a circa trecentomi-
la lire italiane attuali. L'a-
vorio doveva essere allora
non che ognuno riponga ogni molto raro nel Lazio, che
390. Non accuso nessuno:
speranza in se stesso; ma non vi sono colpevoli; ognu- non aveva traffici con le terre
quale fondamento possa ave- no ha fatto il proprio do- lontane dell'Asia e dell'A-
re questa speranza voi lo vere. frica. - La sedia curule e il
avete costatato dalle condi- 394-417. Ho un'antica mantello, ecc.: con questi
zioni disastrose in cui sono campagna, ecc.: la prima doni Virgilio attribuisce ui
ridotte le nostre forze. In proposta del re Latino è di tempi antichi le costumanze
altre parole Latino invita i fare la pace con Enea, ce- romane del suo tempo. Il
presenti a giudicare la si- dergli una striscia di terri- senato romano usava, infat-
tuazione dalla realtà che es- torio, che da molto tempo è ti, inviare ai sovrani e ai
si stessi hanno toccato con suo possedimento personale, popoli con i quali voleva
mano: i non combattenti ve- e concludere un patto d'al- stringere alleanza, la sedia
dendo Laurento assediata, i leanza. Quivi il popolo tro- curule e la trabea, come in-
combattenti dalla triste espe- iano può costruire la sua segne della sacra potestà
rienza fatta direttamente sui città ed essere nel regno di dello stato romano. La « tra-
campi di battaglia. Latino un buon alleato. -Se bea » era un vestito proprio

www.scribd.com/Baruhk
428 Canto undicesimo

dei re e degli àuguri, di co- le insegne dd potere... Ma spetta a voi decidere


lore rosso e listato di por- per il bene di tutti, riparare al disastro »
pora.
418-424. Drance, ostile,
Si leva allora Drance, ostile sempre a Turno,
ecc.: al re Latino risponde trafitto dagli stimoli amari dell'invidia
per primo Drance, il mede- 420 per la gloria di Turno. (Era un uomo ricchissimo
simo personaggio che aveva e pieno d'doquenza ma vigliacco in battaglia;
guidato l'ambasceria inviata consigliere stimato nelle assemblee e violento
ad Enea per ottenere la tre-
gua ed aveva manifestato demagogo; di sangue molto antico per parte
opinioni compromettenti in della madre ma oscuro per parte del padre).
favore della pace con i Tro- 42S Drance si leva e aggrava l'impopolarità
iani. Invidioso della gloria di Turno. «Ottimo re, la tua proposta è chiara
di Turno, era particolarmen-
te ostile al principe rutulo; a chiunque e non ha bisogno dd mio appoggio:
ben fornito di ricchezze ed tutti sanno benissimo che cosa debba farsi
eloquente, era invece poco per il bene dd popolo, ma temono di dirlo.
valoroso in guerra; ma giu- 430 Dia libertà di parola, freni la sua arroganza
dicato buon consigliere nel-
le assemblee, sapeva essere colui che con auspici pessimi e i suoi cattivi
astuto negli intrighi politici. costumi (parlerò francamente, benché
- ma oscuro... del padre: mi minacci di morte) ha piombato nel lutto
«oscuro» non nel senso di
non nobile, ma di scono- tutta la tua città e ha causato la strage
sciuto, incerto. Virgilio, cioè, 435 del fior fiore dei capi, mentre assaltava il campo
vuoi dire che Drance era troisno - confidando ndla fuga - e atterriva
nato da un'unione illegitti- bravando, col fracasso delle sue armi, il cielo.
ma ed era dubbio chi fosse
il padre. O il migliore dei re, aggiungi ancora un dono,
429. ma temono di dirlo: uno soltanto a quelli che vorresti mandare
hanno paura di Turno. II te- 440 in gran copia ai Troiani, e non ti spaventare
sto latino ha « dicere mus· di nessuna minaccia: concedi tua figlia
sant », lo mormorano solo a
bassa voce, per paura. a un genero valoroso, a nozze degne, fa'
430-437. Dia libertà di pa- che la pace sia stretta con un eterno nodo.
rola, ecc.: ci lasci parlare E se davvero abbiamo tanta paura di Turno
liberamente, senza arrogan- 44S supplichiamo lui stesso, imploriamo la grazia
ti minacce, Turno, il quale
con la sua pessima direzione proprio a lui: ceda, renda alla patria ed al re
(Turno è il capo politico l' i loro sacri diritti. O Turno, perché esponi·
militare degli ltalici contro continuamente al rischio i cittadini: tu
i Troiani) e il suo malaugu-
rato comportamento (cattivi del campione rutulo dal cam- Turno non sia né un valoro-
costumi), sia verso i suoi po troiano, dove era pene- so, né un degno sposo.
connazionali, sia verso i trato solo ed aveva fatto 446-447. renda alla patria,
Troiani, è responsabile di strage di nemici (IX, 941 e ecc.: restituisca a Latino e
tanti lutti c si è poi dato sgg.), come una vile fuga. alla patria i loro diritti di
alla fuga. Drance presenta a- 442. a un genero, ecc.: maritare Lavinia secondo gli
stutamente la sconfitta degli propone che il re invii ad interessi dello stato. Cioè
Italicicome conseguenza del- Enea, con i doni anche l'of- Drance, insistendo nell'accu-
l'incapacità di Turno a diri- ferta della mano della figlia sare Turno come unico col-
gere le operazioni di guer- Lavinia; ma le parole di pevole della disgraziata guer-
ra, e il disimpegno eroico Drance insinuano anche che ra con i Troiani, propone ai

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo

che solo sei la causa e il principio di tante superato da circostanze più


sventure per il Lazio? Non c'è alcuna salvezza forti della volontà umana.
450
nella guerra: noi tutti ti chiediamo la pace 458-461. Se ti preme la
gloria, ecc.: è un'altra offe-
e insieme l'inviolabile, solo pegno di pace. sa, forse la più grave, poiché
lo per primo, che credi tuo nemico (ed ammetto Drance insinua che Turno
d'esserlo per davvero), ecco, vengo a implorarti: abbia chiesto la mano di La-
vinia non per amore, ma per
455 abbi pietà dei tuoi, deponi la superbia, ambizione politica, poiché
e vattene alla fine, sei stato già battuto. sposando la figlia unica di
Siamo sconfitti, abbiamo visto già troppe morti, un re può sperare di essere
troppi campi distrutti. Se ti preme la gloria, un giorno il suo successore.
Turno avrebbe quindi scate-
se hai tanta forza in petto, se tanto ti sta a cuore nato la guerra, non per di-
460 una reggia per dote: allora osa affrontare fendere la patria dagli inva-
i colpi del nemico, con fiducia. Ma guarda: sori troiani, ma per salvare
noi anime da nulla, turba insepolta e indegna i suoi interessi personali; e
a lui tocca allora opporre il
di pianto, ci faremo ammazzare perché suo petto ad Enea, suo av-
Turno sposi la figlia d'un re! Se hai del coraggio, versario.
46S se conservi una briciola del valore dei padri, 461-466. Ma guarda: noi
o Turno, guarda in faccia colui che ti sfida! »... anime, ecc.: Drance conclu-
de il suo discorso con un'iro-
A simili parole la violenza di Turno nia amarissima, che giunge
esplode. Dà in un grido e lascia che dal fondo fino al sarcasmo quando in-
del suo cuore prorompano queste frasi indignate: vita Turno ad avere anche
« Drance, chiacchieri sempre con splendida abbondanza lui il coraggio di guardare
470 in faccia Enea che lo sfida
proprio quando la guerra richiederebbe fatti: a battaglia, invece di volger-
sei sempre il primo a arrivare a tutte le assemblee. gli le spalle, come hanno
avuto il coraggio di affron-
tarlo essi che sono un vile
presenti che, non avendo es- 456. e vattene alla fine: il volgo destinato a morire sen-
si il coraggio di imporre al discorso di Drance, pur in- za sepoltura e senza pianto,
principe rutulo la rinunzia dirizzato costantemente a di- non per la patria, ma per-
di Lavinia, come sarebbe mostrare che Turno è l'uni- ché egli possa sposare la fi-
giusto e possibile se non co colpevole dei mali che glia di un re.
avessero paura di lui, lo pre- hanno colpito il popolo la- 467-469. A simili parole,
ghino almeno che prenda egli tino, è variatissimo nei toni ecc.: le offese e l'ironia di
stesso l'iniziativa di rinun- e nelle stesse espressioni: Drance hanno irritato Tur-
ciare, per la pace e il bene dalla supplica all'insinuazio- no, e il principe dei Rutuli,
di tutti, a quelli che egli ne maligna, dall'insulto alla acceso d'ira, prorompe in
considera suoi diritti. pietà per i caduti, dalla pre- una risposta violenta.
450-451. Non c'è ... nella ghiera all'invito sdegnoso di 470-472. Drance, chiacchie-
guerra: dalla continuazione deporre il suo orgoglio: di- ri, ecc.: Turno deve rispon-
della guerra non si può trar- chiararsi vinto e rinunciare dere alle proposte del re -La-
re più alcuna speranza. alla lotta. - sei stato già bat- tino e alle insinuazioni e alle
452. e insieme l'inviolabi- tuto: Io invita ad allonta- offese di Drance. Risponde
le, ecc.: e insieme con la narsi (vattene) perché ormai prima a Drance, ritorcendo
pace noi ti chiediamo quello vinto; ma «battuto» proba- con le prime parole su di
che della pace è il pegno bilmente non significa vinto lui l'accusa di viltà, ch'egli
più sicuro, inviolabile: le in battaglia, oppure respinto gli aveva lanciato ingiusta-
nozze di Lavinia con Enea. da Lavinia o da Latino, ma mente. Tu, Drance, gli dice,

www.scribd.com/Baruhk
430 Canto undicesimo

sei sempre ricco di parole, Ma a che serve riempire la curia dei discorsi
quando la guerra richiede-
rebbe fatti; e arrivi sempre clle ti volan di bocca poderosi, finché
il primo al consiglio degli 475 sei al sicuro, finché l'argine delle mura
anziani, ma non altrettanto tien lontano il nemico e il sangue non inonda
sul campo di battaglia. i fossati? Su, tuona d'doquenza, a tuo modo;
473· la curia: la sede, in accusami di paura, o Drance, dal momento
cui si riuniva l'assemblea
degli anziani. A Roma era che il tuo braccio ha elevato tali mucchi di morti
l'edificio delle riunioni sena- 480 troiani, e che dovunque hai decorato i prati
toriali, come Palazzo Mada- di splendidi trofei! Tu puoi bene provare
ma, già palazzo dei Medici,
è oggi la sede del Senato di cosa sia capace un ardente valore;
italiano. né occorre in verità camminare lontano
474-477· che ti volan di per trovare il nemico, che è li intorno alle mura.
bocca, ecc.: nota la bella 485 Su, corriamogli addosso! Ti ritiri? E perché?
immagine dei discorsi che,
come vivaci uccelli, escono Il tuo coraggio è tutto nella lingua ventosa,
a volo dalla bocca di Drance, nei piedi fuggitivi? ...
quando l'oratore sa di essere Io battuto? E chi mai, svergognato, potrà
al sicuro dai pericoli della a buon diritto dirmi battuto, se considera
guerra.
479-481. che il tuo brac-
490 il Tevere traboccante di sangue troiano,
cio, ecc.: all'ironia di Dran- la dinastia di Evandro distrutta con suo figlio,
ce, Turno risponde con l'iro- i cavalieri arcadi spogliati delle armi?
nia, poiché l'avversario, che Non mi conobbero vinto Bizia e l'immenso Pandaro
non aveva partecipato alla
guerra, certamente non ave- e i mille che in un giorno, vittorioso, serrato
va elevato mucchi di morti 495 tra le mura nemiche, sprofondai giu nd Tartaro.
troiani, né innalzano ad ogni -Non c'è alcuna salvezza nella guerra-. Va a dirlo
passo nei campi splendidi
trofei.
481-484. Tu puoi bene, nunciata mentre l'oratore fis- « gli Arcadi, privi del loro
ecc.: tu hai la possibilità di sa lo sguardo e tende l'indi- comandante, sono rimasti di·
dar prova del tuo valore ce verso le gambe di Drance. sarmati; impotenti di com-
senza andare molto lontano: 488-492. Io battuto? E battere» (Garavani).
n
il nemico (( è intorno alle chi mai, ecc : nota l'impeto 493· Bizia... Pandaro: so-
mura ». Il sal'casmo assume con il quale Turno difende
un'evidenza anche maggiore no i due fratelli troiani gi-
il suo onore di combattente. ganti, che aprirono una por-
ricordando il verso 42 I : Insieme con la forza d'animo
«pieno d'eloquenza, ma ·vi- ta del campo, sfidando gli
si sente nelle sue parole un ltalici ad entrare, e furono
gliacco in battaglia ». dolore acuto per l'offesa in-
485-487. Su, corriamogli giustamente ricevuta. Egli ri- poi uccisi da Turno {IX,
addosso! ecc.: l'invito ad as- sponde al « sei stato battu- 814 sgg.).
salire il nemico rimane ina- · to» del verso 456. - La di- 494-495· e i mille... nel
scoltato, e si conferma per- nastia ... distrutta: allude al- Tartaro: allude ai molti Tro-
ciò che il coraggio di Drance l'uccisione di Pallante unico iani uccisi (sprofondai nel
è nella sua lingua piena di figlio di Evandro. - i cava- Tartaro) il giorno in cui en-
vento (ventosa), cioè di pa- lieri arcadi, ecc.: sono i trò nell'accampamento nemi-
role vane, e nei suoi piedi molti cavalieri arcadi uccisi co e vi rimase chiuso (IX,
fuggiaschi. L'immagine dei e spogliati delle armi da Tur- 864 sgg.).
« piedi fuggitivi » è cosi vi- no; ma si potrebbe anche in- 496-500. Non c'è ... nella
va, che la frase ·sembra pro- tendere che, ucciso Pallante, guerra: è un'affermazione di

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 43 I

al capo dei Troiani, demente, e a casa tua! 504-509. Fingi d'aver pau-
E continua a diffondere dappertutto il terrore, ra, ecc.: intendi: Drance,
finge d'aver paura delle vio-
a esaltare la forza di una gente sconfitta lenze di Turno per avvalo-
500 due volte, a denigrare le armi di Latino! rare l'accusa che l'eroe m-
Ora persino i principi mirmidoni hanno orrore tulo miri ad intimidire i La-
delle armi dei Frigi, anche Diomede e il tessalo tini con minacce per impor-
re ad essi la sua volontà.
Achille; e il fiume Aufido fugge, arretra di fronte Turno perciò lo invita a
alle onde adriatiche. Fingi d'aver paura smetterla con lo spavento.
davanti alla mia collera? Impostore, lo fai Egli non si sporcherà mai le
505 mani del sangue di un mi-
per inasprire le accuse col timore. Mai, mai serabile come Drance. La
(smettila di tremare) perderai questa vile sua anima resti pure nel suo
anima per il mio braccio: resti pure con te, petto; l'una e l'altro sono
abiti nel tuo petto! Ma ora, padre Latino, degni, per viltà, di starsene
insieme. - padre: Turno si
510 ritorniamo alle gravi proposte che hai avanzato. rivolge a Latino con questo
Se non speri piu nulla dalle armi nostre, se appellativo, perché si consi-
siamo cosi abbandonati e per una sola sconfitta dera sempre il promesso spo-
so di Lavinia.
rovinati del tutto, senza possibilità
511-539· Se non speri più
che la Fortuna ritorni ad esserci amica, nulla, ecc.: qui ha inizio la
515 allora chiediamo pace, tendiamo le mani impotenti. parte non polemica, ma co-
Eppure, oh, se vi fosse un poco dell'usato struttiva del discorso di Tur-
no, il quale afferma subito
valore! Felicissimo e nobile su tutti, che se il re Latino è convin-
in mezzo alla disgrazia, stimo colui che prima to che la situazione sia ve-
di vedere una tale rovina cadde morto, ramente disperata, non rima-
520 una volta per sempre mordendo la polvere. ne altra soluzione che quella
di chiedere la pace. Ma que-
sta repentina accettazione
della pace è soltanto un ar-
tificio retorico. Turno subi-
Drance (450-451 ), che Turno cipi mirmidoni ). Diomede e to dopo afferma ch'egli sti-
ora contesta, accusando l'av- lo stesso Achille di Larissa ma soltanto chi ad una si-
versario di essere un vile de- (città principale della Tessa- mile rovina preferisce la
nigratore dei Latini, che og- glia), e che l'Ofanto (Aufi morte, e giustifica l'afferma-
gi, con un neologismo molto do), fiume della Puglia, pres.. zione dicendo che anche una
efficace, si direbbe disfatti- so Arpi (la città di Diome- sola speranza nelle proprie
sta, perché mira, anche sen- de), indietreggi di fronte forze e in quelle degli al-
za averne coscienza, alla di- alle acque del mare Adria- leati è sufficiente a rinfran-
sfatta della propria patria. - tico. L'immagine del fiume care gli animi. La fortuna è
sconfitta due volte: da Er- Ofanto che si ritira per pau- mutevole e spesso risolleva
cole e dai Greci (IX, 726- ra del mare, sarebbe la raf- chi aveva deluso. Perché la-
727). figurazione di Diomede che
sciarsi abbattere ancora pri-
501-504. Ora persino i non avrebbe, secondo Dran-
principi, ecc.: Turno, sem- ce, accolto l'invito dell'al- ma che le trombe diano il
pre polemiw, dice che, a leanza per paura dei Troia- segnale della battaglia? Se
sentire Drance, si dovrebbe ni. Assurda perciò la paura Diomede non ha accettato
credere che siano presi da di Diomede e degli altri eroi di essere alleato, essi hanno
paura dei Troiani tutti gli greci, come è assurda la pau- altri gloriosi condottieri ita-
eroi greci che li hanno vin- ra delle acque deii'Ofanto di liCi, che combattono al loro
ti: gli eredi di Achille (prin- entrare nel mare Adriatico. fianco, come Messapo e To-

www.scribd.com/Baruhk
432 Canto undicesimo

lunnio. E c'è anche Camilla Se invece abbiamo ancora risorse, giovinezza


con i suoi famosi cavalieri
Volsci e la sua fanteria. ancora intatta, aiuti dalle città e dai popoli
540-554. Se poi, infine, i d'Italia; se i Troiani han pagato la gloria
Troiani, ecc.: Turno affronta d'aver vinto col sangue (contano pure loro
ora il fatto, che più diretta-
mente lo riguarda, sollevato 525 i cadaveri a mucchi: la tempesta ha infuriato
con particolare insistenza da per tutti, imparzialmente), perché arrenderci al primo
Drance nel suo discorso e rovescio, senza onore? Perché ci coglie un tremito
precedentemente accennato di paura ancor prima che squillino le trombe?
da Enea nelle parole rivolte
all'ambasceria latina; e dice I giorni, l'alterna vicenda del mutevole tempo
che se poi i Troiani vogliono 530 spesso volsero in meglio molte cose: tornando
che egli solo scenda sul cam- di volta in volta diversa la Fortuna ha dduso
po di battaglia e i capi ita- molti per poi di nuovo risollevarli in alto.
lici anche lo vogliono, per-
ché lo considerano l'unico Non avremo l'aiuto di Diomede e di Arg{ripa,
ostacolo al bene comune, ma abbiamo quello dei capi mandati da tanti popoli
egli non rifiuta di battersi 535 come Messapo e il fausto Tolunnio: molta gloria
con Enea. Ha consacrato la
sua vita ai capi italici e al verrà presto agli eroi dd Lazio e delle campagne
re Latino e, sebbene il duel- di Laurento. E c'è anche Camilla della gente
lo con il principe troiano sia famosa dei Volsci, coi suoi cavalieri
stato proposto da Drance, e la sua fanteria rilucente di bronzo.
non a lui spetta scendere in
campo, ma a Turno soltan- 540 Se poi, infine, i Troiani vogliono in campo me
to, sia che i Numi vogliano solamente, e voi pure lo volete, se tanto
la sua morte, sia che gli con- son d'ostacolo al bene comune: la Vittoria
cedano la vittoria. Le paro- non fugge le mie mani, non è cosi nemica
le di Turno sono coraggiose
e giuste. Egli ha coscienza da farmi rifiutare qualsivoglia pericolo
del suo dovere di capo e 545 per il premio che spero! Andrò incontro ad Enea
della responsabilità che l'a- audacemente, fosse prestante come Achille,
mor di patria gli impone; e, e portasse armi uguali, forgiate da Vulcano.
nonostante l'interesse perso-
nale, che costituiva uno dei Ho consacrato la vita a voi e al re Latino,
motivi della sua azione, ci io, Turno, non secondo per valore a nessuno
appare come il primo eroico 550 degli eroi d'una volta. - Enea sfida me solo? -
difensore dell'indipendenza lo prego che mi sfidi! Non voglio che sia Drance
d'Italia. È notevole che nel
suo discorso non accenni né a morire al mio posto, se ndla loro ira
a Lavinia, né alle sue nozze, questo vorranno i Numi, o a vincere superbo,
alle quali sa che Latino è se il valore e la gloria cosi decideranno».
contrario. Soltanto Io chia-
ma padre (509).

ENEA MUOVE L"ASSALTO A Enea muove l'assalto a Laurento


LAURENTO (555-659).- Men-
tre, dopo il discorso di Tur-
no, si accende la discussio- glie il consiglio, i vecchi, che me comandante supremo, do-
ne, un messaggero annuncia speravano la pace, sono scon- po aver rivolto alcune parole
che i Troiani avanzano per volti, i giovani corrono im- sarcastiche a coloro che di-
assaltare la città. Latino scio- pazienti alle armi, Turno, 'o- scutono, mentre i nemici as-

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 433

555 Discordi tra di loro, turbati, discutevano per esprimere l'azione dell'a-
la situazione incerta: intanto Enea levava vanzare, dell'avvicinarsi.
il campo conducendo l'esercito a combattere. .56.5-.566. fremendo chiedo-
no armi, ecc.: mentre i gio-
Ed ecco diffondersi con chiasso nella reggia, vani sono impazienti di com-
riempiendo di terrore la città, la notizia battere, gli anziani sono rat-
560 che i Troiani e l'esercito etrusco si distendono tristati; essi speravano la pa-
per tutta la campagna, calando giu dal Tevere ce ed ora, considerando la
gravità della si tu azione mili-
in ordine di battaglia. Subito tutti gli animi tare, temono che le condi-
ne furono sconvolti e il popolo agitato, zioni si aggravino con la di-
la collera spronata con violenza. In gran furia sfatta totale.
ogni braccio vuole armi: fremendo chiedono armi .570. sul fiume ... di Padu-
565 sa: è l'attuale Po di Prima-
i giovani, ma i vecchi piangono mormorando. ro, un tempo ricco di pesce.
Dappertutto si leva un discorde clamore: .571-.574· Suvvia, dice Tur-
come quando talora stormi d'uccelli calano no, ecc.: sono parole che,
sopra un bosco profondo, o schiamazzano i cigni pronunciate alla notizia del-
l'avvicinarsi alla città dell'e-
510 sul fiume peScoso di Padusa e ne echeggiano sercito troiano e rivolte al-
le paludi. « Suvvia - dice Turno, cogliendo l'assemblea da Turno, hanno
l'occasione - riunite l'assemblea, cittadini, tutte le caratteristiche di es-
e lodate la pace standovene a sedere: sere parte integrante del suo
discorso: «Ecco, cittadini,
gli altri assaltano il regno con le armi! ». Si alzò giunto proprio il momento
515 subito, senza altro dire, e corse via dal palazzo. idoneo per radunare l'assem-
«Tu, Vòluso, comanda che i manipoli volsci blea e discutere la pace! ».
L'ironia è più che evidente;
il momento adatto a parlare
saltano la città, abbandona ecc.: di qui fino al verso 618 di pace non è certo quello
l'aula e dà rapidi ordini agli la narrazione può essere con- in cui il nemico si prepara
altri condottieri per la dife- siderata come un intermezzo ad assai tare la città.
sa e l'arresto dell'esercito di fra l'assemblea dei maggio- 576-582. Tu, Vòluso, ecc.:
Enea. Il re si ritira nelle sue renti e la nuova azione bel- Turno, come comandante su-·
stanze; la regina Amata e la lica che ha per protagonista premo, impartisce gli ordini
figlia Lavinia si recano con Camilla, l'eroina dell'Eneide. ai comandanti: a Vòluso (il
le matrone di Laurento a 560. si distendono: il ver- nome è etrusco), comandan-
pregare nel tempio di Palla- bo fornisce l'immagine di un te dei Volsci, affida anche le
de. Turno s'incontra sulle esercito che avanza mano- modeste schiere dei suoi Ru-
porte con Camilla, alla qua- vrando; e in tal caso per cin- tuli; a Messapo (VII, 79~),
le affida il comando della ca- gere d'assedio la città di Lau· a Cora e a suo fratello Ca-
valleria, mentre egli si reca rento, oppure per assumere tillo (VII, 770) ordina di
sui monti a cogliere il ne- uno schieramento idoneo ad spiegare la cavalleria nella
mico in un'imboscata. affrontare il nemico in cam- vasta pianura; e a questi co-
po aperto. mandanti assegna anche la
555-556. discutevano la si- 561. calando giù dal Teve- difesa delle mura di Lauren-
tuazione, ecc.: l'assemblea re: avanzando dal Tevere. to con una parte dell' eserci-
era indecisa sulla decisione Il testo latino è « a flumine to, che non è cavalleria, ina-
da prendere, e i partigiani descendere », ma « descen- datta all'azione difensiva; il
della pace e i fautori della do », che indica veramente resto delle schiere formerà
guerra discutevano animata- l'atto del discendere da un una colonna mobile che, al
mente tra loro. luogo più elevato ad un luo- comando diretto di Turno,
556-557. levava il campo, go più basso, si usa anche svolgerà un'azione offensiva

www.scribd.com/Baruhk
434 Canto undicesimo

si armino - grida - e conduci in battaglia anche i


[Rutuli.
Tu Messapo, e tu Cora, insieme a tuo fratello,
spiegate i cavalieri per la vasta caopagna.
580 Parte del nostro esercito difenderà le porte
della città, occupando le torri; tutti gli altri
secondo gli ordini che egli mi seguiranno in armi dove lo ordinerò».
poi impartirà. Dall'intera città ci si affretta alle mura.
588. spontaneamente: di Anche il padre Latino abbandona il consiglio
sua iniziativa. Però aveva ac-
colto amichevolmente l'am- 585 e le deliberazioni lasciate a mezzo: triste
basceria, e aveva invitato per quanto avviene aggiorna la riunione, incolpandosi
Enea a recarsi di persona di non aver voluto accogliere nel regno
nella sua reggia (VII, 305
e sgg.). Enea, spontaneamente, facendolo suo genero.
590-591. La buccina ... del- C'è chi scava trincee davanti alle porte o trascina
l'attacco: la tromba dà il se- 590 sassi e travi. La buccina rauca suona il segnale
gnale della battaglia sangui-
nosa. « Buccina » era uno cruento dell'attacco. Ed allora persino
strumento a fiato, simile al i fanciulli e le donne presidiano le mura:
corno da caccia, in uso pres- il pericolo estremo chiama tutti alle armi.
so l'esercito romano.
6o2. Vergine Tritonia: è Intanto la regina, sul carro, sale al tempio
uno dei nomi attribuiti a 595 di Pallade, alla rocca, scortata da un ·corteo
Pallade, dal nome del fiume di matrone, portando offerte: accanto a lei
Tritone della Beozia o di
quello omonimo della Tes- - gli occhi pudicamente abbassati - è Lavinia,
saglia, oppure dal lago Tri- la fanciulla che è causa di tanta sventura.
tone della Cirenaica, presso Le donne entrano e spargono il fumo dell'incenso
uno dei quali si asseriva che
la dea fosse nata. 600 nel tempio; dalla soglia elevano preghiere
6o3. del predone frigio: tristi: «O Dea della guerra, potente nelle armi,
di Enea, che da Troia e o Vergine Tritonia, infrangi di tua mano
quindi dalla Frigia, regione la lancia del predone frigio, stendilo al suolo
dell'Asia Minore, cui appar-
tiene anche la Troade, è ve- quant'è lungo ed abbattilo sotto le alte porte».
nuto in Italia ad impadro- 605 Turno, furioso, s'arma in fretta per la guerra.
nirsi con la forza delle terre Vestito della corazza luccicante, spinoso
dei Latini. Così l'aveva chia-
mato anche Mesenzio (X, tutto di squame di bronzo, ha già i polpacci stretti
967) e la regina Amata negli schinieri d'oro, la spada cinta al fianco,
(VII, 4n). ma la testa ancor nuda. Scendeva dalla rocca
6o6-6o7. spinoso ... di bron- 610 di corsa, tutto lucido d'oro giallo, e esultava
zo: la corazza con le sue pia-
stre di bronzo dava l'impres- di gioia e di speranza pensando alla battaglia:
sione di essere irta di spine. come quando un cavallo, spezzati i lacci, fugge
612-618. come quando un libero finalmente dalla stalla e slanciandosi
un cavallo, ecc. : la bella si- per l'aperta campagna galoppa verso i pascoli
militudine non è originale;
Virgilio l'ha tradotta da O- 615 e i branchi di giumente, o si getta nel fiume
mero quasi alla lettera. in cui da tempo è solito tuffarsi e baldanzoso

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 435
nitrisce, eretto il capo superbo, la criniera
che gli scherza sul collo, gli ondeggia per le spalle. 63r-633. Ma poiché il tuo
Di corsa gli va incontro la vergine Camilla coraggio, ecc.: poiché il tuo
seguita dai suoi Volsci: l'eroina discende coraggio è superiore ad ogni
620 rischio, ti prego di dividere
d'arcione proprio innanzi alle porte, e imitandola con me i pericoli della bat-
i suoi soldati balzano a terra da cavallo. taglia. Cioè Turno vuoi dire
« O Turno - dice - se il forte ha fiducia in se stesso che il valore di Camilla è
tanto grande, che nessun rin-
a buon diritto, oserò, te lo prometto, assaltare graziamento può ricompen-
625 da sola gli Eneadi e i cavalieri etruschi. sarlo. Perciò l'unica ricom-
Lascia a me ed ai miei l'onore dell'attacco; pensa degna dell'eroina è la
tu difendi la rocca, fermati sotto le mura». sua partecipazione alla lotta
per dividere con Turno .i ri-
Turno a queste parole, fissi gli occhi alla vergine schi e la gloria.
terribile, risponde: «Vergine, gloria d'Italia, 637-638. le ardue solitu-
630 come potrò ringraziarti, e come ricambiarti? dini del monte, ecc.: il Vi-
Ma poiché il tuo coraggio è superiore a tutto tali afferma che << il luogo si
può facilmente identificare
ti prego di dividere l'onere dell'impresa con le alture dette oggi di
con me. Stando alle voci, ma anche alle notizie « Malpasso » o << Castel De-
dei nostri esploratori, Enea ha mandato avanti cima », per cui passa la stra-
i reparti leggeri della cavalleria da che dalla Via Ostiense,
635
a circa nove chilometri da
a battere la campagna; mentre lui, attraverso Roma, conduce a Castel Por-
le ardue solitudini del monte, scavalcando ziano. Nella zona piana ver-
cime e vallate, punta dritto sulla città. so il mare, tra Castel Por-
ziano e il Tevere, avvenne
Gli tenderò un agguato sul sentiero tortuoso la battaglia equestre; mentre
640 che attraversa la selva, chiudendone i due sbocchi in quella collinosa e boscosa
coi miei soldati. Tu affronta in campo aperto di Castel Decima si sarebbe-
la cavalleria etrusca. Saranno con te ro dovute scontrare le forze
di Enea e quelle di Turno;
il feroce Messapo, gli squadroni latini scontro che poi non avven-
e quelli di Tiburto: assumine il comando! » ne, essendo Turno accorso,
645 Cosi disse e, esortati egualmente Messapo morta CamiUa, a difesa di
e i capitani alleati, si avvia contro il nemico. Laurento ». Ma è una sup-
posizione, poiché non è pos-
S'apre tra le montagne una valle sinuosa, sibile trovare lungo la co-
sta tirrena del Lazio un ter-
619. la vergine Camilla: schio. Esse pos~onu sembra- reno eguale o almeno simile
Camilla, principessa dei Vol- re presuntuose, ma non lo a quello descritto da Virgi-
sci e alleata di Turno (VII, sono; esse esprimono una fi- lio. Perciò è probabile che
922). ducia che nasce da sicurezza anche la descrizione di que-
623-627. O Turno, dice, di sé, che possiede soltanto sti luoghi sia invenzione del
se il /urte, ecc.: « se l'uomo chi ha sperimentato più vol-
poeta.
forte ha giustamente fiducia te la sua capacità c il suo
in se stesso, ho il coraggio valore. 643. Messapo: v. VII, 793
e m'impegno di andare sola 629. terribile: traduce e qui 578.
contro il nemico. Lascia a l'aggettivo << horrcnda » la- 644. Tiburto: fratello di
me e ai miei cavalieri l'o- tino, che non ha significato Cara e di Catillo, fondatore
nore di affrontare i primi pe- cattivo. ma << indica solo l'a- di Tivoli, a cui avrebbe dato
ricoli ». Sono parole corag- spetto marziale della fanciul- il nome (VII, no).
giose, degne di una donna la, che ispira rispetto e ter- 647-659. S'apre tra le mon-
abituata alla lotta e al ri- rore» (G. Garavani). tagne, ecc.: il poeta descri-

www.scribd.com/Baruhk
436 Canto undicesimo

ve in questi versi il luogo piena d'anfratti, molto adatta ad un agguato


scelto da Turno per l'imbo- o a un'imboscata, chiusa d'ambo i lati da un cupo
scata: una conca tortuosa,
piena di curve e di angoli 650 sipario di foreste: per andarvi c'è solo
nascosti, molto idonei agli un angusto sentiero che striscia attraverso
agguati. Dominata da ogni strettissime gole dall'accesso insidioso.
parte da monti selvosi, nei Domina questa valle, in vetta alla montagna,
quali è facile nascondersi, vi
si accede attraverso due pas- una pianura nascosta: rifugio sicuro
saggi molto insidiosi: dal- 655 sia per chi voglia muovere all'assalto in qualsiasi
l'uno per mezzo di un sen- direzione, sia invece per chi debba resistere,
tiero appena tracciato, dal-
l'altro per una gola strettis- là in cima, ad un attacco, rotolando macigni.
sima. In alto, sulla vetta di Passando per cammini ben noti Tumò giunge
una montagna, si distende a appiattarsi tra i boschi, in quella pianura.
un'ampia radura nascosta
dalle piante e quindi sco-
nosciuta, utile sia per muo- Diana racconta la storia di Camilla
vere all'assalto, sia per di-
fendersi. In quella radura
giunge Turno e vi nascon- 660 Nelle case dell'aria frattanto Diana
de i suoi soldati. chiamava la rapida Opi, una delle fanciulle
divine che la seguono, e con accento triste
DIANA RACCONTA LA STO-
RIA DI CAMILLA (660-736).-
le diceva: «Camilla, armata inutilmente
Diana intanto scorgendo dal di frecce come noi, va a una guerra crudde,
cielo il pericolo che corre la 665 corre incontro alla morte. ~ la mia prediletta
sua protetta, Camilla, chia- da tanto tempo, non certo per simpatia improvvisa.
ma Opi, una delle sue Nin-
fe, e dolendori con lei della Metabo, cacciato dal regno per la sua prepotenza,
morte immediata della fan- quando parti da Priverno, antica città,
ciulla, le racconta la sua sto- fuggendo tra i pericoli della guerra condusse
ria. Suo padre Metabo, cac-
ciato per la sua prepotenza 670 con sé in esilio la bimba che, correggendo appena
da Priverno, dove era re, il nome della madre Casmilla, chiamò
fuggì con la bambina in Camilla. Tenendola stretta al petto valicava
braccio inseguito dai Volsci le lunghe giogaie boscose dei monti
e minacciato di morte. Men- premuto da ogni parte dai giavdlotti volsci,
tre cercava scampo con la
fuga, superò il fiume Ama-
seno gonfio d'acqua scaglian- sta di nozze e rimase fedele 667. Metabo: il padre di
do la bimba sull'altra riva a Diana, che la ebbe cara. Camilla (VII, 924-931). Era
chiusa in una corteccia di Ma ora il su~ destino è se- stato costretto a fuggire dal-
sughero e legata alla lancia, gnato, e la de,; non può im- la città, di cui era re, per
dopo averla consacrata a Dia- pedirlo. Ma può vendicarne l'odio suscitato dalla sua ti-
na. Poi egli passò il fiume la morte; e affida questo uf- rannia (prepotenza).
a nuoto. Sempre perseguita- ficio a Opi; lei avvolgerà il 668. Priverno: città Jel
to e nascosto nei boschi, Me- suo corpo e le armi in una territorio dei Volsci, oggi Pi-
tabo allevò la figlia come un candida nube e li porterà perno, paesotto in provincia
maschio, abituandola a sop- al sepolcro nella sua patria. di Roma, nel quale esistono
portare ogni disagio, a ca- ancora numerosi resti della
valcare, a cacciare con l'ar- 66r. Opi: una delle nin- sua antichissima storia.
co e con altre armi le fiere. fe che formano il corteggio 674-676. premuto da ogni
&fiutò sempre ogni propo- della dea. parte, ecc.: da persecutore

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 437

inseguito dovunque dalle squadre volanti sollevata, pronto a scagliar-


675 la oltre il fiume, consacra,
del nemico. Ed ecco tagliare la sua fuga con il volto rivol to al cielo
l'Amaseno spumoso, gonfio da traboccare, (alle stelle), la bambina a
tanta pioggia le nuvole avevano versato. Diana e rivolge alla dea una
Metabo vorrebbe tuffarsi, ma il caro peso lo frena; preghiera perché la proteg-
ga. - Questo è ... con le ar-
680 teme per la neonata. Mentre pensa al da farsi mi: legata all'asta, la bim-
gli viene all'improvviso un'idea, appena in tempo. ba tocca le armi per la pri-
Aveva nella mano gagliarda una lunghissima ma volta: pregandoti di con-
asta che usava in guerra, un vero palo, tutto cederle il tuo aiuto, fugge
il nemico, che ci insegue,
nocchieruto, di quercia indurita sul fuoco. attraverso l'aria, cioè sca-
685 Avviluppa la figlia nella scorza d'un sughero all'asta. - che affido ... incer-
sdvaggio e la sospende a metà della lancia all'asta. - che affido .. incer-
to: che affido all'aria incer-
che brandisce nell'aria gridando alle stelle: ta e rischiosa.
- O Vergine Latonia, santa abitatrice 695-696. Ruggono le on-
delle sdve, consacro al tuo servizio mia figlia. de, ecc.: sotto, il fiume gon-
690 Guarda. Questo è il suo primo contatto con le armi: fio d'acqua impetuosa rumo-
reggia; sopra, nell'aria, l'a-
supplicandoti fugge il nemico per l'aria. sta corre così veloce che
O Dea, te ne scongiuro, accogli come tua emette un sibilo. Sono sen-
la mia bimba, che affido al vento incerto! - . Disse, sazioni di Metabo, che se-
e tratto indietro il braccio avventò il giavellotto. gue con l'animo teso l'asta
che vola con la bimba oltre
695 Ruggono le onde, vola sull'impetuoso fiume il fiume. - l'infelice Camil-
l'infelice Camilla col sibilo dell'asta. la: sventurata, perché espo·
E Metabo incalzato ormai da vicino sta, così piccola, ad un gra-
si tuffa nd gorgo, finché arrivato in salvo vissimo pericolo.
697. incalzato ormai da vi-
strappa via da un cespuglio la lancia con la bimba cino: mentre i suoi nemici
700 sana e salva per grazia di Trivia. Da quel giorno gli sono ormai alle calcagna.
mai nessuna città accolse piu Metabo 700. Trivia: Diana, chia-
mata così perché era vene-
nelle sue mura (e mai lui si sarebbe arreso, rata nei crocicchi, o trivi,
d'altra parte, tanto era fiero e indomito): visse delle strade, ma anche per-
la vita dei pastori sui nionti solitari. ché aveva tre forme con per-
705 Tra i cespugli e le macchie intricate nutriva sonalità e nomi diversi: Lu-
na in cielo, Diana in terra,
la fanciulla di latte ferino, spremendole Ecate nell'inferno. Diana, di-
vinità italica, era identificata
il fuggitivo Metabo è diven- teme per la bambina (la neo- con la greca Artemide.
tato un perseguitato. nata), che porta in braccio 705. le macchie: le bosca-
677-678. l'Amaseno spu- (il caro peso). glie.
moso: la fuga di Metabo è 684. nocchieruto: pieno 706-707. di latte ferino:
ostacolata dal fiume Amase- di nodi e quindi robusto. di latte d'un animale selvag-
no , piccolo corso d'acqua 686-693. sospende a me- gio. Subito dopo chiarisce
presso Piperno, il quale pe- tà della lancia, ecc.: la lega, che si trattava di una caval-
rò per la molta pioggia era avvolta nella corteccia di su- la selvaggia. Il particolare
in piena fino quasi a tra- ghero selvatico, al centro vuoi porre in evidenza che la
boccare. della lancia, in modo che fanciulla crebbe fra gli sten-
679-68o_ tuffarsi: passare fosse equilibrata e facile ad ti e in un ambiente selvati-
sull'altra riva a nuoto, ma essere lanciata; e tenendola co, dove era selvatico perfi-

www.scribd.com/Baruhk
438 Canto undicesimo

no il suo primo alimento, il sulle labbra le poppe d'una cavalla selvaggia.


latte, che non era di una
madre amorosa e tenera, ma
Appena stette ritta sulle tenere piante
di un animale non domo. E dei piedi, barcollando, le mise subito in mano
dò per giustificare il carat- 710 un giavellotto aguzzo e le appese alla spalla
tere impavido e virile di l'arco e le frecce. Invece dd fermaglio dorato
Camilla.
709-711. le mise subito ... per i capd]i, invece della tunica porta
le frecce: Metabo aveva con- una pelle di tigre che le copre la schiena.
sacrato la figlioletta a Diana, Sin da allora scagliava con la piccola mano
la dea cacciatrice; perciò 71 s giavellotti puerili, roteava la flessibile
l'addestra fin da bambina
all'uso delle armi proprie correggia della fionda attorno alle tempie
della caccia. abbattendo la gru strimonia e il bianco cigno.
713. che le copre la schie- Nelle città tirrene invano molte madri
na: la pelle di tigre non le
pendeva, come avrebbe fat- la vollero per nuora: fdice di serbarsi
to la tunica, sino ai piedi, 120 al culto di Diana, osserva intemerata
ma era molto corta; cosl le l'amore delle armi e della castità.
permetteva di camminare e Ah, non fosse mai stata attratta a quest'impresa
di correre liberamente.
715. giavellotti puerili: e mossa a provocare i Troiani: sarebbe
giavellotti piccoli, adatti alla la piu cara di tutte le mie amiche, ora e sempre!
sua età. 725 Ma via, poiché è sospinta da un avverso destino,
717. la gru strimonia: la scendi dal cido. o Ninfa, arriva sino al Lazio
gru che vive lungo le rive
del fiume Strimone, nella dove sta cominciando la battaglia fatale.
Tracia, allora particolarmen- Prendi le armi e cava dal turcasso una freccia
te popolato di questi vola- vendicatrice: chiunque- nato a Troia o in Italia -
tili. Ma qui l'aggettivo è 730 offenderà quel sacro corpo d'una ferita,
fuori luogo; Camilla caccia-
va in Italia, dove le gru stri- dovrà pagame il fio col suo sangue. Piu tardi
monie non avevano l'abitu- avvolgerò il cadavere e le armi (che non voglio
dine di trasmigrare. - il
bianco cigno: i cigni non
dovevano essere frequenti per la sua semplicità e il di vendicare la morte di Ca-
nel Lazio neppure iri quei suo spirito guerresco, molto milla.
tempi antichissimi. Questo apprezzati dagli Etruschi. Ma 729. nato a Troia o in
ritratto giovanile di Camil- Camilla (non si dimentichi Italia: Troiano o lta!ic:J. Ma
la è stato ampiamente imi- che è Diana che racconta) gli ltalici, nemici di Enea
tato dal Tasso nel tratteg- ha voluto serbarsi pura per non potevano uccidere Ca-
giare .il personaggio di Clo- il suo amore inestinguibile milla. Forse intende gli Ar-
rinda (Ger. Lib., canto II, delle armi e per la sua con· cadi o gli Etruschi, che mili-
39 sgg.), ma è servito anche sacrazione al culto di Diana, tavano a fianco dei Troiani.
ad altri poeti per le loro che esige la verginità. 730. quel sacro corpo: il
donne guerriere, come all'A- 722-724. Ah, non fosse corpo di Camilla, « sacro ,.
riosto per Bradamante e so· mai, ecc. : quanta apprensio- perché consacrato a Diana.
prattutto per Marfisa. ne e quanto dolore in que- 732-733. che non voglio,
718-72 I. Nelle città tirre- ste parole della dea per la ecc.: era costume che il vin-
ne, ecc.: nelle città etrusche, sua impotenza di evitare la citore si impadronisse delle
dove Metabo si era alla fine morte alla sua protetta! armi del vinto, ma Diana
rifugiato con la figlia. Quivi 726. O Ninfa: Diana non vuole che Camilla non sia
molte madri avrebbero am- potendo opporsi al destino, toccata, benché morta, nep-
bito Camilla come nuora, dà alla ninfa Opi l'incarico pure nelle armi.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 439

siano preda d'alcuno) in una concava nube, 744- levate alte nel so-
li porterò al sepolcro, li renderò alla patria •· le: i cavalieri sollevano in
alto le !ance per l'assalto, e
735 Disse, e la Ninfa volò per l'aria leggera dd cido le !ance, riflettendo i raggi
fra uno strepito d'armi, avvolta in un turbine buio. del sole, mandano bagliori.
746-747. Messapo: condot-
Le prodezze di Camilla tiero etrusco, alleato di Tur-
no, già più volte ricordato
Intanto l'armata troiana si avvicinava alle mura, (643). - Cora e Catillo:
coi comandanti etruschi e la cavalleria v. 578 e VII, 770 e sgg. e
nota. - l'ala guidata da Ca-
divisa in squadroni eguali. Per tutta la pianura milla: i cavalieri comandati
740 fremono scalpitanti i cavalli e rduttano da Camilla. Il poeta usa an-
caracollando al morso, volteggiano qua e là che per l'esercito la termino-
in un fragor di zoccoli. La campagna all'intorno logia romana; infatti la ca-
valleria romana si divideva
è spaventosamente fitta di lance, i prati in « aie » e queste in « tor-
scintillano di armi levate alte nel sole. me ». L'ala aveva la forza
745 Sul fronte contrario si presentano in campo di trecento cavalieri, la tor-
ma di trenta. Un'ala quindi
Mes~apo coi vdoci Latini, i due fratelli
era composta di dieci torme.
Cora e Catillo e l'ala guidata da Camilla. Ora il termine « ala » è ri-
Si fa piu fitto il rombo dei cavalli e degli uomini masto ad indicare i lati de-
che arrivano puntando le·lance ed agitando stro e sinistro dello schiera-
mento.
750 i giavellotti, col braccio destro tratto già indietro. 750. col braccio... indie-
Giunti a un tiro di lancia gli eserciti si fermano: tro: col braccio destro pron-
erompono ad un tratto in un urlo, spronando to a vibrare il colpo.
i cavalli furenti: scagliano da ogni parte 753·755· scagliano da ogni
un nugolo di dardi fitti come la neve: parte, ecc.: dall'uno e dal-
l'altro schieramento, non pe-
155 il cido si copre d'ombra. I primi ad affrontarsi rò dai cavalieri lanciati al-
l'assai to con le la nce in re-
sta, ma da arcieri a cavallo
LE PRODEZZE DI CAMILLA abbatte ora scagliando dardi schierati in seconda fila.
(737-893). - La cavalleria ora manovrando la bipenne. Questo lancio di frecce po-
etrusca, rinforzata da Arca- Tra questi l'etrusco Ornito, trebbe essere paragonato, per
di e da Troiani, e comanda- e un ligure figlio di Auno: il fine a cui tende. ai tiri di
ta da Tarconte, avanza ver- il primo, un cacciatore ve- appoggio e d'interdizione, in
so le mura di Laurento e si stito di strane pelli, al quale collaborazione con le truppe
scontra con quella latina. I Camilla rinfaccia il suo at- mosse all'attacco, dell'arti-
Latini sono ricacciati sotto teggiamento selvaggio e la glieria moderna. Il paragone
le mura, ma poi riprendono boriosa vanagloria etrusca; il fra i dardi, che velocissimi
coraggio e mettono in fuga secondo, sventando l'astuzia, portano morte, e i fiocchi di
gli avversari... La battaglia si alla quale era ricorso per neve che cadono placidi e
svolge violenta con esito al- sfuggire alla bellicosa fan- innocui, sembra inadatto,
terno; tutta lo pianura è uno ciulla. poiché i due elementi con-
scalpitare di cavalli e un on- cordano soltanto nella cadu-
deggiare di lance. In mezzo 74o-741. reluttano caracol· ta dal cielo in grande quan-
alla mischia infuria Camilla, lando, ecc.: trotterellando si tità. Ma Virgilio, annota
circondata dal gruppo delle ribellano al morso, cioè alle acutamente il Garavini, « ha
sue compagne munite di ar- redini tenute ferme dai ca- un'anima sensibile e tenera.
co e di frecce; e molti ne valieri. a cui anche le scene di morte

www.scribd.com/Baruhk
440 Canto undicesimo

suggeriscono immagini dolci sono Tirreno e il forte Aconteo, con la lancia


e serene». in resta. Nd terribile scontro le armi risuonano,
756. Ti"eno ... Aconteo:
il primo, evidentemente, e- i petti dei cavalli s'urtano e si sfracdlano.
trusco, il secondo latino; ma Sbalzato dalla sdla, Aconteo va a cadere
ambedue del tutto scono- 760 lontano, come un fulmine o un macigno scagliato
sciuti.
75 8. i petti... si sfracella- da una macchina, e esala per aria la sua vita.
no: prima dei petti si sfra- Sc;onvolte le ordinanze, i Latini, gettando
cellano le teste; perciò l'im- sulle spalle gli scudi, fuggono a briglia sciolta
magine indica genericamen- verso le mura; inéalzano i Teucri, con Aslla
te che i cavalli, urtandosi
fra loro, si sfracellano. 765 in testa. Ma vicino alle porte i Latini
76r. da una macchina: da levano un grido di guerra e voltano i cavalli:
una macchina da guerra, co- tocca agli altri fuggire ritirandosi jn fretta,
me la catapulta o la balista. Cosi il mare che avanza con B.usso alterno: irrompe
- e esala per aria, ecc.: e
muore, disperdendo nell'aria spumoso verso terra lanciando i cavalloni
l'ultimo respiro. L'immagine 770 al di là degli scogli o lambendo la sabbia
è retorica e poco efficace. con un orlo di schiuma lunghissimo e sottile,
762-763. gettando sulle
spalle gli scudi: nella fuga e poi fugge all'indietro, rapido, nd risucchio
gli scudi non servono più dei sassi rotolati dalla corrente, e lascia
a difendere il petto, mentre rifluendo la spiaggia. Per due volte gli Etruschi
possono difendere il dorso 775 ricacciano i Rutuli sin quasi alle mura,
dalle frecce.
764-774. con Asila in te- per due volte, respinti, fuggono proteggendo
sta: con Asila davanti a le spalle con gli scudi. Finalmente, arrivati
tutti. Asila è un comandan- al terzo assalto, tutte le file dei due eserciti
te etrusco, già ricordato nel
canto X, 222 e sgg. Nota co- si impegnano, si mescolano, si confondono: ogni uomo
me, nonostante il continuo 780 sceglie il proprio avversario. Allora si che ferve
accenno a particolari, la de- la battaglia, feroce; allora si che si alzano
scrizione non perda mai di le grida dei morenti, ed i corpi, le armi,
vista l'ampiezza della batta-
glia, specialmente nella rap- i cavalli feriti (macabro carosello
presentazione dei movimenti della morte!) sprofondano in un lago di sangue.
alterni delle cariche e delle 785 Orsiloco venuto alle prese con Remolo,
fughe, che suggerisce al poe-
ta la similitudine del flusso pauroso di affrontarlo, lanciò il giavellotto
e riflusso del mare sulla contro il cavallo nemico, piantandogli ndl'orecchio
spiaggia. Questa capacità di tutto il ferro. S'impenna furioso per il colpo
descrivere la battaglia nel insopportabile, scalda in aria ergendo il petto;
suo aspetto generale, coglien-
do i movimenti delle mas-
se combattenti e i momenti eserciti si azzuffano in una latino, e per paura gli ucci-
felici o disgraziati delle par- mischia feroce. Il numero de barbaramente il cavallo:
ti in lotta, distingue netta- dei caduti è grande; e morti atto volgare e ingeneroso,
mente Virgilio da Omero e feriti sguazzano in un lago anche se imposto dalla dife-
che fraziona sempre ogni bat- di sangue. sa. Nel Medio Evo era con-
taglia in combattimenti in- 785-800. Orsiloco venuto siderato addirittura disono-
dividuali. alle prese, ecc.: seguono al- rante, come afferma l' Ario-
778-784. al terzo assalto, cuni episodi: Orsiloco, tro- sto: « era perpetuo fallo
ecc.: al terzo assalto i due iano, si scontra con Remolo, - e biasmo eterno a chi fe-

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 44I

790 ed il suo cavaliere sbalzato dall'arcione 8o3-8o6. Scaglia un muc-


rotola nella polvere. Catillo abbatte Iolla chio, ecc.: anche Camilla,
come le Amazzoni, per usa-
e il coraggioso Erminio: uomo violento, forte, re meglio l'arco ha un lato
la bionda chioma al vento, il petto nudo, a sprezzo del petto scoperto; ma si ser-
dei dardi benché il grande torace sia un bersaglio ve anche di altre armi: di
195 eccellente. E la lancia vibrata da Catillo giavellotti, della bipenne
(specie di scure a doppio
gli trema fra le spalle, Io piega in uno spasimo taglio). A tracolla ha la fa-
di dolore. retra (astuccio di cuoio, in
Nerissimo cola il sangue: i guerrieri cui riponeva le frecce), e in
seminano la morte a suon di spada e cercano spalla l'arco dorato, che il
poeta dice di Diana, perché
800 la bella morte, la gloria di cadere in battaglia. arma preferita dalla dea cac-
In mezzo alla strage trionfa .Camilla ciatrice.
con un fianco scoperto per combattere meglio, 8xo-8x9. Larina, Tutta e
come le Amazzoni, cinta della faretra. Scaglia Tarpeia, ecc: sono le com-
pagne di Camilla, sue va-
un mucchio di veloci giavellotti, poi ruota lenti aiutanti in pace e in
80S con mano sicura una salda bipenne: guerra: Laria, da « Lases >>,
le suona in spalla l'arco dorato di Diana. nome di un dio etrusco, dal
Anche quando è costretta a battere in ritirata quale derivò il latino « La-
res »,le divinità domestiche;
si volge indietro e scocca molte rapide frecce. Tulla, nome latino, che ap-
L'attorniano le amiche piu care: la fanciulla partenne al re Tullo Ostilio
BIO Larina, Tuiia e Tarpeia che vibra la scure di bronzo, e alla famiglia dei Tuili; Tar-
tutte giovani italiche che la divina Camilla peia, nome di origine etru-
sca dato anche alla rupe ca-
ha scelto di persona come guardie d'onore pitolina, dopo che Tarpeia,
ed ancelle fedeli tanto in pace che in guerra: la figlia di Spurio Tarpeio,
cosi le Amazzoni tracie passano di galoppo consegnò la rocca al re sa-
bino Tito Tazio (VIII, 405-
BIS sul Termodonte ghiacciato combattendo con le armi 406). Non risulta però che
dipinte, o con selvaggio clamore si stringono presso qualche popolo itali-
intorno a lppolita o intorno a Pentesilea che ritorna co le donne potessero pren-
dere parte alla guerra, e si
ria il cavallo» (Orl. Fur., eroicamente con un fianco può escludere in modo asso-
XXVIII); Catillo, fratello di scoperto, alle Amazzoni che luto che tale costume sia esi-
Cora (VII, 770 e sgg.), ucci- si recidevano la mammella stito nella storia di Roma. -
de Iolla ed Erminio, il teme- destra per maneggiare più così le Amazzoni tracie, ecc. :
rario che combatte senza el- agevolmente l'arco. Le Amaz- questo paragone delle com-
mo e a torso nudo. La stra- zoni furono un popolo fa- pagne di Camilla alle Am,tz-
ge è grande e i guerrieri del- voloso di donne guerriere, zoni, ricco di reminiscenze
l'una e dell'altra parte com- originarie della Tracia, ma erudite, appesantisce il rac-
battono impavidi, incuranti aventi sede e regno nella conto senza portargli gio-
dei pericoli. Cosi con rapidi Cappadocia (Asia Minore vamento. - Ippolita: figlia
tocchi Virgilio descrive l'ac- orientale), lungo le rive del di Marte e regina delle A-
canimento con il quale tutti fiume Termodonte. La mito- mazzoni, osò affrontare Er-
i combattenti cercano la vit- logia ricorda molte imprese cole, che la uccise. Secondo
toria. di queste intrepide donne un'altra leggenda sarebbe
8o3. come le Amazzoni: guidate dalle regine lppo- stata vinta da Teseo e fatta
giustamente il poeta parago- lita e Pentesilea, figlie di sua sposa. - Pentesilea: al-
na Camilla, che combatte Marte. tra regina delle Amazzoni

www.scribd.com/Baruhk
442 Canto undicesimo

anch'essa figlia di Marte. Se- vittoriosa, marziale sul suo cocchio, e salutano
condo la leggenda, avrebbe levando in trionfo gli scudi lunati.
partecipato alla guerra di
Troia come alleata dei Tro- 820 O vergine terribile, chi hai ucciso per primo
iani e sarebbe stata uccisa con l'asta, chi per ultimo? Quanti guerrieri hai steso
da Achille. - gli scudi luna- a terra moribondi? Il primo ad affrontarla
ti: piccoli scudi a forma di è Ennèo, figlio di Clizio, al quale pianta in petto
mezza luna, adoperati per
riparare la parte scoperta la lunga asta d'abete. Egli cade, torcendosi
del petto. 82S sulla ferita, e vomita fiumi di sangue e morde
820-834. O vergine terri- la terra insanguinata. Camilla uccide ancora
bile, ecc.: sono qui narrate Liri e Pàgaso: il primo, caduto da cavallo,
le gesta di Camilla: l'ucci-
sione di Ennèo, trafitto con mentre sta per riprendere le redini; il secondo
l'asta; di Liri, caduto da ca- mentre corre in aiuto di Liri e gli tende
vallo; di Pàgaso accorso in 830 la destra disarmata. Muoiono tutti e due
aiuto del compagno; ed an- insieme. E abbatte Amastro lppotade, ed avventa
cora di altri guerrieri, d'in-
venzione del poeta, tutti di da lontano la lancia su Tèreo, Demofoonte,
lancia, ché la vergine Camil- Cromi e Arpàlico: quante aste scaglia la vergine
la « quante aste scaglia ... tanti eroi frigi cadono.
tanti eroi frigi cadono ». 83S Avanza il cacciatore
835-850. Avanza il caccia-
tore, ecc.: Ornito, cacciato- Ùrnito, su un cavallo pugliese, stranamente
re etrusco di statura gigan- armato: sulle larghe spalle porta il gran cuoio
tesca, stranamente vestito e d'un toro selvaggio, in capo ha un elmo fatto
armato, quando incontra Ca- con una testa di lupo dai denti bianchi, in mano
milla fugge sul suo velocis-
simo cavallo pugliese, la fan- 840 uno spiedo di quelli che usano i contadini.
ciulla lo insegue e l'uccide, L'uomo enorme, piu alto di tutti d'un buon palmo,
commentando la sua morte s'aggira tra i soldati. Ma Camilla lo insegue
con parole che rivelano nella
giovane guerriera un'acre o- e lo acciuffa e lo uccide (senza diffi.coltà,
stilità contro gli Etruschi. - dopo aver messo in fuga i suoi uomini) e dice
per mano d'una donna: nota 84S crudelmente: «O Tirreno, credevi d'andare a caccia
il sarcasmo della frase, che di fiere per i boschi? ~ arrivato il momento
attribuisce a Ornito e agli
Etruschi in genere probabili in cui le tue bravate dovevano finire
giudizi oltraggiosi sulle don- per mano d'una donna. Pure riporterai
ne combattenti, e soprattut- ai Mani dei tuoi padri una gloria non lieve:
to vuoi colpire l'altezzosità sso sei caduto trafitto dall'asta di Camilla! »
di quel popolo che, più civile
degli altri, li disprezzava. - E uccide Orsiloco e Bute, due dei piu forti eroi
sei caduto... Camilla: sono teucri. Colpisce Bute alle spalle, infilandogli
parole orgogliose, e sulla boc- la punta tra corazza ed elmo, dove il collo
ca di una donna, che ha su-
perato in valore un uomo, nonostante la sua fama è da nella nuca tra la corazza
l'orgoglio può essere anche pur sempre una donna. e l'elmo, senza ch'egli se ne
legittimo; ma qui l'orgo- 85r-862. E uccide Orsilo- accorga; uccide Orsiloco fin-
glio diventa sarcasmo, poi- co, ecc.: il poeta accenna in gendo di fuggire, e coglien-
ché non vanto, ma disonore questi versi ad altre vittime dolo poi improvvisamente
è per Ornito l'essere caduto dell'infuriata Camilla: ucci- alle spalle con un rapido gi-
per mano di Camilla, che de Bute, infilandogli la spa- ro di fianco.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 443

biancheggia, indifeso dallo scudo che pende dica ti scaltri negli affari,
giu dal braccio sinistro: inganna invece Orsiloco avevano allora la fama di es-
855 sere « splendidi ciurmado-
fingendo di scappare, lasciandosi inseguire ri »), per sfuggire a Camilla
in un gran giro e poi d'improvviso, tagliato ricorre ad una astuzia: invi-
il cerchio, sorprendendo l'incauto inseguitore. ta la giovane guerriera a
Levata sulla sella mena colpi di scure combattere a piedi. Camilla
accetta, scende da cavallo, e
860 spaccando le armi e le ossa di Orsiloco. Il nemico, il ligure fugge a briglia sciol-
ormai battuto, invano la prega di !asciargli ta. Camilla, irritata per l'in-
la vita: dal suo cranio sprizza caldo il cervello. ganno, d'un balzo lo insegue
Camilla s'imbatté nel figliolo di Auno, velocissima, lo raggiunge, af.
ferra il cavallo del ligure
un bellicoso, astuto ligure, abitatore per le redini e «vendica l'of-
865 dell'Appennino, splendido ciurmadore finché fesa col sangue del nemico».
il Fato lo permise. Il guerriero, atterrito -- abitatore dell'Appennino:
dalla sua apparizione, si fermò: accorgendosi gli antichi Liguri abitavano
la costa tirrenica da Luni,
di non poter sfuggire a Camilla che già presso Marina di Carrara, fi-
gli eia sopra ricorse all'inganno e le disse no a Marsigli:t, i due versan·
870 con astuzia sottile: «Bella forza, o regina, ti delle Alpi Marittime e Co-
affidarti a un cavallo migliore assai del mio! zie e un vasto tratto della
pianura padana dell'attuale
Rinuncia a un'eventuale fuga e vieni avanti Piemonte. Lo conferma la
ad armi pari, a1frontami a corpo a corpo e a piedi. toponomastica viva tuttora.
Vedrai ben presto il frutto della tua vanagloria! » Galli ed Etruschi li respin-
sero poi a poco a poco en-
875 Infiammata e bollente d'acutissima rabbia tro un territorio non molto
Camilla dà il cavallo a una compagna e affronta più vasto di quello dell'at·
arditamente il ligure ad armi pari, in mano tuale Liguria. - Rinuncia a
la spada nuda, al braccio lo scudo senza insegne. un'eventuale fuga: questa è
la traduzione letterale del te·
Ma il giovane, pensando d'essersela scampata sto latino (dimitte fugam =
880 con l'inganno, girato il cavallo gli pianta rinuncia a fuggire), ma sem-
gli speroni nei fianchi e fugge a briglia sciolta, bra strano che il ligure pos-
« Sciocco Ligure, gonfio di inutile superbia, sa supporre così di Camilla,
se egli stesso desidera sfug-
non riuscirai davvero a sfuggirmi con le arti girla. Perciò l'interpretazio-
care alla gente tua: la frode non potrà ne più attendibile della frase
RR5 salvarti e ricondurti al truffaldino Auno! » sembra essere: lascia la tua
Cosi dicendo Camilla supera come un fulmine corsa, cioè fermati; la qual
cosa si accorda anche con il
- tanto è veloce - il cavallo, lo afferra per il morso senso delle altre parole che
e vendica l'offesa col sangue del nemico, il ligure rivolge alla guerrie-
agevolmente come uno sparviero, uccello ra fanciulla. - Sciocco Ligu-
re: sciocco, perché il Ligure
890 augurale, raggiunge a volo una colomba non aveva tenuto conto del-
l'agilità di Camilla, veloce
863-89~. Camilla s'imbat- del ligure figlio di Auno. La nella corsa pii1 di un caval-
té, ecc.: è un altro episodio scena è comica e tragica nel- lo. - uccello augurale: per-
della battaglia che, nelle lo stesso tempo. Il ligure, ché dal volo dello sparvie-
schiere latine, ha per prota- scaltro imbroglione (i Liguri, ro, come di altri rapaci, gli
gonista Camilla: l'uccisione che ai giorni nostri sono giu· àuguri prevedevano il futu-

www.scribd.com/Baruhk
444 Canto undicesimo

ro. - e tu vedi le piume: librata tra le nubi e l'afferra e la strazia


la scena drammatica della con gli artigli: e tu vedi le piume strappate
fine del « figliolo di Auno,
un bellicoso, astuto ligure», e le gocce di sangue che cadono dal cielo.
termina con un altro dram-
ma, che si è svolto nel cie-
lo; ed è un dramma ancor Tarconte, Arunte e la morte di Camilla
più tragico, perché della po-
vera colomba non rimango-
no che poche piume e qual- Il Padre dei Celesti e degli uomini siede
che goccia di sangue « che 895 sull'altissimo Olimpo e non è indifferente
cadono dal cielo ».
a tanta strage. Spinge nella tremenda mischia
TARCONTE, ARUNTE E LA l'etrusco Tarconte, eccitandone l'ira.
MORTE DI CAMILLA (894- T arconte si scatena ·a cavallo, nel sangue,
1030). - Giove, che osserva
l'andamento della battaglia fra le truppe che cedono; le incita, le incoraggia
e vede gli Etruschi in dif- 900 chiamando ognuno per nome, riconduce in battaglia
ficoltà, spinge Tarconte, al i fuggiaschi. «O Tirreni, sempre pigri e insensibili
quale Enea aveva affidato il all'onta, quale immenso terrore vi attanaglia?
comando della cavalleria, a Una donna vi sgomina, mettendo in fuga i vostri
rianimare i suoi. Egli, rim-
proverato gli Etruschi per la battaglioni! La spada che ci appendiamo al fianco,
loro viltà, si scaglia nel fol- 90S la lancia che stringiamo nel pugno a cosa servono?
to della lotta dando esempio Non siete cosi pigri nell'amore, nel dolce
di valore, assale Venuto, lo corpo a corpo notturno; né quando il curvo flauto
trae giù da cavallo e lo tra- intona le danze di Bacco. Aspettare
scina via con sé nella pianu-
ra. Spronate dall'esempio del le vivande e le coppe d'una mensa sontuosa,
loro comandante, le schiere 910 ecco il vostro piacere, la vostra vocazione:
etrusche riprendono l'assal-
to con grande vigore. Allora la, scaglia l'asta e le trapas- te al nemico e il comandan-
l'etrusco Arunte si mette a sa il petto. Arunte, lieto e te li incita a resistere solle-
spiare le mosse di Camilla, insieme spaventato, fugge. ticando il loro amor proprio
allo scopo di cogliere il mo- Camilla tenta invano di chiamandoli per nome; ma
mento favorevole per colpir- strappare l'asta dal petto, e l'espressione, ovviamente, è
la. L'eroica fanciulla sta inse- morente prega Acca, una irreale: un comandante non
guendo Cloreo, attratta dalla delle sue compagne, di esor- può conoscere il nome eli
bellezza delle sue armi frigie tare Turno a prendere il tutti i suoi soldati. Ciò tut-
e delle sue vesti, per impa- suo posto nella battaglia, poi tavia non sminuisce il valo-
dronirsene e farsi bella della allo stremo ormai delle for- re poetico dell'immagine e
preda: una vanità femminile ze, cade dalla sella e muore. la sua efficacia nell'economia
del racconto.
improvvisa che assale pro- 90r. Tirreni: Etruschi.
897. Tarconte: capo delle
prio Camilla, nonostante ab- forze etrusche, ha ceduto la 907. il curvo flauto: simi-
bia fin da bambina ignorato direzione della guerra ad E- le un po' al nostro sassofo-
ogni ornamento femminile. nea, secondo il suggerimen- no, era usato nelle cerimo-
Arunte vede il momento fa- to degli aruspici, e coman- nie sacre, quindi anche in
vorevole, rivolge una pre- da la cavalleria. quelle di Bacco, che si tra-
ghiera ad Apollo e, mentre 900. chiamando ognuno sformavano più delle altre
la fanciulla è tutta intenta per nome: i poeti usano in divertimenti sfrenati.
alle splendide armi di Cio- spesso questa formula, quan- 910-912. ecco il vostro
reo e non si accorge di nul- do i soldati cedono di fron- piacere, ecc.: questa è la t·o-

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 445

finché propizio l'augure indica il sacrificio dei nemici. Segue l'episodio


e la vittima grassa vi chiami in fondo ai boschi!» di Venulo, il capo dell'amha-
sceria a Diomede, che Tar-
Quindi spinge il cavallo tra i nemici, deciso conte afferra e porta via di
a affrontare la morte. Si slancia contro Venulo gran corsa in sella con sé e
915 furibondo, lo strappa dall'arcione e stringendolo infine uccide. L'azione di
a sé lo porta via di gran corsa. Un grido Tarconte è dal poeta parago-
nata a quella di un'aquila
scoppia da tutti i petti e arriva sino al cielo, che, catturato come preda
i soldati latini guardano esterrefatti un serpente, se lo porta via
T arconte, che attraversa di volo la pianura in aria. Il serpente fa ogni
trascinando il guerriero tutto armato. Con polso sforzo per liberarsi dagli ar-
920 tigli del rapace, ma l'aquila
robusto spezza il ferro della lancia nemica col becco adunco lo strazia.
e serrandolo in mano a guisa di pugnale Cosl anche Tarconte porta
fn1ga negli interstizi della corazza di Venulo via trionfante la sua preda
dalle schiere dei Tiburtini.
cercando di ferirlo mortalmente. La vittima Venulo è infatti di Tivoli e
925 resiste con gran forza, tiene il ferro lontano appartiene alle schiere di C:i-
piu che può dalla gola. Come un'aquila fulva tillo. - i Meonidi: sono gli
volando in cielo stringe negli artigli un serpente Etruschi, che Erodoto dice
originari della Lidia, detta
che snoda le sue spire sinuose e si difende anche Meonia, ma che secon-
alzando il capo, ergendo le squame, sibilando do la critica più moderna sa-
930 (ma ogni sforzo fallisce, poiché il rapace strazia rebbero stati un popolo for-
col becco adunco il rettile che si dimena invano matosi dalla fusione di un
primitivo nucleo etnico ita-
e intanto batte l'aria con le ali maestose): lico con successivi apporti
cosi Tarconte porta trionfante la preda culturali diversi, tra cui a-
rapita dalle file dei Tiburtini. Tutti vrebbero predominato quel-
lo greco e quello orientale.
935 i Meonidi allora sull'esempio del re
937-948. Arunte, già pro-
si lanciano all'assalto. messo alla morte, ecc.: è un
Arunte, già promesso guerriero etrusco dei cavalie-
alla morte, brandendo un giavellotto gira ri di Tarconte, destinato a
astutamente intorno aJl'ingenua Camilla uccidere Camilla, ma anche
ad essere ucciso, perché Dia-
940 senza farsi vedere, ed aspetta il momento na per mezzo di Opi, sua
favorevole a un colpo di sorpresa. Dovunque ninfa, vuoi vendicare su di
la furiosa fanciulla si scaglia, silenzioso lui la morte della sua protet-
ta. Egli segue astutamente
ed attento la segue Arunte, calpestando la giovane guerriera ( « inge-
le sue orme. Se esce da un vittorioso scontro nua », perché attirata dalle
splendide vesti di Cloreo,
non si accorge dell'insidia
sa che a voi piace, per la o no, consentiva o proibiva mortale), e spia l'occasione
quale vi sentite attratti: at- la festa consistente in canti favorevole per colpirla. -
tendere che l'augure annun- e danze_ calpestando le sue orme:
ci il rito sacro nei boschi. 9I3-936- Quindi spinge il bella immagine che rende
Allude all'aruspice che esa- cavallo, ecc.: T arconte, rim- con efficacia l'idea di chi in-
minava le viscere degli ani- proverato ed esortato i suoi segue una persona senza per-
mali sacrificati e, secondo soldati, dà l'esempio e si derla di vista per un solo
che i segni erano favorevoli spinge con impeto nel folto istante. Più semplice è il te-

www.scribd.com/Baruhk
446 Canto undicesimo

sto latino, ma altrettanto ef- 945 e s'allontana, il giovane furtivamente volta


ficace: « tacitus vestigia lu- le briglie e le va dietro: le gira sempre intorno,
strat » - senza far rumore
(senza farsi scorgere) ne spia cercando sempre il modo d'avvicinarla, cauto,
le orme. - senz'arrendersi: senz'arrendersi, e scuote l'infallibile lancia.
senza venir meno al suo pro- Accadde che Cloreo, sacro al monte Cibelo
posito.
950 e un tempo suo sacerdote, brillasse di lontano
949-965. Accadde che Cio-
reo, ecc: il troiano Cloreo, di splendide armi frigie, spronando un cavallo
sacerdote di Cibele, con le schiumoso, ricoperto d'una pelle guarnita
sue splendide vesti e le sue di squame di bronzo in forma di piume
armi d'oro scintillanti attira con belle fibbie d'oro. Lucente di porpora
l'attenzione di Camilla, e la
fanciulla, pur cresciuta nei 955 spagnola, color ruggine, Cloreo vibrava frecce
boschi tra gli stenti e sempre gortinie con un arco di Licia, tutto d'oro;
vestita di una semplice pelle aveva un elmo d'oro, e un nodo d'oro fulvo
di tigre, è assalita da un'im- gli chiudeva la clamide di lino giallo, frusciante
provvisa vanità femminile:
impadronirsi della ricca pre- di pieghe sulla ·tunica ricamata e sugli alti
da. - sacro al monte Cibele: 960 barbarici schinieri. La fanciulla va in caccia
consacrato al culto di Cibele ciecamente del fulgido sacerdote, lo insegue
(qui il nome del monte della
Frigia, sacro a Cibele, sosti- attraverso la folla dei combattenti, vuole
tuisce quello della dea) e lui solo in mezzo a tanti; o per portame le armi
quindi suo sacerdote, quan- in offerta agli Dei o forse per ornarsi
do era in patria. Cibele ave- 965 di tanto oro.
va un culto particolare nel-
l'Asia Minore, presso il mon- Bruciava di femminile voglia
te Dindimo e il villaggio per quella bella preda e non pensava ad altro,
Berecinto. - armi frigie: ar- incauta. Ed ecco, Arunte cogliendo l'occasione
mi troiane. - color ruggine: avventa a tradimento l'asta e 'invoca i Celesti:
la porpora di questo colore
è la più cara. - barbarici 970 « Apollo, protettore del santo Soratte;
si:hinieri: sono gambali detti grande Dio che onoriamo piu di chiunque: tu
stranieri (barbarici), perché cui sale la vampa del rogo di pini
ignoti ai Romani, che por- sul quale noi montiamo adorandoti, certi
tavano le gambe nude. Vir-
gilio dip~ge a colori sgar- della tua ccmpassione, calcando i nostri passi
gianti il ritratto di questo 975 attraverso k fiamme sull'alta brace: Padre
pseudo guerriero, pomposa- onnipotente, fa che l'arma mia cancelli
mente vestito e tutto lucci-
cante d'oro, come se andas-
se, non alla guerra, ma ad re, ecc.: Apollo, protettore festa camminavano a piedi
una festa mondana. del tempio di monte Soratte nudi su carboni accesi. Var-
966. Bruciava di femmini- (ora San Oreste), poco lon- rone dice che si ungevano i
le voglia: le belle vesti, gli tano a nord di Roma, presso piedi con una sostanza spe-
ornamenti preziosi e le armi la riva destra del Tevere. ciale, che li difendeva dal
scintillanti d'oro hanno de- Gli Etruschi vi adoravano il fuoco. Questa stranezza ha
stato in Camilla, che non a- dio Sorano, che più tardi fu attirato l'attenzione di scien-
veva mai pensato alle frivo- identificato con Apollo; e i ziati, i quali, fatto l'esperi-
lezze, un'improvvisa vanità sacerdoti addetti al suo cul- mento, preparato con molta
femminile. to, fra i quali era anche A- cura, conclusero che non è
970-985. Apollo, protetto- runte, nel giorno della sua possibile camminare sul fuo-

