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ERNST CASSIRER
FILQSOFA
DELLE
*ORME SIMBOLICHE
Traduzonc di
ERALDO ARNAUD
Vol. I
11 linguaggio
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PRINTED IN UALY
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-_,m.gm-,-gun.=
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' il suo primo disegno alle indagini raccolte nel mio libro
>stanzbegri und Funktonsbegriff (Berlin 1910). Nello
rzo di rendere econdz' per la trattazione dei problerni peremi alle 5-auge dello spirito i risultati cli ali indagirzi, le
ali riguardano essenzialrnente la struttum del pensiero mazatico e scientico, mi si era atto sempre piz clyiaro conze
eoria generale della conoscenza non osse suiciente, nella
corrente accezione e lmitazione, per una ondazione meica d quelle scienze. Se si voleva arrivare a ale ondazio-
il piano di questa teoria della conoscenza apparva alvbinevole di essere amplato nei suoi prncipi. Anzicb inda2 sefnplicemente i presuppost general! della c o n o s c e nscientica del mondo, occorreva passare cz stablire e a cleitare, l'umz rispetto allzltra, le vzzrie forme ondamendell' intelligenza del mondo e cogliere ciascuna di esse
nettaznente possbile nel sao peculiare intento e nella sua
nliare orma spirtuale. Solo quando una tale rnorolo-
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PREFAZIONE
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PREFAZIONE
PRE FAZIONE
fornzulare s i p r o bl e rn i con i qualz' qui Ci ; acwsfafj allndagne scientica del linguaggio, in sistematca generalit,
ma ricavare la s ol u zi 0 n e di questz' problwgil in Ogm' Sin.
golo caso, dalla stessa indagine emprica. Si docena tentar di
acquisire una P*059615041 per quanto possibile vasta non soltanto dei enomenz' di una singola sfera linguistjca, ma della
struttura di scre linguistiche diverse e fm Jon; molm 10,1tane nel loro fondamentale tipo ideale_ L'ambit0 della letteratura linguistica, che nelfelaborazone dei problgmj 3,' dovette costantemente consultare per averne consigligi mb; Ce,-_
tamente in questa maniera un allargarnento talmente cospi_
xv
ra o r m a linguistica, quali qui sono state tentate, si rivelerarmo ben wtdate, nrolte cose che nei particolari sono state
sotvvlate o arettatamente sbrigate, potranno trovare facilmente, in una successiva elaborazione del tema, la loro integrazione e giustcazione. lo stesso, lavorando per questo libro, mi sono reso troppo chiaramente conto della diicolt
del S0g,getto e dei limiti delle mie orze per non dovere accogliere con piacere ogn critica proveniente dagli specialisti in
malfa; per facilitare qefa critica, ovunque si sia trattato
della interpreta;/ione e delutilizzazione del singolo material@
linguistico, ho esplicitamente nosninato gli autori a cui avevo
falto credito e indicato cosi chiaramente la mia onte da rendere possibile una verica immediata.
Mi rimane soltanto da ringraziare tutti coloro che dufdtil Pelaborazione del presente libro mi hanno sostenuto,
con l'interesse che in generale vi hanno preso o con il loro
pertinente e competente consiglio. Nel tentativa dt formarmi un'z'dea pi precisa della struttura delle cosidette lingue
primitive, fin dallnizio mi son servite da guida, oltre
(VI
PREFAZIONE
noltre ringrazare dz' work Ernst H0%:anr perc, malgra0 la rave mole del sao lauoro, xz' asszmt-:I la atica della
INTRQDUZIONE
ERNST CAss11uaR
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I
Il punto di partenza della speculazione losoca segnato dal concetto di esser e. Nel momento in cui questo coicetto si costituisce come tale, in cui di fronte alla
molteplicit e variet dell'esistente si sveglia la coscienza del-
in linea di principio, ma solo un elemento ricavato da questo stesso mondo. Si estrae un esistente singolo, particolare
e limitato, per dedurre e spiegare geneticamente ogni altro in base ad esso. Conseguentemente questa spiegazione,
per quanto essa si conguri variamente per il suo contenuto,
fl ziope losoca del_morlo apparlsrdla prima VO21 in forma esplicita. Ci che Platone ricerca sotto nome di idea era attivarnente presente come principio immanente anche nei primi tentativi di sp iegazione, negli eleati,
sto concetto. Di frente a questa netta mpostazione e a queSta rigurosa esigenza, tutti ptecedenti tentativi di spiegazionc mPallidiscono no a divenire semplici racconti, miti del-
1!SSI1. Al di sopra di questa spiegazione mitico-cosmolo8C dovr ora elevarsi la spiegazione vera e propria, la spicLHZOHE dalettica che non pi aderen te alla semplce s u s SS C112 a dell'essere, ma invero ne Iende evidente il s i-
blem a, il pensare assume il signiicato nettamente determinato di p r i n c ip i o . Esso ora non accompagna pi semplicemente l'essere_. non un semplice riflettere su di esso,
ma la sua specica forma interna ci che, da parte sua,
determina la forma interna dell'essere.
Nello sviluppo storico dell'idealismo si ripete poi in diverse fasi il medesimo e caratteristico processo fondamentale.
Mentre la visione realistica del mondo si appaga di una qualsiasi essenza ultima delle cose come fondamento di ogni co-
noscere, Fidealismo trasforma in problema del pensiero precisamente questa stessa essenza. Questo processo riconoscihile non solo nella stora della losoa, ma anche in quella delle scienze singole. Anche qui il carnmino non risale unicamente dai fatti alle leggi e poi da queste agli as-
quind risolversi, per cos dire, in un flusso, in un movimento universale; l'unit dell'essere in generale pu venir ancora
pensara solo come termine e non come inzio di questo movimento. A misura che questo punto di vista si svolge e si
afferma nella scienza, viene tolto in essa il terreno all'ingenua t e 0 t i a della conoscenza intesa come ri s p e c c h i a-
tica che per prima e nella maniera pi rigorosa si resa consapevole di questo carattere simbolico dei suoi fondamentali
strumentil. Heinrich Hertz nelle considerazioni preliminari
1 Pi ampi particolari su questo argomento si trovano nel mio
sgg.
tellettuale alla quale devono soddisfare i concetti fondamentali della conoscenza fisica. ll loro valore non risiede nel rispecchiamento di una determinata cosa esistente, ma nel risultato che essi forniscono come strumento della conoscenza,
nell'unit dei fenomeni che essi stessi producono dal loro
seno. La connessione degli oggetti del mondo obiettivo e il
genere della loro interdipcndenza devono essere complessivamente compresi nel sistema dei concetti della fisica, ma
questa comprensione complessiva diviene possibile solo in
quanto questi concetti appartengono gi n dal principio ad
un determinato indirizzo unitario della conoscenza. L'ogget-
to non si pu porre come un mero in s , indipendentemente dalle categorie essenziali della conoscenza scientca,
ma pu rappresentarsi soltanto in queste categorie che ap-
te anche una diversa disposizione del1'oggetto, un diverso signicato di nessi oggettivi . Quindi neppure entro la sfera della natura Poggetto della sica coincide semplicemente con Poggetto della chimica, Foggetto della chimica con
quello della biologia, perch la conoscenza sica, la conoscenza chimica, la conoscenza biologica includono in s ciascuna
un punto di vista particolare nella im p o s t a z io n e del
pro blema e conformemente a questo punto di vista conferiscono ai fenomeni forma e significato specici. Si pu
quasi avere Pimpressione che con questo risultato dello svi-
nato e relajvo. Ma a rigore, anche in questa irriducibile variet dei metodi e degli oggetti del sapere non viene certamente respinta come cosa di nessun valore lesigenza fonda-
Il postulato di una siffatta unit puramente funzonale prende ormai il posto del postulato dellunit del sostrato e del-
Punit de11'origine, da cui era essenzialmente dominato Pantico concetto di essere. Da qui risulta il nuovo compito che
si pone alla critica losofica della conoscenza. Essa deve se-
guire nel suo complesso e nel suo complesso dominare idealmente il cammino che le scienze particolari singolarmenre
percorrono. Essa deve i11lP9i'a.questone seisimboli in-
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fondamentale dello spirito presenta in comune con la conoscenza ununica caratteristica di valore decisivo, costituita
dall`avere in se stessa un'attivit originaria formativa e non
semplicemente riproduttiva. Essa non esprime in maniera
meramente passiva un'entit esistente, ma racchiude in s
unlenergia autonoma dello spirito attraverso la quale la semplice esistenza dei fenomeni acquista un signilicato determinato, un peculiare valore ideale. Ci vale per l'arte come per la conoscenza; per il mito come per la religione.
Essi tutti vivono in peculiari mondj di mmagini nel quali
non semplicemente si rispecchia un dato emprico, ma che
essi, invece, producono secondo un principio autonomo. E
cos ciascuno di essi si crea anche proprie forme simboliche
che, sebbene non siano dello stesso genere dei sirnboli intellettuali, sono ad essi_ eq1ivale1t_i pgrla lpro origine spirituale. Nessuna di queste formesi risolve puramente e semplicemente nell'altra o si lascia dedurre dall'altra, ma ciascuna di
esse designa un modo determinato di concepire spiritualmente, nel quale e mediante il quale costituisce ad un tempo
un aspetto specico del reale"`l EsSLI121?_Sono qundi mo.di diversi in cui una realt esistente in s si riveli allo spirito, ma sono invece le vie che lo spirito segue nella sua obbiettivazione, cio nel suo manifestarsi.``~Se in qu e s to senso si concepiscono l'arte e il linguaggio, il mito e la conoscenza, da essi sorge immediatamente un problema comune
che apre una nuova via di accesso ad una losoa generale
delle scienze dello spirito.
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costantemente progrediente de1l'analisi critica. Il conne dell'essere spirituale non pu essere segnato e determinato se
non in quanto lo si segue a passo a passo in questo suo cammino. nella natura d questo processo che il suo inizio e
il suo termine non solo debbano essere separati l'uno dall'al-
l2
identit. Infatt il principio fondamentale del pensiero critico, il principio del primato della funzione rispetto all'oggetto, prende in ogni campo particolare una nuova forma ed
esige una nuova fondnzione indipendente. Accanto alla pura
funzione conoscitiva si tratta d`intendere la funzione del pensiero espresso nel linguaggio, la funzione del pensiero mticoreligioso e la funzione dellintuizione estetica in tal maniera
che risulti evidente come in esse si compia non tanto una
ben determinata attivit formatrice avente per oggetto il
della civilt, in quanto pi di un semplice contenuto singolo, in quanto fondato su di un generale principio formale, ha come presupposto una originaria attivit dello spirito.
scitiva e si limita a questo compito, non pu essere distrutta del tutto neppure la forza della visione ingenuamente
realistica del mondo. L'oggetto della conoscenza pu magari in qualche modo essere determinata e informato in essa
in virt della sua legge originaria, ma deve tuttavia come
sembra, esistere ed esser dato, anche fuori di questa relazio-
ne con le categorie fondamentali della conoscenza, come qualche cosa d per s stante. Se invece si parte non tanto dal
13
non si pu mai cogliere altrimenti che nell operare . Solamente in quanto vi una linea specica della fantasia estetica e dellntuizione estetica, vi un campo di oggetti estetici, e lo stesso vale per tutte le altre energie spirituali in
virt delle quali si configura per noi la forma e Pambito di
un determinato dominio oggettivo. Anche la coscienza religiosa- in quanto convinta della realt , della verit del
suo oggetto-solo nella fase pi bassa, solo nella fase di un
tiene. un particolare atteggiamento, Pindirizzo che lo spirito si d verso un ente obbiettivamente pensato, ci che qui
racchiude lultima riprova di questa stessa obbiettivit. ll
pensiero losofico si pone di fronte a tutte queste direzioni
della vita spirituale non semplicemente con l'intento di seguire ciascuna di esse separatamente, o di abbracciarle com-
diversit, membri di una unica grande connessione problematica, diventano diversi punti di partenza per giungere ad
un unico scopo: trasformare il mondo passivo delle semplici
scopo di trovare il verompunto di partenza per una considerazione filosoca del linguaggio, ha introdotto il concetto di
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tanto pi essi si rendmo estranei a certi aspetti della cultura spirituale e alla corcreta totalit delle sue forme. La riflessione losoca potrebbe sfuggire al pericolo di questo
estraniarsi solo se riusclsse a trovare un punto di vista che
stesse al di sopra di tutte queste forme e purtuttavia
non si trovasse semplicemente al di l di esse: un punto di
viste che permettesse di abhracciare con un colpo d`occhio
il loro complesso e che tuttavia non tentasse di rendere con
questo colpo d'occhio altro che il rapporto puramente immanente che tutte queste forme hanno tra di loro e non il rapporto che esse hanno con un essere o principio esterno trascendente . Sorgerehbe allora una sistematica filosofia dello
spirito nella quale ciascuna fonna particolare acquisterebbe
il suo significato solo in virt della p o s iz io ne , in cui essa
si trova, nella quale il contenuto e il significato di essa sarebbero indicati dalla ricchezza e dalla natura specifica dei rapporti e delle implicazioni in cui essa si trova con altre energie
spirituali e in definitiva con la loro totalit.
