Sei sulla pagina 1di 15

Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888[1] – Milano, 1º giugno 1970) è stato un poeta,

scrittore, traduttore e accademico italiano.

Indice

1 Biografia

1.1 Gli anni giovanili

1.2 Il soggiorno in Francia

1.3 La Grande Guerra

1.4 Tra le due guerre

1.5 La seconda guerra mondiale e il dopoguerra

1.6 Gli ultimi anni

2 Poetica

3 La fortuna di Ungaretti

4 Opere principali

4.1 Poesie

4.2 Prosa e saggistica

4.3 Traduzioni

4.4 Epistolari

4.5 Edizioni dell'opera omnia

5 Archivio

6 Onorificenze e riconoscimenti

7 Note

8 Bibliografia

9 Altri progetti

10 Collegamenti esterni

Biografia

Gli anni giovanili

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico Moharrem Bek[2], l'8 febbraio
del 1888[1] da genitori italiani originari della provincia di Lucca. Il padre Antonio (1842-1890) era un
operaio, impiegato allo scavo del Canale di Suez, che morì due anni dopo la nascita del futuro poeta a causa
di un'idropisia, malattia contratta negli anni di estenuante lavoro[3]. La madre, Maria Lunardini (1850-
1926), mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale riuscì a garantire gli studi al figlio, che
si poté così iscrivere presso una delle più prestigiose scuole di Alessandria d'Egitto, la svizzera École Suisse
Jacot.[2] Alla figura materna dedicherà la poesia La madre, scritta nel 1930, a quattro anni dalla morte della
donna.[4]

L'amore per la poesia sorse in lui durante questo periodo scolastico, intensificandosi grazie alle amicizie che
egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza
di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, una
domestica croata e una badante argentina.

In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e,
grazie all'abbonamento a La Voce[5], anche a quella italiana. Inizia così a leggere, tra gli altri, le opere di
Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche e Charles Baudelaire,
quest'ultimo grazie all'amico Mohammed Sceab.[6]

Ebbe anche uno scambio epistolare con Giuseppe Prezzolini. Nel 1906 conobbe Enrico Pea, da poco tempo
emigrato in Egitto, con il quale condivise l'esperienza della "Baracca Rossa", un deposito di marmi e
legname dipinto di rosso, sede d'incontri per socialisti ed anarchici.[7]

Iniziò a lavorare come corrispondente commerciale, attività che svolse per qualche tempo, ma realizzò
alcuni investimenti sbagliati; si trasferì poi a Parigi per intraprendere gli studi universitari.

Il soggiorno in Francia

Nel 1912, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò dunque l'Egitto e si recò in Francia. Nel tragitto
vide per la prima volta l'Italia ed il suo paesaggio montano. A Parigi, frequentò per due anni le lezioni
tenute dal filosofo Henri Bergson, dal filologo Joseph Bédier e da Fortunat Strowski, presso la Sorbona
(presentando una tesina su Maurice de Guérin con Strowski) ed il Collège de France.

Entrato in contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Guillaume Apollinaire, con il quale
strinse una solida amicizia, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Giorgio de
Chirico, Amedeo Modigliani e Georges Braque. Invitato da Papini, Soffici e Palazzeschi, iniziò ben presto a
collaborare alla rivista Lacerba (tra il febbraio e il maggio del 1915 vennero pubblicate su questa rivista
alcune sue liriche, in cui è presente l'influenza del Futurismo e alcuni versi richiamano direttamente
Palazzeschi).

Nel 1913 morì l'amico d'infanzia Moammed Sceab, suicida nella stanza dell'albergo di rue des Carmes,[8]
che condivideva con Ungaretti. Nel 1916, all'interno della raccolta di versi Il porto sepolto, verrà pubblicata
la poesia a lui dedicata, In memoria.
In Francia, Ungaretti filtrò le precedenti esperienze, perfezionando le conoscenze letterarie e lo stile
poetico. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba (16 componimenti), avvenute grazie al sostegno di Papini,
Soffici e Palazzeschi, decise di partire volontario[9] per la Grande Guerra.