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 447

quest'obbrobrio! Non chiedo le spoglie né il trofeo co senza danno. - quest'ob-


della vergine uccisa né alcuna preda: altre brobrio: l'onta di essere vin-
ti da una donna. - il trofeo:
saranno le gesta che mi daranno gloria! v. la nota al verso 8. - que-
98o Mi basta ritornare in patria senza lodi, sto flagello: Camilla, che me-
purché questo flagello muoia per la mia mano». na strage tra le file dei Tro-
iani e degli Etruschi.
Febo l'udf e permise che una parte del voto
99o-994. Lei non s'accorse
andasse a compimento, ma l'altra la disperse, di nulla: tanto era attratta
la scompigliò nd cido: acconsenti a che Arume ·dal desiderio d'impossessarsi
985 uccidesse Camilla di sorpresa, proibi delle armi e delle vesti di
Ooreo, che non si accorse né
che la sua patria illustre lo vedesse tornare. di Arunte e del giavellotto
Quest'ultima preghiera la rubarono i venti. da lui scagliato, né udì il ru-
Il giavellotto di Arunte ronzò attraverso l'aria: more prodotto dal proiettile
i Volsci trepidarono e rivolsero gli occhi nell'aria. Cosl l'asta a~ivò
inaspettata e velocissima a
990 alla regina. Lei non s'accorse di nulla, trafiggerle il petto scoperto.
né dell'aria percossa né dd fischio dell'asta 996-1007. Esterrefatto per
che scendeva dall'alto, finché velocissima la gioia, ecc.: la gioia d'aver
s'jnfisse sotto il seno scoperto e penetrando ucciso Camilla e il senso di
colpa d'aver compiuto l'azio-
profondamente bevve quel sangue verginale. ne con l'inganno, ma anche
995 Accorrono tremando le compagne e sorreggono il terrore che la giovane
la loro signora che cade. Esterrefatto guerriera sia ferita legger-
per la gioia e il terrore Arunte fugge via mente e possa ritornare alla
riscossa, lo turbano profon-
e non osa affidarsi di nuovo alla sua lancia damente; e non si sente più
affrontando Camilla. Come un lupo che - ucciso in grado di usare le sue ar-
1000 un pastore od un grosso giovenco- ben sapendo mi. Con questa tempesta nel
d'averla fatta grossa scappa alla disperata cuore comincia per il guer-
prima che i giavellotti lo inseguano, smarrito, riero etrusco la vendetta di
Diana. Arunte, sconvolto e
senza riposo, in cerca d'un rifugio sui monti, impaurito, si sottrae alla vi-
e nasconde la coda tra le gambe e s'interna sta dei presenti e fugge, me-
1005 nei boschi: cosi Arunte si sottrasse sconvolto scolandosi tra la folla dei
agli occhi dei nemici confondendosi in mezzo guerrieri, come un lupo, che
dopo aver ucciso un pastore
agli armati, felice d'essersi posto in salvo. o un grosso giovenco, si rifu-
Camilla muore: tenta di strapparsi dal petto gia sui monti e si nasconde
la lancia, ma la punta di ferro è piantata nei boschi.
1010 profondamente in mezzo alle costole. Esangue 1016-1020. non posso ...
vacilla, i suoi occhi si spengono nel gelo più ... , ecc.: sono gli ultimi
istanti di vita di Camilla,
della morte, il suo volto rosato impallidisce. mortalmente ferita; e la mo-
Spirando si rivolge ad Acca, la piu cara rente, mentre le cose intorno
delle compagne, la sola confidente di tutti le si oscurano, incarica la fe-
1015 i segreti, e le dice in un sussurro: «O Acca, dele Acca di portare a Turno
il suo ultimo messaggio: che
sorella mia, non posso ... piu ... Mi finisce l'aspra salvi la città dall'assedio dei
ferita ... Tutto, intorno, affonda nelle tenebre... Troiani, prendendo il suo
Corri da Turno, portagli quest'ultimo messaggio: posto nella battaglia.

www.scribd.com/Baruhk
448 Canto undicesimo

1026. la sua vita sdegno- venga a sostituirmi, allontani i Troiani


sa: anche dopo la morte Ca- 1020 dalla città in pericolo ... E adesso addio». Ciò detto
milla conserva Io spirito ag-
gressivo, proprio del suo ca- abbandonò le redini, scivolò dalla sella,
rattere virile; ma il termine si accasciò sul terreno, diventò poco a poco
<( indignata » del testo lati-
sempre piu fredda. Infine reclina il collo languido
no, tradotto con «sdegno-
sa », potrebbe anche signifi- e la testa già invasa dalla morte, lasciando
care sdegno « per dover ab- 1025 cadere al suolo le armi. Con un acuto gemito
bandonare cosl presto la vi- la sua vita sdegnosa cala giu tra le Ombre.
ta, o di essere stata uccisa di Allora un immenso clamore va sino alle stelle dorate:
sorpresa da una persona a
lei inferiore. In ogni modo, abbattuta Camilla la lotta si fa terribile,
nei poemi pagani, con que- l'esercito troiano, i capitani etruschi
sto atteggiamento le anime 1030 e i cavalieri arcadi si lanciano all'assalto.
abbandonano la vita» (G.
Garavani).
LA VENDETTA DI DIANA La vendetta di Diana
(IOJ1-I068).- Morta Camil-
la, Opi si accinge a portare
a compimento l'ordine di Adempiendo l'incarico avuto da Diana
Diana. Si nasconde dietro un Opi sedeva in vedetta in cima a una montagna
sepolcro e spia il passaggio assistendo impassibile alla battaglia. Appena
di Arunte. Quando la Ninfa
vede passare lieto e superbo vide Camilla falciata dalla morte, tra il grido
l'uccisore di Camilla, lo fer- 1035 e l'ardore dei giovani guerrieri, pianse e disse
ma e con parole acerbe gli profondamente commossa: <(Ahi, vergine, tu paghi
annuncia che Diana vuole la davvero amaramente la guerra che hai portato
sua morte; e teso l'arco con
tutta la sua forza, lascia par- ai Troiani! Ed a nulla t'ha servito onorare
tire la freccia e lo trafigge. I Diana, andando a caccia solitaria nei boschi,
compagni di Arunte lo ab- 1040 a nulla t'ha servito portare le nostre frecce!
bandonano rantolante nella
polvere, senza curarsi di lui; Ma nell'ora suprema della morte, la Dea
Opi ritorna all'Olimpo. tua regina non vuole !asciarti senza gloria:
la tua fme sarà lodata tra le genti,
1034-I040. tra il grido e
l'ardore, ecc.: fra le grida dei non subirai l'affronto d'essere invendicata.
giovani guerrieri, che com- 1045 Chiunque t'ha ferito ne sconterà la pena,
battevano furiosamente. meriterà la morte ». Ai piedi della montagna
1038-1040. E a nulla t'ha s'ergeva il gran sepolcro di Dercenno, un antico
servito, ecc.: non ti ha gio-
vato per evitare la morte, né re di Laurento; l'alto monticello di terra
l'essere consacrata a Diana era tutto coperto dell'ombra dei lecci.
e onoraria andando a caccia 1050 La bellissima Dea si posò con un balzo
nelle selve, né il portare le
frecce che, come Diana, noi
ninfe seguaci della dea por- tua fine sarà gloriosa fra tut- 1047. Dercenno: perso-
tiamo nelle nostre faretre. te le genti. naggio sconosciuto. Il nome
1042-1044. non vuole ... in- 1045-I046. Chiunque t'ha sembra etrusco, ma il sepol-
vendicata: non vuole che tu ferito, ecc.: allude all'ordine cro è vicino alla città di Lau-
sia morta col disonore di impartitole da Diana (729- rento, presso la quale si sta
essere vendicata; cosi la
n;'!l 731). svolgendo la battaglia.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 449

proprio in cima al sepolcro, cercando Arunte. Appena paese di abili arcrer1. - tur-
casso: faretra, cioè custodia
lo vide, tutto gonfio di vanità e di gioia: per le frecce.
«Dove fuggi? -gli disse. - E perché? Vieni qui, 1058-1064. rabbiosa tese
vieni a morire qui, a ricevere il premio l'arco, ecc.: ostile, come mi-
dell'uccisa Camilla. Persino tu sei degno nistra di morte. La tensione
!055 della corda fino a far toccare
d'essere fulminato dai dardi di Diana?» le due estremità dell'arco è
La trace tolse una freccia dal turcasso dorato, irrazionale e difficile ad esse-
rabbiosa tese l'arco in una curva tale re ottenuta senza spezzare
che le punte s'unirono, le mani orizzontali l'arco stesso. Tuttavia l'arco
è teso da una divinità, ed
1060 tra loro, la sinistra che toccava la freccia, inoltre l'immagine ha lo sco-
la destra con la corda all'altezza del seno. po di indicare che h Ninfa
Arunte all'improvviso udf stridere il dardo, ha voluto dare alla freccia la
massima velocità per ottene-
fischiare l'aria e insieme senti il ferro piantarglisi re un effetto sicuro.
nel petto. 1065-1068. I suoi compa-
!065 I suoi compagni, senza curarsi di lui, gni, ecc.: questo abbandono
ne abbandonano il corpo ancora rantolante di Arunte ancora rantolante,
nella polvere, come cosa vile,
nella polvere anonima di quel campo straniero. e in terra straniera, è vera-
Opi ritorna a volo nello stellato Olimpo. mente triste e desolante. La
vendetta della dea giunge fi-
no alla crudeltà, come è al-
I Latini in fuga trettanto crudele il celebre e
maestoso risalire di Opi, mi-
nistra di Diana, al celebre
1051-1052. Appena lo vi- ni a ricevere la degna ricom- Olimpo.
de ... di gioia: insuperbito e pensa per Camilla, cioè la
tutto lieto per aver ucciso morte che deve ricompensare
Camilla. Ma questo atteggia- Camilla della sua immatura l LATINI IN FUGA (1069-
mento di Arunte contrasta fine. E la sintassi latina la II25). - I cavalieri italici,
con quello dei versi 996- consiglierebbe. Persino tu, Volsci, Latini e Rutuli, spa-
999 e versi 1005·1007, e an- che sei un vile (anche Arun- ventati dalla morte di Camil-
cor più con la similitudine te nel verso 979 afferma di la, fuggono verso le mura
del lupo (999-1005). Sono non aspettarsi gloria dall'uc- della città di Laurento. I
contraddizioni che il poeta cisione di Camilla), perché Troiani li inseguono. I di-
avrebbe certamente elimina- hai ucciso una donna, avrai fensori delle mura, per im-
to, come dicemmo anche al- l'alto onore d'essere ucciso pedire che i nemici entrino
trove per motivi analoghi, se con le frecce divine di Dia- in città, chiudono le porte,
la morte non gli avesse im- na? Tuttavia con la spiega- lasciando che i loro conna-
pedito di dare al poema l'ul- zione seconda, che appare zionali esclusi siano trucida-
tima mano. più logica, tutto il passo do- ti o vadano a cozzare contro
1054-1056. a ricevere~. di vrebbe essere inteso cosi: i loro compagni o contro le
Diana: a ricevere una degna « vieni a farti uccidere; la porte. La situazione è dram-
ricompensa per aver ucciso tua sorte deve essere una ri- matica; anche le donne im-
Camilla. « Premio » ha quin- compensa per Camilla; altri- pugnano le armi e partecipa-
di un evidente significato sa- menti credi che avresti l'o- no alla difesa della città.
tirico: tuttavia il testo latino nore di essere ucciso dalle 'furno, avvertito da Acca
« digna Camillae premia», armi di Diana? ». che Camilla è stata uccisa e
in cui « Camillae » può es- 1057. La trace: Opi, ori- che la cavalleria è in fuga,
sere anche dativo, consente ginaria della Tracia, come le inseguita dai nemici, così che
un'altra interpretazione: vie- Amazzoni. La Tracia è anche Laurento corre il pericolo di

www.scribd.com/Baruhk
4.50 Canto undicesimo

cadere neile loro mani, la- Perduta la capitana la truppa di Camilla


scia gli agguati sui monti e 1070 fugge per prima; fuggono i Rutuli, sconvolti;
discende al piano verso la
città. Poco dopo Enea supe- fugge il violento Atina. Cercano scampo i capi
ra anch'egli il valico indife- dispersi ed i manipoli abbandonati a se stessi,
so e scende nella pianura. I in fuga precipitosa cavalcano verso le mura.
due eserciti st schierano uno
di fronte all'altro, ma soprag- Nessuno riesce a fermare i Troiani che incalzano
giunge la notte e il combat- 1075 seminando la morte, o a resistere ai dardi:
timento è rimandato al gior- fuggono, gli archi lenti gettati sulle spalle;
no successivo. gli zoccoli rimbombano sul suolo polveroso.
1071. fugge il violento A- Sale verso le r.1ura una polvere torbida,
tina: è un ignoto, che Virgi- una nera caligine; lassu le donne levano
lio pone sulla scena senza lOBO un grido sino al cielo percuotendosi il petto.
motivo. Forse è un errore di
trascrizione, oppure una del- Gli inseguitori piombano sui primi che di corsa
le tante incongruenze che la sono entrati attraverso le porte spalancate.
morte i.mpedl al poeta di cor- Le schiere si confondono: chi già si riteneva
reggere. in salvo cade ucciso sulla soglia o persino
1076. gli archi lenti, ecc.:
con gli archi non più tesi per 1085 entro le mura patrie, tra le case. Si chiudono
scagliare fracce, ma appog- in gran fretta le porte, sbarrando ogni accesso
giati sulle spalle. Latini e agli stessi compagni che supplicano invano:
Rutuli e Volsci hanno una
sola preoccupazione: di fug- nasce una strage pietosa tra chi difende le porte
gire il più velocemente pos- e chi vorrebbe entrare. Molti restano fuori,
sibile; i Troiani di inseguirli. 1090 tra il pianto dei genitori che dall'alto li guardano,
1078-1079· Sale verso le e son precipitati nel fossato dall'impeto
mura, ecc ... : la cavalleria che
fugge e quella che insegue della folla che incalza o, disperati, ciechi,
sollevano un polverone che cozzano a briglia sciolta contro i duri battenti
forma quasi come una neb- delle porte. Le donne in questa lotta estrema
bia nella campagna intorno 1095 imitano Camilla, infiammate da vero
alle mura di Laurento.
IOSI-1099· Gli inseguito- amor patrio, lanciando con furia febbrile
ri, ecc.: i Troiani piombano armi fatte di tronchi di dura quercia, pali
sui Latini quando questi induriti sul fuoco, in mancanza di ferro;
stanno entrando in Lauren-
to a cercarvi uno scampo; e vorrebbero esser le prime a morir per la patria.
quivi, dentro la città e sotto 1100 Le notizie tremende portategli da Acca
le mura, s'ingaggia una lotta
furibonda. I difensori, per
impedire che i Troiani irrom- ne, contro i duri battenti questi alcuni entrano anche
pano in forze in Laurento, delle porte, altri ancora sono in città. - e so n precipitati:
chiudono le porte, e per i trucidati dai Troiani. Anche soggetto è « molti ». - della
Latini esclusi si crea una si- le donne difendono la città folla: dei fuggenti e degli in-
tuazione pietosa, dal poeta lanciando dalle mura sui ne- seguitori.
drammaticamente descritta. mici proiettili d'ogni specie, noo. Acca: compagna di
Molti, sospinti dalla folla dei pronte anch'esse a morire Camilla, che assiste la giova-
compagni sopraggiunti velo- per la libertà della patria. - ne guerriera morente e com-
cissimi, precipitano nel fos- Le schiere si confondono: pie l'incarico, da lei affidato-
sato, altri vanno a cozzare, sulle porte fuggenti e inse- le, di avvertire Turno (IOI.5-
fatti ciechi dalla disperazio- guitori si confondono, e di I020).

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 45!

riempiono di dolore Turno, fermo in agguato da): del destino che vuole
tra le selve: distrutte le truppe dei Volsci, Enea vincitore di Turno.
nxo. le balze indi/ese:
morta Camilla, i nemici che incalzano, minacciosi, sono le posizioni che Turno
e. col favore di Marte son padroni del campo, aveva. occupato per tendere
uos il terrore che arriva già sin nella città. un agguato ad Enea, ed ave-
Furioso (cosi vuole la potenza tremenda va poi abbandonato quando
Acca gli portò il messaggio
di Giove) egli abbandona il monte che occupava, di Camilla.
lascia le ardue foreste. Ed era appena uscito IIIJ. verso le mura: am-
di vista ed arrivato nella pianura, quando bedue gli eserciti, troiano e
!llO il padre Enea marciando tra le balze indifese latino, percorrono la stessa
via diretti verso la città di
valica il monte, esce dall'ombrosa foresta. Laurento.
Cos{ corrono entrambi con tutti i loro eserciti III8·III9. e sentì il pas-
verso le mura, rapidi, e. distano tra loro so, ecc.: sono particolari che,
solo di pochi passi. Contemporaneamente nonostante siano, almeno in
Enea vide la piana che fumava di polvere parte, impossibili (la cavalle-
lllS
ria era sotto le mura di Lau-
e le truppe di Turno; ed a sua volta Turno rento ), servono ad indicare
riconobbe il terribile Enea nelle sue armi la vicinanza dei due eserciti.
luminose, e senti il passo dell'esercito II2I·II25. se il roseo A-
che marciava veloce e il soffio dei cavalli. pollo, ecc.: se il sole non più
infocato, ma pallido, come
1120 E avrebbero attaccato battaglia U per lf, quando è prossimo al tra-
tentando la fortuna delle armi, se il roseo monto, non avesse tuffato
Apollo non avesse tuffato nel mare di Spagna nel mare i suoi cavalli stan-
i cavalli già stanchi, riportando la notte chi. Allude al mito di Apol-
col cadere del giorno. Allora pongono il campo lo, identificato col sole, che
il dio - dice il mito - tra-
1125 davanti alla città, tutto intorno alle mura. sporta nel cielo sopra un car-
ro infuocato tirato da cavalli
ardenti, i quali alla sera
IIOI-II02. fermo in ag- fuso ·nell'esercito dopo la
guato tra le selve: secondo morte di Camilla, si è propa- scendono nell'oceano a rin-
il piano tattico da lui stesso gato anche in Laurento, e frescarsi e a trascorrere la
preparato, Turno aveva rag- tutti temono la minaccia ne- notte riposando. Cosi l'azio-
giunto la valle descritta nei mica. ne del canto inizia con l'al-
versi 647-6 57 e vi aveva na- no6-no7. così vuo!e ... di ba e termina col tramonto.
scosto in agguato i suoi sol- Giove: cosl Giove si vale La battaglia decisiva è rin-
dati. del suo potere di esecutGre viata al giorno seguente; i
1105. il terrore ... nella cit- del destino, che fa tremare due eserciti riposano, ma
tà: il panico, che si era dif- di paura (potenza tremen- Turno non ha pace.

www.scribd.com/Baruhk
452 Canto undicesimo

Commento critico

Il canto XI si muove e si sviluppa tutto nell'atmosfera della battaglia combat-


tuta sulla costa il giorno dello sbarco, cosl sanguinosa che Enea, benché vittorioso,
ha l'animo turbato dalle stragi imposte dalla vittoria. Le componenti principali del
canto sono tre grandi scene che si sviluppano una dopo l'altra in una trama vivace,
solida ed avvincente: la tregua e i riti funebri all'indomani della grande battaglia;
il consiglio dei maggiorenti convocato da Latino; la vita, l'epopea e la morte di
Camilla. La prima, prevalentemente elegiaca e drammatica, è come una sosta dopo
la lotta, in cui Troiani e Latini meditano sulle funeste conseguenze della guerra e
procedono alla sepoltura dei propri caduti. Sono pagine ricche di umanità, che rag-
giungono la commozione più intensa nel saluto funebre dì Enea a Pallante, nell'in-
contro del vecchio re Evandro col figlio morto e nella corale partecipazione del
popolo arcade, che va incontro all'eroico suo principe (<brandendo fiaccole fune-
rarie ... », onde « la via risplende tutta di una fila di fiamme, lunga striscia dì luce
nella campagna infinita»-
Nell'atmosfera triste creata dalla guerra, che ha imposto ai vincitori e vinti un
prezzo enorme di sangue, e in quella prodotta dalle parole rivolte da Enea agli amba-
sciatori latini, si svolge anche il consiglio dei capi italici convocati da Latino. È un
consiglio che, imitando altri simili dell'Iliade, e a sua volta imitato da poeti moderni,
si sviluppa in quattro fasi: la prima è la relazione pacata e serena di Venulo sui
risultati della sua ambasceria a Diomede e sulla risposta del personaggio greco; la
seconda è il discorso ponderato e temperato dì Latino, con il quale il re, sempre
contrario alla guerra, mira anzitutto a disarmare gli animi. Cosl egli fa suoi gli ammo-
nimenti dì Diomede, trascura di accennare a responsabilità ed espone proposte con-
crete di pace, dando il buon esempio, fra l'altro, con l'offerta di un suo possedimento
personale da cedere ai Troiani per la costruzione della loro città. Alla terza e alla
quarta fase appartengono i discorsi di Drance e di Turno, che sono l'espressione viva
delle passioni avverse presenti nell'assemblea, scatenatesi sulla discussione delle pro-
poste di pace di Latino: Drance, favorevole alla pace, si scaglia violentemente contro
Turno con accuse velenose e con argomentazioni tortuose, spesso anche ingiuste;
Turno, tutto impeto e fierezza, gli risponde con la coscienza del valoroso che si
ribella alle maligne e velate insinuazioni del vile, che ha riposto il suo successo uni-
camente sulla sua abilità oratoria.
Dalla contesa delle parole, con la notizia improvvisa dell'attacco troiano, che
porta panico e confusione in tutta la città e interrompe l'assemblea, si passa rapida-
mente dì nuovo alla guerra e quindi all'ultima scena del canto, che ha in Camilla il
suo personaggio principale. E quanta naturalezza nel passaggio dalle animate discus-
sioni a questa terza scena, in cui Turno, pur eclissato poi da Camilla, riprende
l'azione di capo, che più risponde al suo carattere. Il principe rutulo organizza la
difesa dì Laurento e l'attacco all'esercito comandato da Enea; poi sparisce, e nel
divampare della guerra intorno alle mura della città assume predominante rilievo
l'episodio di Camilla, la giovane guerriera che guida la cavalleria dei Volsci. Già

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo . 453

presentata nella rassegna del canto VII, il poeta dopo averne raccontata la vita per
bocca di Diana, sua protettrice, con le più belle pagine del poema, pone l'eroina
italica al centro dei fatti che si svolgono fin sotto le mura di Laurento, e ne descrive
le imprese e infine la morte. La figura di Camilla, fresca e nuova invenzione virgi-
liana, è una creatura viva, ricca di toni umani e virili, che vanno dal suo eccezionale
eroismo. alla sua ingenua femminilità di fanciulla. Così nel canto XI, come nelle due
prime parti si susseguono logicamente le esequie dei caduti, le notizie di Diomede
e le successive vicende burrascose del consiglio dei capi, così in questa ultima scena
si svolgono con eguale armonica successione il vasto racconto della vita di Camilla,
lo scontro furibondo delle due cavallerie, e con stupenda e vasta efficacia rappresen-
tativa, dopo la morte della giovane guerriera, lo scompiglio dei Volsci, la rotta disor-
dinata dei Latini e dei Rutuli, la difesa della città, l'irrompere di Turno, avvertito
da Acca della morte di Camilla e della fuga disordinata dei cavalieri, l'arrivo di Enea,
i due eserciti giunti ad un passo tra loro, l'urto atteso e differito, per il sopraggiun-
gere della notte. Cosl il canto si chiude con i due capi, Turno ed Enea, di fronte l'uno
all'altro, con « l'angosciosa sensazione di un destino solenne ancora per poco sospeso ».

Galleria di ritratti
Diornede.
L'apparizione di Diomede nel poema virgiliano è breve, indiretta e fugace.
Ma qmle differenza con l'eroe omerico! Nelle sagge parole con le quali giustifica
il suo rifiuto di unirsi alle forze dei Latini si stenta a riconoscere l'autore di tante
imprese audaci e memorande, di tanti duelli feroci e vittoriosi che avevano fatto di
lui uno dei maggiori personaggi dell'Iliade. La perdita del regno con la splendida
capitale Calidone, la sposa passata ad altre nozze, i compagni caduti, trasformati
in uccelli marini che con il loro gridio continuo, lo riempiono di rimorsi e gli impe-
discono la pace e la serenità, hanno piegato il carattere animoso e la folle audacia
che l'avevano contraddistinto.
Ora egli capisce come terribile sia la vendetta di quegli dèi che aveva sfidato
e combattuto e come i sacrilegi commessi debbano per nemesi storica essere scontati
quotidianamente nel dolore. Non è un eroe vinto o fiaccato come molti vogliono, ma
un uomo che le vicende della vita hanno mutato e che la sofferenza ha plasmato inte-
. riormente. Lo prova l'esaltazione di Enea, non tanto visto come forte guerriero ma
come « superiore in pietà ». La catarsi di Diomede e quella di Mesenzio sono due
esempi che il poeta propone alla nostra meditazione sul modo con cui la sventura
e la morte agiscano sull'animo umano.

Drance.
Il ritratto che Virgilio ci dà di Drance in sei esametri è l'ennesima prova della
felicità psicologica con la quale un personaggio viene inserito nell'azione con una sua
precisa personalità ed un suo altrettanto preciso carattere. Drance, invidioso della

www.scribd.com/Baruhk
454 Canto undicesimo

gloria di Turno,« era un uomo ricchissimo e pieno d'eloquenza, ma vigliacco in bat-


taglia; consigliere stimato nelle assemblee e violento demagogo; di sangue molto
antico per parte della madre ma oscuro per parte di padre».
~ tutto detto: le sue parole ed il suo comportamento saranno conseguenti.
Ma notate l'equilibrio perfetto dei tratti psicologici: la ricchezza lo rende invidioso
di quello che non può avere, cioè la gloria; questo perché è un vigliacco che non
affronta mai a viso aperto l'avversario. Lo fa soltanto quando crede di essere in
condizioni di superiorità; tuttavia la sua abile eloquenza, .che incanta gli stolti, non
riesce a scalfire la grandezza morale di Turno. ~ dunque un demagogo.
Ci sorprendiamo, a questo punto, nel constatare la modernità della figura di
Drance che assomiglia stranamente a quella di tanti uomini politici dei tempi nostri.

Camilla.
Nel libro VII, durante la rassegna dei guerrieri e dei popoli italici, Virgilio s'era
indugiato alquanto nel presentarci questa vergine guerriera, in cui gli ornamenti
esteriori, squisitamente delicati e muliebri, prendevano maggior risalto perché rico-
privano una fanciulla dall'animo fiero e temprato, pronto alle più sanguinose imprese.
Ritorna in scena in questo canto per concludere la sua vicenda con una delle
morti più impensate e romanzesche cui ci sia dato di assistere, ma in perfetta coe-
renza con il suo ruolo di donna guerriera. Infatti mentre mena gran strage tra i
nemici, ella nota le splendide armi e le bellissime vesti di Cloreo e subito se ne
invaghisce e n per n decide di impadronirsene ad ogni costo. Questo repentino
sfizio, tipico della psicologia femminile, le costerà caro, perché permetterà al per-
fido Arunte di colpirla a morte. A questo punto ella ritorna la guerriera di sempre
che si preoccupa, con le ultime parole che pronuncia, delle sorti della battaglia e
muore da eroina.
« Con un acuto gemito
la sua vita sdegnosa cala giù tra le Ombre ».
In quello « sdegnosa» sta la grandezza d'animo di questa giovinetta, che il
padre aveva educato al culto di Diana, ma che non aveva saputo resistere al fascino
fatale di una bella veste ricamata.

www.scribd.com/Baruhk
Canto undicesimo 455

Raffronti di traduzione
Postquam omnis longe comitum praecesserat ordo, Poi che tutta era mossa lontanandu
substitit Aeneas gemituque haec addidit alto: la compagnia seguace, Enea ristette
« Nos alias bine ad lacrimas eadem horrida belli e con profondo gemito soggiunse:
fata vocant: salve aeternum mihi, maxime Palla, « Di qui ad altre lagrime noi chiama
aeternumque vale». lo stesso orrido fato de la guerra:
(vv. 94-98) per sempre ti saluto, o gran Pallante;
e addio per sempre! ...
Est curvo an/ractu valles, accommoda fraudi
armorumque dolis, quam densis /rondibus atrum Tortuosa
urget utrimque latus, tenuis quo semita ducit è una valle, agi 'inganni atta de l'armi,
angustaeque /erunt /auces aditusque maligni. cui i due lati suoi serrano pruni
Hanc super in speculis summoque in vertice di densa frasca, ed un sentier vi mena
urget utrimque latus, tenuis quo semita ducit vi danno brevi aperte adito scarso. '
planities ignota iacet tutique receptus, [montis Sopra questa, in vedetta a sommo il monte,
seu dextra laevaque velis occurrere pugnae giace un ignoto pian, fido ridotto,
sive instare iugis et grandia volvere saxa. se a destra o a manca ami affrontar nemico
Huc iuvenis nota /ertur regione viarum o tener l'altro e rotolar macigni.
arripuitque locum et silvis insedit iniquis. Là si dirige per le note vie
il giovine e veloce il luogo prese
(vv. 522-531)
posando ne la selva insidiosa.
Traduzione di Giuseppe Albini
Or poi ch'oltrepassata
con quest'ordi.ne fu la pompa tutta,
Come fu tutto quel corteo seguace
Enea fermassi, e verso il morto amico molto innanzi avanzato, Enea ristette
ad alta voce sospirando disse:
ed aggiunse con gemiti profondi:
« Noi quinci, ad altre lagrime chiamati
« Al campo, ad altre lagrime, or ci chiama
dal medesimo fato, altre battaglie
lo stesso fato dell'orrenda guerra;
imprenderemo. E tu, magno Pallante grande Pallante, addio! per sempre addio!
vattene in pace, e con eterna gloria '
godi eterno riposo ».
I vi è una curva e tortuosa valle
atta in guerra ad agguati insidiosi;
~ tra due branche
d'ambo i lati la serrano. le falde
del monte una vallea, che d'ambi i lati dei monti, fitte di boscaglie oscure·
ba folte selve, o luoghi occulti e chiusi
vi corre un malagevole sentiero '
a l'insidie de l'armi accomodati. e conducono in essa anguste gole
Ha ne l'imo una sèmita per mezzo e diflicili varchi. In cima al monte
angusta, malagevole e scontorta; uno spiazzo la domina, nascosto
che d'ogn'intorno è da le ripe offesa. e sicuro ricetto: o che si voglia
In cima, in su l'uscita, è tra le selve avventarsi da destra o da sinistra
ascosa una pianura, con ridotti
contro il nemico, o là fermarsi in alto
acconci a ritirarsi, ed opportuni a rotolare giù grandi macigni.
a spingersi o dal destro o dal sinistro Là si diresse il giovane, pas~ando
lato, che si riscontri, o che s'aspetti per sentieri a lui noti; occupò il luogo
nemica gente, o pur che di gran sassi e si appiattò nel bosco insidioso ».
si tempesti di sopra. A questo loco,
di cui ben era pratico, in agguato Traduzione di Guido Vitali
Turno si pose, e i suoi nemici attese.
Traduzione di Annibal Caro

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO DODICESIMO

Inizio del combattimento fra Enea e Turno.

Le illustrazioni sono tratte da incisioni del


1835, ricavate dai codici della Biblioteca Va-
ticana, Roma.

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
CANTO DODICESIMO

Di fronte alle gravi perdite subite Turno dichiara a Latino d'essere disposto a
risolvere la guerra con un duello. Il vecchio re, paterno e prudente, cerca invano di
convincerlo ad accontentarsi del suo regno e a rinunciare a Lavinia, che per volere
del destino deve sposare uno straniero. Ma Turno ha fiducia nel proprio valore, e
dalla sua decisione non riesce a distarglielo neppure Amata; e vane sono anche le
lagrime e il rossore di Lavinia, che assiste al colloquio. Mandato un araldo a sfidare
Enea a duello, Turno si fa condurre i cavalli, indossa le armi, si cinge la spada, bran·
disce l'asta e, sprizzante fuoco nel vispe negli occhi, la scuote e le chiede di uccidere,
con il suo aiuto, Enea. Anche Enea si prepara alla tenzone e veste le armi -fabbricate
da Vulcano.
Nel frattempo si prepara il recinto dove si svolgerà il duello, e nel mezzo si erige
un altare coperto di zolle erbose, sul quale i sacerdoti portano acqua lustrale e fuoco.
Intorno al reCinto si dispongono i soldati dell'uno e dell'altro esercito, desiderosi di
assistere alla prova. Sulle mura e sui tetti della città si affollano i vecchi, le donne e
i bambini. Anche Giunone assiste ai preparativi della prova dall'alto del colle Albano,
ma per impedire il duello. E a tale scopo, per salvare Turno da morte sicura, incita
la ninfa Giuturna a turbare la tregua, provocando una rissa. Intanto entra in campo
Latino, poi giunge Turno e infine anche Enea accompagnato da Ascanio. Enea giura
che, se sarà vinto, Julo si ritirerà a Pallanteo, presso Evandro; se vincerà, non vorrà
essere re, ma Troiani e Italici vivranno in pace con diritti eguali. Latino approva il
giuramento, e il sangue delle vittime lo consacra. Ma Giuturna, prese le sembianze
di Camerte, valoroso guerriero latino, s'aggira fra i soldati italici sollecitandoli a
riprendere la lotta. E ad avvalorare le sue parole appare in cielo un prodigio, che
l'augure Tolunnio spiega essere favorevole ai Rutuli: un'aquila, che sarebbe Enea,
ha ghermito un cigno, che sarebbe Turno; ma gli altri cigni dello stormo le piombano
addosso e la costringono a lasciare la preda e a fuggire. Tolunnio lancia poi un'asta e
dà inizio alle ostilità. La mischia si fa sempre più violenta, l'ara è travolta, Latino
fugge verso la reggia, ed Enea corre fra i combattenti disarmato e li esorta a rispet-
tare i patti; ma una freccia misteriosa lo ferisce ad un ginocchio ed è costretto a
lasciare il campo. Turno approfitta dell'assenza di Enea e fa strage di Troiani. Il
medico Japige cerca invano di curare la ferita di Enea; la freccia non vuole stac-
carsi dalla gamba dell'eroe. Interviene allora Venere, che prepara una medicina,
mescolando il miracoloso dittamo con acqua di fiume, ambrosia ed erbe medicinali;
il vecchio Japige, che ignora l'intervento della dea, bagna con quell'acqua la ferita,
la freccia esce e la piaga di colpo guarisce. L'eroe troiano si riarma e, lanciatosi nella

www.scribd.com/Baruhk
460 Canto dodicesimo

mischia, cerca Turno, solo Turno. Ma Giutuma, ansiosa per la sorte del fratello,
getta dal suo carro l'auriga Metisco, ne prende le sembianze e il posto, e guidando
essa il carro, riesce ad evitare l'incontro con Enea, che sfiorato da un dardo di Mes-
sapo, abbandona la ricerca di Turno e si getta furioso nella lotta. La battaglia diventa
sempre più ardente e sanguinosa da ambedue le parti, allorché Enea, ispirato dalla
madre, decide di risolvere la situazione assalendo Laurento. I cittadini, chiusi dentro
la città, sono discordi e atterriti. La regina Amata, credendo Turno morto, disperata
e colpevole, s'impicca; Lavinia si dispera; Latino si strappa le vesti. Quando Turno,
che si trova con la sorella ai margini del campo, sente il rumore della città, e Saces,
che arriva in quel momento, lo informa di ciò che accade, salta giù dal carro, abban-
dona la sorella e corre fra i combattenti gridando di sospendere la lotta, perché lui
solo combatterà. Enea, udite le parole di Turno, ne gioisce. Tutti si ritirano e depon-
gono le armi. I due rivali sono l'uno di fronte all'altro, si scagliano le aste, indi, come
due tori infuriati della Sila, con rapida corsa vengono al corpo a corpo. Turno
assesta un gran fendente sull'elmo di Enea, ma la spada che non era la sua, ma quella
di Metisco, si spezza e, rimasto disarmato, si dà alla fuga, inseguito da Enea, la cui
asta però si conficca tra le radici di un olivo sacro a Fauno, dio favorevole a Turno;
e il Troiano non riesce a svellerla. Della circostanza ne approfitta Giuturna, che
porta al fratello la sua spada; ma a sua volta Venere, indignata, consegna l'asta
al figlio. Cosl i due rivali sono nuovamente di fronte: Turno con la spada, Enea con
la spada e l'asta. A questo punto Giunone, che da una nuvola ha assistito al duello,
si avvicina a Giove, e le dice che ogni u1teriore opposizione al Fato sarebbe inutile:
«Oggi è il giorno fatale». Cosl il re e la regina dell'Olimpo concludono insieme
questo patto: Enea vincerà e i due popoli si fonderanno in un popolo solo, ma i
Latini conserveranno la lingua e i costumi delle loro antiche genti. Dalla fusione
tra.rrà origine la stirpe dei Romani, e il nome di Troia sarà ricordato soltanto dalla
storia. Concluso il patto, Giove manda sulla terra una Furia che, trasformatasi in
gufo, uccello di malaugurio, svolazza intorno all'eroe rutulo, il quale presagisce cosl
la sua prossima fine. Anche Giuturna comprende il significato del malaugurato uccello,
e disperata si getta piangendo nella profondità del suo fiume, maledicendo il ctestino
che l'ha voluta immortale e non le permette di morire insieme col fratello. Il com-
battimento fra i due rivali riprende. Enea minaccia Turno a gran voce; Turno, rasse-
gnato, risponde che non lui lo vincerà, ma gli dèi avversi e il destino; e tenta di
colpire Enea con un grosso macigno. Ma gli mancano le forze, e il Troiano ne appro-
fitta scagliandogli contro l'asta, che lanciata con tutta la forza gli trapassa lo scudo,
gli fora la corazza e gli si conficca in una coscia. Turno, costretto a piegare a terra il
ginocchio, implora da Enea di non infierire sull'infelice suo padre e di restituire ai
suoi il suo corpo vivo o morto, come vorrà. Lo riconosce vincitore, signore d'Italia
e di Lavinia, e lo scongiura di non andar oltre con la vendetta. Enea è molto vicino
a commuoversi, ma vede sulle spalle di Turno il balteo di Fallante. Il ricordo del
giovinetto morto lo accende di sdegno, e nel nome di lui gli vibra il colpo mortale.
«Il corpo di Turno si distende nel freddo della morte»; la sua anima vola gemendo
verso il regno dei morti.

www.scribd.com/Baruhk
CANTO DODICESIMO 1·4· Turno capì che i La-
tini, ecc.: il giorno prima la
Turno si dichiara pronto al duello con Enea (1-104) - Turno ed cavalleria italica, dopo la
morte di Camilla, si era
EI?ea prima del ?uello (105~146)- Il campo del duello (147-172)- scompigliata e ritirata in fu-
Gmturna, sollecitata da Gmnone, soccorre Turno (173-205) - Si ga nella città di Laurento.
giurano i ~atti (206-277) - Giutuma turba l'accordo (278-343) - Turno aveva abbandonato le
Enea è fe~lto (344-411) - Turno fa strage di nemici (412-482) - posizioni che aveva occupato
Ene31 guarito da Venere (483-553)- Enea ritorna sul campo di bat- per tendere un'insidia ad E-
tagh~ (~54-585) - 9iuturna si fa auriga di Turno (586-627) - Le
nea in marcia verso la città
strag~ di Enea e d1 Turno (628-693) - Venere ispira ad Enea di
latina, e i due eserciti alla
ass~hre ~urento (69_4-740) - ~mata si uccide (741-767) - Turno fine erano venuti a trovar-
dec1de d1 affrontare d suo destmo (768-866) - I due campioni di si vicinissimi l'uno all'altro
fronte (867-984) - Il patto tra Giove e Giunone (985-1047) - Il nella campagna prossima a
duello finale e la morte di Turno (1o48-n8o). Laurento, ma il sopraggiun-
gere della notte aveva impe-
dito Io scontro. Perciò il
Turno si dichiara pronto al duello con Enea poeta in questi versi presup-
pone che Turno durante la
notte siasi recato alla reggia
TURNO capi
ad esporre al re Latino le
sue preoccupazioni e i suoi
progetti sull'andamento del-
che i Latini prostrati dalla guerra
erano giunti all'estremo. Lo guardavano fisso, le operazioni belliche: in
primo luogo lo scoraggia-
gli chiedevano conto delle vecchie promesse: mento dei soldati e la sua
decisione di affidare l'esito
TURNO SI DICHIARA PRON· sposa di uno straniero; ma della guerra al suo duello
TO AL DUELLO CON ENEA (1- Turno risponde che anche la con Enea. - Lo guardavano
104). - Di fronte alle immen- sua spada sa dare la morte, e fisso: con quello sguardo i
se perdite e al malumore dei che comunque egli non vuo- soldati invitavano Turno ad
suoi soldati, Turno dichiara le essere un vile. Vane sono aver pietà dei loro mali, a
di essere pronto al duello anche le preghiere di Amata mantenere la promessa di
con Enea. Il re Latino tenta e le lagrime di Lavinia; T ur- combattere da solo e forse
invano di dissuaderlo, esor- no ordina al suo araldo di vi aggiungevano anche una
tandolo ad accontentarsi del portare la sfid,l ad Enea e di tacita accusa di viltà. « In
suo regno e alla rinuncia di fissare il duello per l'indo- ciò - annota il Pascoli, - è
Lavinia, che i Fati vogliono mani. il r'ragico della sua vita: pa-

www.scribd.com/Baruhk
462 Canto dodicesimo

rere spesso tutto il contrario s l'implacabile eroe allora s'infiammò


di quello che è: parere qua- di sdegno e di baldanza. Come nelle pianure
si vile, essere forte. senza
però scampare, né còn que- africane un leone, gravemente ferito
sto essere né con quel pare- al petto dalle !ance dei cacciatori, muove
re, alla morte acerba ». all'attacco, vibrando con terribile gioia
5-13. s'infiammò di sde- 10 i muscoli chiomati dd collo, spezza impavido
gno, ecc.: le difficoltà e la
diffidenza lo rinfrancano, gli il dardo assassino che gli ha trafitto il corpo
dànno nuovo vigore: Turno, e freme con la bocca sanguinante: cosi
consapevole delle sue respon- la violenza di Turno avvampa furiosa.
sabilità e fiero del suo valo- Allora si rivolge con impeto a Latino:
re, reagisce al venir meno
della stima e della fiducia 15 «Turno non esita piu: non c'è nessun motivo
antiche con il proposito rab- perché i vili Troiani rinneghino le loro
bioso di far ricordare ai suoi promesse o si rifiutino di mantenere i patti.
con i fatti, ch'egli non ha Sono pronto a combattere. Prepara i sacrifici,
paura né di battaglie, né di
duelli. - Come nelle pianu- o padre, e stabilisci le regole del duello.
re, ecc.: la similitudine, imi- 20 O io con questo braccio spedirò giu nel Tartaro
tazione da Omero, ma di- qud disertore asiatico (i Latini staranno
versa di spirito per l'origina-
lità dell'ispirazione poetica tranquillamente a sedere, guardando lo spettacolo)
tutta virgiliana, mette bene vendicando da solo l'oltraggio comune;
in luce lo stato d'animo di o Enea sarà padrone dei vinti e avrà Lavinia
Turno e il suo carattere. L'e- 25 per sposa ». Gli risponde pacatamente Latino:
roe è fiero e di sentimenti
nobili, ma anche facile alle « Giovane coraggioso, quanto piu ti dimostri
decisioni precipitose, irrazio- ferocemente eroico, tanto piu trovo giusto
nali, alle reazioni violente,
impulsive, per la sua grande più, ecc.: il discorso di Tur- sarcasmo, per punzecchiare i
sensibilità alle condizioni del no è breve, spezzato, risolu- Latini poco entusiasti o ad-
momento. Sono un esempio to. ~ l'eroe che, ferito nel dirittura contrari alla guerra.
l'abbandono imprudente del- suo orgoglio, si solleva al di Con eguale sarcasmo Turno·
l'agguato appena seppe della sopra della stessa realtà, ha sferzato i Latini, quando,
morte di Camilla e la pro- pronto al sacrificio, pur di riuniti in assemblea, vengo-
messa fatta in consiglio di piegarla al suo volere. - le no presi da costernazione
scendere in campo da solo loro promesse: non promes- all'annuncio dell'appressarsi
contro Enea, in risposta al- sa e neppure proposta, ma dei Troiani alle mura della
l'invito provocatorio di Dran- semplicemente rimprovero città (XI, 571-574). - l'ol-
ce. Ora che la situazione si era il contenuto delle parole traggio comune: l'invasione
è fatta difficile e pericolosa, rivolte da Enea agli amba- e la pretesa di Enea di occu-
egli appare bensl ancor più ~ciatori latini (Xl, 141-143). pare, pur come ospite pacifi-
impavido e fiero fra lo sgO·· Fu Drance che nel consiglio co, una parte del territorio
mento generale, ma lo cruc- · le interpretò come una sfida laziale, offendevano non Tur-
(Xl, 466). - Prepara i sacri- no soltanto, ma tutti i Lati-
eia di essere chiamato in cau- ni. - pacatamente: il vecchio
fici: gli antichi non conclu-
sa come colpevole delle scia- devano nessun patto senza re conserva il suo naturale
gure toccate al popolo, di farlo precedere da sacrifici. contegno tranquillo, che è
vedere fissi su di sé gli sguar- -·quel disertore asiatico: E- quello del saggio.
di di tutti, di sentirsi ferito nea, cosi designato con di- 26-29. Giovane coraggio-
nel suo orgoglio di capo e di sprezzo e ingiustamente, per- so, ecc.: dignitoso e amore-
combattente. ché fuggl dall'Asia. - i La- vole, il vecchio re Latino
15-25. Turno non esita tini... a sedere: è detto con parla al giovane Turno con

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 63

che io sia circospetto e prudente, e che vagli ca, ecc.: Latino sta affron-
tutto con attenzione. Hai il regno di tuo padre tando l'argomento più scot-
Dauno e molte città conquistate in battaglia; tante, quello di Lavinia, e ne
30 previene il suo interlocutore.
e per di piu Latino è ricco e ti vuol bene. 37-38. del vecchi preten-
Ci son tante ragazze da marito nei campi denti: sono i pretendenti an-
di Laurento e nel Lazio, e tutte di gran razza. teriori ad Enea, ed erano
Permetti che ti dica cose non certo facili molti: «La chiedevano in
molti, dal Lazio e dall'Auso-
35 a dirsi, superando le reticenze, e accogli nia »(VII, 67).- cosl presa-
bene le mie parole. Non era destinato givano: allude ai prodigi ed
che sposassi mia figlia ad alcuno dei vecchi ai responsi che preannuncia-
pretendenti: cosi presagivano tutti, vano Lavinia sposa di uno
straniero (VII, 72 e sgg.).
e Dei ed uomini. Vinto dall'affetto per te, 40. dal sangue affine: A-
40 dal sangue affine e dai pianti noiosi di mia moglie, mata era sorella di Venilia,
ruppi gli impegni presi, tolsi la sposa al genero madre di Turno.
fatale ed impugnai empie armi. Tu vedi 41-42. al genero fatale: al
genero voluto dal Fato, cioè
che guerre e che sciagure mi opprimano da allora, Enea. - empie armi: empie,
Turno, quante fatiche tu soffra per il primo. perché la guerra è stata com-
45 Due volte vinti in campo, a stento difendiamo battuta per un motivo con-
le speranze d'Italia chiusi nella città; trario alla volontà degli dèi.
Questo giudizio è natural-
le correnti del Tevere ancora sono calde mente di Latino, non di Tur-
del nostro sangue e immense le campagne biancheg- no, il quale era di opinione
[giano ben diversa.
d'ossa. Perché, perché ho mutato parere? 46. le speranze d'Italia:
tutte le speranze degli I tali-
50 Quale triste follia m'ha sconvolto la mente? ci sono riposte nella resisten-
Se sono pronto a accoglierli da alleati, una volta za di Laurento all'assalto
morto Turno, perché non far la pace adesso dell'esercito guidato da E-
nea.
con Turno sano e salvo? Cosa diranno mai
49· Perché, perché ... pare-
i consanguinei Rutuli e tutta l'Italia re?: Latino riconosce la sua
55 se avrò fatto ammazzare (il Fato mi smentisca) condotta contradditoria, e se
chi voleva mia figlia per moglie e me per suocero? ne pente; si pente di aver ac-
colto amichevolmente gli am-
basciatori di Enea e poi di
la voce della ragione e con rinchiusa, ebbe egualmente non aver impedito la guerra.
l'affetto di un padre. Gli ri- un figlio, Perseo, e proprio Latino è buono, ma anche
conosce il valore, non la pru- da Giove trasformatosi in debole; l'incertezza e l'esita-
denza, l'agire impetuoso, non pioggia d'oro. Il padre allo- zione sono i principali difet-
la calma che proviene dalla ra la fece gettare in mare ti del suo carattere.
ponderazione. chiusa con il figlio in una 51-56. Se sono pronto,
29-30. padre Dauno: se- cassa, che approdò in Puglia. ecc.: il discorso di Latino,
condo la leggenda Acrisia, Quivi Danae sposò Pilunno, finora prudente e spesso, per
re d'Argo, avendogli l'oraco- da cui ebbe Dauno, e col non offendere e irritare il ni-
lo predetto che dalla figlia marito fondò Ardea. Da pote, fatto di giri di parole,
Danae sarebbe nato un ni- Dauno e dalla ninfa Venilia, diventa più esplicito. Se, di-
pote che l'avrebbe ucciso, sorella di Amata, sarebbe na- ce il vecchio re, sono dispo-
rinchiuse la figlia in una tor- to Turno. sto ad accogliere i Troiani
re. Ma Danae, benché cosl 34-36. Permetti che ti di- come alleati con Turno mor-

www.scribd.com/Baruhk
464 Canto dodicesimo

to, a maggior ragione devo Considera le varie fortune della guerra,


poterli accogliere con Turno abbi un po' di pietà per quel povero vecchio
vivo. Perciò conviene fare la
pace, poiché, continuando la di tuo padre, laggiu, nella lontana Ardea! »
guerra, Turno può anche mo- 60 La violenza di Turno non è per nulla scossa
rire e i Rutuli e tutta l'Ita- da tali detti: il cuore dell'eroe s'inasprisce
lia avrebbero allora tutto il
diritto di rimproverarmi d'a- piu si vuole placarlo. Appena ebbe licenza
ver lasciato ammazzare chi di parlare proruppe: «Non preoccuparti, o padre,
voleva essere marito di mia non curarti di me: !asciami conquistare
figlia e mio genero. Natural- 65 la gloria con la vita. Padre, semino anch'io
mente il pensiero all'Italia,
inesistente all'epoca dei fat- dardi col braccio e roteo una spada mortale;
ti, è di Virgilio. ed anche i miei fendenti fanno scorrere sangue.
59· Ardea: la capitale dei La Dea che l'ha messo al mondo non sarà certo là
Rutuli, cosl chiamata, secon- a coprirne la fuga con una nube (inganno
do la leggenda, dall'uccello
che presiedette con i suoi 70 da donna!) proteggendo con il figlio se stessa».
auguri alla sua fondazione. Ma la regina piangeva, spaventata dal nuovo
II discorso di Latino è co- scontro, e pronta a morire cercava di trattenere
struito con straordinaria abi- l'ardente genero. «Turno, ti prego per le mie lagrime,
lità secondo la logica del
suo carattere, cioè di chi ha per l'onore di Amata, se ti sta a cuore, (o tu
coscienza del suo dovere e 75 sola nostra speranza, conforto della vecchiaia,
della sua responsabilità, ma
che nello stesso tempo è an-
che incapace di decidere con giovane che sia, come Tur- de, fu salvato da Venere,
fermezza e di superare le dif- no, altero, ambizioso, valo- che lo avvolse nel suo man-
ficoltà che si frappongono roso e innamorato. tello; ma Diomede ferl an-
alla realizzazione dei suoi 6o. La violenza: il fiero che la dea, e in aiuto sia
onesti principi. In tal mo- proposito. della madre, sia del figlio
do egli, con benevolenza pa- 63-70. Non preoccuparti, accorse allora Apollo, il qua-
terna, cerca di convincere ecc.: con la sua consueta le li sottrasse alla furia del
Turno che al rischio della schiettezza Turno respinge guerriero greco avvolti in
guerra, enormemente aumen- le preoccupazioni di Latino una nube. Perciò Turno fon-
tato dalla gravità della si- e si esprime come se il vec- de insieme i due momenti
tuazione, è preferibile la pa- chio re non avesse parlato dell'episodio. Enea era stato
ce; che non è suo capriccio di circostanze e di fatti dei sottratto un'altra volta ai
la decisione che Lavinia spo- quali non si può ign~rare colpi di Achille da Poseido-
si uno straniero, ma volontà la gravità e l'importanza. In ne, che lo nascose in una
del Fato, e quindi che tutti lui prevale il senso dell'ono- nube (Il., V,3I4, e xx,3I8).
i mali sono nati dall'averla re; e l'onore lo si difende 73-82. Turno, ti prego,
trasgredita; che infine, se è anche a costo della vita. ecc.: Amata, prima di mani-
Inoltre Turno ha coscienza festare lo scopo che si pro-
destino che i Troiani siano pone di raggiungere, elenca
accolti nel Lazio, è meglio' della sua forza e del suo va-
lore, e non si sente per nulla tutto ciò che può toccare il
che ciò avvenga pacificamen- inferiore ad Enea, il quale cuore di Turno: il dolore
te con vantaggio di tutti, e non può aver sempre al suo che le può recare, il rispetto
specialmente di Turno, il fianco la madre che lo pro- (onore) che essa merita (e
quale è più di tutti esposto tegga coprendogli la fuga av- con intonazione affettuosa
ai pericoli della guerra. Ma volto in una nube. Con ama- pone il suo nome al posto
l'assennato ragionamento di ro e dispettoso sarcasmo del pronome), la grande im-
un vecchio non è in grado Turno allude all'episodio di portanza che lei attribuisce
di mutare le decisioni di un Enea che, ferito da Diome- a Turno, come unica speran-

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 465

tu unico sostegno della gloria e del regno mente sensibile è affeziona-


latino, tu sul quale s'appoggia la casa ta, tra la madre ardente e
lo sposo da questa riserba-
vacillante!), desisti dall'attaccar battaglia tole. Non è personaggio po-
coi Troiani. Qualsiasi sorte ti colpirà tente e invadente come Di-
so me pure colpirà, Turno: ed io lascerò done, che finisce con l'occu-
quest'odiosa vita insieme a te. Non voglio pare tutta la scena; ma pur
trattata dal poeta con deli-
esser schiava di Enea e vederlo mio genero ». cato riserbo e lasciata volu-
Le guance ardenti rigate di lagrime, Lavinia tamente in penombra nella
accolse la parole della madre arrossendo sua parte, diremmo, di stru-
mento del Fato (ché il poe-
85 d'una. subita vampa che le coperse il volto ma ha per ideale centro Ro-
e il collo di scarlatto. Come risplende il pallido ma co' suoi destini, non l'a-
avorio d'India, tinto di porpora sanguigna more di una fanciulla conte-
da un artigiano, o come i bianchi gigli, misti sa), è però donna viva e ve-
ra. Nulla dice dei suoi intimi
alle rose, si caricano di riflessi vermigli, sentimenti; ma non parlano
90 cosi arrossiva il volto chiaro della fanciulla. quelle lagrime e quel rosso-
La passione sconvolge Turno: guarda la vergine re? Turno guarda e com-
prende, e più s'infiamma ».
fissamente e desidera combattere per lei.
93-104. Ti prego... non
«Ti prego - dice a Amata - non congedarmi, mentre congedarmi, ecc.: le lagrime
muovo a una dura lotta, con lagrime e un augurio di Amata commuovono Tur-
95 cosi infausto: d'altronde non sarà certo Turno no, e la preghiera, che essa
gli ha rivolto, di non com-
che potrà ritardare il proprio destino. battere, è da lui interpreta-
O Idmone, va' a portare al tiranno trÒiano, ta come presagio infausto,
da parte mia, un messaggio che non gli piacerà: cioè come presentimento di
domani quando l'Aurora rosseggerà nel cielo un esito infelice. - d'altron-
de non sarà certo, ecc.:
ch'io possa continuare a vi-
vere o vada incontro alla
za di tutti, ora e nella vec- ai colori epici dà un cosi in- morte, non è in mio potere;
chiaia. -desisti dall'attaccar, tenso tono tragico, che ne la vita e la morte sono nelle
ecc.: Amata evita di nomi- è come il motivo fondamen- mani del destino. - Idmo-
nare Enea, quasi che l'ac- tale e ne forma l'attrattiva ne: scudiero e araldo di Tur-
cenno diretto all'eroe avver- maggiore, tutto pervadendo- no. - al tiranno troiano:
sario potesse urtare la fie- lo di una ricchissima vena di Enea. L'espressione è sprez-
rezza di Turno e irrigidirlo commovente poesia. Tra po- zante. - l'Aurora rossegge-
nella sua decisione, e si co questo senso aleggerà in- rà: alle prime luci del nuo-
esprime come se per il prin- torno alla giovinezza gene- vo giorno. Gli antichi paga-
cipe rutulo il pericolo venis- rosa di Turno, dominando e ni configurarono come divi-
se da tutti i Troiani. - me schiacciando la sua eroica ri- nità tutte le cose e tutti gli
pure colpirà, ecc.: comincia bellione» (A. Copelli). aspetti della natura; quindi
da queste parole il processo 83-86. Lavinia accolse le
che conduce la narrazione parole, ecc.: è l'unico pun- anche l'Aurora, che imma-
del poema alla sua conclu- to, in cui il poeta solleva il ginarono sorella di Elio (so-
sione tragica. Amata qui e- velo che nasconde l'anima le) e di Selene (luna), e
sprime per prima il presen- di questa fanciulla italica, rappresentavano con dita ro-
timento della sua fine, e dà più volte ricordata per ac- see e con mantello d'oro.
inizio a « qu.-.ll'aleggiare del cenni. Ma è sufficiente, scri- L'Aurora sorgeva, come il
senso della morte, che do- vono L. Bianchi e P. Nedia- Sole, dall'oceano, annuncia·
mina in tutto il canto e che ni, « a mostrarcela virgina- trice del giorno, sopra un

www.scribd.com/Baruhk
466 Canto dodicesimo

cocchio tirato da destrieri 100 correndo sul suo cocchio dalle ruote purpuree,
bianchi e rossicci, Lampo .e non guidi i suoi Troiani contro i Rutuli. Le armi
Faetonte (splendore e scin-
tillio). Discorso breve que- dei Troiani e dei Rutuli riposino: porremo
sto di Turno, e molto appro- fine noi due alla guerra, col sangue nostro solo;
priato al suo carattere ed la mano di Lavinia sarà la posta in gioco».
alla circostanza. « Il dolore
e l'esitazione delle due don-
ne, annota il Copelli, richie- Turno ed Enea prima del duello
devano appunto questa sicu-
rezza, questa quasi ostenta- 105 Ciò detto, ritornato rapidamente a casa,
zione di sicurezza che, alme- chiede i cavalli e gode nel vedersi dinanzi
no nella espressione, pare
naturale». ngli occhi, tutti un fremito, quei nobili corsieri
che la regina Orizia diede in dono a Pilunno
TuRNo ED ENEA PRIMA per fargli onore e volle che fossero piu candidi
DEL DUELLO (105-146). - 110 della neve, piu rapidi nella corsa del vento.
Turno, inviato l'araldo a Gli aurighi li circondano premurosi e accarezzano
portare la sfida ad Enea, si
prepara al duello. Si fa con- i loro petti sonori battendoli con le mani
durre i cavalli, e gode quan- a conca, pettinando sui colli le criniere.
do vede davanti a sé i suoi Turno adatta alle spalle la lorica incrostata
cavalli frementi ed i"equieti 11 s d'oro e bianco oricalco, e si cinge la spada
per l'impazienza di sfrenarsi
alla corsa; indossa le armi, facile a sguainarsi che lo stesso Vulcano
dono di Vulcano a suo pa- domatore del fuoco aveva fabbricato
dre, e le prova: all'asta po- al padre Dauno e immerso rovente nello Stige
derosa chiede che sia docile
ai suoi voleri, e la scuote per renderla infrangibile; ed imbraccia lo scudo
spirando ardore e desiderio 120 e mette l'elmo adorno di cimieri vermigli.
di abbattere l'odiato nemico. Poi afferra con forza la grande lancia, preda
Anche Enea si prepara alla strappata a Attore aurunco, che stava ritta contro
tenzone, non meno terribile
nelle armi materne, ma più un'immensa colonna nel centro del palazzo,
calmo e sereno, seppur feli-
ce che la guerra si concluda infrangibile. Virgilio si è la-
con il duello. E invia a La- n2-II3. i loro petti sono-
tino dei guerrieri con l'ac- ri, ecc.: il cavallo generoso sciato trasportare dalla fan-
cettazione della sfida. ama « la man sonora che tasia di poeta e ha fatto
percuote il collo» (Geor., scendere nel mondo dei mor-
III, 186, trad. Albini). - ti un dio del cielo, meravi-
198. Orizia: moglie del con le mani a conca: con le gliando i critici, che nella
vento Borea, che vive nella mani piegate a guisa di con- poesia vanno a ricercare la
Trada, la terra dove cresce- chiglia. logica.
vano cavalli veloci. Borea, n6. lo stesso Vulcano, 122. Attore aurunca: un
vento di settentrione che fa- ecc.: anche Turno aveva, capi degli Aurunci, che Tur-
ceva tremare la terra e scon- dunque, una spada fabbrica- no vinse in qualche guerra.
volgeva il mare, aveva rapito ta da Vulcano, ma con que- Gli Aurunci erano un popo-
Orizia sulle rive dell'Ilisso sta spada egli non combat- lo italico, forse in parte sot-
e l'aveva fatta sua sposa. terà. tomesso al regno dei Rutuli,
Non si conoscono però quali n8. immerso ... nello Sti- se essi appaiono al seguito
rapporti siano intercorsi fra ge: il dio l'aveva temprata di Turno (VII, 913).
Orizia e Pilunno, trisavolo nelle acque dello Stige, fiu- 123. un'immensa colonna:
di Turno. me infernale, e l'aveva resa forse un arnese intorno al

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 467

e la scuote, fremendo, e grida: « Asta, che mai le, ma nei suoi cavalli, nelle
fosti sorda aJ mio appello, adesso è giunta l'ora! armi e in particolare nell'a-
125 sta, l'arma sua prediletta.
Ti portò Attore il grande, ora ti porta Turno. 135-136. e prova... delle
Concedimi di abbattere il corpo del nemico, corna: l'espressione pittore-
di strappare e spezzare con forte braccio le armi sca e fantasiosa pone in evi-
che vestono quel frigio effeminato, e infine denza la furia del toro, il
quale pare che concentri la
130 sporcare nella polvere quei capelli arricciati sua ira nelle corna, sua uni-
col ferro rovente e bagnati di mirra! » ca, ma terribile arma.
È infuriato e sconvolto: scintille ardenti sprizzano 137-138. si scatena a col-
dal suo viso ed un fuoco brilla in fondo ai suoi occhi pire, ecc.: la furia del toro
~ cosl grande, che l'animale
vivi e fieri. Cosi un toro che si accinge dà l'impressione di colpire
135 a combattere mugghia tremendamente e prova nell'aria un nemico reale.
la furia delle corna lottando contro un albero, L'immagine fa pensare, co-
si scatena !l colpire il vento e sparge in aria me conseguenza, al verso
dantesco: « Sl che parea che
la sabbia con gli zoccoli, preludio alla battaglia. l'aer ne temesse» (lnf., I,
Frattanto Enea, non meno terribile, vestito 48). - sparge in aria la sab-
140 delle armi materne, si prepara a combattere bia, ecc.: il toro, ma anche
la sua femmina, batte in ter-
eccitandosi d'ira, felice che la guerra ra raspando uno dei piedi
si concluda in un patto. Poi consola i compagni anteriori, sollevando terra e
e il dolore di Julo ricordando il volere polvere, prima di avventarsi
e i disegni del Fato onnipotente; e invia nella lotta.
139-146. Frattanto Enea,
145 dei guerrieri a portare a Latino una ferma ecc.: quanto più contenuto
risposta insieme a tutti i termini dell'accordo. è il contegno di Enea! An-
che l'eroe troiano, alla vigi-
lia del duello, prova le ar-
mi, però non per trarre da
Il campo del duello esse fiducia e sicurezza. Egli
trae forza e coraggio dall'età
e dalle sue esperienze dolo-
quale si appoggiavano le ar- rose, ed anche dalla fede
13o-I3I. sporcare nella nei prodigi e nei responsi di-
mi degli ospiti e quelle che polvere, ecc.: l'asta, l'arma
il padrone di casa teneva a più micidiale ed espressiva vini che l'hanno confortato
portata di mano. Le altre ar- nel lungo viaggio e, non me-
della forza del combattente, no, al suo arrivo alle foci del
mi erano custodite in appo- infiamma Turno, e il suo
siti forzieri, detti « arma- odio contro Enea è qui più Tevere. Intorno ad Enea ~i
ria », da cui è derivato il respira un'altra aria, proprio
feroce che mai. Perciò è sin- per virtù sua, poiché egli
nostro armadio, non più de- p;olare questo monologo di
stinato a contenere armi, ma Turno all'asta. Il principe trasmette !a sua serenità ai
indumenti cd altri oggetti rutulo ha bisogno di rinno- compagni e a Julo, trasfon-
pacifici. vare la sua fiducia dopo le dendo in es'li la sua fiducia
129. quel frigio effemina- accuse dei Latini, le esorta- nel « volere e nei disegni
to: Enea, cosl indicato con zioni del re, il pian to e le del Fato».
disprezzo da Turno. Però al preghiere di Amata, lo sguar-
tempo di Virgilio i Frigi e do lagrimoso e il rossore di IL CAMPO DEL DUELLO
gli Orientali in genere ave- Lavinia; e la cerca non in (147-172). - Quando l'auro-
vano fama di essere realmen- se stesso, dove si è creato ra comincia ad illuminare
te effeminati. un vuoto ormai incolmabi- con la prima luce il nuovo

www.scribd.com/Baruhk
468 Canto dodicesimo

giorno, si fanno i prepara- Appena nato, il giorno seguente spargeva di luce


tivi del duello: si misura e la cima delle alte montagne: era l'ora che i rosei
si recinge il campo, nel mez-
zo del recinto si erige l'al- cavalli del sole cominciano a sorgere dal mare
tare, e i sacerdoti, incoro- 1so profondo, sbuffando chiarore dalle froge levate
nati di verbena e vestiti di in alto. Misurando il campo per la sfida
candidi lini, portano il fuo- sotto le grandi mura della città, i guerrieri
co e l'acqua lustrate. Attor-
no al recinto si schierano i rutuli e teucri alzavano altari fatti di zolle
due eserciti, italico e troia- erbose e fuochi sacri per i comuni Dei.
no, lucenti nelle armi di 155 Altri cinti del lungo grembiule orlato di porpora
bronzo, e nell'attesa pianta-
no a terra le aste e abbassa- e incoronati di steli di verbena portavano
no gli scudi. Dall'alto delle acqua di fonte e fuoco. La truppa ausonia avanza;
mura, delle torri e dei tetti armate di giavellotto le squadre si rovesciano
delle case, vecchi, donne e dalle porte affollate. Dall'altra parte accorrono
bambini guardano ansiosi e
trepidanti. 160 gli eserciti troiano ed etrusco con armi
varie: coperti di ferro come dovessero muovere
147-I.5I. Appena nato, il a battaglia, chiamati dal terribile Marte.
giorno, ecc.: avverti la gran- In mezzo alle migliaia di guerrieri si aggirano
diosità di questo ampio qua- i capi adorni d'oro e di porpora: Mnèsteo
dro naturale illuminato dai
primi raggi del sole nascen- 165 discendente d'Assaraco, il forte Asila e il figlio
te. Al duello che doveva se- di Nettuno, Messapo domatore di cavalli.
gnare l'inizio di un nuovo Dato il segnale, ognuno si ritirò al suo posto
corso della storia, la fortu-
na di Roma, non potevano piantando in terra l'asta e posando lo scudo.
mancare i raggi del sole il- Bramosa di vedere il duello una folla
luminanti « la cima delle 170 di plebe disarmata, vecchi invalidi e donne
alte montagne ~. e la visio- riempie le torri e i tetti delle case, e s'addensa
ne grandiosa dei cavalli che
sorgono « dal mare profon- fitta sul limitare delle altissime porte.
do, sbuffando chiarore dalle
froge levate in alto ~.
1.51-1.54· Misurando il Giuturna, sollecitata da Giunone, soccorre Turno
campo, ecc.: guerrieri rutuli
e troiani delimitano con uno
steccato il campo, e lo sgom- le vittime. Essi indossavano le mura e sui tetti delle case
brano da ogni ostacolo. - un grembiule, che discende- si dispone la folla inerme dei
alzavano altari: prima del va fino ai piedi ed era at- vecchi, delle donne e dei
duello era rituale il sacrifi- traversato obliquamente da bambini.
cio agli dèi venerati dai po- una striscia di porpora, ed
poli dei due contendenti, i avevano il capo cinto da un GIUTURNA, SOLLECITATA
quali dovevano essere garan- ramoscello di verbena. In- DA GIUNONE, SOCCORRE TuR-
ti del giuramento di atte- torno al campo si dispongo- NO (173-20.5). - Giunone
nersi rigidamente ai patti. no i soldati dei due eserciti non sa darsi pace; dall'alto
1.5.5-172. Altri cinti del con i loro capi, dei quali il del monte Albano osserva i
lungo grembiule, ecc.: sono poeta nomina il troiano preparativi del duello e, so-
i sacerdoti che, ministri del Mnesteo (V, 126), Asila, spinta dall'odio contro i Tro-
sacrificio, avevano il compi- condottiero etrusco (X, 222), iani e dal desiderio di sal-
to di apprestare il vino, l' ac- Messapo, etrusco, ma allea- vare Turno, medita di tur-
qua, il fuoco e di sacrificare to di Turno (VII, 793). Sul- bare i patti e impedire lo

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 69

Giunone intanto osservava il campo, i due schiera- fiume Numico, e un'altra nel
[menti Foro Romano, ai piedi del
Palatino, che il D'Annunzio
laurentino e troiano e la città latina descrive nel terzo libro delle
sporgendosi d'in cima alle alture che adesso Laudi, e dove la leggenda
si chiamano monti Albani: ma allora non avevano dice che i Dioscuri abbeve-
rarono i loro cavalli, quan-
nome né onore di riti festivi né alcuna gloria. do portarono ai Romani la
La Dea disse a Giuturna, la sorella di Turno, notizia della vittoria ripor-
Divinità preposta agli stagni ed ai fiumi tata contro i Latini al lago
echeggianti (fu il re celeste, Giove, a darle Regillo (406 a. C.).
!BO
184. senza memoria: per-
quest'incarico sacro, per la verginità ché Giove dimenticava spes-
toltale un giorno): 41 O Ninfa, onore delle acque, so le donne amate. Con que-
carissima al mio cuore; tu sai come tra quante ste insinuazioni Giunone mi-
donne latine ascesero alletto senza memoria ra ad acquistarsi la simpatia
di Giuturna e quindi a con-
185 del magnanimo Giove, io ami solo te, vincerla più facilmente a
e come volentieri t'abbia concesso un angolo contrastare il proposito di
dell'Olimpo. O Giuturna, sappi la tua sventura, Giove, il quale vuole che il
Fato si compia.
non accusarne me. Finché la Fortuna permise
187-188. sappi la tua sven-
- consenzienti le Parche - che gli eventi volgessero tura, ecc.: della triste sorte
190 a favore del Lazio, protessi Turno e le mura che t'aspetta, cioè di perde-
a te care: ora vedo che il giovane combatte re il fratello, non darmi col-
con Fati non eguali, che la forza nemica pa di non averti avvertita.
192-193. con Fati non e-
e il giorno delle Parche oramai s'avvicinano. guali, ecc.: perché il Fato di
No, non posso guardare con questi occhi un tal patto Turno è la sua morte, quello
195 e un tal duello! Se osi accorrere in aiuto di Enea è la vittoria. - la
di tuo fratello, affrettati: è necessario. Forse forza nemica, ecc.: una po-
tenza ostile, che guida le for-
ze troiane, e il giorno stabi-
lito, in cui Atropo, la parca
scontro. Chiama a sé Giu- uno dei monti Albani (a inflessibile che tronca lo sta-
turna, sorella di Turno e sud-est di Roma, allora sen- me della vita, sono ormai vi-
ninfa delle fonti e dei fiu- za nome e gloria), osserva cini a Turno.
nti, un tempo amata da Gio- tra dispettosa e disperata i 194-195. No, non posso
ve, che le concesse l'immor- preparativi del duello, e me- guardare, ecc.: perché il pat-
talità, e le annuncia che non dita implacata con il cuore to e il duello, di cui Giuno-
può più far nulla in favore in tumulto, di eludere an- ne conosce -l'esito, annulla-
del fratello, cui già sovrasta cora una volta il destino che no totalmente il suo piano,
la morte. La ninfa piange, e vuole la morte di Turno e che mira ad impedire l'inse-
Giunone le insinua che essa la vittoria dei Troiani. diamento dei Troiani nel La-
può ancora tener lontana dal 178-182. a Giuturna, la so- zio e l'avvio allll futura gran-
fratello la Parca, purché rie- rella, ecc.: Giuturna (in la- dezza di Roma.
sca a turbare l'accordo e a tino « Juturna » e antica- I97· ne verrà agli infeli-
provocare un nuovo motivo mente « Diuturna ») era una ci, ecc.: è ammirevole que-
di lotta. ninfa delle fonti e dei fiu- sta speranza tenace anche di
mi. Amata da Giove, ebbe fronte all'ineluttabilità del
173-177. Giunone intanto, dal re dei Celesti il dono destino! La passione giunge
ecc.: riappare sulla scena dell'immortalità. Una sor- spesso anche all'assurdo. Av-
Giunone che, dalla cima di gente le era sacra presso il verti come il discorso della

www.scribd.com/Baruhk
470 Canto dodicesimo

dea sia concitato, fatto di ne verrà agli infdici un vantaggio». Giutuma


frasi brevi, separate tra lo- ruppe subito in lagrime e percosse il bel petto
ro, ma abilmente impostate.
204-205. Così l'esorta, ecc.: con la mano, tre volte, quattro. « Non è davvero
le parole di Giunone, benché 200 il momento di piangere - disse Giunone; figlia
pronunciate con forza e sen- di Sstumo. - Fs' in fretta, e se ne trovi il modo
za incertezze, lasciano capire
che il suggerimento della dea strappa Turno alla morte: rompi i patti, chiamando
è un tentativo estremo di gli eserciti alla guerra. lo ti autorizzo a tutto ».
salvare una situazione di- Cosi l'esorta e la lascia smarrita, dubitante
sperata; e Giuturna rimane 205 e sconvolta nell'anima da una grave ferita.
perciò incerta e sconvolta.
La ninfa tenta però egual-
mente di seguire i suggeri- Si giurano i patti
menti di Giunone, sia per
amore del fratello, sia per- Ed ecco i re. Latino, possente di statura,
ché la dea si è assunta lei la
responsabilità ( « ti autorizzo avanza su una biga, le sue tempie splendenti
a tutto»). son cinte da una corona con dodici raggi d'oro
che simboleggia il sole, suo antenato. Turno
SI GIURANO I PATTI (206-
210 va su una biga bianca, brandendo nelle mani
277). - Terminati i prepa-
rativi, inizia la cerimonia del due giavellotti dal largo ferro. Dall'altra parte
giuramento. Entra per pri- avanza Enea, capostipite della stirpe romana,
mo su una quadriga Latino, sfolgorante per l'armi celesti e per lo scudo
splendente e regale, accom- stellato; lo accompagna fuor dell'accampamento
pagnato da Turno; poi giun-
ge anche Enea, che indossa
215 Julo, seconda speranza della superba Roma.
le armi divine ed è accom- Un sacerdote vestito d'un manto immacolato,
pagnato da Julo. Un sacer- candidissimo, porta un setoloso porcello,
dote spinge presso l'altare
un porcello setoloso ed una 206. Ed ecco i re: sono Marica »; ma non vi è con-
pecora intonsa, indi Enea, Latino, Enea e Turno. Anti- traddizione: Marica era iden-
brandendo alt,z la spada, giu- camente l'appellativo « re», tificata con Circe. Comunque
ra che, se sarà soccombente, che designa il capo dello sia, già il più antico critico
i vinti si ritireranno nellq stato, era attribuito anche ai di Virgilio, Servio, notò che
città di Evandro e ]ulo ab- principi, specialmente in poe- il nostro poeta trae spesso
bandonerà la regione pacifi- sia. - possente di statura: i partito, con grande libertà,
camente, né in seguito gli poeti classici raffigurano i re dalla varietà delle tradizioni.
F..neadi porteranno guerra ai dell'età eroica sempre con 216-223. Un sacerdote ve-
regni del Lazio; se vincerà, una statura maestosa e pos- stito, ecc.: Virgilio riprodu-
gli ftalici non saranno as- sente. ce scrupolosamente anche
soggettati ai Troiani, ma i 209-214. che simboleggia qui il cerimoniale dei riti
il sole, ecc.: Latino era fi- sacrificali romani: il sacer-
due popoli si uniranno con glio di Circe, cui era padre dote indossa una veste can-
alleanza eterna e leggi eguali il Sole. Il nonno di Latino dida, senza ornamenti di por-
sotto il re Latino, che avrà era quindi il Sole; e i do- pora e porta un porcellino,
tutto il potere, civile e mili- dici raggi della corona rap- che per consuetudine è la
tare. Latino conferma il pat- presentavano i dodici segni vittima richiesta nei sacrifici
to; e il sangue delle vittime, dello zodiaco. Nel canto VII, per trattati d'alleanza, e una
che sono subito immolate 58-59, Virgilio dice che La- pecora intonsa di età infe-
sull'altare, sigilla il recipro- tino « era figlio di Fauno riore a due anni. I re com-
co giuramento. e di una ninfa di Laurento, piono l'atto augurale volgen-

