ROBOTERAPIA
“Un cane robot può aiutare a tenere bassa la pressione del sangue ed evitare lo stress”. È
quanto suggerisce Alan Beck, direttore del Center for the Human-Animal Bond. Lo
studioso è conosciuto per le sue ricerche sulla “pet-therapy”, ovvero sui benefici sulla
salute dell'uomo derivanti dalla presenza di un animale domestico, meglio se un cane.
La prossima estate Beck condurrà una ricerca per stabilire se i bambini riescono
realmente a distinguere la differenza tra animali reali e robot. Per questo ha già ottenuto
una convenzione con la National Science Foundation per andare a constatare nelle scuole
elementari e in quelle secondarie quanto Aibo, il cane robot della Sony, possa essere
considerato dai ragazzi simile al vero. Alcuni scienziati giapponesi hanno già eseguito
degli studi in alcune case di riposo per vedere come Aibo possa svolgere una funzione
terapeutica per gli anziani soli.
Dopo tutti i danni provocati dalla medicina industriale, cominciano a inculcarci l'idea che a
dispensarci da tutti i mali saranno in futuro le macchine. Ogni degente avrà presto il suo
bravo roboterapista, così non ci sarà neanche più bisogno di medici umani che in quanto
esseri imperfetti possono sempre andare incontro a pericolosi “turbamenti di coscienza”.
Quel che emerge dai test è che l' “uomo-macchina” si dimostra assai ben disposto verso i
suoi compagni-robot, tanto da attribuirgli quasi sembianze e caratteristiche umane. Come
nel caso di Aibo, il cane robot giapponese, in grado di rispondere alla voce del padrone,
scodinzolare a comando, interagire in base all'attenzione ricevuta, ritenuto dai degenti,
“meglio di un cane vero”.
IL ROBOGATTO
ACTROID
GIAPPONESI ARTIFICIALI
Questa diversa impostazione tra Oriente e Occidente non convince tutti. Aaron Sloman,
docente di intelligenza artificiale e scienze cognitive all'Università di Birmingham, si è
dimostrato scettico: “Non sono per niente convinto che i popoli del Vecchio continente
abbiano un disagio maggiore dei giapponesi verso i robot, o che siano meno interessati a
questi progetti. Anzi, credo che si tratti di una generalizzazione un po' grossolana.
Personalmente sono più interessato al funzionamento di una cosa e non tanto alla sua
origine e certo non ho paura dei robot. I veri mostri, in certi casi, sono proprio gli umani”.
AIBO MANIA
Rispetto ad un cane vero sicuramente Aibo offre numerosi vantaggi: non ha bisogni
fisiologici, non deve mangiare, non deve essere sempre accudito, non disturba i vicini, non
rovina gli stipiti delle porte e i mobili, ma soprattutto, non ha bisogno di affetto per essere
felice.
Una signora di 36 anni, madre di due bambini ha detto: «È molto strano. Ti ci affezioni. Lo
so che è un pezzo di plastica, ma è semplicemente favoloso. Le parole non possono
proprio esprimere perché ci sono così affezionata». E parlando dei due figli aggiunge:
«Loro si comportano con lui come se fosse un animale domestico. Penso che siano
consapevoli che non è vivo, ma interagiscono con molta immaginazione. Forse è questo il
bello».
Len Levine è invece un analista di sistemi di New York e abita in un appartamento con
Beau, il suo Aibo. «Non posso avere un cane», afferma, «questa è la ragione perché ho
un Aibo». Dichiaratamente un tecno-entusiasta, Levine esalta le possibilità di interagire
con lui, che lo rendono così simile a un cane vero. E conferma l'alto coinvolgimento che ha
provato nel vedere “evolvere” il proprio cucciolo, senza peraltro dovere ripulire i suoi
“bisogni fisiologici”.
È la stessa Sony a pubblicizzarlo come l'ideale sostituto di un cane vero per tutte quelle
persone che per motivi di lavoro o altri impegni non possono permettersi di possedere un
cane vero e si sentono tanto sole. Le statistiche ufficiali parlano chiaro: la maggior parte
degli acquirenti (due terzi del totale) sono maschi. Un rimedio alla solitudine comunque
costoso, visto che Aibo, con il suo chilo e mezzo di tecnologia, è attualmente venduto a un
prezzo di 1.500 dollari.