Tentativi e spunti verso una siifatta sistematica non sono mancati, fin dallnizio della filosoa moderna e dalla fon-
dazione del moderno idealismo losoco. Gia lo scritto programmatico di Descartes, le Regular ad clirectionem ingefri,
mostra certamente che vano era il tentativo dell`antica metasica, di abbracciare con lo sguardo la totalit delle c o se
e di voler penetrare nei segreti ultimi della n at u r a , ma
tanto pi energicamente insiste sul fatto che deve essere
possibile esaurire e misurare con il pensiero lmziversitas dello sp i r i to . lngeniz' limites defzire, determinare il campo
complessivo e i limiti dello spirito: questo motto di Descartes diviene ormai la parola d'ordine di tutta la losoa moderna. Ma in tal modo il concetto di Spirito pcrman H
se stesso contraddittorio ed ambiguo, poich viene usato ora
in senso pi ristretto ora in senso pi largo. Siccorne la losoa di Descartes parte da un nuovo e pi esteso concetto
della c o s cie n z a , ma poi fa coincidere di nuovo questo
concetto, espresso come cogitato, con il puro p ensiero,
per Descartes e per l'intero razionalismo anche la sistematica
dello spirito coincide con quella del pensiero. Lzmz`1;ersitas
dello spirito, la sua concreta totalit si pu dire veramente
1]'
intesa e losocamente penetrata solo quando si riesca a dedurla da una unico principio lo g ic o _ In tal modo la pura
forma della logica di nuovo elevata a prototipo e modello
di ogni essere dello spirito e di ogni forma spirituale. E come
in Descartes, che inizia la serie dei sistemi dell'idealismo
classico, cos in Hegel, che questa serie chiude, tale connessione sisternatica ci si presenta ancora con perfetta chiarezza.
Lesigenza di pensare la totalit dello spirito come c o n cr e ta totalit, e quindi di non fermarsi al semplice concetto di
essa, ma di svilupparlo nella totalit delle sue manifestazioni, stata affermata da Hegel con acutezza non raggiunta da
alcun pensatore prima di lui. E tuttavia, d'altra parte, la fe-
nomenologia dello spirizo, cercando di appagare questa esigenza, non fa che preparate alla logica il terreno e la via
po, per cos dire, a una suprema vetta logica e in questo suo
termine trova la sua compiuta verit e la sua essenza.
Per ricca e multiforme che sia nel suo contenuto, essa obbedisce tuttavia, nella sua struttura, ad una legge uniea in
certo senso uniforme: alla legge del metodo dialettico che
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sariamente richesto dal concetto stesso di losoa e in particolare dal principio fondamentale dell'idealisrno losofico.
lnfatti, se si rinunzia a questa unit, sembra che in generale
non si possa pi parlare di una rigorosa sistematic a di
queste forme. Di fronte e in contrapposizione al metodo dia-
logica; se invece ci immergiamo precisamente in questa individualit e ci arrestiamo nel considerarla, corriamo il pericolo
di smarrirci in essa e di non trovare pi alcuna via per ritornare all'universalit. Una via di uscita da questo dilemma
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meciizmz attraverso cui trascorra ogni forma, quale si realizza compiutamente nelle singole fondamental direzioni della
vita spirituale, e in cui, ci nondmeno, esse mantengan@ la
loro particolare natura, il loro carattere specico, sar dato
il necessario termine medio per una considerazione che estenda alla to t ali t delle forme spirituali i risultati raggiun-
II
Ci rifaremo perci anzitutto al concetto di simbolo
quale introdotto e denito da_ Heinrich Hertz dal punto
di vista della- conoscenza sica. Ci che il fisico cerca nei fenomeni la rappresentazione della loro connessione necessaria. Ma questa rappresentazione pu effettuarsi solo in quanto egli non solo si lascia alle spalle il mondo immediato delle
bolizzazione e conferi
Se' * Co da concetti 6 dei rapporti fondamentali, concerinn il '30ntnf Sul quali poggia la costmzione di una
Sue-2a 11011 Pu essere Sfparata, stando ai convincimenti fondamentali
da lui_ ra_PPYffSentat1- e mantenuti, dalla logica di
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simboli. Perch ll simb
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W accidemale del Pensieffk ma il suo organo necessario ed esSemiale- E530 non Sem@ Solamente allo scopo di comunicate
un contenuto cOl1Cettua] gi bello e Pr0ntO_ ma lo Stu_
f0 11 Virt B1 quale esso acquista la sua compiuta determinatezza' Lsfmo della derminazione concettuale di un contenuto Pmfeda di Pati Passo con l'atto del suo ssarsi in UH
qllalhe SIHlD0l0 Cafatteristico. Cos ogni pensiero veramcnff
rigoroso
ed esatto tro_Va il suo punto fermo solo nella s i m_
E11_f "ella 5 C m 1 lc a , sulla quale esso poggia. gl
21
contenuto significativo, lo specico senso di queste forme. Il linguaggio sembra potersi compiutamente denire e
pensare come un sistema di simboli costituiti da suoni; il
mondo clell'arte e quello del mito sembrano esaurirsi nel
mondo delle forme particolari sensibilmente intuihili che entramhi ci pongono dinanzi. E cos si ha effettivamente un
medio onnicomprensivo nel quale si incontrano tutte le forme spirituali pur cos diverse. Il contenuto dello spirito si?
dischiude solo nella sua estrinsecazione; la forma ideale si ri- 1
conosce solo dal complesso e nel complesso dei simboli sen-
sihili di cui essa si serve per la sua espressione. Se si riuscis- 7
se a raggiimgere una sistematica visione d'insieme delle die- 3
renti tendenze di questo genere di espressione, se si riuscisse
ad indicarme i tratti tipici e generali, cos come le particolari
gradazioni e le intrinseche differenze, sarebbe realizzato in
tal maniera, per il complesso della creazione spirituale. l'ideale della ` caratteristica universale che Leibniz proponeva
per la conoscenza. Noi possederemmo allora una specie di
gramrnatica della funzione simholica in quanto tale, con cui
sarehbero abbracciate e determinata in generale le loro particolati espressioni e i loro particolari idiomi, quali noi li vediamo nel linguaggio e nell'arte, nel mito e nella religione.
L'idea di una grammatica di questo genere implica un
ampliamente della dottrina storica tradizionale dell'idealismo.
a tracciare in modo netto i limiti tra i due mondi. Ma in sostanza il conne era tracciato in modo che il mondo dell'in_
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telligibile era determnato mediante il momento del puro fare, il mondo del sensibile mediante il momento del patire.
Nel primo dominava la spontaneit della realt spirituale, nel
secondo il determinismo, la passivit della realt sensibile.
Ma per quella caratteristica universale il cui problema e
il cui compito si sono zi noi presentati ora nelle loro linee pi
generali, q u e s t a contrapposizione non pi immediata ed
esclusiva. E difatti tra il sensibile e lo spirituale si allaccia qui
una nuova forma di relazione recproca e di correlazione. Il
dualismo metafisico di spirituale e di sensibile appare supe-
rato in quanto si pu mostrare che proprio la pura f u n zi o J ne dello spirito deve necessariamente cercare nel campo del
sensibile la sua completa attuazione e che in deriitiva solamente qui pu trovarla. Nella siera dello stesso sensibile hiSegna distinguere in modo rigor-2-so ci che mera reazioDt cla ci che pura ` azione, ci che appartiene alla
stera dell' impressione da Ci che appartiene alla sfera dell` espressione. Il sensismo dogmatico ha il difetto non
solamente di sottovalutare lmportanza e Fapporto del fattore puramente intellettuale, ma anche e principalmente di
non cogliere affatto in tutta l'estensione del suo concetto e
nella totalit delle sue funzioni la sensibilit stessa, ancorch
la PTOCGHI quale vera e fondamentale facolt dello spirito.
E anche il quadro che ne traccia insufciente e mutilo poich la limita semplicemente al mondo delle impressioni ,
nei vari campi della creativit spirituale. In tutti questi camPi Si appalesa in effetti come vero mezzo del loro immanente
pr-agresso il fatto che essi fanno sorgere accanto al mondo
dela percezione e al di sopra di esso uno specico libero
moxdo di immagini: un mondo che perla sua natura
23
rituali grazie al quale si compie per noi il progresso dal mondo della mera sensazione al mondo dellntuizione e della
rappresentazione. Esso gi racchiude in s in germe quel lavoro intellettuale che in seguito si estrinsecher nella formazione del concetto come concetto scientifico, come determinata unit logico-formale. Qui l'inizio primo di quella funzione generalissima del separare e riunire che trova la sua
24
tanto nel colorito riesso dei fenomeni. Il sistema delle molteplici manifestazioni dello spirito non pu essere da noi colto se non per il fatto che seguiamo le varie tendenze della
sua originaria facolt immagnativa. In quest'ultima noi scorgiamo riflessa l'essenza dello spirito, perch questa si pu
presentare a noi solo in quanto si attua nellelaborazione formale del materiale sensibile.
E che in effetti vi sia un'attivit pura dello spirito che
si rivela nella creazione dei vari sistemi di simboli sensibili,
trova la sua espressione anche nel fatto che tutti questi simboli n dall'inizio si presentano con una determinata pretesa
di obbiettivit e di valore. Essi, nella loro totalit, oltrepas-
riore considerazione losofico-critica e al suo concetto di verit sviluppato e compiutamente elaborato, potr magari dimostrarsi insostenihile; ma gi il fatto che essa venga eleva-
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per lo pi addirittura come la vera e propria essenza dell'ohbiettivit e del reale. Pertanto per le prime manifestazioni, per cos dire, ingenue e irriesse del pensiero legato al
linguaggio, e cos pure per il pensiero del mito caratteristico come per essi il contenuto della cosa e quello del simbolo non si distinguano nettamente, ma con perfetta indif-
i
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1
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ITRODUZIONE E POSIZIONE DEL PROBLENIA
25
Perch in effetti, nello sviluppo immanente dello spirito, l'acquisizione del s i m b o lo costituisce sempre un primo e
necessario passo per Facquisizione della conoscenza ohiettiva dell'essenza. Il simbolo costituisce per la conoscenza,
per cos dire, il primo"st`a'di e la prima prova dell'obiettivit perche', grazie ad esso, per la prima volta viene offer-
stituito da altri contenuti. Esso passato per sempre, riguardo a ci che era, una volta svanito dalla coscienza. Ma a questo incessante mutare delle qualit del suo contenuto, la coscrenza contrappone adesso l'unit di se stessa e della sua
forma. La sua identit si dimostra realmente non in ci che
essa o ha, ma solo in ci che essa fa. Per mezzo del simbolo, legato ad un contenuto, questo acquista in se stesso una
esso rappresenta quindi un primo universale . Nella funzione simholjca della coscienza, quale si attua nel linguaggio,
nell'arte, nel mito, si elevano per la prima volta dal flusso
della coscienza determinate forme fondamentali che permangono sempre eguali, in parte di natura concettuale, in parte
26
evidente al tempo stesso che anche ogni apparente riproduzione ha sempre come presupposto per la coscienza una
funzione originaria e autonoma. La riproducibilit del contenuto stesso legata alla produzione di un simbolo per esso,
nella quale la coscienza proceda in modo libero e autonomo.
Di conseguenza anche il concetto di ricordo acquista un
significato pi ricco e pi profondo. Per ricordare un conte-
borazione formale. Infatti ogni riproduzione del contenuto implica gi una nuova fase della riflessione . La coscien-
p. 115 sgg.
28
materiali possono da noi essere posti in un mondo determinato Come semplici prodtti, ma d0bbHI`n0 pengayli cO-
de una sola e medesima (3053 sussistente in S, Si integrino ruttavia per formare una rotalit e una sistematim unitaria dell'attivit spirituale.
29
penetrazione prepara il terreno alla pi profonda determinazione sia della subiettivit che dellobiettivit. Nella prima
fase di questa determinazione sembra che questi due momenti antitetici continuino ad essere semplicemente separati
l'uno accanto allaltro, Puno contro l'altro. Il lipguaggio nel-
lesue prime formazioni pu forse essere intesoiiindilferente1 \`-V. v. HUMBOLDT, Einleitzmg zum Kawiwefie, in Gesammelie
Scbrten (Akademie-Ausg.) VII, 55 sgg,
30
mente come pura espressione della vita interiore 0 della realt esteriore, come espressione della mer a soggettivit o della mera oggettivit. Sotto il primo riguardo il suono linguistico sembra signicare nient'altro che la voce delle emozioni
e degli afietti, sotto il secondo rient'altro che il semplice
suono imitativo. Le diverse concezioni speculative che sono
state esposte sull' origine del linguaggio si muovono effettivamente tra questi due estremi, nessuno dei quali, tuttavia, tocca il nucleo e lessenza spiriruale del linguaggio. Infatti da essa non viene indicato ed espresso n un fattore unilateralmente soggettivo, n un fattore unilateralmente oggettivo, ma appare in esse una nuova mediazione, una peculiare determinazione recproca tra i due fattori. N
il semplice sfogo degli affetti, n la ripetizione di stimoli sonori oggettivi rappresentano quindi il significato caratteristico e la forma caratteristca del linguaggio. Questo sorge invece dove i due termini si riuniscono e viene cos prodotta
una nuova sinte si dell' io "" e del mondo la quale
prima non esisteva. Ma una relazione analoga si costituisce
in ogni ditezione veramente autonoma ed originaria della coscienza. Anche l'arte non pu essere determinata e concepita
n come semplice espressione del fatto interiore, n come
riproduzione delle forme di una realt esterna; anche in essa
invece l'elemento decisivo ed eminente risiede nella maniera
in cui grazie ad essa il fattore soggettivo e il fattore
oggettivo, cos come il puro sentimento e la pura forma,
si risolvono l'uno ne1l'altro e anche in questo risolversi acquistano una nuova consistenza e un nuovo contenuto. Ancora pi nettamente di quanto non possa avvenire se ci si
limita alle funzioni puramente intellettuali, risulta da tutti
1
.