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 47I

una pecora intonsa nata nell'anno prima, terra, soprattutto il Lazio


e spinge le due bestie alle are fiammeggianti. che il Fato gli ha destinat~
e per la quale ha sopportato
220 Rivolti gli occhi al sole nascente i re cospargono e sta sopportando fatiche e
il capo delle vittime di frumento salato pericoli; e infine gli dèi:
e, marchiando col ferro le loro tempie, spruzzano Giove, l'onnipotente, Giuno-
ne, perché gli sia meno osti-
con le tazze gli altari. Impugnata la spada le, Marte, il dio che governa
il pio Enea cosi supplica: «Sii testimone, o sole, le battaglie, e tutte le divi-
225 e tu, terra, che invoco e per la quale tanti nità minori della terra, del
travagli ho sopportato, e tu, o Onnipotente, cielo e del mare. A tutti egli
giura di mantenere i patti:
e tu Saturnia (Dea, te ne prego, sii piu se vincerà Turno, Julo lasce-
mite verso di me!), e tu, glorioso Marte, rà il Lazio e i Troiani si ri-
Padre che imprimi a tutte le guerra la tua volontà; tireranno nel piccolo regno
di Evandro e non faranno
230 sistemi testimoni voi, fontane, che invoco, più guerra agli ltalici; se
e voi fiumi, e voi quante Divinità abitate vincerà Enea, gli Italici non
nel cielo altissimo e in fondo all'oceano ceruleo: saranno assoggettati ai Tro-
se vincerà l'ausonio Turno, siamo d'accordo iani, ma i due popoli si uni-
ranno « con alleanza eterna
che i vinti si ritirino nella città di Evandro e leggi uguali »; egli avrà il
235 e Julo vada via dalla regione; mai potere religioso e Latino
in seguito gli Eneadi dovranno ribellarsi quello politico e militare, i
Troiani costruiranno una cit-
in alcuna maniera, o portare la guerra tà che sarà chiamata Lavinia.
a questi regni. Se, invece, la Vittoria Nota come Enea, se sconfit-
sarà mia (come credo; ed i Numi confermino to, accenni soltanto a Julo.
240 con il loro volere la mia speranza!) allora Il duello era, come noi dicia-
mo, all'ultimo sangue, e ad
non chiederò che gli !tali obbediscano ai Teucri, Enea morto, rimaneva a sue-
non pretenderò il regno: i due popoli, invitti cedergli il figlio. Inoltre os-
entrambi, si uniranno con alleanza eterna serva il principio di egua-
glianza che accomuna nel
e leggi eguali. Sarò io a stabilire i culti patto vincitori e vinti; e
245 e gli Dei dello Stato; mio suocero Latino questa è certamente la con-
terrà il potere supremo civile e militare. cezione politica di Virgilio,
I Teucri eleveranno nel cielo le mie mura; che ~ell'unità dell'impero
darà I..avinia il nome alla nuova città». romano vedeva fondersi tutti
i popoli in perfetta egua-
Cosi per primo Enea. Gli succede Latino, glianza e libertà, come con-
250 guardando il cielo e tendendo la destra verso le stelle: dizione fondamentale per le-
« lo giuro per gli stessi Numi, Enea, per la terra, gare insieme, concordi e pa-
per il mare e le stelle, per i figli divini cifici, popoli diversi e di-
scordi.
dosi verso oriente, e cospar- sole, ecc.: Enea pronuncia 251-272. Io giuro per gli
gono farina abbrustolita mi- il giuramento per primo; un stessi Numi, ecc.: con la
sta con sale sul capo delle giuramento preciso e solen- stessa formula, che è quella
vittime, di cui poi segnano ne, nel quale non si avverte ufficiale del giuramento in
col ferro le tempie e infine né ostilità, né alcuna avidità. uso presso i Romani, pro-
dalle tazze spruzzano vino Invoca come testimoni del nuncia il suo giuramento per
sugli altari. suo giuramento il sole, che gli Italici, e quindi per Tur-
224-248. Sii testimone, o tutto illumina e scruta, e la no, il re Latino. Alle divini-

www.scribd.com/Baruhk
472 Canto dodicesimo

tà il vecchio re aggiunge Gia- di l.atona, per Giano bifronte, per la forza


no, uno degli dèi della più delle Divinità infernali e il santuario
antica religione, precedente
alla fondazione di Roma; e 255 dell'inflessibile Dite: mi ascolti il sommo Padre
aggiunge anche gli dèi infer- che sancisce col fulmine i patti! Tocco le are,
nali e la sacra dimora (il invoco a testimoni questi fuochi, che stanno
santuario) di Dite, re del
mondo sotterraneo. - Tocco in mezzo a noi, e i Celesti: nessun giorno potrà
le are: nelle religioni poli- indurre gli !tali a rompere questa pace, comunque
teistiche il carattere sacro, e 260 vada; nessuna forza potrà distoglierne me
quindi l'inviolabilità, erano consenziente, nemmenO' se sarà tanto grande
conferiti al giuramento dagli
dèi garanti e toccando l'ara da sprofondare in mare la terra, sommergendola
sulla quale venivano sacrifi- nel diluvio, e dissolvere il cielo giu nel Tartaro!
cate le vittime. - lì vero È ·vero quanto è vero che questo scettro - (infatti
quanto è vero, ecc.: il giu-
ramento di Latino, dettato 265 nella destra portava uno scettro) - mai piu
da comprensione e sincerità, produrrà dei virgulti fruscianti di fogliame
benché di tono cosl solenne e di leggere ombre: da quando, in fondo a un bosco,
che sconfina spesso nell'am- reciso dal pedale d'un tronco, fu staccato
polloso, non differisce da
quello di Enea, del quale ac- dalla sua pianta madre, e il ferro lo spogliò
cetta nella sostanza e nello 270 di rami e foglie. Un tempo era un albero; adesso
spirito il contenuto, pur sen- la mano d'un artefice l'ha avvolto nel lucido bronzo
za ripeterne i particolari. Gli perché i padri latini lo stringano nel pugno ».
nuoce l'immagine finale dello
scettro, che è una imitazione Con tali parole concludevano l'accordo
fredda e retorica di quello al cospetto dei capi. Quindi, secondo il rito,
di Achille (Il., V, JII e sgg.). 275 sgozzano sulla fiamma le bestie consacrate,
275-277. sgozzano sulla strappan loro le viscere ancora palpitanti
fiamma, ecc.: le vittime do-
vevano essere sgozzate sul e riempiono gli altari di vassoi ricolmi.
fuoco, perché il sangue ca-
desse sulla fiamma, e le vi-
scere, poste sugli altari in Giuturna turba l'accordo
piatti ricolmi, dovevano es-
sere ancora palpitanti per Ma ai Rutuli la lotta sembra troppo ineguale
poterne trarre gli auspici. da tempo, e i loro cuori sono in preda a diversi
280 sentimenti; il timore aumenta quando meglio
GIUTURNA TURBA L' ACCOR-
vedono da vicino che le forze sono impari.
DO (278-343). - Giurati i
patti e terminato il rito sa-
crificate, Turno scende in questo stato d'animo appro- giunge il suo effetto: tutti ar-
campo. Il giovane principe, fitta Giuturna, la quale pren- dono dal desiderio di ripren-
abitualmente fiero e spriz- de le sembianze di Camerte, dere la lotta; ma più ancora
zante energia, appare palli- valoroso guerriero, e si ag- delle parole di Giuturna li
do, chino e senza baldanza; gira qua e là rimproveran- convince un prodigio, che
e i Rutuli, che già stimava- do/i di lasciare che Turno si l'àugure Tolunnio interpre-
no il duello impari, rimango- esponga al pericolo, mentre ta favorevolmente.
no profondamente impressio- essi se ne stanno ·tranquilli,
nati. Tra le loro file comin- pur essendo pari di numero 278-28r. troppo ineguale:
cia a serpeggiare un mormo- e di valore al nemico. Il forse perché Turno è più
rio di ansioso timore, e di rimprovero di Giuturna rag- giovane, o per una evidente

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 73

Contribuisce a atterrirli l'atteggiamento di Turno Rutuli prima, tra quelle dei


Latini subito dopo si eleva-
che avanza silenzioso e venera l'altare no voci di compassione e di
inchinandosi muto, supplichevole, gli occhi timore. Questo mutamento
zss a terra; e li commuovono le guance cosf floride della folla è avvertito da
di giovenru ma sparse di livido pallore. Giuturna, che assunto l'a-
spetto di Camerte, re di A-
Appena la sorella Giuturna s'accorse miele, città leggendaria della
che il mormorio cresceva e gli instabili cuori Campania, vi si immischia
della folla volgevano a favore di Turno, e ne accende maggiormente
con un balzo si lancia tra le file assumendo gli animi. Virgilio, quando
Z90 scriveva questi versi, special-
l'aspetto e l'andatura di Camerte, famoso mente l'espressione « insta-
per antenati, illustre per il valore paterno bili cuori della folla », ave-
e lui stesso fortissimo guerriero. Tra le file va davanti agli occhi la pro-
va con la quale le plebi ro-
si lancia e, ben sapendo quello che fa, vi semina mane cambiavano idee, sim-
Z9S molte chiacchere: « O Rutuli - dice in fretta - ver- patie, amori, e con quanta
[gogna: facilità si lasciavano piegare
mandare allo sbaraglio la vita di uno solo a compiere le volontà e gli
interessi dei capipartito.
in cambio di voi tutti che siete cosi forti! 295-309. O Rutuli... ver-
Non siamo forse alla pari per numero e potenza gogna: Giuturna, nelle ve-
con i nostri nemici? Eccoli tutti: i Teucri, sti di Camerte, si rivolge ai
gli Arcadi e poi gli Etruschi, l'esercito fatale, soldati, che attendono di as-
300 sistere al duello, con poche
ostile a Turno. E, forse, avremmo un avversario idee, ma appropriate ed
espresse con frasi brevi, _in-
maggiore prestanza fisica di l'animo del giovane Turno, cisive: un elogio ed un rim-
Enea, oppure per un natura- prode e baldanzoso, ma an- provero - voi che siete cosl
le presentimento suggerito che eccitabile e istintivo. forti e di numero non infe-
dalle circostanze dei giorni Inoltre le parole di Latino, riore a quello dei nemici,
precedenti. il pianto di Amata, l'ostilità non vi vergognate di esporre
282-286. Contribuisce ad diffusa tra i maggiorenti la- uno solo al pericolo? -; una
atterrirli, ecc.: i Rutuli e tini, la sfiducia nel suo va- ironica allusione, che è una
gli altri I talici sono impres- lore che aveva sentito nelle beffa audacissima, agli ora-
sionati anche dal comporta- parole di molti, hanno creato coli che avevano ordinato
mento insolito di Turno. in lui un'insicurezza, che la agli Etruschi (l'esercito fa-
Quel suo avanzare modesto, sera prima aveva cercato in- tale) di attendere un capo
quel suo pallore in volto e vano di eliminare ammiran- straniero per punire Turno
la timidezza dei suoi atti do le sue armi gloriose. E d'aver accolto e protetto Me-
commuovono tutti i presen- in questo suo atteggiamento, senzio; una diretta sollecita-
ti. Questo insolito ed im- che il momento spiega e giu- zione dell'amor proprio -
provviso atteggiamento di stifica, l'altezzoso, lo sprez- Turno sarà glorioso ed ono-
Turno è veramente un'in- zante, il rozzo Turno ci ap- rato come un dio, noi che
congruenza del poeta, come pare più umano, più vero, e ce ne stiamo inerti 'saremo
sostengolio alcuni critici? ci ispira un sentimento di
Non sembra, anche se il let- pietà e di simpatia, come se schiavi. - È un discorso
tore non è stato preparato, fosse vittima di una ingiu- completamente diverso, ~
neppure da un sem.plice ac- stizia. quindi opposto, a quello dt
cenno. Virgilio ha intuito 288-295. e gli instabili Drance, poiché mentre que:
che le cerimonie solenni, pre- cuori, ecc.: l'atteggiamento sti diceva ingiusto che tanti
paratorie del duello, hanno i.nsolito di Turno impressio- combattenti dovessero espor-
influito profondamente sul- na i soldati, e tra le file dei si al pericolo per uno solo,

www.scribd.com/Baruhk
474 Canto dodicesimo

a testa solamente se combattessimo uno


sf e l'altro no. Davvero Turno diventerà
per la sua gloria uno dei Celesti, agli altari
30S dei quali si consacra, e sarà sempre vivo
nella memoria di tutti! Ma noi, persa la patria,
saremo costretti a obbedire a un padrone
superbo. Tutta colpa dell'inerzia che qui
ci vincola, a sedere! ». L'anima dei guerrieri
310 s'accende sempre piu a simili parole,
e un mormorio serpeggia per le file. Gli stessi
Laurentini e Latini van mutando parere:
coloro che speravano la fine della guerra
come unica salvezza dello Stato, ora vogliono
31S le armi ed invocano la rottura dei patti,
compiangendo la sorte infelice di Turno.
Giuturna fa di meglio. Manda dall'alto cielo
un segno prodigioso, che turbò ed ingannò
gli animi degli ltalici piu di tutto. Difatti
Giuturna dice ingiusto che
320 ecco l'aquila fulva di Giove poderosa
uno solo si sacrifichi per volare nel cielo rosso del primo sole, inseguendo
tutti. uno stormo d'uccelli acquatici che urlava
3II-316. gli stessi Lauren- frenetico di paura, c, abbassandosi sino
tini, ecc.: sono quelli che più a sfiorar l'acqua, cogliere rapacemente un cigno
di tutti bramavano la pace;
e il poeta con « gli stessi » 32S stupendo, all'improvviso, con gli artigli uncinati.
pone in evidenza l'efficacia Gli Italici osservavano con attenzione. Tutti
delle parole del falso Camer- gli uccelli con fragore invertono il loro volo
te. - coloro che speravano,
ecc.: chi prima sperava che (cosa stupenda! ), oscurano il cielo con le penne
il conflitto si risolvesse be- e stretti in una nuvola inseguono il nemico
ne, nello stesso interesse 330 per aria, finché l'aquila, vinta dalla violenza
dello stato, senza la guerra. avversaria e dal peso stesso, s'arrende e molla
320-343. ecco l'aquila ful-
va di Giove, ecc.: il fatto dagli artigli la preda giu nel fiume, poi sale
prodigioso è dagli I talici in- altissima a nascondersi nel folto delle nubi.
terpretato propizio e saluta- I Rutuli salutarono l'auspicio con un grido,
to con grida di gioia. Ne
dà conferma l'àugure Tolun- 33S impugnando le armi; e l'augure Tolunnio:
nio, che interviene con en- « Ecco, ecco - dice - quello che tante volte ho
fasi e sicurezza, dicendo che nei miei voti. Accetto e riconosco gli Dei. [chiesto
l'aquila era Enea che tenta- Sguainate le spade e seguite il mio esempio,
va di rapire Turno, e lo stor-
mo di uccelli acquatici i miseri, che un crudele straniero terrorizza
soldati italici che lo hanno 340 come deboli uccelli, devastando le vostre
liberato. - stretti in una nu- spiagge con la violenza! Lo vedrete fuggire
vola: strettisi insieme per
l'assalto, formando, cosl com- e far vela lontano, verso il mare profondo.
patti, come una nube. Su, serrate le file, difendete il re vostro! »

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 475

Enea è ferito 344· lanciò un giavellot-


to: Tolunnio alle parole fa
Avanzando di corsa lanciò un giavellotto seguire i fatti e lancia egli
34S contro il nemico: l'asta di corniolo, stridendo stesso un giavellotto, che
fende diritta l'aria. Contemporaneamente colpisce un Arcade, uno dei
nove fratelli di Gilippo che,
scoppia un clamore immenso: poiché la folla è in sub- venuto con Evandro dall'Ar-
[buglio cadia, aveva sposato un&
ed i cuori in tumulto. Dirimpetto a Tolunnio donna etrusca. L'atto di To-
c'erano nove fratelli bellissimi, generati lunnio è come il segnale
della battaglia, e chi lo ha
3SO all'arcade Gilippo dalla fedele moglie dato non è un soldato qual-
di sangue etrusco: l'asta volando colse in pieno siasi, ma un sacerdote inve-
uno di questi, giovane che spiccava fra tutti stito eli una autorità parti-
colare.
per la sua leggiadria e le armi lucenti,
361. dalle armi dipinte:
gli trafisse il costato nel punto in cui la cinta forse gli scudi, dipinti con
3SS ben tessuta s'affibbia sul ventre, e lo distese immagini di divinità.
morto sopra la fulva arena. I suoi fratelli, 363-366. Abbattono gli al-
giovani coraggiosi, sconvolti da quel lutto, tari, ecc.: specialmente La-
tini e Rutuli, che più di tutti
impugnano chi spada, chi giavellotto, e irrompono si preoccupano di cancellare
urlando nella mischia, alla cieca. Li affrontano la testimonianza più com-
360 i Laurentini. Dilagano compatti Teucri, Etruschi promettente. Senza gli alta-
e gli Arcadi dalle armi dipinte. Desiderio ri essi possono dimostrare
d'essere insorti non infran-
comune è definire la questione con le armi. gendo i patti, cosa sacrilega
Abbattono gli altari - una tempesta torbida da cui aborriscono, ma dopo
di proiettili ingombra tutto il cielo e ricade il prodigio dell'aquila e l'in-
terpretazione augurale diTo-
36S in una pioggia di ferro-; portano via le tazze lunnio che, seguita dal suo
e i fuochi. Il re Latino fugge recando seco esempio, li ha convinti a
le statue degli Dei offesi dalla rottura considerare i patti come nul-
dell'accordo. E c'è chi prepara il carro da guerra li. Anche i sacerdoti porta-
no via le cose sacre {« le taz-
o salta sul cavallo o sguaina la spada. ze e i fuochi»), mentre il cie-
370 Ansioso d'infrangere il patto Messapo sprona il ca- lo è ingombro da una tor-
[vallo bila tempesta di dardi, che
poi cadono sulla terra come
e va addosso ad Auleste, un principe etrusco pioggja 'di ferro.
che portava le insegne di re: indietreggiando 366-369. Il re Latino, ecc.:
Latino, inorridito dalla sacri-
ENEA È FERITO {344-4II ). Enea corre a testa nuda nel lega rottura dei patti, sot-
- T olunnio alle parole fa se- folto della battaglia, e tenta trae ad un oltraggio peggio-
guire i fatti, e scaglia un gia- invano, alzando le braccia, re le statue degli dèi portate
vellotto contro il nemico, uc- per il giuramento, e fugge.
cidendo un giovane arcade. di calmare gli animi. Men-
Non sa fare altro; non certo
La reazione è violenta, e la tre chiama tutti a migliori d'imporsi alla folla, di cui
mischia divampa generale. consigli e grida che egli solo anche in questa cidcostanza
L'altare è travolto, i sacer- deve combattere con Turno, accetta supinamente l'impo-
doti se ne vanno, Latino una freccia, lanciata non si sizione.
fugge nella reggia portando sa da chi, lo ferisce ad una 371. Auleste: uno degli
con sé le statue degli dèi. gamba. Etruschi alleati di Enea.

www.scribd.com/Baruhk
476 Canto dodicesimo

378. Prendi questo: pren- il disgraziato Auleste stramazza e si rovescia


di questo colpo. La frase
elittica esclamativa è presa con la testa e le spalle su un'ara che sorgeva
dal circo e adattata alla 375 dietro di lui. Impetuoso Messapo corre addosso
circostanza. Gli spettatori, al caduto e, levandosi sul cavallo, con l'asta
quando un gladiatore cade- enorme lo colpisce mentre invano cercava
va ferito, esclamavano « ha-
bet », l'ha avuta!, sottinte- d'impietosirlo e pregava. «Prendi questo- gli grida.
sa la ferita. - Ecco la miglior vittima offerta ai grandi Dei! »
379· Ecco la miglior vit- 380 Accorrono gli Italici e spogliano le membra
tima, ecc.: la vittima più tiepide. Corineo afferra dall'altare
accetta agli dèi di quelle
offerte da Latino. L'espres- un tizzone rovente e con quello percuote
sione è molto forte, superba nel volto l'accorrente Èbuso che già stava
e quasi sarcastica; e poteva per ferirlo. La barba d'Èbuso s'incendiò
pronunciarla un empio, o un 385 con una gran vampata e un fumo puzzolente;
incosciente, oppure chi aves- e Corineo l'insegue, afferra per la chioma
se sicura coscienza che i pat-
ti giurati fossero vani. Non lo sbigottito avversario, lo inchioda sul terreno
certo a caso, dopo la viola- premendogli un ginocchio addosso e gli trafigge
zione dei patti, Virgilio fa il fianco con la spada. Podalirio. vedendo
cadere la prima vittima sulle 390 correre in prima fila tra le frecce il pastore
are che erano servite al giu- Also, l'incalza, in mano la spada sguainata:
ramento.
380. spogliano le membra: d'un rovescio di scure l'altro gli spacca la fronte
spogliano il caduto Auleste sino al mento, bagnando le sue armi di sangue.
delle armi, secondo il dirit- Una quiete pesante ed un sonno di ferro
to comune di quei tempi. 395 gravano sulle palpebre stanche di Podalirio,
381-383. Corineo... Ebu- i suoi occhi si chiudono nella notte infinita.
so: il primo Troiano, il se-
condo Latino. Il tizzone tol- I n tanto a testa nuda il pio Enea tendeva
to dall'altare indica l'empie- le mani disarmate gridando ai suoi: «Ma dove
tà di questa lotta; perciò correte? Che cos'è questa discordia improvvisa?
essa trascende in zuffa, in 400 Reprimete il furore; il patto è già concluso,
cui i combattenti sembrano
travolti da cieco furore. le condizioni firmate! Tocca soltanto a me
384-385. La barba d'Ebu- combattere: lasciate fare a me e allontanate
so, ecc.: la barba che brucia ogni paura. Io farò valere i patti
e il puzzo che sparge intor- con la mia mano! Turno ormai m'è destinato
no sono una nota comica 405 solennemente! ». Ed ecco, proprio in mezzo al discorso,
che attenua l'impressione di-
sgustosa di questi atti cru-
deli e feroci.
389-391. Podalirio ... Also: patto giurato, e con l'elmo patti religiosamente consa-
guerriero troiano il primo, in mano e la spada nel fo- crati, merita veramente l'ap-
rutulo il secondo. - in ma- dero, senza altre armi, s'inol- pellativo di pio.
no: con in mano. tra tra i combattenti con l'in- 404-405. Turno ormai,
tento di frenare la loro fu- ecc.: in virtù dei patti,
392. l'altro: Also. ria pazza. In mezzo a quella Turno deve combattere con
397-398. Intanto a testa zuffa furibonda, disarmato e me; a voi non è più lecito
nuda, ecc.: Enea non può e incurante di sé, solo preoc- impugnare le armi. Ma l'e-
non wole venir meno al cupato di far rispettare i spressione potrebbe anche

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 477

una stridula freccia si piantò nella gamba ranza, si getta nella battaglia
can il consueto impeto, e
dell'eroe: non si sa da chi scagliata, o spinta mena strage di nemici.
da quel turbine. È incerto chi abbia dato ai Rutuli
tanta gloria, se un caso o un Dio: poiché nessuno 412-416. Turno pronto ...
410 mai ha osato vantarsi d'aver ferito Enea, le redini: Turno, appena ve-
la fama della grande impresa è rimasta oscura. de Enea allontanarsi dal
campo ferito, mosse dalla
speranza di sopraffare, du-
rante la sua assenza, le forze
Tumo fa strage di nemici troiane e quindi di evitare
il duello, sale sul carro, affer-
ra le redini ed entra veloce
nel turbine della battaglia.
Appena vide Enea uscire dalle file Di solito il carro, dal quale
e i comandanti sconvolti, Turno pronto s'accende il guerriero combatteva, era
d'improvvisa speranza: chiede le armi e i cavalli, guidato da un auriga; ma
Turno ha fretta e, sicuro di
415 con un salto è sul carro, superbamente fiero, sé, parte guidando egli stes-
e maneggia le redini. Volando qua e là so i cavalli. Particolare, que-
uccide molti forti guerrieri e· ne ferisce sto, molto eloquente per la
molti altri, atterrando col suo cocchio le squadre, caratterizzazione di questo
giovane impulsivo.
scagliando sui fuggiaschi le aste strappate ai morti.
42o-427. vicino alla ... del-
420 Come quando, vicino alla diaccia corrente l'Ebro: nelle campagne at-
dell'Ebro, il sanguinoso Marte batte lo scudo traversate dall'Ebro, oggi
con l'asta, scatenato, ed incita i furiosi Maritza, fiume principale
cavalli alla battaglia (i corridori volano della Tracia, regione assai
bellicosa, consacrata a Mar-
nell'aperta pianura dinanzi ai Noti e a Zefiro, te e detta perciò anche Mar-
425 l'estrema Tracia piange per quei colpi di zoccoli, zia. - sanguinoso: perché,
e intorno al Dio si muove la sua scorta che ha i volti come dio della guerra, insa-
ziabile di stragi. - batte lo
della nera Paura, dell'Ira e dell'Insidia): scudo con l'asta: per atter-
rire i nemici e per incitare
significare: Turno ormai è molti secoli dopo altre orde i soldati alla lotta. - ai N oti
mia preda. selvagge, che però varche- e a Zefiro: più rapidi dei
406-41 I. una stridula frec- ranno le sue mura non senza venti Noti e di Zefiro. I Noti
cia, ecc.: la provenienza del- trepidazione, anche se poi sono venti di mezzogiorno;
la freccia è ignota; nessuno devasteranno le sue case e Zefiro di ponente. - l'estre-
riesce a sapere chi ha ferito i suoi templi. Così in questi ma Tracia: tutta la Tracia,
Enea, perché nessuna forza versi appare dominante una fino ai suoi estremi confini.
umana poteva colpire l'eroe forza occulta, cattiva; e il - la sua scorta... Insidia:
troiano, consacrato ormai al breve episodio è tutto per- Paura, Ira, Insidia sono per-
duello, che doveva coronare vaso dal mistero e da un'on- sonificazioni dei terrori del-
le sue fatiche e dare inizio da suggestiva di poesia. Ia guerra, che formano la
alla creazione del destino fa- scorta di Marte. « Nota in
tale di Roma. Anche la città TURNO FA STRAGE DI NE- questa similitudine un certo
eterna un giorno avrà i suoi MICI (412-482). - Enea, fe- che di mosso e di concitato,
nemici, ma nessuno, nemme· rito ad un ginocchio, si al- un rapido accenno a parti-
no Annibale, oserà assalirla. lontana dal campo della lot- colari tutti essenziali ed
Solo i barbari avranno l'ar- ta sostenuto dai suoi, e Tur- espressivi, una varietà di
dire di colpirla: i Galli e no, animato da nuova spe- suono che ha toni smorzati

www.scribd.com/Baruhk
478 Canto dodicesimo

e quasi cupi, per quel certo cosi Turno impetuoso sferza in mezzo alla mischia
che di misterioso che porta i cavalli fumanti di sudore, schiacciando
seco il corteggio di Marte »
(A. Copelli). 430 crudelmente i cadaveri; lo zoccolo veloce
428-431. così Turno impe- sparge spruzzi sanguigni, pestando sangue e arena.
tuoso, ecc. : il particolare è Ha dato già alla 01orte Stènelo, Tàmiro, Folo,
di un verismo crudo, quasi i primi due attaccandoli corpo a corpo ed il terzo
selvaggio, ma come preludio
dell'ultima strage dd cam- da lontano. Egualmente da lontano massacra
pione italico è anche di una 435 i due Imbràsidi, Glauco e Lade, che il loro babbo
grandezza epica. Questi alti aveva allevato in Licia e armato d'armi eguali
e bassi dello stato d'animo per combattere a piedi o correre a cavallo.
di Turno fatti di eccitazione
e di depressione, non sono Da un'altra parte s'avventa nella battaglia Eumede
determinati da viltà, ma da valorosissimo figlio dell'antico Dolone.
inquietudine. Egli non ha 440 Ha il nome di suo nonno ma il coraggio e la forza
davanti a sé una visione di di suo padre che, un giorno, offrendosi di andare
certezza, ma l'ombra di un
funesto presagio, che ora si esploratore al campo dei Danai osò chiedere
addensa, ed egli rimane nei in ricompensa il cocchio del Pelide: ben altra
suoi atti come paralizzato, ricompensa gli inflisse, per tanto ardimento
ora si dilegua e l'eroe si
esalta con tutta la potenza 445 il figlio di Tideo! E Dolone da allora
del suo istinto impulsivo. non può aspirare piu ai cavalli di Achille.
Completamente diverso l'at- Appena Turno vide Eumede in campo aperto,
teggiamento di Enea, perché lo fed da lontano con un lancio lunghissimo
diverse sono la sua coscien-
za e la sua maturità spiri- di giavellotto: poi, arrestati i cavalli,
tuale, diversa è anche la sua 450 salta sull'avversario semivivo e premendogli
missione e diversi sono gli un piede sopra il collo gli strappa dalle mani
elementi che la accompa- la spada scintillante e gliela infila in fondo
gnano.
432-460. Ha dato già alla
alla gola. « O Troiano - gli grida - eccoli i campi,
morte, ecc.: segue un elenco eccola quella Esperia che hai voluto aggredire!
di vittime dell'azione violen- 455 Misurala col tuo corpo! Chiunque ha osato assaltarmi
ta di Turno, i cui nomi sono ha avuto questa bella ricompensa. Cosi
per lo più invenzione di Vir-
gilio. Fanno eccezione il Tro- fondano le città ». Lanciando giavellotti
iano Eumede, figlio di quel aggiunse al morto Eumede altre vittime: Asbite,
Dolone, che ebbe il coraggio Clòreo, Darete, Sibari, Tersiloco e Timete
di andare ad esplorare di 460 caduto giu dal collo del cavallo imbizzarrito.
notte il campo greco, chie-
dendo in compenso i cavalli
di Achille, ma sorpreso da Turno questo nome, perché re ad ognuno di essi un
Ulisse e da Diomede, usciti gli orientali cosl chiamavano certo tratto di terra, che di-
per penetrare in Troia e ra- l'Italia, paese per loro occi- ventava sua proprietà per-
pire il Palladio, fu da essi dentale. - Misura/a col tuo sonale. - Così fondano le
ucciso (Il., X), donde l'osser- corpo: l'ironia di questa fra- città: è una frecciata rivolta
vazione ironica del poeta: se è veramente feroce se si ad Enea. Quando si costrui-
« da allora non può, ecc. » pensa che in quei tempi an- vano città, in quei tempi
(v. 451-452). - eccola quella tichi ai coloni che andavano lontani usavano sotterrare
Esperia, ecc.: intenzional- a stabilirsi in nuove terre, vittime umane vive. Ma tut-
mente il poeta fa usare a si usava misurare e assegna- to il discorso, rivolto ad un

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 479

Come al soffio rabbioso dd tracio Borea, quando con lo scudo. Turno perciò
rimbomba dal profondo Egeo spingendo i flutti ne approfitta e lo colpisce
con l'asta. L'episodio, pur in
verso terra, le nuvole fuggono per il cielo una forma rapida ed essen-
sotto i colpi dd vento: cos{ le file cedono ziale, è rappresentato con
465 sotto i colpi di Turno, dovunque egli si apra una precisione mirabile di
una strada, e i reparti arretrano e si sbandano. particolari in tutti i suoi va-
ri momenti: nel tempo in
L'impeto lo trascina, l'aria che sferza il cocchio cui è trascinato pendente al-
gli solleva le piume vibranti in cima all'elmo. le briglie; quando è colpito
Fegeo non sopportò il suo ardore orgoglioso: leggermente al fianco, non
protetto dallo scudo, dall'a-
470 si gettò incontro al carro e. frenò con la destra sta che apre e fora la coraz-
le bocche schiumose dei due cavalli in corsa. za; quando poi Fegeo tenta
Ma mentre è appeso al giogo e trascinato via, di difendersi, ma non resiste
offre il fianco scoperto: la larga lancia di Turno allo sforzo ed è travolto e
trascinato via dal carro; e
lo raggiunge e gli strappa la lorica a due maglie infine nella impressionante
475 ferendolo di striscio. Rivolto al suo nemico misera fine.
Fegeo oppone lo scudo ai suoi colpi e, benché
sempre appeso ai cavalli, riesce a cavar la spada ENEA È GUARITO DA VENE-
per difendersi: ma ecco che l'asse della ruota RE (483-553 ). - Ritiratosi nel-
la tenda, Enea tenta invano
girando rapidissimo lo travolge e lo stende di strappare il fe"o dal gi-
480 giu in terra, a precipizio. Turno si sporge e taglia nocchio, e inutili sono anche
con un fendente il collo indifeso tra l'elmo i tentativi del medico ]àpige.
L'eroe troiano, che sente av-
e la coraZ2'a, e lascia il tronco nell'arena. vicinarsi sempre più il frago-
re della battaglia, è furibon-
Enea guarito da Venere do e chiede che lo curino nel
modo più spiccio, tagliando
Mentre vittorioso Turno semina morti a fondo la carne fin dove è
per tutta la pianura, Mnèsteo e il fedele Acate nascosto il ferro, ma a que-
sto punto interviene Venere.
485 accompagnati da Ascanio, portano al campo Enea La dea di nascosto mescola
ferito, insanguinato, costretto ad appoggiarsi, nell'acqua di una conca, che
era nella tenda, il dittamo e
vinto morente, è ingeneroso; di Turno, impetuoso, irresi- vi aggiunge ambrosia e pana-
Turno è spesso anche cru- stibile, con le piume del ci- cea. ]àpige, che ignora l'in-
dele. miero al vento, è veramente tervento della dea, bagna con
461-466. Come al soffio, colta con l'intuizione precisa quell'acqua la ferita, e il fer-
ecc.: questa similitudine del del personaggio giovane, si- ro esce spontaneamente, il
vento Borea, che spinge i curo, spavaldo e provocante. sangue ristagna e la ferita
flutti del mare verso terra e Ed ecco allora la reazione di guarisce. Il medico grida che
costringe le nubi a fuggire Fegeo, che gli si getta contro la guarigione è opera di un
per il cielo, raffigura bene e tenta di frenare la corsa dei dio, ed Enea, indossate le ar-
Turno che, portato velocissi- cavalli. mi e rivolte al figlio nobili
mo dai cavalli sul campo di 472-482. mentre è appeso parole, ritorna sul campo di
battaglia, dovunque egli pas- al giogo, ccc.: il tentativo battaglia
sa, le file dei nemici arretra- di Fegeo non riesce, i cavalli
no e si sbandano. continuano la corsa ed egli, 483-487. Mentre Turno ...
467-471. L'impeto lo tra- « appeso al giogo e trascina- lancia: mentre Turno conti-
scina, ecc. : questa immagine to via ,., non può proteggersi nua la strage, i due più cari

www.scribd.com/Baruhk
480 Canto dodicesimo

amici di Enea sorreggono il un passo sf e uno no, alla sua lunga lancia.
ferito, che insieme con Asca- Furibondo l'eroe si sforza di strappare
nio ritorna al campo per es-
sere curato. la freccia, la cui asta s'è spezzata, e domanda
494-501. Apollo: l'epiteto 490 che lo curino al modo piu spiccio: che gli taglino
più comune di questo dio con la spada la carne bene a fondo, sin dove
era « luminoso », dato che è nascosta la punta della freccia, e si sbrighino
Apollo si identificava con il
sole che fuga le tenebre, ma a rimandarlo in guerra. Gli stava accanto Jàpige
i suoi attributi principali e- figlio d'Iaso, che Apollo amò cosi caramente
rano quelli di profeta, di mu- 495 una volta, da offrirg]i le sue arti, i suoi doni:
sico, di arciere, di medico. quello del vaticinio o quello della cetra
A queste arti egli si era offer_
to di educare Jàpige, che gli o quello delle frecce. Ma Jàpige, volendo
era caro; e Japige per amore prolungare la vita del padre agonizzante,
del padre, che aveva bisogno prefed imparare In virtu delle erbe
di essere curato, scelse la
medicina. - arte oscura, sen- soo e la pratica medica, esercitando un'arte
za gloria: a Roma l'arte me- oscura, senza gloria. Fremendo amaramente
dica era esercitata quasi e- Enea stava appoggiato alla grande asta, in piedi,
sclusivamente da stranieri, indifferente alle lagrime e al dolore di Julo
da liberti e perfino da schiavi.
e dei molti guerrieri che gli venivano intorno.
503. indifferente alle la-
grime: tutto il quadro, che sos Il vecchio Jàpige, in veste succinta e attorta ai fianchi
al centro ha Enea, cui il me- come usano i medici, si affatica con mani
dico presta le sue cure, e in- esperte e con le erbe salutari di Febo,
tomo all'eroe Julo, che pian- ma inutilmente. Invano scuote la freccia e afferra
ge per le ferite e le sofferen-
ze del padre, e gli amici e i con tenaglie tenaci il ferro. La Fortuna
guerrieri, che attendono an- SIO non gli insegna la strada, e il suo maestro Apollo
siosi l'uscita della freccia non lo aiuta per nulla: e intanto per i campi
dalla ferita, è un bozzetto na- sempre piu si diffonde l'orrore e la sciagura
turale, familiare, commoven-
te. Solo Enea si toglie dalla s'avvicina. Già vedono il cielo annuvolarsi
commozione di tutti; egli sta di polvere: ed avanzano i cavalieri, uno scroscio
ritto, in piedi, appoggiato SIS di frecce si rovescia entro l'accampamento.
alla lancia, e dimostra una
fermezza morale e fisica ec- Sale fino alle stelle il triste grido dei giovani
cezionale. È un particolare che combattono e cadono sotto i colpi di Marte.
che aumenta la grandezza del Venere allora, scossa dall'immeritato dolore
personaggio. di suo figlio, da madre amorosa raccoglie
509-510. La Fortuna non
gli insegna, ecc.: il tentativo szo sull'Ida cretese del dittamo, un'erba dalle foglie
del medico Japige di estrar-
re il ferro dello strale dalla cavalleria s'avvicina, il cielo pericolo della sconfitta indu-
ferita non è fortunato. s'oscura di polvere, le frecce cono Venere ad intervenire.
512-517. la sciagura s'av- cominciano a cadere entro 520-526. sull'Ida cretese:
vicina: s'avvicina sempre il campo e si odono le grida sul monte Ida dell'isola di
più il pericolo di una scon- dei giovani combattenti che Creta, che non deve essere
fitta dell'esercito troiano, e cadono nella mischia feroce confuso con il monte omoni-
con la sconfitta il rovescia- ( « sotto i colpi di Marte »). mo dell'Asia Minore. - dit-
mento della situazione, già 518-519. Venere allora, tamo: il dittamo è una pian-
cosl favorevole. Infatti la ecc.: il dolore del figlio e il ta erbacea della famiglia del-

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4s 1

rigogliose, chiomata di fiori porporini, l'immortalità. - panacea: t"r-


che i capri selvaggi conoscono bene ba che risana da tutti i ma-
e corrono a cercare quando le frecc<: volanti Ii, come dice l'etimologia del
nome, composto di due pa-
trafiggono loro la schiena. Tutta avvolta e celata role greche: « pan » = tut-
szs in una nuvola nera, Venere porta il dittamo to, « akeomai » - sanare.
nella tenda di Enea, di nascosto lo mescola .53.5-537· le armi dell'eroe,
con l'acqua di fiume che riempiva una conca ecc.: Japige, che s'accorge
subito della guarigione, stu-
lucente, ed aggiunge a quella medicina pito, esce in questa entusia-
ambrosia salutare e panacea odorosa. stica esclamazione, che riani-
Senza sapeme nulla, il vecchio Jàpige bagna ma e infonde speranza e co-
S30
raggio ai Troiani.
con quell'acqua la piaga, e di colpo scompare
.54r. che ti manda ... im-
ogni dolore e il sangue si coagula in fondo prese: intendi: non io ti ho
alla ferita. Seguendo senza sforzo la mano guarito, ma questo miracolo
la freccia cade e Enea riacquista nuove forze, è opera di una divinità, che
con il suo influsso ti ha reso
S3S è sano come prima. « Presto, portate le armi capace di più gloriose im-
all'eroe, senza indugio! -grida Jàpige, e accende prese.
per primo i cuori di tutti contro il nemico. - Simili 546. a fior di labbra: per-
miracoli non nascono dalle risorse umane ché impedito dall'elmo, che
né dall'arte maestra: o Enea, non è davvero Enea aveva già indossato per
l'impazienza di correre sul
540 la mia mano a salvarti, ma uno dei Celesti campo di battaglia.
maggiori che ti manda a ben maggiori imprese!» .547-.548. Figlio mio... im-
Bramoso di combattere Enea cinge alle gambe para, ecc.: Enea distingue
gli schinieri dorati e palleggia la lancia. qui il merito, che è conse-
guimento di un bene supe-
Adattato lo scudo al braccio e la corazza rando con animo forte le dif-
545 alla schiena, fulgente tutto d'armi egli stringe ficoltà (la fatica e il valore),
Ascanio e attraverso l'elmo lo bacia a fior di labbra. dalla fortuna, che dà il bene
senza averne il merito; e la
« Figlio mio - dice - impara cosa sia la fatica distinzione è fatta con tanta
e il valore da me la fortuna dagli altri. chiarezza di idee, che sor-
Ora, in guerra, if mio braccio ti difenderà, prende in un pagano. Solo
5SO ti schiuderà le porte dell'avvenire. Ma tu un'anima grande come quel-
la di Virgilio poteva conce-
pire questa grande verità
le rutacee, diffusa in Italia ve un tempo forse cresceva morale.
nei luoghi incolti delle re- in abbondanza, Aristotele .549-.5.53· Ora, in guerra, il
gioni submontane, soprattut- afferma che nell'isola di Cre- mio braccio, ecc.: a difende-
to settentrionali. Contiene ta le capre selvagge, quando re Ascanio e a preparargli
un olio essenziale usato un erano ferite, andavano a cer- l'avvenire ora pensa il pa-
tempo in farmacia. Nell'iso- carla istintivamente; e Cice- dre; ma quando sarà maturo
la di Creta vegeta però un rone nel De natura deorum dovrà ricordarsi dei grandi
altro dittamo, suffrutice del- (XI, .50) scrive che le frecce eseguirne l'esempio. È « na-
la famiglia delle Labiate, le si staccavano spontaneamen- turalissimo - scrivono L.
cui foglie sono usate come te dal corpo di quelle capre, Bianchi e P. Nediani - che
condimento e in liquoreria. quando esse avevano man- Enea, nel risentirsi forte,
Di questa pianta, che prese giato di quel dittamo. abbia questo impeto affet-
il nome dal monte Diete, nel 529. ambrosia: era il cibo tuoso per il figlio ». Le pri-
massiccio del monte Ida, do- degli dèi, cui essi dovevano me parole sono dell'Aiace di

www.scribd.com/Baruhk
482 Canto dodicesimo

Sofocle (5JO sgg.): «da me ricordatene quando sarai grande, arrivato


il valore, da altri la fortuna, in età piu matura: l'esempio di tuo padre
e potrai essere un valente »
(e il povero Aiace aveva più e di Ettore, tuo zio, ti spronino a far bene! »
ragione di dir cosi che Enea;
ma son parole tanto belle, e
cosi consone al fondo malin- Enea ritorna sul campo di battaglia
conico del carattere di Enea
e del suo poeta!); le ultime
ricordano quelle che abbia-
mo udito da Andromaca Cosi detto, maestoso si portò fuori del campo
(III, 418-419). Anche il Tas- 555 agitando col braccio l'immensa lancia: insieme
so: «Viva, e sol d'onestade
a me somigli: !l'esempio di in fitta. schiera corrono Anteo, Mnèsteo e poi tutto
fortuna altronde pigli » ( Ger. l'esercito, lasciando vuoto l'accampamento.
XII, 27). Ettore era fratello La terra trema al battito di tanti piedi; vela
di Creusa e quindi zio di A- la pianura una nube fittissima di polvere.
scanio. Nota come il breve e
560 Dall'opposta collina Turno vide arrivare
sobrio discorso di Enea al fi-
glio si sviluppi prima con gli assalitori; li videro gli Ausoni e una paura
una esortazione ed un pre- gelida corse a tutti nel profondo delle ossa.
cetto nobilissimo, poi con Giuturna send il rombo prima degli altri Latini
una promessa che, dopo gli e subito lo riconobbe e fugg{ via tremando.
eventi più vicini, mira a ras-
sicurare il giovinetto che ha 565 Enea vola e trascina nell'aperta pianura
ancora l'animo turbato, ed la polverosa schiera. Come wi nembo, scoppiata
infine l'invito, che è quasi una tempesta, corre dal mare verso terra
una preghiera, a compiere, (ahi, come si disperano i contadini che sanno
quando sarà grande, sempre che quell'oscuro nembo distruggerà ogni cosa
il bene, seguendo l'esempio
del padre e dello zio Ettore. 570 per largo spazio, sarà la rovina degli alberi
e delle messi!) e i venti lo precedono e riempiono
ENEA RITORNA SUL CAMPO la costa di fragore: cosi il condottiero
DI BATTAGLIA (554-585). - reteo guida l'esercito contro il nemico, a file
Enea, guarito miracolosa-
mente, esce dalla tenda e, serrate e raggruppate in cunei compatti.
seguito dai suoi, si lancia
nella mischia. Il suo avanza- 555· agitando ... l'immensa racconta i fatti alla guisa di
re è simile ad una tempesta. lancia: Enea: risanato dalla Omero, che li domina senza
T urna, gli ftalici e la stessa madre Venere, possiede ora commuoversi; egli con la
Giuturna, quando lo vedono un vigore particolare. L'am- sua sensibili rà partecipa agli
arrivare, tremano di paura. brosia continua a produrre eventi, che narra, esprimen-
L'esercito troiano, guidato il suo effetto miracoloso. do liricamente il suo pensie-
563. Giuturna: Giunone ro e i moti del suo cuore.
dal suo capo, avanza travol- l'aveva mandata a turbare i Questa è forse; la caratteri-
gendo il nemico e compien- patti, ed essa aveva assunto stica più rilevante della sua
do immensa strage; ma Enea le sembianze di Camerte; ora poesia, sempre cosl delicata-
non si degna di uccidere, né vigila sull'incolumità del fra- mente vicina alle gioie e ai
i fuggiaschi, né coloro che tello, e presto apparirà nelle travagli dell'uomo.
osano affrontarlo. Egli cerca vesti di Metisco, il suo au- 572-573. il condottiero re-
Turno, solo Turno. Vuoi es- riga. teo: Enea. « Reteo » era un
sere generoso e fedele ai 568-571. ahi, come si di- promontorio della Troade.
patti. sperano, ecc.: Virgilio non « L'epiteto con quella desi-

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 g3

515 Timbreo uccide di spada il gigantesco Osiri, re là dove il Troiano non lo


Mnèsteo Arcezio, Acate Epulone, Giante può raggiungere, benché que-
Ufente: cade morto lo stesso Tolunnio, l'augure sti lo chiami ad alta voce e
che aveva vibrato per primo l'asta contro i Troiani. lo insegua nei suoi giri tor-
tuosi. Messapo tenta di col-
Il clamore va al cielo, i Rutuli sbaragliati pire Enea con un'asta ferra-
sso a loro volta mostrano nella fuga le schiene ta, ma l'eroe troiano si chi-
polverose. Il pio Enea non si degna di uccidere na e l'asta gli porta via sol-
i fuggiaschi e nemmeno coloro che osano tanto il cimiero. Enea si sde-
gna, e chiamato il grande
affrontarlo, né insegue chi gli avventa la lancia: Giove a testimone dei patti
girando dappertutto nella polvere densa infranti, entra nella lotta e
585 cerca soltanto Turno, sfida Turno soltanto. mena strage di Latini.

587. l'auriga Metisco: Vir-


gilio, fa reggere a Turno le
Giuturna si fa auriga di Turno redini, quando il giovane e-
roe ruttdo, visto Enea allon-
Paurosa per il fratello, la violenta Giuturna tanarsi ferito, riprende le ar-
fa cadere l'auriga Metisco giu dal cocchio, mi e sale con un salto sul
carro; e non appare che l'au-
attraverso le briglie, e lo lascia lontano: riga lo abbia successivamen-
balza al suo posto e regge con le mani le redini te sostituito nella guida del
590 assumendo l'aspetto di Metisco, imitandolo carro.
fedelmente nel corpo, nelle armi, nella voce. 587-588. fa cadere ... attra-
verso le briglie: la frase ~­
Come una rondinella quando vola attraverso poco chiara. Il testo latino
gli spaziosi cortili e gli atrii del palazzo è: « media inter !ora ... excu-
tit », che il Sabbadini tradu-
ce « lo sbalzò giù mentre ba-
gnazione di luogo lontano, 585. cerca soltanto Turno, dava a guidare il cocchio »,
coperto di sepolcri, non è ecc.: efficacissima ripetizio- il Giorni « lo gettò giù men-
ozioso ed unico» (Pascoli). ne che fa ricordare, e in un tre aveva le redini avvoiu:
575-578. Timbreo uccide, certo senso riprende, quella intorno al corpo», l'Albini
ecc.: nel primo scontro i del canto XI, vv. 275-276. <·. urta tra le briglie », il Vi-
caduti sono tutti Latini, e tali « lo rovesciò tra le redi-
tra questi anche il sacerdote GIUTURNA SI FA AURIGA ni ». Sembra che il testo in-
Tolunnio, che aveva scaglia- DI TuRNO (586-627). - Giu- tenda che l'auriga fu sbalza-
to l'asta, infranto i patti e turna, che aveva tremato al- to a terra mentre guidava il
dato inizio alla ripresa della l'apparizione sul campo di cocchio tenendo con una ma-
guerra. Accennando all'asta battaglia di Enea, era subito no una delle redini, con l'al-
vibrata contro i Troiani Vir- accorsa in aiuto del fratello, tra mano l'altra; perciò fu
gilio vede la morte d~ll'au­ aveva rovesciato dal carro fatto cadere fra l'una e l'al-
gure come una punizione del l'auriga Metisco e, assunte le tra briglia.
suo atto sacrilcgo. sue sembianze, afferrato le 592-603. Come una rondi-
581. Il pio Enea, ecc.: E- redini e ~idato lei stessa i nella, ecc.: questa simili tu-
nea ha trascinato i suoi al cavalli. Ora la sua preoccu- dine della rondine, per sé
combattimento, ma non vi pazione è quella di tenere il bellissima, forse non rende
partecipa. Egli vuoi rispetta- fratello sempre lontano da il correre affannato di Giu-
re il patto, anche se il patto Enea; e trascorre rapida e turna, tutta preoccupata di
è stato infranto dagli avver- mobilissima per la campagna portare il fratello lontano da
sari. portando Turno a combatte- Enea. La sollecitudine ansio-

www.scribd.com/Baruhk
484 Canto dodicesimo

sa di Giutuma è ben diver- d'un gran signore ed ora sfreccia alata, instancabile,
sa da quella naturale e tran-
quilla della rondine. Tutta- 595 sotto le volte profonde, ora frulla sonora
via la similitudine, che si tra i vuoti portici o intorno ai brevi specchi d'acqua
applica al fatto, che vuoi il- dei !aghetti, cercando minuzzoli di cibo
luminare, soltanto nelle real- da portare al suo nido chiaccherino: cosi
tà esteriori, è mirabile per la
Giuturna lancia i cavalli tra i nemici e in un volo
finezza dei toni, la precisio-
ne e la delicatezza dei parti- 600 del cocchio rapido corre dovunque, mostrando
colari, ed è interamente vir- in trionfo il fratello ora qui ora là,
giliana. Tu la vedi la piccola ma svaria lontanissima, per luoghi deserti,
bestiola volare saettante at- non volendo che Turno si batta con Enea.
traverso gli spaziosi cortili e Da parte sua l'eroe troiano insegue il cocchio
gli atri di una villa signorile,
sfrecciare tra i vuoti portici, 605 compiendo avvolgimenti non meno tortuosi,
nell'ombra delle loro volte cercando Turno ovunque, chiamandolo a gran voce
profonde, o nei giardini so- attraverso le schiere disperse. Quante volte
pra i piccoli specchi d'acqua avvista il suo nemico e cerca di raggiungere
dei !aghetti, raccogliendo in-
stancabile il minuto cibo per di corsa il galoppo degli alati cavalli,
i suoi pigolanti rondinotti; e 610 altrettante Giuturna indietreggia, fuggendo.
nell'armonia dei versi ti sem- Che fare? Invano s'agira in preda all'incertezza,
bra di sentire il fruscio delle spinto da sentimenti opposti.
sue ali e il suo festoso cin-
guettio. - sotto le volte pro- Ma il veloce
fonde: la sensazione della Messapo che portava nella mano sinistra
profondità è data dall'ombra 615 due flessibili aste dalla punta di ferro,
che contrasta con la lumino- palleggiandone una l'avventò su di lui
sità esterna. - mostrando in
trionfo, ecc.: mostra or qui con un colpo preciso. Enea si fermò,
or là il fratello baldanzoso si raccolse nelle armi, piegando il ginocchio:
(in trionfo) e poi fugge. - tuttavia la veloce asta gli buttò giu
svaria lontanissima: appare
in luoghi diversi, lontani tra 620 il cimiero, strappandogli dalla testa il pennacchio.
loro e lontanissimi da Enea. Allora s{ che s'infuria; provocato dal colpo
6o9-6ro. di corsa il galop- insidioso, accorgendosi che i cavalli ed il cocchio
po, ecc.: Enea è a piedi e fuggivano lontano, chiamati a testimoni
tenta di raggiungere, corren-
do, Turno. Ma poiché non è il gran Giove e gli altari dell'accordo spezzato
pensabile che sperasse di su- 625 si lancia finalmente nella mischia. Tremendo,
perare nella corsa i cavalli col favore di Marte, senza guardare in faccia
si può spiegare che Enea cer~
casse d'indovinare il percor- piu nessuno, fa strage e sfrena la sua collera.
so del carro per sbarrargli il punta, alla quale è attaccato spettare i patti, chiama a te-
passo. Cosl si spiegherebbe il cimiero, ossia l'ornamento stimonio Giove, che la viola-
l'« indietreggia » di Giu- posto in cima all'elmo. zione è stata voluta e com-
turna. 621-625. Allora sì che s'in- piuta dai suoi nemici, e si
6r8. si raccolse nelle ar- furia: l'insidia di Messapo, lancia furente nella mischia.
mi: si rannicchiò dietro Io dopo la ferita infertagli da 626-627. senza guardare ...
scudo, piegandosi sul ginoc- mano ignota, rallenta ogni nessuno: fa strage e sfrena
c-hio. freno al furore di Enea; e la sua collera colpendo in-
62o. il cimiero: la parte l'eroe troiano, che non ha distintamente chiunque in-
superiore dell'elmo, cioè la più lo scrupolo di dover ri- contra sul su:> cammino.

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 s5

Le stragi di Enea e di Turno meravigliarsi e soffrirne, che


allora Italici e Troiani si
combattessero con tanto ac-
Quale Dio mi darà aiuto nel descrivere canimento. Di qui la do--
manda piena di rammarico e
col canto tanti orrori, tante morti diverse di stupore rivolta a Giove,
630 e la fine dei capi che in tutta la pianura re degli dèi e degli uomini.
ora Turno ora Enea incalzano? Ti piacque 633. in una pace perenne:
tanto, o Giove, che popoli destinati a riunirsi Virgilio era veramente con-
vinto che la pace, proclama-
in una pace perenne venissero a tal guerra? ta da Ottaviano dopo la
Enea colpisce nel fianco il rutulo Sucrone sconfitta di Antonio, e dopo
63S e se ne sbriga subito (questo primo duello la fine delle guerre civili e
valse a rimettere ip ordine le file dei Troiani il nuovo assetto dato all'im-
pero, fosse definitiva e in-
che irrompevano in corsa) squarciandogli il costato, frangibile. Tanto consenzien-
siepe del petto, dove la morte è piu sicura. ti a quell'ordine gli sembra-
Turno, attaccando a piedi, ferisce con la lunga vano tutti i popoli.
640 asta Amico, caduto da cavallo, ed uccide 634-693. Enea colpisce,
ecc.: segue il racconto della
col pugnale il fratello Diore: ne sospende battaglia, che infuria accani-
al carro le due teste tagliate, gocciolanti ta, specialmente per opera
di sangue. Enea massacra in uno scontro solo di Enea e di Turno, i quali,
Talone, Tànai e il forte Cetégo: uccide ancora in un certo senso, vanno a
gara di chi più ne uccide.
64S il malinconico Onfte, figlio di Peridfa, Nessuno, di quanti essi in-
e di Echione. Ma Turno abbatte due fratelli contrano, sfugge alle loro
armi. E il poeta, ammirato
LE STRAGI DI ENEA E DI lenza e di morte. Ma l'episo- e stupito, narra scene crude-
TuRNO (628-693). - Enea dio ha per protagonisti due li, come quella di Turno che
non va più alla ricerca di campioni eccezionali: Enea uccide Amico e Diore (640-
Turno; adirato dall'insidio- e Turno; il primo scelto dal 641), probabilmente figli di
so tentativo di Messapo, ora Fato a gettare le basi di una Priamo, ne taglia le teste e
fa strage indiscriminata di nuova e mirabile storia, la le sospende al carro goccio-
nemici, e tra i due grandi storia di Roma; il secondo lanti di sangue; e scene pie-
campioni si accende come rappresentante delle virtù tose come quella di un'altra
una tragica gara a chi ne uc- del popolo italico, che di vittima di Turno: il giovane
cide di più. Le loro armi mi- quella mirabile storia sarà il Menete (648), «un arcade
cidiali non falliscono mai la vero grande creatore e atto- nemico della guerra», pe-
loro orrenda azione di mor- re. Del resto Virgilio si sen- scatore nelle acque della pa-
te; e il poeta narra con un tiva anche in dovere di se- lude di Lerna e contento
senso di ammirazione e in- guire la tradizione omerica, della sua povertà, che divi-
sieme di stupore scene cru- che abbonda di invocazioni deva in una misera casa con
deli e casi pietosi, e alla fine alle divinità, anche in mo- suo padre contadino; e di un
si commuove e rivolge ai ca- menti per nulla solenni. latino, Murrano (665), che
duti, come a vittime inno- 632. popoli destinati a riu- vantava antenati gloriosi, il
centi, un accorato saluto. nirsi: gli ltalici e i Troiani. quale, atterrato da Enea con
Il poeta, umanissimo e a. un macigno enorme, è tra-
628. Qual dio mi darà aiu- mante della pace, che vedeva voi to dalle ruote del carro e
to, ecc.: potrà sembrare stra- tante genti diverse, persino calpestato dagli zoccoli « dei
no che il poeta invochi con le più ribelli, riunite nel no· cavalli dimentichi del padro-
tanta solennità un dio per me di Roma in un popolo so- ne »; cioè dai cavalli, che al-
cantare un episodio di vio- lo, non poteva pensare, senza le carezze del padrone ave-

www.scribd.com/Baruhk
486 Canto dodicesimo

venuti dalla Licia e dai campi d'Apollo,


e il giovane Menete, un al'Cade nemico
ddla guerra (ma invano!) che un tempo esercitava
650 la pesca lungo le acque ddla palude di Lerna;
poveruomo contento di una misera casa,
di suo padre che arava terre prese in affitto,
lontano dalla gloria dei palazzi dei ricchi.
Come fuochi appiccati in due punti diversi
655 d'un bosco, tra cespugli crepitanti d'alloro,
o come fiumi che calino a valle spumeggiando
dalle alte montagne con immenso frastuono
e corrano per la pianura travolgendo ogni cosa
lungo il loro passaggio: cosi, vdocemente,
660 Turno e Enea si prècipitano attraverso la mischia.
Ora l'ira ribolle nel profondo dei petti,
gli indomabili cuori avvampano ed ognuno
con tutte le sue forze corre a ferire. Enea
roteando un enorme macigno stende al suolo
Murrano che vantava antenati gloriosi
e una ru.za discesa da tutti i re latini:
le ruote lo travolgono sotto il giogo, lo zoccolo
violento dei cavalli dimentichi dd padrone·
lo calpesta con ritmo velocissimo. Turno
670 affronta Ilio, irrompente in un fremito d'ira,
vano nitrito e alla cui mano gli scaglia nelle tempie splendenti un giavellotto
avevano obbedito docili e che fora l'elmo d'oro piantandosi nel cervello.
~nerosi, ma che nel turbine
della battaglia non hanno sa- La gagliardia di Crèteo, il piu forte dei Greci,
puto ascoltare più la sua vo- non riesce a salvarlo dalla spada di Tumo:
ce, e hanno fatto sttazio del 675 né i suoi Numi proteggono Cupanco contro Enea
suo corpo. - palude di Ler-
na: secondo il mito, nella che gli spezza lo scudo e gli trafigge il petto.
palude di Lema, città del- I campi laurentini hanno visto morire
I'Argolide, Ercole uccise l'i· e coprire gran spazio di terra con la schiena
dra, mostro con nove teste. immensa anche il grande Eolo. Cadi, tu che l'esercito
- Cadi, tu che l'eset"cito,
ecc.: nota come il poeta, do- 680 greco e Achille, rovina dd reame di Priamo,
po aver ricordato nomi e non riuscirono a abbattere! Avevi qui la meta
nomi di caduti, ora si rivol- suprema: tu padrone un tempo d'una casa
ga, per tutti, direttamente
ad uno di essi, Eolo (679), fastosa sulle falde dell'Ida, d'una casa
troiano di Lirneso ai piedi magnifica a Lirneso, ed oggi d'un sepolcro
del monte Ida, con parole 685 sul suolo di Laurento.
accorate di umana commise- Gli interi schieramenti
razione. Virgilio non riesce
a raccontare impassibile i dei due eserciti impegnano combattimento: tutti
particolari di tante stragi. i Latini con tutti i Dardanidi, Mnèsteo,

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 s7

il feroce Seresto, Messapo domatore e lo stesso tumulto avven-


gono in un alveare, quando
690 di cavalli, il violento Asfla, le falangi il contadino lo riempie di
etrusche e gli squadroni arcadi dd re Evandro. fumo per procedere senza
Ogni guerriero lotta con il maggiore impegno, danni alla smelatura.
e la mischia è tremenda, senza tregua o respiro.
694-699. ispirò allora E-
nea, ecc.: Enea concepisce
Venere ispira ad Enea di assalire Laurento naturalmente l'idea di assa-
lire Laurento. Del resto Tur-
La bellissima madre ispirò allora a Enea no gliel'aveva già attribuita,
69S il pensiero di correre alle mura, assalendo quando impartl le disposi-
d'un tratto la città, e turbare i Latini zioni difensive alle sue trup-
con l'attacco improvviso. Cosi mentre, cercando pe. Virgilio, invece, dice che
l'idea gli è stata suggerita
con gli occhi sempre Turno, guarda di qua e di là, dalla madre, seguendo l'uso
vede Laurento salva tra tanta guerra, in pace. comune negli antichi di far
700 Lo eccita la visione d'una battaglia molto intervenire la divinità anche
nelle stesse deliberazioni u-
piu importante: a gran voce chiama i capi, Sergesto, mane. Qui però l'intervento
Mnèsteo, il forte Seresto e sale su un'altura di Venere può avere un si-
verso la quale corrono t6tti i Troiani uniti gnificato più profondo: ora
senza deporre le armi né lo scudo. Dall'alt~ che gli eventi sono prossimi
all'epilogo, Venere non ab-
70S dell'altura Enea dice: « Obbeditemi in fretta: bandona neppure un istante
Giove sta dalla nostra. Nessuno vada lento il figlio e lo sorregge anche
all'azione perché questa è improvvisa. Oggi col pensiero.
distruggerò Laurento, la causa della guerra, 707-710. questa ~ improv-
e i regni di Latino- salvo che non s'arrendano,
oisti: !"azione è inaspettata.
2 necessario agire con rapi-
710 dichiarandosi vinti ed accettando il giogo - dità e decisione per impedi-
e livellerò al suolo i fumanti comignoli. re che Turno prepari la di-
Dovrei forse aspettare finché Turno si degni fesa. Neppure i Troiani co-
noscevano, dunque, il pro-
combattere con me, e poi, vinto, magari getto di Enea. - Oggi di-
ci attacchi un'altra volta? O cittadini, qui struggerò Laurento, ecc.: lo
115 è il nodo della guerra! Su, portate le fiaccole, sdegno per la violazione dei
· patti e del giuramento, e la
incapacità di Latino di im-
VENERE ISPIRA ENEA AD ra, brillare fuochi e combat- porre il mantenimento della
ASSALIRE LAURENTO (694· tere davanti alle porte. Lo parola data, spingono Enea
740). - Gli eserciti sono im- stesso Enea davanti a tutti alle azioni estreme. Solo la
pegnati in una lotta senza chiama Latino e gli grida di resa può salvare la città. E-
tregua e respiro, e la strage essere costretto a riprendere nea non parla più di fusione
continua. Venere, impietosi- le armi dal contegno degli dei due popoli. Il nuovo tra-
ta di tante morti, suggerisce I talici, che per ben due vol- dimento dei Latini Io ha esa-
allora tacitamente al figlio di te hanno infranto i patti. I sperato, ed egli ora è soltan-
assalire Laurento. Enea chia- cittadini, sorpresi e smarriti to il guerriero risoluto che
ma a consiglio i capi, impar- dall'assalto inaspettato, sono non accetta soluzioni diverse
tisce gli ordini e tutti si pre- discordi se aprire le porte e da quelle dettate da una vit-
cipitano compatti contro la chiedere la pace, oppure im- toria totale.
città. D'un tratto si vedono pugnare le armi e difendere 712-716. Dovrei forse a-
scale drizzarsi lungo le mu- la città. La stessa confusione spettare, ecc.: Enea si sente

www.scribd.com/Baruhk
488 Canto dodicesimo

offeso anche perché Turno è il rispetto dei patti chiedetdo col fuoco! »
sfuggito al duello ed ha di Allora a gara tutti formano un cuneo e corrono
nuovo assalito i Troiani. F-
gli non vuole essere più in- in falange serrata alle mura. D'un tratto
gannato. - il rispetto dei pat- ecco drizzarsi scale, ecco brillare il fuoco.
ti: i due trattati: quello d'a- 720 Gli uni assaltan le porte e trucidano i primi
micizia, che prometteva an- difensori, gli altri lanciano una gragnuola
che Lavinia, e l'altro del
duello. L'uno e l'altro sono di dardi che oscura il cido. Lo stesso Enea in prima fila
stati violati contro la volon- tende la mano destra verso le mura e accusa
tà di Latino, ma Enea fa a gran voce Latino, chiamando a testimoni
colpa al re di non essersi im-
posto, e alla città di essersi 125 gli Dei che egli è forzato a riprendere le armi
ribellata a Latino e di aver dal contegno degli Itali, per due volte nemici
imposto la guerra. ormai, avendo infranto anche un secondo accordo.
717./ormano un cuneo: si Tra i cittadini impauriti nasce una confusione
stringono tutti insieme. «Cu-
neo » era detto lo schiera- atroce: alcuni vogliono aprire la città
mento in colonna, struttura- 730 spalancando le porte ai Troiani, e trascinano
to in forma di triangolo, col lo stesso re sulle mura; altri portano armi
vertice rivolto verso il ne-
mico. correndo alla difesa. Cosi quando un pastore,
722-727. Lo stesso Enea, scoperto un alveare dentro le cavità
ecc.: l'atto di tendere la ma- d'una roccia porosa, lo riempie di amato
no verso le mura di Lauren- 735 fumo, e gli animaletti nel profondo dd sasso
to si può intendere e come
incitamento ai soldati, ai s'aggirano smarriti per i 'loro castdli
quali il comandante indica di cera, eccitandosi all'ira con rorizu
la mèta da raggiungere, e co- sonori: un nero puzzo s'attorce fra le celle,
me sfida e giustificazione l'interno della roccia sordamente risuona
dell'assalto. L'atto è infatti
accompagnato dall'accusa e 740 d'un mormorio ed il fumo sale ndl'aria leggera.
dalla dichiarazione ch'egli as-
sale la città perché costretto pensano che se Latino, vec- danti da una all'altra delle
dal contegno degli Italici, chio e debole, aveva ceduto celle dell'alveare {i loro ca-
che avevano attaccato i Tro- a coloro che hanno voluto la stelli di cera). L'immagine
iani due volte: quando ini- guerra, ora che il pericolo è presenta le api nell'alveare
ziarono le ostilità per istiga- evidente e sovrasta gravissi- come in una fortezza.
zione di Aletto, nonostante mo, deve accogliere a mag- 737· eccitandosi all'ira,
l'scordo stipulato con Lati- gior ragione la proposta di ecc.: si sente qui il poeta
no, e la seconda volta quan- coloro che vogliono la pace delle Georgiche. Il ronzio è
do li assalirono per opera di e l'alleanza con i Troiani. veramente prodotto dalle a-
Giugurta e di Tolunnio, ben- Ma il vecchio re non è più pi operaie che hanno il com-
ché per bocca di Latino aves- nulla; gli eyenti avanzano pito di difendere l'alveare.
sero giurato il patto che la governati da una volontà 738. nero puzzo: nota
guerra si sarebbe conclusa inafferrabile. l'audace riferimento all'olfat-
con il duello tra Enea e 734·73.5· di amaro fumo: to (puzzo) del colore {nero),
Turno. di fumo acre, irrespirabile. che è proprio della vista
73o-731. e trascinano lo Il pastore immette il fumo {ipallage). Anche il Carducci
stesso re, ecc.: sono i citta- nell'alveare per far uscire le nel sonetto Il bove: «Il di-
dini di Laurento fautori del- api e impadronirsi senza dan- vino del pian silenzio ver-
la pace, i quali vogliono che no del miele. de».
il re rinnovi il trattato d'a- 736. s'aggirano smarriti, 739-740. l'interno della
micizia con i Troiani. Essi ecc.: vanno errando trepi- roccia, ecc.: nell'alveare (le

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 4 s9

Amata si uccide in questa guerra, mentre


molti Latini l'avevano intra-
presa di malavoglia; e la lo-
Ma ecco un'altra disgrazia cogliere gli avviliti ro assenza le fa perdere ogni
Latini' commovendo l'intera città speranza.
di grave lutto. Quando Amata, la regina, 749-7.51. L'infelice, turba-
ta, ecc. : Amata ha il rimor-
vede dalla sua casa il nemico arrivare, so di aver contribuito a sca-
745 le mura scavalcate, i fuochi che volavano tenare la guerra e di aver
verso i tetti, e s'accorge che da nessuna parte creato la gravissima situazio-
corrono a fronteggiarlo i battaglioni rutuli ne, .in cui la città è venuta a
trovarsi, ma il poeta, che si
e i reparti di Turno, s'immagina che il giovane commuove sempre di fronte
sia caduto in battaglia. L'infelice, turbata al dolore, esce in queste e-
750 dal dolore improvviso incolpa sè soltanto spressioni pietose, di cui
« infelice » indica veramen-
d'essere la cagione d'ogni male: impazzita, te la condizione di chi ha il
urlando nel suo dolore maledizioni, si strappa proprio destino fatalmente
avverso, e desta quindi com-
passione. - incolpa sé, ecc.:
api avevano costruito il loro essa s'accorge che i reparti di Amata, orgogliosa e forte,
nido in una cavità della roc- Turno non arrivano a fron- IYOn rinuncia, dunque, alla
cia) il ronzio sonoro è diven- teggiarlo, pensando che il vita per la paura di cadere
tato un rumore sordo; le api suo prediletto sia morto in nelle mani del nemico, ma
a poco a poco muoiono, e in- battaglia, si uccide. La "{Orte perché si sente responsabile
tanto il fumo si dilegua nel- della regina, come se fosse delle sciagure capitate alla
l'aria. La bellezza della si mi- un ammonimento od un pre- sua patria e allo stesso Turno.
litudine non è solo nella de- sagio, riempie di sgomento
scrizione particolareggiata e il cuore di tutti e smorza 751-7.55· impazzita, urlan-
realistica di un alveare che, l'ardore combattivo anche do, ecc.: Amata, come im-
molestato, si difende, ma so- pazzita, maledice Enea, i
nei più audaci. Lavinia pian-
prattutto nella rappresenta- ge, Latino si strappa le vesti Troiani, e se stessa che, se
zione delle api che, atterrite e si cosparge la testa di ce- avesse consentito alle nozze
dall'inatteso assalto, si af- nere. di Lavinia con Enea, avreb-
frettano a difendere, benché be salvato la città e Turno;
invano, la loto casa e il frut- 746-749. e s'accorge ... in
maledice il destino che ha
to del loro lavoro. battaglia: e s'accorge che i fatto crollare l'edifiCio cu-
battaglioni rutuli e i reparti rato con tanta attenzione e
AMATA SI UCCIDE (741- di Turno non accorrono da tante speranze per l'avveni-
767). - Il racconto volge di nessuna parte ad affrontare re suo, di Lavinia e del ni-
qui rapidamente alla conclu- il nemico, pensa che il gio- pote; e affranta dal rimorso
sione; il Fato comincia ad vane principe (Turno) sia ca- e dal dolore si uccide. Ma il
avere il sopravvento sulla duto in battaglia. Nessuno poeta non racconta esplicita-
volontà degli uomini e degli infatti era accorso a difende- mente come l.\ morte avven-
stessi dèi. Amata, la prima e re Laurento, sia per la sor- ne; l'impiccagione è solo ma-
maggiore responsabile della presa, sia perché Turno era gnificamente e poeticamente
guerra, scompare, espiando in balia della sorella e gli al- sottintesa: <<decisa a mori-
con una morte infamante la tri capi si erano adagiati nel- re con le sue stesse mani
sua avversione empia e cieca la certezza che la città non ~trappa le purpuree vesti e
contro Enea condotto nel sarebbe stata assalita. Ama- annoda ad un'alta trave la
Lazio da un destino incon- ta, perciò, si dispera. La sua corda di una morte infame».
trovertibile. L'orgogliosa re- fiducia era riposta soprattut- Infame perché tale era rite-
gina, non appena il pericolo to nei Rutuli e in Turno, che nuta dai Romani, che agli
investe e minaccia la città ed sapeva veramente impegnati impiccati negavano la sepol-

www.scribd.com/Baruhk
490 Canto dodicesimo

tura; e ai loro Mani rende- le vesti di porpora con mano decisa


vano gli onori funebri rap- a farla finita e intreccia da una trave
presentandoli con statuette
sospese. Virgilio aveva già 755 il nodo che le dia una morte infamante.
presentato Amata impulsiva Udita la sciagura, le donne latine
quando, invasa, per opera di jmpazzano. Lavinia per prima si scompiglia
Aletto, di cieco odio contro i fiorenti capelli e si strazia le guance
Enea, fece insorgere le don-
ne di Laurento; ora ne con- di rosa: tutte le altre la seguono e le case
ferma il carattere, e fa che 760 risuonano di pianto per largo spazio. Triste
con la stessa precipitazione la notizia si sparge per tutta la città.
si uccida, attuando bensl il Gli animi si scoraggiano. Latino, annientato
proposito già manifestato a
Turno, ma ancor prima che dalla sorte di Amata e dalla fine del regno,
si avverino le condizioni. vagola inebetito, con la veste stracciata,
Amata era, dopo Turno, l'u- 76.5 il bianco capo sporco di polvere, incolpandosi
nico ostacolo c}le si oppone- di non aver voluto accogliere in città
va al destino di Enea, e par-
rebbe che Virgilio le abbia Enea, spontaneamente, facendolo suo genero.
perciò riservato questa mor-
te orrenda, che rattrista il
cuore, anche se il poeta, con
arte mirabile, ne abbia evi- Turno decide di affrontare ll suo destino
tato l'accenno esplicito.
756-760. le donne latine,
ecc.: la disperazione delle capelli bian~hi imbrattati di preso il suo inganno, la pre-
donne e di Lavinia, che polvere, tra lo scompiglio ga di /asciarlo andare al suo
riempie di pianto tutte le dei cittadini, come emblema destino; egli non può per-
case, conferma la popolari- del dolore di tutti. mettere che le case di Lau-
tà e la simp11ti;1 che Amata rento siano messe a ferro e
godeva a Laurento. Ma in- TURNO DECIDE DI AFFRON- a fuoco, e non vuole essere
teressa e commuove soprat- TARE IL SUO DESTINO (768- un vile. Morire non è sven-
tutto il pianto di Lavinia, 866). - Giuturna per evitare tura; sventura è scendere
anche se appena accennato, che il fratello incontri Enea, agli inferi colpevole di viltà
perché appare più sincero e lo trattiene all'estremità della e indegno degl.i avi. Ed ecco
contribuisce a lumeggiare il pianura di Laurento, dove che viene a cadergli ai piedi
carattere di questo personag- egli insegue qualche sbanda- ferito Saces, il quale lo in-
gio importantissimo ai fini to. Ma un sentimento nuovo voca con accenti disperati di
dell'azione, ma lasciato dal d'insoddisfazione s'insinua a accorrere in aiuto di Lauren-
poeta sempre nell'ombra. poco a poco nell'animo di to. Tutti i migliori sono ca-
762-767. Latino, annienta- Turno. La .corsa del cavallo duti, il re vacilla, la regina
to, ecc.: la· duplice sciagura non lo soddisfa più e la stra- si è uccisa, i cittadini invoca-
che colpisce contemporanea- ge dei nemici che prima lo no lui come unica loro sal-
mente Latino, cioè la morte eccitava,. ora gli ripugna. In- ve:r.:r.a. Turno, a queste paro-
della moglie e il crollo del tanto gli giungono dalla cit- le, bal:r.a dal carro, saluta la
regno, lo istupidisce; e il po- tà grida confuse e paurose, sorella, e s'avvia di corsa
vero vecchio, che ha in più che lo impressionano profon- verso la città; e quando è
la coscienza di essere stato damente, e si ferma ad ascol- presso le mura grida ai Ru-
causa, con la sua debolezza, tare terrori:r.:r.ato. Giuturna tuli e ai Troiani di deporre
di tutte le sciagure, s'aggira tenta d'interessar/o alla lotta le armi: egli solo. combatte-
qua e là per la reggia e per lontano dalla città, ma l'eroe rà. Tutti desistono dalla lot-
la città senza lamenti e senza· rutulo, che le dice d'averla ta e fanno spa:r.io al giovane
pianto, con le vesti lacere e i riconosciuta e d'aver com- eroe rutulo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 491