PSICO-ROBOTICA
“Solidarizzare con un giocattolo meccanico è un fenomeno comune, anche tra gli adulti”.
Ad affermarlo è la psicologa Shelly Turkle, professoressa al MIT e autrice di numerosi libri
e ricerche sulle identità che cambiano nell’epoca del virtuale e sulla reazione delle
persone di fronte a compagni cibernetici. «Questi oggetti spingono alcuni bottoni del
nostro essere, che abbiano coscienza e intelligenza o meno», afferma la Turkle, che da
sempre ha sostenuto che «noi siamo fatti in modo da rispondere in maniera percettiva a
questo nuovo tipo di creature».
Secondo questa geniaccia, lo studio di queste interazioni ci potrà svelare molto di come
siamo fatti noi umani. Praticamente sostiene che per capire la natura umana dobbiamo
osservare le nostre reazioni ad una macchina. Una bella teoria. Ormai non sono più le
macchine che devono imparare da noi, esseri troppo stupidi e imperfetti, ma siamo noi che
dobbiamo imparare dalle macchine.
Ritornando ad Aibo, c'è anche chi afferma che il tipo di emozione che suscita è simile a
quella che si ha nei confronti degli animali domestici reali, ma la forza, la profondità di
questa esperienza emotiva è senz’altro diversa. Dobbiamo solo aspettare delle versioni
più complete di Aibo e potremo soppiantare del tutto i cagnolini in pelle e ossa.
MATTANZA DELLE FOCHE
Pigmalione - Wikipedia
Robo-Therapy
"Is this a real cat?" A robot cat you can bond with like a real pet
Va a ruba negli Stati Uniti il cane-robot Aibo Corriere della Sera 04 marzo 2001
Book review: Loving The Machine: The Art and Science of Japanese Robots 15
aprile 2007
Aibo - Wikipedia
Actroid - Wikipedia
Nel “World Robotics 2004 Report” si sostiene che da qui al 2007 il numero di robot
impiegati nelle case nel mondo aumenterà di almeno sette volte, un vero e proprio boom
che coinciderà con un aumento altrettanto vigoroso dei robot industriali. A tal proposito, lo
stesso rapporto segnala come l'Italia sia già salita al secondo posto in Europa, dopo la
Germania, e al quarto nel mondo, per l'uso di robot industriali, facendo registrare tra il
1994 e il 2001 una crescita senza precedenti, con il relativo crollo della richiesta di
manodopera umana (classe operaia addio).
Guarda caso, proprio in concomitanza del lancio del film “Io, Robot”, di Alex Proyas, in
tutto il mondo, l'agenzia ONU ha spiegato che nella prima metà del 2004 gli ordinativi per
robot di ogni genere sono cresciuti del 18 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2003,
anno in cui già si era registrata una crescita sostenuta. Se oggi sono adottati nelle case
circa 600mila robot domestici, entro il 2007 saranno milioni, almeno 4,1 milioni secondo le
previsioni. Stime che si basano su un'analisi del settore che parte dal 1990.
Stando al rapporto, per il momento la maggioranza dei robot domestici sono robot
tagliaerba, ma aumenta la diffusione dei robot aspirapolvere, venduti da un certo numero
di ditte pressoché in tutto il mondo. Alla fine del 2003 i primi erano 570mila e i secondi
circa 37mila. Ma ciò che accadrà nei prossimi anni sarà soprattutto la diversificazione dei
robot: il progresso tecnologico del settore e la riduzione progressiva dei costi di
produzione, infatti, spingono gli esperti a prevedere per il prossimo futuro un grande
successo di robot lavavetri o pulisci-piscine.
Questi robot, definiti a sproposito “macchine intelligenti”, dato che sono meno intelligenti di
una formica, saranno poi sempre più associati, dalle famiglie che potranno permetterselo,
con altri robot, quelli di intrattenimento, come il celeberrimo AIBO di Sony. Le stime oggi
sostengono che nel mondo ci sono almeno 692mila robot di questo tipo.