.
questi esempi come nell'analisi delle forme spirituali nc-i non
possiamo com i n ci a r e con una dogmatica e rgida delimitazione, dell'elemento soggettivo rispetto all'oggettivo, e come invece il campo di questi due elementi possa esser accertato e delimitato solo mediante queste forme medesime. Ogni
particolare energia spirituale contrihuisce in una particolare
maniera a questa detemiinazione di campi e conseguentemente collabora alla costituzione sia del concetto dell'io che del
concetto del mondo. La conoscenza, come pure il linguaggio,
31
III
ll primo problema che ci si presenta nell'ana]isi del lingunggio, dell'arte, del mito consiste nella questione del come un determinato contenuto singolo della sensihilit possa
esser reso portatote di un generale significato spirituale.
Se ci si accontenta di concepire tutti questi campi secondo il
loro contenuto puramente materiale, e quindi di descrivere
i simboli di cui essi si servono semplicemente secondo il loro
essere fisico, si ricondotti a un complesso di particolari sensazioni, a semplici qualit visive, uditive, tattili che rappresentano gli ultimi elementi fondamentali. Ma si produce ora
il fatto meraviglioso che questa semplice materia sensibile
acquista, grazie alla maniera in cui viene considerara, una
nuova e multiforme vita spirituale. ll suono sico, che in
quanto tale si distingue solamente per l'altezza, lntensit e
la qualit, trasformandosi in suono linguistico, diventa atto
ad esprimere le pi sottili sfumature del pensiero e del sentimento. Ci che esso nella sua realt immediata passa ora
completamente in seconda linea di fronte alla funzione che
esso indirettamente esplica e di fronte al signicato che esprime . Anche i concreti elementi singoli con i quali si co
struisce l'opera d'arte mostrano chiaramente questo rapporto
fondamentale. Nessun prodotto dell'arte si pu intendere co-
32
no 1'una di fronte allaltra come modi specici e indipendenti di connessione. L'elemento della contiguit, quale si
presenta nella forma dello s p a z i o , lelemento della successione, quale si presenta nella forma del tem p o : la connes-
sione delle determinazioni dell'essere in modo che Puna venga concepita come c o sa , l'altra come a tt r i b u to , o di
avvenimenti successivi in modo che l'uno venga concepito come causa dell'altro, sono tutti esempi di cali forme originarie
di relazione. ll sensismo tenta vanamente di dedurle e di
spiegarle partendo dal contenuto immediato delle impressioni singole. << Cinque note di un flauto possono, secondo la
nota teoria psicologica di Hume, dare la rappresentazione del tempo; ma questo risultato possibile solamente se
l'elemento caratteristico di relazione e di ordine costituito
dalla successione gi tacitamente assunto nel contenuto
delle note singole e quindi il tempo gi presupposto secondo la sua generale forma di struttura. Per l'analisi psicologica
come per l'analisi critico-gnoseologica le vere forme fondamentali di relazione si dimostrano in denitiva qualit
della coscienza altrettanto semplici e irreducibili Puna all'altra quanto lo sono le semplici qualit sensibili, gli elementi visivi, uditivi o tattili. Eppure d"altra parte il pensiero filosofico non si pu accontentare di ammettere la varia
molteplicit di queste relazioni semplicemente come tali, come un semplice dato di fatto. Per quanto concerne le sensazioni, ci possiamo appagare di enumerarne semplicemente le
classi principali e di rappresentarcele come molteplicit slegata; riguardo alle relazioni, invece, le loro funzioni, in quanto forme singole di connessione, sembrano diventare per noi
afferrabili e intelligibili solo se le ripensiamo a loro volta le-
33
c' stata pi pace. La soluzione critica el la soluzione metasico-speculativa di questo problema differiscono per fra
loro in quanto presuppongono un diverso concetto dell' universale e quindi un diverso signicato dello stesso sistema
logico. La prima maniera di considerare si rif al concetto
dell'universale analtico, la seconda mira all'universale sintetico. Nella prima ci accontentiamo di riunire la molteplicit
delle possibili forme di cormessione in un supremo concetto
sistematico e di s ubo r din arle cos a determinate leggi
fondamentali; nella seconda, cerchiamo di comprendere come da un unico principio originario si sviluppa la totalit,
il concreto complesso delle forme particolari. Se la prima maniera di considerare le cose ammette un solo punto di partenza e un a sola meta, entrambi legati e mediati l'un l'altro
mediante la costante applicazione, nel procedimento dimo-
un sistema complesso. Ogni forma viene per cos dire attribuita a un piano particolare, entro il quale essa si attua e nel
quale sviluppa in maniera completamente indipendente il suo
carattere specico: ma appunto nella totalit di queste ideali
maniere di agire emergono ora certe analogie, certe tipiche
maniere di procedere che si possono mettere in rilievo e de-
34
relazione si deve intendere qui il particolare modo di connessione grazie al quale essa nelliambito della coscienza produce
delle serie che sottostanno ad una speciale legge di coordinazione dei loro termini. Cos per esempio la coesistenza
rispetto alla successione . la forma del legame simultaneo
rispetto a quella del legame successivo costituiscono una tale
qua li ta` indipendente. Ma d'altra parte ununlca
` ` e medesima
for ma d'1 re l azione
'
puo` subire
` un "intima
`
trasformazione anche per il fatto di trovarsi all'interno di un altro nesso
fo r m a l e . Ogni relazione singola, restando impregiudicata
co m p l e s s o significativo che a sua volta possieife la propria natura e la sua propria legge formale chiusa in se
stessa. Cos ad esempio quella relazione generale che noi chiaC)
mi
amo
tempo
7?
misure ritmiche, eppure questa unit di denominazione implica una unit di signicato almeno in quanto in entrambe
posta quella generale ed astratta qualit che noi determinramo mediante l'espressione di successione Ma naturalmente una specie particolare, un peculiare modus di successrone, che domina rispettivamente nella coscienza delle
1
.
.
.
e ne a comprensione delle misure ritmiche di una composizione musicale. Analogamente possiamo concepire certe forme spaziali, certi complessi di linee e di figure in un caso
come ornamenti artistici, nell'altro caso come disegni geometrrci e in virt di questa maniera di concepire dare ad un
unico e medesimo materiale un signicato totalmente diverso. L'unit dello spazio che noi costruiamo nella contemplazione e creazione estetica, nella pittura, nella scultura, nelParchitettura, appartiene ad uno stadio totalmente diverso da
quello che si presenta in determinati teoremi di geometria e
in una forma determinata di assicmatica geometrica. In quest'ul:imo caso vige la modalit del concetto logico-geometrico, nel primo caso invece la modalit della rappresentazione
artistica dello spazio. Nella geometria lo spazio viene considcrato come un complesso di determinazioni interdipendenti,
come un sistema di ragioni " e di conseguenze , nell'arte
invece viene considerato come ur. tutto nella dinamica compenetrazione dei suoi srgoli elementi, come unit fondata
sull'intuizione e sul sentimento. In tal modo per la serie delle forme che la coscienza spaziale percorre non ancora esaurita; infatti anche nel p e n si e r c- m i t i c o appare una visione dello spazio del tutto particolare, una maniera di organiz-
zazione e di orientazione del mondo secondo punti di vista spaziali, nettamente distinta per le sue caratteristiche dalla maniera in cui Porganizzazione spaziale del cosmo si com-
te diversa a seconda che la consideriamo nello stado del pensiero scientifico o in quello del pensiero mitico. Anche il mito conosce il concetto di causalit: esso lo usa tanto nelle sue
teogonie e cosmogonie generali quanto per Pinterpretazione
di una quantit di fenomeni singoli che spiega miticamente sulla base di questo concetto. Mail motivo ultimo di questa spiegazione totalmente diverso da quello che, me-
mune alla scienza e al mito; ma la specie, il carattere, la modalit dell'origine si modicano non appena passiamo da un
campo nell'altro, quando, invece dntenderla come p ot e n -
36
le particolari forme presenti in esso. Ne risulta una straordinaria variet di relazion formali, la cui ricchezza e le cui interne implicazioni si possono per domnare con lo sguardo
solo ne]l'analisi precisa d ogni singola forma complessiva.
Ma anche a prescindere da questa particolarizzazione, gi la
pi generale considerazione del complesso cosciente riconduce a certe basilari condizioni unitarie, condizioni di connettibilit, di sintesi spirtuale, di rappresentazione spirituale.
Appartiene a11'essenza stessa della coscienza il fatto che in
essa non pu esser posto alcun contenuto senza che gi mediante questo semplice atto del porre sia posto anche tutto
pendenti e mutabili non tanto viene dedotto quanto introdotto surrertiziamente. In generale la metasica si vede posta, come la sua storia insegna, sempre pi chiaramente di
fronte ad un dilemma del pensiero. Essa o deve prendere in
tutto il suo rigore il concetto fondamentale di esistenza asso-
38
tazione
e mediante essa d'iventa possibile anche ci che
_
0SCff22 Si fiferisce ad un singolo istante, a un determimfm Um ffd in esso racchiuso. Il passato nella co-
dipendentemente da
cio che
da esso e non
delimitato:
esso esiste
solo nell'atto della stessa
separazione,
come qualche
COS21
39
quel1'ur.it che indichiamo da una parte come Punit subiertiva della coscienza e dall'altra come l'unit obbiettiva dell'oggetto.
Anche l'analisi psicologica e critico-gnoseologica della
coscienza spaziale riconduce alla medesima funzione originaria della rappresentazione. Infatti anzitutto ogni comprensione di un complesso spazale presuppone la formazione di
intere serie temporali: la sintesi simultanea della coscienza, sebbene costtuisca un tratto essenziale peculiare ed originario di essa, si pu compiere e rappresentare sempre soltanto sulla base delle sintesi successive. Se si vogliono riuni-
tuto spiegare come dalla coscienza della connessione temporale s o r g a la coscienza della connessione spaziale, come dal-
la semplice successione di sensazion visive, tattili e muscolari o da un complesso di semplici serie rappresentative si
formi la coscienza dell' insieme . Ma in queste teorie ene
provengono da punti di partenza totalmente diversi un punto tuttavia concordemente riconosciuto: che lo spazio nella
sua concreta forma ed organizzazione non dato come
un possesso gi perfetto dell'anima, ma viene per noi all'esistenza solo nel processo della coscienza e, per cos dire, nel
suo movimento complessivo. Ma proprio questo stesso processo per noi si spezzerebbe in singoli elementi completamen-
40
`
INTRODLZIONE
E POSIZIONE DEL PRBLEMA
'
ono a vicenda, e, dall'altra, fac-
ciamo in modo Che questa unit si scinda di nuovo nella molteplicit dei suoi componenri singoli. Solo in tale gioco alterno di concentrazione e di analisi si costruisce la coscienza
spaziale. Il mondo dello spazio, inteso come mondo di percezioni sistematicamente collegate l'una all"altra e Puna all'alU?-2
rierre, sorgerebbe per noi non in quanto riprodueiamo nella nostra rappresentazione un modello obiettivo dello SP2zio assoluto gi esistente, ma in quanto irnpariamo a USM@
questo tentativo, considerato pi da vicino, si annulla da sInfatti gi insito nello stesso concetto di linguaggio che CSSO
non possa in alcun caso essere meramente sensibile, ma rappresenti un particolare rapporto di compenetrazione e di dpendenza recproca fra fattori sensibili e concettuali, in quanto in esso viene sempre presupposto che i segni individuali
sensibili vengano compenetrati di un generale contenuto significativo di pensiero. Lo stesso vale anche per ogni altra
di una casa, ha luogo solamente per il fatto che noi ampliamo in questo senso una singola visione prospettica relativamente limitata; per il fatto che noi la utilizziamo come punto di partenza e come stimolo per costruire, in base ad essa, un tutto molto complesso di relazioni spaziali. Inteso in
un complesso d funzioni ideali che si integrano e si determinano a vicenda per formare l'unit d un prodotto. Come nel
semplice ora del tempo troviamo espresso anche il prima
e il dopo, cos in ogni qui poniamo gi un cost e un
col . La posizione singola non data prima del sistema
Una terza forma del1'unit che si eleva al di sopra dell*unit spaziale e della temporale la forma della co n ne s sionecostituita dall'oggetto. Se noi riuniamo il
complesso di determinate qualit riconducendolo alla totalit
di una cosa permanente avente molteplici e mutevoli note,
quest'unione presuppone il nesso nella giustapposizione e nella successione, senza peraltro esaurirsi in esso. Ci che relativamente costante deve esser distinto da ci che mutevo-
42
___
~-_--- mm
le, determinate congurazioni spazial devono essere mantenute perch si possa formare il concetto della cosa come
supporto " permanente delle propriet mutevolj. Ma dall'altra parte, il concetto di tale supporto aggiunge all'intuizione della eoesistenza spaziale e della successione temporale un nuovo e peculiare elemento avente un signic t `
o 1ndipendente. L'analisi empiristica della conoscenza haa natu
ralmente sempre cercato di contestare questo carattere d'ind.