Intanto, combattendo all'altra estremità tuito l'auriga Metisco e ne


aveva assunto le sembianze,
della pianura, Turno insegue pochi dispersi, ma Turno se ne appropria e
770 ormai stanco e deluso sempre piu del galoppo ferma i cavalli.
dei suoi cavalli. Il vento gli portò queste grida 78o-786. O Turno, inse-
guiamo, ecc.: Giutuma in-
confuse, di terrore ignoto; un suono e un murmure
tuisce le intenzioni dd fra-.
tristissimo percossero le sue orecchie attente tello e lo previene, solleti-
dalla città in subbuglio. « Ahimé, perché le mura cando il suo amor proprio e
715 son turbate da un lutto cosi grande? Perché il suo desiderio di gloria.
dalla città lontana sale un tale rumore? » 788-793. io t'ho conosciu-
ta, ecc.: Turno, dunque, ave-
Cosi disse e tirando le briglie si fermò va riconosciuto la sorella fin
fuori di sé. Giuturna, che guidava i cavalli da quando essa discese dal
e il carro con l'aspetto dell'auriga Metisco, cido e si nascose sotto le
sembianze di Carmete prima
780 lo interruppe: « O Turno, inseguiamo i Troiani e di Metisco poi. Ma non la
da questa parte, dove la vittoria ci ha aperto rimprovera; piuttosto le ri-
già una sttada; ci sono tanti altri per difendere conosce d'essersi prodigata
la città. Enea assalta gli Italici e combatte; per la sua salvezza. Le dice
soltanto ch'egli aveva accet-
noi con mano crudele uccidiamo i Troiani. tato quasi passivamente il
785 Uscirai dalla lotta non inferiore a lui suo aiuto e il modo che essa
per numero di vittime e per gloria». Ma Turno gli offriva di combattere lon-
le rispose: «Sorella, da tempo so chi sei, tano da Enea, poiché spera-
va che gli facilitasse la vit-
io t'ho riconosciuta da quando astutamente toria, ma che ora compren-
hai turbato l'accordo e sei entrata in guerra;· de che l'intervento della so-
790 ora nascondi invano d'essere Dea. Ma chi rella, prima per sottrarlo al
volle che tu scendessi dall'Olimpo e affrontassi duello, poi per impedirgli
d'incontrarsi con Enea sul
tante fatiche? Forse per vedere la morte campo di battaglia, è il se-
violenta del tuo povero fratello? Che farò? gno che per lui ogni speran-
Quale scampo mi dà la Fortuna? Ho veduto za di salvezza e di vittoria
195 è perduta.- Che farò?: Tur-
io stesso, coi miei occhi, Murrano - che m'era caro no vuoi dire che ormai tutto
piu di tutti - invocarmi a alta voce e cadere è deciso dal destino e non
grande cadavere vinto da una grande ferita. ' gli rimane che la morte.
E l'infelice Ufente è morto per non assistere 794-800. Quale ... la Fortu-
al nostro disonore: i Teucri s'impadronirono na?: la domanda è angoscio-
sa, ma senz'ombra di viltà.
768-771. Intanto, combat- 771-776. queste p,rida co'l- La coscienza del destino ine-
tendo, ecc.: mentre Enea as- /use, ecc.: all'insoddisfazio- sorabile, che lo sovrasta, lo
sale Laurento e nella città ne che occupa l'animo di spinge a pronunciare parole
accadono fatti nuovi ed im- Turno, si aggiungono le gri- quasi disperate, ma lontane
portanti, Turno è trattenuto da confuse ch'egli ode veni- da ogni debolezza. Egli af-
all'estremità della pianura, re dalla città, e nasce in lui fronta la sua sorte con ener-
dove l'eroe rutulo può inse- il dubbio angoscioso che stia gia, deciso di andare fino in
guire qualche sbandato ed accadendo qualche cosa di fondo con il consueto corag-
evitare, secondo il piano del- grave e di sinistro. gio. - Ho veduto io stesso,
Ia sorella Giuturna, il duello 777. tirando le briglie: le ecc.: ricorda qui, per giusti-
con Enea. M:1 Turno non è briglie sono nelle mani di ficare la sua decisione, due
soddisfatto. Giuturna, che aveva sosti- suoi cari amici morti sul

www.scribd.com/Baruhk
492 Canto dodicesimo

campo di battaglia in difesa 800 del suo corpo e dell'armi. Dovrò forse permettere
della patria per non assistere che le case sian messe a ferro e a fuoco (è l'unica
al disonore dei superstiti, e
si rammarica di non aver ac- sciagura che ci manca) senza saper ribattere
cettato il duello con Enea, il col mio braccio le accuse di Drance? Fuggirò?
quale avrebbe risparmiato la Questa terra vedrà Turno volger le spalle?
loro vita e quella di tanti
altri. 805 Morire è una sventura davvero cosi grande?
802-803. senza saper... di Sistemi favorevoli voi, Mani, dal momento
Drance?: Drance aveva accu- che i Celesti mi sono contrari! Scenderò
sato Turno di viltà e lo ave- a voi: anima pura, monda di questa colpa,
va invitato a misurarsi con
Enea (Xl, 447-466), e le sue mai vile, mai indegno dei miei grandi antenati ».
parole avevano ferito profon- 810 Aveva appena parlato ed ecco Saces, che vola
damente l'orgoglio del prin- attraverso i nemici su un cavallo schiumante,
cipe rutulo, il quale da allora ferito da una freccia nemica al volto, e chiama
ha sempre mirato a cacciare
in gola dell'invidioso e trop- Turno per nome: «O Turno, la salvezza suprema
po loquace Drance le sue in- sei tu: abbi pietà dei tuoi! Enea minaccia
giuste accuse, specialmente 815 -fulminando con le armi- di abbattere le rocche
quella della fuga (Xl, 436). italiche e far strage: le fiaccole già volano
805-809. Morire è una verso le case. I Latini guardano solo te.
sventura, ecc.: le parole, che
Turno rivolge a Giuturna Lo stesso re non sa chi chiamare suo genero,
prima di allontanarsi, ter- quali patti accettare. Per di piu la regina,
minano con questi versi di 820 tua .fedelissima, è morta di sua mano, fuggendo
eroica bellezza: l'eroe non
pensa più alla vittoria, e poi-
ché deve morire, vuoi mori- do, lo invoca disperatamente Turno, che possa salvare Lau-
re con onore. Non con il fa- di accorrere, come unica sal- rento; e forse l'espressione
vore dei celesti, che ha per- vezza, in aiuto di Laurento, sottintende il duello, come
duto, ma con quello degli che sta crollando sotto i unico mezzo, ormai, per sal-
dèi inferi, ai quali chiede colpi del nemico. La scena è vare i Latini e la loro città
di essergli, morendo, beni- veramente tragica. Saces non dalla rovina.
gni. « Le anime dei trapassa- appare nominato altrove. 8x8-819. Lo stesso re, ecc.:
ti (i Mani) nella credenza 815. fulminando: nota è un altro tocco che il poeta
degli antichi erano reputate I'efficacia di questo verbo, il aggiunge al ritratto di que-
divinità» (Sabbadini), e a quale ti dà insieme l'idea sto re pusillanime e incerto.
Turno, cui le divinità celesti, della rapidità, della distru- 820-821. è morta di sua
giunto il momento del desti- zione e della morte. - di ab- mano, ecc.: Saces, che non
no, non possono più dare battere le rocche, ecc.: non sapeva nulla del colloquio
aiuto, non rimane che questa solo Laurento, dunque, ma fra Amata e Turno (XII, 79·
straziante e disperata invo- tutte le città italiche: è il di- 82), accenna alla morte della
cazione ai Mani. sperato che vede la realtà in- regina per aggiungere una
8x3-8I4. La salvezza ... sei gigantita dalla fantasia ecci- prova concreta al quadro
tu: la città rovina e Saces, tata dal suo stato d'animo. della situazione da lui trac-
ferito a morte, porta a Tur- 816-8 I 7. le fiaccole già vo- ciato, ma a Turno, che cono-
no la drammatica notizia. lano, ecc.: sono le torce lan- sceva il proposito della re-
Ormai la tragedia si svilup- ciate sulle torri di legno, gina, la notizia suona come
pa con un crescendo impres- costruite lungo le mura, e invito ad affrontare anch'egli
sionante: Turno ha coscien- forse anche sulle case, per la sua sorte, quasi come se
za del suo fatale destino, ed incendiarle. - I Latini guar- gli dicesse: Amata, benché
ora un combattente, moren- dano solo te: non c'è che lui, donna, ha saputo essere fe-

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 49~

atterrita la luce. Da soli, sulle porte, va e vigorosa; Turno ritor-


na ad essere se stesso, e per
Messapo e il fiero Atina sostengono l'attacco. la riacquistata consapevolez-
Intorno a loro :;tanno da ogni parte i nemici za del suo valore, si muove
a falangi serrate: una messe di ferro con solennità scultorea. Di
si drizza, spinosa di spade impugnate, questo passo dell'Eneide si
825 ricordò il poeta D'Annun-
mentre tu volgi il carro per un campo deserto». zio in Forse che sì forse che
Turno stupf, sconvolto dalla confusa immagine no, quando annunciando il
di tanti avvènimenti, assorto in una buia, volo del su.:> eroe, Giulio
tacita riflessione. Gli ribollono in cuore Cambiaso, scrisse: « Sem-
brava che per lui su la rupe
830 con un'immensa vergogna, dolore, ira, passione di Ardea vigesse la "conscia
accesa dalle Furie e valore cosciente. virtus" di Turno. Non anda-
Appena quel buio scomparve e la luce tornò va alla morte, ma all'impre-
sa mortale munitissimo ».
nella sua mente, volse le pupille infiammate
835-836. Ecco che un den-
verso le mura e torvo guardò dall'alto del carro so vortice, ecc.: ecco che un
835 alla grande città. Ecco che un denso vortice, vortice di fiamme, sviluppan-
saliti i varii piani d'una torre, sbandiera dosi da un piano all'altro di
una torre, sale serpeggiando
lunghe lingue di fiamma nel cielo, impadronendosi verso il ciclo, tutta avvol-
di quella costruzione che Turno stesso aveva gendola. ~ una di quelle
innalzato con travi compatte, corredato torri mobili a diversi piani,
840 di ruote e poi munito di altissimi ponti. che anticamente si costruiva-
no fuori delle mura vicino
« Ormai, ormai i Fati prevalgono, sorella, alle porte, per meglio difen-
cessa di ostacolarmi, andiamo dove un Dio derle, ed erano unite alle
e la dura Fortuna chiamano - disse. - ~ scritto mura per mezzo di ponti.
ch'io affronti Enea, sta scritto ch'io debba sopportare Ma questa non era una tor-
re qualunque; era opera di
845 quanto c'è di crudele nella morte. Sorella, Turno, ed egli la considera-
va come testimonianza con-
dele alla sua parola; ora toc- forte animo si desta. e in creta della sua forza dedi-
ca a te fare altrettanto. lui ritorna luminosa la con- cata alla difesa della città.
826. mentre tu ... deserto: sapevolezza di se stesso, del La sua distruzione diventa
mentre tu t'aggiri col carro suo dovere e del suo valore. quindi simbolo della rovina
in una prateria deserta. Sa- - dolore, ira: dolore per la della sua opera e del crollo
ces, che aveva iniziato rivol- morte della regina, ira per di ogni speranza. Amata è
gendo a Turno un'appassio- le conseguenze che questa morta, i suoi più forti guer-
nata invocazione, finisce con morte può ora provocare. - rieri sono morti, intorno a
un amaro sarcasmo, che suo- passione accesa dalle Furie: lui la rovina si estende sem-
na rimprovero e accusa di l'amore fremente di gelosia, pre più.
viltà. perché sentiva che, scompar- 841-847. Ormai, ormai i
827-831. Turno stupì, sa Amata, avrebbe decisa- Fati, ecc.: c'è in questo ad-
sconvolto, ecc.: nella mente mente perduto Lavinia. - dio alla sorella un dolore
di Turno sì agitano, come valore cosciente: il sentirsi rassegnato alla volontà di
paurosi fantasmi, avvenimen- inutilmente valoroso, perché un potere, contro il quale
ti, rimproveri, preghiere in creduto vile e perché il suo non può far nulla neppure
una confusione che lo atter- valore è ormai inutile. lei, che è dea; ma c'è anche
risce e ottenebra la sua co- 832-835. A p pena quel la forza della sua volontà:
scienza. ' Ma è un istante. buio, ecc.: in questi versi quella di non venir meno,
Egli reagisce subito; il suo la figura dell'eroe ritorna vi- neppure di fronte alla mor-

www.scribd.com/Baruhk
494 Canto dodicesimo

te, al suo onore, e di poter, non mi vedrai piu a lungo disonorato: lascia,
combattendo contro Enea, te ne prego, ch'io prima sfoghi questo furore!»
dare libero sfogo alla sua ira
contro se stesso, la sua de- Spiccò rapido un salto giu dal carro nei campi
bolezza, i suoi nemici e l'in- e si precipitò attraverso i nemici,
comprensione dei suoi, ma 850 attraverso le lance, lasciando la sorella
forse più ancora contro il
suo ingiusto destino. ~ for- rattristata ed aprendosi con corsa vdoce
se, questo, il momento epi- un varco tra le schiere. Come un masso precipita
co più drammatico di Tur- dalla cima d'un monte - strappato via dal vento,
no, che nasce contempora- o smosso dalla pioggia furibonda o staccato
neamente dalla sua angoscia
e dalla sua generosità. Il tem- 855 dagli anni e dall'età - e rotola sfrenato,
peramento passionale ed ec- violento, rimbalzando al suolo, trascinando
citabile ha spinto Amata al con sé foreste, armenti, uomini: cosi Turno
suicidio; il temperamento e- passando tra le file sconvolte corre verso
suberante, ineguale, ma vi-
rile, conduce Turno all'eroi- le mura della città, dove -la terra è intrisa
ca risoluzione di riscattare la 860 di sangue, dove l'aria ronza fitta di dardi.
parte migliore di se stesso: Fa segni con le mani e comincia a gran voce:
il suo onore di soldato. E al «O Rutuli, fermatevi: fermatevi, Latini,
poeta nulla è sfuggito di
questo tremendo dramma e posate le armi! Comunque vada è meglio,
umano. è piu giusto ch'io solo sconti il patto per voi
850-851. lasciando la so- 865 e decida col ferro la nostra contesa! »
rella rattristata: la sorella Tutti si allontanarono e gli fecero spazio.
non ha più nulla da dirgli e
da opporgli; e Turno, consa-
pevole e pur fidente in sé, I due campioni di fronte
va incontro al suo destino.
85r-86o. Come u11 masso 864. sconti ;t patto per pone sopra i due piatti della
precipita, ecc.: la similitu- voi: è più giusto ch'io solo bilancia le sorti dei guerrie-
dine è omerica, ma se nel paghi la violazione del patto. ri, e l'ago è in equilibrio
poeta greco è più sobria ed Turno scatta e cala un gran
efficace, in Virgilio è più pit- J DUE CAMPIONI DI FRON- fendente sull'elmo del Tro-
torica e circostanziata. Fu TE (867-984).-Quando Enea iano, ma l'elmo resiste e la
imitata poi dal Tasso (Ger .. sente la voce di Turno e la spada si spezza. Il Rutulo,
XVIII, 82) e dal Manzoni ma decisione, lascia le mura mentre saliva a precipizio
nell'inno sacrr> « Il Natale ''• e avanza gioio.1o nel rumore sul cocchio per correre in
ed utile sarebbe che l'alunno delle sue armi. Tutti depon- battaglia, nella fttria aveva
ponesse a confronto queste gono le armi e attendono an- dimenticato la spada pater-
similitudini con quella vir- siosi di assistere al duello na costruita da Vulcano ed
giliana e vedere come ogni dei due campioni. Lo stesso aveva afferrato quella di Me-
poeta, pur usufruendo dello re Latino si meraviglia che tisco, il suo àuriga. Turno,
stesso spunto, abbia saputo due eroi, di terre così lon- inerme, fugge velocissimo 'n-
esprimere situazioni diverse tane tra loro, si scontrino seguito da Enea, e chiede di-
e ottenere varietà e origi- e decidano la guerra in duel- speratamente una spada ai
nalità. lo. Prima Turno ed Enea si suoi, ma nessuno osa avvi-
863. Comu1zque vada: scagliano dardi, poi impu- cinarsi. Anche Enea è senza
Turno ha presente la sorte gnano le spade e « si scam- asta e tenta invano di svel-
che lo sovrasta, e l'accenno, biano fendenti fitti, colpo su lerla d{1lle radici di un oliva-
che non è senza motivo, è colpo: tutti e due valorosi stro, nelle quali si è impi-
artisticamente molto efficace. e insieme fortunati ». Giove gliata. L'olivastro è sacro a

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 495

Ma il padre Enea, sentito appena il nome di Turno, eponimo è Erice, fratello di


abbandona le mura, abbandona le torri Enea, perché figlio di Vene-
re e di Bute, un pugilatore
altissime, interrompe ogni impresa, si libera di grande forza, vinto tutta-
870 d'ogni ostacolo e esulta di feroce allegria via e ucciso da Ercole. Sul
nel rumore terribile delle sue armi: grande monte del suo nome aveva
costruito una città, ch'egli
come l'alto monte Athos o l'Erice o lo stesso chiamò con lo stesso nome.
padre Appennino quando freme tutto di lecci 873. padre Appe11nino:
stormenti e si leva felice con la cima l'appellativo è usato per in-
81S nevosa verso l'aria. E già tutti, i Troiani dicare la divinità del monte.
e i Rutuli e gli Italici, rivolgevano gli occhi A Giove Appennino era de-
dicato un tempio al passo
ai due avversari. Chi presidiava la cima di Scheggia.
delle mura, chi invece batteva con l'ariete 878. ariete: antica mac-
la base delle mura, si fermano e depongono china d'assedio usata per
880 le armi dalle spalle: lo stesso re Latino sfondare le mura o le porte;
in questo caso dai Troiani
ammira stupefatto che giganteschi eroi, che assediavano la città.
generati in opposte parti dell'universo, 88o-883. lo stesso re La-
si scontrino e decidano in duello la guerra. tino, ecc.: il re Latino, che
Appena il campo è libero Enea e Turno, lanciate pur aveva pronunciato la
formula del patto, si stupi-
88S le aste da lontano, con una rapida corsa sce, ecc. « Ma qui, - osserva
vengono al corpo a corpo, urtando i loro scudi il Copelli, - è il poeta che
di bronzo risonante. La terra emette un gemito. presta a Latino i propri sen-
Si scambiano fendenti fitti, colpo su colpo: timenti, o meglio quelli dei
posteri di tutti i tempi, stu-
tutti e due valorosi e insieme fortunati. piti di vedere come fossero
890 Come nell'ampia Sila o sull'alto Taburno occulte le vie del destino e
s'affrontano due tori e in piena corsa cozzano grande il suo potere ». Era,
cioè, cosa meravigliosa e in-
spiegabile che due eroi e due
Fauno, dio favorevole a Tur- dipendono le sorti future popoli diversi dovessero in-
no; e Fauno rende vani i dell'Italia e del mondo. contrarsi e versare abbon-
tentativi di Enea. Intanto 868. abbandona... abban- dantemente il proprio san-
Giuturna porta la spada al dona ... : la ripetizione non è gue per far germogliare dal-
fratello, e V enere si sente inutile; essa qui serve a por- la lotta il popolo che ha fuso
allora autorizzata a far sì che re in evidenza la spontanei- in sé tutti i popoli italici, al
il figlio riesca a ricuperare tà, l'ardore, l'immediatezza punto da non saperli distin-
l'asta. Così i due avversari con cui Enea abbandona il guere, ed ha saputo unire
sono di nuovo uno di fronte campo e affronta il quello, concordi nel nome di Roma
all'altro per la prova estrema. ultimo ostacolo al compi- Europa ed Asia prima ostili.
mento dei suoi destini. 887. La terra emette un
867. il padre Enea: è sta- 872. Athos o l'Erice: so- gemito: iperbole, o nella
to osservato da molti, e giu- no due monti: uno, l'Athos, mente del poeta la terra
stamente, che in nessun'al- della penisola Calcidica, og- partecipa veramente all'urto
tra occasione l'appellativo gi chiamato anche Montesan- sanguinoso dei suoi due eroi-
<< padre » è stato usato con to per i numerosi conventi ci figli?
maggior pienezza di signifi- di monaci che vi si trovano; 890. Sila... Taburno: nel
cato che in questa circostan- l'altro, l'Erice, della Sicilia, descrivere questo duello de-
za, nella quale Enea si accin- sulla costa occidentale, oggi cisivo Virgilio può essersi
ge ad una prova, dalla quale monte San Giuliano. Suo ricordato della battaglia dei

www.scribd.com/Baruhk
496 Canto dodicesimo

tori che è in una grande pa- feroci, combattendo (i mandriani impauriti


gina del libro III, vv. 216- si sono ritirati, la mandria intera è ferma
221, delle sue Georgiche.
Anche per questo la simili- per il terrore, muta, e le giovenche mormorano
tudine è una delle più vive 895 dubbiose su chi debba regnare nella selva
e precise del poeta. La ri- per essere la guida di tutti gli armenti):
spondenza fra il duello dei i tori si feriscono, si scambiano cornate
due eroi e la lotta dei due
tori è perfetta in ogni par- terribili, bagnando di molto sangue il collo
ticolare. Enea e Turno han- e le spalle; la sdva rimbomba di muggiti.
no attorno in trepida attesa 900 Cosi il troiano Enea e l'eroe Daunia cozzano
le schiere di coloro che ob- con gli scudi, un enorme fragore riempie il cido.
bediranno al vincitore; i due
tori gli armenti, per il do- Giove innalza i due piatti della bilancia (l'ago
minio dei quali essi cozza- è in equilibrio) e vi pone le sorti dei guerrieri,
no. E ambedue le lotte sono per vedere chi il Fato condannerà dei due,
violente, atroci, cieche; non 90S verso dove la morte declina col suo peso.
gare di abilità, ma di forza
e di fortuna. La Sila è un Turno scatta, pensando di farlo senza danno,
vasto altopiano montuoso si drizza piu che può, leva in alto la spada
della Calabria fra i mari Io- e cala un gran fendente: i Troiani e gli ansiosi
nio e Tirreno; il Taburno è
una catena di monti tra la Latini gridano, attenti. Ma la perfida lama
Campania e il Sannio che, 910 va in mille pezzi e lascia l'ardente Turno inerme
dal lato meridionale, forma nel pieno del suo assalto, lo costringe a fuggire.
le Forche Caudine. Scappò via piu vdoce dell'Euro appena vide
902-905. Giove innalza,
ecc.: Giove ha il compito di nd pugno disarmato un'dsa sconosciuta.
tutelare il regolare compi- Si dice che mentre saliva a precipizio sul cocchio
mento del destino; questo è 915 per correre in battaglia, dimenticando la spada
ora il motivo del suo inter- paterna, nella furia, s'impadronisse di quella
vento. L'immagine della bi-
lancia, su cui sono pesate dell'auriga Metisco. Ed essa gli bastò
le sorti degli uomini, è anti- a lungo finché i Teucri si sbandavano in fuga;
chissima. La curiosità uma- ma affrontando le armi divine di Vulcano
na è sempre stata assillata
dal desiderio di conoscere il 920 la lama mortale si spezzò per il colpo
perché di certe morti imma- <:ome fragile ghiaccio: ed ecco i suoi frammenti
ture e misteriose; e lo con- splendere nella fulva arena. All'impazzata
fermano gli esempi che si Turno fugge per tutta la pianura, girando
leggono nell'Iliade ed anche
nella Bibbia. ciecamente ora qui ora là: da una parte
906. di farlo senza danno: 925 infatti lo circonda una densa corona
Turno aveva fiducia nella
sua spada, costruita un gior-· spada è perfida perché è 920. la lama mortale: la
no da Vulcano per il padre mancata alla fiducia che Tur· lama costruita dall'uomo
Dauno e temprata nelle ac- no aveva riposto in essa. (mortale) non poteva conten-
que dello Stige ( 115-119), e 912. Euro: vento dell'au- dere con le armi di Enea
si gettò quindi nella lotta rora, che spira dall'oriente. costruite da un dio.
con fiducia e con l'impeto 913. un'elsa sconosciuta: 922-924. All' impazzata
del suo temperamento ge- l'elsa di una spada non sua. Turno fugge, ecc.: l'evento
neroso. _ 917. dell'auriga Metisco: inaspettato della spada, che
909. la perfida lama: la v. 587 e sgg. si è spezzata « come fragile

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 497

di Troiani, dall'altra c'è la grande palude, 934-935· dalle penne ros-


se: allude allo spauracchio,
dalla terza le mura, altissime. consistente in una corda
Sebbene guarnita di piume scarlatte,
talvolta le ginocchia gli vacillino, a causa che i cacciatori tendevano in
della ferita che ostacola la sua corsa, egualmente luoghi appositi per obbligare
930 i cervi a prendere la via
Enea l'insegue e incalza con ardore, toccando delle reti.
quasi quasi col piede il piede del fuggiasco. 940-941. certo di azzan-
Cosi un cane da caccia che s'imbatta in un cervo narlo, ecc.: sicuro di affer-
la cui corsa è bloccata da un fiume o dalle penne rarlo con i denti, chiude la
bocca inutilmente. La simili-
935 rosse (spauracchi posti dai cacciatori) incalza tudine è di Omero, ma alla
latrando l'animale: spaventato dall'alta rappresentazione oggettiva,
ripa o da quelle penne il cervo corre avanti quasi sempre esterna del
poeta greco, Virgilio ha ag-
e indietro, dappertutto cercando una via di scampo, giunto la vita: l'ansia del
ma il cane vivacemente gli sta addosso, già già cane che insegue il cervo,
940 sta per prenderlo e, certo di azzannarlo, dà a vuoto e, quando crede di averlo
un gran colpo di denti, mordendo solo l'aria. raggiunto, la sua delusione.
944-945· Turno fuggendo,
Allora si che tutti gridano: la palude ecc.: è un'altra pennellata
e le rive fanno eco, il cielo ne rintrona. che si aggiunge al ritratto
Turno fuggendo chiama per nome tutti i Rutuli, di Turno, il quale, nel suo
945 li rimprovera, chiede la sua spada. Ma Enea isolamento, pone ancor più
in evidenza la sua fierezza e
a sua volta minaccia di morte e di rovina la sua risolutezza, raggiun-
chiunque oserà accorrere, spaventa i trepidanti gendo cosl l'apice dell'eroi-
Latini promettendo che avrebbe raso al suolo smo. « Se la sorte è disgra-
la città: anche ferito continua l'inseguimento. ziata,- commenta il Copelli,
- Io compensa il poeta con
950 Fan cinque giri di corsa, poi ne fanno altri cinque una esaltazione appassionata
in senso contrario, per tutta la pianura: e ammirata ».
i due eroi non gareggiano per gioco o per un premio, 945-949· Ma Enea a sua
ma la posta è la vita ed il sangue di Turno. volta, ecc.: si è obiettato
che Enea non doveva inse-
Cresceva proprio là un oleastro di foglia guire Turno, il quale, spez-
zata la spada, era disarmato;
ma l'obie2ione è errata per
ghiaccio», ha disarmato Tur- 929-930. a causa della fe- più motivi: quell'età anti-
no, e il giovane eroe fuori rita: sembrerebbe che Enea chissima non conosceva le
di sé fugge qua e là senza risentisse le conseguenze del- leggi della cavalleria; inol-
mèta, solo per sfuggire ad la ferita; ma poiché sarebbe tre Enea aveva validissimi
un combattimento impari. assurdo pensare che la gua- motivi per non interrompere
926. la grande palude: nel rigione miracolosa fosse in- il duello sancito da un giu-
canto X, verso 884, il poeta completa, e Virgilio stesso ramento e ritualmente con-
accenna ad una « palude vi- ha rappresentato Enea che, sacrato, ed infine le azioni
cina a Laurento ». Perciò risanato dalla madre, si slan- di questi eroi obbediscono
Turno, impedito a trovare cia alla ricerca di Turno ad una necessità estrinseca,
scampo da tutte le parti, « con una rapida corsa » il Fato, e sono circondate
per evitare d'incontrarsi, di- (885), si deve concludere dal senso del mistero.
sarmato, con Enea, è costret- che l'incongruenza è una di- 954· oleastro: olivo selva-
to a giri viziosi. strazione del poeta. tico.

www.scribd.com/Baruhk
498 Canto dodicesimo

955· Fauno: divinità lati- 955 amara, sacro a Fauno, un tempo venerato
na, il cui nome significa « il dai marinai che solevano, scampati dalle onde,
favorevole », « il buono ».
Era padre del re Latino appendere ai suoi rami doni al Dio di Laurento
(VII, 58-59 e 99-1oo). ed attaccarvi vesti votive. Ma i Troiani
955-956. venerato dai ma- senza far differenza con le altre piante, avevano
rinai: le offerte a Fauno e- 960 sradicato qud tronco sacro per liberare
rano fatte dai marinai non
come dio del mare, ma come il campo ai combattenti. Qui era andata a finire
re divinizzato di Laurento. l'asta d'Enea, lo slancio l'aveva portata a piantarsi
961. il campo ai combat- con forza nella radice flessibile. Il Troiano
tenti: il campo sul quale si piegò per .strappare con le mani qudl'arma
Enea e Turno (i combatten- 965 e inseguire con l'asta.colui che non riusciva
ti) dovevano incontrarsi in
duello. a raggiungere in corsa. Allora Turno, folle
961-963. Qui era andata, di terrore, pregò: «O Fauno, te ne supplico,
ecc.: Enea aveva lanciato l'a- abbi pietà di me: e tu ottima Terra,
sta contro Turno senza col- trattieni qud ferro, se è vero che ho sempre rispettato
pirlo, e l'arma, scagliata con
forza, era andata a confic- 970 il vostro culto, mentre gli Eneadi l'han profanato
carsi saldamente nel ceppo in guerra! ». Non fu inutile l'invocazione al Dio.
dell'olivo selvatico. Infatti Enea sforzandosi a lungo ed indugiando
965. e inseguire con l'asta, sulla radice elastica non riusd in alcun modo
ecc.: Enea, meno veloce di
Turno, forse perché più vec- ad aprire la morsa dd legno. Mentre invano
chio, non riesce a raggiun- 975 s'accaniva, tenace, replicando gli sforzi,
gere l'avversario e vorrebbe la Dea Daunia mutatasi per la seconda volta
riprendersi l'asta conficcata
nel ceppo dell'olivo selvati- nell'auriga Metisco, corre e rende la spada
co e scagliargliela contro di al fratello. Indignata che tanto sia permesso
lontano. all'audace Ninfa, Venere si avvicina
966-967. folle di te"ore: 980 e svelle il giavellotto dalla profonda radice.
Turno, inerme, si sentiva co-
me un vinto e vedeva con I due si rialzano, armati e rinfrancati
terrore la sua fine imminen- nel cuore: il primo lieto ddla sua spada, l'altro
te, insieme con il crollo di fiero della sua lancia e violento. S'afirontano
tutti i suoi sogni. a pié fermo, sbuffando ndla lotta affannosa.
967-971. O Fauno, te ne
supplico, ecc.: invoca insie-
me Fauno, cui l'albero è sa-
cro, e la Terra come madre Il patto tra Giove e Giunone
di tutti i viventi e quindi
anche dell'albero. - mentre
gli Eneadi, ecc.: i Troiani (E- Turno di Dauno. Mirabile 981. si rialzano: riprendo-
neadi), tagliando l'olivo sel- sorella, assiste non vista il no animo, coraggio.
vatico, avevano invece pro- fratello, pur sapendo che
fanato e Fauno e la Terra. ogni suo aiuto sarà inutile. IL PATTO TRA GIOVE E
973· elastica: tenace. Il te- Essa obbedisce all'impulso GIUNONE (985-1047). - Gio-
sto latino è « lenta », che del cuore: del suo povero ve si lamenta con Giunone
significa appunto tenace, re- cuore, che palpita in egual che Enea, destinato a salire
sistente. misura di amore e di dolore. un giorno al cielo, sia stato
976. la dea Daunia: Giu- 979· all'audace Ninfa: Giu- ferito e che Turno, il cui
turna, perché . figlia come turna (v. nota a 178-182). Fato gli è contrario, abbia

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 499

985 Intanto il re dell'Olimpo onnipotente parla siderato indigete, quasi co-


a Giunone che assisa su una nuvola fulva me patrio, ed ebbe culto co-
me divinità tutelare del La-
osservava il duello: « Cosa succederà, zio a Lavinio, e sul suo tem-
o moglie? Come andrà a finire? Tu sai pio si leggeva questa iscri-
e lo ammetti che Enea è destinato al cielo, zione: «Tempio del dio pa-
dove sarà un Dio indigete, innalzato alle stelle dre Indigete che regge il cor-
990 so del fiume Numico ».
dai Fati. Che prepari? <lle cosa speri ancora, 991. Che. prepari?: che co-
ostinata, tra queste nubi gelide? Forse sa vai ancora macchinando?
è giusto che un futuro Nume sia stato offeso 992. ostinata: ostinata,
da una ferita umana, che la spada perduta perché persiste a proteggere
Turno senza speranza. C'è
995 (nulla avrebbe potuto Giuturna senza di te) anche una leggera nota di
venga ridata a Turno, e che a un vinto rinascano sarcasmo in questa domanda.
le forze? Smettila ormai, cedi alle mie preghiere: 992-997. Forse è giusto
non voglio che il dolore ti consumi in silenzio, che, ecc.: Giove accusa la
moglie della ferita di Enea,
non voglio piu sentire quei lamenti che escono di aver ridato a Turno la
!000 dalla tua dolce bocca. Oggi è il giomo fatale. spada, che il destino gli ave-
Hai potuto far male ai Teucri, tormentarli va sottratto, e di avergli ti-
e per mare e per terra, scatenare una guerra destato vigore, mentre era
già vinto. Giuturna era stata
tremenda, rovinare una famiglia, unire una esecutrice materiale, al-
alle nozze la morte: ti proibisco di andare meno inizialmente, della vo-
lontà di Giunone.
avuto ancora una volta l'aiu- darà. Giunone, appaf!.ala, se 998-1004. non voglio che
to della sorella. Insomma ne t•a co11tenta. il dolore, ecc.: questa espres-
Giove non può permettere sione affettuosa, e quella suc-
che si continui a perseguita- 986-987. Giunone... il cessiva, che finisce addirittu-
re i miseri Troiani, e ingiun- . duello: strano atteggiamen- ra con una galanteria, sono
ge alla moglie di desistere to questo di Giunone, che un po' strane sulla bocca di
dalla sua opera contraria d àssisa sopra una nube gelida Giove; e potrebbero avere
voleri del destino. Giunone guarda il <;luello, sola e lon- anche un significato ambi-
risponde d'essersi allontana- tana dal campo. Se non fos- guo. Ma ai rimproveri ini-
ta dalla terra proprio per ri- se stato il pio Virgilio a scri- ziali, anche se blandi, era
spetto alla sua volontà e lo vere questi versi si potrebbe necessaria una gentilezza pri-
assicura che, pur at•endo isti- pensare ad un'intenzione sar- ma di passare al tono cate-
gato Giuturna a soccorrere castica. Ma l'ironia, forse in- gorico della conclusione, che
il fratello, non fu lei a vo- volontaria, nasce ugualmen- non consente obiezioni. - il
lel"e che Enea fosse ferito: te dalla posizione della dea, giorno fatale: il giorno sta-
e si dichiara rassegnata ad più buffa che solenne. bilito dal Fato. - far male
abbandonare Turno al suo 989-990. Enea ... dio indi- ai Teucri, ecc.: allude ai
de.rtino, purché il Lazio ri- gete: Enea, dopo la morte, tentativi fatti da Giunone
manga tale con il suo no- sarà una divinità tutelare, per impedire che i Troiani
me, con le sue legY.i, con paesana, italica. Giove ave- raggiungessero l'Italia, e do·
la sua lingua, e che di Troia va promesso l'immortalità di po che sbarcarono nel Lazio,
non rimanga neppure il no- Enea a Venere (I, 303-304). la guerra suscitata contro di
me. Giove acconsente: i due Dèi indigeti erano presso i essi. - rovinare una fami-
popoli si fonderanno ed a- Romani gli dèi locali, primi- glia: allude alla morte di
vranno un nome solo con th., mentre dèi novensili Amata. - unire alle nozze la
lingua e costumi italici e i erano quelli stranieri impor- morte: perché le nozze di
riti religiosi che egli stesso tati. Enea venne quindi con- Enea con Lavinia sono pre-

www.scribd.com/Baruhk
500 Canto dodicesimo

cedute, per colpa di Giuno- 1005 piu in là!». Giunone allora gli risponde, con volto
ne, dalla morte di Amata e sottomesso: «Gran Giove, conosco il tuo volere;
di tanti guerrieri. per questo ho abbandonato, malvolentieri, Turno
1005·1029. Giunone allo-
ra, ecc. : questo atteggia- e la terra. Oh, se no! Certo non mi vedresti
mento di Giunone, superba in cielo a sopportare cose giuste ed ingiuste:
e puntigliosa, può sembrare 1010 ma starei, tutta cinta di fuoco, accanto ai Rutuli,
eccezionale e strano. La dea,
infatti, non si sarebbe arresa e spingerei i Troiani a scontri sfavorevoli.
(lo dichiara lei stessa subito Lo confesso, fui io a persuadere Giuturna
dopo con estrema chiarezza), a correre in aiuto del povero fratello,
se non si fosse intromesso il volli che osasse tutto per salvargli la vita,
Fato, a cui neppure Giove
può impedire che si compia. 1015 ma senza lanciare frecce, senza tendere l'arco.
La sua accondiscendenza ha Lo giuro per la fonte dello Stige, implacabile:
uno scopo ben preciso: con- unico giuramento valido per i Celesti.
cedere qualche cosa (in real- E adesso mi ritiro, abbandono sdegnata
tà concede ciò che era ormai
inevitabile) per ottenere la la lotta. Ma ti chiedo, per la maestà dei tuoi
realizzazione di un suo gran- 1020 e per il Lazio, ciò che non è stabilito
de progetto, che le consenti- da aleuna legge del Fato. Quando· ratificheranno
rà di uscire dalla contesa la pace con felici nozze (e sia pure!), quando
con tutto il suo onore. Per-
ciò lascerà che Turno segua si metteranno d'accordo sul trattato, disponi
il suo ineluttabile destino, e che i Latini non cambino l'antica denominazione,
in compenso chiede che la 1025 che non siano Troiani neanche di nome,
vittoria di Enea non signifi-
chi sottomissione degli Ita- che non mutino lingua né moda. Ci sia il Lazio
lici, popolo a lei caro, alla coi re albani nei secoli dei secoli, ci sia
supremazia straniera; la qual la stirpe romana, potente per il valore italico:
cosa «non è stabilita da al- Troia è caduta, lascia che cada anche il suo nome ».
cuna legge del Fato ». - cose
.giuste... ingiuste: che cose
giuste siano trattate ingiu-
stamente. II testo latino è l'inferno; e lo circonda tut- Tullo Ostilio distrusse Alba
« digna indigna ». - a scon- to. - per la maestà dei tuoi: Longa e i due popoli si fu-
tri sfavorevoli: ad accumu- per l'onore dei re Latini di- sero insieme. - per il valore
lare una sconfitta dopo l'al- scendenti da Saturno, padre italico: la stirpe romana sia
tra. - ma senza lanciare frec- di Giove. - né moda: allude potente per virtù italica. È
ce, ecc.: intendi: senza peri- alla toga, che era abito na- il concetto fondamentale che
colo per Enea. Giuturna, co- zionale indossato solo in anima il poema virgiliano. -
me dea, se avesse usato l'ar- pubblico e all'estero, quando Troia è caduta ... il suo no-
co e le frecce, avrebbe certa- il cittadino romano aveva me: alcuni hanno creduto di
mente difeso il fratello con da compiere una missione scorgere in questo verso la
la morte di Enea; e lo dice ufficiale. - coi re albani: mira di Virgilio di distoglie-
per dimostrare, in risposta tali re sarebbero stati dodici, re i Romani dall'idea di tra-
al rimprovero dei versi 992- e avrebbero regnato per cir- sportare in Oriente la capi-
995, che non fu Giuturna ca trecento anni: da Ascanio tale; idea balenata a Cesare,
a ferire Enea al ginocchio. - fino a Cluilio o Clelio, cioè poi ad Antonio ed infine an-
per la fonte dello Stige: è fino a quando, dopo la vitto- che ad Augusto. Ma sembra
il giuramento più solenne ria dei tre fratelli Grazi, Ro- più consono all'idea domi-
degli dèi. Lo Stige è il mag- mani, su i tre fratelli Cu- nante nell'Eneide il ritenere
giore dei quattro fiumi del- riazi, Albani, il re romano che il poeta, per mezzo di

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 501

Sorridendo l'autore degli uoiDlD.i e delle cose Minerva della triade capito-
!030
disse: « Sei la sorella di Giove, sei la figlia lina, aveva molti templi e
godeva di un culto speciale.
di Saturno, davvero! Lo vedo dalla forza
del furore che in petto ti bolle. Ma va bene, IL DUELLO FINALE E LA
calma quest'ira inutile: ti accordo ciò che vuoi, MORTE DI TURNO ( 1048-
!03S m'arrendo volentieri. Gli Ausoni serberanno 1180) - Pacificata Giunone,
il modo di parlare e i costumi dei padri, Giove aecide di incutere spa-
vento nell'animo di Turno e
il nome rimarrà quello che è: i Troiani di allontanare Giuturna dal
si uniranno con loro solo nel corpo. Io fratello. A tal fine ricorre ad
in persona darò loro col culto i riti una delle due furie che sono
sacrificali e farò che siano tutti Latini ai lati del suo trono e le or-
1040 dina di scendere sulla terra
con un'unica lingua. Vedrai nascere un popolo con l'incarico di allontanare
che grazie al sangue ausonio crescerà, salirà Giuturna. Essa scende, assu-
al di sopra degli uomini, al di sopra dei Numi me le forme di un gufo e co-
per religiosità. E nessun'altra gente mincia a svolazzare, sibilan-
do, davanti al volto di Tur-
1045 ti sarà tanto devota ». Giunone acconsenti no, il quale alla vista del fu-
felice. Finalmente non è piu ostile a Enea: nesto augurio si smarrisce.
e se ne va dal cielo, abbando~ la nuvola. Giuturna comprende e ab-
bandona il campo. Enea bal-
danzoso, con l'animo ancora
esacerbato dalla rottura dei
Il duello finale e la morte di Tumo patti, provoca Turno con pa-
role di scherno e l'eroe ita-
lico risponde che non lui te-
Giunone, voglia esaltare la caratteri della regalità, ed è me, ma la palese ostilità dei
stirpe italica, che avrebbe quindi degna figlia di Satur- Numi. E sollevato un enor-
costruito la propria storia no e sorella di Giove. Con me masso lo scaglia contro il
gloriosa per virtù, non ere- questo riconoscimento Gio- Troiano, ma non raggiunge
ditata dai Troiani, ma insita ve asseconda la vanità di il segno. L'insuccesso smar-
nella sua natura. L'oracolo Giunone e introduce la sua risce il giovane e coraggioso
si doveva considerare adem- risposta contenente l'accet- Rutulo ed Enea ne approfit-
piuto con la vittoria di E- tazione di tutte le sue richie- ta; mentre l'avversario indu-
nea; gli eventi successivi alla ste: gli I talici conserveran- gia, ché non sa come fuggi-
fusione dei due popoli spet- no la lingua, il nome e i loro re o come affrontare il nemi-
tavano alla gente italica. A usi tradizionali; i Troiani si co, Enea scaglia a tutta for-
questa idea Virgilio pensa fonderanno con gli Italici e, za l'asta e lo colpisce ad una
costantemente; ed infatti come popolo, scompariran- coscia profondamente. Tur-
egli attribuisce ai Troiani no. Perciò l'unione dei due no cade, piegando il ginoc-
costumi romani anche quan- popoli sarà soltanto fisica; chio a terra, e rivolge ad
do essi sono appena sbarcati l'elemento morale sarà, an- Enea una umile e calda pre-
sulle coste del Lazio. Il ver- che dopo la fusione, soltan- ghiera. L'eroe troiano si com-
so quindi non è stato scritto to italico. Ed in più, Giove, muove ed è sul punto di
soltanto per soddisfare l'a- che si è riservato il compito concedergli la vita, quando
mor proprio di Giunone. di stabilire quali dovranno vede sulla spalla del vinto
IOJ2-I045· Sei la sorella essere le cerimonie, i riti, i il balteo di Pallante. A quel-
di Giove, ecc.: anche Giu- sacrifici, concederà a Giuno- la vista il ricordo del giova-
none, fiera delle sue idee e ne una preminenza nel cul- ne amico ucciso lo riempie
cosl orgogliosa che discono- to. Difatti a Roma Giunone di dolore e di sdegno, e con
sce le sue colpe, ha tutti i faceva parte con Giove e l'animo sconvolto « pianta

www.scribd.com/Baruhk
502 Canto dodicesimo

furibondo la spada nel petto Il Padre pensa ad altro allora; si prepara


avverso». a allontanare Giutuma dal fianco del fratello.
1048. Il Padre: Giove. - 1050 Esistono due mostri, chiamati con il nome
ad altro: ad un altro dise- di Furie, generati dalla Notte profonda
gno. in uno stesso parto con la Tartarea Megera,
1049. ad allontanare Giu- cinti come Megera di serpenti e forniti
turna: con l'allontanamento
di Giuturna Giove toglie di ali grandi, robuste, che producono vento.
l'ultimo impedimento al re- 1055 Son sempre pronte a apparire accanto al trono di Giove
golare corso del destino. In per seminare il terrore fra gli uomini infelici
prossimità della conclusione
si sviluppa intorno all'eroe quando il re degli Dei manda l'orrenda morte,
italico un crescendo sempre le malattie o sgomenta le città che lo meritano
più intenso e tragico di par- con la guerra. L'Eterno spedf una di costoro
ticolari, che preludono alla 1060 giu dal cielo, veloce, con l'ordine di correre
tragedia finale e aumentano
sempre più nel poeta e nel da Giutuma per monito e presagio. La Furia
lettore un senso di profonda discende sulla terra in un rapido turbine.
pietà per la giovane e gene- Come una freccia scoccata attraverso la nebbia
rosa vittima del destino.
da un Parto - che l'ha intinta in un fiero veleno -
1050. Esistono due mostri,
ecc.: secondo la tradizione 1065 come una freccia scoccata da un Parto o da un Cidone,
le Furie sono tre: Aletto, mortale, immedicabile, fischia invisibile e solca
Tisifone, Megera e abitava- l'ombra: cosi la figlia della Notte di corsa
no nell'inferno. Anche Vir- si scagliò sulla terra. Viste le armate iliaca
gilio segue altrove questa
tradizione (VI, 704; VII, e rutula, in un lampo la Furia si costrinse
372); qui inveee pone nel- 1010 nella forma del piccolo uccello che talvolta
l'inferno solo Megera (la a tarda ora, di notte, posato sui sepolcri
Tartarea Megera), e colloca
le altre due ai lati del trono o sui tetti deserti canta lugubremente
di Giove, pronte a servirlo. attraverso le tenebre. In tale aspetto il mostro
1054. ali grandi ... vento: svolazza sibilando davanti al volto di Turno
grandi ali che, muovendosi, 1075 piu e piu volte, e gli sferza con le ali lo scudo.
producono vento. Che sconosciuto torpore gli fiacca allora le membra!-
1061. per monito e pre-
sagio: per minaccia (moni- ! capelli si drizzano, la voce gli smuore in gola.
to), allo scopo di allontana- Appena riconosciute di lontano le ali
re Giuturna e impedirle di e il sibilo della Furia, l'infelice Giuturna
prestare ancora aiuto al fra- 1080 si strappa i capelli sciolti; per pietà del fratello
tello; per funesto augurio
(presagio), allo scopo di dare
alla Ninfa la certezza della ro68-1070. iliaca e rutula: 1076. Che sconosciuto tor-
imminente fine del fratello. troiana e italica. - si costrin- pore, ecc.: il grande e fortis-
1065. Parto... Cidone: i se nella forma, ecc.: si tra- simo eroe, che non ha tre-
Parti e i Cretesi (Cidone fu sformò in un gufo, o forse in mato mai davanti alle armi,
antichissima e celebre città una civetta, che la fantasia trema ora per la superstizio-
di Creta), erano agili cava- popolare considera funesta ne creata intorno alla inno-
lieri e valenti arcieri. I Par- più del gufo. cente bestiola. Virgili~ha
ti, con una tecnica speciale, 1075. gli sferza... lo scu- saputo cogliere anche que-
lanciavano frecce anche fug- do: gli sbatte le ali sullo sto aspetto dell'animo uma-
gendo. scudo. no che, intrepido di fronte

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo

con le unghie si strazia la faccia, con i pugni Sf!re immortale, preferirebbe


il seno e grida: «Cosa potrà fare per te accompagnare il fratello ne-
gli inferi, cioè partecipare
adesso tua sorella, o Turno? Che speranza della stessa sua sorte per es-
mi rimane? In che modo riuscirei a allungarti sergli vicina, « espressione, -
1085 la vita: o forse a oppormi a un miracolo simile? annota il Copelli, - di un in-
tenso e generoso amore fra-
Abbandono la lotta, ormai. Non atterrite terno, specialmente chi pen-
me che vi temo, o uccelli infausti: riconosco sa come triste e desolato fos-
i vostri colpi d'ala, queste grida che annunziano se nelle credenze antiche il
mondo delle tenebre ». -
la morte, e non m'ingannano gli ordini prepotenti Mai avrò nulla di bello, ecc.:
1090 del magnanimo Giove. Sarebbe questo il dono il lamento di Giuturna si
per la verginità che m'ha tolto? Perché chiude con questi accenti ac-
m'ha concesso di vivere in eterno? Perché corati, che vibrano di amore
tenerissimo e disperato per
io non posso morire? Come sarebbe dolce il fratello. Nulla lei avrà che
mettere fine a tanti dolori e accompagnare le sorrida, perduto il fratel-
1095 il mio infelice fratello attraverso le tenebre. lo! E vorrebbe che ci fosse
una terra anche per lei, dea,
Sono immortale! Mai avrò nulla di bello tanto profonda da seppellir-
e caro senza te. C'è una terra profonda la nel regno dei morti (Ma-
abbastanza da aprirsi ed inghiottirmi (me, ni). Davvero Virgilio ha sa-
puto dare all'amore fraterno
una Dea!) giu nel covo dei Mani?». Tra le lagrime accenti di una tenerezza e di
1100 si tirò fin sul capo il suo mantello azzurro, una generosità incommensu-
scomparve con un salto nella cupa corrente. rabile, e alla morte di Tur-
no un'atmosfera degna del
Enea avanza, vibrando l'enorme lancia simile suo valore.
a un albero, e con animo feroce grida: «O Turno, 1100. mantello azzurro:
perché indugi e ti attardi? Non si tratta di correre Giuturna è ninfa delle ac-
1105 ormai, ma di combattere corpo a corpo, con armi que, ed ha quindi il mantel-
lo dello stesso colore.
brutali. Assumi pure tutte le forme che vuoi, 1103. con animo feroce:
raduna tutto il coraggio e le astuzie che puoi: con atteggiamento minac·
spera magari di alzarti con le ali sino alle stelle, ci oso.
II04· Non si tratta di cor-
o chiuderti al sicuro nella terra profonda ... ».
rere: accenna sarcasticamen-
te all'allontanamento di Tur-
alla realtà, si disanima da· Giove, amaramente sarcasti- no sul carro guidato da Giu-
vanti al mistero. ca, e l'odio contro la propria turna.
1082-1099. Cosa potrà fa- immortalità, che non le con- IIo6-IIII. Assumi pure,
re per te, ecc.: sono le ulti- sente di seguire il fratello ecc.: trasfòrmati pure in
me parole disperate di Giu- nel regno delle tenebre. - tutte le forme che ritieni più
turna, desolata di non poter oppormi a un miracolo si- idonee, cioè usa pure tutte
prestare aiuto al fratello, cui mile?: allude al gufo che le astuzie che vuoi. ma non
sovrasta la morte; è una con· svolazza davanti a Turno e mi sfuggirai, dice Enea a
fessione sconsolata di una gli percuote con le ali lo scu- Turno, del quale non cono-
sorella che vede il proprio do: fatto eccezionale, inusi- sce, né l'innocenza dei fatti
fratello solo, in balia di un tato (miracolo), che Giutur- più recenti, né il dramma
potere più forte di lui e na interpreta come presagio che lo tormenta. L'eroe tro-
se stessa impotente a soccor· di morte. - e accompagnare, iano è sempre dominato dal-
rerlo. Di qui la ribellione a ecc.: Giugurta, invece di es- l'ira conseguente alla rottu-

www.scribd.com/Baruhk
504 Canto dodicesimo

ra dei patti e ai vari inse- 1110 E Turno, scuotendo il capo: «Non sono le tue parole
guimenti ai quali l'aveva a atterrirmi, o crudele, ma i Numi e Giove avverso ».
costretto Giuturna; perciò
le sue parole sono piene di Non disse altro. Volgendosi scopre un enorme, antico
rimproveri e di sarcasmo. macigno, che giaceva in mezzo alla pianura,
Ma questo atteggiamento di messo H per segnare il confine d'un campo
Enea, dopo l'apparizione del
malaugurato uccello, .stride 1115 contro eventuali liti. Dodici uomini quali
nel contesto della narrazio- produce oggi la terra lo reggerebbero a stento
ne, e Virgilio ha perciò op- sulle spalle, ma Turno lo solleva con mano
portunamente fatto tronca- febbrile e a tutta corsa, levandosi piu in alto
re il discorso di Enea dallo
stesso Turno, il quale gli che può, riesce a scagliarlo contro il nemico. Eppure
dice che non le sue parole 1120 né nel correre, né nel camminare, né
Io atterriscono, « ma i Numi nell'alzare e avventare quell'enorme macigno
e Giove avverso»; e lo de-
finisce crudele. riconosce se stesso: le ginocchia gli tremano,
III5·11I7. Dodici uomini, il sangue è intorpidito per il freddo. La pietra
ecc.: questo concetto del de- rotolando nel vuoto non supera l'intero
cadimento della razza uma- 1125 spazio né porta a segno il colpo. Come in sogno,
na e della maggiore prestan-
za fisica degli uomini del di notte, quando una languida quiete ci ha chiuso gli
passato, vivo anche oggi, era [occhi,
comune presso gli antichi, i ci sembra di volere inutilmente correre,
quali attribuivano ai loro
antenati corpi giganteschi, correre a perdifiato, e in mezzo ai nostri sforzi
forza smisurata ed azioni ec- crolliamo giu, impotenti: senza moto la lingua,
cezionali. 1130 spento il noto vigore del nostro corpo, privi
1119·1125. Eppure né nel
correre, ecc.: Turno, che pur
di parole e di voce. Cosi la Dea terribile
domina in mezzo al campo, rifiuta ogni speranza, ogni successo a Turno
mentre Enea appare immobi- dovunque il suo valore tenti una strada. Allora
le, quasi assente, forse in nel fondo del suo petto s'agitano sentimenti
attesa di scoprire il momen-
to adatto al colpo decisivo, tt3S contraddittotii. Guarda i Rutuli e la città,
scagliando la grossa pietra la paura lo attarda, trema all'avvicinarsi
avverte che le sue forze non della morte; e non sa come fuggire o come
sono più quelle consuete o
per lo meno esse non rispon- affrontare il nemico, non vede in nessun luogo
dono più al suo volere come il carro e la sorella trasformata in auriga.
una volta: il macigno non 1140 Enea, mentre egli indugia, agita in aria il lampo
ha percorso l'intera distan-
za e quindi non è arrivato poeta descrive l'incubo di dovuto essere un giorno la
a colpire il bersaglio. Perciò un sogno pauroso, al quale capitale del suo regno e nel-
il giovane rutulo rimane de- paragona la Furia che volan- la quale c'è Lavinia. t! l'ul-
luso, la sua baldanza si affie- do insistentemente su Tur- timo sguardo al suo mondo,
volisce, e· nel suo intimo si no gli toglie le forze e lo l'ultimo pensiero alle cose e
consolida sempre più la cer- atterrisce. alle persone amate; e nel
tezza che gli dèi gli sono 1135-1136. Guarda i Ru- suo sguardo c'è Io smarri-
nemici. tuli, ecc.: Turno è come mento, l'amore, il rimpianto
1125-1133· Come in so- smarrito: guarda i Rutuli in- di chi paventa prossima la
gno, ecc.: nota la precisio- capaci di prestargli aiuto, e propria fine e non vede alcu-
ne rigorosa, con la quale il guarda la città, che avrebbe na possibilità di scampo.

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 505

della lancia fatale: colto con gli occhi il punto che ho meritato, cioè di eli-
minare le conseguenze della
preciso, vibra il colpo da lungi, a tutta forza. sconfitta. - segui pure il tuo
Mai stridono cosi i macigni lanciati destino: valiti del tuo dirit-
da macchine d'assedio, mai cosi fragorosa to di vincitore.
1145 scoppia la folgore. L'asta volando come un turbine 1159-II6o. della vecchiaia
porta con sé la morte: sibilando attraversa di Dauno: nota l'uso dell'a-
stratto in luogo del concre-
gli orli della corazza e dello scudo fatto to, quasi a scindere l'idea
di sette strati di cuoio, si pianta nella coscia. particolare dell'età della per-
Il grande Turno cade, piega il ginocchio a terra. sona, a cui appartiene. Per-
ciò intendi: se non t'impor-
1150 Balzano in piedi i Rutuli gridando, la montagna ta che Dauno sia mio padre,
tutt'intorno ne echeggia, le profonde foreste ti commuova il fatto ch'egli
ripercuotono il suono per lungo tratto. Turno è vecchio. - restituisci ai
miei, ecc.: Turno non chie-
supplichevole, umile, rivolgendosi a Enea de la vita; ed infatti subito
con gli occhi e con le mani in atto di preghiera, dopo dice « o il mio corpo
1155 gli dice: « Ho meritato la mia sorte e non chiedo privato della vita ». Intende
però che possa anche conce-
perdono: segui pure il tuo destino. Solo, dergliela, come dono. E di-
ti prego, se hai pietà di un infelice padre ce « ai miei », cioè alla mia
(come Anchise lo fu) sii misericordioso famiglia, non alla patria, né
della vecchiaia di Dauno, restituisci ai miei al suo popolo. Alla patria e
al popolo, come vinto, non
1160 me vivo od il mio corpo privato della vita, appartiene più. t!: la prima
come ti piace. Hai vinto, gli Ausoni hanno veduto amara rinuncia.
Turno sconfitto tenderti le mani: già Lav1nia n61. Hai vinto: la scon-
fitta ora gliela confessa espli-
è nta, non andar oltre nella vendetta!». Enea citamente; ed è la seconda
fiero nelle sue armi ristette, pensieroso, rinuncia, espressa con lealtà
1165 guardando l'avversario e trattenendo il colpo. e con franchezza, come è do-
E quasi le preghiere riuscivano a commuoverlo, vere di un combattente che
ha lottato, bensl con accani-
mento, ma anche con lealtà.
n6z-n6;~. già Lavinia è
II47· gli orli della coraz- per la sorte del grande eroe, tua, ecc.: è la terza rinun-
za: la corazza proteggeva, che se ne sta a terra piegato cia, la più grave. - non an-
oltre il petto, anche il ven- con la persona, non con il dar oltre nella vendetta:
tre, e con piastre mobili si cuore. Turno non si umilia, se ora
allungava fino a coprire buo- II53· umile: da terra, se- chiede ad Enea di non pre-
na parte delle cosce. L'asta condo la parola « humus », tendere di più per soddisfa-
di Enea trapassò una di que- terra, da cui etimologicamen- re il suo odio. Non ha chie-
ste piastre. te deriva. sto la vita per sé, ma per
IIJD-1152. Balzano in pie- 1155-II56. Ho meritato la il padre; si dichiara vinto,
di, ecc.: i Rutuli scattano in mia sorte, ecc.: il testo lati-
piedi urlando; e attorno ne no è semplicemente « me- cosl che sente di essere in-
rimbombano i monti, e i rui », che significa « l'ho me- degno di appartenere alla
boschi per lungo tratto si ritato », con sottintesa evi- sua patria, al suo popolo;
rimandano il grido, come se dentemente « questa sconfit- ha perduto Lavinia, il bene
anche la natura senta il bi- ta ». - e non chiedo perdo- che lo esaltava e gli faceva
sogno di partecipare alla no: e non tento di allonta- vedere bella la vita. Che co-
commozione degli uomini nare con le preghiere ciò sa può desiderare di più?

www.scribd.com/Baruhk
506 Canto dodicesimo

II73-118o. infiammato di già dubitava, quando gli apparve, sulla spalla


rabbia, ecc.: Enea, commos-
~ dalla preghiera di Turno, del vinto, il disgraziato cinturone, fulgente
volge intorno gli occhi, co- tutto di borchie d'oro, del giovane Pallante,
me per cercare un consiglio; 1110 che Turno aveva ucciso con un colpo mortale
e sempre più esitante a com-
piere l'azione decisiva che il e di cui indossava come trofeo la spoglia.
costume guerriero avrebbe Vista quella cintura, ricordo d'un dolore
voluto, sta per q:dere alla terribile, infiammato di rabbia, acceso d'ira:
pietà. E forse noi, che ab-
biamo seguito la vicenda del «Tu forse, che hai indossato le spoglie dei miei amici,
generoso eroe e trepidato 1175 vorresti uscirmi vivo dalle mani? Pallante -
per lui, avremmo accolto vo- disse - solo Pallante ti sacrifica, e vendica
lentieri questa soluzione; la sua fine col sangue tuo scellerato». Pianta
ma per gli antichi il nemico
rimaneva sempre tale, e il furibondo la spada nel petto avverso. Il corpo
perdono era ad essi scono- di Turno si distende nel freddo della morte,
sciuto. Prima dell'insegna- 1180 la sua vita sdegnosa cala giu tra le Ombre.
mento cristiano il perdono
era una concessione eccezio-
nale, che non doveva contra- bra aggiungere «non io». so verso che ha chiuso l'epi-
stare in alcun modo con al- Di questo concetto pagano, sodio della morte di Camilla
tri sentimenti. Perciò Enea, che la critica ha confuso con (XI, 1026), dove «sdegno-
quando scorge sulla spalla l'idea della Nemesi, si valse sa», secondo Servio, l'anti-
di Turno il cinturone del il Carducci nell'ode barbara co commentatore latino, in-
giovane Pallante ucciso, « ri- << Miramar », ove per lui dicherebbe che le anime di
cordo di un dolore terribi- Massimiliano non fu ucciso Camilla e di Turno scendo-
le », dimentica la pietà e si dagli uomini, ma dal dio no tra le ombre del mondo
accende d'ira: di fronte alla Huitzilopotli, il quale ha co- sotterraneo, dolenti di aver
morte dell'amico la vendetta sì vendicato l'antico impera- troppo presto abbandonato
diventa un dovere religioso. tore Guatimozino, vittima la vita. Cosl, con la morte
Ed infatti Virgilio mette della ferocia bianca. - solo del secondo eroe italico, si
sulla bocca di Enea non Pallante ti sacrifica: con que- chiude la vasta e complessa
espressioni di odio, di sde- sta frase Enea non solo pro- vicenda del poema virgilia-
gno o di offesa, ma le parole nuncia la formula del rito no, dal quale hanno attinto,
proprie del rito sacrificale, sacrificale, ma esprime anche come ad una fonte viva e
come se si trattasse di una il suo dolore e il suo affetto perenne, i giovani di venti
immolazione. «Pallante ... so- per il giovane figlio di Evan- secoli e di tutte le nazioni
lo Pallante ti sacrifica », di- dro.- nel petto avverso: nel civili, per educarsi alle no-
ce Enea piantando la spada petto dell'avversario. - la bili virrù umane e dell'amo-
nel petto di Turno, e sem- sua vita sdegnosa; è lo stes- re dell'arte.

Commento critico

Il canto XII, che si sviluppa intorno al motivo del duello fra Turno ed Enea, è
forse nella struttura e nello svolgimento dei fatti principali quello che più risente
dell'imitazione omerica, come contaminazione dei libri IV e XXII dell'Iliade: del
libro IV, l'episodio della rottura del patto, concluso fra Greci e Troiani, che fissava
le norme per decidere le sorti della guerra con un duello tra Paride e Menelao; del

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo

libro XXII, il duello fra Ettore e Achille, al quale segue, scomparso il suo difensore,
la caduta di Troia, come nell'Eneide con la morte di Turno finisce la guerra. Sono
i primordi della vita e della civiltà, quando la concezione della responsabilità e del
merito, dell'autorità e della sudditanza è ancora primitiva, e la sorte di un popolo
è legata alla vittoria o alla sconfitta di un eroe. Ma la somiglianza degli episodi è,
nei due poemi, puramente formale. Mentre il racconto omerico è obiettivo, com-
passato, esteriore, quello virgiliano si sviluppa in un'atmosfera ricchissima di uma-
nità, con situazioni psicologiche e sentimentali originalissime, in cui il dolore e la
passioneitreano situazioni nuove, anche tragiche. Così Turno, che nei canti precedenti
era uomo d'azione irresistibile, impulsivo e irruente, geloso del proprio onore e
incapace di ogni compromesso, qui si sente oppresso sempre più dal destino, è tur-
bato ·dal mistero, dalle accuse e dal venir meno della stima e della fiducia dei suoi,
accetta tacito la rottura dei patti e non si oppone che la sorella Giuturna gli eviti il
duello con Enea. Perciò l'eroe rutulo è qui più uomo vicino a noi, benché il suo
orgoglio e la sua generosità rimangano immutati, ed egli, pur conscio di dover soc-
combere non per mano di un nemico, ma per la volontà di un decret0 divino, vada
incontro alla sua sorte con il coraggio consueto. Cosi anche Giuturna, che nel canto
è figura umanissima, è, insieme con Turno, altamente poetica. Benché nella struttura
del canto essa sia un personaggio di secondo piano, fin dal suo apparire sulla scena
assume la fisionomia di sorella affettuosa, fortemente legata al fratello. E il suo
costante, eppur disperato, impegno di allontanare Turno dal pericolo mortale delle
armi di Enea, è commovente; ma ancor più commuovono le accorate parole, che
essa rivolge al fratello, quando, perduta ogni speranza di evitargli la morte, si allon-
tana piangendo, lamentandosi della sua perduta umanità, che le vieta di essergli com-
pagna consolatrice nel regno delle ombre.
Nel XII canto il Fato e le divinità dominano con evidenza maggiore. Quella
forza occulta ora favorevole, ora cattiva, che ha accompagnato Enea dalla Troade
alla guerra contro Turno, ora si manifesta più chiara: gli dèi, concordi, non ostaco-
lano più il Fato, e nessuna forza umana può ormai colpire l'eroe troiano, riserbato
al duello che deve coronare le sue fatiche e iniziare la potenza di Roma. Perché,
nel significato più vero e più profondo del poema, che si rivela con maggiore evi-
denza in questo canto, Turno ed Enea non sono soltanto due rivali in amore. Sono
questo, ma anche qualche cosa di più: rappresentano le sorti di due popoli, uno
spinto dalla coscienza di una fatalità alla conquista di una nuova terra, l'altro
spinto dal diritto della difesa ad opporsi all'usurpatore; ed è quindi giusto che qui
più che a Troia il Fato sia determinante, e la rivalità per la donna perda l'impor-
tanza che ha nell'Iliade. L'azione del poema virgiliano «valica perciò i limiti del
particolare e del temporaneo, per estendersi ai destini di due popoli e alla vita e alle
sorti eterne di uno di essi. t naturale quindi il placarsi delle ire celesti e l'accordarsi
della nemica Giunone nella concezione sublimemente nuova e grandiosa di due genti
che fondano insieme le loro sorti e si pacificano, dopo la lotta, verso un'unica mèta
grandiosa. Chi non sente la grandezza e la bellezza della poesia, l'ardita novità della
concezione in questa ultima parte del poema, in cui, pur attraverso il sangue, il

www.scribd.com/Baruhk
508 Canto dodicesimo

divino e l'umano si placano, si accordano, si fondono; chi non vi vede la divina


potenza dell'ispirazione e non vi trova grandezza diversa e non minore che in Omero,
non è aperto alla poesia, non può gustare questo sublime epilogo del poema umano.
Il Pascoli commenta che questo epilogo è « tra l'Italia eroica ma selvaggia, e la
civiltà religiosa che si fingeva o credeva straniera, originaria delle grandi città sparite
dai miti: tra l'Italia indomita e la sua mondiale dominatrice, Roma, è il duello»
(A. Capelli).

Galleria di ritratti
Giuturna.
Quo vitam dedit aeternam? Cur mortis adempta est condicio? ... Immortalis
ego? Aut quicquam mihi dulce meorum te sine, frater, erit?
(Perché mi ha concesso di vivere in eterno? Perché io non posso morire?
... Sono immortale! Mai avrò nulla di bello e caro senza te, fratello?)
Il disprezzo dell'immortalità, che era ed è per molti l'aspirazione massima di
un sogno comune, è il tratto più caratteristico e saliente del dramma di Giuturna:
disprezzo che, traducendosi in un momento di altissima ed originale poesia, ci fa
capire come la vera e sola immortalità sia quella del dolore. Infatti Giuturna non
avrà mai pace ed il dono dell'immortalità concessole da Giove si muterà in una
maledizione eterna.
Per Turno più che sorella, era stata madre amorosa che, simile a Venere nei
confronti di Enea, si era adoprata con tutti gli accorgimenti possibili ad evitargli
ogni danno nel vano tentativo di allontanarne il destino di morte.
Per questo s!era vestita dei panni di Camerte per persuadere i Latini a non per-
mettere l'ultimo decisivo duello tra i due campioni, ed aveva assunto le sembianze
di Metisco nel guidare il cocchio di guerra e nel porger a lui disarmato la spada.
Tutto aveva tentato, tutto aveva osato.
In ultimo quando riconosce da lontano lo strepito delle ali ed il sibilo della
Furia, inviata da Giove, capisce che ormai il destino deve compiersi e dopo un
ultimo sfogo disperato scompare nella cupa corrente del Tevere, avvolta nel suo
manto azzurro.
Con lei se ne va un'altra splendida figura più che di dea, di donna la cui uma-
nità sconvolta e dolente fa da preludio all'ultimo grandioso episodio del duello, con
cui si chiude il poema.

Turno.
Avevamo aperto questa «Galleria di ritratti» con Enea, la chiudiamo con il
suo degno antagonista, Turno. Ed è giusto e logico che sia cosl perché il campione
latino si è rivelato nel corso della sanguinosa guerra l'unico vero capo non tanto
per la forza ed il valore dimostrati in battaglia, quanto per il senso dell'onore, per

www.scribd.com/Baruhk
Canto dodicesimo 509

il consapevole esercizio dell'autorità, per il dovere compiuto fino all'ultimo nei con-
fronti del suo popolo e dei suoi alleati.
Cosl lo ha voluto Virgilio per degnamente esaltare quei popoli italici che non
furono vinti e piegati dalla forza dei Troiani, ma soprattutto dal volere dei Fati.
Ed è proprio questa inoppugnabile volontà del destino che fa di Turno, puris-
simo e nobile eroe, un pover'uomo, sempre più tremebondo ed incerto sino a
costringerlo a presentarsi all'ultimo certame come una vittima predestinata e ras-
segnata alla morte ineluttabile. In questo lento processo di trasformazione psicolo-
gica risalta come sempre l'arte di Virgilio.
Tutti gli espedienti e gli accorgimenti mediante i quali si svolge tale processo
sono sapientemente dosati e a nulla valgono le febbrili contromisure della sorella
Giutuma.
Turno, interpretando ciò che gli accade, dalla beffa del simulacro di Enea che
l'ha portato lontano dalla battaglia come se la sua fosse stata una fuga, all'appari-
zione della Furia, sotto l'aspetto di uccello notturno che gli svolazza intorno, sente
che ormai a nulla valgono il coraggio, la forza ed il valore e che egli è condannato
senza scampo.
Ecco perché quando è colpito dall'asta di Enea e cade, le sue parole di preghiera,
che a molti critici parvero d'un sol colpo distruggere l'immagine suggestiva dell'eroe
indomito e fiero, sono, a nostro avviso, naturali e suonano invece perfettamente
coerenti sulla bocca di un campione che non si sente vinto dall'avversario ma sol-
tanto dalle forze divine.
«Non sono le tue parole ad atterrirmi, o crudele, ma i Numi e Giove avverso».
E poi non è vero che chieda di avere salva la vita, ma soltanto di essere restituito
vivo o morto al vecchio padre Dauno. Anzi, diremmo che nelle sue parole è evidente
ancora una volta la grande nobiltà d'animo e la misura della coscienza nel non pen-
sare a se stesso, ma ancora una volta ai suoi.
« Non andar oltre nella vendetta! »
In tal modo proprio nella sconfitta, l'eroe italico assume la sua definitiva gran-
dezza morale e si colloca insieme ad altri pochi, tra i massimi ed indimenticabili
personaggi dell'intero poema.

www.scribd.com/Baruhk
510 Canto dodicesimo

Raffronti di traduzione
Atque ea dum campis victor dat funera Turntts, sovr'un'asta appoggiato, a lento passo
interea Aenean Mnestheus et fidus Achates verso gli alloggiamenti si ritrasse.
Ascaniusque comes castris statuere cruentum I vi contra a lo stra!, contra a se stesso
alternos longa nitentem cuspide grassus. s'inaspra, e frange il tèlo, di sua mano
Saevit et in/racta luctatur harundine telum ripesca il ferro e poi che indarno il tenta
eripere auxilioque viam, quae proxima, poscit: comanda che la piaga gli s'allarghi
ense secent lato vulnus teliqu' latebram con altro ferro e d'ogni intorno s'apra
rescindant penitus seseque in bella remittant. sl che tosto dal corpo gli si svelga,
(vv. 383-390) e tosto alla battaglia se ne torni.