La Grande Guerra

Ungaretti Giuseppe di Antonio

Ungaretti Giovane.jpg

Ungaretti in divisa da allievo ufficiale al 19º reggimento di fanteria

Dati militari

Paese servito Italia Regno d'Italia

Forza armata Regio Esercito

Arma Fanteria

Reparto Brigata meccanizzata "Brescia"

Anni di servizio 1915 - 1919

Grado caporale[10]

Comandanti Francesco Giangreco

Guerre Prima guerra mondiale

Campagne Fronte italiano

Fronte occidentale

Battaglie Battaglie dell'Isonzo

Offensiva di primavera

Altre cariche Redattore Sempre Avanti

P. Montefoschi, Album Ungaretti, Milano, Mondadori, 1989.

voci di militari presenti su Wikipedia

Manuale

Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, Ungaretti partecipò attivamente alla campagna
interventista, arruolandosi in seguito nel 19º Reggimento di fanteria della Brigata "Brescia", quando, il 24
maggio del 1915, l'Italia entrò in guerra. A seguito delle battaglie sul Carso, cominciò a tenere un taccuino
di poesie, che furono poi raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale) e stampate, in 80 copie,
presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel tempo anche al
giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune
sue poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo di strade...") [11]. Il 26
gennaio del 1917, a Santa Maria la Longa, in provincia di Udine, scrisse la nota poesia Mattina.
Nella primavera del 1918, il reggimento al quale apparteneva Ungaretti si recò a combattere in Francia,
nella zona di Champagne, con il II Corpo d'armata italiano del generale Alberico Albricci. Del luglio 1918 è
Soldati, composta nel bosco di Courton[12].

Al suo rientro a Parigi, il 9 novembre del 1918, nel suo attico parigino, trovò il corpo dell'amico Apollinaire,
stroncato dalla febbre spagnola.

La raccolta poetica Allegria di naufragi è dedicata alla guerra.

Tra le due guerre

Dopo la guerra, Ungaretti restò nella capitale francese, dapprima come corrispondente del giornale Il
Popolo d'Italia, diretto da Benito Mussolini, ed in seguito come impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata
italiana. Nel 1919 venne stampata, a Parigi, la raccolta di versi in francese La guerre - Une poésie, che sarà
poi inclusa nella sua seconda raccolta di versi Allegria di naufragi, pubblicata a Firenze nello stesso anno.

Nel 1920, il poeta conobbe e sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà tre figli: un figlio, nato e morto
nell'estate del 1921, Anna Maria (o Anna-Maria, come soleva firmare, con il trattino alla francese), Ninon
(Roma, 17 febbraio 1925-Roma, 26 marzo 2015), e Antonietto (Marino, 19 febbraio 1930- San Paolo
1939)[13][14]

Nel 1921, si trasferì con la famiglia a Marino, in provincia di Roma[15], e collaborò all'Ufficio stampa del
Ministero degli Esteri. Gli anni venti segnarono un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta.
Aderì al fascismo[16], firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925.

In quegli anni, svolse un'intensa attività letteraria su quotidiani e riviste francesi (Commerce e Mesures) ed
italiane (su La Gazzetta del Popolo), e realizzò diversi viaggi, in Italia e all'estero, per varie conferenze,
ottenendo nel frattempo diversi riconoscimenti di carattere ufficiale, come il Premio del Gondoliere.
Furono questi anche gli anni della maturazione dell'opera Sentimento del Tempo; le prime pubblicazioni di
alcune liriche dell'opera avvennero su L'Italia letteraria e Commerce. Nel 1923 venne ristampato Il porto
sepolto, presso La Spezia, con una prefazione di Benito Mussolini, che aveva conosciuto nel 1915, durante
la campagna dei socialisti interventisti.[17]

L'8 agosto del 1926, nella villa di Luigi Pirandello, nei pressi di Sant'Agnese, sfidò a duello Massimo
Bontempelli, a causa di una polemica nata sul quotidiano romano Il Tevere: Ungaretti fu leggermente ferito
al braccio destro ed il duello finì con una riconciliazione. Nel 1928, invece, maturò la sua conversione
religiosa al cattolicesimo[18], come testimoniato anche nell'opera Sentimento del Tempo.

A partire dal 1931, il poeta ebbe l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del Popolo e si recò, pertanto,
in Egitto, in Corsica, nei Paesi Bassi e nell'Italia Meridionale, raccogliendo il frutto di quest'esperienze
vissute nella raccolta Il povero nella città (che sarà pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione Il
deserto e dopo, che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta aveva raggiunto il massimo della
sua fama.

Nel 1936, durante un viaggio in Argentina su invito del Pen Club, gli venne offerta la cattedra di letteratura
italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, che Ungaretti accettò; trasferitosi quindi con tutta la
famiglia in Brasile, vi rimarrà fino al 1942. A San Paolo, morirà il figlio Antonietto nel 1939, all'età di nove
anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di acuto dolore e d'intensa prostrazione
interiore, evidente in molte delle sue poesie successive, raccolte ne Il Dolore, del 1947, e in Un Grido e
Paesaggi, del 1952.