.
ipendenza. Nel concetto di cosa essa non vede altro che una
forma di connessione puramente esteriore; essa cerca d dimostrare che contenuto e forma dell' oggetto si esauriff
'Q
scono nella somma delle sue propriet. Ma qui emerge immediatamente lo stesso difetto fondamentale che inerente allempiristica scomposizione del concetto dellio e della co-
scienza dell'io. Se Hume dichiara l'io un << fascio di percezioni, questa dichiarazione (anche a non considerare che in
essa mantenuto solo il fatto della connessione i n ge n e r a l e , ma non si' dice
' assolutamente nulla sulla p a r t i c o -
atto che 11 blanco, 1l dolce, ecc. siano 1ntes1 non come sem. .
_
p.1c1 statr di coscienza in me, ma come propriet, come quali-
43
diicilrnente un'espressione del tutto adatta per la caratterizzazione di questo stato di cose, perch la psicologia solo in
epoca recente, solo col suo passaggio alla moderna psicologa della forma si allontanata dai presupposti della sua
concezione fondamentalmente sensistica. Per quest'ultima,
che considera ogni obiettivit come racchiusa nella semplice "' impressione, ogni connessione non in altro consiste che
l
44
metnbri sono legati tra loro mediante il punto di vista d causa e di effetto e in serie i cui membri sono legati tra loro mediante il punto di vista di mezzo e di ne . Association
vale inoltre come espressione suiciente per designare la legge lo gic a della connessione del singolo nell'unit concettuale della c o n o s c e n z a , come ad esempio, per le forme della creazione che si mostrano operanti nella costruzione della
coscienza e s t etic a . Ma proprio qui emerge chararnente
che questo concetto in ogni caso designa solo il nudo fatto
della connessione in generale senza rivelare assolutamente
nulla sulla natura e la regola specifiche di essa. La diversit
delle vie e delle direzioni attraverso le quali la coscienza perviene alle sue sintesi qui completamente celata. Se chiamiamo gli elementi a, b, c, J, ecc., risulta, come stato
mostrato, un sistema esattamente graduato e in se stesso differenziato di molteplici funzioni F (az, 19), 1|~ (c, J), ecc., nelle quali si esprime la loro connessione, ma che nel preteso
concetto specico di associazione non tanto viene espresso
quanto piuttosto viene annullato in un completo livellamento. Ma un altro difetto essenziale si trova in questo termine.
I contenuti che si fanno intervenire accompagnati lu.no dell'altro nell'assocz'atiorz, per quanto strettamente cornessi e iritimamente fusi tra loro, restano tuttavia contenuti se-
p a r a b i li , per il loro signicato e la loro origine. Nel progresso dell'esperienza essi vengono collegati in ness e gruppi
sempre pi stabili; ma la loro realt in quanto tale non data per la prima volta in virt del gruppo, ma gi prima di
esso. Senonch proprio questa relazione di pa:te e di
tutto ci che in linea di principio viene superato nelle
autentiche sintesi della coscienza. ln queste il tutto non s or-
i.
rendono incomprensibili i prodotti fondamentali e le fondamentali forme speciche a cui si collegano le rappresentazioni e l'unit del senso che si instaura tra di esse.
Salvarc e dimostrare l'autonomia di questo senso "
invece il compito che si impone la teoria razionalistica della conoscenza. Uno degli essenziali meriti storici di questa
ne dello spirito su se stesso, nella nrpecto mentir, In questa dottrina fondamentale del razionalismo ci che si esprime la pi netta opposizione alla teoria empiristica dell'ar-
sociation; e tuttavia neppur qui superata l'intima opposizione tra due elementi essenziali della coscienza fondamentalmente diversi, tra la sua mera materia e la sua pura
forma. Infatti la base per la connes sione dei contenuti di coscienza viene cercata anche qui in una attivit che
in qualche modo si aggiunge dall'esterno ai singoli contenuti. Le idee della percezione esterna, le idee di chiaro e di
oscuro, di scabro e di liscio, di colorato e di sonoro secondo
Descartes sono date per noi in s e per s come immagini
(velut picturae) e in questo senso come stati puramente sog-
e dell' inferenza inconsapevole , assolutamente indipendenti da queste impression. L'unit obiettiva un'unit:`1 puramente formale che come tale non pu essere n udita, n
vista, ma colta solo nel processo logico del pensiero puro. In
46
__
denitiva il dualismo
m e t a f i s i c 0 di Descartes deriva da
_
questo
suo dualislno
In et o d olo g ico; la dottrina dell'as_
_
soluta separazione
tra Som, nza estesa e sostanza pensante
_
solo Pespressione metasica di una opposizione el-le in lui si
riconosee g Del modo in cui esposta la pura funzione C0sciente. E aHCl1 in Kant, all`inizio della Critica della ragon
zione second@ Cui enrrambe debbono forse essere in rapporto in una raclee Comune anche se a noi sconosciuta. Ma contro questa f0lII1Il1a2ione del problema si pu obiettare anzi-
'
to, e per tal fatto sussistnza nella coscienza consiste nel fat1
rse direzioni
coscienza dell'istante include
" ` ' ' della
' 'sintesi. Come la
gra in se il riferimento alla serie
47
IV
Le considerazioni fin qui fatte miravano a dare un genere particolare di deduziote critico-gnoseologica, una
fondazione e giusticazione del concetto di rappresentazione
in quanto la rappresentazione, la presentazione di un contenuto in un altro e per mezzo di un altro dovette essere riconosciuta come presupposto essenziale per la costruzione della coscienza stessa e come condizione della sua peculiare unit formale. Le considerazioni che seguono non sono volte a
questo universalissimo signicato logico della funzione rap-
48
damento. Se vogliamo pensare la simbolica dell'arte, se vogliamo pensare i simboli arbitrari che la coscienza si crea
nel linguaggio, nell'arte, nel mito, dobbiamo risalire alla sim-
to fisico, possa divenire portatrice di un significato puramente spirituale, e in definitiva comprensibile solamente per il
fatto che la funzione fondamentale dello stesso signicare
gi presente ed operante prima ancora che venga posto il singolo simbolo, cosicch tale funzione non creara per la prima volta in questo porre, ma solamente fissata, solamente applicata ad un caso particolare. Poich ogni contenuto singolo della coscienza si trova in un tessuto di svariate relazioni,
in virt delle quali esso, nel suo semplice essere e nella sua
contenuti concreti e sensibili come espressione di determinati complessi signicativi. Poich questi contenuti, in quanto
da essa stessa creati, sono anche interamente sotto il dominio
della coscienza, questa pu sempre libei-amente evocare ,
per usare l'espressione caratteristica, di nuovo tutti quei significati. Quando noi, per esempio, leghiamo una data intui-
zione o rappresentazione a un arbitrario suono verbale, sembra a tutta prima che non abbiamo aggiunto proprio nulla al
peculiare contenuto di tale intuizione o rappresentazione. E
tuttavia, considerate le cose pi a fondo, in questa pnoduzione del simbolo linguistico anche lo stesso contenuto assume
per la coscienza un nuovo carattere, poich asstune una
nuova determinatezza. La sua netta e chiara riproduzione
spirituale si rivela addirittura legata all'atto della produzione linguistica. E infatti il compito del linguaggio non
quello di riprodurre semplicemente determinazioni e distinzioni che sono gi presenti nella rappresentazione, ma di porle per la prima volta come tali e di renderle conoscibili. E
quindi sempre e ovunque la libert dell*attivit spirituale
1. - Cassmian, Flarza .Mia farm: .r'ml*a:'i:v. I.
50
ci per cui si illumna per la prima volta il caos delle impressioni sensibili e per cui comin '
a assumereacquista
ai nostri
una salda forma. La fuggevoleciaimpressione
perocchi
noi
forma e durata solamente in quanto nell'attivit formatrice
le ancliamo inconrro in qualche direzione della funzione semantica. Questo passaggio alla forma Si COInpie nella scienza
e nel linguaggio, nell'arte e nel mito, in diversi modi e secondo diversi principi formativi: ma essi coincidono, tutti,
nel fatto che ci che alla ne ci si presenta come prodotto del
loro operare, per nessun carattere pi eguale al mero m a teriale da cui injzial
'
mente essi erano partiti. Quindi nella
fondamentale funzione semantca considerara in generale e
nelle sue diverse direzioni la coscienza spirituale per la prima volta si distingue realmente dalla coscienza sensibile. Qui
per la prima volta, al posto della passiva sottomissione ad
una qualche esistenza
'
'
es erna, compare un impronta indipendente che noi le diamo e attraverso la quale essa esistenza si
divide per noi nei diversi domini e forme della realr. Il mito e Tarte, il lifguaggio e la scienza sono in questo senso impronte che rendono a realizzare l'essere: essi non sono sem-
plici riflessi di una realt esistente, ma rappresenrano le grandi linee direttive del movimento spirituale, del processo ideale nel quale per noi il reale si costituisce come uno e molti,
come una variet di forme che tuttavia in definitiva sono tenute insieme da uii"unit di signilicato.
Solo se prima si sar volto lo sguardo a questa meta, diverranno comprensibili anche la par ticolare determinazione dei diversi sistemi simbolici e l'uSo che la coscienza ne
fa. Se il simbolo non fosse altro che la ripetzione di un determinato contenuto singolo, in se gi l3l10 2 PI011t0 deuiin'
__-
]_
52
che noi abbiamo chiamato integrazione nel tutto . Il fatto che ogni elemento singolo della coscienza sussiste solo
perch racchiude potenzialmente in s il tutto e per cos dire
va compiendo un continuo passaggio verso il tutto, e cosa
_ che gi stata mostrara. Ma l'uso del simbolo libera questa
potenzialita facendola passare per la prima volta al vero atto.
Ora efettivamente d'un sol colpo si stringono mille legami
che nel porre il simbolo vibrano all'unisono con maggiore o
minore forza e chiarezza. In quest'atto del porre la coscienza si libera sempre pi dal s o s t r ato immediato della sen'
1
' sazione e dell intuizione sensibile: ma proprio in ci essa rivela tanto piii decisamente la facolt originaria di connessione e di unicazione che in essa risiede.
_
Nella maniera pi evidente questa tendenza si rivela forse nella funzione dei sisteini simbolici scie n t i f ic i . L'astratta formula chimica, ad esem p io, ch e viene usata come indicazione di una determinata materi a non contiene
`
''
piu
nulla di ci che l'osservazione diretta e la percezione sensibile ci fanno conoscere di questa materia; ma, in luogo di tutto questo, inserisce il corpo particolare in un complesso di
52
che noi abbiamo chiamato integrazione nel tutto . Il fatto che ogni elemento singolo della coscienza sussiste solo
perch racchiude potenzialmente in s il tutto e per cos dire
va compiendo un continuo passaggio verso il tutto, e cosa
_ che gi stata mostrara. Ma l'uso del simbolo libera questa
potenzialita facendola passare per la prima volta al vero atto.
Ora efettivamente d'un sol colpo si stringono mille legami
che nel porre il simbolo vibrano all'unisono con maggiore o
minore forza e chiarezza. In quest'atto del porre la coscienza si libera sempre pi dal s o s t r ato immediato della sen'
1
' sazione e dell intuizione sensibile: ma proprio in ci essa rivela tanto piii decisamente la facolt originaria di connessione e di unicazione che in essa risiede.
_
Nella maniera pi evidente questa tendenza si rivela forse nella funzione dei sisteini simbolici scie n t i f ic i . L'astratta formula chimica, ad esem p io, ch e viene usata come indicazione di una determinata materi a non contiene
`
''
piu
nulla di ci che l'osservazione diretta e la percezione sensibile ci fanno conoscere di questa materia; ma, in luogo di tutto questo, inserisce il corpo particolare in un complesso di
ad un ulteriore passo avanti, e sgombra la via per questo ulteriore progresso facendone conoscere la regola generale. In
particolare la storia della scienza fornisce le pi diverse testimonianze di questo stato di cose: essa mostra quale importanza abhia per la soluzione di un determinato problema
canica. Ma solo dopo che fu trovata per essi un'espre ssione simbolica unitaria e comprensiva, questi problemi
I
I
-_,.
54
si esprime
re: ma tuttavia non trascorre nellndeterminato, ma si afticola, essa stessa, intorno a centri ben fermi relatix.-1 alla
forma e al signicato. Ognuna di queste forme Seegndo i]
sto puro in s tratta fuori dal flusso della men, corrente delle rappresentazioni come un orr w.u.%'13_-5 nel smso platonico dell'espressione, ma al tempo stesso per pgrersi
in generale manifestare e per acquistare un`esistenza per
listico. Infatti non si tratta pi di un precedere o di un seguire del fatto sensibile rispetto al fatto spriruale,
ma della rivelazione e manifestazione di funzioni fondamentali dello spirito nel materiale dello stesso dato sensibile. Da
questo punto di vista, apparir come un carattere di unilateralit sia dell'astratto empirismo che dell'astratto razionalismo il fatto che proprio questo rapporto fonda1 .
menta e in nessuno dei due venga completamente chiarito.