Ille humilis supplexque oculo.r dextramque Allor gli occhi e la destra


[precantem alzando in atto umilmente rimesso,
protendens « Equidem merui nec deprecar» inquit; e supplicante: « Io», disse, «ho meritato
« utere sorte tua. Miseri te si qua parentis questa fortuna, e tu segui la tua;
tangere cura potest, oro (fuit et tibi talis ché né vita, né vènia ti domando.
Anchises genitor) Dauni miserere senectae Ma se pietà de' padri il cor ti tange
et me, seu corpus spoliatum [,_mine mavis, (ché ancor tu padre avesti, e padre sei),
redde meis. Vicisti et victum iendere palmas del mio vecchio parente or ti sovvenga.
Ausonii videre ». E se morto mi vuoi, morto ch'io sia
(vv. 930-937) rendi il mio corpo a' miei. Tu, vincitore,
ed io son vinto. E già gli Ausoni tutti
Mentre va Turno seminando morti mi ti veggiono a' piè, che supplicando
trionfante cosl, Mnèsteo e il fedele mercè ti chieggo »
Acate e Ascanio insiem dentro la tenda Traduzione di Annibal Caro
avean condotto sanguinante Enea,
che aiutava l'un piè l'asta lunga. Or, mentre Turno seminava stragi
Freme e s'ingegna di strappar la punta vittorioso, avevano Mnestèo
del rotto strale e la più pronta chiede e il figlio Acate in compagnia di Ascanio
via di rimedio: squarcino la piaga, tratto dal campo il sanguinante Enea,
scoprano i ripostigli de la freccia che appoggiava alla lancia i passi alterni.
profondamente, e il rendano a la guerra. Egli sdegnato si sforzò di trarre
fuor dalle carni la saetta infranta
Quegli la terra supplice, con gli occhi e chiese il più sollecito rimedio:
e con la destra ad implorar protesa tagliassero col ferro la ferita,
« L'ho meritato e non mi dolgo, dice: frugassero entro, ov'era fitto i! dardo,
usa la sorte tua. Se alcun pensiero e lo restituissero alla pugna.
ti può toccar d'un infelice padre,
ti prego (anche per te fu tale Anchise ), Quegli, volgendo supplice da terra
a la vecchiezza abbi pietà di Dauno, gli occhi e protesa ad implorar la destra,
e me rendi o, se vuoi, le morte membra disse: « L'ho meritato, e non mi dolgo;
a' miei. Vincesti, e gl'Itali m'han visto usa il tuo diritto. Ma, se pure alcuna
vinto tender le palme ». pietà d'un padre misero ti tocca
Traduzione di Giuseppe Albini (anche per te fu tale il padre Anchise),
ti prego: abbi pietà del vecchio Dauno
Mentre cosl vincendo e d'ogni parte «;me rendi, o, se vuoi togliermi il sole,
con tanta strage il campo trascorrendo rendi il mio corpo ai miei. Tu mi vincesti,
se ne va Turno, Enea dal fido Acate, e a te sconfitto tendere le palme
da Memmo e dal suo figlio accompagnato mi han veduto gli Ausonii ».
(come da la saetta era ferito), Traduzione di Guido Vitali

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario
dei nomi e dei luoghi

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
Abante: 1) trolano comandante di una nave era dono di Aceste, che poi ne fu il primo re
della flotta di Enea sfasciata dalla tempesta (V, 751-758).
provocata da Eolo per volontà di Giunone (l, Aceste: figlio di Crinìso, dio fluviale, e della
145); 2) antico re di Argo, di cui Enea uccise troiana Egesta, è il fondatore in Sicilia di Se-
sotto le mura di Troia un tardo nipote e si im- gesta, il cui porto, Drepano, è l 'odierna Tra-
padronì dello scudo che un tempo era apparte- pani. ~ ricordato il vino che Aceste aveva do-
nuto al vecchio re. Approdato sul promontorio nato al Troianl quando partirono dalla Sicilia,
d'Azio, l'eroe troiano volle appendere alla por- la prima volta, dopo essere stati suoi ospiti
ta del tempio di Apollo, ch'era Il vicino, quello (1, 229-231); Enea per consiglio di Palinuro ap-
scudo, con questa dedica: Enea consacra que- proda a Drepano, il porto della città di Aceste,
ste armi del Greci vincitori (111, 354-357); 3) Segesta (V, 31-34); Aceste partecipa alle ono-
uno dei capi dell'esercito etrusco, il quale co- ranze funebri di Anchise (V, 80-82); rimpro-
mandava, alleato di Enea, i guerrieri di Popu- vera Entello e lo esorta a lottare con Darete
lonia e dell'isola d'Elba (X, 323); fu ucciso da (V, 410-417); aiuta Entello a rialzarsi (V, 477);
Lauso (X, 544-545). la sorte lo designa per ultimo a partecipare
Abari: guerriero rutulo ucciso da Eurialo alla gara con l'arco (V, 524-526); rimasto senza
mentre attraversa Il campo nemico (IX, 422). bersaglio, scocca egualmente il dardo, che si
Acamante: uno dei guerrieri greci che pene- accende e traccia nel cielo una scia luminosa
trarono In Troia rinchiusi nel ventre del caval- (V, 549-559); fonda con Enea la città di Acesta
lo di legno (Il, 329). e ne è Il primo re (V, 751-758, 790-802); Enea
Acarnania: antica regione della Grecia tra raccomanda alle cure di Aceste i Troiani ri-
il mare Ionio, il golfo di Patrasso, I'Epiro, masti In Sicilia nella nuova città di Acesta
I'Euritania, la Focide e I'Etolia. Occupata da (V, 815).
Sparta nel IV secolo a. C., passò poi al Ro- Acete: scudiero di Evandro e poi di Pallante,
mani, ai Bizantini, ai Turchi. Attualmente con quando il giovane parte per la guerra con
I'Etolia forma un unico nome. Acarnese era Enea. Veglia nella tenda Pallante morto (Xl,
Salio che partecipò alla corsa a piedi nei gio- 39-42); segue il corteo funebre di Pali ante (Xl,
chi funebri in onore di Anchise (V, 325). 103-106).
Acate: fedele amico e compagno di Enea. Achemenlde: un greco di ltaca, figlio di
Comandava una delle navi sfasciate dalla tem- Adamasto e uno dei compagni di Ulisse, an-
pesta scatenata da Eolo per volere di Giuno- che nell'awentura con Polifemo, ma dimenti-
ne (1, 145); raggiunta a stento la costa afri- cato ne li 'antro quando gli altri riuscirono a
cana sprigiona dalla selce la fiamma e accen- fuggire. Piil tardi riuscì a mettersi in salvo e
de il fuoco (1, 208-213); Enea con l'arco e le visse di stent• e di paura fino all'arrivo dei
frecce di Acate abbatte tre cervi (1, 321-323); Troiani. Va incontro magrissimo e lacero ai
Acate esplora con Enea l luoghi dove sono Troiani sbarcati nell'isola di Sicilia (111, 719-
approdati (1, 366-367); esorta Enea a squarcia- 745); racconta la sua awentura, prega di es-
re la nube che l'awolge e a mostrarsi a Di- sere salvato ed esorta i Troiani a fuggire dal-
done (1, 678-685); è inviato da Enea a recare l'isola dei Ciclopi (111, 748-798).
notizie ad Ascanio, ch'era rimasto alle navi, Acheronte: è uno dei quattro fiumi infernali
e a condurlo con sé in città (l, 753-755); per e Il suo nome suona • ftume del pianto •. Enea
primo grida a gran voce • Italia •. • Italia • invoca l'anima del padre Anchise e i Mani rie-
(111, 642-644); conduce la Sibilla Cumana ad mersi dall'Acheronte (V, 108-109); le sue ac-
Enea (VI, 40-43); scopre con Enea il cadavere que si riversano nel Cocito (VI, 372-375); sulle
di Mlseno (VI, 202-208); accompagna Enea al sue rive si affollano le anime dei morti che
colloquio con Evandro (VIli, 542-543); dà l gia- Caronte trasporta al di là neii'Ades (VI,
vellotti a Enea e poi è ferito da Numitore (X, 375-420).
424-428 e 438); accompagna Enea ferito nel- Achille: nato a Ftia, in Tessaglia, da Peleo
l'accampamento (Xli, 490-493); segue Enea e da Teti, una delle cinquanta Nereidi che
che rientra nella battaglia e uccide Epulone componevano il corteo di Nettuno e di Anfi-
(Xli, 582). trite, fu Il piil forte e il piil famoso dei -Greci
Acca: la piil fida delle compagne di Camilla, che assediarono Troia. Secondo una leggenda
alla quale la vergine morente affida l'incarico postomerica la madre, dea, sapendo che un
di portare a Turno la notizia della morte e giorno il destino l'avrebbe condotto a morire
della situazione critica di Laurento (Xl, 1013· sotto le mura di Troia, lo immerse nello Stige
1020, 1100-1102). e lo rese invulnerabile. Senonché Teti, nel tre-
Acesta: città fondata da Enea sulla costa oc· plèlante atto materno, lasciò fuori dall'acqua il
cidentale della Sicilia tra Calatafimi e Alca- tallone, che di tutto il corpo rimase l'unica
mo. Il territorio sul quale la città fu costruita parte vulnerabile. Si racconta anche che la

www.scribd.com/Baruhk
512 Dizionario dei nomi e dei luoghi

Nerelde, per lo stesso fine, lo abbia nascosto Agamennone: figlio di Atreo, re di Micene
vestito da donna tra le figlie del re di Sciro, e fratello di Menelao. Quando Egisto, ucciso
Nlcomede, ma che Ulisse abbia scoperto il lo zio Atreo, s'impossessò di Micene, l due
rifugio e svelata la sua identità; ed ancora che fratelli fuggirono a Sparta presso Tindaro, di
la tenera madre, non volendo darsi per vinta, cui sposarono poi le figlie: Agamennone Cli-
abbia chiesto al Fato di mutare la sorte del tennestra, Menelao Elena. Cacciato l'usurpa-
figlio, e che il Fato abbia accolto la sua pre- tora, Agamennone divenne re di Micene e Me-
ghiera a condizione che il figlio a una vita bre- nelao ereditò Il regno di Sparta. Agamennone
ve, ma gloriosa, preferisse una lunga· vita in- In breve divenne il più potente principe della
gloriosa. Achille scelse la prima, e la madre. Grecia, e quando Paride rapi Elena, egli e Il
delusa, dovette lasciare che il figlio partisse fratello Menelao incitarono gli altri re greci
con l Greci nella guerra contro Troia, dove fu ad una guerra punitiva contro Troia; e Aga-
ucciso da Parlde con una freccia che, guidata mennone ne fu il capo supremo. Caduta Troia
da Apollo, lo colpi nel tallone, unico punto e ritornato In patria, fu ucciso da Egisto con
vulnerabile del suo corpo. Nel poema virgl- la complicità della moglie Clitennestra. la
liano è ricordato come il • feroce Achille • sua fine è raccontata da Diomede (Xl, 332-
(1, 40-41); come il più forte dei Greci e ucciso- 335); un accenno ad Agamennone e a Mene-
re di Ettore (1, 116-119); con le sue gesta nei lao, come Atrldl, è In: Il, 513 e 616; VIli, 147;
dipinti del tempio di Giunone a Cartagine (1. IX, 174 e 732.
530, 542, 552); dal Trolanl che, festanti per la Agatlrsi: popolo della Scizia, l'attuale Va-
falsa partenza dei Greci, indicano il luogo lacchia, sul versante meridionale delle Alpi
della sua tenda (Il, 40-41); da Priamo a Pirro, transilvaniche, l cui abitanti usavano tatuarsi
al quale dice ch'egli è molto più crudele del e Virgilio dice dipinti (IV, 178).
padre (Il, 663-667); da Enea che pregando A- Agenore: figlio di Nettuno e di Libia, fratello
pollo ne ricorda la morte (VI, 69-70). Altri ac- di Belo, re del Fenici, padre di Cadmo e di
cenni: Ili, 107; IX, 891; X, 735; Xl, 503 e 546. Europa, fondatore di Sidone e forse anche di
Acmone di Llrneso: figlio di Clizlo e fratello Tiro, la città dalla quale erano venuti i Cartagi-
dJ Meneste (X, 167). nesi guidati da Didone, di cui era quindi avo.
Aconteo: latino che si scontra con l'etrusco Perciò Cartagine è anche detta città di Age-
Tirreno, l cavalli si sfracellano e Aconteo va nore (1, 396).
a cadere lontano ed esala per aria la sua vita Agllla: v. Cere.
(Xl, 755-761). Agrigento: l'antica • Agraga~:> •, città fon-
Acrlslo: re di Argo, padre di Danae e quin- data dai Dori di Gela nel 582 a. C. sulla costa
di antenato di Turno. la leggenda racconta che meridionale della Sicilia (111, 855).
Acrlslo, avvertito dall'oracolo che un nipote Agrippa: Marco Vlpsanio Agrippa, amico di
lo avrebbe ucciso, rinchiuse Danae in una tor- Ottaviano, di cui sposò in terze nozze la figlia
re. Raggiunta però da Giove sotto forma di Giulia, suo consigliere e generale. Nel 36 a. C.
pioggia d'oro, ne nacque un figlio, Perseo; sconfisse sul mare Sesto Pompeo, nel 31 a. C.
Acrisio allora chiuse in una cassa madre e fi- ad Azio, vicino alla costa greca, Antonio e
glio e la gettò In mare. Secondo la versione Cleopatra. Appare effigiato sullo scudo di Enea
seguita da Virgilio la cassa portò Indenni ma- come • praetor navalis • con la corona rostra-
dre e figlio sulla costa pugliese, e quivi Da- ta sul capo (VIli, 793-796).
nae sposò Pllunno, Il fondatore di Ardea. A Aiace d'OIIeo: figlio d'Oileo, condottiero dei
Pilunno successe il figlio Dauno, padre di Tur- locresi, agilissimo e particolarmente esperto
no (VII , 422-424). nel lancio del giavellotto, partecipò alla guer-
Acrone: un "trusco, d'origine greca, di Co- ra di Troia e durante Il saccheggio della città
rito, l'odierna Cortona (Arezzo), che secondo incendiata oltraggiò Cassandra, che si era ri-
una tradizione sarebbe stata anticamente do- fugiata nel tempio di Pallade o Minerva. Per
minata dai Greci Pelasgi. Abbracciata la causa questo sacrilegio la dea lo punì facendo nau-
del Troianl, parte per la guerra contro i latini fragare le sue navi, durante il viaggio di ri-
Il giorno stesso delle nozze, ed è ucciso da torno in patria. presso il promontorio Cafareo
Mesenzio (X, 900-918). dell'Isola d'Eubea (1, 51-57 e Xl, 323-325).
Adamasto: v. Achemenlde. Alba o Albalonga: città del lazio che la leg-
Adige: fiume che nasce dai laghi di Resia genda vuoi fondata da Ascanio o Julo, figlio
e si getta nell'Adriatico (IX. 825). di Enea. Era detta Albalonga perché costruita
Adrasto: re d'Argo, partecipò alla guerra sulla dorsale di un colle, nella regione dell'at-
contro Tebe, detta dei Sette (gli altri erano: tuale lago Albano. Storicamente, invece, Alba,
Tldeo, Partenopeo, Polinice, Capaneo, lppome- che sorgeva pressappoco dove ora si trova
donte, Anflarao), e Adrasto fu del sette il solo Albano, era il centro della confederazione la-
che sopravvisse; così poi organizzò una se- tina ancor prima dei fatti che sono argomento
conda guerra contro Tebe, detta degli Epigoni del poema vlrglllano. Secondo Virgilio Invece
(VI, 596). la razza latina e albana avrebbe avuto origine
Afldno: troiano ucciso da Turno (IX, 843). dalla venuta nel lazio del Penati dJ Troia (1,
Afri: abitatori dell'Africa, forse gli egiziani, 8-10); e Giove assicura Venere che Ascanio
che Virgilio dice appunto seminudi perché dopo trent'anni di regno trasferirà da Lavlnio
usavano vesti mal chiuse (VIli, 849). la capitale a Albalonga (1, 312-315); Infine si

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 5I 3

ricorda che Ascanio, mentre cingeva di mura to di lei, sarebbe fuggita in Sicilia e nell'isola
Albalonga, rinnovò e Insegnò al prischl latini di Ortlgla, davanti al porto di Siracusa, si sa-
Il tipo di corsa e di gara che egli e i giovani rebbe trasformata in una limpida fonte; ma
troianl svolsero ai giochi funebri in onore di Alfeo, mutatosi In fiume, si sarebbe immerso
Anchise (V, 624-632). nel suolo e, correndo sotto il mare, raggiunta
Albula: nome primitivo del Tevere CVIII, l'isola di Ortigia, avrebbe mescolato le sue
385-388). acque con quelle della ninfa Aretusa (111,
Albunea: località boscosa nel pressi di Ti- 840-846).
voli, Il cui nome deriva da una sorgente di ac- Allla: piccolo corso d'acqua vicino a Ro-
qua solforosa e quindi biancastra. lo stesso ma oggi chiamato Fosso della Regina e, nel-
nome è dato anche alla cascata che le acque l'ultimo tratto, Fosso Maestro. Nel punto in
della sorgente formano presso Tivoli. Presso cui il fiumicello confluisce nel Tevere, il 16 o
la cascata sorgeva l'oracolo di Fauno, dal qua- Il 18 luglio del 390 a. C., l Galli distrussero
le latino aveva appreso che lo sposo desti· l'esercito romano. Perciò Il suo nome è in-
nato dal Fato a lavinia doveva essere uno fausto: • Allia infausto • (VII. 825).
straniero. l'oracolo di Albunea era frequenta- Almone: è Il figlio del pastore delle greggi
to da tutti gli ltallci (VII, 98-124). del re latino, Tirro, la prima vittima della
Alcanore: trolano, padre di Bizia e di Pan- guerra (VII, 603-606).
daro; visse nella Frigia al piedi del monte Ida Amaseno: fiume che scende dai monti Au-
w<. 815-819). soni, bagna Priverno, attraversa l'agro Ponti-
Alcide: nome patronlmico di Ercole, da Al- no, riceve l'Utente e quindi getta le sue ac-
ceo, suo nonno paterno. Egli Infatti nacque da que nel mare Tirreno nei pressi di Terracina
Alcmena, moglie di Anfitrione, figlio di Alceo. (VII, 787); è il corso d'acqua al di là del qua-
la leggenda però lo dice figlio di Giove (VIli, le Metabo lanciò la piccola Camilla legata
290, 297, 326); Pallante Invoca il suo aiuto all'asta (Xl, 676-700).
prima di scagliare l'asta contro Turno (X. Amata: moglie di latino, madre di lavinia,
586-591). sorella di Venilla e quindi zia di Turno, pro-
Aleso: 1) detto I'Agamennonlo perché au- getta di dare la figlia in moglie a Turno (VII,
riga di Agamennone, era un fiero nemico del 68-70); IX, 886-887): non approva la decisione
popolo trolano. Venuto In Italia dopo la distru- di latino di dare lavinia in moglie, secondo Il
zione di Troia, fondò la città di Falerii, si al- responso divino, ad uno straniero e quindi ad
leò con Turno e si pose a capo di una folta Enea (VII, 405-424); Istigata da Aletto ricorre
schiera di guerrieri scelti fra le, popolazioni ai mezzi più strani per mpedire il matrimonio
massiche, aurunche e delle terre attraversate di lavinia con Enea (VII, 425-462); con la sua
dal Volturno (VII, 832-843; X. 448); 2) rutulo, autorità Influisce sui giovani, l quali vogliono
figlio di un Indovino. Il padre aveva previsto la la guerra contro l Troianl (VII, 658-661); In-
sua morte In guerra e, per salvarlo, lo aveva nalza preghiere agli dèi per scongiurare la ca-
nascosto In una selva. Morto il padre egli an- duta di laurento (Xl, 594-604); scongiura Tur-
dò Incontro al suo destino e fu ucciso da Pal- no di non accettare Il duello con Enea (Xli,
lante (X, 523-541). 71-82); laurento è assalita da Enea, e la re-
Alate: compagno di Enea. la sua nave è gina, credendo che Turno sia stato ucciso, non
sconquassata dalla tempesta (1, 146); udita la sa reggere all'onta della disfatta e si uccide
proposta di Nlso, ringrazia gli dèl che pongo- (Xli, 749-761).
no nel cuore dei giovani tanto nobile ardire Amatunta: città dell'isola di Cipro sacra al
(IX, 307-318). culto di Venera, come Citera, Pafo e Idalio
Aletto: è una delle tre Furie infernali. Giu- (X, 65). _
none la evoca dall'Averno allo scopo di provo- Amazzoni: popolo favoloso di sole donne
care con la sua azione malefica la guerra con- guerriere, che aveva la sua sede principale
tro l Troiani (VII, 370-388); Aletto Infuria Ama- lungo le rive del fiume Termodonte in Cappa-
ta awentandole un serpente tolto dalla sua docia, donde si sarebbe spinto anche nella
chioma (VII, 394-462); si trasforma in una vec- Scizia. Guerreggiavano a cavallo con lancia.
chia ed incita Turno a prendere le armi contro scure ed arco, e si difendevano con piccoli
l Trolanl (VII, 463-538); con un'astuzia infer- scudi In forma di mezzaluna. Contro di esse
nale prepara l'uccisione del cervo di Silvia combatterono gli eroi più famosi, come Belle-
(VII, 539-612); informa Giunone dell'opera com- rofonte ed Ercole. Quest'ultimo, fatta prigio-
piuta e la regina degli dèi la rimanda nell'Ere- niera la loro regina lppolita, le prese la cintu-
bo (VII, 613·648); Venera si lamenta con Gio- ra che la figlia di Auristeo desiderava, e la
ve che Aletto infuril nelle città d'Italia (X, dette in sposa a Teseo, che aveva partecipato
50-53). con lui all'Impresa. Pentesilea, un'altra regina
Alfeo: fiume che nasce dai monti dell'Arca- delle Amazzoni, partecipò alla guerra di Troia
dia, bagna Ollmpia, la pianura .dell'Elide e si a fianco del •Trolanl e fu uccisa da Achille
getta nello Ionio, dopo essere sparito lungo il (1, 570-574; V, 337..339; Xl, 803).
percorso due volte sotto Il suolo. Da queste Amlcla: città ftalica. fra Terracina e Gaeta.
sue sparlzionl sotterranee è nata la leggenda fondata dai Greci della città omonima, presso
di Alfeo e della ninfa Aretusa. la quale per Sparta. la greca Amicla era famosa per il si-
sfuggire alle persecuzioni di Alfeo, Innamora- lenzio imposto con una legge agli abitanti, l

www.scribd.com/Baruhk
514 Dizionario dei nomi e dei luoghi

quali avevano preso l'abitudine di annunciare fortato dalle parole di Eléno ordina di allesti-
con leggerezza inutilmente l'arrivo dei nemici re la flotta, spiegare le vele e riprendere il
Dori (Spartani). Ma quando giunsero realmen- viaggio verso l'Italia (111, 581-593); giunti in
te nessuno era preparato a difendere la città vista dell'Italia Invoca dagli dèl venti propizi
che fu occupata facilmente e costretta a su- (111, 645-650, 661-665, 684-686, 746-747); sbar-
bire Il servaggio dello straniero. Virgilio di- cano a Trapani e Anchlse muore (111, 860-872).
cendo • muta • la città ltalica, equivoca con Dopo l'awentura cartaginese Enea, ripreso il
quella greca (X, 714). viaggio per raggiungere la nuova patria asse-
Amico: 1) figlio di Poseidone (il Nettuno gnatagli dal Fato, passa da Trapani e fa cele-
del Romani), re del Bebrici e pugile di ecce- brare fastosi giuochi funebri in onore di An-
zionale potenza, costringeva a battersi con lui chlse (V, 46-633); il padre Anchise conforta
tutti quelli che Incontrava. Fu ucciso con un il figlio a seguire i consigli del vecchio Naute
pugno dal dloscuro Polluce (V, 395-396); 2) (V, 761-785); nell'Averno rivela ad Enea il fu-
guerriero trolano, di cui Enea, dopo la tem- turo di Roma e lo conforta a superare gli
pesta provocata da Giunone per mezzo di Eo- ostacoli che ancora dovrà incontrare (VI, 828-
lo, piange la sorte Incerta (1, 262); ritrovato, 1080).
forse è identificabile con Il grande cacciatore, Anco Marzio: quarto re di Roma, che fondò
terrore delle belve, ucciso da Turno (IX, 821- Ostia e guerreggiò con l Latini, ai quali tolse
923); oppure con il fratello di Diore, l'uno e parecchie città (VI, 980-983).
l'altro decapitati da Turno (Xli, 645-649). Androgeo: 1) greco ucciso tra le mura di
Amiterno: città dei Sablnl (VII, 815). Troia, nella notte dell'Incendio, da Enea e dai
Ammone: dio dell'antico Egitto, che aveva Il suoi compagni che egli aveva preso per
suo culto centrale a Tebe. Greci e Romani lo amici (Il, 461-478); 2) personaggio mitico, fi-
identificarono con Giove (IV, 236). glio di Minasse e di Pasife: si recò ad Atene,
Amsanto: valle dell'lrpinla (l'odierna regio- partecipò alle gare di forza e di destrezza e
ne del lago d'Ansante), In cui si credeva che, riuscl primo In tutte, destando l'Invidia del re
nel folto di una foresta scorresse un fiume e Egeo, che lo fece morire. Minasse allora lo
si aprisse una voragine comunicante con l'A- vendicò, mosse guerra agli Ateniesi, li vinse
verno. In questa voragine discese la furia e li condannò al tributo annuale di quattordici
Aletto per ritornare nel regno delle tenebre giovani, sette maschi e sette femmine, da
(VII, 639-648). dare In pasto al Minotauro. La morte di An-
Anagni: città del Lazio, circondata da fer- drogeo è effigiata sulle porte del tempio di
tili terreni. l suoi contadini si armarono e ac- Apollo a Cuma (VI, 24-28).
corsero ad Ingrossare, al comando di Ceculo, Andromaca: sposa di Ettore; la notte del-
l'esercito italico (VII, 786-787). l'Incendio di Troia Enea percorre un andito per
Anchise: figlio di Capi e di Temi, cugino In il quale Andromaca era solito passare quando
secondo grado di Prlamo e quindi principe portava Astianatte al nonno (Il, 559-564); Enea
trolano. Padre di Enea, ch'egli ebbe da Vene- la incontra a Butroto mentre offre un sacrifi-
re (1, 721-725), nel poema virglllano è rappre- cio alla memoria di Ettore (111, 371-378): An-
sentato molto vecchio (giovane lo rievoca sol- dromaca gli racconta la sua storia: d'essere
tanto Evandro, che lo conobbe nel viaggio stata schiava di Pirro e di essere ora moglie
compiuto In Arcadia con Priamo (VIli, 174- di Eléno, fratello di Ettore (111, 395-419); ad
187), sia quando Enea, accorso a difendere la Ascanio, nel quale le sembra di vedere il suo
città Invasa dal Greci, assiste alla morte di Astlanatte, regala molti doni con parole com-
Priamo (Il, 686-690), sia quando Venere esorta moventi (111, 594-603).
Enea ad abbandonare Troia e ad aver cura di Angizla: dea dei Marsi, abitanti presso il
lui stanco per la vecchiaia (Il, 727-730), ed lago Fucino. Era Invocata come dea della gua-
ancora quando rifiuta di essere portato in sal- rigione, conoscitrice delle erbe salutari e della
vo dal figlio (Il, 772-789). Ma poi nel prodigio preparazione delle medicine. Conosceva an-
del fuoco sul capo di Ascanio riconosce la che l'arte degli Incantesimi, ed era venerata
volontà degli dèi (Il, 835-841) ed accetta di In un bosco sacro sulla riva meridionale del
partire (Il, 850-856). Enea si carica sulle spal- lago Fucino (VII, 872).
le Il vecchio padre, dice al piccolo Ascanio di Anlene: Il Teverone, affluente del Tevere,
accompagnarlo e a Creusa di segulrlo, e tutti che divide Il Lazio dalla Sabina (VII, 785).
insieme abbandonano la città in fiamme (Il, Anlo: re di Delo, sacerdote di Apollo, vec-
859-864; 870-890). Come capo morale del pro- chio amico di Anchise; accoglie festosamente
fughi trolanl, decide l'abbandono della Troade l Trolanl (111, 97-101).
e la ricerca di una nuova patria (111, 11-17); Anna: sorella di Didone che, secondo una
Interpreta erroneamente l'oracolo di Delo e tradizione, dopo la morte della sorella, per
decide di andare a Creta (111, 125-145); poi sottrarsi a Jarba, sarebbe fuggita da Cartagi-
comprende il significato delle parole pronun- ne e sarebbe stata accolta benevolmente da
ciate dal Penati apparsi in sogno ad Enea e Enea nel Lazio. Pill tardi, per gelosia di Lavi-
decide di partire per l'Italia (1"11, 221-234); la nia si sarebbe gettata nel fiume Numico. A
fiducia che la mèta stabilita dal destino sia Roma era considerata dea dell'anno (Anna Pe:
l'Italia non gli vien meno neppure dopo la renna) e la sua festa si celebrava il 15 marzo
profezia dell'arpia Celano (111, 327-334); con- con giochi e banchetti. Era confidente di DI-

www.scribd.com/Baruhk
Dwonario dei nomi e dei luoghi 515

done, che le confessò Il suo amore per Enea po di uomo e la testa di sciacallo; perciò l
(IV, 13-68); e il suo dolore per essere stata Greci e i Romani lo chiamavano il dio dalla
abbandonata dall'eroe troiano (IV, 500-525); testa di cane; e éosi è rappresentato anche
Anna tentò di essere, pregata da Didone, la sullo scudo di Enea (VIli, 812).
mediatrice tra Enea e la sorella, ma Inutil- Apollo: figlio di Giove e di Latona, come
mente (IV, 526-529); alla notizia del suicidio Diana. Nato a Delo, l'isola che fuggiva per il
di Didone, accorre presso il rogo e raccoglie, mare a proteggere la madre del dio dall'ira di
con l'animo straziato dal dolore, l'ultimo re- Giunone, s'identificava con il sole ed era Quin-
spiro della sorella morente (IV, 808-827). di il dio della luce nel senso più elevato della
Annibale: generale cartaginese, acerbo ne- parola, come immagine di ciò che è puro, lu-
mico del Romani, il cui odio sembrava nato cente, elevato e sublime. Ed era perciò anche
dall'Imprecazione di Didone e particolarmente il dio della divinazione, della poesia, condot-
dalla sua profetlca allusione al • vendicatore • tiero delle Muse e padre di Esculapio, il dio
(IV, 750-760); a lui allude Giove nel concilio della medicina che guarisce. Era rappresen-
degli dèl, pur senza pronunclarne il nome tato sempre giovane, nel fiore di una bellezza
(X, 16-21). stupenda con l'arco d'argento, e gli era sacro
Anxur: 1) città del Lazio, l'attuale Terracina, il cigno, simbolo del ritorno della primavera
sacra al culto di Giove. Turno raccolse i gio· dal paesi iperborei, e l'alloro, simbolo della
vani della sua campagna e li condusse alla gloria e pianta nella quale gli dèi avevano tra-
guerra (VII, 918); 2) rutulo ucciso da Enea mutata Dafne. Come dio della verità, indirizza
(X, 689-695). l Troiani alla giusta mèta: nella culla dei padri
Antandro: città della Troade, sulla riva di (111, 114-119); acquista conoscenza del"futuro
una profonda Insenatura del golfo di Adramiti, da Giove (111, 313-320); e la comunica ai suoi
alle pendlcl meridionali del monte Ida, dove devoti, che accoglie In Delo (IV, 175-181); il
Enea si fermò con l profughi trolani per co- suo culto è esteso su tutte le terre bagnate
struire la flotta con la quale Intraprese il lun- dal Mediterraneo: lo Invocano Didone (IV, 73),
go viaggio (111, 8-17). Arunte (Xl, 970-981), Latino (Xli, 252-253), E-
Antenne: città alla confluenza deii'Aniene nea, che ne visita l luoghi a Delo (111, 113-
col Tevere: una delle città nelle quali i Latini, 119), ad Azio (111, 339·341), a Cuma (VI, 12·
dichiarata la guerra contro l Troianl, prepara- 16), dove è l'antro della Sibilla, cui Apollo
rono le armi (VII, 721). svela il futuro e dove Enea promette di ele-
Antenore: troiano che, a capo di una schie- vare un tempio al dio e di istituire In suo ono-
ra di profughi, abbandonò Troia e navigando re giorni festivi (VI, 67-94), e il dio gli pro-
raggiunse l'estremo nord dell'Adriatico (golfo mette il suo appoggio e lo incoraggia a supe-
Illirico), sbarcò oltre le foci del Tlmavo e fon- rare le difficoltà che dovrà incontrare (VI, 104-
dò Padova (1, 283-292). 122). Cosl Apollo, quando Julo è in pericolo,
Anteo: 1) comandante di una delle tre navi non esita ad intervenire (IX, 774-804): sullo
disperse dalla tempesta (1, 216); si riunisce scudo di Enea è raffigurato che saetta le navi
al compagni In Cartagine (1, 592-595); ritorna di Antonio (VIli, 818); Ottaviano vittorioso eri-
con Enea sul campo di battaglia dopo che ge nel 28 a. C. il tempio di Apollo Palatino
l'eroe trolano è miracolosamente guarito della (VIli, 826-828).
ferita (Xli, 562); 2) rutulo ucciso da Enea Aquilone: vento di settentrione (1. 122).
(X, 710). Arasse: fiume dell'Armenia, le cui acque so-
Antlfate: guerriero trolano, figlio di una te- no cosl Impetuose che non sopportano ponti.
bana e di Sarpedonte. Fu ucciso da Turno (IX, Sullo scudo di Enea rappresenta simbolica-
841-843). mente la sottomissione del paese a Roma. E:
Antonio: Marco Antonio, che dopo la morte l'attuale Araks, che sfocia nel mar Caspio, a
di Cesare, fece parte del secondo triumvirato sud di Baku, e che segna per l ungo tratto Il
con Ottaviano e Lepido, ma dopo la vittoria confine tra l'Iran e la Russia (VIii, 845).
di Fllippi, contro l congiurati, ottenuto l'O- Arcadia: regione montagnosa del Pelopon-
riente, si lasciò Incantare dai vezzi della re- neso centrale, patria d'origine di Patrone (V,
gina Cleopatra e Iniziò una politica che, avver- 325) e di Evandro (VIli, 60-63). A differenza di
sata da Ottaviano, condusse alla battaglia na- tutti gli altri Greci, gli Arcadi avevano tradi-
vale d'Azlo. E: effigiato sullo scudo di Enea zioni di simpatia con i Troiani, vantano gli
(VIli, 796). uni e gli altri le proprie origini da due Pleiadi:
Antore: compagno di Ercole, Inviato dai cit- gli Arcadi da Mala, i Troiani da Elettra, madre
tadini di Argo come ambasciatore a Pallanteo, di Dardano. Cosl Evandro ricorda con simpa-
rimase presso Evandro. Fu ucciso per caso tia Anchlse, ch'egli conobbe quando visitò
da Mesenzlo, che lo colpl tra il fianco e il con Prlamo l'Arcadia (VIli, 174-187), e stringe
ventre con l'asta scagliata contro Enea e alleanza con Enea contro i Latini, Inviando a
schizzata via dallo scudo costruito da Vulca- combattere a fianco dei Trolani il figlio Pal-
no (X, 974-981). lante e quattrocento cavalieri (VIli, 188-191,
Anubl: dio egizio, figlio di Jside e di Osirl- 549-556, 600-607; x. 308-310, 460-484, 517-541,
de; proteggeva le tombe e in particolare le 544-545); quando Pallante è ucciso da Turno,
mummie, e accompagnava le anime dei morti lo piangono gli Arcadi, Enea e l Trolani (Xl,
nell'oltre tomba. Era rappresentato con il cor- 33-36, 51-71, 112·114, 118-119); poi i cavalieri

www.scribd.com/Baruhk
516 Dizionario dei nomi e dei luoghi

arcadi continuano a combattere (Xl, 1030; Xli, che in Argo aveva un tempio famoso (1, 32).
365, 697); incuranti delle minacce di Turno (X, Nel poema vlrglliano è ricordata da Giove nel
623-627; Xl, 491-492). suo colloquio con Venere (1, 330-333); 2) mo-
Areante: siciliano che aveva mandato ad stro dal cento occhi, il custode di lo, ucciso
Enea suo figlio, allevato nel bosco di Cibele, da Mercurio per volere di Giove. lo, figlia di
lungo il fiume Simeto. Il figlio fu ucciso da Inaco e amata da Giove, è stata da Giunone
Mesenzio (IX, 707-718). trasformata In giovenca e affidata alla custo-
Archlppo: re del Marsi, popolo italico del- dia di Argo. Il mito è raffigurato sullo scudo
l'alta valle del Uri e della sponda meridionale di Turno (VII, 906-910).
e orientale del lago Fucino. Sono detti anche Arianna: figlia di Minosse e di Pasife. 11
Marrubi, dal nome della loro città capitale, mito di Arianna che, Innamorata di Teseo, lo
Marruvium. Archlppo, alleatosi con Turno, ha aiuta a uscire dal Labirinto, dove aveva ucciso
inviato armati al comando di Umbrone, medi- Il Mlnotauro, è raffigurato sulla porta del tem-
co, mago, addormentatore di serpenti (VII, pio di Apollo In Cuma insieme con altre scul-
862-867). ture (VI, 29-35).
Ardea: città laziale, a metà strada fra Ostia Arlcla: Ninfa italica, che vive nel bosco con-
e Anzio, capitale del piccolo regno dei Ru- sacrato a Diana presso Nemi, ed è sposa di
tuli, fondata da una colonia di Greci venuti da lppolito-Virbio e madre di Virbio, alleato di
Argo con la guida di Danae. Centro Importan- Turno (VII, 874-891).
te fino al primi secoli di Roma, collegato con Arlsba: città della Troade, sulla costa dello
l'urbe dalla via Ardeatina, decadde In seguito stretto dei Dardanelli, poco più a nord di Abi-
a poco a poco per l'insalubrità dell'aria, e al do. Enea partecipò alla sua occupazione ed eb-
tempi di Virgilio era ridotto a un piccolo bor- be in premio due tazze d'argento cesellate,
go rurale. Più a lungo rimase viva la sua fama che Ascanio promette a Eurialo e a Niso (IX,
per il tempio di Giunone, uno dei più frequen- 326-327).
tati del Lazio. Oggi dopo l'opera di rlsanamen-
to delle Paludi Pontine e dell'Agro Romano, Arpallce: Amazzone tracia, di cui Venere
Ardea è una frazione di oltre duemila abitanti assume le sembianza per presentarsi a Enea
del comune di Pomezia (Roma). Re di Ardea gettato da una furibonda tempesta sulle coste
e del piccolo regno dei Rutuli era Dauno, pa- dell'Africa, quando l'eroe troiano si spinse
dre di Turno, ma il potere era nelle mani del con Il fido Acate a perlustrare Il terreno (1,
figlio (IX, 886-889; Xli, 29-30). 368-372).
Are: ampia scogliera che sfiora la superficie Arpl: città fondata da Diomede in Puglia,
del mare davanti a Cartagine, sulla quale si alle falde del Gargano, a nord di Foggia, lun-
incagliarono tre navi di Enea (1, 130-132). Le go l'attuale linea ferroviaria Foggia - San Se-
tre navi furono poi liberate da Tritone e Ci· vero. Virgilio la indica anche col nome di Argy-
motoe (1, 172-173). ripa. Ouivl Venulo, ambasciatore del Latini, si
Aretusa: Ninfa di Diana. Durante una caccia recò a chiedere a Diomede di allearsi con gli
sui monti d'Arcadia Aretusa volle ristorarsi ltalici contro i Troianl (VIli, 11-22; X, 36-37;
nelle acque di un torrente. Il fiume Alfeo la Xl, 280-287, 297-300, 305-308).
scoprì e, innamoratosi di lei, tentò di raplrla, Arpie: mostri con volti e colli di donna, cor-
ma fu salvata da Diana che le Indicò di fug- po di uccello rapace, grandi ali e lunghi arti-
gire per una via sotterranea. Proseguendo per gli. Secondo Esiodo erano figlie di Taumante
quella via rispuntò trasformata In fonte nel- e di Elettra; secondo un'altra versione di Net-
l'isola di Ortlgia, sulla quale fu più tardi co- tuno e della Terra, e rappresentavano la furia
struita Siracusa. Alfeo la segui Inabissandosi delle procelle. Giove, che volle punire Fineo
nel mar Jonio e, scoperta la via per la quale dei suoi delitti con la fame, incaricò le Arpie
Aretusa era fuggita, la raggiunse nell'isola di di insozzargll le mense; ma quando Fineo ac-
Ortigia. V. Alfeo (111, 840-846). colse gli Argonauti con gentilezza. Giasone lo
Arglleto: quartiere di Roma antica, tra i ricompensò affidando a Calai e a Zeto Il com-
colli Capitolino e Palatlno e tra la Suburra e pito di dare ad esse la caccia; e furono così
il Foro Romano. Era la sede delle botteghe confinate nelle isole del mare Jonio, a sud di
dei librai e degli artigiani. La provenienza del Zante, che furono poi chiamate Strofadi. Se-
nome è Incerta: secondo alcuni significhereb- condo Virgilio le A~le sono comandate da Ce-
be • morte di Argo •. a ricordo di uno stranie- leno (111, 262-264). l Troianl sbattuti e dispersi
ro di nome Argo ucciso dal popolo per avere da una tempesta, approdano alle Strofadl e
congiurato contro Evandro, che lo aveva ospi- sono assaliti dalle Arpie (111, 276-283); assaliti
tato; secondo altri Il nome Indicherebbe la una. seconda volta si difendono e le respingo-
natura argillosa del terreno (VIli. 402-403). no (111, 288-305); solo Celeno, la maggiore
Arglrlpa: v. Arpl. delle Arpie, si ferma su un'altissima rupe e
Argo: 1) città capitale deii'Argolide, nel Pe- predice al Troiani che non riusciranno a co-
loponneso, fondata da Inaco, re dei Pelasgi, e struire le mura della città promessa prima
ritenuta la più antica città della Grecia. Il che una feroce fame non Il abbia costretti a
nome è però usato molto spesso per indicare rodere col denti perfino le mense (111,306-320).
tutta la Grecia, particolarmente quando si Arturo: costellazione vicina aii'Orsa Maggio-
vuoi Intendere la Grecia protetta da Giunone, re, raffigurante un uomo che con una mano tle-

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 517

ne l cani da caccia e con l'altra impugna una lore in testa ai suoi (Xl, 764-765); 2) Rutulo,
clava (111, 634). uccide Corlneo (IX, 693) e combatte con Mem-
Arunta: capo etrusco che si è posto in mo (Xli, 696).
animo di uccidere Camilla con l'insidia; e la Asilo: • la gran selva • nella sella del colle
segue nelle vicende della battaglia (Xl, 937- Capitolino in cui poi Romolo ha accolto i fug-
948); quando la giovane è meno· guardinga giaschi (VIli, 398-399).
perché tutta Intenta a seguire un guerriero. Assar~: figlio di Troe e di Calllroe, fu re
Cloro, bramosa di Impossessarsi delle sue dHrola. Fratello di Ganimede e padre di Capi.
belle armi, Arunte scocca una freccia e la uc- fu quindi nonno di Anchlse, che di Capi fu
cide (Xl, 749-994); uccisa Camilla fugge lieto figlio; Enea lo Incontra con altri fondatori e re
e timoroso ad un tempo (Xl, 996-1007); ma Opi troianl nel Campi Elisi (VI, 795), ed è consi-
assolve l'incarico affidatole da Diana e l'ucci- derato quale grande antenato della gente tro-
de (Xl, 1031-1041). lana (l, 331; VI, 937; IX, 321 e 783).
Ascanio: è chiamato anche Julo. Virgilio se- Astianatte: figlio di Ettore e di Andromaca
gue la tradizione che fa di Ascanio e di Julo (Il, .563) che, secondo la tradizione, Neottole-
un personaggio solo, figlio di Enea e di Creu- mo, figlio di Achille, avrebbe precipitato, per
sa, sua prima moglie; ma era ugualmente vi- consiglio di Ulisse, dalle mura di Troia In fiam-
va anche la tradizione che diceva Julo figlio me sotto gli occhi della madre; Andromaca lo
di Enea e di Lavlnla, sua seconda moglie. La ricorda vedendo Ascanio (Ili, 599-603).
tradizione seguita da Virgilio giustificava il Asture: è ricordato nella rivista dei condot-
secondo nome, Julo, come appellativo dell'età tieri etruschi come comandante di trecento
Imberbe del personaggio, cui per traslato si guerrieri di Cere, di Plrgl e di Gravisca (X,
adatterebbe Il significato del nome che, se- 235-239).
condo Plinio, è lanugine degli alberi in pri- Ati: trolano, capostipite della • gens Attia .,
mavera. Lo stesso appellativo, Inoltre, legger- cui appartiene Azla, la madre di Ottaviano;
mente modificato In • Ilo •, collimava con la amico di Ascanio, è capo della seconda delle
radice del nome dell'eroe eponimo della città tre schiere di fanciulli a cavallo che parteci-
di Troia • Ilio •; e Il modesto artificio etimo- pano, nell'ambito del giochi funebri in onore
logico serviva mirabilmente a dare alla casa di Anchlse, a quello che, tramandato a Roma,
Giulia un'origine antichissima. Perciò il poeta si chiamerà Troia e la trolana schiera dei fan-
tali cose le fa dire da Giove In persona, quan- ciulli a cavallo (V, 598-633).
do per soddisfare Venera tratteggia a grandi -Atina: città del Volsci, sul monti della Cio-
linee le gloriose vicende di Roma, vindice po- ciarla nel Lazio meridionale. Qui è ricordata
stuma della prepotenza del Greci contro i Tro- come una delle cinque grandi città che si at-
lani (1, 300-346). Nel poema sono Innumere- trezzano per fabbricare armi (VII, 720).
voli gli accenni al giovane figlio di Enea, ora Atlante: uno del Titani, figlio di Giapeto e
con Il nome di Ascanio, ora con quello di Julo; di Climene. Partecipò con gli altri Tltani alla
ma l piO Interessanti sono: Il prodigio della lotta contro Giove, e questi lo condannò a sor-
lingua di fuoco sul capo del fanciullo, che de- reggere con la testa e con le mani la volta del
cide il vecchio Anchise ad allontanarsi da cielo (1, 881); possedeva Il giardino delle Espe-
Troia In fiamme (Il, 826-849); la partecipazione ridi, del quale era molto geloso, cosi che negò
entusiastica di Ascanio (IV, 189-194); corre per l'ospitalità a Perseo. Questi allora gli pose In-
primo al porto, dove le donne hanno dato .fuo- nanzi la testa della Medusa e lo tramutò In
co alle navi, e le rimprovera aspramente (V, pietra, cioè nella catena montuosa dell'Africa
704-710); è strumento dell'awerarsl dell'ora- settentrionale (IV, 292-298, 305, 583; VI, 960);
colo dell'arpia Celeno, quando l Troianl, sbar- progenitore degli Arcadi e del Troiani, come
cati alle foci del Tevere, per sfamarsl man- padre della Pleiade Maia, madre di Mercurio,
giano anche le sottili focacce sulle quali ave- da cui trassero origine Evandro e gli Arcadi,
vano deposto l cibi e Julo dice scherzando: e come padre di Elettra, la Pleiade, dalla quale
• Ahimè, noi mangiamo anche le nostre men- ebbero origine, con Dardano suo figlio, l Tro-
se! • (VII, 135-138); provoca le prime ostilità lanl (VIli, 152-160).
ferendo mortalmente il cervo di Silvia (VII, Ato o Athos: monte della penisola Calcldi-
563-567); ascolta con i capi e gli anziani riu- ca orientale. Virgilio alla sua altezza parago-
niti a consiglio la proposta di Niso e di Euria- na Enea quando • terribile nelle sue armi •.
lo, l'approva e promette ricompense e onori si awla ad affrontare In duello Turno (Xli,
(IX, 290-370); partecipa alla difesa dell'accam- 873-881).
pamento e per la prima volta uccide un nemi- Atrldl: l due figli di Atreo: Agamennone e
co, Il borioso Numano che aveva offeso i Tro- Menelao (Il, 513, 616; VIli, 147; IX, 174, 732).
lanl (IX, 756-775); Apollo ne frena l'entusia- Attore: 1) capo degli Auruncl, cui appartiene
smo (IX, 776-804). la grande asta con la quale Turno si appresta
Asia: nome usato esclusivamente per indi- ad Incontrare In duello Enea (Xli, 124-126); 21
care la Troade (l, 447; 111, 3; Xl, 335). Trolano, che Insieme con Ideo assiste la ma-
Aslla: 1) condottiero etrusco, ma anche sa- dre di Eurialo e la riporta nella sua tenda (IX,
cerdote, augure e mago, guida mille guerrieri 607-609).
venuti da Pisa a combattere come alleati dei Aufldo: fiume della Puglia (l'attuale Ofanto),
Trolanl (X, 228-235); combatte con grande va- cui Turno, rispondendo a Drance, accenna sa-

www.scribd.com/Baruhk
5 x8 Dizionario dei nomi e dei luoghi

tireggiando il rifiuto di Diomede (Xl, 501-504). giato figlio di Ercole e di Rea, una vestale.
Augusto: C. Giulio Cesare Ottaviano Augu- Fu alleato di Turno (VII, 751-761).
sto è presentato da Giove a Venere come • Il Averno: lago profondo presso Cuma, nella
grande eroe glorioso delle spoglie d'Oriente • Campania, che, per le sue esalazioni mefitiche
(1, 337); da Anchise come colui che • riporte- era creduto l'entrata dell'oltretomba o del
rà ancora una volta nel Lazio l'età dell'oro • mondo sotterraneo. Perciò Averno è anche
(VI, 954-956); è raffigurato sullo scudo di l'Inferno dei Gentili; e la parola significa sen-
Enea, durante la battaglia d'Azio, sulla tolda di za uccelli. SI divideva sommariamente In tre
una nave (VIli, 7BB-790), e nell'atto di cele- parti: I'Antinferno, o regna delle anime inse-
brare il triplice trionfo in Roma (VIli, B29-745). polte; Tartaro, o regno dei Cattivi; Campi Eli-
si, o regno dei Buoni (VI, 15B, 10B7). Ed Inol-
Aulesta: capo etrusco di una nave di cento tre: 111, 539; V, 774, B60.
remi, ultima della rassegna della flotta che Azi: famiglia Romana (gens Attia), di cui è
trasporta nel Lazio l'esercito etrusco con capostipite Ati, l'amico di Ascanio e alla qua-
Enea comandante (X, 268-270). le appartiene Azia, la madre di Ottaviano
Aullda: il porto di Beozia, di fronte all'isola (VII, 542).
di Eubea, dal quale partl la flotta greca per Azlo: promontorio deii'Acarnanla, all'entra-
la guerra di Troia (IV, 511-512). ta del golfo Ambracico, di fronte all'attuale
Auno: principe ligure, probabilmente etru- città di Preveza, nelle cui acque Augusto ri-
sco, alleato di Enea. Il figlio, astuto più che portò la famosa vittoria navale su Marco An-
bellicoso, tenta con un inganno di evitare lo tonio e Cleopatra il 2 settembre del 31 a. C.
scontro ~:on Camilla, ma la vergine guerriera, Vi sorgeva un tempio di Apollo visitato da
più veloce del suo cavallo, lo raggiunge e l'uc- Enea (111, 339-340); la battaglia d'Azlo è effi-
cide (Xl, B63-B93). giata sullo scudo di Enea da Vulcano (VIli,
Aurora: figlia di Tela e d'lperione, sposa pri- 7B5-B2B).
ma di Astreo, da cui nacquero i Venti, poi di
Tltone, al quale diede i figli Ménnone, Ema- Bacco: figlio di Giove e di Sémele. è figura
tio e Fosforo. Era rappresentata bellissima, ricca e densa di significato umano e religioso.
con il volto coronato di raggi, sopra un carro Per una parte è Il dio della vendemmia, e
tratto da nivei cavalli, precedente a quello del quindi del vino, della gloria e del benessere
sole. E si raffigurava anche come una dea ala- fisico; per l'altra Il dio del profondo intimo
ta che, avvolta in una veste splendida, river- religioso che si raccoglieva nei suoi • Miste-
sava dal grembo rose sulla terra; oppure, av- ri •. che consistevano in riunioni segrete di
volta in un candido velo, nell'atto di aprire ta- Iniziati, nelle quali si trattavano argomenti di
cita, con le rosee dita, il balcone dell'Oriente. cultura spirituale e di vita Interiore secondo
Nella storia della pittura italiana è celebre principi religiosi dell'oriente indiano, pervenu-
l'Aurora di Guido Reni (111, 640; IV, 9, 160, 700- ti In Grecia e poi In Roma dal frequenti con-
702; V, 71-73; VII, 31-32, 6B7; IX. 55B-559; X, tatti con l'Egitto e la Fenicia. Del duplice cul-
313; Xl, 1-2, 22B-230, 260; Xli, 99-100). to di Bacco. splendidamente maturato nel pen-
Auruncl: popolo del Lazio meridionale che si siero ellenico, ebbe origine il teatro greco del-
schiera contro i Troianl, parte al comando di la • Tragedia • e della • Commedia •. Di Dio-
Aleso (VII, B36), parte agli ordini di Turno niso si narra che, perseguitato da Giunone,
(VII, 913). sia andato nell'India e quindi in Egitto; e che
abbia insegnato agli uomini la coltivazione
Ausonia: nome usato dai Greci, prima per della vite e Il commercio. Sarebbe sceso an-
Indicare popolazioni dell'Italia centrale, poi che all'Averno, a liberare la madre Sèmele
tutte le popolazioni italiche indipendenti dal- per accompagnarla egli stesso aii'OIImpo ed
l'influenza greca; più tardi il nome divenne avrebbe, In forma di leone, combattuto con-
soltanto di uso letterario o poetico per indi- tro l Giganti. Era raffigurato come un giovane
care l'intera penisola (Il l, 211, 469, 609; VII. bellissimo, con in mano Il tirso e sul capo una
3B3; x. 69). corona d'edera e di pampini, sopra un carro
Austro: detto anche Noto: vento del mezzo- trainato da tigri, pantere e linci, con l'aspetto
giorno, procelloso e apportatore di pioggia costantemente lieto di una divina serenità,
(V, BOB); sospinse Il naufrago Palinuro sulle seguito da un corteo di donne danzanti e di
coste d'Italia (VI, 442-451 ). Satirl. Influenze orientali, soprattutto frigie,
Automedonte: devasta con Pirro la reggia di deteriorarono il suo culto, e le feste divenne-
Priamo (Il ,5B7). ro chiassose e disordinate. Virgilio ricorda il
suo culto a Nasso, quando Enea passa accan-
Avalla: città dell'lrplnia, che sorgeva nel to all'isola, dopo aver lasciato Il porto di Or-
territorio dell'attuale comune omonimo, in tlgla (111, 154-155); e paragona Didone folle
provincia di Avellino. Virgilio ne ricorda la d'amore alla Menade nel colmo della festa
notorietà come produttrice di mele e, con Eba- che si celebra ogni tre anni in onore del dio
lo, alleata di Turno (VII, B52-B53). sul monte Citerone (IV, 354-359); lo invoca Di-
Aventino: 1) uno dei sette colli di Roma. done all'inizio del convito, al quale ha invitato
Caco In questo colle aveva Il suo antro (VIli, i Troiani (1, B6B-B74), e con l'epiteto • Lieo •
221-224); 2) eroe dell'antichità latina, favoleg- per ottenere che Enea si trattenga a Cartagl-

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 51 9

ne (IV, 71-75); Il suo culto è oggetto di ma- del fenicio • Bosra •, corrisponde al latino
nifestazioni smodate, come le processioni di • arx • e al nostro • rocca •. Il greco • byr-
Elena, narrate da Deifobo nell'Erebo a Enea sa • significa però anche pelle di bue, e da
(VI, 633-642) e di Amata (VII, 437-462). questo suo significato sarebbe nata la leggen-
Baia: stazione termale presso Cuma, famo- da, secondo la quale Didone, sbarcata sulla
sa per la sontuosità delle sue ville, costruite- costa africana, avrebbe chiesto al re del luo-
vi dai ricchi romani specialmente nel primo go, !arba, tanto terreno quanto ne potesse co-
secolo a. C. Le ville erano di preferenza eret- prire una pelle di bue. Accolta la sua richie-
te su terreno costruito artificiosamente sul sta, Didone avrebbe ridotto la pelle in strisce
mare, e Virgilio paragona alla caduta dei mas- sottilissime, con le quali avrebbe delimitato il
si nell'acqua quella del gigante Bizia atterrato territorio della nuova città, donde il suo nome
da Turno (IX, 856-865). di Byrsa o Birsa (l, 427-429).
Barce: nutrice di Sicheo che, nonostante Blzia: 1l cartaginese che partecipa al ban-
l'età avanzata, volle seguire Didone a Carta- chetto offerto da Didone in onore di Enea e
gine. Didone l'allontana dandole l'incarico di dei Troiani, e quando la regina, dopo aver li-
andare a chiamare la sorella Anna (IV, 762-764). bato a Giove in onore dell'ospite, gli offre la
Barcei: tribù di nomadi del deserto africano coppa incoraggiandolo a bere, egli la vuota
che fanno incursioni frequenti nel territorio di a gran sorsi (1, 875-879); 2) troiano, figlio di
Cartagine. Sono nominati da Anna per indurre Alcanoro e fratello di Pandaro. Di statura gi-
Didone a sposare Enea e fare di lui un ottimo gantesca e forte, cresciuto libero e fiero sulle
difensore della città (IV, 54-55). pendici del monte Ida, apre la porta dell'ac-
Battriana: regione dell'Asia (attuale Afgha- campamento, della quale, con il fratello, era
nistan settentrionale) con capitale Bactra (o- custode e difensore, e invita i Rutuli a entra-
dierna Balkh). Già satrapia persiana, conqui- re nel campo. Di essi fa ampia e orrenda stra-
stata da Alessandro Magno nel 329 a. C., co- ge, ma Turno, accorso a porre rimedio a quan-
lonia e regno ellenistico, poi invasa dagli Un- to stava accadendo, lo uccide (IX, 815-864);
ni e infine dagli Arabi, che vi introdussero Turno, nel consiglio convocato da Latino, ri-
l'islamismo (VIli, 800). spondendo alle accuse e alle offese di Drance,
Batulo: città campana governata da Ebalo, si vanta di averlo ucciso (Xl, 493).
ma è incerto il luogo dove sorgesse (VII, Boia: città latina degli Equi, presso Preneste
850-851). e l'attuale Zagarolo (VI, 934).
Bebrici: popolo che abitava sulla costa me- Bora o Borea: v. Aquilone.
ridionale del Mar Nero, che poi fu chiamata Briareo: figlio di Urano e di Gea, è un Gi-
Bitinia. Vi era re Amico, pugilatore di rara gante dalle cento braccia. Enea lo incontra nel
potenza (V, 396) (v. Amico, 1). vestibolo dell'oltretomba, proprio all'entrata
Belide: patronimico da Belo, re d'Egitto, an- dell'Orco (VI, 361-362); gli è paragonato Enea
tenato di Palamede (Il, 104). che infuria tra i nemici, dopo la morte di Pal-
Bellona: divinità romana della guerra. sorel- lante, come avesse cento braccia (X, 715-720).
la e sposa di Marte. Aveva un tempio in Cam- Bronte: uno del Ciclopi che lavorano nel-
po Marzio, dove l Romani ricevevano gli am- l'officina di Vulcano (VIli, 495). ~ figlio di
basciatori stranieri e i generali reduci da guer- Urano e di Gea, e lo stesso suo nome lo in-
re vittoriose. In questo tempio c'era una co- dica come la personificazione del Tuono.
lonna, presso .la quale i feciali gettavano la Bruto: Lucio Giunio Bruto che, dopo aver
lancia in segno di dichiarazione di guerra. Giu- sobillato il popolo romano contro la monar-
none, che vuoi provocare una guerra cruenta chia, cacciò dalla città, in collaborazione con
tra i Latini e Troiani, la definisce pronuba Collatino, Tarquinlo il Superbo, creò la repub-
delle nozze di Lavinia, che saranno funestate blica e ne fu con il collega il primo console.
dal sangue (VII. 367). ~ effigiata sullo scudo Lo indica ad Enea, il padre Anchise nei Campi
di Enea (VIli, 817). Elisi, tra"le anime destinate a ritornare sulla
Belo: 1) re di Sidone e padre della regina terra (VI, 986-987).
di Cartagine, Didone (1, 725-726); 2) v. Belide. Bute: 1) scudiero di Anchise, Enea gli affi-
Benaco: personificazione del lago di Garda, da la custodia di Ascanio. Apollo prende le
ricordato come padre del fiume Mincio suo sue sembianza quando scende dal cielo ad
emissario (X, 266-267). esortare Ascanio ad essere prudente e a non
Berecinto: monte della Frigia sacro a Cibe- partecipare alle azioni di guerra (IX, 785-788);
le, detta perciò Berecinzia (VI, 944; IX, 102, è ucciso da Camilla (Xl, 851-855); 2) troiano,
753). un pugile valente che si vantava di discendere
Bereclnzla: Cibele, v. Berecinto. da Amico, re dei Berecinti, ma che nei ludi
Beroe: donna troiana, moglie di Doriclo. un funebri in onore di Anchise, fu vinto da Da-
trace nativo di Tmaro che viveva in Troia, rete (V, 395-497).
• un tempo famosa per stirpe, per nome, per Butroto: città della Caonia, neii'Epiro, al
figli •. Iride ne assume l'aspetto per indurre confine meridionale dell'Albania (oggi Butrin-
le donne troiane ad Incendiare le navi di Si- to), presso il lago di Vivari di fronte a Corfù;
cilia (V, 651-656); la vecchia Pirgo s'accorge vi sbarcarono i Troiani dopo essersi allontanati
che non è Beroe (V, 681-689). dalle isole Strofadi abitati dalle Arpie. Note-
Blrsa: dal greco • byrsa •, che è corruzione voli rovine, come l'Acropoli, un teatro, le nuo-

www.scribd.com/Baruhk
520 Dizionario dei nomi e dei luoghi

ve • Porte Scee • (111, 428), un pavimento delle volere dell'oracolo, l cittadini vollero prosciu-
terme, ed alcune statue sono state tratte alla gare la palude che circondava la città; e i
luce da una missione archeologica italiana nemici, secondo una leggenda, avendo la pos-
tra il 1924 e il 1928, le quali hanno rivelato sibilità di passare su terreno asciutto, la pre-
l'esistenza di tre città sovrapposte: una ame- sero e la distrussero [111, 851).
rica, l'altra del 111 secolo a. C., la terza del- Camarta: figlio di Volcente, re di Amicla e
l'età romana. A Butroto Enea incontra Andro- Il più ricco proprietario terrlero della penisola,
maca e Eleno, melanconlcl e già av~tnzati in combatte contro l Trolanl, alleato di Turno [X,
età, l quali hanno tentato di rlcostrblre In 711-714); Gluturna prende il suo aspetto e la
quel luogo la patria perduta, Troia, con l'Illu- sua andatura per eccitare l'animo degli lta-
soria potenza creativa del nomi (111, 360-375 llcl e, nonostante i patti conclusi e il giura·
e 605-620). mente solennemente pronunciato, impedire Il
duello tra Enea e Turno [Xli, 287-309).
Ceco: figura mostruosa, mezzo uomo e mez- Camilla: personaggio creato da Virgilio e
zo fiera, della mitologia romana antica, vive- Immaginata figlia di Metabo, re di Priverno,
va In un antro del colle Aventino e terroriz- una città del Volsci. Cacciato dal suo regno,
zava l paesi circostanti con uccisioni e rube- Metabo porta con sé la figlia ancora bambina.
ria. Fu ucciso da Ercole, a cui il mostro aveva la salva fuggendo ai suoi Inseguitori, la con-
rubato parte dell'armento, ch'egli aveva tolto sacra a Diana e la alleva nei boschi vivendo
a Gerlone, in Spagna, mentre si riposava, o- di caccia e frutta selvatiche. la giovane cre-
spite di Evandro, nel viaggio di ritorno In pa- sce come una Amazzone, e quando Turno
tria. l'episodio è raccontato da Evandro ad scende In guerra contro Enea, si pone al suo
Enea, recatosi a Pallanteo, proprio il giorno fianco. Ne racconta la storia Diana (Xl, 660-
in cui si svolge sull'Ara Massima, apposita- 734); è presentata per ultima nella rassegna
mente eretta, Il rito annuale di riconoscenza delle genti ltaliche [VII, 922-938); Turno dice
ad Ercole, liberatore del luogo dal mostro che nel consiglio convocato da latino che fra gli
lo desolava (VIli, 114-116; 210-320). alleati c'è anche Camilla [Xl, 537-539); Ca-
Cafareo: promontorio dell'Isola Eubea meri- milla Incontra Turno, che scendP. dalla rocca
dionale, di fronte al quale naufragò la flotta di laurento, dinanzi alle porte e gli chiede
di Aiace d'OIIeo nel viaggio di ritorno dalla di assegnarle l'attacco alla cavalleria etrusca
guerra di Troia (Xl, 324-325). [Xl, 619-627).
Caìco: trolano, comandante e timoniere di Camillo: Marco Furio Camillo, nominato dit-
una delle navi disperse dalla tempesta ~1. tatore nel 390 a. C., ritolse al Galli le insegne
217); dà per primo l'allarme dell'appressarsi perdute dai Romani nella battaglia del fiume
di Turno al campo troiano (IX, 43-44). Allia. Passò alla storia come secondo fonda-
Calata: nutrice di Enea, che, invece di ri- tore di Roma. Anchise lo Indica ad Enea nei
manere In Sicilia con le altre donne, volle se- Campi Elisi tra le anime destinate a ritornare
guire il suo pupillo Insieme a poche altre; sulla terra [VI, 996-997).
mori e fu sepolta sulla costa del Tirreno, che Campi del Pianto: luogo dell'Averno riser-
dal suo nome fu poi chiamata Gaeta (VII, 1-6; vato a coloro che morirono travolti da una
VI, 1090) .. passione d'amore violenta. Son protetti da una
Calcante: figlio di Testore e sacerdote, al selva di mirti e nemmeno nella morte trovano
seguito, quale indovino, dell'esercito greco requie al loro dolore. Enea vi Ìncontra Fedra,
nella guerra di Troia, è da Sinone ricordato Procrl, Erlfile, laodamla, Pasife, Evadne, Ce-
per awalorare le sue false notizie [Il, 126, 155, neo e Infine Didone [VI, 552-563).
219, 227, 238). -campi Elisi: regione dell'Averno riservata
Cale: città della Campania, l'attuale Calvi, al buoni; vi scorre Il lete e le anime sono
sulle pendlcl del Massico, i cui guerrieri al- felici. Anchise, dopo la sciagura delle navi
leati di Turno, sono agli ordini di Aleso [VII, bruciate dalle donne troiane, appare a Enea,
838). lo conforta a raggiungere l'Italia e, prima, a
Celibe: vecchia sacerdotessa del tempio di discendere nelle dimore infernali di Dite, fino
Giunone, di cui Aletto assume le sembianza al Campi Elisi, dove egli dimora [V, 775-776);
per compiere la sua opera provocatrice contro la Slbilla Indica ad Enea la strad.a-.chl:i devo-
i Troiani. Qui è la volta di Turno [VII, 477). no seguire per andare all'Eliso [VI, 669-670);
Calidona: città deii'Etolia, presso l'attuale la Sibilla ed Enea, affisso Il ramoscello d'oro
Missolungi, che Diana punl mandando, con Il sulla porta della reggia di Proserpina, entrano
consenso di Giove, un cinghiale a devastarle nel luogo felice che è soggiorno dei beati [VI,
Il territorio, perché Eneo, suo re, non le aveva 784-1088).
offerto l consueti sacrifici [VII, 353); è anche Campidoglio: il colle Capitolino, sul quale
patria di Dlomede, alla quale l Celesti non sorgevano Il tempio di Giove Ottimo Massimo,
vollero che, dopo la guerra di Troia, egli ri- di Giunone e di Minerva, a cui salivano per-
tornasse [Xl, 335-338). correndo la via dei trionfi i generali vincitori
Calliope: una delle nove Muse e, in parti- [VI, 1009-1011); Evandro indica ad Enea il col-
colare, la Musa della poesia epica [IX. 236). le • allora intrlcato forteto • senza nome, dice
Camerina: città In provincia di Ragusa, sul- Virgilio, ora • tutto d'oro • [VIli, 404-405); è
la costa meridionale della Sicilia. Contro Il ricordato sullo scudo di Enea (VIli, 760); è da