La seconda guerra mondiale e il dopoguerra

Giuseppe Ungaretti (a sinistra) con l'editore Arnoldo Mondadori (al centro) all'ingresso della sede
Mondadori di Milano
Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia, dove venne nominato Accademico d'Italia e, "per chiara fama",
professore di letteratura moderna e contemporanea presso l'Università "La Sapienza" di Roma. Nonostante
i suoi meriti letterari e accademici, il poeta sarebbe stato vittima dell'epurazione seguìta alla caduta del
regime fascista: esattamente dal luglio del 1944, anno in cui il Ministro dell'Istruzione Guido de Ruggero
firmò il decreto di sospensione di Ungaretti dall'insegnamento, fino al febbraio 1947, quando il nuovo
Ministro dell'Istruzione Guido Gonella reintegrò definitivamente il poeta come docente[19]. A
testimonianza del suo strenuo impegno per essere reintegrato, c'è una lettera, datata 17 luglio 1946,
inviata all'allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi[20], in cui Ungaretti difendeva la propria causa,
elencando i suoi numerosi meriti conseguiti in Italia e all'estero. Il poeta avrebbe poi mantenuto il suo ruolo
di docente universitario fino al 1958 e in seguito, come "fuori ruolo", fino al 1965. Attorno alla sua cattedra,
si formarono alcuni degli intellettuali che si sarebbero in seguito distinti per importanti attività culturali e
accademiche, come Leone Piccioni, Luigi Silori, Mario Petrucciani, Guido Barlozzini, Raffaello Brignetti,
Raffaele Talarico, Ornella Sobrero ed Elio Filippo Accrocca.

A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori iniziò la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata
Vita di un uomo. Nel secondo dopoguerra, Ungaretti pubblicò nuove raccolte poetiche, dedicandosi con
entusiasmo a quei viaggi che gli davano modo di diffondere il suo messaggio e ottenendo significativi
premi, come il Premio Montefeltro nel 1960 e il Premio Etna-Taormina nel 1966. Pubblicò un'apprezzata
traduzione della Fedra di Racine e nel 1954 sfiorò il Premio Nobel per la Letteratura[21].

Nel 1958 il poeta fu colpito da un grave lutto: l'amata moglie Jeanne si spense in seguito a una lunga
malattia.

Gli ultimi anni

Nei suoi ultimi anni Giuseppe Ungaretti intrecciò una relazione sentimentale con l'italo-brasiliana Bruna
Bianco (più giovane di lui di cinquantadue anni), conosciuta casualmente in un hotel di San Paolo, dove si
trovava per una conferenza. Della loro appassionata storia d'amore restano, come testimonianza,
quattrocento lettere. Nel 1968 Ungaretti ottenne particolare successo grazie alla televisione: prima della
messa in onda dello sceneggiato televisivo l'Odissea di Franco Rossi, il poeta leggeva alcuni brani tratti dal
poema omerico, suggestionando il pubblico grazie alla sua espressività di declamatore. Sempre nel 1968,
per i suoi ottant'anni, Ungaretti venne festeggiato in Campidoglio, in presenza del Presidente del Consiglio
Aldo Moro; a rendergli onore i poeti Montale e Quasimodo[22].

Giuseppe Ungaretti nel 1968

Nel 1969 la Mondadori inaugurò la collana dei Meridiani pubblicando l'opera omnia ungarettiana. Nello
stesso anno il poeta fondò l'associazione Rome et son histoire.[23] Nella notte tra il 31 dicembre del 1969
ed il 1º gennaio del 1970, Ungaretti scrisse la sua ultima poesia, L'Impietrito e il Velluto, pubblicata in una
cartella litografica il giorno dell'ottantaduesimo compleanno del poeta.

Nel 1970, un viaggio a New York, negli Stati Uniti, durante il quale gli fu assegnato un prestigioso premio
internazionale dall'Università dell'Oklahoma, debilitò definitivamente la sua pur solida fibra. Morì a Milano,
nella notte tra il 1º e il 2 giugno del 1970, per una broncopolmonite. Il 4 giugno si svolse il suo funerale a
Roma, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, ma non vi partecipò alcuna rappresentanza ufficiale del
Governo italiano. È sepolto nel Cimitero del Verano, accanto alla moglie Jeanne.

