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Giacomo Leopardi (1798-)

La vita

Nasce nel 1798 (in Francia è appena avvenuta la rivoluzione francese, Napoleone porta gli ideali liberalisti
all’estero, anche in Italia che si scontrano con le forze conservatrici) in una delle zone più retrograde del
tempo, nello Stato della Chiesa, più precisamente, a Recanati (nelle Marche).

Il padre di Leopardi è un conte, conte Monaldo, che possedeva un’enorme biblioteca che era a
disposizione dei figli e avrebbe dato ai cittadini la possibilità di visitarla. Essa conteneva libri di tutti i generi,
tra i quali si possono trovare volumi appartenenti all’indice dei libri proibiti dalla Chiesa (grazie a dei
permessi). Il conte Monaldo teneva molto a una cultura classica ed erudita (conoscenza basata su nozioni),
fin dalla tenera età sprona i figli a studiare molto, poi, venivano interrogati pubblicamente dal padre che
poneva domande molto difficili. Ma colei che teneva le redini della borsa era la madre, la bigotta marchesa
Adelaide Antici, siccome il padre tendeva a sperperare denaro.

L’istruzione di Leopardi fu affidata a precettori casalinghi (preti) a 6 anni sapeva leggere latino e greco e a
10 era già capace di scrivervi trattati filosofici e le prime operette furono prodotte in questo periodo. Dai 10
ai 18 anni la sua formazione diventa ancora più intensa e lui definisce questo periodo come “7 anni di
studio matto e disperatissimo”. Le sue principali passioni sono filosofia e filologia (studio degli scritti
antichi) lesse tutti i libri della biblioteca paterna (circa 15 000).

Nel 1816 avviene la sua conversione letteraria, quindi, non apprezza più solo il contenuto, ma anche
l’estetica della letteratura. Capisce che il suo pensiero può essere espresso anche attraverso poesie e non
solo trattati filosofici. L’anno seguente conosce Pietro Giordani (appartenente alla classe dirigente liberale)
che gli fa conoscere un mondo politico e poetico molto più moderno. Lo conosce e si innamora del suo
pensiero, diventa una guida. Giordani lo incoraggia a continuare gli studi. Ma la sua famiglia vedeva queste
tendenze moderne come un oltraggio all’educazione che gli avevano impartito. Il primo innamoramento
avviene nei confronti di sua cugina Gertrude.

La vita famigliare inizia ad andargli stretta ma i genitori non vogliono che lui se ne vada, quindi tenta la fuga
a 21 anni ma il padre lo scopre la vigilia della partenza. Leopardi cade in depressione, inizia a manifestare
una serie di problemi fisici (probabilmente causati dal morbo di Pott). Tra il 1819 e il 1822 vive in tensione
con la famiglia perché essa pretende che lui diventi prete, è in questo periodo che avviene la sua
conversione filosofica e aderisce a una concezione materialistica e atea del mondo. E cominci a scrivere
idilli famosi e canzoni civili (poesie politiche). Nel 1822 lascia finalmente Recanati andando a Roma.

È importante ricordare che i concetti nichilisti della sua opera dipendono da una riflessione filosofica, non
dalla sua condizione personale. È anzitutto un filosofo sia nei suoi trattati che nelle sue opere poetiche, più
matura, più le sue riflessioni si fanno profonde e meno dipendono dalla sua vita.

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