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi .52 1

Virgilio assunto come simbolo di civiltà, e &t- verno, ambedue i mostri: Cariddi e Scilla (VI,
ferma che il sacrificio di Eurialo e Niso sarà 361); Giunone, quando vede l Troiani sbarcati
glorificato fino a quando su quel colle abiterà alle foci del Tevere, nomina anche Cariddi
la discendenza di Enea {IX, 542-547). fra gli strumenti Inutili del suo odio (VII, 348).
Campo Marzio: nel primi secoli di Roma, Carina: Il quartiere più sontuoso di Roma
una pianura erbosa lungo il Tevere consacra- augustea suii'Esquilino (San Pietro in Vincoli)
ta a Marte, dove la gioventù si addestrava ad e la valle attigua. Tra gli splendidi edifici si
esercizi fisici e militari e vi si tenevano l ammirava anche la casa di Pompeo. L'origine
• Comitia centuriata •. Ottaviano Augusto vi del nome è Incerta, ma si presume che deri-
fece costruire Il proprio Mausoleo, nel quale vasse dalla forma dei tetti, simili alla carena
fu sepolto per primo Marcello (VI, 1056-1057). di una nave (VIli, 420).
Caone: forse figlio di Priamo e fratello di Carmanto: divinità italica, amata da Mercu-
Eleno o semplicemente amico di Eleno, che ha rio e madre di Evandro. In Roma le era dedi-
voluto onorare Il fratello, o l'amico, chiaman· cato un tempio presso la porta Carmentale,
do Caonla la terra sulla quale egli regnò do· dalla quale si accedeva al Campidoglio. Do-
po la morte di Pirro, figlio di Achille (Ili, 411). tata di spirito profetlco, Carmenta predisse
Caonia: regione settentrionale deli'Epiro, per prima la grandezza di Roma (VIli, 392,
con capitale ButrotO, che Eleno alla morte di 395).
Plrro, di cui era schiavo, ebbe In sorte e chia· Caronte: Il nocchlero che, sopra una barca,
mò Caonia (v. Caone) (111, 410). accompagnava i morti nell'oltretomba, rlce-
Caos: l'ammassò della materia informe che vendone una piccola moneta (VI, 375-382). In
precedette Il Cosmo, regolato da leggi preci· realtà non si trattava del danaro necessario
se (IV, 617; VI, 333). per il viaggio, ma la moneta veniva quasi con-
Capena: città dell'Etruria, sulla destra del siderata un risarcimento dovuto al morto il
Tevere, al piedi del Soratte. Fondata dal Vei, cui patrimonio non poteva giuridicamente es-
è ricordata nelle prime guerre romane in E· sere ereditato se il defunto era Immortale.
trurla. Da essa prese il nome una porta di Caronte può trasportare soltanto i morti le
Roma. Nella guerra contro Enea, la città si cui ossa riposino nella tomba (VI, 406-413);
è schierata con Messapo dalla parte di Turno Caronte rifiuta di trasportare Enea su li 'altra
(VII, 800). riva dell'Acheronte (VI, 480-494); la sacerdo-
Capi: 1) troiano, compagno di Enea, noc- tessa Interviene e il cuore di Caronte, gonfio
chlero e comandante di una delle tre navi che d'Ira, si mette in pace (VI, 496-509).
si sono arenate nelle Sirti (1, 217); egli ed al- Cartagine: città fondata verso 1'840 a. C. da
tri si accorgono che il cavallo, dono dei Greci. nobili fenici di Tiro, costretti ad esulare, nel
nasconde un Insidioso Inganno, e chiedono territorio del Numidi sulla costa mediterranea
che sia gettato nel mare o incendiato (Il, 49· dell'Africa, di fronte alla Sicilia, corrisponden-
52); In guerra uccide Priverno (IX, 698-699); te all'odierna Tunisia, e condottivi, secondo la
ha fondato la città campana di Capua (X, leggenda, da Didone (v. Blrsa). Virgilio, al
186-187); 2) uno dei re di Alba Longa indicati quale Interessava fondere Insieme le due leg-
nell'Eliso ad Enea dal padre Anchise (VI, 926). gende di Enea e di Didone, allo scopo di far
Capretti: costellazione che compare nel cie· risalire a tempi lontanissimi il motivo della
lo verso la metà di ottobre e segna l'Inizio lotta mortale fra Cartagine e Roma, ne fa ri-
delle piogge autunnali (1, 810). salire la fondazione al Xli secolo a. C. (1, 17-
Capri: isola del golfo di Napoli, su cui re· 43); dall'alto di un colle Enea ammira i pa-
gnava Telone, Il cui figlio Ebalo partecipò, al- lazzi, le porte, Il lastrico delle vie di Cartagi-
leato di Turno, alla guerra contro i Troiani con ne e la febbre di costruzione di cui è pervasa
guerrieri tratti dalle popolazioni del vasto ter- la città (l, 485-498); Didone vorrebbe che i
ritorio, ch'egli, non contento dei domini pa- Troiani si fermassero nel suo regno (l, 668-
terni, aveva conquistato nella Campania lVIII, 671); la partenza di Enea da Cartagine e la
844·855). conseguente morte di Didone sono le cause
Capua: v. Capi, 1. della Implacabile ostilità di Cartagine a Ro-
Cari: abitanti della Caria, regione a Sud- ma (IV, 750-760; X, 16-21).
Ovest dell'Asia Minore, confinante a Nord con Casmllla: la madre di Camilla (Xl, 671).
la Lidia, a Est con la Frigia e la Licia, a Ovest Caspio: la terra meotica e l regni del Ca-
col mare Egeo, a Sud col mare • Carpatium •. spio tramarono fin dalle età più antic~e per
All'epoca romana dipendeva dalla provincia la futura potenza di Roma (VI, 962-963).
d'Asia. Vulcano li ha raffigurati con altri po- Cassandra: la più bella delle figlie di Pria-
poli sullo scudo di Enea (VIli, 842). mo, sacerdotessa di Apollo che, innamorato
Cariddi: mostruosa figlia di Nettuno e della di lei, la dotò di virtù profetiche; ma non
Terra, che avendo rapito a Ercole i buoi di Ge- avendo mantenuta essa la promessa di spo-
rlone, fu punita da Giove col fulmine e, preci- sarlo, Il dio Irato la condannò a non essere
pitata in mare, trasformata in vortice che, ·creduta, come ne rievoca la sua figura il Fo-
nello stretto di Messina, di fronte a Scilla, scolo alla fine del • Sepolcri • (Il, 307-309);
travolgeva e inghiottiva tutte le navi che si Corebo, suo promesso sposo (Il, 425-430), non
awiclnavano (111, 513-516; 684-686, 832); con sopporta la vista che Cassandra sia tratta dal
• Scilla biformi • indica, nel vestibolo dell'A- tempio a forza e vilipesa (Il, 498-504) e si

www.scribd.com/Baruhk
5 22 Dizionario dei nomi e dei luoghi

scaglia tra l nemici, ma cade alla fine per Ceculo: re e fondatore di Preneste (oggi
mano di Pene leo sull'altare di Minerva (Il, Palestrina) che la tradizione diceva figlio di
525-526); Iride inganna le donne troiane e le Vulcano, perché esposto dalla madre presso
spinge ad incendiare le navi affermando d'a- il tempio di Giove, e da fanciulle, che si reca-
ver visto nel sonno Cassandra che le porgeva vano ad attingere acqua, trovato sul focolare.
fiaccole accese mentre diceva che la loro ca- Conduce contro i Troiani i montanari del mon-
sa è la terra fraterna..d'Erice (V, 671-674). ti Prenestini ed Ernici (VII, 779-792); X, 686-
Castore: 1) v. Dioscuri; 2) trolano che di- 688).
fende strenuamente l'accampamento insieme Cedlco: ricco italico ricordato da Virgilio
con Timete, Asio, i due Assaraci e il vecchio per la bella cintura che Eurialo prese al rutu-
Timbri (X, 162-164). lo Ramnete (IX, 439-443); uccide Alcatoo nella
Catilina: lucio Sergio Catilina che, secondo battaglia sulla costa (X, 938).
Sallustio e Cicerone, sarebbe stato il tipo ca- Celenne: città della Campania, i cui guer-
ratteristico dell'avventuriero privo di scrupoli rieri, comandati da Ebalo, accorrono a com-
e ambizioso. Per procurarsi ricchezza e pote- battere contro i Troiani (VII, 852).
re politico, avrebbe ordito una congiura che Celano: regina delle Arpie, che predice ai
fu sventata da Cicerone. Fuggito da Roma, Trolanl l'arrivo In Italia, ma tormentati da
Catilina si ritirò in Etruria, dove Caio Manlio tanta fame che mangeranno anche le mense
aveva per lui raccolto un piccolo esercito, e (Ili, 262 e 306-320).
là morì Il 62 a. C. combattendo sulla monta- Ceneo: 1) strana figura mitologica; bellissi-
gna Pistoiese contro Il legato consolare Marco ma fanciulla, amata da Nettuno, ottenne dal
Petreio. Sullo scudo di Enea è effigiato il sup- dio di essere trasformata in uomo, e come
plizio inflittogli nel Tartaro (VIli, 777-778). tale partecipò alla lotta tra lapiti e Centauri,
Catlllo: figlio di Anfiarao. fratello gemello durante la quale fu uccisa. Con la morte ri-
di Cora e fratello di Tiburto, fondatore di Ti- tornò donna ed Enea la vede nei Campi del
voli, prese parte con Cora alla guerra contro Pianto (VI, 559-561 ); 2) Troiano che durante
i Troianl con una schiera di Tiburtini (VII, 770- l'assalto dei Rutuli al campo uccide Ortigio,
778); a lui, a Cora e a Messapo Turno affida ma a sua volta è ucciso da Turno (IX, 695-
la difesa di laurento (Xl, 578-582 e 642-644); 696).
Catillo e Cora, Insieme con Messapo e Ca- Centauri: esseri mostruosi che. nati da ls-
milla, affrontano l cavalieri etruschi e arcadi sione e da Nefele (nuvola), nella· parte supe-
(Xl, 745-747); abbatte lolla ed Erminio (Xl, riore del corpo avevano forma umana, nel-
731-732). l'inferiore forma equina. la loro origine e il
Catone: 1) Marco Porcio Catone il Censo- loro significato sono sconosciuti; probabilmen-
re: comandante militare, uomo politico, ora- te non sono un prodotto della fantasia greca,
tore, storico e scrittore, egli si servì soltanto ma orientale. Enea li incontra nel vestibo!o
della lingua latina, contrariamente a molti au- dell'Ade, che bivaccano sulle porte (VI, 359-
tori latini che scrivevano in greco. Contribuì 361); li sente ricordare dai sacerdoti Salii nel
cosl non solo alla creazione della lingua lati- canto celebrativo di Ercole, che tra le fatiche
na, ma fu anche il vero fondatore dello stile impostagli da Euristeo per volere divino ha
prosastico. Come uomo politico fu avversario compiuto anche quella di abbattere i centauri
degli Scipioni che sollecitavano il diffondersi Ileo e Folo (VIli, 341-342).
della cultura greca, e il grande avversario di Centauro: nome di due navi: quella del Tro-
Cartagine, di cui vedeva costantemente il pe- iano Sergesto che partecipa alle gare dei ludi
ricolo. Enea lo vede nell'Eliso tra le anime funebri in onore di Anchise (V, 132, 168); e
destinate a ritornare nel mondo dei vivi (VI, quella del ligure Cupavone che fa parte della
1006); 2) Marco Porcia Catone, I'Uticense: flotta degli Etruschi alleati dei Troiani (X, 252).
pronipote del precedente, repubblicano puro, Ceo: figlio della Terra e di Titano, fratello
dopo la battaglia di Tapso si uccise a Utica, della Fama e di Encelado, e padre di latona.
sulla costa africana a nord-ovest di Cartagine, Partecipò con l Tltani alla guerra contro Giove,
quando nel 46 a. C. Giulio Cesare fu creato Il quale gli scaraventò addosso un'isola delle
dittatore a vita e onorato come padre della Cicladl, la più occidentale, di fronte a Capo
patria. f: raffigurato sullo scudo di Enea come Sunio, chiamata poi Ceo; la madre Terra lo
esempio del buon cittadino (VIli, 779) che dà vendicò creando la Fama (IV, 215-217).
leggi ai giusti. Ceraunl: monti deii'Epiro settentrionale, sul-
Caucaso: aspra catena montuosa tra il Mar la costa albanese, dalla baia di Valona fino
Nero e il Mar Caspio. Didone afferma che all'attuale confine dell'Albania con la Grecia
Enea per la sua crudeltà (le ha comunicato (Ili, 621).
che Mercurio, mandato da Giove, gli ha im- Cerbero: mostro Infernale, la cui forma è
posto di partire per l'Italia) non è figlio di quella di un cane con tre teste, posto a cu-
una dea, ma è nato tra le rupi del Caucaso stodia dell'entrata dell'Averno. Il mostro vor-
(IV, 434-436). rebbe impedire l'ingresso ad Enea, ma la Si-
Caulone: rocca di Caulone è Caulonia, una bilia lo addormenta gettandogli una focaccia
colonia della Magna Grecia, sulla costa Io- appositamente preparata, ed Enea può conti-
nica, che tuttora esiste con lo stesso nome nuare Il suo viaggio nel mondo dei morti (VI,
In provincia di Reggio Calabria (111, 678). 520-531); Ercole lo aveva Incatenato e portato

www.scribd.com/Baruhk
Dir,ionario dei nomi e dei luoghi 523

a Eurlsteo e quindi rlcondotto nell'Averno (VI, glata sullo scudo di Turno (VII, 902-905), e
491-493; VIli, 344-347). sulla fiancata della nave di Gia, detta perciò
Cere: città etrusca, l'attuale Cerveteri, che Chimera, che partecipa alla regata del ludi fu-
1 Greci chiavano Agylla. Ne era re Mesenzio, nebri In onore di Anchlse (V, 128-265).
ma per la sua tirannia fu cacciato e si rifugiò Chiusi: città etrusca alleata di Enea (l'odier-
ad Ardea presso Turno. Cere e le altre città na Chiusi in provincia di Siena), che agli or-
etrusche si preparavano a muovere guerra a dini di Massico ha inviato, insieme con Cosa,
Turno, ma per consiglio dell'oracolo, l'esercito un migliaio di armati a combattere contro Tur-
doveva essere guidato da uno straniero. Ac- no (X, 220-221). Anche Osinio era di Chiusi
colsero perciò l'alleanza di Enea e combatte- (X, 824).
rono a fianco del Trolanl. Mesenzio, quando Clcladi: arcipelago del mare Egeo (111, 157;
fu cacciato da Cere, fu seguito dal figlio Lau- VIli, 804-805).
so e da mille uomini (VII, 747); Cere, ora Cer- Ciclopi: figli di Urano e di Gea, sono perso-
veteri, è costruita a circa 30 km. da Roma so- naggi leggendari con un solo occhio rotondo
pra un'altura In forma di fortezza, circondata in mezzo alla fronte. Così dice letteralmente
da mura ciclopiche (VIli. 557-558 e 697; X, anche il nome: occhi tondi. Omero li descrive
238). come giganti antropofagi, che esercitano la
Cerare: una delle grandi divinità latine, la pastorizia, ma privi di ogni civiltà, anche ele-
dea delle biade, dell'agricoltura, della civiltà. mentare. Più tardi furono considerati fab-
Immaginata figlia di Saturno e di Rea, benché bri di Vulcano, e la loro dimora divenne l'Etna
avesse notevoli somiglianze con il mito gre- o Vulcano, dove avevano l'officina nella quale
co di Demetra, assunse caratteri larghi e pro- costruivano l fulmini a Giove. Enea racconta
fondi dall'Indole e dalla vita del Lazio. Aveva, lo sbarco nell'Isola dei Ciclopi (la Sicilia) e
con altre divinità, un tempio sull'Aventino che l'Incontro con Achemenide (111, 695-696 e 719-
Il popolo romano prediligeva. Venerata anche 745); Achemenide racconta come Ulisse e l
fii Troia, aveva un tempio sopra un colle ap- suoi compagni, fuggendo In tutta fretta, lo ab-
pena fuori città (Il, 864-866); è Invocata da biano lasciato in balia dei Ciclopi, del quali
Didone e da Anna con un sacrificio di pecore egli narra le abitudini orrende, e chiede di es-
scelte (IV, 71-73). serne liberato (111, 752-798); Enea e i suoi
Cesare: nome con Il quale Virgilio Indica compagni vedono Polifemo e si affrettano a
Cesare Ottaviano Augusto, figlio di Gaio Otta- fuggire; poi vedono anche gli altri Ciclopi
viano e di Azia, figlia di Giulia, sorella di Calo chiamati fuori dal boschi da Polifemo (111,
Giulio Cesare. Nato a Roma nel 63 a. C., fu 800-827); l Ciclopi hanno costruito le mura
dallo zio adottato come figlio (VI, 951 e VIli, della reggia di Proserpina (VI, 776-779); Enea
728, con allusione - • la stella familiare • - rlncuora l compagni ricordando lo sbarco nel-
a Caio Giulio Cesare, e VIli, 829, 836). Trium- l'isola dei Ciclopi, dalla quale sono ripartiti
vlro con Antonio e Lepido, dopo la battaglia incolumi (1, 237-238); paragona le caverne del-
d'Azio (31 a. C.), nella quale sconfisse An- l'Isola di Vulcano a quelle dell'Etna, bruciate
tonio e Cleopatra, rimase l'unico arbitro del dalle fucine dei Ciclopi fVIII, 487-490).
vasto impero e accentrò In sé tutti l poteri cl- Cigno: padre di Cupavone, il comandante
vili e religiosi. Il suo governo fu saggio e fe- dei Llgurl alleati di Enea e della nave che li
lici furono le sue spedizioni militari, Intrapre- trasporta (X, 240-243). Cigno, re dei 'liguri,
se per conservare l'Integrità dei domini di grande amico di Fetonte, ne pianse tanto la
Roma e la pace ch'egli aveva proclamato do- morte che Apollo ne ebbe compassione e lo
po la vittoria su Antonio. In tal senso è ricor- mutò in cigno (X, 244-250).
dato da Giove nel colloquio con Venere (1, Cillene: monte dell'Arcadia, sulla cui vetta
333-338). Dopo l'assassinio dello zio, divenu- Maia diede alla luce Mercurio, che perciò è
tone per testamento l'erede, ne assunse anche detto anche Cillenio. r: l'attuale monte Killini
Il nome e divenne Calo Giulio C.esare Otta- (VIli, 156-157).
viano. Per decreto del Senato, nel 26 a. C. fu
salutato anche Augusto, titolo onorifico che Cimino: la regione del monte e del lago Ci-
lo designava alla pubblica venerazione. mino (oggi lago di Vico), in provincia di Viter-
Cesto: una specie di grosso guanto fatto bo, che allora si era schierata agli ordini di
di strlscie di cuoio, in cui erano cuciti pezzi Messapo contro l Trolanl (VII, 799).
di ferro, per Il pugilato (V, 78). Cimodoce: Nereide del corteo di Nettuno,
Cetego: guerriero rutulo ucciso da Enea che Insieme con le sorelle, Immani cetacei e
(Xli, 650). veloci Trltonl, accompagna e favorisce la na-
Chimera: mostro col petto e la testa di leo- vigazione della flottiglia di Enea (V, 873).
ne, ventre di capra e coda di drago. Vomitava Clmodocea: una delle ninfe, In cui erano
fuoco e fu vinta da Bellerofonte con l'aiuto del state prodigiosamente tramutate le navi tra-
cavallo alato Pegaso. Mito tellurico, di facile lane che Turno aveva tentato d'incendiare, e
trasparenza a significare il vulcano con il fuo- che si era recata con le sue compagne ad In-
co sulla vetta, l'arida schiena e le falde ver- contrare Enea In viaggio con la flottiglia etru-
degglantl di vegetazione. Enea la vede all'In- sca da Cere alla foce del Tevere. Cimodocea,
gresso dell'Averno Insieme con altri mostri • di tutte la più eloquente •, gli rivela l peri-
(VI, 362-363); la sua figura mostruosa è effi- coli che corrono i Trolani assediati ed, esor-

www.scribd.com/Baruhk
524 Dizionario dei nomi e dei luoghi

tandolo ad affrontare Il ritorno, spinge con le Clauso: capo del Sablnl e capostipite della
compagne la nave (X, 292-322). famiglia romana dei Claudl (gens Claudia). Si
Clmotoe: Nerelde che disincaglia tre navi allea con Turno e al suo comando si pongono
trolane Immobilizzate nella scogliera (Are) da- i guerrieri di molte località della Sabina (VII.
vanti al porto di Cartagine (1, 172-174). 810-831: x. 439-442).
Cincinnato: Lucio Quinzio Serrano, detto Clelia: figura leggendaria di fanciulla patri-
Cincinnato, cioè • dal capelli ricciuti •. eroe zia che, data In ostaggio al re etrusco Porsen-
romano del V secolo a. C., rappresentò per il na, Insieme con altre compagne, fuggi attra-
popolo dell'Urbe Il prototipo del romano anti- versando a nuoto il Tevere. l cittadini, ligi
co, che ad un tempo era contadino, uomo di alla parola data, la restituirono, ma Porsenna
stato e soldato. Secondo la nota leggenda, la- le concesse la libertà. la sua figura appare
sciò nel 458 l'aratro per assumere il comando sullo scudo di Enea (VIli, 757-758).
delle legioni e liberare un esercito romano as- Cleopatra: regina d'Egitto, diventata moglie
sediato dagli Equi. Anchise lo Indica ad Enea di Antonio, è effigiata sullo scudo di Enea alla
nel Campi Elisi come una delle anime desti- battaglia d'Azio (VIli, 810-811).
nate a ritornare sulla terra per una seconda
vita (VI, 1020). Clltennestra: la moglie di Agamennone che
Cinto: monte dell'isola di Dalo. ove Diana uccise il marito al ritorno da Troia con la com-
plicità di Egisto, e VIrgilio paragona Didone.
era particolarmente venerata (1, 5801: latona
vi diede alla luce Apollo e Diana (IV, 175-181). invasata dalle Furie e vinta dal dolore, sicura
di morire, a Oreste, Il figlio di Agamennone,
Cipro: grande Isola del Mediterraneo orien-
tale, sacra al culto di Venera che nelle città che fugge la madre armata di fiaccole e neri
serpenti. Oreste, fattosi adulto, per vendicare
di Amatunta, Idalio e Pafo. aveva santuari noti
in tutto Il Mediterraneo. Secondo Il mito, Ve- Il padre uccide poi la madre, ma viene perse-
guitato dalle Furie, simbolo del rimorso, dalle
nere sarebbe nata dalla schiuma del mare che
circonda l'isola. Didone ricorda Cipro occupa- quali è liberato da Apollo che lo fa assolvere
da un tribunale di Ateniesi presieduto da Mi-
ta da suo padre Belo (1, 728-729).
nerva. Questo mito destò l'interesse dei gran-
Circe: figlia del Sole (EIIos) e della ninfa di tragici greci Eschilo, Sofocle, Euripide: a
Perse, maga fiera e crudele, incantatrice, se- Roma lo svolse In una tragedia, ora perduta,
condo Il mito abitava un'isola favolosa, Eèa, Pacuvio, Il quale, Imitando le • Eumenidi • di
che si volle poi ldentlflcarP. con un promonto- Eschilo, rappresentò Oreste come lo descrive
rio del Lazio, che da lei fu poi chiamato Cir- Virgilio nei versi del IV canto dal 569 al 672.
cello (l'odierno Circeo). Questa maga, che mu-
tava in animali immondi gli uomini, quando Cllzlo: padre di Acmone di llrneso e di
essi non possedevano la saggezza, può essere Mnesteo, difende con l figli l'accampamento
considerata il simbolo della degradazione a trolano (X, 168). Un altro Clizio, figlio di Eolo
bruti, alla quale al riducono gli stolti che si la- o, come altri traducono il latino • Aeoliden •,
sciano vincere dal piacere del sensi. Elena nativo deii'Eolla, regione costiera della Troa-
predice a Enea che le sue navi, prima di giun- de, è stato precedentemente ucciso da Turno
gere a fondare una città su una terra sicura. (IX, 923).
dovranno vedere tra l'altro anche l'isola di Cloanto: compagno di Enea e comandante
Circe (111, 470): Nettuno salva le navi trolane. di una nave, è stato disperso dalla tempesta
che passano accanto all'isola di Circe, gon- e pianto come annegato (1, 260-262): ma è ri-
fiando le vele di venti favorevoli (VII. 12-291: trovato a Cartagine (1, 591-595 e 718); con la
gli ambasciatori, che Enea ha Inviato a lati- nave Scilla vince il primo premio nella regata
no, ammirano in una sala della reggia, tra le del ludi funebri In onore di Anchise (V, 124-
altre cose, la statua di Pico, Il domatore di ca- 282).
valli, trasformato da Circe In uccello dalle ali Cloreo: trolano, già sacerdote di Cibele, In-
cosparse di colori (VII, 223-226): latino invia dossa splendide armi frigie, e ricche e visto-
In omaggio ad Enea due cavalli della razza ot- se vesti; attira cosi l'attenzione di Camilla,
tenuta dall'Ingegnosa Circe (VII. 325-329). che lo Insegue desiderosa di impadronirsene,
Circeo: v. Circe. e non si awede dell'agguato di Arunte (Xl,
Clsseo (Cisseus): re di Tracla, padre di 949-986); C loreo è poi ucciso da Turno (Xli,
Ecuba moglie di Prlamo. Ricordato come do- 465).
natore ad Anchise della coppa preziosa che Cluente romano: la gena Cluentia, il cui ca-
Enea regala al vecchio Aceste (V, 549-569). postipite è Cloanto (V. 133).
Cltera: v. Citerea. Coclto: fiume nel quale si versa l'Acheron-
Citerea: Venere, dall'isola di Citera (X. 65 te (VI, 373-375).
e 112), oggi Cerigo o Kythera, C:li fronte al Cocllte: figura leggendaria di soldato roma-
Golfo laconico, che vanta la nascita di Ve- no che da solo, quando Porsenna assalì Ro-
nere, come Cipro, dalla spuma del suo mare ma, tenne testa agli Etruschi In capo al ponte
(1, 368). Subllcio, dando così tempo al suoi di abbat-
Clterone: monte della Beozia, presso Tebe, tere il passaggio, per il quale il nemico po-
sul quale ogni tre anni si celebrava una festa teva Invadere la città. La sua figura appare
notturna In onore di Bacco (IV, 354-359). sullo scudo di Enea (VIli, 756).
Claud;': v. Clauso. Collantlne (le rocche): Collatia, città latina

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi ' 2'

tra Roma e Tivoli e tra la via Prenestina e la gona l'Infelice Didone, errante furiosa per tut-
sinistra deii'Anlene (VI, 933). ta la città, ed una cerva ferita nelle selve di
Cora: città latina a sud di Velletri (VI, 934). Creta (IV, 86-91) e quando racconta che Vene-
Corebo: un Frigio, figlio di Mlgdone. Era re si è recata a raccogliere Il dittamo (Xli,
giunto a Troia da pochi giorni: innamorato di 324-570).
Cassandra, voleva portare aiuto al futuro suo- Creusa: figlia di Prlamo e di Ecuba, moglie
cero e ai Trolanl (VI, 425-430); consiglia di in- di Enea e madre di Ascanio, scomparsa mi-
dossare le armi dei greci uccisi per Ingannare steriosamente, mentre segue il marito, duran-
il nemico (VI, 479-485): non sopporta la vista te la fuga notturna da Troia In fiamme. Vene-
di Cassandra condotta In ceppi dai Greci e si re consiglia Enea di abbandonare Troia e sal-
scaglia tra l nemici (VI, 502-503): i Greci rico- vare il padre Anchlse, la moglie Creusa e il
noscono sotto le armi greche l soldati trolani piccolo Ascanio (Il, 729-731): Enea, Creusa e
e Corebo cade per primo (VI, 522-525). Ascanio scongiurano In lagrime Anchise di
Corlbantl: sacerdoti di Cibele, i quali cele- desistere dal rifiuto di partire (Il, 791-794):
bravano le feste della dea con grandi tumulti Enea, spinto dal rifiuto del padre, vuoi ritor-
e suoni di timballi, agitando scudi e lance ed nare a combattere e Creusa cerca di tratta-
emettendo, con gesti frenetici, alte grida. Con nerlo gettandoglisi ai piedi con lulo e riem-
l loro tumulti avevano impedito che Saturno piendo la casa di gemiti (Il, 818-819 e 826):
udisse l vagiti di Giove bambino che la ma- un prodigio convince Anchise a partire ed
dre aveva nascosto sul monte Ida nell'Isola Enea si carica sulle spalle il vecchio padre,
di Creta (111, 137). dice a lulo di accompagnarlo e a Creusa di
Corlneo: compagno di Enea, amico e forse seguirlo da lontano (Il, 859-864): Enea s'ac-
congiunto di Miseno, ne raccoglie In un'urna corge che Creusa non lo segue: forse ha sba-
le ceneri e ne pronunzia l'elogio funebre (VI, gliato strada (Il, 894-896) e ritorna a cercarla
,289-294); VIrgilio lo dice ucciso da Asila (IX, in città, e la chiama per nome (Il, 935), allor-
693), ma poi appare in lotta con un rutulo, ché gli appare Il suo fantasma che gli rivolge
Ebuso, ch'egli uccide afferrando dall'altare un parole di conforto e gli raccomanda Ascanio
tizzone ardente e con quello percuotendolo (Il, 938-960): Ascanio dice a Eurialo che egli
nel volto (Xli, 386-394). si curerà di sua madre: • le mancherà solo il
Corinto: Anchise indica il console Lucio nome di Creusa • (IX, 365-366).
Mummia che nel 146 a. C. rase al suolo Co- Crinlso: fiume sulla costa nord-occidentale
rinto, ridusse la Grecia a provincia romana, e della Sicilia, l'attuale fiume Caldo che sfocia
per questa vittoria salirà vittorioso al Campi- nel golfo di Castellammare. Nella sua forma
doglio (VI. 1009-1011). personificata è sposo di una troiana, Egesta,
Corlto: l'attuale Cortona, in provincia di dalla quale ebbe un figlio, Aceste (V, 42-45).
Arezzo; città etrusca, In cui ebbe i natali Dar- Crustumerlo: città latina a nord-est di Ro-
dana, come rivelarono In sogno ad Enea i Pe- ma, sulla riva sinistra del Tevere. t: una delle
nati (111, 210-213); Latino ricorda agli amba- cinque città che Virgilio indica nel poema
sciatori trolani la tradizione che afferma Dar- come centro di fabbricazione delle armi (VII,
dana nato a Corlto e di qui trasmigrato poi 720).
nella Frigia (Vll, 243-244): Corito è la città
dell'etrusco Acrone ucciso da Mesenzio (X, Cuma: colonia greca fondata nella Campa-
900-902) •. nia, presso il lago di Averno, da Calcidesl
Cosa: città etrusca sulle pendici dell'Argen- dell'isola di Eubea. Presso l'antro, nel quale
tarlo, tra l'attuale Orbetello e Porto d'Ercole la Sibilla dava i suoi oracoli, sorgeva un tem-
(X, 222). pio di Apollo, costruito da Dedalo sulla • roc-
Cosso: Aulo Cornelio Cosso, tribuna mili- ca calcidea •, cioè sull'altura sovrastante eu-
tare che nel 428 a. C. uccise in battaglia il re ma (VI, 18-24); Enea approda a Cuma per con-
del Velenti Tolunnlo e ne portò a Roma le spo- sultare la Sibilla (VI, 2-16).
glie. La corazza si ammirava ancora nell'età Cupavone: principe ligure, figlio di Cigno,
di Augusto nel tempio di Giove Feretrio. Egli alleato dei Troianl; sulla nave Centauro navi-
viene Indicato ad Enea da Anchise tra le ani- ga con i suoi Llguri alla volta del Lazio (X,
me dei Campi Elisi destinate a ritornare sulla 240-255).
terra (VI, 1017). Cupido: bellissimo figlio di Venere e di
Creta: la più grande delle Isole greche, a Marte, armato di arco e di frecce ch'egli sca-
sud del mare Egeo, celebre nell'antichità per gliava Infallibili contro gli uomini nel quali vo-
le sue cento città. VI ebbe, sul monte Ida, i leva suscitare la passione amorosa. Per vo-
natali Giove e fu la patria di Minasse, !dome- lere della madre prende le semblanze di A·
neo, Pasife, Arianna ed altri ancora. Anchise scanio (1, 786-814).
crede erroneamente che •l'antica madre. del- Curetl: l primi leggendari abitatori di Creta,
l'oracolo di Delo sia Creta (111, 125-145, 151, identificati da una tradizione con l sacerdoti
160); l Penati rivelano in sogno a Enea che di Rea, la madre di Giove, ai quali la dea, se-
Creta non è • l'antica madre • e lo invitano a condo il mito, avrebbe affidato il compito di
partire: la terra destinata ai Troiani è l'Italia Impedire, con il rumore prodotto battendo le
(111, 201-213): i Trolani si allontanano da Creta !ance sugli scudi, che Crono udisse l pianti
(111, 236); è ricordata da Virgilio quando para- del bambino. Quando poi Rea fu Identificata

www.scribd.com/Baruhk
J26 Dizionario dei nomi e dei luoghi

con Clbele anche i Curati furono identificati Creta, dove costrul Il labirinto del palazzo
con l Corlbanti (111, 162). reale di Cnosso; ma nel quale fu poi imprigio-
Curi: città dei Sablnl, Identificabile con l'at- nato, per aver egli fornito ad Arianna il filo
tuale località di Arei presso Correse in pro- con Il quale Teseo giunse al Minotauro, lo uc-
vincia di Roma, che diede i natali a Numa cise, e riuscì poi ad uscirne. Prigioniero con
Pompilio, indicato da Anchise come consoli- lui era anche Il figlio Icaro; ed un giorno De-
datore con le sue leggi della Roma primitiva dalo costruì per sé e per Il figlio le ali, con
(VI, 974-979); da Curi i Romani avrebbero pre- le quali entrambi riuscirono a fuggire. Icaro
so il nome di Ouirites (VII, 815). però volò troppo in ·alto, e le ali, attaccate
con la cera, che al calore del sole si sciolse,
Daghi: popolo scitico sulle rive del Caspio, gli si staccarono, ed egli precipitò in mare;
dell'attuale Daghestan, raffigurato sullo scudo Dedalo invece discese su un'altura presso Cu-
di Enea come uno del popoli soggetti a Roma ma, dove eresse un tempio ad Apollo, e sulle
(VIli, 845). porte scolpl le storie del Minotauro. Eqli mo-
Danae: figlia di Acrisio, re d'Argo. Un ora-
dellò anche statue che non avevano più la ri-
colo aveva rivelato ad Acrlslo ch'egli sarebbe gidità di quelle arcaiche; ma quale valore sto-
perito per mano di un figlio che sarebbe nato rico abbiano queste notizie non è ancora ap-
da Danae, e il re rinchiuse la figlia in una tor- purato, né lo sarà mai (VI, 18-39).
re, dove però Giove penetrò come pioggia Delfobe: è la Slbilla di Cuma. Figlia di
d'oro e la fanciulla divenne ugualmente madre Glauco ebbe da Apollo Il dono della profe-
di Perseo. Acrisio fece allora gettare nel mare zia. Essa viveva presso il tempio del dio che
madre e figlio chiusi in una botte, che raggiun- Dedalo aveva costruito sopra un'altura pres-
se l'isola di Sérifo, dove il re Polidette sposò so Cuma. Perciò è chiamata Sibilla (VI, 14)
Danae e allevò Perseo. Secondo la versione ed anche Deifobe (VI, 42); Enea si reca ad
del mito accolta da Virgilio, Danae sarebbe lnterrogarla consigliato da Eleno (111. 538-566)
poi emigrata in Italia con una colonia di citta- e dal padre Anchise (V, 776-778). il quale gli
dini di Argo, e quivl, diventata sposa di Pi- rivela anche che lo condurrà nel profondo
lunno, avrebbe fondato, con il marito, Ardea Averno e quindi nei Campi Elisi, dove do-
LVII, 466-470). Dal loro matrimonio sarebbe na- vrà cercare di lui (VI, 772-774); la Sibilla esor-
to Dauno, il padre di Turno (VII, 423-424). ta Enea a chiedere ad Apollo notizie sul suo
destino (VI, 54-55); gli predice i pericoli e i
Danaidi: figlie di Danao, re di Argo. Esse, travagli che lo attendono (VI, 104-122); gli ri-
per Incitamento del padre, che secondo l'ora- vela ciò che deve fare per poter scendere
colo temeva di perdere il trono per opera eli nel regno della morte e poi uscirne (VI, 159-
un genero, soppressero i mariti già nella pri- 198); Enea le aveva promesso di dedicarle un
ma notte di matrimonio, e furono, secondo santuario, per la custodia dei Libri Sibillini
una leggenda posteriore, condannate nell'Ere- (VI, 87-91) e l'aveva pregata a lungo (VI.
bo ad attingere acqua in vasi senza fondo, os- 130-157).
sia ad un lavoro Inutile. Dal delitto si asten- Delfobo: figlio di Priamo, dopo la morte di
ne lpermnestra, e il suo sposo Linceo suc-
Parlde sposò Elena. Il suo palazzo fu incen-
cesse poi sul trono a Danao. Il mito delle Da- diato (Il, 389-390) ed egli ucciso e orrenda-
naldi è raffigurato sul balteo di Pallante (X, mente mutilato da Menelao e da Ulisse che la
629-633). moglie, con un tradimento, aveva fatto pene-
Dardano: figlio di Giove e di Elettra, fra- trare nelle sue stanze, come racconta egli
tello di laso, era nato a Corito (l'attuale Cor- stesso ad Enea, che lo incontra nei campi più
tona in provincia di Arezzo) e poi emigrato remoti del regno delle Ombre, ove vivono gli
nella Frigia (111, 208-213; VII, 241-249), dove uomini illustri in guerra (VI, 613-656).
diventò il capostipite del Troiani e della Dar- Delopea: la ninfa che Giunone promette in
dania gente (VI, 913-916); Enea lo riconobbe sposa a Eolo, re dei venti, per indurio a sca-
nel Campi Elisi (VI, 795). tenare una tempesta che distrugga le navi
Darète: troiano, pugile, che nel giochi fune- troiane (l, 82-93).
bri in Anchise è abbattuto da Entello (V, 391- Dalo: lsoletta delle Cicladi, chiamata anche
483). Ortigia (Isola delle quaglie). Celebre per il
Dauco: padre dei gemelli laride e Timbro, tempio di Apollo (si vantava di aver dato i
uccisi da Pallante (X, 498-500). natali ad Apollo e a Diana) ebbe anche note-
Daci: l ciue famosi romani P. Decio Mure, vole importanza storica come sede della con-
padre e figlio: il primo, console nel 340 a. C., federazione marittima ateniese. Enea vi si re-
si Immolò In una battaglia contro l latini; il cò durante il viaggio a consultare l'oracolo, il
secondo, console quattro volte negli anni 312, quale gli rivelò che i Troiani dovevano ritor-
308, 279 e 295 a. C., si votò a morte nella bat- nare alla • Madre antica • (111, 114-119); ed
taglia del 295 a. C. della terza guerra sanni- inoltre l'isola è ricordata in IV, 176.
tica (VI, 995). Demòleo: guerriero greco che Enea uccise
Dedalo: famoso, forse mltlco, Inventore e spogliò delle armi sotto le mura di Troia.
ateniese del secondo millennio a. C., che fug- Queste armi Enea dette in premio al secondo
gito dalla sua città natale per aver ucciso suo arrivato ne!la regata dei giochi funebri in ono-
nipote Taio inventore del tornio, si rifugiò in re di Anchise (V, 183-189).

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 527

Dercenno: re di Laurento; sulla cima del 232); Giove Invia Mercurio a richiamare Enea
suo sepolcro Opi attese il passaggio di Arun- al dovere di raggiungere la terra che gli ha
te per vendicare con la sua morte quella di destinato il Fato (IV, 267-283); Enea con di-
Camilla, secondo l'incarico che le aveva affi- gnità e coraggio spiega a Didone, che aveva
dato Diana (Xl, 1046-1064). già intuito la tristissima notizia, i motivi che
Diana: figlia di Giove e di Latona e sorella lo costringono a partire (IV, 349-476); Didone
di Apollo, è la dea della caccia e della sana assiste dalla rocca ai preparativi della par-
vita dei boschi. Figura molto complèssa nella tenza e fa gli ultimi tentativi per trattenere
mitologia pagana, si fece di lei, come sorella Enea (IV, 490-525); Didone chiama la morte
di Apollo, la dea della luna, e come dea della (IV, 541-543); organizza il suicidio, invoca su
Magia la si volle identificare con Ecate o Arte- Enea e sui suoi discendenti l'odio inestin-
mide, la dea regina del mondo sotterraneo. guibile di Cartagine, si trafigge con una spada
Era, come Apollo, protettrice e tutelare di e cade nel rogo che aveva fatto preparare
Roma; perciò ogni cento anni si celebrava in dalla sorella Anna (IV, 573-851); Enea vede
suo onore sul Palatino la Festa secolare. Ed dal mare il rogo dell'infelice Didone (V, 1-8);
ecco allora il .suo appellativo di Trivia (VI, 17 Enea incontra Didone nei Campi del Pianto
e 84); e la trlgemina Ecate, la vergine Diana (VI, 562-591).
dai tre volti diversi (IV, 617-618); i boschi so- Dimanta: un Troiano che ha partecipato con
no sacri a Diana e • bosco sacro a Diana • Enea all'ultimo tentativo di resistenza contro
sembrano i Ciclopi allineati sul lido, mentre i Greci nell'Interno della città incendiata (Il,
guardano le navi di Enea allontanarsi nel mare 424), e vi trova la morte (Il, 488 e 529).
(111, 822-827); si ricorda il castigo che Diana Dindimo: monte della Frigia, sacro a Cibe!e,
inflisse agli abitanti di Calidone (VII, 352-354) la Gran Madre dell'Ida (IX, 751).
e la risurrezione di lppolito operata con l'in- Diomeda: argivo, figlio di Tideo (donde il
tervento del medico Peone (VII, 878-892); Dia- nome Tidide) e di Deifile, è uno dei più valo-
na si preoccupa del pericolo che corre Ca- rosi guerrieri greci che combatterono contro
milla, sua prediletta (Xl, 663-665) e racconta Troia. Il libro V dell'Iliade è dedicato in parti-
la sua storia (Xl, 665-724); addolorata del colare alla celebrazione delle sue gesta, raffi-
suo destino ordina a Opi di vendicarla (Xl, gurate in parte nel tempio di Giunone a Carta-
725-734). gine (1, 545); come Tidlde è ricordato da Enea,
Dldlmaone: il cesellatore dello scudo che che senza l'intervento di Venera sarebbe stato
Enea regalò a Niso (V, 381-384). una delle sue vittime (1, 116-121; X, 734); do-
Didone: la leggenda la dice figlia di Belo, po la caduta di Troia non ritornò in patria (Xl,
re di Tiro nella Fenicia (la Siria attuale), so- 335-336); i suoi compagni furono trasformati
rella di Pigmalione e sposa di Sicheo, ricco in uccelli (Xl, 340-343); sbarcato nell'Apulia
cittadino di Tiro; e racconta che le grandi ric- (le Puglie odierne) costruì Argìripa (Xl, 305-
chezze del marito avevano suscitato la bramo- 306); Venere dice a Giove che Diomede si pre-
sia del fratello, il quale per impadronirsene para a muovere con un esercito contro Enea
uccise il cognato. L'ombra del defunto ri- (X, 35-37); a Dfomede, infatti, era stato spe-
vela a Didone il motivo della sua morte e la dito Venulo con una ambasceria (VIli, 11-13);
consiglia a fuggire con tutte le sue ricchezze, ma Diomede invece aveva rifiutato di parteci-
delle quali le rivela il nascondiglio, ignoto a pare ad una nuova guerra contro l Troiani (Xl,
Plgmalione. Didone, che teme di essere ucci- 347-350) e consiglia l Latini di fare la pace con
sa a sua volta dal fratello, segue il consiglio Enea (Xl, 363-365).
di Sicheo e con uno stuolo di Fenici raggiun- Diore: trolano, fratello di Amico e parente
ge la costa africana del regno di larba, e ot- di Priamo, partecipa alla corsa a piedi nei
tenuta dal re la terra occorrente, fonda Birsa, ludi funebri organizzati da Enea in onore di
la rocca di Cartagine (v. Blrsa) (1, 427-429); Anchise (V, 323-324); dato il via è in quinta
nella nuova città aveva costruito un grande posizione dopo Niso, Salio, Eurialo e Elimo
tempio a Giunone (1, 518-521); Enea la vede (V, 348); conquista il terzo posto dopo Eurialo
che avanza verso il tempio (l, 577-578); lieta e Elimo (V, 363); difende la vittoria di Eurialo
tra una schiera di giovani e sollecita dei la- e nello stesso tempo il suo terzo posto (V,
vori e del regno che sorge (1, 584-586); Di- 368-370); muore con Il fratello, vittime ambe-
done dà a llioneo il permesso di parlare (1, due di Turno, che barbaramente li decapita e
605-607) e accoglie l Troiani cordialmente appende al suo carro le loro teste (Xli, 645-
(1, 653-677); Didone Incontra Enea (1, 696, 719); 649).
Venere teme le vendette di Giunone e dà ad Dloscuri: sono Castore e Polluce, fratelli
Amore il compito di innamorare Didone (l, gemelli, figli di Leda. Secondo la leggen-
792, 811-814); Didone si asside al centro del da Castore sarebbe stato figlio di Tindaro,
convito (l, 826-827); Didone sacrifica pecore marito di Leda e re di Sparta; Polluce a-
scelte e una giovenca a Giunone e agli altri vrebbe invece avuto per padre Giove. Per-
dèl (IV, 75-79); arde ed erra furiosa per tutta ciò Castore era mortale, Polluce immorta-
la città (IV, 87-88); Giunone organizza la cac- le; e quando Castore morì, Polluce suppli-
cia per il giorno dopo (IV, 148-149, 155-156, cò Giove con tanto ardore che ottenne di po-
173-174, 201 e 206); la Fama diffonde la no- tere discendere a giorni alterni nell'Averno
tizia dell'unione di Didone e Enea (IV, 226- a prendere Il posto del fratello, il quale saliva

www.scribd.com/Baruhk
528 Dizionario dei nomi e dei luoghi

aii'Oiimpo, ove occupava Il posto di Polluce za e copplera degli dèl. Giunone si lamenta
(VI, 153-155). Gli antichi onoravano i Dloscuri (era figlia sua e di Giove) che l'onore di me-
come soccorritori nei casi di necessità e spe- scere Il nettare agli dèl sia stato affidato a
cialmente come protettori del marinai, ai quali Ganimede (1. 36-38).
mostravano la rotta con due stelle (Gemini) Ebro: 1) troiano, figlio di Dolicaone, ucciso
e a cui rivelavano la loro presenza con fiam- da Mesenzlo (X, 871-872); 2) fiume della Tra-
melle che si accendevano sulla cima dell'al- eia, il cui nome è oggi Maritza e segna il con-
bero maestro (Il così detto fuoco di S. Elmo). fine tra la Grecia e la Turchia (Xli, 426).
Il termine serve tuttora ad Indicare prover- Ecate: divinità femminile di origine proba-
blalmente una coppia di amici. bilmente asiatica. Il nome è greco e vuoi dire
Discordia: è una delle figure mostruose che • che opera da lontano •. Nel VI secolo a. C.,
Enea Incontra nel vestibolo dell'Averno (VI, al tempo dei misteri orfici, divenne una delle
354). principali divinità della Grecia e, identificata
Dite: termine con Il quale si intende sia con Artemide (Diana nel Lazio), con Demetra
Plutone, sia Il suo regno e quindi l'Averno (Cerere In Italia) e con Persefone (la Proser-
In genere (VI, 340, 645); Vulcano modella sullo pina latina), fu detta anche Trivia: dea della
scudo di Enea la reggia profonda di Dite luce (Giunone Luclna) o della luna, dea dei
(VIli, 876). monti e del boschi, Diana, e dea del moncfo
Dodona: città deii'Epiro, nota per i vasi di sotterraneo, Ecate. Giunone Invoca • la trige-
rame ((ebeti) che, appesi ad una quercia e mina Ecate •, la vergine Diana dai tre volti
mossi dal vento, esprimevano con il loro ru- diversi, come divinità apportatrice di morte
more le risposte di Giove, cui :a città era sa- (IV, 616-618, 734-735)~ Enea la invoca come
cra, alle domande del suoi devoti (111, 573). dea potente nel Cielo e nell'Erebo (VI, 311),
Dolone: trolano, padre del valoroso Eumede e dice che ha preposto la Sibilla Cumana ai
ucciso da Turno. Virgilio ricorda che Dolone boschi dell'Averno (VI, 149-150); la Sibilla
durante la guerra troiana si offerse di andare afferma che Ecate le insegnò le pene divine
ad esplorare il campo dei Greci e chiese co- e le fece conoscere l'Averno (VI, 696-698).
me ricompensa l cavalli di Achille, ma Dio- Ecolla: città dell'Eubea nel territorio di Ere-
mede (Il figlio di Tideo) lo scoperse e lo uc- tria, rasa al suolo da Ercole perché il re della
cise (Xli, 444-452). città, Eurito, gli aveva promesso in sposa
Dòlopl: popolo della Tessaglia; abitava sulla lole, sua figlia, se l'avesse vinto al tiro del-
catena del Pindo e partecipò con Achille e l'arco; Ercole vinse, ma Eurlto non mantenne
suo figlio Neottolemo alla guerra troiana (Il, la promessa. La leggenda è ricordata dai sa-
12, 40, 512, 956). cerdoti che celebrano le lodi di Ercole (VIli,
Donusa: verde isoletta delle Cicladi, ad 339).
oriente di Nassa; l'attuale Denusa (111, 156). Ecuba: figlia di Clsso e moglie di Priamo;
Doto: Il nome di una delle Nereldi (IX, 128). madre di 19 del cento figli di Priamo (i nu-
Drance: ricco latino, capo della fazione con- meri hanno però valore convenzionale, in luo-
traria alla politica di Turno e favorevole ad gi di molti, numerosi), nella notte dell'Incen-
un accordo con Enea. E: inviato come capo di dio di Troia si rifugia presso l'altare del Pe-
un'ambasceria da Latino ad Enea per ottene- nati (Il, 616-617, 633-636) e scongiura Prlamo,
re una tregua di dodici giorni, necessaria a che aveva indossato le armi, a desistere dal
seppellire i caduti (Xl, 148-159); al consiglio proposito di combattere e a rifugiarsi sotto la
del capi italici convocato da Latino espone Il protezione dei Penati (Il, 637-646); Giunone
suo programma contrarlo a quello di Turno accenna al sogno profetico di Ecuba madre di
(Xl, 418-466); Turno lo accusa di essere pro- Parlde (VII, 336-369; X, 881-882).
digo di parole, ma avaro di fatti, specialmente Egerla: ninfa delle fonti, cui era sacro un
quando la guerra lo richiederebbe (Xl, 470- bosco presso Il lago di Nemi, dove fu allevato
554). Drance è un incubo per Turno (Xli, Vlrblo, sotto la sorveglianza e la protezione
804-809). di Diana (VII, 874-899).
Driopi: antico popolo del Peloponneso (IV, Egesta: v. Aceste.
178). Egida: lo scudo di Giove costruito con la
Drusi: i Drusi sono presentati da Anchlsa pelle della capra Amaltea che lo aveva nu-
ad Enea nei Campi Elisi; e probabilmente Vir- trito bambino sul monte· Ida. Il nome deriva
gilio allude a M. Druso Livio Salinatore che dal vocabolo greco • alx-aigòs • che significa
vinse Asdrubale presso il Metauro nel 207, e capra (VIli, 412). Nell'umbone aveva effigiato
a M. Livlo Druso tribuna della plebe nel 91 la testa della gorgone Medusa, contornata di
a. C. (VI, 995). serpenti. Anche Mlnerva (Atena dei Greci) è
Dullchlo: isoletta del Mar Ionio, quasi all'in- raffigurata con l'Egida, che Giove ha prestato
gresso del golfo di Patrasso (Ili, 336). alla figlia (Il, 751-752).
Egisto: figlio di Tieste e di Pelopia, fu
Ebalo: figlio della ninfa Sebetlde e di Te- adottato da Atreo, ma avendogli questi Im-
lone che con i suoi Teleboi regnava sull'isola posto di uccidere Il padre, egli lo uccise e si
di Capi. Il figlio non contento del dominio pa- Impadronì della signoria di Micene. Agamen-
terno era passato in Italia (VII, 844-855). none, nipote di Atreo ed erede del trono, lo
Ebe: personiflcazlone dell'eterna glovlnez- cacciò, ma quando partì per la guerra di Troia

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 529

lo richiamò e gli affidò Il governo dello Stato. Tellaro, a nord del capo Pachino, ora capo
Egisto durante l'assenza di Agamennone. gli Passero (111, 849].
sedusse la moglie e quando ritornò, in accor- Emilio Paolo: console nel 168 a. C. vinse
do con lei, lo uccise. Sette anni dopo fu uc- Perseo a Pidna e Anchlse lo presenta ad Enea
ciso a sua volta da Oreste, figlio di Agamen- come quello che vendicherà • gli avi di Troia
none. Diomede ricorda il tragico fatto senza e i profanati santuari di Mlnerva • (VI, 1012-
fare il nome di Egisto (Xl, 332-335]. 1015].
Egitto: è nominato In luogo degli Egiziani Emònlde: rutulo, sacerdote di Febo e di Trl-
effigiati in fuga sullo scudo di Enea (VIli, via, indossa sulle vesti sacerdotali armi scin-
819-820]. tillanti e si pavoneggia. Enea lo assalta, lo uc-
Elba: l'isola partecipa alia guerra contro cide e dedica le sue armi a Marte (X, 679-686].
Turno con trecento guerrieri al comando di Encelado: gigante, figlio di Titano e di Gea,
Abante (X, 223-228]. tentò con l fratelli l'assalto aii'Oiimpo, ma fu
Elena: figlia di Giove e di leda (moglie di
da Giove colpito col fulmine e schiacciato
Tlndaro], sposa di Menelao, re di Sp11rta, e sotto l'Etna, donde egli si agita urlando per
sorella del Dioscurl. Mentre il marito era as- uscirne fuori, e dà luogo così alle eruzioni del
sente, Parlde, figlio di Prlamo, la rapi e la vulcano (111, 705-712]. f: fratello della Fama,
portò a Troia insieme con molti tesori. Questo che la madre Terra avrebbe dato alla luce per
fatto determinò la guerra di Troia. Alla morte rabbia contro gli dèi (IV, 215-217].
di Paride sposò Detfobo. la notte dell'incen- Enea: figlio di Anchise e di Venera, principe
dio della città Enea la scorge nel tempio di dei Dardani che abitavano sul monte Ida, par-
Vesta Immersa nella preghiera e decide di tecipò alla guerra di Troia dopoché Achille eb-
ucctderla, ma ne è dissuaso da Venere (11, be assalito le sue greggi. Secondo una profe-
696-757]; Delfobo invece racconta che nella zia che Omero mette In bocca a Nettuno nel
notte tragica, fingendo di organizzare una fe- canto XX dell'• !iliade •, Enea sarebbe stato
sta per celebrare la fine della guerra, man- destinato a regnare su Troia. Una tradizione
dò segnali ai Greci, gli portò via tutte le posteriore, accolta da Virgilio, racconta !n-
armi, chiamò Menelao e gli consegnò in dono vece che Enea, abbandonata Troia in fiamme
la sua testa (VI, 630-661]. Ed Inoltre l, 757- col vecchio padre Anchise, col figlio Ascanio,
763 e VII, 413-415. i Penati e con altri compagni, si mise in mare
con una flotta di venti navi, e dopo lunghe pe-
Elano: figlio di Priamo e di Ecuba, dotato di regrinazlonl, notevoli e awenturose difficoltà,
vlrtll profetiche, fu fatto prlglonero dai Greci sbarcò nel lazio. Qulvi il re latino lo accolse
nella notte della distruzione di Troia e asse- amichevolmente, promettendogli anche in mo-
gnato a Plrro, figlio di Achille, insieme con glie la figlia lavinia, che Enea sposò dopo
Andromaca. Quando Plrro, o Neottolemo, si aver vinto In un'aspra guerra un principe del
Innamorò di Ermione, figlia di Menelao e di luogo, Turno, suo rivale. Enea, fondata Lavinio,
Elena, e la sposò, Eleno si uni in matrimonio alcuni anni dopo, durante una battaglia presso
con Andromaca. Morto Plrro, ucciso da Ore- Il fiume Numlco, scoppiato un temporale sparì
sta, vendicatosl dell'offesa fattagli col rapi- fra lampi e tuoni e rivelò poi al figlio Ascanio
mento di Ermione, Eleno gli successe nel re- d'essere stato assunto tra gli dòi neii'Oiimpo.
gno, ch'egli volle chiamare Caonia, e pose la Julo, dopo la morte del padre, fondò Alba lon-
sua sede a Butroto (111, 398-413]; Elena con· ga e dalla sua progenie discesero i fondatori
duce in città Enea (111, 421-424] commosso per di Roma. Il poema virglliano ne è il racconto,
l'inatteso Incontro; Eleno predice a Enea il e la presenza deli 'Eroe è costante in tutti i
suo awenlre e lo colma di consigli e di doni momenti della narrazione.
(111, 455-580]. E ancora 111, 831-832. Eneade: una città edificata da Enea nella
Elenora: figlio di una schiava e del re di Tracia, subito dopo la partenza dalla Troade
Meonla, aveva partecipato alla difesa di Troia (111, 23-25].
ed aveva poi seguito Enea in Italia. Muore Enotria: nome dato dal Greci all'Italia Meri-
combattendo contro l latini sotto le mura del dionale, In particolare alla lucania e alia Ca-
campo troiano (IX, 658-673]. labria (l'antico Brutium), dopo che Enotrio,
Elettra: figlia di Oceano e di Teti (secondo figlio di llcaone, re di Arcadia, passò in Ita-
altri di Atlante] e, amata da Giove, madre di lia e ne occupò le coste meridionali. Il nome
Dardano (Vili, 152-153). fu però usato ad indicare anche tutta la peni-
l:llde: regione del Peloponneso nord-occi- sola (VII, 105].
dentale, dove nella città di Olimpia era il tem- Entallo: famoso pugilatore siculo. Durante l
pio pill famoso di Giove (VI, 725]. ludi funebri in onore di Anchise accetta, ben-
Ellmo: atleta siciliano e compagno di caccia ché avanti negli anni, di combattere con Da-
di Aceste, partecipa al riti funebri in onore rete (V, 410-425); getta in mezzo al campo l
di Anchise (V, 81]; e alla gara di corsa (V, pesanti cesti del suo maestro f:rice, famoso
347], nella quale giunge secondo (V, 353). pugilatore (l cesti erano guantoni fatti di stri-
riceve In premio un turcasso delle Amazzoni sce di cuoio e di metallo con cui gli antichi
(V, 337-339]. pugilatorf si fasciavano le mani] che meravi-
Elisi, Campi: v. Campi Elisi. gliano gli astanti e lo stesso Darete, il quale
Eloro: fiume della Sicilia orientale, l'attuale rifiuta tale anesf di lotta (V, 425-432]; Darete

www.scribd.com/Baruhk
5 30 Dizionario dei nomi e dei luoghi

e Entello combattono senza cesti; la lotta ac- sione dell'Idra di Lerna (VI, 965-969). Neii'C-
canita termina con la vittoria di Ente Ilo (V. IImpo, dove è stato assunto, intercede, benché
452-493). Inutilmente, per Pallante (X, 591-595); Virgilio
Eolla: regione costiera dell'Asia Minore, fra ricorda Aventino, figlio suo e della sacerdo-
gli attuali golfi di Adramltl e di Smirne. tessa Rea (VII, 752-761); e per altri motivi il
Eolie: isole a nord delli:t Sicilia, dette anche suo nome è ricordato in VIli, 116, 212, 215,
Lipari. Vi aveva la sede Eolo, dio dei venti 247, 315, 323, 335, 352, 421 e X, 977.
(l, 63-68; VIli, 485, 529; X, 49). l:rebo: figlio del Caos, passò poi ad indi-
Eolo: dio dei venti: figlio, secondo Cmero care l'Averno (IV, 617; VI, 520).
(• Cdlssea •, X), di lppone. Abitava con la Ereto: città dei Sabini, che si schiera a
moglie e dodici figli nelle Isole Eolie. ~ no- fianco di Turno agli ordini di Clauso. Sorgeva
minato re dei venti ch'egli tiene rinchiusi in a circa 4 km. a NE di Monte Rotondo, in una
una caverna (1, 66-68); a Giunone, che gli chie- località chiamata Grotta Marozza (VII, 815).
de di suscitare una tempflsta, risponde con l:rlce: 1) città della Sicilia occidentale, co-
parole di ossequio (1, 94-98); e scatena i venti struita sulla vetta del monte omonimo, non
percuotendo col piede della lancia la caverna lontana da Trapani; Enea vi fa erigere un
che li rinchiude (1, 99-102); è nominato come tempio in onore di Veriere ldalla (V, 803-805);
vento (soffi d'Eolo) (V, 838). le donne troiane sono incitate da Iride, per
Epeo: l'artefice greco che costruì con l'aiu- ordine di Giunone, a incendiare le navi (V,
to di Minerva e su consiglio di Ulisse, il fa- 665-671); e Venere ricorda il fatto a Giove (X,
moso cavallo dell'inganno, con il quale i guer- 47); Didone assicura ai Troiani l'ospitalità e la
rieri più famosi dei Greci entrarono in Troia libertà di dirigersi • ai lidi d'Erice • quando
e l'incendiarono (Il, 331-332). vorranno (1, 667-668); Enea è paragonato, esul-
Eplro: regione della penisola greca, che si tante di feroce allegria, grande come il monte
affaccia sul Mare Ionio fra Prevesa e Valona ~rlce (Xli, 877-878); 2) il fondatore della città
e che s'inoltra nell'interno fino ai fiumi Arta e che fu chiamata con Il suo nome, ~rice, co-
Voiussa. Enea la costeggia e tocca i porti di me Il monte sul quale l'aveva costruita e che
Azlo e di Butroto (111, 331-362). oggi si chiama Monte S. Giuliano. ~rice, figlio
Epidlte: pedagogo di Ascanio. Enea lo chia- di Venera, aveva regnato in questa parte della
ma e gli dice di avvertire il figlio che è giunto Sicilia prima di Aceste e sfidava al pugilato
Il momento di condurre le squadre dei giovani i suoi ospiti, ma un giorno Ercole lo vinse e
per lo svolgimento dei giochi in onore di An- lo uccise. ~rice è ricordato da Aceste che
chlse (V, 576-581). · esorta Entello ad accettare la sfida del trolano
Epito: compagno di Enea nella notte dell'in- Darete (V, 410-415).
cendio di Troia (Il, 423). Erlfile: moglie di Anflarao, che per la va-
Equi: popolo selvaggio della Sabina (la mon- ghezza di possedere una collana d'oro, svelò
tuosa Nersa), che al comando di Utente com- a Polinice il nascondiglio del marito, il quale
batte contro Enea (VII, 856-861). fu costretto a partecipare alla guerra contro
Erato: musa della poesia amorosa che Vir- Tebe, benché egli sapesse che vi avrebbe per-
gilio Invoca prima d'iniziare il canto della lot- duto la vita. Enea la incontra nei Campi del
ta tra Enea e Turno, il cui motivo è in appa- Pianto (VI, 657).
renza l'amore di Lavinla (VII, 45-55). Erlmanto: sistema montuoso del Peloponne-
Ercole: figlio di Giove e di Alcmena, la spo- so settentrionale. Ercole vi uccise un cinghia-
sa di Anfitrione, che, re di Micene, viveva esi- le ferocissimo. Virgilio paragona la caduta di
liato a Tebe per aver commesso un omicidio. Entello a quella di un pino suii'Erimanto
Fu l'eroe nazionale greco per eccellenza, co- (V, 473).
me figura rappresentativa della for7.a umana Erlnnl: v. Furie.
invincibile; e con tale carattere passò anche Erminio: etrusco che combatte a torso nu-
alla mitologia romana. Giunone, gelosa, lo per- do, senza armatura; è ucciso da Catillo (Xl,
seguitò costantemente. Era ancora nella culla, 791-795).
quando gli mandò due serpenti perché lo uc- Ermlone: figlia di Menelao e di Elena, amata
cidessero, ed egli li strozzò (VIli, 336-337); al da Creste e sua promessa sposa, fu data poi
servizio di Eurlsteo compi le dodici famose fa- a Pirro. Creste vendica l'affronto e uccide il
tiche, cui accennano i Salii cantandone le lodi rivale. Andromaca informa Enea del matrimo-
al termine del rito annuale celebrato in suo nio di Ermlone con Plrro (o Neottolemo) e
onore dalla città di Pallanteo (VIli, 337-355); del suo matrimonio con Elena (111, 403-408).
Evandro aveva già ricordato che l'eroe uccise Ermo: fiume dell'Asia Minore che sfocia
Il mostro Gerlone (VIli, 232-234) e aveva già nel golfo di Smirne (VII, 829).
raccontato l'episodio di Caco (VIli, 234-304); l:rnlci: monti del Lazio (VII, 785).
cosi è stata decretata in suo onore la festa l:rulo: re di Prenesta..e figlio di Feronla. Ave-
(VIli, 312-320). E inoltre nel poema virgiliano va tre anime ed Evandro, che si vanta d'aver-
si ricordano l cesti usati da Ercole per il pu- lo ucciso quand'era giovane, dovette • tre vol-
gilato (V, 435-436); la sua discesa nell'Averno, te stenderlo nella morte • (VIli, 656-662).
ove Incatenò Cerbero, e dopo averlo portato Eslone: figlia di Laomedonte e sorella di
a Eurlsteo, ve lo ricondusse (VI, 157); la cat- Priamo, era stata da Ercole liberata da sicura
tura della cerva dai piedi di bronzo e l'ucci- morte con l'uccisione del mostro marino, cui

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi .531

era stata esposta per essere divorata. Ma Eufrate: fiume della Mesopotamia, raffigu-
Laomedonte non mantenne la promessa di da- rato sullo scudo di Enea come simbolo del
re all'eroe In compenso i cavalli divini, ed Er- regno dei Parti (VIli, 843).
cole, sdegnato, distrusse la città e portò con Eumelo: porta ad Enea la notizia che le
sé Esione. Giunto a Salamlna l'eroe dette E- donne troiane hanno incendiato le navi (V,
slone In sposa a Telamone, re di Salamina, 700-703).
ove plil tardi Prlamo si recò a farle visita Eumenldi: v. Furie.
(VIli, 175-178). Eurlalo: troiano, figlio di Ofelte, uno dei
Esperia: il termine significa terra posta ad valorosi combattenti nella difesa di Troia. Per
occidente ed è il nome usato dai Greci per parte di madre era imparentato con la fami-
Indicare l'Italia, posta ad occidente del loro glia di Prlamo. Eurlalo, che seguì con la ma-
paese (1, 618·622, 664-667; Il, 949-954; 111, 204- dre Enea, partecipa alla corsa a piedi nei
207, 230-231; IV, 422; VI, 7). ludi funebri organizzati da Enea in onore del
. Espèridl: mitlche figlie di Atlante, che abi- padre Anchlse (V, 321·322, 347-348, 358); vince
tavano un'Isola agli estremi confini occidentali la corsa (V, 361): si stupisce che Niso abbia
della terra. Qui possedevano un giardino coi l'intenzione di compiere un'impresa e non gli
pomi d'oro, guardati da un drago fornito di abbia proposto di essergli compagno (IX, 224-
cento occhi e immune dal sonno. Ercole nella 260); Niso si giustifica, ma Eurlalo dichiara di
undlceslma fatica uccise il drago e rapl i pomi volerlo seguire (IX, 261-278); Eurialo risponde
d'oro (IV, 585·588). ad Ascanio, che gli ha promesso doni e ami-
l:spero: la stella della sera (VIli, 327). cizia, chiedendogli di aver cura di sua madre
Etiopi: il paese degli Etiopi, secondo gli An· alla quale non ha voluto comunicare la sua
tlchi nel remoto occidente (IV, 582). partenza per la rischiosa impresa (IX, 346-
Etna: vulcano della Sicilia, che i Troiani stu- 360); attraversando il campo dei Rutuli fa
pefatti vedono da lontano alzarsi dall'acqua strage di nemici e s'impadronisce di alcune
(111, 679-680) e di cui sentono l rumori e ve- prede (IX, 419-449); è scorto dai cavalieri di
dono le fiamme prodotte dalle eruzioni provo- Volcente, ma stenta a fuggire, perché impac-
cate dal gigante Encelado (v. Encelado), che ciato dalle prede (IX, 470-472); è raggiunto da
Giove ha schiacciato sotto il monte (111, 698- Volcente e ucciso (IX, 515·517); i Rutuli con·
712); l'Etna è la regione dei Ciclopi (Xl, 328). figgono su due lance le teste di Eurialo e Niso
Etone: nome del cavallo di Pallante, ricor- e le espong~no davanti alle mura dell'accam-
dato quando segue il corteo funebre del pa- pamento (IX, .565-567).
drone (Xl, 107-110). Euridice: v. Orfeo.
l:toll: greci deii'Etolia (regione deii'EIIade, a Eurlpllo: greco, cui il bugiardo Sinone attri-
nord del golfo di Patrasso). venuti in Italia buisce di aver portato al Greci l'oracolo di
.con Dlomede (Xl, 385-386). Apollo, secondo il quale, per avere un felice
Etruria, Etruschi: regione degli Etruschi, che ritorno In patria, essi dovevano sacrificare un
Virgilio dice Immigrati In Italia dalla Lidia e giovane (Il, 144-150).
dalla Meonla, regioni dell'Asia Minore. Si Eurlsteo: re di Micene, fratello maggiore di
estendeva nell'Italia centrale tra il Lazio, il Ercole, al quale, su istigazione di Giunone,
Mar Tirreno e I'Umbria. Gli Etruschi, che Il Impone le dodici fatiche (VIli, 339·340).
poeta chiama anche Tirreni, si alleano con Eurlzione: partecipa alla gara dell'arco nei
Enea per combattere Mesenzio, alleato di Tur- giochi funebri organizzati da Enea in onore
no (VIli, 575-577; X, 190-205). Ed inoltre all'E- del padre Anchlse (V, 521, 542, 572).
truria e agli Etruschi si allude nei canti IX, Euro: o vento dell'aurora, cosiddetto perché
1 e 188; X, 93 e 264; Xli, 365 e 697. spira dall'Oriente. Sconvolge con Noto e Afri-
Ettore: figlio primogenito di -Priamo e di co Il mare (1, 103) e spinge tre navi sui ban·
Ecuba, principale eroe troiano nella guerra chi di sabbia delle Sirti (1, 133-134); è rim·
di Troia. Enea nel poema virgiliano è il conti- proverato da Nettuno (l, 166-167); è ancora
nuatore dell'eroismo di Ettore, che nasce dal- nominato con Zeflro e Noto (Il, 515).
l'amore della patria, della famiglia e dalla Europa: con questo nome Virgilio indica in
• pletas • verso gli dèl. Cosl Ettore appare in senso molto vago e indeterminato il continen-
sogno a Enea e gli consegna l'effigie di Vesta te europeo (1, 446; VII, 263; X, 118), il quale
e quelle dei Penati di Troia (Il, 338-373); An- è nominato sempre insieme con l'Asia.
dromaca a Butroto ricorda Il marito (111, 371- Eurota: fiume della Laconia, sulle cui rive
378); nell'incontro con Enea Andromaca ha è la città di Sparta, e Diana guida le danze
l'Impressione di vedere suo marito e sviene (1, 579-580).
(111, 380-386); nel tempio di Giunone a Carta- Evadne: sposa del blasfemo Capaneo, ucci-
gine l Troiani vedono negli affreschi raffigu- so sulle mura di Tebe dai fulmini di Giove,
ranti la guerra di Troia, rappresentato Achille non volle soprawlvere al marito e si gettò
che trascina Il corpo di Ettore intorno alle con fierezza nel fuoco del rogo sul quale bru-
mura di Troia (1, 562-567): il poeta ricorda che ciava la salma del marito. Enea la incontra nei
Mlseno era trombettiere di Ettore (VI, 211- Campi del Pianto (VI, 558).
213); Enea esorta Ascanio ad essere virtuoso Evandro: figlio di Ermes e. della ninfa Car-
e valoroso, e gli addita come esempio lo zio menta, venne dall'Arcadia nel Lazio e vi fon-
Ettore (Xli, 556-559); Inoltre l, 119. dò, sul colle Palatino, una città ch'egli chiamò

www.scribd.com/Baruhk
53 2 Dizionario dei nomi e dei luoghi

Pallanteo, dal suo proavo Pallante o, secondo 103], e a Laurento, dove l marinai, scampati
Dionigi d'Aiicarnasso, un suo nipote. La ma- alla morte, solevano appendere i loro doni ai
dre, che aveva il dono della profezia, lo con- rami di un olivastro li lui sacro (Xli, 960-964];
sigliò di venire in Italia, ove portò la civiltà, Turno lo supplica ad impedire che la lancia di
l'uso della scrittura, la musica e il culto di Enea sia divelta dal ceppo dell'olivastro nel
alcune divinità. Il dio liberino apparendo in quale si era conficcata (Xli, 975-979].
sogno ad Enea gli consiglia di chiedere l'al- Faaci: aerei castelli feaci: Virgilio identifi-
leanza di Evandro (VIli, 60-67]; Evandro rico- ca l'Isola del Feacl, in cui Ulisse fu accolto
nosce in Enea il figlio di Anchlse, con il quale naufrago, nell'isola di Corfù, che Enea costeg-
s't> incontrato ed ha stretto amicizia a Feneo gia e sulle cui alture vede le sue città (111,
In Arcadia, quando era giovane (VIli, 172- 360).
196]; spiega ad Enea i motivi della festa e dei Febo: v. Apollo_
sacrifici in onore di Ercole (VIli, 210-317]; Fede: divinità romana che personificava la
invita l presenti a Inceronarsi il capo di fron- lealtà e la probità e presiedeva ai contratti e
de e a libare in onore del dio Ercole (VIli, alle promesse In genere. Il suo culto sarebbe
318-320]; dopo la cerimonia religiosa Evandro stato Introdotto da Numa Pompilio. Virgilio la
conduce Enea nella sua reggia e strada fa- ricorda come dominante la vita romana al tem-
cendo gli parla dei luoghi e del popolo che li po di Augusto (1, 339-340).
ha abitati nel tempi lontani (VIli, 393-417] e Fadra: figlia di Minosse e di Pasife, sorella
lo Invita a riposare nella sua casa (VIli, 418- di Ariadne e di Deucalione, sposa di Teseo,
429]; il mattino dopo Evandro e Enea s'incon- re d'Atene, e matrigna di lppolito, s'innamo-
trano nuovamente e stringono alleanza. Il re rò del figliastro; da lui respinta. l'accusò in-
arcade dà ad Enea preziosi consigli e gli co- giustamente al padre, il quale invocò contro
munica che con lui partirà il figlio Pallante Il figlio l'aiuto di Nettuno, e il dio del mare,
con quattrocento cavalieri (VIli. 546-607]; E- mentre il giovane si recava in esilio, fece
vandro saluta il figlio che parte e sviene (VIli, sbattere il cocchio sugli scogli e perire mise-
649-681]; Evandro va incontro alla salma del ramente l'innocente (VII, 878-883); Enea vede
figlio morto (Xl, 181-227]. la crudele matrigna nei Campi del Pianto
(VI, 556).
Fabari: torrente del paese dei Sablni, af- Fègeo: trolano, porta con Sàgari la pesante
fluente del Tevere. r: l'attuale Farfa (VII, 823). lorica che Enea dona a Mnesteo, secondo ar-
Fabl: della • gens Fabla • nota per l'eccidio rivato nella regata dei giochi funebri in onore
di tutti l suoi componenti (trecentosei, tutti di Anchise (V, 291); frena i cavalli in corsa
i componenti della famiglia abili alle armi); di Turno, per farlo cadere dal carro, ma è tra-
soprawlsse un bimbo, dal quale discese Quin- scinato via e il principe rutulo lo raggiunge
to Fabio Massimo che durante la seconda con l'asta e l'uccide (Xli, 475-488).
guerra punlca tenne in scacco Annibale con Feneo: città natale di Evandro, sulle pendi-
una tattica particolare, e passò alla storia co- cl occidentali del Cillene (VIli, 184].
me Il • Temporeggiatore •. VIene indicato ad Fenicia: regione abitata dal Fenici, com-
Enea da Anchise nei Campi Elisi, fra le anime prendente tutta la zona costiera della Siria
destinate a ritornare in vita sulla terra (VI, attuale, dalle foci del Nahr el-Asi al porto di
1021-1023]. Haifa. Le città principali erano Sidone e Tiro
Fabrizio: Il console romano che il re Plrro (IV, 635].
non riuscì a corrompere con ricchi regali e Feronia: divinità ltallca, madre di Erulo, cui
divenne famoso per la sua onestà e per la aveva dato nel nascere tre anime (VIli, 658];
modestia della sua vita (VI, 1019]. ad Anxur aveva un bosco a lei sacro (VII,
Fama: mostro alato, fornito di occhi, di 918-919].
orecchie e di bocca In ognuna delle sue pen- Fescennini: abitanti di Fescennium, città
ne, ed è sempre In volo, giorno e notte. r: sulla destra del Tevere alle falde del monte
una creazione di Gea che ha voluto vendicar- Cimino, nella regione del lago di Vico (antico
si, con la Fama, di Giove, Il quale aveva pu- Clmlnlo], in provincia di Viterbo (VII, 797].
nito duramente i suoi figli: l giganti Encelado, Gli archeologi Identificarono Fescennium e le
Tifeo, Ceo (IV, 210-235; 352-353]. altre località nominate nel passo virglliano
Fame: figura che Enea incontra nel vesti- con le attuali cittadine di Gallese e Corchiano.
bolo dell'entrata nel regno dei morti (VI, 348]. Fetonte: figlio di Elio (Il Sole] e di Climene,
Fauni: divinità dei boschi, di origine incer- ottenne dal padre di guidare il carro del gior-
ta. Sarebbero, secondo una versione, figli di no, ma, inesperto, i cavalli gli presero la ma-
Fauno, dio romano della fecondità, e di Fauna. no e, awiclnatosl troppo alla Terra, l'avrebbe
Ma Fauna non serviva ancora ad Indicare il bruciata se Giove con un fulmine non l'avesse
regno animale (VIli, 365]. precipitato neii'Eridano (il Po], sulle cui spon-
Fauno: re del Lazio, figlio di Pico e di Cir- de le sue sorelle piangenti (Eiiadl) furono
ce (da non confondere con il dio Fauno], e pa- trasformate In pioppi. Con le Eliadl, la morte
dre di Latino, la cui madre è la ninfa Marica di Fetonte è stata pianta anche da Cigno, pa-
(VII, 58-61]. Divinizzato dopo la sua morte, dre di Cupavone (X, 244-250].
per le sue qualità profetiche, era oggetto di Fidane: città sulla sinistra del Tevere, a
culto particolare nella selva Albunea (VII, 99- nord della confluenza deii'Anlene (VI, 932].