Poetica

L'Allegria è un momento chiave della storia della letteratura italiana: Ungaretti rielabora in modo molto
originale il messaggio formale dei simbolisti (in particolare dei versi spezzati e senza punteggiatura dei
Calligrammes di Guillaume Apollinaire), coniugandolo con l'esperienza atroce del male e della morte nella
guerra. Al desiderio di fraternità nel dolore si associa la volontà di ricercare una nuova "armonia" con il
cosmo[24] che culmina nella citata poesia Mattina (1917). Questo spirito mistico-religioso si evolverà nella
conversione in Sentimento del Tempo e nelle opere successive, dove l'attenzione stilistica al valore della
parola (e al recupero delle radici della nostra tradizione letteraria), indica nei versi poetici l'unica possibilità
dell'uomo, o una delle poche, per salvarsi dall'"universale naufragio". Nella poetica ungarettiana, per
esempio nelle poesie Veglia e Non Gridate Più, l'elemento in comune alle poesie è la voglia di portare
avanti lo "slancio vitale" ("Non sono mai stato tanto attaccato alla vita" - Veglia) verso la vita stessa che
deriva dalla sensazione di precarietà (vedasi anche Soldati) e dalla visione della morte attraverso i corpi
inermi dei compagni di battaglia. È proprio questo che permette di apprezzare la vita e quindi dare uno
slancio verso il senso più profondo dell'esistenza e del Creato.

Il momento più drammatico del cammino di questa vita d'un uomo (così, come un "diario", definisce
l'autore la sua opera complessiva) è sicuramente raccontato ne Il Dolore: la morte in Brasile del figlioletto
Antonio, che segna definitivamente il pianto dentro del poeta anche nelle raccolte successive, e che non
cesserà più d'accompagnarlo. Solo delle brevi parentesi di luce gli sono consentite, come la passione per la
giovanissima poetessa brasiliana Bruna Bianco, o i ricordi d'infanzia ne I Taccuini del Vecchio, o quando
rievoca gli sguardi d'universo di Dunja, anziana tata che la madre aveva accolto nella loro casa
d'Alessandria:[25]
Ungaretti con il famoso baschetto

«Il velluto dello sguardo di Dunja

Fulmineo torna presente pietà»

(da L'Impietrito e il Velluto, 1970)

La fortuna di Ungaretti

La poesia di Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto Sepolto. A essa
arrisero i favori sia degli intellettuali de La Voce, sia degli amici francesi, da Guillaume Apollinaire a Louis
Aragon, che vi riconobbero la comune matrice simbolista. Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da
parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di
Benedetto Croce, che ne condannarono il frammentismo.

A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il
verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell'ermetismo, che, all'indomani della
pubblicazione del Sentimento del tempo, salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria
scuola poetica, iniziatore della poesia «pura». Da allora la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna
ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile
punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.

Opere principali

Poesie

II porto sepolto, Udine, Stabilimento tipografico friulano, dicembre 1916; La Spezia, Stamperia Apuana,
1923.

Natale, Napoli, 26 dicembre 1916.

La guerre. Une poésie, Paris, Etablissements lux, 1919.

Allegria di naufragi, Firenze, Vallecchi, 1919.

L'allegria, Milano, Preda, 1931.

Sentimento del Tempo, Firenze, Vallecchi, 1933.

Poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1945. [1915-1927]

La guerra, I edizione italiana, Milano, 1947.

Il dolore. 1937-1946, Milano, A. Mondadori, 1947.

Derniers Jours. 1919, Milano, Garzanti, 1947.

La terra promessa. Frammenti, Milano, A. Mondadori, 1950.


Gridasti soffoco..., Milano, Edizioni Fiumara, 1951.

Un grido e paesaggi, Milano, Schwarz, 1952.

Les cinq livres, texte français établi par l'Auteur et Jean Lescure, Paris, Les éditions de minuit, 1953.

Il taccuino del vecchio, Milano, A. Mondadori, 1960.

Dialogo, con Bruna Bianco, Milano, Fògola, 1968.

Prosa e saggistica

Il povero nella città, Milano, Edizioni della meridiana, 1949.

Il deserto e dopo, Milano, A. Mondadori, 1961.

Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, 1974.

Invenzione della poesia moderna. Lezioni brasiliane di letteratura (1937-1942), a cura di Paola Montefoschi,
Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1984.

Traduzioni

Traduzioni. St.-J. Perse, William Blake, Gongora, Essenin, Jean Paulhan, Affrica, Roma, Edizioni di Novissima,
1936.

22 sonetti di Shakespeare, Roma, Documento, Editore Libraio, 1944.

40 sonetti di Shakespeare, Milano, A. Mondadori, 1946.

Da Góngora e da Mallarmé, Milano, A. Mondadori, 1948.

Jean Racine, Fedra, Milano, A. Mondadori, 1950;.

Visioni di William Blake, Milano, A. Mondadori, 1965.

Epistolari

Lettere dal fronte a Gherardo Marone. (1916-1918), Milano, A. Mondadori, , 1978.

Lettere a Soffici, 1917-1930, Firenze, Sansoni, 1981.

Lettere a Enrico Pea, Milano, Libri Scheiwiller, 1983.