“Alla fine di questo decennio - preconizzano gli autori del rapporto - i robot non solo
puliranno i nostri pavimenti, taglieranno l'erba e sorveglieranno le nostre case, ma
assisteranno anche gli anziani e i disabili
grazie a tecnologie sofisticate ed interattive,
eseguiranno interventi chirurgici,
ispezioneranno le condutture e tutti quei
luoghi che sono pericolosi per gli umani,
combatteranno il fuoco e gli ordigni esplosivi”.
“Anche se le macchine che abbiamo creato sono ancora semplici in confronto alla
riproduzione biologica, dimostrano che la riproduzione meccanica è possibile”, ha detto
Hod Lipson in un articolo pubblicato da Nature. Lo scienziato e il suo team credono che i
principi di costruzione potranno essere usati per creare robot di lunga durata che siano in
grado di ripararsi da soli e che possano essere impiegati in situazioni a rischio e sulle
navicelle spaziali.
Come riportato da New Scientist, il team di scienziati guidato da Lipson ha messo a punto
un dispositivo basato su una serie di “mattoni” cubici dotati ciascuno di microprocessore. Il
chip contiene le istruzioni che consentono a ciascuno di questi cubi di diventare parte di un
tutto più grande e di moltiplicarsi.
A cosa serve tutto questo? Lipson non ha dubbi: “La capacità di auto-replicarsi è la
soluzione finale alle riparazioni: immaginiamo sistemi robotici su Marte o sul fondo
dell'oceano che in questo modo si auto-riparano”.
Uno degli aspetti cpiù interessante è l'evoluzione del concetto di “auto-replicazione”: se
fino ad oggi si è sempre pensato in termini di robot capaci di duplicarsi o incapaci di farlo,
alla Cornell University sostengono di aver capito che esistono livelli intermedi di
replicazione “Per la prima volta - ha affermato Lipson - possiamo effettivamente misurare
l'auto-replicazione e così capire come migliorarla”.
IO, ROBOT
È ambientato a Chicago,
nel 2035, nel periodo in cui viene rilasciato sul mercato il robot domestico "NS-5", dotato di
una tecnologia avanzata che rende il suo cervello molto simile a quello umano. Il detective
Del Spooner (interpretato da Will Smith), diffidente verso tale tecnologia, viene incaricato
d'indagare sull'omicidio di Miles Hogenmiller, uno scienziato che lavorava ad un modello
NS-5, di nome "Sonny", per la U.S. Robotics. Il poliziotto è convinto che sia stato il robot a
commettere l'omicidio. Ad affiancarlo, in un'indagine che rivelerà un complotto su larga
scala, vi è la dottoressa Susan Calvin, una psicologa esperta d'intelligenze artificiali.
Come tutte le storie asimoviane sui robot, il tema centrale investe le sue famose "leggi
della robotica", che governano il comportamento degli androidi. Ovvero: come può un
robot programmato per servire e proteggere l'uomo, arrivare al punto di commettere un
omicidio, negando le leggi che gli sono state "impiantate" nei suoi circuiti?
Isaac Asimov ha scritto dozzine di storie su
androidi dotati di un "cervello positronico"
(del tutto improbabile) che li rende esseri
intelligenti. La sua prima robot-story,
"Robbie", apparse sulla rivista di
fantascienza Astounding nel 1939. La trama
si svolge all'interno della famiglia Weston:
Robbie è la robo-bambinaia di Gloria, la
figlia piccola, per la quale la presenza
costante di Robbie diventa insostituibile. La
signora Weston, temendo che la figlia stia
diventando troppo dipendente dal robot,
preferisce rispedirlo alla fabbrica. Inutile dire
che Gloria non la prende affatto bene e
quindi viene chiamato in causa Mr. Weston
affinché trovi un modo per placare il dolore
della figlia e soddisfare le esigenze della
detestabile moglie. Alla fine, Mr. Weston
riuscirà a far tornare Robbie a casa e a
sistemare le cose anche con sua moglie,
nel più classico degli "happy ending".
A fare piazza pulita delle leggi di Asimov, per la verità, ci avevano già pensato "I Nuovi
Robot" di Rudy Rucker ("Software", 1982), i "boppers", dotati di software genetico,
evolutisi fino ad interfacciarsi con gli esseri umani e dare così vita ai "meatbop".
