In quest’opera composta nel 1824, Leopardi fa confluire la maggior parte delle sue riflessioni filosofiche e
delle conclusioni tratte da esse. Perciò se da un lato sono un riepilogo, dall’altro rappresentano il distacco e
disimpegno civile dell’autore, questo è visibile soprattutto grazie all’ironia.
Il fine del libro:
È duplice: la messa in evidenza di caratteri reali, senza illusioni; dall’altro, quello di trovare una morale
(mores) a ogni suo testo.
C’è un grosso ricorso al registro comico, utilizzato per esprimere contenuti principalmente tragici.
I temi principali:
-La teoria del piacere alla quale si legano il tema della natura e della civiltà.
-La concezione materialistica.
-Un tema insistente è quello della virtù che viene considerata un concetto senza alcuna sostanza e perciò
viene discreditata.
-Critica di fondo ad alcune costanti della civiltà umana: l’illusione antropocentrica (derisa a causa della
marginalità rappresentata dall’uomo nell’universo), il mito del progresso (screditato dal confronto con gli
antichi), la prospettiva religiosa (respinta in quanto illusione riparatoria all’infelicità umana).
Struttura:
24 prose ordinate in una struttura unitaria ma ricca di variazioni.
Modello:
Il modello di riferimento utilizzato da Leopardi sono i dialoghi greci di Luciano.