Carteggio 1931-1962, con Giuseppe De Robertis, Milano, Il Saggiatore, 1984.

Lettere a Giovanni Papini. 1915-1948, Milano, A. Mondadori, 1988.

Correspondance Jean Paulhan, Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, Paris, Gallimard, 1989.

L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere con Leone Piccioni, Milano, Oscar Mondadori, 2013.

Lettere a Bruna, a cura di Silvio Ramat, Milano, Mondadori, 2017.

Edizioni dell'opera omnia

Vita d'un uomo,

I, L'allegria. 1914-1919, Milano, A. Mondadori, 1942.

II, Sentimento del tempo. 1919-1935, Milano, A. Mondadori, 1943.


III, Poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1945.

IV, 40 sonetti di Shakespeare, Milano, A. Mondadori, 1946.

V, Il dolore. 1937-1946, Milano, A. Mondadori, 1947.

VI, Da Gongora e da Mallarmé, Milano, A. Mondadori, 1948.

VII, Fedra di Jean Racine, Milano, A. Mondadori, 1950.

VIII, La Terra promessa. Frammenti, Milano, A. Mondadori, 1954.

IX, Un grido e paesaggi, Milano, A. Mondadori, 1954.

X, Il taccuino del vecchio, Milano, A. Mondadori, 1960.

XI, Il deserto e dopo. 1931-1946, Milano, A. Mondadori, 1961.

XII, Visioni di William Blake, Milano, A. Mondadori, 1965.

Tutte le poesie, a cura di Leone Piccioni, Milano, A. Mondadori, 1969; a cura di Carlo Ossola, 2009. ISBN
978-88-04-58349-3.

Archivio

Il fondo Giuseppe Ungaretti[26] è conservato presso l'Archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti" del
Gabinetto Vieusseux, donato nell'aprile 2000 da Anna Maria Ungaretti Lafragola, figlia del poeta. Il fondo,
che giunge raccolto in 46 faldoni, contiene la corrispondenza del poeta, i manoscritti e i dattiloscritti della
sua produzione poetica, critica e di traduttore, i ritagli di giornale con suoi testi o con articoli e saggi a lui
dedicati.

Onorificenze e riconoscimenti

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

— 2 giugno 1958[27]

Note

Venne registrato all'anagrafe come nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in
quest'ultima data.

F. Del Beccaro, Alle origini di Ungaretti, in «Rassegna lucchese», 49, 1970, p. 10.

G. Ungaretti, Vita d'un Uomo (Tutte le poesie), Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1969, p. LVII.

^ Che Antonio Ungaretti morì a causa di una malattia contratta mentre lavorava come operaio al Canale di
Suez è narrato dallo stesso poeta (G. Ungaretti, Il lavoro degli italiani, in «Gazzetta del Popolo», 6 agosto
1931); la stessa ipotesi è ribadita da Leone Piccioni (Vita d'un poeta, Rizzoli, Milano 1970) e da Walter
Mauro (Vita di Giuseppe Ungaretti, Camunia, Milano 1990). Altri studiosi propongono l'ipotesi
dell'infortunio sul lavoro (M. Diacono e L. Rebay, Cronologia di Saggi e Interventi, Mondadori, Milano 1974).
Una tesi leggermente diversa è proposta in C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier,
Firenze 2019, pp. 5 e 319-320 dove - anche sulla base di un articolo ispirato dallo stesso poeta (G. Ansaldo,
Giuseppe Ungaretti, «Il Lavoro» di Genova, 22 agosto 1933) - si osserva che Antonio Ungaretti a Suez non
fece l'operaio ma il sorvegliante ai lavori.
^ Maria Grazia Di Filippo, Chiara Smirne, Poesia italiana del Novecento, De Agostini, 2011, p. 115.

^ Ungaretti sottoscrisse un abbonamento alla «Voce» nel 1910 (Lettera di Ungaretti a Prezzolini del 22
marzo 1911, Lettere a Giuseppe Prezzolini, a cura di M. A. Terzoli, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma
2000, p. 3).

^ Muḥammad Shihāb, di famiglia egiziana piuttosto benestante (Ungaretti lo qualificava, con enfasi poetica,
come "figlio di Emiri nomadi"), era nato ad Alessandria d'Egitto il 23 gennaio del 1887 da Ibrāhīm Shihāb e
da ʿĀʾisha, di cui tuttavia non ci è pervenuto il nome di famiglia. Fu grande amico del futuro poeta, in
quanto entrambi frequentavano il liceo Jacot, dove si appassionarono dei testi di Baudelaire e Nietzsche.
Nel 1912, appena venticinquenne, emigrò in Francia, a Parigi, dove fu ben presto raggiunto da Ungaretti.
Patì la frustrante condizione dell'esule (s'era dato, nel vano tentativo d'integrazione nella società parigina,
persino il nome di Marcel), mantenendosi come contabile. Morì suicida il 9 settembre del 1913, nella
medesima pensione di Rue des Carmes 5 in cui viveva con Ungaretti. Moammed Sceab fu seppellito nel
cimitero di Ivry-sur-Seine, come in una sua poesia ricorda il suo memore e affezionato compagno di scuola
e amico di gioventù.

^ Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo - Saggi e interventi, Arnoldo Mondadori Editore, Segrate, 1974, p.
681. ISBN 978-88-04-11459-8

^ Nelle immediate vicinanze dell'attuale fermata "Maubert-Mutualité" del Métro parigino


^ Che il poeta si fosse arruolato volontario l'ha sostenuto per primo Mario Puccini nel 1927 (Il Misticismo
nella poesia: Ungaretti uomo di pena, «Bilycnis», n. 208, Aprile 1927, p. 248) e poi Luciano Rebay nel 1962
(Le origini della poesia di Giuseppe Ungaretti, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1962, p. 13). Tuttavia
alcuni studiosi hanno fatto presente che il poeta non s'arruolò volontario, trattandosi di un "normale"
arruolamento in seguito alla Mobilitazione generale: N. Bultrini - L. Fabi, Pianto di pietra. La Grande Guerra
di Giuseppe Ungaretti, Iacobelli, Guidonia, 2018, p. 19; P. Montefoschi, Cronologia di Viaggi e Lezioni,
Mondadori, Milano 2000, p. LXXIII; C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier, Firenze
2019, pp. 97-98. Stralci di documenti militari relativi alla partecipazione di Ungaretti alla Prima guerra
mondiale e informazioni sulla sua presenza al fronte e nelle retrovie sono pubblicati su Giuseppe Ungaretti
La Grande Guerra

^ Il 12 agosto 1919 Ungaretti fu congedato dall’esercito con il grado di caporale. Vedi: Ungaretti, Giuseppe
in "Dizionario Biografico", su treccani.it.

^ G.Ungaretti Tutte le poesie, cit. p.62

^ sulla Montagna di Reims (vedi: Bois de Courton, su GeoNames, geonames.org.), nei pressi, a Chaumuzy, è
stato dedicato un monumento ai soldati italiani che hanno combattuto nella prima guerra mondiale.

^ Ninon e Antonietto Ungaretti estudantes em São Paulo (testo in portoghese), su povo.it

^ Antonio Benito Ungaretti (detto Antonietto) nacque a Marino Laziale il 9 febbraio 1930. L'atto di nascita è
riprodotto in Ungaretti a Marino. Giornata di ricordi e onoranze, a cura di U. Onorati, Biblioteca di interesse
locale «G. Torquati», Marino 1990, p. 33. Il libro di Onorati, a p. 33, riproduce anche l'atto di battesimo di
Antonio Ungaretti.

^ Merita segnalare che la targa marmorea posta nel 1990 sul muro esterno della sede del Comune di
Marino dichiara che Ungaretti visse nella cittadina laziale dal 1927 al 1934. E aggiunge: "A Marino per la
prima volta gli sorrise il felice volto del figlio Antonietto".

^ Gli studiosi sono divisi circa l'adesione di Ungaretti al fascismo e al suo rapporto con Mussolini. Da un lato
Leone Piccioni e Walter Mauro. Piccioni ha sostenuto che «strano a dirsi, Mussolini subiva piuttosto
Ungaretti, affascinato, forse dal suo disinteresse, dalla sua sincerità negli slanci dell'animo appassionato,
senza mai calcoli in alcun senso, con ingenue credulità certo assai insolite anche allora» (L. Piccioni, Vita
d'un poeta, Rizzoli, Milano 1970, p. 66). Mauro ha affermato che «Del resto, sui rapporti di Ungaretti con
Mussolini, si è lungamente speculato con citazioni estrapolate da discorsi di diverso significato. Il politico e
il poeta si conobbero poco prima della guerra, l'uno, Ungaretti, anarchico ma interventista, l'altro,
Mussolini, socialista e interventista, ma poi si perdettero di vista, e se qualche utile il poeta ebbe dal
dittatore, semmai si può ritrovare negli aiuti di Ungaretti ad antifascisti ed ebrei, al tempo delle leggi
razziali; non certo ottenne favori, se nel 1936 dovette emigrare in Brasile, e laggiù insegnare fino alla
liberazione dal fascismo» (W. Mauro, Vita di Giuseppe Ungaretti, Camunia, Milano, 1990, p. 81). Altri
studiosi hanno assunto un posizione diversa. Robert S. Dombroski ha evidenziato «l'appoggio costante (si
oserebbe dire servile) che Ungaretti dette al fascismo» (R.S. Dombronski, L'esistenza ubbidiente, letterati
italiani sotto il fascismo, Guida, Napoli 1984, p. 71). Patrizia Guida ha affermato che «La sua adesione
volontaria al fascismo non fu, come per altri scrittori, un'accettazione passiva di una forza politica che si
proponeva al Paese come sistema; egli vi aderì consapevolmente e con premeditazione sin dagli anni in cui
il Fascio costruiva la sua ideologia...» (P. Guida, Ungaretti privato. Lettere a Paul-Henri Michel, Pensa
multimedia, Rovato-Lecce 2014, p. 38. Sull'adesione di Ungaretti al fascismo, ed in particolare sul rapporto
fra il poeta ed il duce, si sofferma anche Auria, presentando alcuni documenti conservati presso l'Archivio
centrale dello Stato (C. Auria, La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti, Le Monnier, Firenze 2019, pp. 259-
261).