55
trigati in un mondo di immagini , ma non si tratta di irnmagini che riproducano un mondo in s esistente di cose, ;
ma simbolica indica non soltanto il mondo concettuale della conoscenza, ma anche il mondo intuitivo dell'arte. cos
D'
56
vita sembra minacciare e sopprimere proprio questa immediatezza. Se si parte del concetto dogmatico del1'essere, emerge certamente anche qui il dualismo di essere e pensare con
tanto maggiore evidenza quanto pi la riessione procede,
ma nondimeno sembra rimanere la possibilit e la speranza
che nel quadro abhozzato dalla conoscenza dellessere sia
conservato almeno un residuo della verit dell'essere. come se Pessere, certo non in modo completo e adeguato, ma
pure con una p a rte d se stesso, penetrasse in questa immagine della conoscenza, come se con la sua peculiare so-
Ma la pura imrnediatezza della vita non apre Padito ad alcuna divisione e scissione del genere. Come evidente, essa
pu soltanto o essere intuita in modo completo o non es-
serlo affattoz essa non compare nelle rappresentazioni mediate che ne tentiamo, ma resta loro estranea come qualcosa
di fondamentalmente diverso e di opposto. Il contenuto ori-
motivo che pi tardi ritorna nelle pi diverse variazioni. Nella metodologia gnoseologica di Leibniz la conoscenza intuitiva separata con un taglio netto dalla conoscenza me-
versale, ogni conoscenza che si compia mediante puri simboli degradata al livello di conoscenza cieca ' (cogitatio
caeca)1. La conoscenza u mana certo non pu in nessun
58
l
4
li
sizione sembra risultare necessariamente che quanto pi ricco diventa il contenuto simholico della conoscenza
danza delle immagini non indica, ma copre e nasconde l'unit priva di immagini che sta dietro di esse e alla quale esse
tendono, sebbene inutilmente. Solo il superamento di ogni
determinatezza immaginativa, solo il ritorno al puro nulla , come si dice nel linguaggio della mstica, ci pu ricondurre al principio originario ed essenziale. Intesa diversamente, proprio questa opposizione si presenta come un conitto,
come una perenne tensione tra civilt e vita. Infatti
il destino necessario della civilt costituito dal fatto che
tutto ci che essa crea nel suo progressivo processo di formazione e di educazione ci allontana progressivamente
dal principio originario della vita. Quanto pi ricco ed energico lo spirito si dimostra nella sua attivit formatrice, tanto
I
1
*--s
Ii
59
teplicit delle m a n if e s t a z i o ni dello spirito, Punit della sua essenza, e infatti quest'ultima si dimostra nella
maniera pi evidente nel fatto che la varet dei suoi prodotti non pregiudica in alcun modo l'unit del suo pro-
PARTE PRIMA
FENOMENOLOGIA
DELLA FORMA LINGUISTICA
C.\r1'roLo I
IL PROBLEMA DEL LINGUAGGIO NEL-LA STORIA
DELLA FILOSOFIA*
I
ll problema losoco dell'origine e dell'essenza del ling uaggio in fondo antico quanto il problema dell'essenza e dellorig1ne dell' e s s e r e . lnfatti la prima consapevole
.H .
ri essione sul mondo nel suo complesso caratterizzata appunto dal fatto che per essa linguaggio ed essere, parola e
a essa come un umta indivisibile. Poich il linguaggio stesso un presupposto e una condizione della riessione, e poich solo in esso e per esso si desta la riessione losoca, anche la prima conoscenza che lo spirito acquista di s
trova il l'inguaggio
' gla
" come una realta` data, come qualcosa
64
ad essa neppure l'essere e il signicato delle parole in questa prima fase della riessione. La parola non designazione
e denominazione, non un simbolo spirituale dell'essere, ma
essa stessa una p arte reale di esso. La vsione mtica del
linguaggio, che ovunque precede la visione losoca, da
cima a fondo contrassegnata da questa equivalenza di pa-
tro singolo nel.l'immediato operare, non appena cerca di in tender e il proprio operare, sia pure in una forma ancora
cos rozza e imperfetta, gi penetra, cos facendo, in una nuo-
tutta una serie di monograe sulla storia della logica, della gnoseologia,
della metafsica, della losoa della natura, dell'etica, della losofia della religione, delfestetica, ma non cita una sola opera dedicata alla storia della losoa del linguaggio. Solo l'antica losoa del linguaggio ha
avuto una pi diffusa esposizione sia nelle note opere di Lersch e Stein-
thal che nella letteratura riguardante la grarnmatica e la retorica delFanticht. La concisa esposizione introduttiva di carattere storico che
diamo in queste pagine non accampa naturalmente la pretesa di colmare questa lacuna; essa intende solo cogliere i momenti salienti dello sviluppo losoco dell' idea del linguaggio e dare qualche orientamento provvisorio per una futura ampia elaborazione del tema.
.|
ilff
_~.r`
va sfera delluniversalit. In quanto f o r m a c o n o s c itiva essenziale ad esso, come ad ogni altra conoscenza,
ne e quali vive il mito debbono essere d 0 m in a b ili dall'a g ire d e ll' uomo, esse debbono gia
" mostrare rn
' se stesse certe d e te rmin azioni permanenti. Quindi gi la prima im-
mediata coazione sensibile e pratica che l'uomo esercita sulle cose circostant della natura, racchiude in se' il primo germe del concetto di una necessit teoretica domin t `
an e ln
esse. Quanto pi il pensiero mtico procede nel suo cammino, tanto pi le singole forze demoniache cessano di essere
mete divinit del momento o divinit particolari ; tanto pi si rivela tra d esse una forma di subordinazione, una
forma di organizzazione gerarchica. La concezione mtica
del linguaggio procede nella stessa direzione poich e
ssa,
dall'intuizione della forza particolare contenuta nella sin og
la parola, nella singola formula magica, si eleva sempre pi
al concetto di una potenza universale che possiede la parola
come ta 1e, il discorso come totalit. L'idea del lin2
.
. c _
.
vuaggio come unita viene per la prima volta conce
pita in questa forma mtica. Fin dalle pi antiche speculazioni religiose questo concetto ricorre sempre con caratteristica uniformit in campi assai lontani l'uno dall'altro. Per
la religione vedica la forza spirituale della parola costituisce
uno dei motivi fondamentali da cui essa si svilup a; la
P fa parola sacra, nell'uso che ne fa Finiziato, il sacerdote,
di
lui il padrone di ogni essere, degli dei e degli uornini. Gi
nel Riga-eda colui che ha in suo potere la parola eguagliato
a ll a f orza che tutto alimenta, al soma, ed indicato come
col ui` c h e con l a sua forza tutto domina
` _ Infattl` a fond amento del discorso umano, che nasce e muore, sta il discorso
eterno e immutabile, il celeste Vc. << Io cammino cos
questo discorso celeste dice di se stesso in un inno con
gi
con quelli di Rudra, con quelli di lditya
1' d ei` d'1 asu,
l
e con tutti gli dei . . .Io sono il re il dispensatore dei beni
Q
_-
PARTE PRINIA -
'
FEBONIENOLOGIA DELIA FGRNIA LINGUISTICA
_
m
cenda: entrarnbi rappresentano, sotto apetti diversi, il mi'-
desimo principio fondamentale della sua losoa, il principio dell@ v wzqzspuevov owftp. Essi richiamano quella armonia invsibile che, secondo le parole di Eraelito, migliore dell'armonia viSibi1
d
essa oggetto
vogliono nel
essere
adeguati. Come Eraclito. pone, ile asingolo
perenne
ma uttuanti. La ricchezza del logos Che d forma all'universo si rispecchia solamente nella parola che, per cos dire, torna sempre a rompere i propri limiti. Tutte le distinzioni che il
linguaggio eettua, e deve effettuare, vanno ricongscute C0me provvisorie e relative dallo stesso linguaggio Che torna
sempre ad abolrle, in quanto colloca l`oggetto sotto un nu0-
dalla
l di
d0P0
sono
1 Cfr. specialmente fr, 32; v tb crmpv povov Zu-':*(e~:-9011 oz st mai ~97c:r. Z1;v-; voptx.
70
problema cfr. STEINTHAL, Gescb. der Spmc/.1zw`rrenscl;at bw' den Griec/Jen' zz. Rmerrz, Berlin 18902, , p. 76 sgg.
-Fl.
che conduce ad una nuova fondazione e ad una nuova metodica del concetto.
Inatti come la sostica coglic ed elabora nella parola
l'elemc-mo de|1'ambigut c dc-ll`arhitrio, cos Socrate coglie
in essa ln dcterminatez'/.a e univocit di signicato che naturalmente non data in essa come un d a t o di fa t t o, ma
che in essa si trova czune latente e s i genz a . La presupposta unit del signiicato delle parole diviene per lui il punto
di parten'/,a nel quale egli inserisce la sua dornanda caratteristica_ la tlmnumla sul ri ocz., sul sgnicato identico e permanente del concetto. Se la parola non racchiude in s immediatmnentc- questo signicato, essa tuttavia vi fa costantemente richiamo, e il compito dell' induzione socratica consiste nellntendere questa istanza, nell'accoglierla e progressivamente farla diventare verit. Sullo sfondo della mutevole
ed indeterminata forma delle parole deve essere mostrata
l`ider.tica e durevole forma dei concetti, come il vero so
che solo fonda la possibiljt sia del parlare che del pensare.
Platone ha le radici del suo pensiero in questi presupposti
fondamentali dell'indirizzo socratico in virt dei quali viene
determinata la sua posizione rispetto alla parola e al linguaggio. Egli fu nella sua giovinezza scolaro di Cratilo che di
fronte alla sostica rappresentava l'altro lato, il lato positivo
del pensiero eracliteo, poich vedeva nelle parole lo strumento conoscitivo vero e proprio esprimente e cornprendente lessenza delle cose. ljidentit che Eraclito ax-'eva afermato tra
la totalit del linguaggio e la totalit della ragione
viene qui trasferita nella relazione tra la singola parola e il
suo contenuto concettuale. Ma con questo trasferimento, con
questa trasformazione del signicato metafisico del concetto
eracliteo di logos in una etimologa e filologa pedantescamente astrusa, era data ormai certamente quella reductzfo ad
absurdztm che il Craflo platonico compie con perfetta maestria dialettica e stilistica. La tesi secondo la quale per ogni
e qualsiasi essere vi sia una naturale giustezza di denominazione (>vp.f1:ro; p-361-r1:1 ev-su. zcctg 'rpv vrwv qac.-:L
T-'2
3
4
r spezzata ogni e qualsiasi relazione tra parola e conoscenza, ma subentra una pi profonda relazione indiretta al
posto dellmmediara e insostenibile relazione di somiglianza.
.~
_;
volta in quanto semplicemente pronunziamo il n o m e di cerCIO, Llnilr-2 in quanto determinjamo e circoscriviamo con
maggior rigore quest@ nome attraverso una spiegazione
di ci che con esso s'intende, in quanto, per esempio de-
!
<
p|
l
<
f
s.
xwbxio) non coinvolto in alcun modo. E tuttavia solamente m e d i a n te questi gradi preliminari, di per s insufcien-
ti, vengono raggiunti il quarto e il quinto grado, la conoscenza scientica e il suo oggetto. ln questo senso il nome
e lin1magine, vogiot e smlov, restano separati nella maniera pi netta dalla conoscenza razionale, dall'1tto1n.;
e tuttavia, d'altra parte, sono da annoverare fra i presupposti di essa, fra i veicoli e gli strumenti mediante i quali sola-
mente noi possiamo elevarci con un progresso graduale e continuo alla conoscenza (8t'cw tgv -::'.n-rmv o'c~o'y-/.v 1c:xpc4.yveoaz). La cognizione dell'oggetto e l'oggetto stesso appaiono conseguentemente del pari come qualche cosa che trascende questi tre gradi, e come qualche cosa che in s li comprende; come loro trascendenza e loro sintesil.
ln questi sviluppi della VII Lettem platonica, per la
prima volta nella storia del pensiero, viene fatto il tentativo
di determinare e circoscrivere in senso puramente m e t 0 d o logico il valore conoscitivo del linguaggio. Illin-
guaggio riconosciuto come un primo punto di partenza della conoscenza, ma esso, del pari, non che un semplice punto di partenza. La sua consistenza ancora pi fugace e mutevole di quella della rappresentazione sensibile; la forma fonica della parola o della proposizione che si costruisce con
gli vitatot e i uxfu coglie il contenuto specico dell'ide a ancora meno di quanto non faccia il riesso 0 copia
74
cos un tale richiamo e per cos dire una tale tendenza spirituale verso le idee va riconosciuta anche nei prodotti del linguaggio. Il sistema di Platone era preparate e icloneo ad un
tale riconoscimento anzitutto per il fatto che esso, per la
prima volta, viene riconosciuto nella sua determinatezza basilare e in tutta la sua importanza un elemento fondamentale
che essenziale ad ogni linguaggio. Ogni linguaggio, in quanto tale, e rappresentazione , present-azione di un significato determinato mediante un simbolo sensibile. Fino
a quando la considerazione filosoiica rimane r1ellambito della
Pura e s i s t e n z a , non ha in sostanza la possibilit di trovare alcuna analoga n alcuna espressione adeguata per questo speciale rapporto. Infatti nelle cose stesse, sia che vengano considerate secondo Fesser loto come complessi di elementi , sia che si seguano i nessi di azione tra di esse, non
si trova nulla che corrisponda al rapporto tra la parola
e il signicato , al rapporto mi il simbolo ' e il signicato in esso pensato. Per Platone, per il quale si compiuto il caratteristico rovesciamento della problematica che
egli descrive nel Fedone, risulta per la prima volta accertato
che il corso del pensiero logoo non procede dai vtpoiyuan-ot ai )i~'ot, ma dai )t~'or. ai 1-tp:2p.cu-at, giacch solo nella verit del concetto la realt delle cose pu essere colta e
intuitalz per lui, quindi, il concetto di rappresentazione acquista per la prima volta un signicato sstematico veramente centrale. lnfatti in lui che in denitiva trova la sua sintesi il problema fondamentale della dottrina delle idee, ed
grazie a lui che si esprime il rapporto tra idea e fenomeno '. Le cose della comune visione del mondo, gli
oggetti d esperienza che hanno concretezza sensibile, divenfilto, guardati dal punto d vista delldealisrno, essi stessi
D 5gg_
76
tra il concetto in s e i suoi rappresentanti verbali, minacciano di dileguarsi di nuovo a poco a poco. Ci vale gi
per la prima fondazione sistematica della logica, sebbene
senza dubbio si esageri quando si dice che Aristotele ha
mutuato dal linguaggio le distinzioni fondamentali ed essenziali sulle quali sono costruite le sue dottrine logiche. Ma
certamente la stessa d e n o m i n az io n e di Categorie indica quanto intimamente in lui siano tra loro legate Panalisi
delle forme logiche e quella delle forme del linguaggio, Le
categorie significano le pi generali relazioni dellessere che,
in quanto tali, ad un tempo indicano i sommi generi della
p r e dic a zi 0 n e (-(v/ ovvero 0-,~'$1.y.^r1 17,; m:1-fi-fopot).