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 533

Fllottete: figlio di Peante ed arciere famoso, Forco: 1) figlio di Nettuno e di Gea, padre
ereditò. dall'amico Ercole l'arco e le frecce in- delle Gòrgonl, diventò dopo la morte un dio
fallibili, perché lntlntl nel sangue dell'Idra di marino al seguito del padre (V. 261 e 871);
Lerna. In viaggio per Troia fu morso ad un 2) padre di sette fratelli rutuli, che tentano
piede da un aspide e la plaga, che si formò, di sbarrare la strada ad Enea scagliandogli
cominciò ad emanare un odore cosl Insoppor- contro sette dardi; ed Enea, rimasto illeso,
tabile che Agamennone lo costrinse a sbarcil- reagisce e ne uccide due; un terzo è ucciso
re nell'lsoletta di Lenno, ove visse per parec- da Acate {X, 419-444).
chi anni solo, con l tormenti del suo piede pia- Forull: città sabina, nel territorio dell'attuale
gato. l Greci, che non riuscivano a piegare comune di Scoppito (L'Aquila), schierata con-
la resistenza del Troiani, seppero un giorno tro l Trolani agli ordini di Clauso (VII, 821).
dall'oracolo che la città poteva essere espu- Frigia: Virgilio usa questo nome, non per in··
gnata solo con le frecce d'Ercole, possedute dlcare una regione geografica dell'Asia Mino-
da Filottete. Ullsse e Neottolemo allora si re, ma per designare la patria del Troiani (1,
recarono a Lenno e indussero l'ammalato a 542, ove l trolani sono detti Frigi); la terra
seguirli a Troia, dove Macaone lo guarl. Filot- che Cibele attraversa lieta della sua prole di-
tete con le sue frecce uccise poi Paride. La vina (VI, 945-947); e quando Llgeri dice ad
leggenda costltul l'argomento di tragedie di Enea che non combatte ora sulla sua terra, ma
Eschilo, Sofocle e Euripide; è giunta però fino in una terra ove troverà la fine della guerra
a noi soltanto quella di Sofocle, Intitolata ap- e della sua vita (X, 734-737); e ancora Frigi
punto • Fllottete •. Virgilio lo ricorda come re per Trolani (Xi, 178) e armi frigie per armi
di Melibea, in Tessaglia (111, 488-490). trolane.
Flneo: figlio di Agenore e di Cassiopea, re Ftla: città della Tessaglia, patria di Achille;
di Salmidesso nella Tracla, per aver accecato gli archeologi l'avrebbero Identificata con la
i figli della prima moglie fu da Giove punito città di Farsalo. Giove la nomina a Venere
con Il tormento delle Arpie. Fu poi liberato per Indicare la grandezza dell'Impero sul qua-
da Càlal e Zete (111, 262-264). le un giorno dominerà • la casata d'Assaraco •
Flamini: da • flare •. soffiare, Il nome signi- (1, 330-332).
fica coloro che accendono, rawlvano Il fuoco Fucino: lago allora grande, sulle cui sponde
per l sacrifici. Erano perciò sacerdoti addetti vivevano i Marsi, schierati contro Enea, e si
alla celebrazione di determinati sacrifici e atti estendeva il bosco sacro di Angizia (VII, 873).
di culto, compiuti con rituale identico per tutti Furie: nome romano delle Erlnnl grecha:
gli dèi, almeno per l principali. • le colleriche •, divinità del mondo sotterra-
Flavlnla: città del Lazio, nella zona del Cl- neo, personificazionl della maledizione e della
mino, che si schiera In favore di Turno al co- vendetta, soprattutto contro i delitti di sangue.
mando di Messapo (VII, 799). Secondo Esiodo sono figlie di Gea, nate dal
Flegetonte: il nome suona • ardente •, ed è sangue di Urano mutilato dal figlio Crono e
fiume dell'Averno (VI, 333), che circonda la devono quindi esse stesse la propria origine
città di Dite con le sue acque vorticose • di ad un delitto. Dal quinto secolo in poi le Furie
fuoco che trascinano massi risonanti • (VI, furono identificate in Aletto, Tisifone, Megera
680-682). e l'arte le rappresentò con visi torvi e capelli
Flegiaa: figlio di Marte e di Crlse, padre di fatti di serpl. Le Furie vivono nel vestibolo
lssione e di Coronide. Regnò In Orcomeno, e quindi nell'entrata dell'Erebo (VI, 354); Giu-
nella Beozia, sul Lapltl. Apollo gli oltraggiò none adirata che Enea sia sbarcato nel Lazio,
la figlia, da cui nacque Esculapio, ed egli, Ira- chiama Aletto e le ordina di far sl che Enea
to, dette fuoco al tempio di dio in Delfo, onde non sposi Lavinla e l Troianl non si fermino In
gli dèl lo condannarono nel Tartaro alla pena Italia (VII, 370-388); le Furie sono dette anche
d'avere sospeso sul capo un enorme macigno, Eumenidl (IV, 567) e Vendicatrici (VII, 571);
che sempre minaccia di schiacciarlo (VI, 762- Didone, perduta ogni speranza che Enea ri-
765). nunci a partire, è Invasa dalle Furie (IV, 573)
Folo: centauro dei più celebrati, ospitò Er- e le Invoca contro Enea (IV, 736); anche Cati-
cole quando questi cacciava Il famoso cin- lina - effigiato sullo ttcudo di Enea - è atter-
ghiale sulle pendlcl deii'Erimanto; durante Il rito dalle Furie (VIli, 778); e le Furie sono an-
convito scoppiò una rissa tra Ercole e l com- che effigiate sullo scudo di Enea nel mezzo
mensali, che erano Centauri. Ercole ne fece della battaglia d'Azlo accanto a Marte (VIli,
strage, e tra gli uccisi fu anche Folo che ave- 814-815); una delle Furie, sotto forma di gufo
va tentato di separare l contendenti (VIli, 342). o di civetta, è Inviata da Giove a svolazzare
Foloe: schiava cretese che Enea dà a Serge- intorno a Turno ed a togliergli ogni forza
sto per aver salvato, nella regata dei giochi (Xli, 1059, 1069, 1077-1085).
funebri In onore di Anchise, la nave e i com-
pagni {V, 310-313). Gabll: città del Lazio, tra Roma e Prenesti-
Forbente: il Sonno, figlio dell'Erebo e della na. SI alleò a Turno contro i Troianl agli or-
Notte, padre del Sogni, prende le semblanze dini di Cerulo. Giunone vi aveva un tempio
di Forbante, compagno di Palinuro, per addor- con la denominazione di. Giunone Gabina (VII,
mentare Il nocchlero e farlo cadere a capo- 784); Gabi sarà una delle città che fonderanno
fitto nel mare (V, 8116-907). l discendenti di Enea (VI, 933); Il console

www.scribd.com/Baruhk
534 Dizionario dei nomi e dei luoghi

spalancava le porte di Giano indossando la Enea guarito In battaglia e uccide Utente


toga • alla moda gabina • (VII, 695-699). (Xli, 582: il traduttore ha completato il nome
Galatea: nome di una Nereide (IX, 129). in Gianti).
Galeso: l'uomo più saggio e più ricco, dice Gianicolo: colle romano sulla riva destra
Virgilio, di tutta Italia: cade nel tentativo di del Tevere che prende il nome da Giano (v.
sedare la rissa provocata da Aletto con l'uc- Giano) ed è indicato da Evandro ad Enea
cisione del cervo di Silvia (VII, 608-612). (VIli, 417).
Galli: Virgilio ricorda tre momenti della lot- Giano: divinità prettamente italica; mito so-
ta secolare tra Galli e Romani: la loro vittoria lare rawisabile facilmente nella sua raffigu-
nella battaglia di Allia, del 390 a. C., in cui razione più antica delle due facce contrappo-
distrussero l'esercito romano (VII, 825); il ste, una con la barba e una senza (più tardi
loro assalto alla rocca capitolina frustrato le due facce furono egualmente barbute), le
dalle oche del tempio di Giove (VIli, 762- quali indicherebbero l 'alternarsi del giorno e
771); e infine la vittoria di Camillo, che al della notte, il corso dell'anno che inizia e fini-
grido • non con l'oro, ma col ferro si riscatta sce, e quindi l'inizio e la fine di tutte le azio-
la patria •, li cacciò da Roma (VI, 996-997). ni e di tutti fenomeni in questo loro duplice
Gange: fiume dell'India (IX, 38). aspetto. Si diceva che avesse regnato nel La-
Ganimede: bellissimo giovinetto figlio di zio con Saturno e fosse fondatore della rocca
Troo, re di Troia. Per la sua bellezza Giove lo sul colle di Roma ch'egli aveva scelto come
fece rapire dalla sua aquila e gli affidò il sua sede, e che da lui prese il nome di Giani-
compito di coppiere degli dèi in sostituzione colo. Era considerato uno degli antenati di
di Ebe. Da allora Giunone, per il torto fatto a Latino e la sua Immagine era conservata nel
sua figlia, cominciò ad odiare l Troiani (1, 34- vestibolo della reggia di Laurento (VII, 210-
38; V, 176-282). 216); le due porte del suo tempio. dette porte
Garamantl: popolo nomade del deserto libi- della guerra, erano consacrate a Marte e Gia-
co, al confine estremo meridionale del domi- no le custodiva senza mal allontanarsi dalle
nio di Roma al tempo di Augusto. l Gara- loro soglie (VII, 689-694).
manti sono detti figli di Giove Ammone, che Glaro: isoletta del Mare Egeo (111, 93).
amò la ninfa Garamantide, madre di larba Gillppo: arcade, padre di nove tigli, tutti in
(IV, 236-237; VI, 957). guerra al fianco dei Troiani; uno dei figli fu
Gea: divinità primigenia, la Terra nel suo ucciso da Tolunnio (Xli, 348-361).
nome greco, sposa di Urano, il Cielo. e ma- Giove: prima divinità dei Romani (identifi-
dre dei giganti Ceo ed Encelado e della Fa- cato con il greco Zeus), dio sommo del cielo
ma (IV, 215-217); Gea è anche sorella della e della terra, figlio di Saturno e di Rea. Il
Notte (VI, 314-318). culto di Giove, di antica origine italica, per-
Gelo: città fondata dai Dori e dai Cretesi sonificò dapprima la luce e i fenomeni del cie-
sulla costa meridionale della Sicilia il 690 a. C. lo, in seguito anche la forza della natura che
Vi mori e vi fu seoolto Eschilo (111, 853). si manifesta nella vegetazione e nell'agricol-
Geloni: popolo ·barbarico della Scizia raffi- tura. Più tardi prese vari altri aspetti ed ebbe
gurato con altri popoli sullo scudo di Enea in corrispondenza appellativi diversi, come
(VIli, 842). Lucezio (il dio del giorno), Folgorante (il dio
Gerlone: gigante mostruoso, figlio di Crisao- del lampo), Pluvio (il dio della pioggia) e
re e di Calliroe, che la leggenda dice che dal tanti altri. Nell'• Eneide • Virgilio lo ricorda
ventre In su avessP. tre corpi. Viveva nella pe- re dei Celesti (Il, 28) e, per bocca di Giutur-
nisola iberica e pm;sedeva mandrie di bellis- na, propotente (Xli, 1097-1098); dio della gran-
simi buoi, che il mostro nutriva con carne dine e della pioggia (IX, 811-814); a Giove è
umana. Ercole, per Imposizione di Euristeo, sacra l'aquila (1, 458; IX, 682). Giove più che
lo uccise e si Impadronì dei suoi buoi. Virgilio causa determinante degli eventi umani, è at-
ricorda Il mito accennando ad Aventino, figlio tento esecutore del Fato, cui egli stesso deve
di Ercole e della sacerdotessa Rea (VII. '!55- obbedire. Cosl, mentre Incita i Greci a di-
761); e al racconto di Evandro, che spiega ad struggere Troia (Il, 498-409 e 753-754) assi-
Enea il motivo della festa in onore di Ercole cura che ad Enea e al suoi discendenti è ri-
(VIii, 232-236); Enea l'aveva visto all'entrata servata una grande missione (1, 300-346); e
del regno di Dite (VI, 364). Impone agli dèi, raduQ._ati a concilio, di la-
Geti: popolo della Tracia (VII, 685). sciare che gli awenimenti si svolgano secon-
Getulia: regione del deserto africano abi- do il volere del Fato (X, 1-148); invia Mer-
tata da Getuli e Garamanti e confinante col curio ad Enea perché abbandoni Didone e
regno di larba (IV, 52); la Getulia è ricordata compia la volontà del destino raggiungendo
anche come • getule Sirtl • (V, 56). l'italia (IV, 267-283); spegne, accogliendo ia
Gia: trolano, comandante della nave Chime- preghiera di Enea, l'incendio appiccato alle
ra, è disperso dalla tempesta e Enea, in cuor navi dalle donne troiane (V, 726-739); lascia a
suo, piange la sua sorte (1, 260-262): ma a Giunone una certa libertà di salvare Turno
Cartagine si riunisce con i suoi compagni (l, (X, 764-975); manda egli stesso Mesenzio ad
718); partecipa alla regata organizzata in oc- assalire i Troiani imbaldanziti per l'assenza
casione dei giochi funebri in onore di Anchise di Turno (X, 862-864); e quando il Fato non
(V, 166, 181, 183, 187, 199, 243); ritorna con può essere più eluso impone anche a Giuno-

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi .53 5

ne di non Intervenire (Xli, 908-911. 1008-1053) se vincitori, nulla rimanga nel lazio (Xli, 1027·
e Turno sente che ormai il Nume gli è av- 1037); abbandona la nuvola e da quel momen·
verso (Xli, 1118-1119]. Con questo atteggia· to diventa la protettrice dei Romani (1. 326-
mento d'imparzialità e di adesione alla vo· 329). Inoltre è cenno della regina degli dèi
lontà del Fato, Giove è presente nel poema come ostile ai Trolanl In l, 6, 13·16, 32·43,
anche In altre innumerevoli circostanze. 511-521; 111, 462 e 533·536; VI, 114·115. Inol-
Giunone: grande divinità romana, immagi- tre: l, 155, 784, 794; 111, 533-537; IV, 60, 74,
nata figlia di Saturno e di Rea, è moglie di 135, 144, 202, 442, 733-738; x. 227-228.
Giove e regina del Cielo. Quando i Romani Giuturna: sorella di Turno, ninfa del fiumi,
vennero a contatto con la civiltà greca, Giu- dei laghi e delle fonti (Xli, 179]; nell'• Enei·
none fu presto Identificata con Era greca, co- de • interviene awisando il fratello di correre
me Giove con Zeus. l'origine del nome non in aiuto a lauso (X, 559-560); sollecitata da
è chiara, ma si presume che derivi da • iuve- Giunone, tenta di allontanare dal fratello il
nis • (giovane, fiorente). le erano sacri l'In- Fato, che lo vuole ucciso dalle armi di Enea
tero mese di giugno e le calende di ogni (Xli, 173-203]; assume la sembianza di Ca-
mese, e le erano attribuiti gli appellativi di merte ed eccita i Rutuli a rompere il patto
luclna, come personiflcazione della luce cele- che la guerra si dovesse risolvere con il ciuel-
ste e protettrice delle nascite, di Pronuba, co- lo tra Turno ed Enea (Xli, 287-335); con le
me protettrice della casa, ordinata nell'istitu· sembianza di Metisco, auriga di Turno, con-
zione del matrimonio (IV, 74-75); e di Moneta, duce il fratello al margini del campo di bat·
come dea del buon consiglio (da • moneo • taglia (Xli, 569-606]; mentre Turno, che sente
ammonire); appellativo quest'ultimo che, es- In laurento un rumore insolito, vorrebbe ri-
sendo il tempio di Giunone a Roma vicino alla tornare nella città, Giuturna insiste per trat-
Zecca, passò a significare • denaro • in tutte tenerlo (Xli, 786·792]; porta al fratello la spa-
le lingue di quei popoli che appresero dai Ro· da (Xli, 984-986); Giunone confessa a Giove
mani il conio. Nell'• Eneide • è ricordata av· che l'intervento di Giuturna è opera sua (Xli,
versaria dei Troiani e protettrice dei Cartagi· 1020-1025]; Giove allontana Giuturna dal cam-
nesl (1, 20-43); perciò chiede a Eolo di disper- po (Xli, 1056-1057, 1069); sconfortata, Giutur-
dere con i venti la flotta di Enea (1, 63-93]; na piange sul tragico destino del fratello e
aveva già collaborato alla distruzione di Troia abbandona il campo di battaglia (Xli, 1086·
(Il, 746-749); pensa di trattenere Enea a Car- 1109].
tagine e d'impedirgli in tal modo di ·andare Glauco: 1) divinità marina. Già semplice pe-
in Italia (IV, 117-158]; per prima, insieme con scatore, un giorno vide che i pesci da lui
la Terra, dà il segnale che Didone ed Enea, tratti sulla riva, al contatto casuale con un'er-
per ripararsi dalla pioggia, si sono rifugiati ba della spiaggia, riprendevano vita e vigore.
in una grotta (IV, 202-203]; quando Enea ob- Allora volle gustare di quell'erba e si trovò
bedisce all'ordine di Giove e parte per l'Italia, trasformato in dio marino del corteo di Net·
assiste l'infelice Didone lnviandole lri (IV, tuno (V, 869-871]; è padre di Deitobe (VI, 42)
836-850]; ma il suo odio contro i Troiani con- che non è Deifobe, figlio di Priamo e ucciso
tinua e tenta ancora d'impedire il loro sbarco da Achille, che Enea incontrò nell'Averno
in Italia, dapprima incitando per mezzo di lri (VI, 613]; 2) Troiano incontrato da Enea nel·
le donne trolane a Incendiare, a Erice, le navi l'Averno (VI, 599].
(V, 635-677); poi, quando s'awede che i Troia- Gorgoni: sono le tre figlie di Forco (Steno,
n! sono sbarcati nel lazio, manda Aletto a Euriale e Medusa], femmine di aspetto spa-
provocare la guerra dei popoli latini contro ventevole, alate, angulcrinite, con lo sguardo
Enea (VII, 332-369]; e lei stessa apre le porte che mutava In pietra chi le guardava. la più·
del tempio di Giano (VII, 707-709); da questo terribile, Medusa, fu uccisa da Perseo; Enea
momento protegge Turno, che costituisce la le incontra nel vestibolo dell'Averno (lfl, 364).
sua ultima speranza; perciò gli invia lri ad in- Gracchi: Tiberlo e Caio Gracco, figli di
citarlo ad attaccare i Troiani mentre Enea è Cornelia e di Tiberio Sempronio Gracco che
assente (IX, 1-16]; lo salva dall'asta di Pan- nel 214 vinse Annibale a Benevento e fu poi
daro deviandola (IX, 892-894); alle accuse di ucciso dai Cartaginesi In un agguato. Avver·
Venere risponde giustificandosi con una ver- sari del partito aristocratico, passarono alfa
sione abilmente alterata del fatti e a sua voi: storia come campioni di giustizia sociale e
ta accusando Venere adducendo motivi Ine- promotori di leggi che miravano ad eliminare
satti (X, 81-224]; poi ottiene da Giove che la l'oppressione della plebe. Enea li incontra nei
morte di Turno, pur voluta dal Fato, sia pro· Campi Elisi (VI, 1018).
crastinata (X, 76+795); quando giunge l'ora Gran Madre Idea: figura misteriosa di di-
voluta dal Fato, ricorre ad un tentativo estre- vinità che Il mito presenta ora con il nome di
mo: dà a Gluturna il compito di tenere Turno Rea, la madre degli dèl e degli uomini, ora
lontano da Enea, per impedire che i due eroi con quello di Cibele, divinità frigia. Era dai
combattano tra loro (Xli, 173-203]; ma anche filosofi considerata come il principio della
l'Intervento di Giuturna non è sufficiente; Giu· vita. Nell'• Eneide • è variamente nominata
none, che parla con Giove assisa su una nu- Gran Madre, Madre, Clbele, Berecinzia (111,
vola, deve abbandonare la lotta (Xli, 993-1027]; 136; VI, 944-945; IX, 137; X, 287).
e chiede in compenso che dei Troiani, anche Gravlsca: città etrusca sul mare, porto di

www.scribd.com/Baruhk
536 Dizionario dei nomi e dei luoghi

Tarquinia, partecipa alla guerra contro i La- Giove predice a Venere l'awenire glorioso
tini (X, 239). di Enea e della sua stirpe, è chiamata Rea
Guerra: figura mostruosa che Enea vede al- Silvia (1, 317-319). ·
l'ingresso dell'Averno (VI, 353). Ilio: nome usato spesso per indicare Troia
(1, 313); Eleno ha chiamato ilio la nuova cit-
ladi: costellazione apportatrice di tempo tà da lui costruita in Grecia, nella terra che
piovoso (1, 885; 111. 635). da Caon chiamò Caonla (111, 413); Enea, in ac-
lapige: medico troiano, figlio di faso, era cordo con Aceste, costruisce in Sicilia una
cosi caro ad Apollo che il dio gli insegnò l'ar- nuova città e ad una parte di essa dà il nome
te medica. Enea ferito ricorre alle sue cure di Ilio (V, 800).
(Xli, 499-517); con l'aiuto di Venera laplge rie- lllone: figlia primogenita di Priamo, sposa
sce ad estrarre la freccia dalla ferita ed a di Polinestore, re della Tracia. Enea regala a
guarire prodigiosamente Enea che può così Didone l gioielli di lllone: lo scettro, una col-
ritornare sul campo di battaglia (Xli, 536-547). lana di perle, la corona doppia d'oro e pietre
larba: figlio di Giove Ammone e della ·nin- preziose (1, 763-766).
fa Garamantide (IV, 233-237); aveva chiesto Jlloneo: uno dei compagni di Enea: nella
In sposa Didone, ma ne ottenne un rifiuto (IV, tempesta sollevata da Eolo la nave, ch'egli
48); Didone, per trattenere Enea, dice che comanda, Imbarca acqua (1, 144-145); gettato
larba potrebbe assalire la città, farla prigio- con i compagni sulle coste africane, presenta
niera e portarla schiava In Getulia UV. 386- a Didone sé e l suoi amici (1, 606-607); poco
388). dopo si ritrova con Enea (1, 716-718); guida
lasio: fratello di Dardano (111, 209). gli ambasciatori a Latino (VII, 250-290); con-
Icaro: v. Dedalo. siglia, con lulo, Ideo e Attore di prendere In
Ida: 1) monte dell'isola di Creta, dove nac- braccio e portare nella tenda la madre di Eu-
que Giove (111, 127-128); 2) monte della Troa- rlalo (IX, 607-609); combatte valorosamente e
de, intimamente legato alla storia di Troia e uccide con una grossa pietra Lucezio (IX, 690-
ripetutamente ricordato nell'• Eneide •. Dalle 692).
selve del monte Ida Enea trasse il legname Ilo: figlio di Troo e di Calliroe, nipote di
per costruire la sua flotta (1, 806; Il. 847, 972; Erittonlo e pronipote di Dardano, fratello di
Ili, 8-13; V, 178, 473; IX, 100-101; X, 298-300; Assaraco e di Ganimede, fondatore di Troia
Xl, 355). o Ilio, è Incontrato da Enea nei Campi Elisi
Ideo: auriga di Prlamo che Enea incontra Insieme con altri principi discendenti da Dar-
negli Inferi tra gli uomini Illustri in guerra: dana (VI, 795).
Ideo fu il solo che accompagnò il vecchio re lmaone: rutulo che involontariamente è la
nella tenda di Achille (VI, 595). causa della morte di Aleso, il quale, per pro-
ldomeneo: figlio di Deucalione, nipote di teggere con lo scudo l'amico, scopre se stes-
Minosse, principe dei Cretesi, fu uno dei pre- so e Pallante lo colpisce con un giavellotto
tendenti di Elena e partecipò alla guerra di (X, 539-541).
Troia. Al termine della guerra, mentre ritor- lmbraso: padre di Glauco e Lado, detti lm-
nava In patria, fu sorpreso da una tempesta e, brasldl, allevati In Licia e armati per combat-
per sfuggire al naufragio, promise a Poseido- tere a piedi o correre a cavallo, uccisi da
ne di sacrificargli, se lo scampasse, ciò che Turno (Xli, 440-443).
per primo Incontrasse toccando terra. Per pri- lmella: torrente della Sabina, l'attuale lmel-
mo incontrò suo figlio e mantenne ugualmente le, affluente di sinistra del Tevere (VII, 821).
la promessa. Gli dèi esterrefatti, lo punirono Imeneo: il significato originario esatto non
facendo scoppiare nell'isola una pestilenza; i è chiaro: poteva essere un canto nuziale o
Cretesi allora insorsero e ldomeneo fu co- le nozze stesse, ed anche il dio delle nozze
stretto a fuggire; si rifugiò a Colofone, dove (Imene, figlio di Venera e di Bacco, che si rap-
morì. Enea sente accennare alla fuga di ldo- presenta giovane, con In mano una face e
meneo dall'isola, quando vi sbarcò con l pro- indosso un velo, il·flammeo•J (IV, 158 e 373).
fughi troiani (111, 149-153); e gliene fa cenno Inaco: fondatore di Argo e antenato, dice la
anche Eleno (Ili. 487); ed ancora ne fa cenno regina Amata a Latino, di Turno (VII, 422-424);
Dlomede agli ambasciatori latini (Xl, 330). è raffigurato sullo scudo di Turno come padre
Ifigenia: figlia di Agamennone e di Cliten- di lo e come fiume (VII, 907-910).
nestra, fu dal padre sacrificata a Diana in Au- Indi o Indiani: abitanti dell'India. indicati
lide per placare l'ira della dea che impediva come popolo dell'estremo oriente fino al qua-
alle navi greche, pronte a salpare per Troia, le giungeranno i confini dell'impero romano
di uscire dal porto. Il suo sacrificio è ricor- (VI, 956-957; VIli. 819).
dato da Slnone (Il, 146-148). India: la terra orientale più lontana nota
lflto: trolano. compagno di Enea nella notte al Romani (VII, 686).
dell'Incendio di Troia (Il, 537). lnuo: divinità silvestre affine a Fauno e al
llla: è la Rea Silvia della tradizione più co- greco Pan. Dava il nome ad una località poco
munemente seguita, madre di Romolo e Re- a sud della foce del Numico, detta Castrum
mo. Qui Virgilio la dice Vestale della stirpe lnul, sul mar Tirreno (VI, 934).
d'Assaraco, e la ricorda come madre di Ro- • lo: v. 2), Argo.
molo (VI, 936-937). Nel Canto primo, quando lopa: poeta cartaginese, allievo del grande

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 537

Atlante, canta Il moto degli astri e i miti del- lsmaro: nobile figlio di gente Meonia, quindi
l'origine del mondo (1, 880-888). trolano (X, 180-184).
lpanl: trolano, compagno di Enea nella not- !salone: re dei Lapiti, abitanti della Tessa-
te tragica dell'incendio di Troia (Il, 425); dopo glia e padre dei Centauri e di Peritoo. Accolto
aver indossato le armi dei Greci per ingan- neii'Oiimpo da Giove, offese Giunone e il re
narli, rimane ucciso dal Troianl (Il, 528). degli dèl lo precipitò nel Tartaro (VI, 741-742).
lppoconte: troiano che partecipa alla gara ltsca: Isola dello tonto, la patria di Ulisse e
di tiro con l'arco nel giochi funebri in onore di Achemenlde. Enea la costeggia • maledi-
di Anchlse (V, 517, 531). cendo la terra materna del feroce Ulisse •
lppollta: regina delle Amazzoni, vinta da Er- (111, 337-338).
cole e da questi data In sposa a Teseo. A lei Italia: fino al V secolo a. C. indicava sol-
VIrgilio paragona Camilla (Xl, 817). tanto la Calabria; poi fu variamente usata
lppollto: figlio di Teseo e di lppolita, si de- per designare la penisola o una parte di essa;
dicò alla caccia fin dalla prima adolescenza e ma Incerta è l'etimologia del nome. Anche
ottenne la protezione di Diana. Quando, morta Virgilio usa In vario modo il termine Italia:
lppolita, il padre sposò in seconde nozze Fe- ora Italia è soltanto il lazio, altra volta è
dra, la matrigna accusò presso il marito il tutta la penisola o la parte al sud dell'Etruria;
figliastro, del quale si era Innamorata ed egli più frequentemente il poeta si serve dei nomi
l'aveva Invece respinta, di averle mancato di più antichi diventati d'uso poetico: Esperia,
rispetto. Il padre credette e pregò Nettuno Enotrla, Ausonia (1, 3, 86, 295, 307, 441, 621,
di punire Il figlio. Nettuno, mentre lppolito 644, 645; 111, 207, 231, 315, 463, 537, 563, 589,
andava in esilio, fece uscire dal mare un mo- 622, 643, 818; IV, 136, 207, 273, 282, 409, 415,
stro che spaventò l cavalli, l quali fecero 430, 455; V, 19, 90, 743, 770; VI, 75, 915; IX,
sbattere Il cocchio sugli scogli e morire mi- 391; Xl, 523; Xli, 46,54).
seramente il giovane innocente. Diana, impie- ltalo: mitlco re degli Enotrl, che avrebbe
tosita, pregò allora Esculaplo di rlchiamarlo dato il nome all'Italia. Gli ambasciatori troia-
In vita con la sua arte medica. lppolito risu- n! ne vedono il simulacro nel vestibolo della
scitò, ma quando Giove conobbe l'accaduto, reggia di latino a Laurento (VII, 212).
fulminò Esculapio, e altrettanto avrebbe fatto
con lppolito, se Diana non lo avesse nascosto Lablcanl: abitanti di labico, città dei la-
presso la ninfa Egerla con Il falso nome di tini al piedi del monti Albani, cui faceva capo
Vlrblo. Qui sposò la ninfa Aricia, dalla quale la via lablcana, l'attuale via Casilina. Sono
ebbe un figlio che chiamò con lo stesso suo alleati di Turno (VII, 914).
nome, Virbio, il quale si alleò con Turno con- Laclnla: nome dato a Giunone per il tempio
tro l Troianl (VII. 874-899). famoso nel quale era venerata presso Croto-
lrcanl e lrcanla: popolo e regione che la ne, del quale '!ono ancor oggi visibili le ro-
tradizione presentava selvaggia, Inospitale e vine (111, 677).
abitata da numerosi animali feroci. Si esten- Laocoonte: sacerdote troiano di Apollo, che
deva a sud del Mar Caspio, come l'attuale terita Invano di· dissuadere i Troiani dal trai-
Iran e parte della Persia antica, quella occu- nare In città il cavallo di legno (Il, 54-65);
pata dal Parti (IV, 436; VII, 685). Pallade fa uscire dal mare due enormi ser-
lrl o lrls o Iride: figlia di Taumanté e del- penti che stritolano e divorano i due figli di
l'oceanlna Elettra, personlficazione dell'arco- Laocoonte, poi lo stesso laocoonte (Il. 250-
baleno, messaggera degli dèi, specialmente 283); l'awenlmento tragico convince i Troiani
di Giove e di Giunone. Giunone la invia pres- che il cavallo sia sacro a Mlnerva e che lao-
so Didone morente (IV, 836-851); e presso le coonte abbia pagato il delitto compiuto per-
donne Trolane ad lstigarle, con le sembianza cuotendogli Il dorso con la lancia per dimo-
.di Beroe, ad Incendiare le navi (V, 637-699); strare ch'era pieno di armati (Il, 284-290).
ed ancora a Turno ad esortarlo ad assalire, Laodamìa: figlia di Acasto, re di lolco, e
durante l'assenza di Enea, l'accampamento sposa di Protesllao, quando seppe che il ma-
trolano (IX, 1-27); l'uno e l'altro Incarico sono rito era stato ucciso da Ettore nella guerra
ricordati da Venera al congresso degli dèi (X, di Troia, pregò tanto gli dèi che essi le con-
49-50); Giunone risponde deformando l'accusa cessero che il marito risuscitasse per qualche
di Venere (X, 95-96); anche Giove si serve di ora. Poi quando Il marito mori definitivamen-
Iride (IX, 957-961). te volle seguirlo nella tomba. Enea la Incontra
lrtaco: troiano, abile cacciatore, devoto di nel Campi del Pianto (VI. 559).
Diana e padre di lppoconte (V, 517-518) e di Laomedonta: re di Troia, figlio di Ilo e di
Ntso (IX, 221-222, 497-501). Euridice, padre di Priamo e di Estone, non cor-
lsbone: rutulo ucciso da Pallante (X, 490- rispose a Netttuno la mercede pattuita per la
495). costruzione delle mura della città, e Nettuno
Ischia: Isola di fronte a capo Mlseno. Gio- si vendicò con l'invio di un mostro marino al
ve la scaraventò addosso al gigante Tifeo (IX, quale Il re avrebbe dovuto sacrificare la figlia
864-865). Estone. Ma la ragazza fu salvata dall'Interven-
lsrnara: città della Tracta, al piedi del monte to di Ercole, al quale laomedonte aveva pro-
lsmaro, sulla costa dell'Egeo, patria di Ida, messo In dono l cavalli avuti da Giove. Ma
del quale Enea uccide tre figli (X, 445-447). neppure con Ercole mantenne la promessa: e

www.scribd.com/Baruhk
538 Dizionario dei nomi e dei luoghi

. l'eroe gli mosse guerra, lo fece prigioniero, sensazione della catastrofe Imminente (Xli.
lo uccise, distrusse le mura della città e 2, 21); e quando Venere ispira ad Enea di
portò con sé Esione, che poi dette in moglie attaccare Laurento (Xli, 703, 748); e Saces
al suo amico Telamone. Celeno, la regina delle dice a Turno di correre a salvare la città mi-
Arpie, apostrofa i Troiani con disprezzo, chia- nacciata (Xli, 823); e quando assistono al
mandoli figli di Laomedonte (111, 307-310); in duello tra Enea e Turno (Xli, 915); e Giunone,
conseguenza del contegno di. Laomedonte i che accetta il destino di Turno e prega Giove
Troiani passarono alla storia come fedifraghi, di disporre che i Latini non cambino l'antica
e Didone accusa della stessa colpa Enea di- denominazione (Xli, 1032, 1048).
cendolo della stirpe di Laomedonte (IV, 650- Latino: figlio di Fauno e di Marica, marito
651). di Amata, padre di Lavlnia e re di Laurento,
Lapltl: popolo leggendario della Tessaglia, il cui regno era legittima dote della figlia, che
che però una versione più recente considera molti desideravano in sposa, ma che, secondo
storico e scomparso in età remota. Dai Lapiti l'oracolo, era invece destinata ad uno stra-
avrebbero tratto origine le famiglie nobili del- niero (VII, 56-126); quando arriva Enea com-
la Tessaglia e quindi figuravano In possesso prende che questo era lo sposo destinato a
di nobili qualità. Nella mitologia i Lapiti sono sua figlia (VII, 291-318); Giunone, che aveva
noti per la lotta contro i Centauri, avvenuta tentato d'impedire che Enea giungesse nel La-
in occasione delle nozze del lapita Plritoo zio, Incita Amata a impedire il matrimonio di
con lppodamla, poiché durante il banchetto i Enea con Lavinia e Turno a muovere guerra
Centauri, ubriachi, avrebbero tentato di rapire al Troiani fino a distruggerli; e Latino, vec-
le donne lapite, e i mariti Insorsero e li cac- chio e stanco, non sa opporsi a questi dise-
ciarono dalla Tessaglia. Ma l Lapitl che, se- gni ed a mantenere la promessa fatta a Enea,
condo la concezione più antica, erano abita- In obbedienza al Fato, e si ritira dal regno
tori delle montagne, come dice lo stesso loro (VII, 702-709); Latino riappare sulla scena
nome, e nella leggenda personificazione della quando, dopo il fallimento dell'ambasceria a
tempesta, più tardi, con il declino del potere Diomede e la sconfitta subita dagli ltalici do-
aristocratico, furono considerati violenti e sa- po lo sbarco di Enea con l'esercito Etrusco,
crileghl: lssione avrebbe osato oltraggiare convoca il Consiglio dei Maggiorenti e pro-
Giunone, e Piritoo, suo figlio, avrebbe tentato pone la pace (Xl, 288-300, 375-417) e consiglia
con Teseo di rapire Proserpina nell'Inferno; personalmente la pace anche a Turno, che in-
perciò essi sono condannati nel Tartaro, dove vece gli manifesta il desiderio di concludere
li incontra Enea (VI, 741-742). la guerra combattendo egli solo con Enea
Lari: divinità latine che presiedevano alla (Xli, 25-59); Turno rifiuta ancora le proposte
casa, la tutelavano negli affetti domestici, nei di Latino, e il re accetta di assistere all'in-
ricordi degli antenati, nella pratica delle virtù contro giurando i patti in nome degli ltalici
familiari. Il culto dei Lari si allargava anche (Xli, 249-272); ma l patti sono infranti e La-
oltre le pareti domestiche, come protettori tino si ritira nella reggia (Xli, 371-373); le
della famiglia più grande: la patria. Venivano parole di Enea In procinto di assalire Lauren-
raffigurati come giovinetti (V, 786; VIli, 631). to (Xli, 710-722, 728-733) e il suicidio di Ama-
Larlna: compagna d'armi di Camilla (Xl, ta (Xli, 755-761 l fanno comprendere a Latino
810). la sua debolezza e il vecchio re si rammarica
Latini: nome usato per lo più per designare di non aver accolto Enea, spontaneamente,
gli abitanti del regno di Latino, ma spesso an- facendolo suo genero (Xli, 768-774).
che quelli del Lazio e, meno, dell'Italia. Il Latona: figlia del Titano Ceo e di Febe, mo-
nome è frequentissimo nel poema, citato in glie di Giove prima di Giunone e madre di
circostanze svariatissime, come nel canto l, 8 Apollo e Diana, nati gemelli nell'isola di
per Indicare la terra nella quale il Fato voiiP, Delo (1, 583-584).
che Enea guidasse i Troiani superstiti alla di- Laurento: la città in cui Latino ha la sua
struzione della loro città e fondarne una nuo- reggia. Il nome deriva da un lauro che Latino
va; o quando il poeta ricorda che Ascanio ha consacrò ad Apollo nel cortile della sua reg-
insegnano al prischi Latini il gioco che ha gia (VII, 72-78); Turno alza la bandiera di
diretto in Sicilia per le onoranze funebri del battaglia sulla rocca di Laurento (VIli~ 1-6);
nonno Anchlse (V, 624-628); o da Cimodocea, Venere intimorita dalle minacce che vengono
che incita Enea ad accelerare la corsa della da Laurento fa costruire per il figlio le armi
nave per correre in aiuto di lula assediato da Vulcano (VIli, 431-449); Enea promette di
nell'accampamento dai Latini terribili nelle punire i Laurentinl (Vili, 625); Venere conse-
armi (X, 306-308); o da Enea nel rispondere gna al figlio le armi costruite da Vulcano e lo
agli ambasciatori Latini recatisi nel campo Incita ad assalire In battaglia i Laurentini
troiano a chiedere la tregua (Xl. 131, 164); (VIli, 710-716); Giove promette a Cibele di
durante gli onori funebri ai caduti (Xl, 242); trasformare in ninfe le navi dopo che Enea
o la risposta di Diomede agli ambasciatori sarà sbarcato in terra laurentina (IX, 122-130);
Latini (Xl, 286, 294); oppure durante il consi- dalla città latina partono l cavalieri che, con
glio dei maggiorenti convocati da Latino (Xl, Volcente, scopriranno Eurialo e Niso (IX, 450-
378); ma anche per indicare la cavalleria degli 459); Turno si lamenta con Giove di averlo
ltalici (Xl, 746, 762, 765); da Turno che ha la portato lontano da Laurento (X, 839-843); nella

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 539

terra di laurento è sepolto Mimante, e Me- dall'avverbio latino • late • [largamente, In


senzlo è paragonato ad un cinghiale che esce largo spazio), • terra larga •, pianeggiante.
dai canneti della palude di Laurento (X, 884 Virgilio lo nomina già nella protasl del poema
e 885-890); Enea dà le disposizioni per l'at- [1, 8) e ricorda il tentativo di Giunone di im-
tacco a Laurento [Xl, 22); Turno nel consiglio pedire che l Troiani vi sbarcassero [1, 39); vi
dei Maggiorenti convocato da Latino, afferma aveva portato le sue leggi S11turno [VI, 954-
che, anche senza l'aiuto di Diomede, gli eroi 956) e vi avevano abitato Fauni, Ninfe, uomini
del Lazio e delle campagne di Laurento sa- primitivi che Saturno educò con le leggi ad
pranno coprirsi di Qloria [Xl, 533-537); si dif- una vita civile, dando il nome Lazio alla re-
fonde nella reggia la notizia che Enea marcia gione [VIli, 365-380); seguirono altri popoli:
con l'esercito contro Laurento [Xl, 558-566); Ausoni, Slcani, Etruschi, Arcadi, Sablni ed al-
Latino per convincere Turno a concludere la tri ancora [VIli, 383-392). Ed inoltre: l, 310,
pace con l Troiani senza il duello con Enea, 644; IV, 519; V, 771; VII, 46; Xl, 173, 450, 536,
gli dice che può scegliersl una moglie tra 726; Xli, 190.
le molte ragazze di Laurento e del Lazio Leda: figlia dJ Testio, moglie di Tindaro e
[Xli, 32-33); dopo il giuramento Laurentini e madre di Elena, di Clitennestra e dei Dioscuri,
Latini mutano parere e riprendono la lotta di cui uno sarebbe, secondo il mito, figlio di
[Xli, 311-316 e 364-365); sul suolo di Laurento Giove. Ad Elena, in procinto di fuggire con
cade anche Il grande Eolo (Xli, 685-691); Ve- Parlde, regalò un mantello ed un velo preziosi;
nere induce il figlio ad assalire Laurento, ed Enea, che li salvò dalla catastrofe di Troia, li
Enea che vede la città • salva da tanta guer- regalò poi a Didone [1, 757-763); Amata la ri-
ra • chiama i capi e ordina di correre contro corda come madre di Elena [VII, 413-415).
di essa [Xli, 700-721); l'assalto alla città de- Lelegi: popolo dell'Asia Minore raffigurato
cide Turno ad accettare il duello con Enea sullo scudo di Enea [VIli, 842).
[Xli, 849-853). Lerna: località paludosa deii'Argolide, non
Lauso: figlio di Mesenzio si appresta a com- lontana da Argo, In cui Ercole uccise l'Idra
battere accanto al padre contro i Trolanl [VII, che divorava l passanti. Enea la vede nel ve-
744-750); Turno lo salva da un incontro di- stibolo dell'Inferno [VI, 363); la ricordano i
retto con Pallante [X, 552-565); Mesenzio re- sacerdoti che cantano le lodi di Ercole [VIli,
gala al figlio le armi di Palmo [X, 876-877); 349); è la terra d'origine di Menete [Xli, 654-
salva il padre dalla spada di Enea [X, 995- 659).
1000); benché esortato da Enea a non com- Late: fiume che scorre nei Campi Elisi; le
battere con lui, Lauso l'affronta ed è ucciso sue acque fanno dimenticare ai trapassati tut-
[X, 1012-1021); Enea ha pietà del giovinetto to ciò che riguarda la loro vita terrena e li
morto [X, 1032-1042); Lauso è riportato al pa- dispongono al ritorno sulla terra [VI, 863-865,
dre [X, 1052-1054); le ultime parole del padre 904-907).
per Il figlio Lauso [X, 1122-1131). Leucapsl: trolano perito nel naufragio, cau-
Lavinla: figlia di Latino e di Amata è il mo- sato dalla tempesta provocata da Eolo. della
tivo apparente della guerra fra Troiani e Latini nave guidata da Oronte, e Incontrato da Enea
[VI, 117-119); la madre vorrebbe che Lavinia nell'Averno [VI, 416-420).
sposasse Turno [VII, 408-424); ma il Fato l'ha Leucate: Isola nel mare Ionio, oggi nota
destinata ad uno straniero [VII, 62-71, 83-124, col nome di Santa Maura. Dell'isola è note-
311·318); fanciulla riservata e pudica, non ap- vole il promontorio scoglloso meridionale, og-
pare quasi mal nel poema virgiliano, ma le gi detto Capo Doukàton, per le sue bianche
sue rare apparizioni sono piene di alto signi- scogliere sormontate da un tempio di Apollo.
ficato e di valore poetico. Quando Enea assale La sua punta è collegata da un ponte con la
Laurento, va con la madre a pregare nel tem- terraferma; e quivl Ottaviano e Agrippa adu-
pio di Minerva [Xl, 594-598); quando Turno narono la flotta per la battaglia di Azio [111,
comunica la sua decisione di incontrare in 339-340).
duello Enea, arrossisce e piange [Xli, 83-90); Libia: regione costiera dell'Africa setten-
alla morte della madre si dispera (Xli, 763- trionale, che da Omero a Strabone designava
765); Anchise predice ad Enea che da lui vec- l'Africa dal Nilo alle Colonne d'Ercole e al-
chio e da Lavinia nascerà un figlio, Enea Sii· l'epoca romana la parte del continente afri-
vlo, Il quale sarà re di Alba Longa [VI, 922- cano oggi chiamata Tripolltanla [1, 189, 352,
924). 436, 447; IV, 136, 210, 306, 378; VII, 826).
Lavinio: la città che Enea fondò per onorare Libri Slblllinl: Enea promette alla Sibilla Cu-
Lavinia; città che sorgeva lungo l'attuale via mana la raccolta di tutti i suoi oracoli in ap-
di Decima, nella località detta Pratica di Mare positi libri che saranno custoditi con norme
[1, 4, 315; IV, 282; VI, 107; Xli, 248). particolari giuridico-religiose [VI, 87-91).
Lazio: anticamente si estendeva a sud del Licaone: cesellatore di Cnosso, di cui Asca-
Tevere fino al golfo di Gaeta e ad oriente non nio possiede una spada dorata, che commos-
andava oltre le modeste alture deii'Antiap- so regala a Eurlalo [IX, 371-374).
pennino ligure. Perciò il suo territorio era ge- Llcia: regione dell'Asia Minore, prospiciente
neralmente pianeggiante e non è improbabile il Mar di Levante, fra la Panfilia ad est e la
che tale conformazione del terreno abbia sug- Caria ad ovest. Il poeta paragona Didone che
gerito Il suo nome, il quale significherebbe, esce dalla reggia per avviarsi con Enea alla

www.scribd.com/Baruhk
540 Dizionario dei nomi e dei luoghi

caccia, ad Apollo quando lascia la llcia Inver- 390 a. C. Il Campidoglio contro l Galli. t: ef-
nale (IV, 175-177); Enea giustifica a Didone la figiato sullo scudo di Enea (VIli, 758-771).
sua partenza dicendo d'essere costretto dagli Manto: profetessa ltalica che sposò Tihe-
oracoli di Apollo di llcla (IV, 410): Enea vede rino, re di Alba. Suo figlio Ocno edificò una
nell'Averno Leucaspl e Oronte, capo della flot- città che dal nome della madre chiamò Man-
ta picia, periti nella tempesta (VI, 416-420); tova (X, 257-258).
l guerrieri che seguono Clauso sono tanti co- Mantova: v. Manto. Forse di origine etru-
me le spighe che maturano nel campi della sca, partecipa con gli Etruschi, alleato di
Llcia (VII, 829-830); in llcla si fabbricavano Enea, alla guerra contro l Latini (X, 260-264).
ottime frecce (VIli, 185). Marcello: 1) Marco Claudio Marcello, con-
Llco: pianto da Enea come perito nel nau- sole per cinque volte, nel 222 a. C. sconfisse i
fragio (1, 260-262) e da Enea ritrovato nella Galli lnsubrl a Casteggio, uccidendo lo stesso
reggia di Didone (1, 683-685); si salva dalla re barbaro, Vlridomaro. Fu console anche ne-
caduta della torre (IX, 658-660) e fugge (IX. gli anni 214, 210 e 208 a. C.; quando Annibale,
674-675); raggiunge le mura, ma Turno lo uc- dopo la vittoria al Ticino e alla Trebbia (218
cide (IX, 679-687). a. C.), al lago Trasimeno (217 a. C.) e a Canne
Llcurgo: re degli Eoni, popolo della Tracia, (216 a. C.) sembrava che potesse considerarsi
che fu punito da Bacco con la pazzia e con la padrone d'Italia, Claudio Marcello nel 215
morte per essersi opposto violentemente al- riuscl a tenere In scacco il grande generale
l'Introduzione del suo culto (Ili, 20). cartaginese; nel 214 assediò Siracusa e nel
Llgerl: guerriero ltallco, fratello di Lucago, 212 la prese. Lo Indica Anchise ad Enea nei
abbatte il troiano Emazlone (IX, 692-693); nella Campi Elisi tra le anime destinate a ritornare
battaglia· sul litorale, accesasl all'arrivo di sulla terra (VI, 1035-1041); 2) Marco Claudio
Enea con gli aiuti etruschi. llgeri e suo fra- Marcello, figlio di Ottavla, sorella di Augusto,
tello affrontano Enea, ma hanno ambedue la e di Gaio Claudio Marcello, che, adottato dal-
peggio (X, 727-758). l'Imperatore, Il quale si apprestava a dichia-
Lilibeo: promontorio della Sicilia occidenta- rarlo suo successore, mori nel 23 a. C. a ven-
le, ora detto anche Capo Boeo, presso Mar- t'anni lmprowisamente, destando un generale
sala (111, 859). compianto. Si pensò anche ad un awelena-
mento da parte della terza moglie di Augu-
Llrneso: città deii'Eolia, patria di Ammone sto, Livia, che avrebbe In tal modo voluto as-
(X, 167) e di Eolo che aveva già combattuto sicurare la successione, come realmente poi
contro i Greci a Troia e n'era uscito salvo, accadde, al proprio figlio di primo letto, Ti-
mentre ora è ucciso da Turno (Xli, 683-691). berlo. t: Indicato ad Enea da Anchise nel Cam-
Locresi: scampati al naufragio del Capo Ca- pi Elisi, tra le anime destinate a reincarnarsl,
fareo, ove invece peri il loro capo Aiace, i Lo- con parole che hanno destato profonda com-
cresi di Nàrice, sbarcarono In Calabria, vi fon- mozione (VI, 1045-1072).
darono una città e dalla loro patria di prove- Marlca: ninfa ltalica che aveva un bosco
nienza, la Locrlde, la chiamarono Locri (111. sacro presso Minturno. Secondo Virgilio era
486). sposa di Fauno e madre di Latino (VII, 58-59).
Lucifero: nome del pianeta Venera che nel- Marsi o Marrubi: popolo italico che abitava
la sua rivoluzione intorno al sole, in un pe- nell'alta valle del Liri e sulle sponde meridio-
riodo dell'anno è visibile ad oriente prima del nali e orientali del lago Fucino. Dal nome
sorgere del sole (VIli, 688). della città capitale, Marruvium, sono detti an-
Lupercele: grotta sulle falde del colle Pa- che Marrubl. Sono scesi in guerra contro l
latlno, dagli Arcadi di Pallanteo consacrata a Troianl al comando di Umbrone (VII, 869-871).
Pan Liceo o Fauno, il dio che difende il greg- Marta: dio della guerra, identificato con il
ge dal lupi, e dove la leggenda racconta che dio Ares del Greci, figlio di Giove e di Giu-
la lupa allattò Romolo e Remo. A Roma ogni none (Zeus e Era). Nel primi secoli di Roma
anno il 15 febbraio si celebravano le Luperca- fu venerato come divinità agreste della pri-
lla, feste In onore di Fauno detto appunto Lu- mavera che ha Il soprawento sull'inverno: più
percus (VIli, 399-401). tardi soltanto divenne dio guerriero. Ancora
al tempi di Numa Pomplllo, l Salii nel mese
Macaone: uno del Greci rinchiusi nel ca- di marzo, a lui dedicato, percorrevano la città
vallo di legno fatti uscire da Sinone (Il, 327- danzando, cantando i • Carmina saliaria • e
330). agitando l dodici scudi tra i quali era quello
Mago: guerriero latino che Implora pietà da caduto dal cielo davanti a Numa che pregava.
Enea, e gli promette un forte riscatto, ma La Tracla era un paese a lui sacro (111, 18-20);
Enea dopo l'uccisione di Pallante non sente e vicino alla corrente dell'Ebro (oggi Maritza)
pietà (X, 662-678). batte lo scudo con l'asta, scatenato, e incita
Malattie: Enea ne Incontra le immagini nel l furiosi cavalli alla battaglia (Xli, 426-433);
vestibolo dell'Ade (VI, 347). ma predilige Roma, la città che trae da lui,
Malea: promontorio all'estremità sud-est padre di Romolo e Remo, le proprie origini
del Peloponneso. Conserva tuttora lo stesso (1, 318-323). Marte non figura nell'azione del
nome (V, 208). poema; lo si trova effigiato sullo scudo di
Manllo: Marco Manllo Capitolino difese nel Enea nell'atto dJ Incitare i combattenti nella

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 541

battaglia d'Azio (VIli, 814-815); il lupo gli è e 185-186); egli è sempre al fianco di Enea,
sacro (IX, 685); quando Vulcano scende nel- capo valoroso (Xli, 164-165); accompagna E-
l'officina trova che alcuni Ciclopi sono intenti nea ferito al campo (Xli, 490-492); e quando
alla costruzione per Marte di un carro da Enea è miracolosamente guarito ritorna con
guerra (VIli, 504-505); suscitò la guerra tra lui sul campo di battaglia (Xli, 561-563 e 694);
Lapltl e Centauri (VII, 350-351). è chiamato da Enea con gli altri capi per di-
Musica: regione della Campania setten- sporre l'attacco a Laurento (Xli, 706-708).
trionale, famosa per l suoi vini. Gli abitanti Memmone: figlio dell'Aurora e di Tltone, re
partecipano alla guerra contro i Troianl gui- d'Etiopia, partecipò alla guerra di Troia come
dati da Aleso (VII, 835-836). alleato di Priamo e fu ucciso da Achille.
Massico: Etrusco alleato di Enea. Conduce L'Aurora ottenne per lui l'immortalità. Enea
alla guerra un migliaio di arcieri di Chiusi e di lo riconosce dalle armi effigiate nel tempio
Cosa (X, 219-222). di Giunone a Cartagine (1, 570).
Masslll: popolo della Massilia, nome antico Menadl o Baccanti: sacerdotesse di Dioni-
della regione che, nell'attuale Algeria, corri- so che, lnvasate dal nume, si abbandonavano
sponde alla Cabilia, confinante con la Tunisia. a ogni sorta di danze scomposte, agitando il
Nell'• Eneide • il poeta ricorda l cavalieri tirso, e coi capelli scarmlgliati e incoronati
massill che accompagnano Didone, Enea e di pampini e di edera (IV, 356).
gli altri cacciatori (IV, 163-164). Menelao: figlio di Atreo, fratello minore
Maurl: popolazione della Mauritania, l'attua- di Agamennone, sposò Elena e dal padre di
le Marocco. t; ricordata nella preghiera che lei, Tlndaro, ereditò il regno di Sparta. Parlde
larba rivolge a Giove (IV, 247-249). gli rapl la sposa e con l'aiuto di vari principi
Medonte: trolano, figlio di Antenore e com- greci mosse guerra al Trolanl per rlconqui-
pagno di Ettore; Enea lo incontra nel Campi starla. Penetrò In Troia con altri guerrieri nel
del Pianto Insieme con l fratelli Glauco e Ter- cavallo di legno (Il, 331); partecipa alla di-
siloco (VI, 598-599). struzione della città, uccide Deifobo e ne
Medusa: la prima e la più terribile delle tre mutila il cadavere (VI, 647-656); distrutta la
Gorgoni. La sua testa, effigiata sull'egida di città, ritornò In patria con Elena, ma errò otto
Minerva (Il, 751-752), spesso è indicata per anni prima di rientrare in Sparta.
antonomasia soltanto come Gorgone (VIli, Menate: 1) trolano, timoniere della Chi-
506-510); Enea la vede nel vestibolo dell'A- mera, durante l ludi funebri In onore di An-
verno (VI, 364). chise è gettato In mare da Gia, comandante
Megara: città della Sicilia orientale, che dà della nave (V, 172-198); 2) Arcade, emigrato
il suo nome anche al golfo attraversato da a Pallanteo dalla regione paludosa di Lerna,
Enea (111, 836-837). è ucciso da Turno (Xli, 654-659).
Megara: una delle tre Furie. V. Furie. Meonla: regione della Lldia, il suo nome è
Melampo: compagno di Ercole e padre di spesso usato per Indicare tutta la regione,
Cisseo e Gia che Enea uccide tra l primi che donde secondo VIrgilio sarebbero venuti gli
Incontra appena sbarcato sul lido del Lazio Etruschi (VIli, 582).
con l'esercito etrusco (X, 404-411). Meotlde: • la terra meotica • (VI, 962-963)
Mellbea: città della Tessaglia, non lontana è una regione che si affaccia sul Mar d'Azov.
dal Mare Egeo, ai piedi, quasi, del monte Os- Mercurio: l'Ermes dei Greci, figlio di Giove
sa. Filottete, che vi era re, è emigrato in Ita- e di Mala, è il messaggero degli dèi, araldo
lia ed ha fondato sulla costa Ionica della Ca- dalla parola facile e dio dell'eloquenza, In-
labria la città di Patella (111, 486-490). ventore della lira, donatore del benessere, dio
Mellte: è una Nerelde del corteo di Nettuno del commercio, dell'astuzia, degli affari. Era
(V, 872). rappresentato giovane, snello, con il capo co-
Memmo: il trolano Mnesteo, capostipite perto da un cappello alato (pètaso), con ai
della • gens • romana del Memmi; comanda piedi calzari alati (talarl) e In mano il • ca-
una delle quattro navi, la Plstri, che parteci- duceo •, che lo indicava messaggero. Nato
pano ai giochi funebri In onore di Anchise sul monte Clllene è il progenitore degli Ar-
(V, 124-127); giunge secondo e riceve In dono cadi (VIli, 156-157); è mandato da Giove a
una l<lrica (V, 183-192); a Mnesteo, a Serge- Cartagine perché l Troiani vi fossero accolti
sto e a Seresto Enea affida il compito di pre- come ospiti (1, 847-849); e di nuovo per ri-
parare la flotta per partire da Cartagine (IV, cordare a Enea che il Fato gli aveva destinato
340-344); gareggia anche al tiro dell'arco (V, come mèta del suo viagio l'Italia (IV, 266-
518-520, 535-540), ma spezza lo spago e la 283, 303-306, 325,423).
freccia non parte; ma riceve ugualmente un Messapo: figlio di Nettuno, allevatore di ca-
premio (V, 574-575); a Mnesteo, insieme con valli, alleato di Turno, conduce alla guerra
Sergesto, Enea prima di partire ha affidato la contro l Trolani le truppe di Viterbo, del Ci-
direzione dei lavori del campo e la difesa mino e del Soratte (VII, 793-809; VIli, 9);
(IX, 216-218); approva l'uscita di Niso ed Eu- organizza l'assedio del campo troiano presi-
rlalo e regala a Niso la pelle d'un leone (IX, diando le porte e circondando le mura con i
375-376); eccita i Troianl a resistere a Turno fuochi del bivacchi (IX, 201-203); Eurialo at-
entrato nell'accampamento (IX, 928-939) e ne traversa il campo dei Latini e, giunto agli uo-
dà egli stesso l'esempio (IX, 969-970; X. 168 mini di Messapo, è richiamato da Niso, ma

www.scribd.com/Baruhk
542 Dizionario dei nomi e dei luoghi

s'impossessa dell'elmo del guerriero nemico Atena), a cui fece dono dell'ulivo. Le erano
(IX, 431 e 447-449); è uno dei combattenti più sacri l'ulivo e la civetta ed era raffigurata
attivi (IX, 633-635); affronta Enea e gli Etru- con l'egida paterna e armata di lancia. Fu lei
schi appena sbarcati (X, 449-450); infrange il a suggerire ai Greci l 'inganno del cavallo di
patto giurato e uccide Auleste (Xli, 375-384); Troia (Il, 20-23 e 43-45); essa infatti proteg-
combatte nella campagna di Laurento (Xli, geva i Greci (Il, 203-204); anche perché Dio-
695); sostiene l'assalto dei Troiani sulle porte mede e Ulisse avevano rapito il Palladio dal
di Laurento (Xli, 823); quando operano le ca- tempio di Minerva in Troia (Il, 205-213); Mi-
vallerie egli guida i cavalieri rutuli (IX, 33-34; nerva divenne ostile a Troia nonostante le of-
Xl, 578-579); inoltre: IX, 157, 431, 643, 645, ferte delle donne troiane, come documenta-
746; Xli, 166. no i dipinti del tempio di Giunone in Carta-
Metabo: re di Priverno, cacciato dai suoi gine (1, 557-561); anch'essa partecipa alla di-
sudditi, sfuggì alla cattura e alla morte, por- struzione di Troia (Il, 749-752); il culto di Mi-
tando con sé la figlia Camilla ancora bambi- nerva è diffuso anche in Italia, e in onore
na e vivendo nei boschi (Xl, 667·704). della dea i Troiani, toccando il suolo italiano,
Metisco: auriga di Turno è gettato fuori compiono il primo sacrificio in un tempio che
dal carro da Giuturna che prende le sue sem- appare sopra un'altura nella terra d'Otranto
bianze e il suo posto (Xli, 592-597). (111. 650-652 e 666-672). Anche a Laurento Pal-
Mesenzio: re etrusco di Cere, crudele e su- lade è onorata (Xl. 594-604); pur proteggendo
perbo dispregiatore degli dèi (VII, 7424-743); l Greci, la dea non ha tollerato le offese di
il popolo insorse per i suoi efferati delitti Aiace d'Oileo: e lo colpì incendiando la flotta,
(VIli, 557-572), e Mesenzio, sfuggito alla mor- sconvolgendo il mare e colpendolo con un
te, insieme con il figlio Lauso, si è rifugiato fulmine di Giove (1, 51-57; Xl, 323-325); e per
presso Turno, dove si prepara a riconquistare vendicarsi del suo tempio profanato si servi-
il potere (VIli. 573·574); perciò gli Etruschi rà anche più tardi di L. Emilio Paolo che, vin-
hanno preparato un esercito per impadronirsi citore della battaglia di Pidna del 168 a. C.,
di lui e manda rio al supplizio (VIli, 575-578) abbatterà Argo, Micene e vendicherà gli avi
e poiché un vecchio aruspice ha vaticinato di Troia (VI, 1012-1015); e il poeta ricorda an-
che il suo comandante deve essere uno stra- che l'armatura foggiata per la dea dai Ciclopi
niero, l'arrivo di Enea ha determinato l'al- (VIli, 506-510) e la raffigurazione della dea
leanza etrusco-troiana (VIli, 581-599); egli è, sullo scudo di Enea (VIli, 813).
dopo Turno, il più valoroso degli awersari di Minosse: re di Creta, che una tradizione
Enea (X, 862-864); scontratosi con Enea ri- mitologica, accolta anche dai Romani, colloca
mane ferito ed è salvato da un colpo mortale come giudice dei morti per la sua figura di
del Troiano dallo scudo di Lauso (X, 957-1000); saggio legislatore. Enea lo pone nell'ingresso
si ritira per curare la ferita, ma quando ap- dell'Averno (VI. 540-543).
prende la morte del figlio ritorna a combattere Minotauro: mostro, mezzo uomo e mezzo
per vendicarlo, ma Enea lo uccide (X, 1045- toro, che forse è una fantastica contamina-
1134); Enea consacra le sue armi a M arte (Xl, zione di un toro, di nome Minosse, originaria·
6-14). mente venerato come un dio, e di una vacca,
Mezio Fufezio: re di Alba, il quale risolve chiamata Pasifae. con la mitica (ma probabil-
la guerra con Roma proponendo il famoso mente personaggio realmente esistito) figura
duello degli Grazi e dei Curiazi, ma poi isti- di un Minosse legislatore e re di Creta. Sem-
gò l Veienti ad assalire Roma e Tullo Ostilio bra infatti che per mediare il passaggio dal
lo punì del tradimento con un orribile suppli- culto di un dio taurino a quello di un uomo
zio, che è raffigurato sullo scudo di Enea dio (Creta già nel Il millennio a. C. era in re-
(VIli, 747-751). lazione con l'Egitto, ove i Faraoni erano con-
Micene: città deii'Argolide, in cui regnava- siderati divinità viventi sulla terra). possa es-
no gli Atridi (1, 330-332, 761; Il, 225, 710; V, sere stata creata la figura mista di toro e
57; VI, 1013). uomo. Secondo il mito il mostro era rinchiuso
Mignone: torrente che dai monti Sab11tini, a nel Labirinto, e gli Ateniesi, per avere il loro
nord del lago di Bracciano, scende nel Tirre- re Egeo ucciso Androgeo, figlio di Minasse,
no a nord di Civitavecchia (X, 239). erano costretti al tributo annuale di quattor-
Mimante: coetaneo e compagno di Paride, dici giovani, sette maschi e sette femmine,
figlio di Amico e di Teano, è ucciso da Me- da dargli in pasto. Le storie del Minotauro
senzio sul litorale di Laurento (X, 878-884). sono scolpite da Dedalo sulle porte del tem-
Mincio: emissario del lago di Garda, che il pio di Apollo in Cuma )VI, 24-28).
poeta dice figlio del Benaco (X, 266-267). Mlrmidone: i Mirmidoni abitavano nella Tes-
Minerva: la Pallade Atena dei Greci, con la saglia ed erano sudditi di Achille. L'eroe scel-
quale la divinità italica, d'origine etrusca, è se tra loro i suoi soldati per la guerra di
stata confusa e identificata dopo le guerre pu- Troia (Il, 12, 955; Xl, 501).
niche. Dea dell'intelligenza meditata, delle ar- Miseno: trombettiere di Ettore e poi di
ti (il filare, il tessere, il costruire, la poesia Enea: di vedetta con uno squillo di tromba av-
e la stessa guerra). Il mito greco la diceva verte l'arrivo delle Arpie (111, 295-299); arri-
nata dal cervello di Giove, e la considerava vato a Cuma, seduto su di uno scoglio, suona
la protettrice di Atene (donde l 'appellativo la tromba, attira l'attenzione di Tritone, che

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi .543

ha l'abilità di estrarre suoni dalle conchiglie. rappresentato accigliato nel volto, con la te-
Miseno e Tritone gareggiano nel suono e poi- sta superba, recinta di alghe marine, sopra
ché Il Troiano ha la meglio, Tritone risentito un cocchio tirato da cavalli verdi e con nella
lo fa precipitare in mare (VI, 190-241, 270-299). destra il tridente. Accortosi della tempesta
Mnèsteo: v. Seresto e Memmo. suscitata da Eolo, si turba, sgrida i venti e
Monviso: monte delle Alpi Cozie (X. 887). calma le onde del mare (1, 148-1711: solleva
Mòrini: popolo gallico che abitava nella col tridente le navi che si erano insabbiate
Francia prospiciente il Passo di Calais. fO effi- (1, 174-176); Venere si rivolge al dio del mare
giato sullo scudo di Enea (VIli, 844). per ottenere un viaggio tranquillo per Enea e
Morte: figlia della Notte e sorella del Sonno, Nettuno accoglie la sua preghiera (V, 823-873);
Enea la incontra nel vestibolo dell'Ade (VI, Turno per rincuorare i Rutuli impauriti dai pro-
350). digi avvenuti dopo l'incendio delle navi di
Mummlo: è indicato da Anchise nei Campi Enea, ricorda che anche Nettuno aveva co-
Elisi, come uno dei vendicatori di Troia. Egli, struito le mura di Troia, e che tuttavia esse
console nel 146 a. C., vinse le resistenze ulti· furono ugualmente distrutte; a maggior ra-
me della Lega Achea e mise a ferro e fuoco gione sarà distrutto il muro che ora li difende
Corinto (VI, 1009-1011). nell'accampamento (IX, 179-182).
Murrano: latino, amico di Turno, muore per Nilo: è usato quasi sempre per indicare la
mano di Enea invocando l'amico (Xli, 669-675, regione che esso attraversa o la popolazione
800-803). che la abita (VI, 964); la sua personificazione
Muse: le nove sorelle compagne di Apollo è effigiata sullo scudo di Enea (VIIIfi 825-828);
che vivono, venerate, sull'Elicona e sul Par- o accenna alle sue acque che scorrono silen-
naso, e sono protettrici delle arti, dei poeti ziose e fertili (IX, 39).
e degli artisti. Virgilio le invoca: l, 11-16; VII, Nlsa: città o regione della Tracia o secondo
734-739; IX, 97, 636-640; X, 215-218. altri dell'India, dove Bacco sarebbe stato al-
Museo: mitico poeta greco, contemporaneo levato dalle Ninfe, nascosto In una caverna.
di Orfeo. Enea lo incontra nei Campi Elisi e la Licurgo, il feroce re degli Edoni nella Tracia,
Sibilla gli chiede dove si trova Anchise (VI, cacciò da Nlsa Ninfe e Bacco. ma fu punito
815-819). dagli dèi (V. 969-971).
Matusca: città della Sabina, nel territorio Nlsea o Nise: Nereide del corteo di Nettuno
dell'attuale Monteleone Sabino (Rieti). Com- (V, 873).
batte contro i Troiani al comando di Clauso Niso: troiano, figlio di lrtaco e amico di Eu-
(VII, 816). rialo. Nei giochi funebri In onore di Anchise
partecipa alla gara della corsa e non potendo
Narice: v. Locri. egli, a causa di una caduta, giungere primo,
Nasso: isola del Mare Egeo, la maggiore fa In modo che vinca Eurialo (V, 321, 344, 352,
delle Cicladi. Enea la costeggia nel viaggio 362); mentre Enea è assente e i Rutuli met-
da Delo a Creta. Era nota come Isola di Bacco tono In pericolo il campo, Niso dice ai capi
per i suoi ottimi vini (111, 153-155). troiani di essere disposto ad attraversare il
Naute: troiano, consiglia ad Enea, dopo l'in- campo nemico e andare a Pallanteo ad avver-
cendio delle navi, la fondazione di Acesta tirlo del pericolo. La proposta è accettata ed
(V, 744-758). Eurialo vuole seguirlo, ma l due coraggiosi,
Nemea: città deii'Argolide a sud di Corinto. quando già sono oltre le linee nemiche sono
l sacerdoti Salii ricordano il leone ucciso da scorti da un drappello di Cavalieri Latini. Niso
Ercole (VIli, 343-344). riesce a fuggire, Eurialo Invece è raggiunto.
Neottolemo: v. Pirro. Quando s'accorge di non essere seguito dal-
Nera: fiume, con acque solforose, nasce dai l'amico, ritorna sul suoi passi, ma non riesce
monti Sibillini, bagna Terni e, prima di get- che ad uccidere l'uccisore di Eurialo; poi cade
tarsi nel Tevere, anche Narni (VII, 577). egli stesso sopraffatto dai nemici (X, 221-541).
Nereo e Nereidi: dio marino, figlio di Ocea- Nomento: è l'attuale Mentana. città che An-
no, sposo di Dòride e padre delle Nereidi, chise nei Campi Elisi, indicando al figlio le
come Teti, Doto, Galatea, Melite, Manopea, anime destinate a tornare sulla terra a curare
Nisea, Talla e Spio (Il, 517-518; V, 261: la grandezza di Roma, dice che sarà da esse
IX, 129). fondata (VI, 933).
Nerito: monte roccioso dell'isola di ltaca; Norcia: città dell'Appennino umbro-marchi-
lo osserva Enea mentre naviga alla volta di giano che manda i suoi soldati al comando di
Butroto (Ili, 336). Clauso a combattere contro i Trolani (VII, 824).
Nersa: cittadina appenninica degli Equi, po- Noto: nome di un vento, quello che spira
polo montanaro e selvaggio abituato a vivere da sud (1, 103, 130; Il, 515).
di caccia e di rapina. fO alleata di Turno e i Notte: divinità prlmlgenia, madre delle Eu-
suoi guerrieri sono al comando di Ufente menidi; Enea le sacrifica un'agnella dal vello
(VII, 856-861). nero (VI, 314-316).
Nettuno: dio del mare, identificato nel greco Numa Pompilio: re di Roma, originario di Cu-
Poseidone, figlio di Saturno e di Rea. Aiutò ri; è considerato come il fondatore delle isti-
Giove e Plutone a detronizzare il padre, ed tuzioni religiose romane (VI, 974-979), ma non
ottenne in compenso il dominio del mare. Era è nominato.

www.scribd.com/Baruhk
544 Dizionario dei nomi e dei luoghi

Numano: detto Remulo, è un rutulo, marito avendo egli saputo resistere al desiderio, fu
della sorella di Turno. Vanaglorioso, esalta le appena In tempo a salutarla e a darle, in
virtù degli ftalici e denigra i Troiani: lulo non pianto, l'estremo addio.
tollera le sue offese e con una freccia lo uc· Orione: Gigante, figlio di Nettuno e grande
elda IV, 719-775). cacciatore, fu ucciso da Diana che egli volle
Numico: piccolo corso d'acqua, oggi chia- emulare. Gli dèi lo trasformarono nella co-
mato Rio Torto, entro il quale, secondo la leg- stellazione che porta il suo nome (1, 623: 111,
genda, sarebbe stato trovato Enea annegato 635: IV, 67; VII, 826: X, 958).
(VII, 179, 282, 916). Orizia: figlia di Eretteo, re di Atene, e di
Numidi: abitanti della Numidia, regione del- Dlogenia: fu rapita dal vento Borea e traspor-
l'Africa settentrionale corrispondente all'in- tata In Tracia. Suoi figli furono Calai e Zete.
circa all'attuale Algeria (IV, 53 e VIli, 841, ~ ricordata perché ha regalato a Pilunno alcu-
dove sono detti nomadi). ni cavalli di razza preglatlssima, di cui la Tra-
eia era famosa (Xlii, 108-110).
Oceano: divinità primigenia, personlficazio- Orn.lto: Etrusco, cacciatore stranamente ar-
ne del grande fiume che gli antichi credevano mato 'e vestito, è ucciso da Camilla (Xl, 835-
che circondasse la terra emersa, favoleggiato 850).
come uno dei Titani, figlio di Urano e di Gea, Orode: troiano ucciso da Mesenzio, al quale
marito di Teti e padre delle Ninfe Oceanine predice una prossima fine (X, 918-932).
(1, 336, 887). Oronte: troiano comandante della nave sulla
Ocno: figlio del Tevere e di Manto, fonda- quale si erano imbarcati l lici che avevano
tore della città che dal nome della madre seguito Enea: la nave è naufragata durante la
chiamò Mantova, da Virgilio presentata come tempesta suscitata da Eolo (1. 135-138).
la capitale di una confederazione di dodici cit- Orsa e Orse: I'Orsa Maggiore e I'Orsa Mi-
tà etrusche, abitate da tre stirpi: Greci, Um- nore, ciascuna di sette stelle (1, 885; 111, 635).
bri, Etruschi. A Ocno è attribuita anche la fon- Orslloco: troiano, uccide il latino Remolo
dazione di Felslna, cioè di Bologna, cui forse (Xl, 785-791); ma a sua volta è abbattuto da
spetta la qualifica di capitale della confedera- Camilla (Xl, 851-862).
zione etrusca che Virgilio attribuisce a Man- Orte: città alleata di Turno agli ordini di
tova (X, 256-275). Clauso: oggi sulla linea ferroviaria Roma-Fi-
Ofelte: v. Eurialo. renze, sulla desttra del Tevere a nord di Roma
Olearo: isoletta delle Cicladi (l'attuale And'i- (VII, 824).
paros), a sud-ovest di Paros: Enea la costeg- Ortlgla: 1) antico nome dell'isola di Delo
gia nel viaggio da Dalo a Creta (111, 156). (111, 153, 179, 192): 2) isoletta sulla quale fu
Omole: la vetta più settentrionale dell'Ossa, costruito il primo nucleo di Siracusa, nota
gruppo montagnoso della Tessaglia: è l'attuale anche per la leggenda o mito di Aretusa e
Omòlion (VII, 776). Alfeo (111, 840-846).
Opi: ninfa di Diana, alla quale la dea rac- Oscl: popolo della Campania alleato di Tur-
conta la storia di Camilla e affida l'incarico di no al comando di Aleso (VII, 840).
vendicare la morte della fanciulla, uccisa da Oslnlo: re di Chiusi; i suoi soldati apparten-
Arunte (Xl, 660-736, 1031-1068). gono all'esercito etrusco. Sulla sua nave Giu-
Orco: è una delle indicazioni generiche del none con un'astuzia fa salire Turno e lo tra-
regno dei morti (Il, 493: IX, 638). sporta al largo verso Ardea (X, 821-824). •
Oreadi: le ninfe dei monti che accompagna- Otri: monti della Tessaglia meridionale che
no Diana nelle sue cacce (1, 580). si affacciano sull'Eubea (VII, 776).
Oreste: figlio di Agamennone e di Clitenne-
stra. Nel poema virgiliano si ricorda il suo Pachino: è l'estrema punta meridionale della
amore per Ermlone e l'uccisione di Pirro (111, Sicilia orientale, oggi Capo Passero. Enea lo
403-408): la persecuzione delle Furie per aver costeggia nel viaggio Intorno alla Sicilia per
egli ucciso la madre complice con Egisto della evitare, secondo il consiglio di Eleno, l peri-
morte del padre (IV, 569-572). colf dello stretto di Messina: Scilla e Cariddi
Orfeo: mitico poeta trace, figlio di Calliope (111, 523-526, 949-950). Dall'alto di questo capo
e di Apollo, marito della ninfa Euridice. Enea Giunone osserva l Troiani sbarcati alle foci
lo Incontra nei Campi Elisi dove fa risuonare del Tevere (VII, 532-535).
le sette corde della sua cetra, dono della ma- Padova: v. Antenore.
dre (VI, 791-794): quando aveva chiesto alla Padusa: un ramo del delta del Po, oggi Po
Slbilla dJ poter scendere nell'Averno, aveva di Primaro. Virgilio dice che Il fiume Padusa
ricordato che anche Orfeo vi era disceso, am- è pescoso e i cigni vi schiamazzano (Xl, 567-
mansendo con la dolcezza del suo canto i 571).
mostruosi custodi ed aveva impietosito Pro- Pafo: città dell'isola di Cipro, sacra al culto
serplna e Plutone che gli concessero di ri- di Venere. Virgilio ricorda che Venere vi ave-
condurre su nel mondo Euridice, la sua sposa va un tempio con cento altari (1, 480-483:
(VI, 151-153). Soltanto che Orfeo (ma Enea x. 66, 112).
non lo dice) ottenne la concezione eccezio- Pagaso: etrusco ucciso da Camilla (Xl, 827).
nale a patto ch'egli non si volgesse a guardar- Palamede: re dell'Eubea, il quale aveva
la prima d'essere uscito dall'Averno: e non pubblicamente accusato Ulisse di simulare di

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoght '4'
essere pazzo per non andare alla guerra di dà l'esempio (X, 460-484, 486, 491, 508, 517);
Troia. Ulisse, costretto a partire, non dimen- Turno va con arroganza contro Pallante (X,
ticò l'affronto: sotto le mura di Troia accusò 563), il quale se ne stupisce (X, 467-468); at-
Palamede di essere una spia di Prlamo e lo tacca per primo Turno (X, 481-585), avventa
fece condannare a morte per lapidazione. la l'asta (X, 605), ma ferisce Turno solo legger-
storia è riferita da Enea come l'ha narrata il mente di striscio. Turno a sua volta scaglia
greco Slnone (Il, 103-117). l'asta e Pallante è ucciso (X, 617-619). Enea,
Palamona: divinità marina greca, corrispon- quando viene informato della morte di Pal-
dente al Portumnus del latini. Era stato uomo lante, ne soffre molto (X, 655-657) e pensa che
col nome di Melicerte. Come dio appartiene Turno, uccldendolo, abbia abolito tutti l rl·
alla corte di Nettuno. la leggenda narra che scatti di guerra (X, 673-675). La salma di Pal-
sua madre, lno, regina di Tebe e sposa di Ata- lante è dai suoi compagni recuperata e ono-
mante, ammalato di pazzia, un giorno, inse- rata (X, 641-645); e viene portata a Pallanteo,
guita dal marito che le voleva uccidere il dopo essere stata salutata e onorata da Enea
figlioletto Melicerte, si gettò nel mare col (Xl, 31-36, 48-119, 170-227); Enea ha pace sol-
bimbo; e gli dèl inteneriti trasformarono ma- tanto quando al figlio di Evandro può consa-
dre e figlio, cui fu dato il nuovo nome di Pa· crare la vita di Turno (Xli, 1174-1183).
lemone, in divinità marine (V, 870). Pallanteo: la città fondata da Evandro sul
Pallco: divinità sicula della regione del- colle Palatino, della quale Carinenta predice
l'Etna. Il suo altare è detto benigno perché la futura grandezza (VIli, 393-397); quando la
non gli sacrificavano vittime umane (IX, 713). vede Enea è un modesto gruppo di capanne
Palinuro: figlio di laso e pilota della nave (Vili, 108-112, 644). Ed inoltre: IX, 248, 305.
di Enea (111, 249-251, 629-639, 687-690; V, 802- Palmo: troiano ucciso da Mesenzlo, il quale
908, 919); precipitato In mare da un dio ne- regala le sue armi a lauso (X, 871-878).
mico sulle coste della lucania, di fronte ad Pandaro: 1l arciere troiano, responsabile di
un promontorio chiamato poi con il suo nome. aver infranto la tregua fra Trolani e Greci,
Il mistero della sua morte lo svelerà Pali- ferendo con una saetta Menelao. Era fratello
nuro stesso a Enea appena entrato nel regno di Eurlzlone, che segui Enea In Italia (V, 521-
del morti (VI, 421-451); e chiede a Enea di 624); 2) troiano che aprì una porta del campo
essere sepolto per trovare riposo oltre la trolano, di cui era custode con il fratello Bi-
palude Stlgla e di esservi trasportato dallo zia. Fu poi ucciso da Turno (IX, 815-903).
stesso Enea (VI, 452-462); la Sibilla gli dice Panope: siculo, partecipa alla corsa nel gio-
che non si possono Infrangere le leggi del- chi funebri in onore di Anchise (V, 327-328).
l'Averno, e lo conforta dicendogli che il capo, Panopea: Nereide del seguito di Nettuno.
dove è stato ucciso, porterà il suo nome (VI, Aiuta Cloanto a vincere la regata nei giochi
463-478). funebri In onore di Anchlse (V, 259-262, 873).
Pallade: v. Mlnerva. Pantagla: fiume della Sicilia orientale, che
Palladlo: simulacro di Pallade· custodito in oggi si chiama Porcari, il quale si getta nel
Troia, che non avrebbe potuto essere presa mare presso lentini, oltre il golfo di Megara
fin quando il Palladlo fosse rimasto entro le (111, 835-837).
mura della città. Ulisse e Diomede, travestiti Pento: troiano, figlio di Otreo e sacerdote
da mendicanti, entrarono di notte nel tempio di Apollo, addetto alla custodia dei templi del-
e rapirono il simulacro, che poi trasportaro- l'Acropoli troiana. Enea lo Incontra che corre
no nel campo greco. Da quel momento la disperato con i suoi sacri arredi a casa del.
sorte di Troia fu decisa: ne racconta a suo figlio di Anchlse (Il, 399-418); muore com-
modo la storia il falso Slnone (Il, 203-244; battendo contro l Greci nell'eroico tentativo
IX, 190). di salvare la città (Il, 530-532).
Pallante: 1) antenato di Evandro. In suo ono- Parche: le tre deità che presiedevano al de-
re Evandro chiamò Pallanteo la città da !ui co- stino degli uomini dalla nascita alla morte,
struita sul colle Palatino e dette il suo nome rappresentato da un filo che Lachesi filava da
al flglio (VIli, 60-63); 2) figlio di Evandro e di una conocchia tenuta da Cloto e che Atropo
una donna della Sabina (VIli, 595-596); quan- troncava. Ad esse erano quindi affidati l de-
do Evandro e gli Arcadi scorgono le due navi creti immutabili e lnconoscibili del Fato (1,
di Enea nel Tevere balzano in piedi sbigot- 29; 111, 461; V, 844; IX, 136; X, 533, 1019).
titi; Pallante li tranquillizza e va incontro di Parlde: figlio di Priamo e di Ecuba; è l'a-
corsa agli arrivati (VIli, 121-130); saputo che dultero troiano (X, 119), che ha giudicato Ve-
il capo degli arrivati è Enea, lo invita a presen- nere la più bella delle dee ed ha attirato su di
tarsi a suo padre come ospite gradito (VIli, sé e sulla sua città l'odio di Giuoone (1, 34-
138-140); Evandro offre ad Enea l'aiuto di 37). Fu anche un ottimo pugilatore (V, 393);
quattrocento cavalieri comandanti da Pallante uccise Achille (VI, 69-70; coetaneo e compa-
(VIli, 595-607); salutato dal padre se ne parte gno di Mimante (X, 879), mori per mano di
con Enea cavalcando nel mezzo della schiera Filottete, secondo Virgilio di Agamennone (X.
(VIli, 685-687); sulla nave è seduto accanto 883; Xl, 334-335).
ad Enea e gli chiede tante cose (X. 211-212); Paro: isola dell'Arcipelago delle Clcladl, co-
sbarcato sulla costa laziale esorta i suoi sol- steggiata da Enea nel viaggio da Delo a Creta
dati a combattere con valore e lui per primo (111,156).

www.scribd.com/Baruhk
546 Dizionario dei nomi e dei luoghi

Partenopeo: figlio di Meleagro e di Ata- Perlfante: greco, compagno di Pirro (Il, 586).
lanta, fu uno dei famosi partecipanti alla Patella: la città fondata da Filottete, caccia-
• guerra dei Sette contro Tebe •, tutti morti, to dalla sua patria (Melibea, nella Tessaglia)
ad eccezione di Adrasto, sotto le mura di dopo il suo ritorno dalla guerra di Troia,· sulla
Tebe (VI, 595). costa calabra, presso l'attuale Strongoli (111.
Parti: popolo dell'Asia occidentale, di stirpe 488-490).
iranica. Dopo aver fatto parte dell'impero per- Pico: figlio di Saturno e re di Laurento, spo-
siano, di quello di Alessandro Magno e infi- so di Circe, la quale lo trasformò in uccello
ne dei Seleucidi, fondarono essi stessi un va- (VII, 204 e 223-226).
sto dominio indipendente che durò dal 256 Plgmalione: re di Tiro e fratello di Didone,
a. C. al 226 d. C. sotto la dinastia degli Arsa- per avidità di danaro ha ucciso Sicheo, il co-
cldi. l Parti sostennero continue lotte con i gnato, e avrebbe soppresso anche la sorella
Romani nella regione dell'Eufrate, anche con se essa non si fosse messa in salvo fuggendo
notevoli successi: Marco Licinio Crasso nel (1, 403-429; IV, 386-388).
53 a. C. fu sconfitto e ucciso e Marco Antonio Pilunno: dio agreste italico, avo di Turno
nel 36 a. C. fu costretto ad una ritirata preci- (IX, 4; X, 99, 777-779); Turno aveva cavalli di
pitosa. Ottaviano ottenne la restituzione dei una razza pregiata dati In dono a Pilunno dalla
vessilli conquistati e concluse la pace (VII, regina Ori zia (Xli, 106-110).
688). l Parti erano espertissimi arcieri (Xli, Pinarla: nome di una famiglia di Pallanteo,
1072). alla quale fu affidata la custodia del culto di
Paslfe: moglie di Minasse e mitlca madre Ercole sull'Ara Massima (VIli, 314-315).
del Minotauro. Enea la incontra nei Campi del Plracmone: uno dei Ciclopi della fucina di
Pianto (VI, 558). V. Minotauro. Vulcano (VIli, 495).
Patrone: atleta arcade di Tegea, partecipò Plrgi: città sulle coste dell'Etruria, le cui
alla corsa nei giochi funebri in onore di An- rovine si osservano ancora nella località di
chise (V, 325-326). S. Severa. Si schiera agli ordini di Asture
Pelasgi: popolo di incerta origine e di non contro Mesenzio (X, 239).
sicura identificazione, che si sarebbe diffuso, Pirgo: regale nutrice di tanti figli di Priamo,
secondo Omero, in Tessaglia e che, secondo si accorge che colei che si dice Beroe e in-
altre notizie, agli albori della storia era pre- vita le donne troianc a incendiare le navi, è
sente in varie regioni del Mediterranto. Vir- una dea che ha assunto le sembianza della
gilio ricorda la tradizione che i Pelasgi occu- moglie di Dorlclo (V, 680-689).
parono per primi le terre latine (Xlii, 700-703; Piritoo: re dei Lapiti, figlio di lssione e di
Xl, 193-196). Nefele come i Centauri, sposò lppodamia. Ri-
Pelia: troiano ferito da Ulisse durante la masto vedovo avrebbe voluto sposare una
guerra di Troia; poi seguì Enea (Il, 537). dea e a tal fine scese nell'Averno con Teseo
Peloro: promontorio all'estremità nord-orien- per rapirvi Proserpina, ma Plutone, scoperta
tale della Sicilia, ora" capo Faro, sullo stretto l'audace impresa, incatenò l'incauto presun-
di Messina (111, 500-504, 834). tuoso nel Tartaro (VI, 489).
Penati: divinità latine della casa; dapprima Pirro: o Neottolemo, figlio di Achille, dopo
presiedevano alla dispensa, poi furono con- la morte del padre, continuò con accanimento
siderato protettori di tutta la casa, sulla quale la lotta contro Troia. Entrò nella città chiuso
facevano piovere i doni della buona fortuna. nel cavallo di legno (li, 300); mise a ferro e
Oltre quelli della casa, i Latini onoravano an- fuoco la reggia (Il, 577-578, 603-622) e uccise
che quelli della città e dello Stato, ai quali il vecchio Priamo (Il, 647-678); ma Anchise
attribuivano gli stessi poteri benefici. in un dice a Enea che a Pldna (168 a. C.) L. Emilio
certo senso essi rappresentavano la perenni- Paolo vendicherà la morte di questo vecchio
tà della vita rispettivamente della famiglia, (VI, 1012-1015); ritorna In patria con Andro-
della città e della patria (l, 86; Il, 366-373, maca e Eleno prigionieri, e sposa Ermione
630-632, 870; Ili, 185; IV, 721; V, 667-669; VIli, togliendola al fidanzato Creste, il quale irri-
15, 631, 789; IX, 320). tato lo uccide (Ili, 400-401, 405-408); ne accen-
Penteo: re di Tebe; per l'ostentato disprez- na anche Diomede (Xl, 329-331).
zo verso il culto di Bacco, fu lacerato dalla Pisa: città etrusca, ma di origine altea; i
madre furente, dalle sorelle e dalle Baccanti suoi fondatori provenivano infatti dalla greca
(IV, 567). Pisa, città del Peloponneso poco a nord di
Pentesilea: regina delle Amazzoni che, ac- Olimpia e del fiume Alfeo. l suoi soldati, co-
corsa In difesa di Priamo, fu uccisa da Achil- mandati da Asila, sono alleati di Enea contro
le. L'episodio è effigiato nel tempio di Giuno- Turno e Mesenzlo (X, 233-235).
ne a Cartagine (1, 570-574; Xl, 814-819). Plstrl: v. Memmo.
Pergamea: la città fondata da Enea nella Plemlrio: promontorio siciliano che delimita
parte occidentale de li 'isola di Creta, sul golfo a sud il golfo di Siracusa; è l'attuale capo
di La Canea (111, 163-167). Murro, la cui estremità è Punta del Gigante
Pergamo: nome dell'Acropoli di Troia (111, (111, 841).
134) e dato da Enea alla città costruita a Cre- Plutone: re dell'Averno e marito di Proser-
ta (Pergamea) e da Eleno a quella da lui co- pina. ~ detto anche Giove Stlgio (IV, 770) e
struita in Caonia (111, 412-413). Dite (IV, 848; VI, 162, 340, 669).