^ Giuseppe Ungaretti/biografia, su Novecento letterario.it

^ Articolo dedicato

^ La vicenda viene affrontata, attraverso testimonianze documentali ed epistolari, nel libro L'allegria è il
mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni, Milano, Mondadori, 2013.
^ La lettera di Ungaretti a De Gasperi viene riportata nell'epistolario L'allegria è il mio elemento. Trecento
lettere a Leone Piccioni, Milano, Mondadori, 2013.
^ Nell'epistolario L'allegria è il mio elemento. Trecento lettere a Leone Piccioni (Mondadori, 2013) sono
riportate le missive in cui Ungaretti parla degli interventi accademici (in nota è trascritta la lettera del critico
Giuseppe De Robertis all'Accademia di Svezia) e politici per favorire, nel 1954, la sua candidatura al Premio
Nobel per la Letteratura.

^ [1] Gli ottant'anni di Ungaretti

^ L'associazione Rome et son histoire (associazione culturale al servizio dei francofoni residenti a Roma o di
passaggio nella città).

^ E. Gioanola, Storia letteraria del Novecento in Italia, Torino 1976. È difficile per esempio distinguere tra il
senso dell'orrore della guerra e il senso del dolore universale delle cose, come in Perché: "Ha bisogno di
qualche ristoro / il mio buio cuore disperso...", Carsia Giulia 1916 (Vita d'un uomo... cit., p. 55)

^ G. Ungaretti, Vita d'un uomo (Tutte le poesie), cit., p. 326. "Dunja mi dice il nomade, da noi, significa
universo. Rinnova occhi d'universo, Dunja" (Le bocche di Cattaro, da Tutte le poesie, cit., p.324)

^ Archivio Ungaretti Giuseppe, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
URL consultato l'8 gennaio 2018.

^ Ungaretti Giuseppe, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica.

Bibliografia
Berenice, I. Calvino, R. Alberti, L. Silori, C. Bernari, Omaggio a Ungaretti nel Suo 80º compleannon Sciascia,
1968.

Giorgio Luti, Invito alla lettura di Ungaretti, Mursia, 1974.

Maura Del Serra, Giuseppe Ungaretti, Firenze, La Nuova Italia ("Il Castoro", 131), 1977, pp. 127.

Rosario Gennaro, Le patrie della poesia. Ungaretti, Bergson e altri saggi, Firenze, Cadmo, 2004.

A. Asor Rosa, L. De Nardis, L. Silori, L. Piccioni, Ungaretti e la cultura romana, Bulzoni, 1983.

Ungaretti entre les langues (con poesie inedite), a cura di J.-Ch. Vegliante, Paris, Italiques (PSN), 1987.

(FR) Jean-Charles Vegliante, Le poète émigré - Notes sur Giuseppe Ungaretti, in Gli italiani all'estero 2,
Passage des Italiens, Paris, PSN, 1988, pp. 9-25.

Emerico Giachery, Nostro Ungaretti, Roma, Studium, 1988.

Walter Mauro, Vita di Giuseppe Ungaretti, Camunia, 1990.

Emerico Giachery, Luoghi di Ungaretti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1998.

Maura Del Serra, Immagini di Ungaretti e nostre, in "L'anello che non tiene. Journal of Modern Italian
Literature", vol. 7, n. 1-2, Spring-Fall 1995, pp. 7–17 [ed. 1999].

Emerico Giachery, Noemi Paolini, Ungaretti verticale, Roma, Bulzoni, 2000;

Carmen Siviero, Alessandra Spada, Nautilus: alla scoperta della letteratura italiana, vol. III, Zanichelli, 2000.