Esse sono, intese ontologicamente, le determinazionj fondamentali del reale, gli ultimi predcati dellessere, ma questi predicati come si possono considerate partendo dalle cose,
cos si possono considerate anche in base alla forma generale
del predicato e da essa possono essere sviluppate. Cos la formazione della p r o p o s i z i 0 n e e la sua scomposizionc in
unit linguistiche e classi di parole per Aristotele risulta cfcttivamente essere stata sotto vari aspetti un modello nella costruzione del suo sistema delle categorie. Nella categoria di
sostanza traluce il signicato grammaticale del sostantivo ,
nella quantit e qualit e nel quando e Clove traluce
ancora chiaramente il significato dellaggettVO C degli avverbi di luogo e di tempo e, in particolare, le Ultimo quattro categorie, il rtotev e 1:-:Zac/_ew, Pzew e il xeo-Sou, risultano chiare solo se messe in rapporto con determinate distinzioni essenziali a cui la lingua greca si attiene nella designazione del
verbo e dellazione verbalel. La speculazione logica e quella
grammaticale sembravano qui corrispondersi vicendevolmente e fondarsi luna sull'altra nel modo pi completo, e cos
pure il Meclioevo si attenuto a questa corrispondenza, seguendo Aristotele2. Quando poi nell`et moderna sopravven1 Maggiori particolari su questo nesso si trovano in TRENDELENBURG, De Arisfotelis categoris (Berlin 1833) e Gercbicbte der Kategorienlebre ( Hist. Beitrge zur Philosophie > I, 1346, P- 23 sgg).
`.l
78
solo che vengano collegati tra loro secondo determinate regole universalmente valide, si dovrebbe poter indicate la totalit dei contenuti del pensiero e la sua struttura, Certo,
Descartes rinunzi allo s v i lu p p o di questo piano: infatti,
losofia "1. Lepoca immediatamente seguente si lasci tuttavia sconcertare poco dalla cautela critica espressa in queste
parole del fondatore della filosofia moderna. In rapida successione vengono ora alla ribalta i pi svariati sistemi di lingua universale artificialmente creata, i quali, se nell'esecuzione si differenziano in alto grado, sono molto afini nella
loro idea fondamentale e nel principio della loro costruzione. Si parte sempre dal principio che vi sia un numero limitato di concetti, che ciascuno di essi si trovi in una relazione reale assolutamente determinata con gli altri, in un rapporto, cioe, di subordinazione e che lo scopo di una lingua
veramente perfetta debba consistere nel portare ad adeguata
espressione in un sistema di simboli questa gerarchia naturale dei concetti. Partendo da questo presupposto, ad esempio, Delgarno nella sua Ars sgrzorzzm fa rientrare tutti i concetti in 17 concetti generici supremi, ciascuno dei quali contrassegnato da una lettera determinata che serve da lettera
iniziale per ciascuna parola che rientra nella categoria di cui
trattasi e alla stessa :naniera vengono rappresentate le classi
subordinate, ciascuna mediante una particolare lettera o suono che si aggiunge alla lettera iniziale. \`-Will-zins, che cerc di
completare e perfezionare questo sistema, al posto dei 17
originari concetti principali, ne pose 40 che come suono erano espressi ciascuno da una particolare sillaba costituita da
una vocale e una cc-nsonantei. Tutti questi sistemi sorvolano
in modo relativamente affrettato sulla diiicolt di trovare
l'ordire " naturale "" dei concetti fondamentali e di determinarne in maniera esacriente cd univoca il rapporto recproco.
ll problema metodolog ico della dcsignazione dei con1 V. DEsc.xRTEs, lettera a Mersennc del 20 nov. 1629; Corresp.
(ed. Adam-Tannery], l, p. 80 sgg.
2 Se, per es., la lettera P designa la categoria generale della
don 1661, e W1u<:1.\is, Ar: Essay :owrznls cz Rea! Character- ima' a Philosopbical Language, London 1668. Un breve sornmario dei sistemi di
S0
mente tec nico ; basta loro porre come base una qualsiasi
classicazione puramente convenzionale dei concetti e, mediante una progressiva differenziazione, renderla utilizzabile
per esprimere i contenuti del pensiero e delle rappresentazioni.
Solamente Leibniz, che torna a porre il problema del
linguaggio ln rapporto con la logica generale e che
concepisce quest'u1tima come presupposto di ogni losoa,
di ogni conoscenza teoretica in generale, coglie con una pmfondit nuova anche il problema della lingua universale. Egli
perfettamente consapevole della cliicolt a cui gi Descartes aveva accennato; :na crede di possedere nei progressi che
nel frattempo ha compiuto la conoscenza losoca e scientica, anche strumenti del tutto nuovi pe: superare questa difcolt. Ogni caratteristica che non intcnda limitarsi ad
un arbitrario linguaggio simbolico, ma rappresentare le vere
relazioni fondamentali delle cose come claaracterxtica rtalz's_
esige un'analisi logica dei contenuti del pensiero. Ma
Pinstaurazione di un tale alfabeto del pensiero "' non appare pi come un compito illimitato e insolubile se invece di
partire da una qualsiasi e pi o meno arbitraria classicazione del materiale concettuale nel suo complesso, si percorre
con rigore logico e fino alla ne il cammirio mostrato dall'arte combinatoria e dall'analisi matematica cli recente istituite.
Come lanalisi algebrica ci insegna che ogni numero si co-
entrambe possono e debbono essere compiute sostanzalmente secondo lo stesso principio ed in virt di un solo e medesimo metodo generalel. Il circolo vizioso secondo il quale la
1 Pi ampi particolari su tale argomento si trovano nel mio stu-
L,fx-v-,<.
Sl
forma di una caratteristica veramente universale sembra presupporre il sapere come gi d a to riguardo al suo contenuto
e alla sua struttura, mentre d'altra parte proprio questa caratteristica deve essere ci in virt di cui solamente questa
struttura ci diventa veramente comprensibile e intelligibile,
si risolve secondo Leibniz in quanto per lui in generale non
ci stanno qui dinanz due compiti separati, che possano essere affrontati l'uno dopo l'altro, ma entrambi i compiti
sono da lui pensati in una pura correlazione reale. Il
progress@ dell'analisi e il progresso della caratteristica si implicano e si condizionano a vicenda; irlfatti ogni instaurazione di unit e ogni clistinzione logica che il pensiero eflettua,
s u s s i s tono per il pensiero stesso con reale chiarezza e rigore solamente quando esse si sono fis sat e in un simbolo
determinato. Quindi Leibniz concede a Descartes che l'autentica lingua universale della conoscenza dipende da questa conoscenza stessa e quindi dalla vera losoa , ma aggiunge
che tuttavia essa non ha bisogno di attendere la compiuta
attuazione di quest'ultima, che invece entrambe le operazioni, la.nalisi delle idee e la creazione di simboli, si compiono
l*una accanto allaltra, Puna con l'a1tral. Qui si esprimono solamente quella generalissima convinzione metodologica e per
cos dire quella fondamentale esperienza metodologica che
egli aveva trovato conermate nella scoperta dell'analisi dell'innito: come in questa Palgoritmo del calcolo differenziale si era climostrato non semplicemente un comodo
strumento per esporre ci che e gi stato trovato, ma un autentico organo dcflndaginc matematica, cos in generale il
linguaggio dovr rendere al pensiero questo stesso servizio;
esso non deve solamente scgurnc la via, ma deve perla prima volta preparate questa via e progressivamente spianarla.
Il razionalismo di Leibniz ottiene quindi la sua
suprema conferma e perfezione nella considerazione del linguaggio inteso semplicemente come mezzo di conoscenza,
come strumento dell'analisi logica; ma al tempo stesso que1 V. le osservazoni di Leibniz alla lettera di Descartes a Metsenne, in Opuscules ef mgmefzts dits, ed. Couturat, Paris 1903,
p. 27 sgg.
. _ CASHRER, F'a:a_r'|'a 1'u'i'r_fsrme rmimlrej
82
p 563.1.
83
portatore di un signicato puramente spirituale, che naturalmente in esso dato solo in modo virtuale e implcito.
L'autentico ideale dell' illuminismo consiste non nello
strappare d'un colpo questi velami sensibili, non nel disfarsi
(li questi simboli. ma nell'intenderl sempre pi per quel che
sono c cos tlominarli e penetrarli spiritualmente.
'l`utlavia, per quanto vasta c univcrsale sia la complessiva visione logit';| i- Im-tallsfca nt-lla quale qui Leibniz inserisce il lin_tgu;1ggi<. il particolare contenuto di questo rischia
di perdersi proprio in questa unversalt. Il piano della caratteristica universalc non si limita ad un singolo campo, ma
intende comprendere in s tultc le specie e i gruppi di simboli, dai semplici simboli font-tici e lessicali no ai simboli
numerici dell'algebra come pure ai simboli dell'analisi logica
e matematica. Esso si riferisce tanto :1 quelle forme di espres-
1
I
LINGUISTICA
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II
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1 Per 1idea della lingua Adamica cfr. Phlos. Schriten, VII, pp.
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cetta certamente un presupposto essenziale dagli avversi sistemi razionalistici, poich considera il linguaggio esclusivamente come un mezzo della c o n o s c e n z a . Locke mette
espressamente in rilievo che il suo piano di una critica delPintelletto originariamente non comprendeva in se 1'idea di
una specica critica del linguaggio: solo a poco a poco gli
risult chiaro che la questione del signicato e dell'origine
dei concetti non pu esser clisgiunta da quella relativa all'origine delle denominazionil. Ma una volta che questa connessione stata riconosciuta, per lui il linguaggio diviene uno
dei testimoni pi importanti della verit della visione empiristica fondamentale. Leibniz dice in un passo che la natura
ama svelare apertamente in qualche punto i suoi supremi misteri e per cos dire metterceli davanti agli occhi in esempi
visibili. Locke vede nel linguaggio uno di tali esempi della
sua visione complessa della realt spirituale. << Ci aiuter un
poco ad intendere Porigine di tutte le nostre nozioni e di
ogni conoscenza , cos egli ini1ia la sua analisi delle parole,
l'osservare quanto sia grande la dipendenza delle nostre parole dalle idee semplici comuni; e come quelle di cui si fa
uso perch rappresentino azioni e nozioni del tutto remote
tlal senso. zlllino da quello il loro nascimento, e da idee sensiliili ovvic si-.mo tmgferire 3 gitmilicati pi astrusi e portate
a r;1pprcst-|n;1rt- itlcc che non cmlono sotto la cognizione dei
nostri sensi: url cscinpio immagimtre , apprendere,
comprendere ;ult-fire
` concepire , instillare,
disgustarc ". turlmmurto `, tranquillit ecc. sono tutte parole tolte dalle <|=t-mxiuiii di cose sensibili e applicate a
certi modi del pensiero. " Spin-iio nel suo senso primario
il respiro; angelo un mcssaggero; e io non dubito che
se potessimo riportarli alle loro fonti, in tutti i linguaggi troveremmo che i norni esprimenti cose che non cadono sotto
i nostri sensi hanno avuto la loro prima origine da idee sensibili. Dal che possiamo in qualche modo congetturare di
quale specie fossero le nozioni, e donde tratte, che riempiro-
86
le direttamente 0 indirettamente si riportano tutte le questioni del problema del linguaggio nell'ambito dell'empirismo. L'analisi del linguaggio, anche qui, non ne a se stes-
mettere in rilievo ora Puno ora 1'altro contenuto rappresentativo, riunire in complessi ora gli uni, ora gli altri gruppi
di elementi semplici. A seconda che le linee di connessione
di connessione e di separazione, ma non della oggettiva composizione dell'essere e della sua struttura secondo generi e
specie reali, secondo genera e species logico-metasicil. La
dottrina della denizione prende quindi una nuova direzione
di fronte al razionalismo. Cade la contrapposizione di denizione nominale e denizione reale, di spiegazione delle parole e spiegazione delle cose: poich ogni denizione pu
solo pretendere di essere una parafrasi del nome della cosa,
non una rappresentazione della sua realt ontologica e della
sua ontologica costituzione. Infatti, non solo ci sconosciu-
ta la natura di ciascun essere in particolare, ma noi non possiamo neppure legare alcuna rappresentazione determinata al
concetto generale di ci che una cosa dovrebbe essere in
se stessa. Il solo concetto della natura di una cosa al
quale noi possiamo le-gare un chiaro signicato non ha un
valore assoluto, ma solamente relativo; esso racchiude in s
una relazione con noi stessi, con la nostra organizzazione spiritualc c lc nostre facolt conoscitive. Determinare la natura
di una coszi non altro signica per noi che sviluppare le idee
semplici che in essa sono contenuto c che rientrano come elementi nella sua |;ip|rt-sontazione complessiva.