Un po' come l'entità "Vger", l'ex sonda Voyager protagonista di "Star Trek" (il film) che
anela a fondersi con il proprio creatore minacciando la distruzione della Terra.
ROBOMARKETING
Per questo possiamo stare sicuri che, come si legge nella dichiarazione,
"scienziati e industriali si impegneranno a promuovere l'accettazione
pubblica dei robot".
Westworld - Wikipedia
Data (Star Trek) - Wikipedia
Giapponesi, americani ed europei non la pensano allo stesso modo. Le priorità che i
laboratori attribuiscono ad una ricerca piuttosto che a un'altra variano. Per questo è
necessario e urgente un manifesto di intenti comune.
- ROBOT MILITARI: si calcola che l'80% della ricerca Usa nella robotica sia
finanziata dal Dipartimento della Difesa ed è stato annunciato che nel 2010 sarà
pronto il primo prototipo di un esercito robotico. “È una situazione che solleva
enormi problemi”, ha osservato Fiorella Operto. Che cosa succede se un robot
viene programmato per uccidere? In vista di uno scenario come questo gli esperti
auspicano una legge che preveda misure di sicurezza nella progettazione dei robot
attraverso il blocco di alcune funzioni, come quella di uccidere. “Intorno a questa
proposta - ha detto la Operto - il dibattito è ancora aperto e le posizioni di Stati Uniti
e Giappone sono lontane”.
- BIONICA: arti robotici ai biochip impiantati nel cervello possono aprire nuove
questioni. Per esempio, se un chip nel cervello controlla una mano robotica, questa
può provare sensazioni? E se invece fosse la mano ad avere il controllo sul
cervello? L'ultima domanda nasce dal fatto che i movimenti dei topi con protesi del
genere possono essere controllati a distanza con un joystick.
- NANOROBOT: sono minuscoli congegni che possono essere introdotti
nell'organismo per fare diagnosi, acquisire dati o rilasciare farmaci. Secondo gli
esperti sono opportune garanzie affinché non siano utilizzati per interventi non leciti.
- HACKER: la minaccia può facilmente passare dai computer ai robot, che
potrebbero essere controllati a distanza. Un problema tanto più rilevante se si
immagina che ai robot potrebbero essere affidati compiti di sorveglianza e
sicurezza di strutture critiche, così come potrebbero essere affidati loro anziani,
malati o bambini.
- ROBO-DIPENDENZA: è un rischio, anche considerando che i robot dovranno avere
aspetto e modi piacevoli. Si teme che molti, soprattutto anziani, possano cedere
psicologicamente a un robot bello, gentile, paziente, servizievole e in grado di
rispondere a moltissime domande, connesso com'è a Internet.
- ROBO-SESSO: le bambole robotiche non ci sono ancora, ma il successo delle
bambole meccaniche già in commercio lascia immaginare che potranno avere un
successo ancora maggiore le bambole automa capaci di sorridere, guardare,
interagire, riconoscere la voce e simulare comportamenti sessuali. Saranno ancora
più belle delle loro colleghe attuali, le bambole meccaniche, il cui aspetto ha ormai
molto poco della macchina, rivestite come sono di pelle di silicone. Anche in questo
caso si rischia la comparsa di nuove forme di dipendenza.
- COSTI E ACCESSO: il problema si pone già per le protesi bioniche, che molto
spesso sono costose e quindi inaccessibili ai Paesi in via di sviluppo. Gli esperti
chiedono di promuovere azioni per favorire la produzione di protesi e altri ausili di
questo tipo di ottima qualità e realizzate con tecnologie all'avanguardia, ma semplici
da usare e a basso costo.
Nanorobot - Wikipedia
Roboethics - Wikipedia
EURON
RobotLab
DANCING ROBOT
CHILD ROBOTS
“All'inizio gli androidi possono fare una strana impressione”, ha detto alla Reuters Ishiguro,
“ma una volta che ci si comincia a parlare si smette di notare qualsiasi differenza e ci si
sente completamente a proprio agio anche a guardarli dritto negli occhi”.
EVER-1
La Corea del Sud ha presentato al mondo la sua prima creatura artificiale dall'aspetto
umano: Ever, ovvero Eva in versione robotica. Si tratta del primo esemplare di una serie di
androidi destinati a rivestire un ruolo importante nella
vita di tutti i giorni della società sudcoreana.