Cesare Segre, Clelia Martignoni, Leggere il mondo, vol. VIII, Bruno Mondadori, 2007. ISBN 88-424-5493-1

Emerico Giachery, Ungaretti a voce alta e altre occasioni, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2008.

Antonio Carrannante, Scrittori a Roma (sulle tracce di Giuseppe Ungaretti), in "Strenna dei Romanisti", 21
aprile 2010, pp. 151–158.

Massimo Migliorati, Ungaretti lettore di Manzoni, in "Otto/Novecento", a. XXXV, n. 3, 2011, pp. 59–74.

Emerico Giachery, Ungaretti e il mito (con un'appendice su Ungaretti e Dante), Roma, Edizioni Nuova
Cultura, 2012.

Antonio D'Elia, «di quel giovane giorno al primo grido»: Ungaretti e la poesia dell'Eterno, prefazione di R.
Caputo, Avellino, Edizioni Sinestesie, 2016, ISBN 978-88-99541-48-4.

Mirella Scriboni, Immagini-memoria di Alessandria d'Egitto in Ungaretti, in Spazio e spazialità poetica nella
poesia italiana del Novecento, Leicester, UK, 2005 ISBN 978-1-9052-3734-0

Altri progetti

Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giuseppe Ungaretti

Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Giuseppe Ungaretti

Collabora a Wikibooks Wikibooks contiene testi o manuali su Giuseppe Ungaretti

Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giuseppe Ungaretti

Collegamenti esterni

Giuseppe Ungaretti, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su


Wikidata
Giuseppe Ungaretti / Giuseppe Ungaretti (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Modifica su Wikidata

Giuseppe Ungaretti, su sapere.it, De Agostini. Modifica su Wikidata

(EN) Giuseppe Ungaretti, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata

Giuseppe Ungaretti, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze


Archivistiche. Modifica su Wikidata

(EN) Giuseppe Ungaretti, su Find a Grave. Modifica su Wikidata

Opere di Giuseppe Ungaretti, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata

(EN) Opere di Giuseppe Ungaretti, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata

Giuseppe Ungaretti, su Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed
audiovisivi. Modifica su Wikidata

Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux, su vieusseux.fi.it.

V·D·M

Vincitori del Neustadt International Prize for Literature

Controllo di autorità VIAF (EN) 89710987 · ISNI (EN) 0000 0001 2143 0753 · SBN IT\ICCU\CFIV\025121 ·
Europeana agent/base/62651 · LCCN (EN) n79054552 · GND (DE) 118763695 · BNF (FR) cb119273374 (data)
· BNE (ES) XX879650 (data) · NLA (EN) 35561083 · BAV (EN) 495/86139 · NDL (EN, JA) 00476441 · WorldCat
Identities (EN) lccn-n79054552

Biografie Portale Biografie

Italia Portale Italia

Letteratura Portale Letteratura

Categorie: Poeti italiani del XX secoloScrittori italiani del XX secoloTraduttori italianiNati nel 1888Morti nel
1970Nati l'8 febbraioMorti il 1º giugnoNati ad Alessandria d'EgittoMorti a MilanoAccademici
dell'Accademia d'ItaliaAccademici italiani del XX secoloBibliofiliGiuseppe UngarettiItalianistiItalo-
egizianiMilitari italiani della prima guerra mondialeProfessori della Sapienza - Università di RomaScrittori in
lingua italianaSepolti nel cimitero del VeranoStudenti dell'Università di ParigiTraduttori
all'italianoTraduttori dal franceseTraduttori dall'inglese all'italianoTraduttori dallo spagnolo
all'italiano[altre]

Menu di navigazione

Accesso non effettuato

discussioni

contributi

registrati

entra

VoceDiscussione

LeggiModificaModifica wikitestoCronologiaRicerca
Cerca in Wikipedia

Pagina principale

Ultime modifiche

Una voce a caso

Nelle vicinanze

Vetrina

Aiuto

Sportello informazioni

Comunità

Portale Comunità

Bar

Il Wikipediano

Fai una donazione

Contatti

Strumenti

Puntano qui

Modifiche correlate

Carica su Commons

Pagine speciali

Link permanente

Informazioni pagina

Cita questa voce

Elemento Wikidata

Stampa/esporta

Crea un libro

Scarica come PDF

Versione stampabile

In altri progetti

Wikimedia Commons

Wikibooks

Wikiquote

Wikisource
In altre lingue

Català

Deutsch

Ελληνικά

English

Français

Hrvatski

Lumbaart

Piemontèis

Sicilianu

Altre 33

Modifica collegamenti

Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 22 gen 2021 alle 23:47.

Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo;
possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le c

Potrebbero piacerti anche