Questa conce'/.ionc lnndnmcntalc, quanto all' e s p r e s si o n e , sembra certamente ricnndurre alla forma leibniziana
dell'analisi e all'esigenza leibnizirma di un alfabeto gene-
38
cisiva trasformazone di signicato spirituale che si compiuta nello stesso termine di idea . Da una parte l`idea viene
intesa nel suo signicato logico-oggettivo, da]1a]tfa ng] suo
significato soggettivo-psicologico; da una parte sta il suo originario concetto platonico, dallaltra il suo rnodemo onet-O
empiristico e sensistico. Nel primo caso, la digggluzion di
ogni contenuto della conoscenza nelle sue idee semplici e nella loro caratterizzazione signica risalire ai principi 11111mi e universalmente validi del sapere; nel secondo easo essa
indica la deduzione di tutti i complessi prodotti spirituali
\
\
'J
Meclitat. V).
ii
lim_ ar;-variar"
89
fino a che esso alla fine ci si presenta in tutta la sua chiarezza con Berkeley. Per Locke alla conoscenza, sebbene egli
la fondi Sui dati particolari della percezione dei sensi e
della percezione di se stessi, propria una tendenza verso
l' " universalit : e a questa tendenza della conoscenza verso Puniversalit viene incontro luniversalit della parola. La
parola astratta diviene espressione dell* idea generale astratta , che qui viene ancora riconosciuta, accanto alle sensazioni singole, come una realt psichica di un genere particolare
e avente un signicato proprio. Ma il progresso e le conse-
90
LINGL-S-C
pu negare che le parole servano in modo a eellente a recare entro l'orizzonte di ogni singolo individua e a render pos-
'i
conoscenze che
Ail:i .; -. .
vere forme delle cose solo in una peculiare falsificazione e deformazione. Qui all'interno dello stesso empirismo si compiuto uno sviluppo dialettico e un dialettico rovesciamento,
che viene in luce nel modo pi evidente e pi convincente se
si rnettono a confronto i due estremi storici della filosofia
delle quali abbiamo notizia nelle singole e concrete percezioni sensibili. Ma n la cosa singola, n la sensazione sin-
gola possono mai costituire il vero oggetto del s apere: infatti ogni sapere degno di questo nome vuol essere, anzich
conoscenza meramente storica del particolare, conoscenza iilosoca, ossia necessaria, dell'universale. Se perci la sensibilit e il ricordo si limirano al fat to , ogni scienza mette
capo a relazioni e deduzioni generali, a connessioni dedu tt i v e 2. Ma l'organo e lo strumento di cui essa si serve a tal
fine non altro pu essere che la parola. Infatti il nostro spirito pu acquisire la conoscenza deduttiva solamente di quei
contenuti che non gli sono dati tlalll-sterno, come le cose
0 le pcrcezioni sensibili, ma clic esso stesso crea e liberamente produce traendoli da st'-_ Ma una tale libert non gli
pmposizioni e giudizi. Verit e falsit non sono perci attri1 HOBBI-:s, De corpore, P.I.: Computazio .vive logica, cap. Ill,
7.
2 HOBBES, Leviathan, PI.: De homirze, cap. V, 6.
92
e rivolgimento. come se la forza del logos inizalmente contrastata e violentementa repressa, la quale vivente
bolo acquism per lui, ad una mutata concezione fondamentale della conoscenza. Egli stesso, particolarmente nella sua
ultima opera, la Sirs, compie la svolta decisiva: scioglie
1' idea dai suoi viluppi psicologico-sensistici e la riconduce al suo fondamentale significato platonico. E in questa
ultima fase del suo sistema anche il linguaggio riacquista
S
.l
la
1
Ora infatti la visione sensible del mondo si trasforma sempre pi in una visione puramente simbolica. Ci che noi indichiamo come realt delle percezioni e come realt dei cor-
pi, altro non , una volta che sia pi profondamente concepita ed intesa, che il linguaggio sensibile simbolica nel quale
un@ spirito onnicomprensivo ed innito si manifesta al nostro spirito nitol. Nella lotta tra metasica e linguaggio
perci rimasto alla ne vincitore il linguaggio, il quale, se
originariamente era stato respinto dalla soglia della meta-
sica, alla ne non solamente entra nella sua sfera, ma anche ci che determina in maniera decisiva ed essenziale la
forma di questa stessa metasica.
III
Nella storia dell'empirsmo, tuttavia, l'ultima fase del
sistema berkeleiano rimane un episodio isolato. Lo sviluppo
generale procede in direzione diversa; esso tende sempre pi
chiaramente a sostituire i punti di vista logico-metasici, dai
quali precedentemente era stato pet lo pi consderato il
rapporto tra parola e pensiero, con punti di vista puramente psicollici. Per la concreta c<mitlcrazcne del linguaggio ne risulta cos anzitutto un immediato e indubitabile guadagno: infatti, accanto alla consitlcmzione cli ci che il lin-
ne logica, Come per una necessit mctodologica, torna sempre a sfociare nel problema della lingua universale, l'analisi
psicologica, invece, indica la strada opposta. Anche Bacone
nel suo De dgnitate et augmemfis xentiarum esige, accanto
1 Per P approfonditi sviluppi e Ilprove v. il mio scritto sul
problema gnoseologico (Das Er/eer12.'nisproblem cir., II, 315 sgg.).
alla solita lologia emprica, accanto alla grammatica ltterara, una forma generale di grammaica pfilosopbzfca. Ma quest'ultima non deve giungere ad indicate una qualsiasi connessione necessaria tra le parole e gli oggetti con esse denorninati: inatti, per quanto attraente un'imp1-essa del genere
possa apparire, altrettanto essa si dimostrerebbe pericolosa
lingue letterarie, si occupassero delle loro diverse peculiarit e di ciascuna indicassero in che cosa consista il pregio
e il difetto. In questo modo non solo si potrebbe abbozzare,
mediante la comparazione delle lingue singole, il quadro ideale di una lingua perfetta, ma al tempo stesso da una tale
za che verr realmente appagata solo in Wilhelm von Humboldt. Ma nel.l'ambito dell'empirismo losoco l'impuls0 da
una complessa rappresentazione globale. Infatti ogni rappre1 BACONE, De a'ig;;izate et augmefzris scientiaruz, lib. VI, cap.
1: Innumera sunt ejusmodi, quae justutn volumen complete possint.
Non abs te igitur ft.-erit gramrnaticam philosophantem a simplici el
lirteraria distinguere, et desideranzm ponere _
95
sentazione di tal genere e conseguentemente ogni denominazione Che IIO diarno a tali modi misti (mixed morales,
come li chiama Locke) risale in denitiva alla libera attivit dello spirito. Mentre lo spirito riguardo alle sue impressioni semplici puramente passivo e deve semplicemente 1
aCCOg1i1'1 DCUH f0Ima in cui esse gli sono date dall'ester- *s
lui. N011 0CC0I`r Cercare un modello reale di queste connessioni; invece i generi e le specie dei modi misti e i nomi
Che DO d-21110 10I0 sono creati dall'intelletto senza alcun
legame diretto con le cose eettivamente esistenti. sempre sussistita e continua a sussistere per tutti gli uomini la
niera condizionata e indiretta. E questa limitazione essenziale della teoria gnoseologica del rispecchiamento non pu mancare di reagire immediatamente sulla
Concezine generale del linguaggio. Se il linguaggio nei suoi complessi termini concettuali non tanto
un rispecchiamento dell e sis t c n z a scnsibile quanto un riSpeCCl1z1mCHI0 di Op e r a z io n i spirituali, questo rispecchiamento si potr C dovr compicrt- in maniera infinitamente
varia e diversa. Se il contenuto c l`espressione del concetto
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w UG(Jo .'
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loro signicatol. Ma cos 'il problema di una grammatica puramente universale si dimostra da un altro punto di vista
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97
temporaneamente nella teoria dell'arte e della creazione artistica. Ci si allontana dalla concezione angustamente empirico-psicologica della soggettivit e si aferma sempre pi
chiaramente la visione pi profonda e pi comprensiva grazie alla quale essa viene tratta fuori dalla sfera dellesistenza
meramente accidentale e dell'operare arbitrario e riconosciuta ne[a sua forma specificamente spirituale e cio nella
sua specica necessit. Nella teoria estetica dei secoli XVII e
XVIII tutto questo movimento si raccoglie a poco a poco
in modo sempre pi determinato e consapevole in un unico
punto centrale. Il concetto di genio diviene il presupposto
linguistico e ideale della nuova visione del mondo spirituale
che infrange i conni della corisiderazone emprico-psicolo
gica meramente riettente. Nella Lettre .tur les rourds et
mueti di Diderot il concetto del genio costituisce, per quanto poco esso vi compaia in maniera esplicita, il principio vivificantc di tutte le questioni singole di teoria dell"arte e il
punto ideale verso il quale esse convcrgono. Ma molto al di
l di questo esempio singolo, si pu osservare Come questo
concetto penetri nella consitlc-ra'/.ionc del linguaggio provenendo dalle parti pi diverse. Gi ncll'Inghilterra tra la ne
del XVII e la line del XVIII sccolo la descrizone e la spiegazione emprico-psicologica dei fcnomeni spirituali, che qui si
cerca di risolvere nei loro singoli fattori sensibili e materiali, non affatto la sola dominante, ma di fronte ad essa vi
un'altra concezione the si indirizza verso la forma di
questi ienomeni e cerca cli concepire questa forma nella sua
originaria ed inscindihile t o t a l i t . Questa concezione trova il suo centro lilosoco sistematico nel platonismo inglese, in Cudworth e nei pensatori della scuola di Cambridge;
7. - CQSULBI, Filaxoa .!r!.'L-r.mc ximbonrbe. I.
98
l'autentico artista rappresenta nella sua opera- UD tale artista , in elfetti, un secondo creatore, un vero Prometeo, secondo solo a Giove. << Al pari di quel supremo artista o delluniversale natura creatrice, esso forma un tutto che in
se stesso collegato e ben articolato con una giusta subordinazione di tutte le parti che lo Costituiscono . . .L`artista spi-
zione in parti. Ciascuno di noi pu immediatamente cogliere un principio formale individuale, pu cogliere il S110 ge-
idee si corrispondono e si condizionano a vicenda: la soggettivit emprica, intesa e mostrata nella sua verit, supera
necessariamente se stessa e sfoca nel concetto dello spirito universale 1.
1 Suartrnsnuiu', Solloquy or Advice to mz Author [in Characterirtics, ed. Robertson, 1900, I, p. 135 sg.). Cfr. partioirmente The
Moralirts, sez. V.
.__
Ci che questo concetto estetico-metasico della forma interiore ha fornito per la visione del linguaggio, potr esser reso evidente in un'c-pera sorta direttamente dalla
sfera del platonismo inglese e che ne rispecchia con chiarezza la visione generale del mondo. Lo Hermes or a Philosopbcal Inquiry cofzcernng Universal Grammar (1751) del
Harris, se ne consideriamo il piano d'insieme, sembra a tut-
ta prima muoversi ancora interamente sulle linee della dottrina razionalistica del linguaggio e perseguire anche lo stesso ideale come per esempio la Grammaire grzrale et rat'sorzne di Port Royal. Anche qui si tratta di creare una
grammatica, che senza riguardo alcuno ai diversi caratteri
idiomatici delle lingue particolari, considera solamente i principi universali dentici per tutte le lingue. Una logica generale e una psicologia generale dovrebbero servire di base
allbrganizzazione del materiale linguistico e fare apparire
necessaria questa organizzazione. Come, ad esempio, le facolt dell'anima mostrano un'originaria bipartizione, come
alla facolt rappresentativa sta di fronte la facolt appetitiva,
cos anche ad ogni proposizione formara mediante il linguaggio deve star di fronte una proposizione asseverativa o volitva (a serztence o arrertion or a sentence of voliton] ed
in generale su questa base risulta che alla questione del perch la lingua comprenda in s queste determinate parti del
discorso e nessun`altra, in questa determinata forma, in questo determinato numero, e non altrimcnti, si deve poter rispondcre in maniera univoca e in linea di principio. Notevole e intcrcssantc in parlicol;u'c il tcntativo di Harris di
trarre da uninalisi logica e ps-imloigicn della rappresentazione temporale uno schema generale per mostrare la formazione dei tempi del verbo'. Ma quanto pi egli va avanti,
tanto pi chiaro diviene che la psicologia sulla quale egli si
fonda per lo studio e la classilicazionc delle forme linguisti:he una psicologia strutturale " che si contrappone nel
modo pi netto alla psicologia degli elementi del sensismo.
1 HARRIS, Hermes, London 1771, vol. I, cap. 6, p. 97 sgg.; per
ci a cui accennizmo precedentemente, vedi in particolare vol. I, cap. 2,
p. 17 sgg.; cap. 3, p. 24 sgg.
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1
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101
del nostro autore e del suo amico Harris non solo mi sembrano gli unici veri e saldi, ma anche i suoi primi tentativi
di mettere a raffronto tra loro varie lingue in diverse fas
della civilt resteranno sempre opere preparatorie di un maestro. E cos sarebbc possibile (certo non poi cos immediatamente) trarrc finalmente una filosofia dell'umano
in te lle t to dalla sua opera pi cnrattcristica, partendo dalle diverse linguc della terra .