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 547

Po: Il maggiore fiume d'Italia ha le sue sor- Povertà: figura mostruosa che Enea vede
genti In un boschetto di lauri nei Campi Elisi nel vestibolo dell'Orco (VI, 349).
(VI, 804-808). Con il Po hanno relazione i miti Preneste: l'attuale Palestrina, fondata da Ce-
di Fetonte, di Cicno e delle Eliadi. E inoltre: culo; la città si schiera contro l Trolanl (VII,
IX, 824-825. 779-792); Evandro, però, racconta ad Enea di
Pollbete: sacerdote di Cerare; Enea lo in- aver vinto Preneste e di aver ucciso il suo
contra nei Campi del Pianto (VI, 601). re Erulo; perciò Ceculo non sarebbe il fonda-
Polldoro: figlio di Prlamo, nell'imminenza tore della città (VIli, 651-662).
della guerra, fu dal padre affidato con molto Prlamo: 1l figlio di Laomedonte e re di
denaro a Polinestore, re di Tracia, ma questi Troia. Da giovane visitò la sorella Eslone, re-·
per avidità lo uccise. Enea ne scopre miraco- gina di Salamina, e l'Arcadia (VIli, 178-180),
losamente la tomba e gli presta le onoranze Enea regala a Latino lo scettro, la tiara e le
funebri secondo il rito (111, 29-83). vesti di Priamo (VII, 286-290); la fine di Prla-
mo ha inizio con il suo incontro con Slnone
Pollfemo: ciclope accecato da Ulisse; ne (Il, 73-77); Priamo ordina che gli Slano tolte
racconta il fatto Achemenide, che Enea incon- le manette e dice a Sinone di considerarsi
tra In Sicilia (111, 752-787, 800, 814). un Trolano (11,183-186); Il vecchio re, di fron-
Pollssena: figlia di Priamo, che Andromaca te alla rovina della città, Indossa le armi co-
dice ad Enea essere stata immolata sotto le me se potesse contribuire a difenderla, e
mura di Troia presso una tomba nemica (111. scaglia contro Pirro, che, entrato nella reggia,
395-397); secondo la leggenda essa avrebbe uccide Polite (figlio del re), un giavellotto. e
dovuto essere sposa di Achille, ma Paride uc- Plrro lnferocito lo uccide (Il, 623-685); le tri-
cise l'eroe greco proprio durante la celebra- sti vicende di Priamo sono raffigurate anche
zione delle nozze nel tempio di Apollo, che nel tempio di. Giunone a Cartagine (1, 530,
sorgeva tra il campo greco e Troia. Rapita da 533 e 566-567); 2) figlio di Polite e quindi ni-
Neottolemo, fu da questo immolata sul sepol- pote del vecchio Priamo, è tra i giovinetti che
cro del padre. seguirono Enea e partecipa con Ascanio al
Pollte: figlio di Prlamo e di Ecuba, è una gioco di Troia nel corso del ludi funebri In
delle vittime di Pirro durante la distruzione onore di Anchise (V, 594-597).
di Troia (Il, 648-656); una delle tre schiere di Priverno: città dei Volsci, di cui era re Mè-
giovinetti, che svolsero il gioco nei ludi fune- tabo, padre di Camilla (Xl, 667-704).
bri in onore di Anchise, era guidata da Prla- Proca: re di Alba Longa, indicato nei Campi
mo, figlio di Polite (V, 594-597). Elisi ad Enea dal padre (VI, 925).
Polluce: v. Dioscuri. Procida: isoletta tra Capo Mlseno e l'isola
Pomezia: antichissima città dell'Agro Pon- d'Ischia (IX, 863).
tlno, contesa tra Volsci e Romani, poi distrut- Procre: figlia di Eretteo e sorella di Orizia,
ta nel 495 a. C. Sorgeva nell'attuale località mori uccisa dal marito Inavvertitamente, men-
di Cisterna di Latina (VI, 933). tre lei lo seguiva, di nascosto, durante una
Pompeo: Anchise nei Campi Elisi indica ad caccia. Enea la vede nel Campi del Pianto
Enea Pompeo e Cesare, l due grandi generali (VI, 557).
che dapprima, con Crasso, formarono il pri- Proserplna: regina dell'Averno e moglie di
mo trlumvlrato (60 a. C.), e Pompeo sposò an- Plutone; le è sacro l'albero dal ramoscello
che la figlia di Cesare; ma poi divennern ne- d'oro (VI, 174-189, 260-261, 776-779); ogni uomo
mici e nel 48 a. C. si scontrarono a Farsalo ha un capello che la dea strappa al momento
In una grande battaglia che si concluse con la della morte (IV, 840-851); Plritoo e Teseo ten-
vittoria di Cesare. Pompeo, fuggito in Egitto, tarono di rapire la regina dell'Ade (VI, 488-
fu ucciso appena sbarcato (VI, 998-1004). 494).
Populonla: città etrusca, sulla costa tirre- Proteo: dio marino, dotato di spirito divi-
na, poco a nord di Piombino; ha mandato i natorio; aveva la sua dimora abituale nell'Iso-
suoi soldati con Abante contro Turno e Me- la di Pharos, di fronte ad Alessandria d'Egit-
senzlo (X, 225-226). to ed estendeva il suo dominio sul Mediter-
raneo orientale. Nella sua sede accolse Me-
Porsenna: principe etrusco che, disceso da nelao di ritorno dalla guerra di Troia (Xl,
Chiusi, dopo la cacciata dei Tarquini, pose 325-327).
l'assedio a Roma e la umiliò, imponendo o-
staggi, che poi, colpito dall'eroismo dei Ro- Quirino: divinità ftalica, propriamente sa-
mani, restitui. Gli episodi di questa guerra bina, diventata poi per i Romani Marte e quin-
sono effigiati sullo scudo di Enea (VIli, 752- di confusa con Romolo, divinizzato. Il nome
758). stesso, che suona • vibratore della lancia •.
Portunno: dio italico, protettore dei marinai. ha un significato guerriero. Virgilio lo consi-
Nella regata dei giochi funebri organizzati in dera senz'altro come appellativo di Romolo
onore di Anchise, spinge la nave di Cloanto, (1, 341). .
Il quale vince (V, 262-263). Oulrltl: appellativo del popolo romano che
Potlzlo: fu l'iniziatore del culto di Ercole si connette con Quirino. Delle varie spiega-
sull'Ara Massima e capostipite della famiglia zioni è la più sicura. Perciò non sembra ac-
romana dei Potizii (VIli, 314, 328). cettabile la sua derivazione da Cure (VII, 815).

www.scribd.com/Baruhk
,548 Dizionario dei nomi e dei luoghi

Radamanto: figlio di Giove, fratello di MI- zie nel territori confinanti ed avevano mire
nossa e re di Creta, divenuto proverbiale per espansionistiche, per la qual cosa erano co-
la sua rettitudine e per le giuste leggi date stantemente in guerra con i gruppi etnici della
al suo popolo, dopo la morte fu collocato nel- regione, costretti ad essere, come gli Arcadi
l'Ade come giudice delle anime insieme con di Evandro (VIli, 164-167), continuamente sul-
Mlnosse ed Eaco, ma con l'incarlco·particola- la difensiva. Perciò, quando Enea sbarca alle
re di giudicare l colpevoli dei reati per i quali foci del Tevere, sono l primi a volerlo ricac-
sono previsti l supplizi del Tartaro (VI, 699- ciare nel mare; e con l'aiuto degli altri po-
703). poli del Lazio, che più per timore che non
Ramnete: capo dei Rutuli e Indovino, è uc- per convinzione si alleano a questi predonl,
ciso da Nlso (IX, 396-400). assalgono dapprima l'accampamento che l
Rapone: etrusco fedele a Mesenzlo, uccide Trolanl si sono costruiti alla foce del Tevere
l trolani Partenlo e Orse (X, 939-940). (IX, 31-82, 201-220, 641-977); poi quando Enea
Rea: sacerdotessa; ha segretamente amato sbarca sul litorale con gli alleati Arcadi ed
Ercole e gli dette un figlio: Aventino, alleato Etruschi, tentano di resplngerli sulle navi. ~
dJ Turno (VII, 751-761). questa la battaglia più grande di tutta la guer-
Rebo: Il cavallo di Mesenzio ucciso da Enea ra e la sua descrizione occupa tutto Il decimo
(X, 1072-1085, 1113-1116). libro. Il secondo grande scontro awiene nella
Remulo: dJ Tivoli, amico di Cèdico, dal compagna di Laurento (Xl, 737-1068); la morte
quale aveva avuto In dono una splendida cin- di Camilla sconforta l Rutuli e i loro alleati, e
tura, che Remulo, morendo, aveva dato al ni- cercano scampo con la fuga verso le mura di
pote, dal quale era poi passata In possesso Laurento (Xl, 1065-1099).
di Ramnete (IX, 439-445).
Reno: Il fiume Reno, raffigurato bicornuto, a Sabel: arabi del paese di Saba. la parte me-
simbolo della Germania, sullo scudo di Enea ridionale della penisola arabica, corrisponden-
(VIli, 844). te all'incirca all'odierno Yemen (VIli, 820).
Reso: re della Tracia e alleato di Troia. Fu Sablnl: è una delle popolazioni più antiche
ucciso da Dlomede e l'episodio è raffigurato medloitaliche, legata Intimamente alla storia
nel tempio di Giunone a Cartagine (1, 544- di Roma. Nell'azione del poema virgillano i Sa-
54&). bini, guidati da Clauso, partecipano alla guer-
Reteo: rutulo, Inseguito dai troiani Teutra e ra come alleati di Turno, ma nel nome del lo-
Tlre, è ucciso da Pallante (X, 512-517). ro Capo, che sarebbe il fondatore della • gens
Rateo: promontorio della Troade (VI. 625). Claudia •, traspare già lo stretto rapporto che
Reto: rutulo ucciso da Eurialo (IX, 423-429); essi avranno con Roma, documentato nel poe-
forse lo stesso che è detto padre o stirpe ma anche dalle raffigurazloni dello scudo di
vetusta di Anchemolo (X, 495-497). Enea: Il ratto delle Sabine, la successiva
Rlfeo: trolano, che partecipò con Enea al guerra e infine la pace con il loro re T. lazio
tentativo disperato di respingere i Greci pe- (VII, 810-831; VIli, 740-746). Anche Evandro
netrati In Troia (Il, 422. 488, 527). aveva sposato una sabina, la madre di Pallan-
Roma: Giove annuncia a Venere che dai di- te (VIli, 595-596).
scendenti di Enea un giorno Romolo fonderà Sabino: antenato di Latino, la cui effigie è
una città i cui abitanti si chiameranno Roma- nel vestibolo della reggia di.Laurento. Secon-
ni (1, 320-323); e al dominio di questa città do VIrgilio, Sabino era un • coltivatore di vi-
non sarà posto alcun limite né di spazio, né ti • e agricoltore (VII, 212-213).
di tempo (1, 324-325): ancor più esplicito è Saces: cavaliere rutulo che porta a Turno
Anchlse (VI, 936-943); la futura Roma è effi- la notizia della morte di Amata e del pericolo
giata con le sue glorie anche sullo scudo di che corre Laurento (Xli, 816-832).
Enea (VIli, 740-849): Evandro indica i luoghi Sacranl (schiere sacrane): popolazione del
sul quali sorgerà Roma (VIli, 393-420). regno di Turno (VII, 913-914).
Romolo: è destinato dal Fato ad essere fon- Salamlna: isola del golfo di Atene; vi era
datore di Roma (1, 320-323; VI, 940-943); e re Telamone, marito di Esione, sorella di Pria-
sarà figlio di Marte (1, 318-319; VI, 936-937): mo. SI ricorda la visita alla sorella del re di
sullo scudo di Enea sono raffigurati gli eventi Troia (VIli, 175-178).
della sua vita dalla nascita alla fondazione Salii: collegio dei sacerdoti addetti al culto
di Roma e alle guerre combattute nel primi di Marte, che si suddivideva In due parti di
tempi (VIli, 733-743). dodici persone ciascuna: l Salii del Palatlno e
Rufra: una città di questo nome sembra che l Salii del Oulrlnale. Essi avevano In custodia
sorgesse nel territorio Intorno all'attuale cit- l dodici scudi sacri conservati sul Palatlno
tadina di Presenzano In provincia di Caserta, e celebravano due feste con processioni e
fra Teano e Cassino (VII, 851). canti. VIrgilio chiama con lo stesso nome l
Rutull: sono gli abitanti del piccolo regno sacerdoti che celebrano l riti In onore di Er-
di Dauno, padre di Turno, la cui capitale era cole, dando ad essi anche le stesse attribu-
Ardea. Il Numlco, piccolo corso d'acqua, di- zioni rituali (VIli, 332-355).
videva" Il territorio dei Rutuli da quello dei Sallo: atleta, originario deii'Acarnanla, re-
Latini. Del Lazio costituivano il gruppo etnico gione della Grecia settentrionale, sulla costa
più compatto e più battagliero; facevano raz- del Mar Ionio: partecipa alla gara di corsa nel

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 549

giochi funebri In onore di Anchise (V, 325- sua nuova patria, Butroto nella Caonia, Sca-
326, 346-347, 359-360, 364-366, 378-379). mandro un fiumicello asciutto (111, 427).
Salmoneo: figlio di Eolo, capostipite della Scee: Scea era chiamata una delle sei porte
gente eolica e fratello di Sisifo, diventato re della città di Troia, quella occidentale; e Eia-
deii'Eollde (o Elide) montò in superbia e volle no, che alla morte di Plrro ebbe in sorte una
passare per un dio. SI costruì pertanto un car- parte del suo regno e vi costrul una nuova
ro, sul quale, co1·rendo di notte sopra un pon- Pergamo, volle chiamare anche le porte della
te di rame con In mano fiaccole accese, Inten- nuova città con i nomi di quelle della Troia
deva Imitare Il rumore del tuono e i lampi distrutta (111, 425-428).
del fulmine. Giove, cui la scimmlottatura non Scilla: figlia di Forco, dio marino, cambiata
piacque, lo scaraventò con un vero fulmine da Circe, in un impeto di gelosia, In mostro
nel Tartaro, dove lo Incontra Enea (VI, 721- marino, terrore dei naviganti, che col suoi
734). latrati stordiva e poi divorava appostata sullo
Same: città dell'isola di Cefalonia, che Enea stretto di Messina di fronte a Cariddi: ha Il
vede navigando nel canale che separa questa capo e il petto di donna, Il ventre di lupo,
Isola da ltaca (111, 336). le estremità di pesce (1, 234-235; 111, 512-
Samo: Isola delle Sporadl, prossima alla 522); Enea vede il mostro nel vestibolo del-
costa dell'Asia Minore, In cui sorgeva un l'Averno (VI, 361); e Giunone la ricorda come
tempio famoso di Giunone (1, 21). mezzo Inutile per Impedire a Enea lo sbarco
Samotracla: Isola del Mare Egeo, di fronte In Italia (VII, 348).
alla foce del fiume Marltza, che nella Tracla Sciplonl: sono i due Sclplonl che Anchise
segna Il confine fra Grecia e Turchia. VI re- Indica a Enèa nel Campi Elisi; P. Cornelio Scl-
gnò Dardano, che poi si trasferl nella non lon- plone l'Africano maggiore, Il vincitore di An-
tana Asia Minore, ove costrul Troia (VII, 241- nibale a Zama (202 a. C.), e P. Cornello Scl-
246). plone Emiliano, l'Africano minore, che distrus-
Sarno: fiume della Campania, che entra nel se Cartagine (146 a. C.); le loro anime sono
mare tra Torre Annunziata e Castellammare destinate a ritornare sulla terra (VI, 1018-
di Stabia. Le popolazioni della pianura del 1019).
Sarno si schierano con Ebalo, loro re, contro Sebetlde: la Ninfa figlia del torrente Seba-
l Trolanl (VII, 850--851). to, uno del tanti che sfociano nel golfo di Na-
poli. Sebetlde sposò Telone e divenne madre
Sarpedonte: figlio di Giove; re della Llcla, di Ebalo (VII, 844-847).
alleato di Troia, fu ucciso da Patroclo. Giove
accenna con tristezza alla sua morte (l, 120; Sellnunte: città fondata dal Greci di Megara
X, 601); un suo figlio spurlo, Antifate, segui
sulla costa meridionale della Sicilia occiden-
tale, oggi importante zona archeologica del
Enea (IX, 842·843); e l suoi fratelli' Claro e
comune di Castelvetrano (111, 857-859).
Temone (X, 165).
Sarasto: trolano molto vicino a Enea, del
Satlcull: abitanti di Saticula, città della quale gode grande fiducia. Enea gli affida di
Campania, presso l'attuale Caserta vecchia, preparare, insieme con Mnesteo e Sergesto,
partecipano con Aleso alla guerra contro Enea la flotta per partire da Cartagine (IV, 340-
(VII, 839). 348); Enea, prima di partire per Pallanteo,
Satura: regione del regno di Turno, tra An- gli aveva affidato, insieme con Mnèsteo, la
zio e Terracina, nella cui pianura è una • nera direzione del lavori di fortificazione (IX, 216-
palude •: le paludi pontlne (VII, 919-920). 220); con Mnesteo rinfranca l Trolanl terrlfl-
Satumla: cosi fu chiamato il Lazio, secondo cati dalla presenza di Turno nell'interno del
la leggenda che favoleggiò Saturno detroniz- campo e Il Incita ad affrontarlo (IX, 928-931 );
zato da Giove e rifugiatosi nel Lazio, ove fu Enea gli dà le belle armi del vinto Emonlde
Il primo re (VIli, 414-416). e lo invita a farne un trofeo In onore di Mar-
Saturno: antichissima divinità itallca Identi- ta (X, 684-686). E inoltre: Xli, 695.
ficata poi con Il greco Cronos; ma del mito Sargesto: troiano, capostipite della gente
latino conservò la primitiva natura essenzial- Sergia (V, 131), partecipa alla regata nel gio-
mente agreste e solare, personificata In un chi funebri in onore di Anchlse al comando
re che In tempi lontanissimi, cacciato dal della nave Centauro (V, 132); sfascia la nave
figlio, sarebbe approdato In Italia, dove avreb- contro gli scogli, ed Enea per consolarlo gli
be con le buone leggi e con Il lavoro, spe- regala del giovenchi e la schiava Fàloe (V,
cialmente della terra, fatto felici l popoli del 134-313); travolto dalle onde della tempesta
Lazio; e Il suo regno fu chiamato • età del- provocata da Eolo, compare Inaspettato ad
l'oro •. Perciò Saturno presiedeva alla giusti- Enea nel tempio di Giunone a Cartagine, men-
zia, al giorni, alle stagioni, all'anno, alle in- tre la regina Didone sedeva In giudizio e ren-
temperie, alle sementi, all'agricoltura; e in deva giustizia (l, 589-595); Enea uscito dalla
suo onore si celebravano l Saturnall, nelle ca- nube gli tende la mano (1, 716-717). E Inoltre:
lende di gennaio (1, 667; VIli, 372-373, 416; V, 513.
Xl, 314). Savero: monte della Sabina (VII, 820).
Scamanclro: fiume della Troade che i Tro- Slbllla: nome comune a tutte le sacerdo-
lanl erranti alla ricerca di una nuova patria tesse di Apollo, che privilegiate del dono
ricordano con nostalgia. Eleno chiama nella della profezia, pronunciano oracoli. Nel poe-

www.scribd.com/Baruhk
550 Dizionario dei nomi e dei luoghi

ma vlrglllano è particolarmente famosa la co all'Inganno del cavallo di legno architet-


Slbllla Cumana, chiamata Delfobe, che nel tato dall'astuto Ulisse, seppe con le sue fal-
canto sesto guida Enea nella visita del regno sità persuadere l Trolani a trasportare quella
del morti. macchina Insidiosa dentro la città e a prepa-
Slcanl: popolazione antichissima del perio- rare a Troia quella rovina e quello scempio,
do eneolitico scesa nella penisola dal nord, cui non erano stati sufficienti le armi e Il va-
fermatasi per un certo tempo nel Lazio e poi lore dei guerrieri greci {Il, 75-244); Sinone
a poco a poco splntasl sino nella Sicilia oc- furtivamente apre gli sportelli del cavallo-
cidentale, cui avrebbe dato il nome (VII, 913; macchina e fa uscire l guerrieri che invado-
VIli, 383; Xl, 395). no la città, massacrano l guardiani, spalan-
Slcheo: sposo di Didone, ucciso da Plgma- cano le porte e fanno entrare l'esercito greco
llone. Ne racconta Il fatto, da cui poi trasse (Il, 322-335); Sinone vittorioso semina fuoco
origine la fondazione di Cartagine, Venere ad e Insulti (Il, 312).
Enea, al quale si era presentata con le sem- Sirene: mostri marini Immaginari con la
bianza di una fanciulla di Tiro che aveva se- testa e Il corpo di donne sino ai fianchi, nel
guito Didone In terra africana {1, 396-430); lo rimanente pesci. Col loro canto soave ade-
ricorda anche Didone {IV, 550-556, 607, 663- scavano l marinai, e la nave, abbandonata a
664); Cupido In braccio di Didone nelle sem- se stessa, andava a cozzare e a naufragare
bianza di Ascanio, toglie dal cuore della re- sugli scogli; e l marinai diventavano cibo
gina a poco a poco il ricordo del marito mor- degli ingordi mostri (V, 911-915).
to (1, 853-857); Didone lo ricorda ad Anna Slrlo: stella, la più splendente, della costel-
{IV, 27,28, 37-39); Enea lo incontra nei Campi lazione del Cane, detta apportatrice del caldo
del Pianto con Didone {IV, 587-589). torrido o della canicola, comparendo essa nei
Slcull: popolazione ltalica che alcuni critici mesi dell'estate {111, 176-177; X, 351-354).
Identificano con l Sicani; secondo altri i Si- Slrtl: sono le due vaste insenature che for-
cani sarebbero giunti nell'isola ancora prima. ma Il Mediterraneo centrale sulla costa del-
l Slcull, di origine aria, sarebbero discesi lun- l'Africa settentrionale e quindi della Libia: la
go la penisola nel corso del secondo millen- Slrtl Maggiore o golfo di Sidra ad oriente tra
nio e alla fine, verso il 1000, si sarebbero stan- Bengasi e Misurata, la Sirti Minore ad occi-
ziati nella Sicilia orientale {1, 639; 111, 840; dente fra Tripoli della Libia e Biserta della
V, 28, 327, 475, 742). Tunisia. Il mare In esse è poco profondo ed a
Sldone: città fenicia, capitale del regno di tratti quasi affiorano banchi di sabbia. Le navi
Belo, padre di Didone, detta perciò • Sidonia • dJ Enea si sono lnsabbiate nella Slrti Minore
{1, 719; IV, 654). Attualmente si chiama Saida. (1, 130-134, 172-176; V, 208; VI, 73; VII, 348).
città llbanese sulla costa, poco a sud di Sogni: l vani sogni, cioè le parvenze della
Beirut. realtà, sono presenti nel vestibolo dell'Aver-
Slgeo: promontorio della Troade presso il no appesi a foglie di un olmo gigantesco. Li
quale si era ancorata la flotta che aveva tra- vede Enea quando scende nel regno del Morti
sportato i Greci a combattere contro Troia (VI, 358).
{Il, 392). Sonno: figlio della Notte e fratello della
Sila: altipiano boscoso della Calabria (Xli, Morte: durante Il viaggio dalla Sicilia a Cu-
896). ma, durante la notte il Sonno awolge Pali-
Silvano: divinità latina, che presiedeva alla nuro e lo fa precipitare nel mare (V, 882-919);
fecondità del campi e delle greggi. Per il Enea ne vede l'Immagine nel vestibolo dell'A-
culto e gli attributi si confondeva con Pani verno (VI, 352).
(VIli, 703). Soratte: monte a nord di Roma: sulla vetta
Silvia: fanciulla, figlia di Tlrro, Il pastore di sorgeva .un tempio dJ Apollo (VII, 798; Xl,
Latino, alla quale era caro il cervo che Asca- 970). ..._
nio colpi con una freccia (VII, 552-555, 571- Sparta: città greca della Laconia (Pelopon-
572). neso). In veste di fanciulla e armata come
Silvio: figlio ultimo di Enea e di Lavinla, una vergine dJ Sparta si presenta a Enea Ve-
fondatore di Alba Longa. r: Indicato da Anchl- nere {1, 368-372): è anche ricordata per l'in-
se ad Enea nel Campi Elisi (VIL 917-924). contro awenuto In essa tra Parlde ed Elena
Slmeto: fiume siciliano che si versa nello {Il, 710; VII, 413-415; X, 119-120).
Ionio tra Catania e Lentini {IX, 712). Spio: Nerelde del seguito di Nettuno (V,
Slmoenta: fiume della Troade, ripetutamen- 873).
te rievocato con nostalgia insieme con l'altro Stenelo: greco che entrò In Troia rinchiuso
fiume, lo Xanto, dal Trolani che vanno alla nel ventre del cavallo di legno {Il, 329).
ricerca con Enea di una nuova patria. Andro- Sterope: ciclope addetto alla fabbricazione
maca, nella nuova terra, a Butroto, s'illude di del fulmlnt di Giove nella fucina di Vulcano
llbare ad Ettore, al suo ricordo, vicino all'ac- (VIli, 495).
qua d'un finto Slmoenta (111, 371-375). Inol- Stlge: fiume che scorre nove volte intorno
tre: l, 120, 725: V, 289, 670, 849; VI, 111; al regno dei Morti (VI, 171, 197, 466, 480);
x. 79. Il giuramento pronunciato In nome dello Stlge
Slnone: soldato greco che, consegnatosi determina un Impegno Inderogabile (VI, 402-
da solo a pastor trolanl per dare l'ultimo toc- 406; Xli, 1024-1025).

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 55 I

Strlrnone: fiume della Macedonia, sfocia Tartaro: luogo particolare dell'Erebo, nel
nel Mare Egeo ad est della penisola Calcidi- quale sono punite le anime del cattivi. E nella
ca (X, 340-343). Immensa città circondata da tre cerchi di mu-
Strlrnonlo: arcade ucciso da Aleso (X, 526). ra, e da un fiume vortlcoso, Il Flegetonte, le
Strofadl: gruppo di piccole Isole del Mar cui acque sono di fuoco; vi si entra da una
Ionio, a sud di Zante. Enea vi sbarcò costret- porta grandissima e dal mezzo della città si
to da una tempesta e vi trovò le Arpie (111, eleva una torre altissima, sulla quale siede
259-264). Tlslfone con la veste Insanguinata. Giudice è
Sulmona: città del Volsci alleata di Turno; Radamarito di Cnosso, il quale confessa, ca-
è l'attuale Sermoneta In posizione dominan- stiga e costringe l cattivi all'espiazione del
te le Paludi Pontine in provincia di Latina loro delitti (VI, 678-716]; ed Inoltre: V, 775 e
(X, 657-661). IX, 603.
Taumante: figlio di Gea e di Ponto, sposò
Taburno: monte del Sannio, a nord-ovest di l'oceanlna Elettra e divenne padre di Iride e
Avellino, oggi Monte Vergine (Xli, 896). delle Arpie (IX, 5).
Talla: Nerelde del seguito di Nettuno (V, Tazlo: Tito Tazlo, re del Sablnl, che In se-
873). guito al ratto delle Sablne mosse guerra a
Tantalo: re leggendario della Lidia, figlio di Roma e, con Il tradimento di Tarpea, prese Il
Giove e padre di Penelope e di Niobe. Gli Campidoglio. Fatta poi la pace, condusse Il
dèl lo invitavano spesso ai loro banchetti; ma suo popolo da Curi a Roma e regnò Insieme
essendo perciò salito In superbia ed avendo con Romolo. Fu ucciso dai laurentlni. E effi-
egli sottratto dalla loro tavola l'ambrosia e giato sullo scudo di Enea (VIli, 740-746).
Il nettare per portarli agli uomini (secondo Tegea: città dell'Arcadia; vi sorgeva Il fa-
un'altra tradizione avrebbe preparato In pa- moso tempio di Atena Alea, nel quale erano
sto agli dèl il proprio figlio Pelope per pro- conservate molte opere del grande scultore
vare a qual punto arrivasse la loro chiaroveg- greco Scopas (V, 326).
genza) essi lo condannarono nell'Averno alla Telebol: abitanti di piccole Isole del mare
pena terribile della fame e della sete. Virgilio Ionio tra l'isola di leucade e la costa dei-
non lo nomina, ma vi allude chiaramente nel I'Acarnania. Erano dediti alla plrateria e una
versi 743-748 del canto VI. parte di essi guidati da Telone, si trasferirono
Tapso: città della Sicilia orientale fondata nell'Isola di Capri, la occuparono e vi si stabi-
dal Calcidesi, tra Megara e Siracusa (111, 837). lirono (VII, 844-847).
Taranto: Enea attraversa il golfo di Taranto Telone: re del Teleboi di Capri, sposò la
nel viaggio da Butroto alla Sicilia (111, 676). ninfa Sebetide e divenne padre di Ebalo (VII,
Tarconte: vecchio re etrusco dotato di fa- 844-847).
coltà divinatorie, con Il quale Enea si è allea- Temllla: rutulo, ferl Involontariamente Il
to contro Turno. Come Indovino sa che la commilitone Priverno, che fu poi ucciso dal
guerra contro Mesenzlo può essere vinta sol- trolano Capi con una freccia (IX, 699-706).
tanto se a capo dell'esercito è uno straniero Tempesta: divinità delle tempeste del mare,
e manda ambasciatori ad Evandro a invltarlo alla quale Enea sacrifica una pecora nera (111,
ad essere egli Il capo dell'esercito etrusco 147-148; v, 816).
(VII, 589-592); Tarconte è accampato con l'e- Tenedo: lsoletta dell'Egeo, prossima alla
sercito etrusco nella campagna di Cere, ed costa della Troade; di essa l Greci si sono
Enea ne scorge da un'altura l'accampamento serviti per nascondere alla vista del Trolanl
(VIli, 104-107); conclude un'alleanza con Enea la flotta in attesa del segnale di Sinone. Da
(X, 201-203); dà disposizioni al soldati della Tenedo arrivano anche i due grossi serpenti
sua nave per lo sbarco (X, 373-381); ma la che straziano laocoonte e l suoi due figli (Il,
nave va a finire In una secca scogliosa e si 30-35, 254-283, 318-322).
sfascia (X, 386-392); come capo è accanto ad Termodonte: fiume del Ponto, alla cui foce
Enea nelle onoranze funebri ai caduti (Xl, era Temiscira, la capitale del favoloso regno
230-231); nella grande battaglia delle opposte delle Amazzoni, che oggi si potrebbe riscon-
cavallerie, rlncuora l suoi e fa prigioniero Ve- trare nella cittadina di Terme ad oriente di
nulo (Xl, 896-934). Samsun (Xl, 815).
Tarpea: strapiombo roccioso sul lato occi- Terone: è Il primo rutulo che Enea abbatte
dentale del colle Capitolino (VIli, 404). appena sbarcato dalla sua nave con gli al-
Tarpeia: una delle giovani italiche che for- leati Etruschi (X, 398).
mano la guardia d'onore di Camilla (Xl, 809- Terslloco: capo dei Peonl alleati di Troia;
812). è stato ucciso da Achille ed Enea lo Incontra
Tarqulnl: le vicende di Tarquinia Il Superbo, nel Campi del Pianto più remoti (VI, 599).
ultimo re di Roma, sono preannunciate da An- Teseo: eroe greco, figlio di Egeo e di Etra,
chlse ad Enea nel Campi Elisi e sono anche autore di Innumerevoli e famose Imprese, che
effigiate sullo scudo di Enea (VI, 985-994; costituiscono la parte più cospicua del rac-
VIli, 752-754). conti mltlci della letteratura greca. Nel poema
Tarqulto: guerriero latino figlio di F:<~uno e vlrgillano è ricordata l'uccisione, a Creta, del
della ninfa Driope; è ucciso da Enea (X, 696- Mlnotauro (VI, 35); la sua discesa all'Inferno
709). per rapire Proserplna (VI, 136, 490); e per

www.scribd.com/Baruhk
55 2 Dizionario dei nomi e dei luoghi

questa sua Impresa Enea lo vede punito nel Ed inoltre: Il, 950; 111, 613; V, 91 e 1143; VI.
Tartaro a starsene eternamente seduto (VI, 1058; VII, 37 e 179; Xl, 561 e 627.
761-762). Tiberina: v. Tevere.
T•lfone: una delle tre Furie: Enea la vede Tlbrls: re preistorico del Lazio, di natura fe-
sull'alta torre del Tartaro, dove esegue con roce, che dominò sulla regione dopo l'età
esemplare diligenza gli ordini di Radamanto dell'oro di Saturno. Dette Il suo nome, che
(VI, 685-687, 704·707); Teslfone infuria tra significa • fatale •, al fiume che prima si chia-
gli eserciti nella grande battaglia sul litorale mava Albula (VIli, 385-388).
del Lazio (X, 956). Tlburto: figlio di Anflarao che, venuto in Ita-
TesS8nclro: greco, era nel ventre del ca- lia da Argo con l fratelli Catlllo e Cora, ha
vallo di Troia (Il, 328). fondato Tivoli (VII, 770-772).
Teti: ninfa figlia di Nereo, moglie di Peleo Tideo: padre di Diomede, fu uno del Sette
e madre di Achille; vive alla corte di Nettuno contro Tebe, dove mori. Il mito gli attribuisce
(V, 872); Venere ricorda a Vulcano ch'egli una forza smisurata ed un coraggio eccezio-
ha accolto la sua preghiera di fabbricare le nale. Enea lo Incontra nei Campi del Pianto
armi di Achille (VIli, 446-447). più remoti (VI, 595).
Tetrlca: monte della Sabina, non identifica- nmavo: fiume della Venezia Giulia, che si
bile (VII, 820). getta nel mare fra Aquileia e Trieste. Presso
Teucrl: sono indicati con questo nome i di· la sua foce sbarcò Antenore, Il fondatore di
scendenti di Teucro che, figlio di Scamandro Padova (1, 283-288).
e della ninfa Idea, sarebbe stato il primo re Tlmbreo: soprannome dato ad Apollo per il
della Troade: e da lui i Trolani furono chla· tempio costruito In suo onore e Il bosco a
matl anche Teucrl. Quando poi nella Troade lui consacrato In una località presso Trota,
giunse Dardano, Teucro lo ospitò, gli diede detta Timbra (111, 103).
In sposa la figlia e gli affidò il governo del Tlmete: Il trolano che per primo esorta l
territorio sul quale poi sorse Troia (111. 127- suoi concittadini a condurre Il cavallo entro
135); Anchise dice a Enea che nei Campi le mura (Il, 45-47); non dovrebbe però essere
Elisi riposa l'antica stirpe di Teucro, razza il figlio di lcetaone che fu ucciso da Turno
meravigliosa (VI, 794-797). (X, 162).
Teucro: figlio d iTelamone, re di Salamina, nnclaro: re di Sparta, sposo di Leda, la ma-
e di Esione, sorella di Priamo; quando ritornò dre di Elena, di Clitennestra e dei Dioscuri,
dalla guerra di Troia e al padre disse che Aia- cioè del Tlndaridi (Il, 699).
ce, suo fratellastro, era morto, Telamone s'in· Tiro: città della Fenicia, che sorgeva sulla
furlò e lo dichiarò colpevole; ed egli dovette costa del Libano dove oggi trovasi Sur. Era
fuggire. Dopo aver girovagato a lungo, giunse governata da Pigmalione, fratello di Didone,
a Sidone, nella Fenicia, e offrì i suoi servigi la quale aveva sposato un ricco della stessa
al re Belo, il quale gli affidò la conquista di città, Slcheo. Pigmalione bramò impadronirsi
Cipro. Conquistata l'isola ebbe in dono un ter· delle ricchezze di Sicheo e lo uccise; e Di-
rltorlo dell'Isola, sul quale fondò una città done allora fuggi con uno stuolo di abitanti
che, a ricordo della patria lontana, chiamò della medesima Tiro fin sulle coste dell'at-
Salamlna. Lo ricorda Didone nel suo primo in- tuale Tunisia, ove fondò Cartagine. Venere si
contro, con Enea (1, 725-732). presenta a Enea con le sembianza di una fan-
Tevere: il Tevere ha funzioni uoolto impor- ciulla di Tiro (1, 394-395); l Cartaginesi sono
tanti nella struttura del poema virgiliano. Il detti anche Tiri (1, 489, 825, 870, 888; IV. 380,
vecchio fiume che durante Il regno di SE!turno 566, 750); Anna ricorda Tiro alla sorella Di-
si chiamava Albula, mutò poi il suo nome in done (IV, 47); ed inoltre IV, 805.
quello di Tevere, da Tlbris, re del Lazio (VIli, Tirreni: v. Etruschi, Etruria.
385·388); personificato nel dio liberino com- Tlrro: latino, padre di Silvia e di Almone,
pare In sogno a Enea per dirgli che è giunto custode degli armenti del re Latino e fattore
alla fine del suo viaggio travagliato (VIli, 37- delle sue terre. Fra l latini fu il primo a pren-
75); ed Enea promette al padre Tevere un dere le armi contro l Trotani dopo l'uccisione
culto perenne di riconoscenza (VIli, 81-87); del cervo di Silvia (VII, 550-551, 577-580, 604):
Il fiume facilita la navigazione sulle sue ac- l figli di Tlrro comandano la retroguardia del-
que alle navi di Enea, che ha accolto il suo l'esercito di Turno (IX, 34-35).
consiglio di recarsi a chiedere aiuto a Evan- Tltanl: figli di Urano e di Gea, padri dei GI-
dro (VIli, 96-99); le sue acque sono arrossate ganti, con l quali furono spesso confusi, sono
dal sangue Trolano (Xl, 688-690), e latino (Xli, una stirpe mitlca più antica degli dèi dell'O·
45-49); accoglie Turno e lo lava dalla strage limpo. Tentarono di cacciare daii'Oiimpo Gio-
compiuta nel campo troiano (IX, 975-977); e ve e furono gettati nel Tartaro, dove Enea li
lava anche le ferite di Mesenzio (X, 1043- può vedere (VI, 718).
1045). Lo aveva scorto Enea dal mare attra- Tltone: figlio di Laomedonte e fratello di
verso un bosco Immenso (VI, 35-39); il Te- Prlamo. ~ Il vecchio decrepito marito del-
vere si fermò con un rauco muggito quando le l'Aurora, la quale, quando si sposò, chiese
navi troiane furono miracolosamente trasfor- per lui agli dèl l'Immortalità e l'ottenne, ma
mate In ninfe marine (IX, 158-159); lo invoca dimenticò di chiedere per lui anche la per-
Pallante prima di assalire Aleso (X, 536-539). petua giovinezza; e quando Aurora lo vide rln-

www.scribd.com/Baruhk
Dizionario dei nomi e dei luoghi 5.53

secchito da sembrare uno sterpo inutile, lo Troia: la città di Enea distrutta dai Greci:
mutò in cicala (VIli, 447; IX, 559). ne aveva avuto ampie notizie anche Didone da
Tivoli: la città costruita da Tiburto; si schie· Teucro, fratello di Aiace (1, 725-730); ma della
ra con Turno e manda l suoi guerrieri al co· sua distruzione parlano anche i dipinti del
mando di Catillo e Cora, fratelli di Tiburto tempio di Giunone a Cartagine (1, 527-574)
(VII, 771). ed Enea ne fa un lungo racconto che occupa
Tizio: gigante superbo e arrogante, figlio di tutto il secondo canto del poema. Ma Troia
Giove; insidiò latona, che fu soccorsa dai risorgerà (VI, 913-916), e i suoi distruttori
figli Diana e Apollo e dallo stesso Giove. il quando ritornarono o durante Il viaggio o ri-
quale lo precipitò nel Tartaro, dove Enea lo tornati In patria furono severamente puniti
vede con l'enorme corpo disteso mentre il (Xl, 317-346) e a distanza di secoli saranno
suo fegato, che continuamente rinasce, è di· puniti anche l loro discendenti (VI, 1009-1015).
vorato da un enorme avvoltolo (VI, 735-740). Si omettono le citazioni innumerevoli di mi-
Toante: è uno dei Greci che entrarono in nore Importanza e i passi con Il solo nome.
Troia rinchiusi nel cavallo di legno (Il, 330). Troilo: figlio di Priamo; negli affreschi del
Un altro dello stesso nome, ma troiano, fu tempio di Giunone a Cartagine è ricordata la
ucciso da Aleso (X, 528·529). sua morte (1, 550-556).
Tolumnio: augure rutulo (Xl, 535), non ac· Tulla: è una delle amiche più care di Ca-
cetta che la guerra si concluda con il duello milla (Xl, 810).
fra Enea e Turno e crea egli stesso l'Inciden- Tullo Ostlllo: terzo re di Roma (VI, 980-
te che infrange la tregua (Xli, 335-367). 983); sullo scudo di Enea è effigiato Il sup-
Torquato: Tito Manlio Torquato, console nel plizio ch'egli Inflisse al traditore Mezio Fufe-
340 a. C., vinse al Vesuvio l latini e ordinò zlo (VIli, 747-751).
l'uccisione del proprio figlio che aveva disob- Turno: figlio di Dauno e di Venilia, benché
bedito ad una sua legge di guerra che preve- Il padre sia ancora vivo, esercita effettiva-
deva per l trasgressori la pena di morte. Il mente le funzioni di re dei Rutuli. Discende
soprannome Torquato gli fu dato per aver dalla stirpe dei re d'Argo (VII, ~22-424); è il
egli ucciso in duello un capo gallo ed essersi pretendente alla mano di lavinla (VII, 64-70);
Impossessato della collana (torques) ed es· magnifica figura di guerriero, si prepara a cac-
sersene ornato. Ad Enea lo indica Anchise nei ciare i Troianl dal lazio (VII, 900-910); alza la
Campi Elisi (VI, 995-996). bandiera di battaglia sulla rocca di laurento
Tracia: gli antichi chiamavano con que- (VIli, 1-6); marcia con l'esercito contro il
sto nome una vasta regione dell'Europa orien- campo trolano (IX, 31-37); compie atti di gran-
tale, compresa tra la Macedonia, il Danubio, de valore e penetra anche nell'interno del
Il Ponto Euslno, la Propontlde e il Mare Tra- campo (IX, 876-977); nella battaglia sul lito-
eleo. Venere si presenta a Enea vestita come rale uccide Pallante (X, 577-622); ma è prede-.
la tracla amazzone Arpalice (1. 369); quivi stlnato alla sconfitta e alla morte (X, 769-795);
Enea fece la prima fermata come fosse la sua e il dramma si conclude nel duello con Enea
mèta, e vi costruì una città che chiamò Enea- e, nonostante Il suo valore, nell'approssimar-
de (111, 18-25); è una regione dove crescono si del momento fatale, egli è come stordito
cavalli di un'ottima razza: su un cavallo di dal malefizio di una civetta, e muore come se
Tracla è montato Il piccolo Priamo, figlio di la stessa vita dell'uomo fosse determinata dal
Polite (V, 594-597); ed anche Turno (IX, 61- destino (Xli, 1118-1186).
62); Il quale gode del nobili destrieri discen·
denti da quelli che Orizia aveva regalato a Pi· Ucalegonte: troiano; Enea dal tetto della
lunno (Xli, 105-110). ~ una regione cara a sua casa vede bruciare accanto al palazzo di
Marta (Xli, 426-433); ma Enea quando seppe Deifobo anche la casa di Ucalegonte (Il, 389-
da Polldoro la sua disgraziata avventura, se 391).
ne partl da quella terra seguito anche da uno Ufente: 1) alleato di Turno comanda· gli
stuolo di Traci, tre dei quali sono uccisi da Equi (VII, 856-861; VIli, 10); fu ucciso da
Clauso nella battaglia sul lido del lazio (X, Glante (Xli, 582-583); 2) fiume che nasce nel
445-446). comune di Sezze, scorre sull'orlo nord-orien-
Tritone: divinità latina, figlio di Nettuno e tale delle Paludi Pontlne e si getta nel Tir-
della ninfa Salacla: percorreva il mare su un reno a nord di Terracina. Enea ha fatto prigio-
cocchio tirato da ippocampl (cavalli del mare) nieri quattro guerrieri provenienti dal territo-
e altri mostri marini, suonando una conca ma- rio attraversato da questo fiume e Il ha desti-
rina per tranqulllare, secondo gli ordini di nati ad essere immolati al Mani, vittime espia-
Nettuno, il mare o suscitare la tempesta. torie della morte di Pallante (X, 657-662).
Aveva busto e capo lrsuto d'uomo, ventre e Ulisse: eroe greco, figlio di laerte e di An-
coda di pesce (X, 271-275); salvò le navi della tlclea, re d'ltaca e sposo di Penelope, padre
flotta di Enea Incagliate nelle scogliere delle di Telemaco e dJ Telegono. Partecipò alla
Are (1, 132-173); si irrita perché Mlseno fa ri- guerra contro Troia con valore e con l'astuzia,
suonare l mari con la cava conchiglia, e lo ed Enea nel poema lo odia e lo disprezza co-
travolge di sorpresa In mezzo agli scogli (VI, me arditore d'Inganni (111, 337-338); anche
218-223); è anche Il nome della nave di Au- laocoonte aveva Intuito, pensando a Ullsse,
leste (X, 268-271). l'Inganno del cavallo (Il, 59); Palamede, con-

www.scribd.com/Baruhk
554 Dizionario dei nomi e dei luoghi

tra rio alla guerra di Troia, è sua vittima (Il, lo strappa dali 'arcione e lo porta via con sé
112-114); la notte dell'incendio di Troia. con (Xl, 914-934).
Menelao e con Elena, Ulisse irrompe nella Vesta: divinità romana, immaginata figlia di
stanza dove Deifobo riposava (VI, 653-654); Saturno e di Opi, dea del focolare e del fuoco
e Diomede (Xl, 328). Inoltre: Il, 122; 154, 205, che vi si accende e quindi anche della parsi-
329, 539; IX, 732. monia e della prosperità domestica. Nel suo
Umbrone: sacerdote guerriero, mandato a tempio ardeva il fuoco sacro e il suo spe-
combattere, alleato di Turno ed a capo dei gnersi era considerato funesto. Lo nutrivano
Marsi, dal re Archippo. Morì combattendo e sorvegliavano le Vestali, giovani sacerdo-
contro i Troianl (VII, 863-871; X, 687). tesse (l, 340); Ettore consegna in sogno a
Enea, insieme con i Penati, il fuoco eterno e
Valero: italico, che combatté nelle schiere l'effigie della potente Vesta perché la porti
di Messapo; uccide il licio Agide (X, 943-945). in salvo (1, 368-371); l'ombra di Anchise ap-
Vecchiaia: fantasma tremendo a vedersi pare a Enea e lo incita, per comando di Giove,
che Enea Incontra nel vestibolo dell'Orco (VI, a portare i suoi compagni In Italia; l'eroe
348). troiano si sveglia e venera, con i Lari e i
Velia: nome latino della colonia greca di Penati, anche i misteri della canuta Vesta (V,
Elea a nord del capo Palinuro (VI, 457). 786-789); sul Penati e sul Lare d'Assaraco e
Velino: fiume della Sabina affluente di si- sui segreti della canuta Vesta giura Ascanio
nistra del Nera dopo aver formato la cascata (IX, 320-322).
delle Marmore (VII, 587-588); ma Velino è Vlbrlo: v. lppolito.
anche il nome di un monte dell'Abruzzo, a Volcente: rutulo, comandante di uno squa-
sud-ovest del Gran Sasso. drone di cavalleria e padre di Camerte (X,
Venere: nome latino di Afrodite, figlia di 712); scorge Eurialo (IX, 450-465) e l'uccide
Zeus e di Dione o, secondo altri, nata dalla (IX, 513-517); ma Niso a sua volta l'uccide
spuma del mare nell'isola di Cipro. t sposa di (IX, 533-538).
Vulcano, madre di Cupido, e secondo la leg- Volsci: popolo italico alleato di Turno; pren-
genda, delle Grazie e d'Imene. t anche madre de parte alla guerra al comando di Camilla e
di Enea, che la dea protesse dall'odio impla- di Voluso (IX, 612-614; Xl, 208, 538, 989, 1102).
cabile di Giunone (Ili, 27; IV, 120-121, 434). Volturno: fiume della Campania settentrio-
Al piedi di Giove intercede per Enea (l, 266- nale (VIli, 839).
297) e i l re degli dèi la rasserena (l, 300- Voluso: capo dei Volsci e uno dei luogo-
345); preoccupata, nel consiglio degli dèi si tenenti di Turno (Xl, 576).
lamenta ancora col padre (X, 24-80); implora Vulcano: 1) figlio di Giove e sposo di Ve-
Nettuno a facilitare il viaggio al figlio Enea nere, è pregato dalla moglie di forgiare nuove
(833-844) e prega Vulcano di fabbricargli ar- armi per Enea (VIli, 430-469, 482-528); ricorda
mi nuove e gliele consegna (VIli, 430-449 e di aver fabbricato, aiutato dal Ciclopi, le armi
713-718); quando il figlio è sbarcato fortuno- di Memnone (1, 570) e la spada di Dauno (Xli,
samente dopo la tempesta sulla costa africa- 115-119); 2) Isola delle Eolie nella quale Vul-
na si preoccupa che non vada Incontro a peri- cano, coll'aiuto dei Ciclopi, fabbrica le armi
coli e lo assiste sotto le sembianza di una di Enea (VIli, 484-489).
giovane cacciatrice (1, 368-466); lo induce ad
abbandonare Troia In fiamme e a preoccuparsi Xanto: fiume della Troade nominato spesso
di mettere in salvo il padre Anchlse, il figlio nel poema virgiliano, talvolta anche Insieme
Ascanio e la moglie Creusa (Il, 721-757); lo con l'altro fiume, Il Slmoenta. Era chiamato
aiuta a trovare il ramoscello d'oro (VI, 245- anche Scamandro (1, 549; IV, 176; V, 670, 850,
251 ); lo assiste durante le azioni di guerra 853; VI, 111; X, 78).
(X, 423-424, 524-535, 986-988).
Venllla: ninfa, sorella di Amata e madre di Zacinto: Isola del mar Ionio, l'attuale Zan-
Turno (X, 100). te. La costeggiò Enea durante il viaggio dalle
Venulo: è Inviato dai Latini a chiedere a Strofadi a Butroto (111, 335).
Diomede di partecipare alla guerra contro Zefiro: nome usato dal linguaggio poetico,
Enea (VIli, 11-12); ritorna senza essere riu- per Indicare un vento dolce e leggero che sof-
scito a convincere l'eroe greco (Xl, 280-287); fia da ponente specialmente in primavera. Ma
Latino aduna il consiglio dei maggiorenti ita- Nettuno lo rimprovera con Euro per aver sca-
licl e Venulo riferisce la risposta di Diomede tenato la tempesta senza Il suo permesso
(Xl, 301-368); si scontra con Tarconte, il quale (l' 155-168).

www.scribd.com/Baruhk
GIUDIZI DELLA CRITICA
SULLA TRADUZIONE
DI CESARE VIVALDI

CARLO BO:

« ... Con la bella traduzione che dell'Eneide ci ha da-


to, Cesare Vivaldi è riuscito in un'impresa difficilissima
e direi che ha vinto la partita, offrendoci un testo vivo,
non ingessato, restituendoci un'opera di poesia che ave-
vamo dimenticato o tradito o frainteso ... Se ci fossero
altri Vivaldi, se gli editori avessero la fortuna di trova-
re altri interpreti, dotati della stessa forza di penetra-
zione e della stessa umiltà, potremmo cominciare a par-
lare di una riscoperta del mondo antico. Un giorno si
farà la storia di queste traduzioni, che è poi anche una
storia delle varie ' fortune ' e delle diverse nostre dispo-
nibilità, e allora si vedrà nel senso giusto il lavoro fatto
dal Vivaldi, si capirà il suo significato, mettendo in luce
quelle che sono state le nostre deficienze, le nostre in-
capacità ...
Benda aveva un metro per giudicare gli scrittori del
suo tempo, entrare nelle loro biblioteche e verificare,
controllare la presenza dei classici. Lasciamo stare le
prove e gli esami, limitiamoci a considerare l'esigenza
di cui Benda si preoccupava: era il fondo, la base di
ogni costruzione, quello che egli intendeva accertare e
bisogna riconoscere che aveva ragione. Vivaldi ha dun-
que anche questo merito e non dobbiamo dimenticare
che il suo discretissimo ammonimento sta a indicare una
nuova stagione, delle nuove strade, magari la speranza
di saldare una catena che finora ha avuto un carattere

www.scribd.com/Baruhk
inibitorio e un peso di riduzione. Accogliamolo nel suo
spirito di invito, anche perché la sua traduzione non
insegue soltanto il puro lavoro del poeta che fa i propri
interessi. Di solito un poeta traduce per completare il
suo quadro, indicando affinità, possibilità, un futuro.
Vivaldi è stato molto più umile, ha tradotto per servire
e qui direi che sta la parte nobile e bella del suo la-
voro ...
Ci basti per oggi mettere in luce il risultato straordi-
nario, il valore d'indicazione, la forza dell'invito: tre
elementi che assicurano alla traduzione dell'Eneide qual-
cosa di più nella luce che viene da una data o da un
gusto e appartiene invece alla perfetta fusione fra di-
sponibilità e capacità. Non capita sempre di assistere a
una vittoria difficile, e portata avanti con tanta grazia. »
L'Europeo, Milano

ETTORE PARATORE:
« ... Oggi finalmente possiamo salutare con g1o1a il
primo esempio di una riproposizione dell'Eneide nella
nostra lingua con modi foggiati ad hoc per farne coglie-
re l'intimo ritmo e farne riconoscere l'eterna validità ...
Un giorno si potrà definire la versione del Vivaldi come
la riproduzione di Virgilio in chiave novecentesca, così
come si definisce quella del Caro la riproduzione di Vir-
gilio in chiave manieristica. A ciò non osta neppure il
fatto che, a confermare il proposito di costituire sol-
tanto una sorvegliatissima e duttile trascrizione degli
essenziali valori del testo, la versione del Vivaldi ora si
atteggi in forme di puntuale asciuttezza, che talvolta è
addirittura preterizione di particolari, ora si stemperi in
forme che suonano più come esegesi che come resa im-
mediata dell'originale. Tale cangianza di metodo è un
preciso portato della nostra sensibilità e della nostra

www.scribd.com/Baruhk
forma mentis culturale, rifuggenti con orrore da ogni
compiacimento di decorativismi barocchi e quindi pre-
diligenti la asciuttezza essenziale del disegno, ma nello
stesso tempo portate a soffermarsi con più marcata in-
sistenza sui tratti più tipicamente lirici, atti a creare più
stretti legami fra il passato e l'oggi...
Il Vivaldi ci ha mostrato come può esser resa, nello
stile e nel sentimento, l'Eneide ai nostri giorni, in obbe-
dienza ai più tipici contrassegni della nostra cultura.
La sua è veramente la prima versione del poema che
possa essere additata come rappresentativa della nostra
età; lo conferma in linea generale proprio l'inconfondi-
bile, felicissimo timbro dell'andatura ritmica e stilistica,
trascendente la prosa senza mai irrigidirsi nella cadenza
fissa di un aulico linguaggio solennemente poetico in
senso tradizionale. Credo che in fondo nel suo subco-
sciente il Vivaldi non potesse e dovesse aspirare se non
a questa consacrazione; e ciò è per lui tanto maggior
titolo di merito in quanto a tale impresa egli si è dedi-
cato da letterato militante, all'infuori di ogni legame
troppo rigido con la cultura specializzata. >>
Il Giornale d'Italia, Roma

ENZO V. MARMORALE:
« ... Ecco che, nella ricerca di una sua espressione
congéniale, il Vivaldi va a scegliere, per rendere un
poema culto come l'Eneide, il metro delle epiche primi-
tive, cioè qualcosa che sta sulla stessa linea del saturnia
latino, quando non lo riproduce in pieno: e così, in que-
sta sua nuova veste, il poema virgiliano ha un inatteso
sapore di arcaismo e di primitività. Di solito si rivive
l'arcaico con la spiritualità già educata al classico; qui
invece si rivive il classico col gusto volutamente teso
all'arcaico ... E tuttavia, bisogna onestamente riconoscer-

www.scribd.com/Baruhk
lo, questa traduzione così condotta crea una sua atmo-
sfera. Dalla fatica del Vivaldi Virgilio è le mille miglia
lontano, quasi estraneo al poema; e l'Eneide che ne
vien fuori è una strana Eneide, di un primitivismo stor-
dito e quasi stupito, con un curioso sapore di nuovo e
di arcaico nel tempo stesso. E, pur così, e forse proprio
perché è così, essa si fa preferire a tutte le altre tradu-
zioni ' non autonome ', comprese quelle dell'Albini e
del Vivona. Virgilio è, lo ripetiamo, lontanissimo da
queste pagine, che ci offrono un poema, certo contro le
intenzioni del Vivaldi, che contrasta troppo spesso con
lo spirito del Mantovano. E però bisogna confessare che
la cosa impressiona favorevolmente, tanto che il lettore
finisce col rimpiangere che la dissonanza non sia stata
anche maggiore ... »
Il Tempo, Roma

TOMMASO FIORE:
« ... Una grande apertura è l'arrivo all'Eneide come
' romanzo '. Traduce un giovane poeta già noto, Cesare
Vivaldi. E anche in questo lavoro rimane poeta di oggi,
che parla non a scolari viziati dalla scuola ma a uomi-
ni, all'Italia d'oggi...
'Così parlando fra loro si avvicinavano all'umile l
tetto del povero Evandro, e vedevano armenti l sparsi
nel Foro Romano e nelle ricche Carine. l Come furono
giunti: - Ercole vittorioso -l disse Evandro - varcò que-
sta soglia, fu accolto l in questa piccola reggia. E ora
anche tu, l ospite, abbi a tua volta il coraggio di disprez-
zare l le ricchezze, rendendoti degno di tanto Nume, l
accostati benevolo alla mia povera vita! -l Fece entrare
Enea grande nella piccola casa l e lo mise a giacere su
uno strato di foglie l coperte della pelle di un'orsa del-
la Libia. l Scende la notte, con ali fosche abbraccia la

www.scribd.com/Baruhk
terra ... '
Sono espressioni lucide, ardenti, accese di poesia, tal-
ché anche lo schifiltoso Marmorale approva questo mo-
do di tradurre. ' Troppo primitivo ', gli sembra, come
sarebbe a dire omerico. Felix culpa ... »
La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari

GIORGIO CAPRONI:
« ... Primo merito di Cesare Vivaldi, autore di que-
st'ultima versione è quello di aver abolito con la sua
bella prova l'equivoco che l'Eneide sia un capolavoro
del passato, e quindi per noi una partita chiusa. Egli in-
fatti ha saputo dimostrare come Virgilio sia traducibi-
lissimo in un linguaggio nostro attuale, dandoci così
quella che forse rimarrà la più autentica immagine no-
vecentesca e ogni traduzione non può esser altto che
un'immagine) del grande poema incompiuto, quale fino
ad oggi non era ancor stata scritta.
A differenza di tanti specialisti e anche di tanti uomi-
ni di lettere più legati a preoccupazioni strettamente fi-
lologiche o a seduzioni di gusto che a una vera intelli-
genza dell'opera, Vivaldi è riuscito a trovare in Virgilio,
e a restituirei, un sentimento vivo anche dell'esistenza
d'oggi. »
La Nazione, Firenze

ATTILIO BERTOLUCCI:
« ... ~ da ricordare l'Eneide che Cesare Vivaldi ha
reso in modo che gli eroi non sono più il ' vigore e la
dolcezza dei versi ' come ai tempi della lettura simbo-
lista di Paul Valery, ma proprio loro, loro stessi, Enea,
Turno, Didone, Camilla, Eurialo e Niso, un po' rustici
ma vitali, vivi anzi nella natura laziale che è così poco
mutata da allora, sempre incolta e selvaggia eppure dol-

www.scribd.com/Baruhk
ce perché presa in quella luce che si ritrova anche in
Poussin e in certi campi lunghi pasoliniani sollevantisi
dalla cerchia infernale delle borgate all'orizzonte infi-
nito, da Ragazzi di vita a Accattone ... »
Il Giorno, Milano

ORESTE DEL BUONO:


« In fatto di letture l'anno per noi è cominciato bene,
più che bene, con un incontro straordinario: con Publio
Virgilio Marone, con l'Eneide. Un'eccezionale traduzio-
ne di Cesare Vivaldi (eccezionale per modernità, corag-
gio, gusto e forza) rende possibile il recupero roman-
zesco di un testo soffocato, per i più, dagli anni della
scuola sotto la polvere del tedio.
Il recupero romanzesco, s'è affermato e si conferma
volentieri. Vivaldi, infatti, s'è preoccupato soprattutto
di dare espressione, ritmo e peso nella nostra lingua,
nell'italiano dei contemporanei, proprio al romanzo di
Enea ... Il risultato è il proporsi e l'imporsi di Enea co-
me l'eroe di una leggenda, sì, ma anche come il prota-
gonista di un'avventura umana. Il mito non ci rimette
e ci guadagna l'interesse. Il dovere degli dei, d'accordo,
la gloriosa missione, d'accordo, le belle gesta, d'accor-
do, ma sotto tanto fulgore e clangore ecco l'uomo, l'uo-
mo con tutte le sue debolezze umane che certo non ne
smentiscono la grandezza, anzi l'esaltano, perché vitto-
riosa nel contrasto. Per noi la bellezza, la suggestione
del personaggio Enea sono proprio qui; nel suo conti-
nuo contraddirsi e superarsi, pentirsi e riprendersi, nel-
la sua densa e inconfutabile latinità, anzi l'italianità ...
La possibilità di una lettura irriverente di un testo
così alto come l'Eneide, d'una familiarità con un perso-
naggio di così grande suggestione come Enea, testimo-
nia la riuscita della traduzione di Vivaldi. Le competi-

www.scribd.com/Baruhk
zioni, i giochi che tanto ci annoiavano, quando doveva-
mo leggerli nella traduzione di Annibal Caro, tornano
qui con arguzia e vivacità a interessarci, come resoconti
di autentiche gare sportive. E la guerra si presenta, si
impone, si denuncia in tutta la sua sciagurata dissenna-
tezza ... »
La Settimana Incom, Milano

LUIGI BALDACCI:
« ... Il Vivaldi è un poeta moderno che si cimenta
con un poeta antico ... Certamente si tratta di uno degli
esperimenti più coscienti che siano stati fatti nel pro-
posito di rendere lo spirito di un'opera classica come
l'Eneide attraverso una sensibilità di lettura tutta mo-
derna, che non si ponga mete estetizzanti di puro calco
o di assoluta resa fonica ma che, nell'opera stessa di
traduzione, misuri quanto di vivo e di attuale possa es-
sere offerto al poema virgiliano. Il Vivaldi si è servito
di un metro libero di carattere fortemente ritmico, qua-
si sempre composto di metri tradizionali italiani, che
riproduce approssimativamente la lunghezza dell'esame-
tro latino senza peraltro volerlo imitare nella sua strut-
tura. Si tratta indubbiamente di un evento di grande
valore culturale, il cui merito è quello di riportare un
classico al livello del pubblico d'oggi. »
Il Giornale del Mattino, Firenze

UMBERTO ALBINI:
« ... I tratti fondamentali della versione di Vivaldi so-
no due: la semplicità e la carica suggestiva. Vivaldi ha
trovato un modulo discorsivo di grande efficacia nella
sua lineare chiarezza. La sua Eneide diventa un raccon-
to, che si esegue con ansia e con interesse, di una serie
di avventure avvincenti e affascinanti: il romanzo di

www.scribd.com/Baruhk
una vita del passato si trasferisce nel presente, attuale,
senza forzature, orpellì o arabeschi, con il suo, poten-
ziale di emozioni. Naturalmente un tentativo del gene-
re, comportando una riduzione dell'epica, per così dire,
sonora a un'epica antitradizionalista, nell'Italia del Mon-
ti e della retorica aulica, può essere guardato con so-
spetto, con diffidenza. La prima tentazione è di metter-
si a controllare quanto lontano, inferiore all'originale
sia il Vivaldi: e poi ci si accorge che il suo narrare non
è sonnolento ripeterti di memorie ma un affresco vivo,
in cui nitidi si stagliano uomini e cose ...
Non vogliamo attardarci in una serie di esemplifica-
zioni di iuoghi celebri, resi in modo insospettato, e as-
sai puntuale nella sua indifferenza a modelli ormai ca-
nonici: diciamo solo che Vivaldi permette un riaccosta-
mento assai proficuo all'Eneide. Il suo intelligente invi-
to a Virgilio, la parte di guida che il nostro traduttore
si è assunto con grande coraggio, trattandosi di un im-
pegno che lo mette a confronto con nomi di primo pia-
no, l'ha portato a termine con sicura autorità. Del che
gli siamo gratissimi. »
L'Approdo radiofonico

EMILIO MATTIOLI:
« ... I mezzi di Vivaldi poeta ... offrivano la possibili-
tà di recuperare la concretezza del linguaggio virgiliano
offuscata e quasi distrutta nelle traduzioni tradizionali.
E a questo propos"ito bisogna veramente insistere sulla
validità del rinnovamento compiuto da Vivaldi nell'am-
bito di questa tradizione, una tradizione plurisecolare
che credo annoveri più di cinquanta traduzioni del poe-
ma di Virgilio ...
Naturalmente in una traduzione come questa che ten-
de alla leggibilità totale e guarda all'opera nella sua in-

www.scribd.com/Baruhk
terezza più che ai singoli momenti di essa, non si dovrà
cercare la minuziosa trasposizione del filologo, ma l'ario-
sa interpretazione del poeta. »
Il Verri, Milano

ENZO GOLINO:
« ... La versione ha precisi obiettivi, felicemente ten-
denziosi. Vivaldi ha usato il verso libero, formato da
due versi tradizionali accoppiati, in modo da ottenere
una certa cadenza di tono più alto che non la prosa ...
Cancellati i segni dell'inflazione retorica, la nuova scrit-
tura non decade, perciò, nella patina neutra di una sot-
toscrittura senza vibrazioni, al contrario tende a rista-
bilire una vera integrazione col lettore d'oggi... »
Il Mondo, Roma

SANDRA MALOSTI:
« ... Aderente ai valori del testo, pur senza essere pe-
dantemente letterale, la traduzione è di altissimo livel-
lo ... Contribuisce alla felice riuscita un'altra qualità ti-
pica della traduzione vivaldiana: una traduzione inten-
samente visiva a cui l'autore perviene dando 'un'impor-
tanza altissima alle immagini, ai concetti, alle figure ' ...
Ci sembra sintomatica in questo senso, nella profusione
di ori e luci, nell'audacia di talune raffigurazioni, la rap-
presentazione dello scudo di Enea: un pezzo di bravu-
ra, anche del traduttore ...
Abbiamo forse indugiato in un'analisi minuta, ma a
ciò stimolati dalla tJ.ualità stessa della traduzione vivai-
diana: impegnata, viva, penetrante, in cui i pregi supe-
rano di gran lunga i difetti (ma esiste la traduzione per-
fetta?) e che presenta una sua particolare fisionomia.
Ci auguriamo che possa diffondersi presto anche nelle
scuole questa traduzione, che ha saputo accostarsi al-

www.scribd.com/Baruhk
l'arte di Virgilio, essa stessa non di rado opera di
poesia. »
Atene e Roma, Firenze

ENZO SICILIANO:
« ... Cesare Vivaldi ha scelto la strada di raccontare
l'Eneide in modi umili, sciogliendone fino al possibile i
nodi... La resa di Vivaldi è sempre sulla strada della
discrezione, fornendo con il suo italiano un sensibile
strumento di lettura ...
Eppure, col romanzo si convoglia l'indistruttibile spi-
ritualità del poema, quel soffio di stupefatta bellezza che
c'è nel fondersi dei vari elementi: lo spirare dei venti,
il mare, Didone, Palinuro, l'apparizione di Anchise nel-
l'Averno, gli indimenticabili paesaggi tirrenici, e tutto
ciò torna variamente nella narrazione a darle un mira-
coloso respiro di vita ... »
Avanti!, Roma

www.scribd.com/Baruhk
INDICE

p. 5 Presentazione di Giuseppe Ungaretti


6 Nota del Tradutore
I7 Virgilio, le sue opere, il suo tempo di Cesare Vivaldi
CANTO PRIMO
23 Riassunto generale
50 Troia, I7 giugno 1873 -Il tesoro di Priamo (lettura)
53 Commento critico
55 Galleria di ritratti
58 Raffronti di traduzione
CANTO SECONDO
6I Riassunto generale
87 Commento critico
89 Galleria di ritratti
92 Raffronti di traduzione
CANTO TERZO
95 Riassunto generale
I I9 Commento critico
120 Galleria di ritratti
I22 Raffronti di traduzione
CANTO QUARTO
125 Riassunto generale
I49 Commento critico
15 I Galleria di ritratti
I 52 Raffronti di traduzione
CANTO QUINTO
I55 Riassunto generale
I83 Commento critico
I84 Galleria di ritratti
I 85 Raffronti di traduzione

www.scribd.com/Baruhk
CANTO SESTO
189 Riassunto generale
224 Commento critico
225 Galleria di ritratti
226 Ra1fronti di traduzione
CANTO SETTIMO
229 Riassunto generale- Enea nel Lazio
264 Commento critico
265 Galleria di ritratti
267 Ra1fronti di traduzione
CANTO OTTAVO
271 Riassunto generale- Enea ed Evandro
307 Commento critico
309 Galleria di ritratti
310 Raffronti di traduzione
CANTO NONO
313 Riassunto generale - L'assalto al campo troiano
351 Commento critico
3 53 Galleria di ritratti
357 Raffronti di traduzione
CANTO DECIMO
361 Riassunto generale- La battaglia sulla costa del La-io
403 Commento critico
404 Galleria di ritratti
406 Raffronti di traduzione
CANTO UNDICESIMO
409 Riassunto generale
452 Commento critico
453 Galleria di ritratti
455 Raffronti di traduzione
CANTO DODICESIMO
459 Riassunto generale
506 Commento critico
508 Galleria di ritratti
510 Raffronti di traduzione
5II Dizionario dei nomi e dei luoghi

www.scribd.com/Baruhk
www.scribd.com/Baruhk
Veduta di Troia dalla riva dello Scamandro dopo gli demolendone accuratamente la vetta costttuita da un pianoro lun-
1871-73 compiuti dal tedesco Heinrich Schliemann. go 233 metri e largo altrettanto. Solo tra i sette e i dieci m_etri
Dopo aver individuato le collùte su cui sorgeva Troia, seguendo incontrerà gli strati troiani. . (Lettura alla fine del Canto prtmo,
alla lettera le descrizioni di Omero, inizia a proprie spese gli scavi cfr. pag. 50).

www.scribd.com/Baruhk

Potrebbero piacerti anche