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➔ Dissidio io-mondo
Leopardi (1798-1837) nasce a Recanati da una famiglia agiata, severa.
Il dissidio io-mondo, comune a molti letterati, in Leopardi nasce proprio dal rapporto
difficile e conflittuale con Recanati.
● 1817-18 passa dall’erudizione al «bello». Invia le prime poesie a Pietro
Giordani e inaugura lo Zibaldone (diario di riflessioni..)
ideologia: PESSIMISMO STORICO. L’infelicità umana è data dal progresso
e dall’allontanamento dalla natura, gli uomini primitivi erano più vicini alla
natura ed erano più felici, passando alla civiltà non vedono più le illusioni che
dà la natura. L’uomo è causa della sua infelicità .
NATURA MADRE BENIGNA
● 1819-1822 dal bello al «vero» anno corrisponde alla malattia agli occhi
ideologia: PESSIMISMO COSMICO. La natura è colpevole dell'infelicità
dell’uomo è MATRIGNA perché illude gli uomini e INDIFFERENTE perchè
lei prosegue il suo ciclo, vuole conservarsi anche sacrificando il singolo, non
interessandosi delle sorti dell’uomo.
L’uomo è infelice non per la storia ma perché è una condizione assoluta,
l’uomo desidera ma il suo desiderio infinito non può essere soddisfatto, l’uomo
è finito.
● Nell'ultima fase la natura non è più matrigna ma solo INDIFFERENTE, la
realtà è un ciclo meccanicistico di distruzione e riproduzione continua.
Teoria del piacere:
Il piacere è un bisogno insito nell’uomo che aspira ad un piacere infinito che
però non può soddisfare in quanto essere finito; da qui nasce la teoria del vago
e indefinito: ciò che non è misurabile si avvicina all’idea di infinito e fa provare
piacere.
Lo Zibaldone di pensieri: Il conflitto tra ragione e natura; Il desiderio di felicità; Una felicità
materiale; La relazione tra materia e pensiero, l’indefinito e la rimembranza, la poetica del
vago e il ricordo delle illusioni giovanili.
4 dialoghi
-Porfirio dice che tutti i sentimenti della vita compreso il dolore sono vani, e per porre fine a
tutto ciò è necessario il suicidio.
* Ciò che spinge Porfirio non è un male concreto ma è un fastidio per la vita, un dolore per la
consapevolezza che tutto è vano e dalla vanità nasce solo la noia.
Quindi se tutto non ha senso Perché continuare a vivere?
- Plotino cerca di dissuaderlo, e ricorda a Porfirio il principio platonico per il quale non è
concesso l'uomo togliersi la vita la quale è dono degli Dei.
Togliersi la vita sarebbe anche ragionevole ma l'uomo deve accettare il dolore Per amore
degli altri che soffrirebbero per la sua morte.
A sé stesso
Una poesia a sé stesso fa parte del ciclo di Aspasia. In cui c'è un grande pessimismo dovuto
alla delusione dell'amore non corrisposto di Fanny tozzetti (Aspasia)
Leopardi si cimenta su una riflessione sul presente e sul destino dell'uomo contro i miti del
Progresso del finalismo. Leopardi si rivolge a se stesso per spingerlo a non illudersi più, il
poeta da l'addio alla passione amorosa perché anche questa si è rivelata un'illusione.
usa un tono imperativo e sopprime anche la musicalità.
La ginestra
Quest'opera è composta da 317 versi raccolti in strofe libere, Leopardi vede una finestra un
fiore docile calmo che si trova sulle pendici del Vesuvio dove gli esseri umani furono distrutti
dalla natura che è matrigna con i suoi figli.
da qui Leopardi riflette sull'arroganza dei suoi contemporanei, che pensano di essere forti e
immortali ma in realtà sono minuscoli di fronte alla grandezza e la potenza della natura.
viene rappresentata la fatica dell'uomo nel vivere nell'affrontare la sofferenza.
Emblema di tutto questo è proprio la ginestra un fiore che cresce nei luoghi più impervi tra
tante difficoltà, tuttavia Però è bella e profumata e qui si può vedere un barlume di positività,
sebbene la poesia sia evidentemente pessimista.
•Versi 1-51: Viene introdotta la ginestra, fiore che solitario cresce sulle pendici del Vesuvio e
che offre a Leopardi lo spunto per polemizzare contro coloro che sono soliti lodare le capacità
umane.
•Versi 52-86: Si accende qui un'aspra invettiva contro la cultura dominante nell'Ottocento,
che ha insuperbito gli uomini e ha costituito una regressione nel pensiero, abbandonando
quanto era stato appreso con il Rinascimento e l'illuminismo.
•Versi 87-157: Dopo aver illustrato in cosa consistono la stoltezza e la nobiltà dell'uomo,
Leopardi propone qui una soluzione di riscatto alla misera condizione umana: l'unione e la
collaborazione di tutti gli uomini contro la comune nemica, la Natura.
•Versi 158-201: Viene descritta la vastità e l'infinità dell'Universo, rispetto al quale l'uomo
non è che un insignificante e minuscolo punto di luce fioca.
•Versi 202-236: Leopardi descrive qui con grande efficacia la forza distruttrice della
Natura, di fronte alla quale l'uomo non può nulla: città, imperi, famiglie vengono sovrastate
dalla potenza cieca della matrigna degli uomini.
•Versi 237-296: Viene rievocata qui l'eruzione del Vesuvio del 70 d.C. che distrusse le città di
Pompei ed Ercolano. La Natura assume di nuovo l'immagine di forza indistruttibile e
insensibile.
•Versi 297-317: Leopardi torna qui all'immagine con la quale si era aperta la canzone: quella
della ginestra. Il docile fiore diventa emblema del pensiero del poeta illuminato, che si erge
contro la Natura crudele e la stoltezza degli esseri umani.