L'unico limite attuale di Ever è che i suoi arti inferiori non possono muoversi. Ma solo per
poco tempo ancora: Baeg ha fatto sapere che “le prossime revisioni di Ever potranno
alzarsi e camminare”, oltre ad avere “nuove funzioni di riconoscimento delle emozioni”.
Hiroshi Ishiguro builds his evil android twin: Geminoid HI-1 21 luglio 2006
CB2 "Child Robot" returns: smarter, creepier than ever 06 aprie 2009
RobotCub
EveR-1 - Wikipedia
Repliee Q1 - Wikipedia
KITECH
Ciò che preconizza Canning, guerre in cui siano coinvolti i robot, è un'ipotesi “fanta-
realistica”: già oggi, sono molti i robot da combattimento che i paesi più avanzati intendono
adottare o che sono in procinto di essere arruolati. Un esempio sono i droni missile sparati
per andare a caccia di obiettivi, o certi sistemi automatici di difesa. Ma manca una “guida
di riferimento” per il loro impiego, che si prevede sempre più massiccio.
Canning si spinge anche oltre, sostenendo che si può pensare di “equipaggiare le nostre
macchine con tecnologie non letali allo scopo di convincere il nemico ad abbandonare le
proprie armi prima che queste vengano distrutte dai nostri robot, e con armi letali per far
fuori gli armamenti”.
Le nuove regole proposte da Canning sarebbero uno smacco alle celebri tre Leggi della
Robotica ideate dal grande scrittore di fantascienza Isaac Asimov, che escludevano a
priori la possibilità che un robot potesse nuocere ad un essere umano.
New Laws of Robotics proposed for US kill-bots The Register 13 aprile 2007
I coreani, che dispongono sia di connessioni broadband ad altissima velocità che di reti
mobili all'avanguardia, sono come un modello sia per l'Oriente che per l'Occidente. Il
Governo locale, ha previsto che tra il 2015 e il 2020 ogni famiglia coreana disporrà di un
robot domestico, i cosiddetti automi UCR (Ubiquitous Robotic Companion). “Immaginate
se qualcuno trattasse gli androidi come se fossero delle mogli”, ha dichiarato Park Hye-
Young, esperto del settore e co-redattore della Robot Ethics Charter, “altri potrebbero
diventare dipendenti come avviene ai drogati di Internet”. Le norme secondo Hye-Young
dovrebbero servire come protezione e salvaguardia dell'uomo, sebbene altri studi, come
quelli commissionati dal Governo anglosassone, prevedono che fra circa 50 anni i robot
potrebbero vantare gli stessi diritti dell'essere umano.
Apprezzano la linea d'azione coreana gli esperti dello European Robotics Research
Network, che stanno lavorando a un altro set di linee guida per l'utilizzo dei robot da
presentare al prossimo Innovation and Entrepreneurship in Robotics and Automation
Forum di Roma. “Nel 21esimo secolo l'umanità coesisterà con la prima intelligenza aliena
con cui siamo mai entrati in contatto - i robot”, si legge sulla bozza del documento. “Sarà
un momento ricco di problemi di carattere etico, sociale ed economico”.
(pubblicato su Ecplanet 02-05-2007)
Seoul lavora sul primo Codice Etico per robot PI 09 marzo 2007
Nei robot sudcoreani le 3 leggi di Asimov Corriere della Sera 11 marzo 2007
South Korea creates ethical code for righteous robots New Scientist 08 marzo 2007
Top 5 Bomb-Packing, Gun-Toting War Bots the U.S. Doesn’t Have 13 febbraio 2008
“Qualsiasi robot potrà ribellarsi, da Aibo a Terminator, per questo è cruciale fin da ora
imparare a conoscere la forza e la debolezza di ogni robot nemico”.
È quanto dichiara Daniel H. Wilson autore del libro “How to Survive
a Robot Uprising: Tips on Defending Yourself Against the Coming
Rebellion” (“Come Sopravvivere alla Rivolta dei Robot: Dritte per
Difendersi dalla Ribellione Prossima Ventura”).
Università di Osaka
L’UOMO-MACCHINA
PORNO CYBORG
OUT OF CONTROL