Ci che nella considerazionc lmrrisiana del linguaggio
presentava per Herder un particolare interesse era probabilm
anzich considerarlo come un'opera divina portata a termine d'un sol colpo, lo vogliono intendere come una libera
creazione della ragione umana. Ma poich la ragione stessa mantiene qui in tutto e per tutto il carattere della riessione soggettiva e arbitraria, il problema della forma-
zione del linguaggio si risolve immediatamente nel problema della sua nvenzione . L'uomo nellnvenzione dei
primi segni linguistici e della loro elaborazione in parole
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I3
e proposizioni compie un procedimento consapevolmente nalistico. La teoria del linguaggio delllluminismo francese
ama paragonare direttamente e mettere in parallelo questo
graduale progresso del linguaggio con la metodica costruzione che lo spirito compie nella scienza e in particolare nella matematica. Per Condillac tutte le scienze singole alle quali petviene lo spirito umano sono solamente prosecuzione
del medesimo processo di analisi delle idee che ha inizio con
la formazione dell'umano linguaggio. Accanto all'originario
linguaggio dei simboli fonici appare un linguaggio che si ser-
vol. XXIII.
2 Rexiom pbilosopbiques sur l'org.sc des lafzguer ei la :ignicaion des mois, in Oezwres, Lyon 1756, I, p. 259 sgg.
104
mate in modo assolutamente nalistico in virt della corrispondenza dj tutte le parti con un tutto, ma vige in esse
quella nalit priva di un ne che esclude ogni mero
arbitrio e ogni intenzione meramente soggettiva. Nel linguaggio, come nella creazione dell'ope1-a d'arte, gli elementi
che nella riflessione meramente intellettualistica si escluclo110, si compenetrano, passando ad una nuova unit, ad una
unit che anzitutto pone dinanz a noi solo un problema,
solo un c o mpit o _ Le contrapposizioni di libert e necessit, di individualit e universalit, di soggcttivit e oggettivit , di spontaneit e coattivit clovevano subire una
pi profoncla deterrninazione, una nuova fondamentalc chiaricazione, prima di poter essere usate come categoria filo
soche per la spiegazione dell' origine dellopera d`arte
e dell' origine del linguaggio .
IV
Le teorie del linguaggio, le empiristiche e le razionalistiche, le psicologiche e le logiche, nella forma in cui esse ci
si sono presentate n qui, coincidono in un tratto fondamentale, malgrado tutta la loro interna opposizione. Esse
consideran@ il linguaggio essenzialmente secondo il suo contenuto teoretico: secondo la sua posizione nel complesso
della conoscenza e secondo i risultati che esso fornisce per
la costruzione della conoscenza. O che esso sia considerato
come opera diretta della ragione e come suo organo ndispensabile o che la parola venga riguardata come un mero
velame che ci cela contenuti fondamentali della conoscenza, cio le vere percezioni originar-ie dello spirito: lo
scopo del linguaggio, nel quale si determina il suo valore po-
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ii
sitvo 0 negativo, viene pur sempre riposto nel s ap e r e teoretico e ne]l'espressione di questo sapere. Le parole sono segni delle idee, e allora queste ultime vengono concepite
o come contenuti conoscitivi oggettivi e necessari o come
rappresentazioni soggettive. Tuttavia, quanto pi il concetto di soggettivit , che la losoa moderna progressivamente elabora, si allarga e si approfondisce, quanto pi
chiaramente sorge da esso una nuova e veramente universale concezione della s p o n t a n eit dello spirito, che si di-
plicazione e di una vicendevole comprensione, venivano ricondotte a tipi pi generali lessicali e linguisticil. Nella stessa
1 Cfr. Dicgene Lacrzio, X 24, 75: ev xxi tdt ~.p.omz pyfq gti] cef. *'a\|o3ou, 500.' oct 'r osn 'rw ~.$pom:o., xst zzzo"r1 9\~'q mt ftazrxoc-ws, nn zm?. tot ~.xp.B-xvocz oevrcgiata,
8o 'rv opx <rtg.L1tew, o-re70.`uevo~; 69' xsiofcov ':"~117oc%r.'Zv nai trv
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pure radici monosillahiche, poi si sarehbero sviluppati i nomi e solo da questi i verbi come ultima creazione del linguaggio; cos infatti anche oggi nel linguaggio infantile e in
e fecondo per la concezione generale del linguaggio. In luogo del rapporto, per cos dire, statico tra suono e signcat
subentr qui un rapporto dinamico: il linguaggio venne ricondotto alla dinamica del parlare e quest'ultima poi venne
a sua volta ricondotta alla dinamica del sentimento e dell'affetto. Quanto pi decisamente il sec. XVIII mise in evidenza la posizione singolare del sentimento, quanto pi fu
spinto ad ammettere che in esso si trovi la base specica e
che Rousseau sia stato colui che per primo accett questa
dottrina e che tent di elaborarla nei suoi particolariz. Ma in
un diverso e pi profondo signiftcato le idee di Vico influirono su un uomo che pi di tutti i pensatori del sec. XVIII
vicino alla sua metasica simbolica e alla sua concezione
simbolica della storia e che, come lui, considera la p o e sia
come la lingua madre del genere umano. Quanto pi questo
pensatore, Joh. Georg Hamann, ripudia ogni forma razionalc
i
1
matica intellettuale, tanto pi d'altra parte, essa gli si costituisce per cos dire in un involontario sistema immanentc,
poich egli torna sempre a riferire tutte le sue parti all' u n i co problema fondamentale del linguaggio. Qui il pensiero
di Hamann, che corre sempre il pericolo di aflidarsi alla via
strugget sopra lino alla morte. Ma per me rimane pur sempre dell`oscurit in questo abisso; io sono sempre in attesa di
un angelo apocalittico con una chiave per dischiudere questo
mn@
111
no alla dissertazione premiata, Haym afertna che esso pervaso da un capo allaltro dallo spirito della losoa leibniziana e che anzi non altro che un compendio di questa losoa
nella luce dello spirito di Herderl. Ma come era possibile,
nella concezione del linguaggio, unirc due poli opposti quali erano Leibniz e Hamann? Come si pot collegare la concezione che vede nel linguaggio il pi grande risultato della
facolt analtica del pensiero, il vero e proprio organo per
la formazione di concetti distinti, con quell*-altra concezione per cui la sua origine sottratta a ogni atto di riflessionc dellntellctto e ricondotta all'oscurit del sentimento
e della sua inconscia facolt creatrice e poetica? A questo
punto si inserisce il problema dj Herder e con esso la
nuova soluzione che egli da della questione linguaggio. Se
ogni linguaggio ha la sua radice nel sentimento e nelle sue
manifestazioni dirette e istintive, se trae origine non dal bisogno di comunicazione, ma da grida, da suoni, da selvagge
voci articolate, un simile complesso di suoni non costituisce
mai l'essenza, mai la vera forma spirituale del linguaggio. Questa forma nasce solo quando si dimostra attiva una
nuova facolt fondamentale dell'ar_ima che distingue fin
da principio l'uomo dall'animale. Nel presentare questa fondamentale facolt specicamente umana della riflessione
e nella funzione che le conferisce, Herder evidentemente
prende ovunque le mosse da quel concetto fondarnentale che
fa da collegamento fra la logica di Leibniz e la sua psicologia.
Secondo Leibniz l'unit della coscienza possibile solo in
virt dell'unit dell' a g i r e , solo mediante l'|;ni: del nesso
in cui lo spirito coglie se stesso come monade permanente
e in cui riconosce inoltre un solo e medesimo contenuto,
quando gli si presenta in tempi diversi, come un solo e medesirno essere. Questa forma del riconoscere intesa in
Leibniz come appercezione, in Herder come riilessione,
in Kant come sintesi della ricognizione . << Luomo dimostra riessione quando la potenza della sua anima opera cos
liberamente in tutto il vasto oceano delle sensazioni che la
pervade mediante tutti i sensi; quando sa isolare, se mi
1 HAYM, Herder, I, p. 665.
LNGUsTm
tutivo. la riessione che per la prima volta fa della fuggevole impressione sensibile qualcosa di determinato e di distinto e quindi un contenuto realmente spirituale. Qui
perci la percezione non , come per Conclillac e per Mauper-
naturale delle percezioni non si contrappone un sistema artificialeidi segni, ma la percezione stessa, in virt della sua natura spirituale, racchiude in s un particlare element@ for1 ber deu Ursprzmg der .Yprache (1772), in Getamm. Werke,
ed. Suphan, V, 34 sg.
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ricondotte il linguaggio ha subito una trasformazione decisiva. La dissertazione di Herder premiata dall'Accademia
traccia in modo rigoroso ed esatto il conne in cui si passa
dal Vecchio concetto razionalistico di forma di riessione , che domina nella losoa dell'Illuminismo, al concetto
romantico di forma organica. Questo concetto viene introdotto chiaramente per la prima volta nello studio del linguaggio dallo scritto di Friedrich Schlegel er die Spmc/oe
amd die Wei:/:ez`t der L-zder. Tuttavia non si renderehbe giu-
stizia ai motivi pi profondi di questa concezione se nellaffermazione che fa della lingua un organismo si vedesse soltanto unitnmagine, soltanto una metafora poetica. Per quanto sbiadita e vaga questa affermazione ci possa semhrare
oggi, si esprimeva in essa in modo pregnante e concreto, per
rituale. Infatti il concetto di organismo, quale il romanticismo lo assume, non serve a indicate un singolo fa tto di na-
tura, un campo particolare e circoscritto di fenomeni oggettivi, ai quali certamente i fenomeni linguistici potrebbero esser patagonati soltanto in modo inesatto e indiretto. Il
concetto viene qui preso non come espressione di una particolare classe di fe n om e ni, ma come espressione di un
generale principio speculativo, di un principio che rappresenta addirittura la meta ultima e il centro sistematico
della speculazione romantica. Il problema dellbrganismo costitu il nucleo spirituale a cui il Romanticismo si vide co-
stantemente indirizzato e ricondotto dai campi e dai probleS_ - Cassmea, F=`.'a.m_'Fa de-'ie jrm sinalire. I.
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del concetto fondarnentale di organico il mc'/.zo per una totale interpretazione speculativa delluniverso. Natura c libert, come natura ed arte, vengono riunite nell'idea di organico. Qui si colma labisso che sembra separare Pnconscio di-
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Wielm von Hucabolidtota ita e 1nl.cata a via per la quale
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dem losoa dd 1. se a temlpo stesso una nuova fondazione
inguaggio .
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<%;vW$uVfWnn*v
_ sc-tu nova om indicara una
11
V
Ca di scoprire questa struttura articolata ci si vede ricondotti
El tre gtandi opposizioni fondamcntali che determinano il
Qensiero di Humboldt e per le quali, studizmdo il linguaggio, egli spera di trovare un coinpminossu critico e una conCiliazione speculativn.
dello spirito oggcttivn "_ nonch il supcmmcnto di questa distinzione, ci che si presenta dircttamente per Hum
boldt nel quntlro del lirigimggio. Ogni individuo parla la sua
propria lingua, mitivia proprio nella libert con cui di essa
i serve ulivcmu cosciente di un intimo legame spirituale.
os la |in~,||1| C- ovunque mediatrice in primo luogo fra la
i~QJI., t_
--<-1-1-11;-g-
Y
118
pu essere da noi nuovamente raggiunta in modo frammentario e gtaduale solo sulla via del fe n o m e n o. In questo senS0 l'elemento oggettivo non il dato, ma rimane sempre ci
Che si tratta di taggiungere ri prezzo tii sforzo'. Con questa
precisazione Humboldt trae dalla dottrina critica di K
l
ant e
Conseguenze perla losoin del |im1|n_ggio. In luogo dell'op~
posizione metasica li s<ggt-ttiviti e oggctrivit si viene ora
21 trovare la loro pum correln'/.ionc trascendentale. Come in
Kant l`oggctto, in qu;|nu " oggetto fenornenico , non si conrappone .1ll.| mrmstt- un come qualcosa di estraneo e di traSccntlenlt-, nm vic-inc reso possibile ", condizionato e costituito solo im-tlimitc le categorie proprie di essa conoscenza
cos um inche la soggettivir del linguaggio non si presenta
pi mine un semplice limite che ci separi dalla comprensione
dell'es_ere
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0 geOettivo,
ma come un mezzo delfelaborazione
formale, dell' oggettivazione delle impressioni sensoriali.
N, . .
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e il linguaggio ne la conoscenza provengono dall'oggetto come dato, per riprodurlo semplicemente in s, ma celano
in s un modo spirituale di concepire che interviene come
elemento decisivo in ogni nostra r ap p r e s e n t a z io n e di
Ci che oggettivo. Certamente la concezione del realismo
lngenuo, siccome vive, si muove ed opera essa stessa continuamente nellbggetto, attribuisce troppo modesta importanla
. . \_
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_
a questa soggettivrta, essa perviene solo con difcolt al
Concetto di una soggettivit che elabori Felemento oggettivo
non a caso, a capriccio o in modo arbitrario, ma secondo
unntirna legge, in maniera tale che ci che appariva come
Oggetto diventa esso stesso un modo di vedere sog et-tivo
avente tuttavia una pretesa perfettamente legittima dig validi-
t universale. Per essa quindi la diversit delle lingue solo
una diversit di suoni, che essa, sempre rivolta alle core, conS1'd era come un semplice mezzo per raggiungere queste ultiIne. Ma proprio questa concezione realistica delle cose ci
Che ostacola l'estendersi della conoscenza del linguaggio e che
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ii
119
L
1 ber die Vt'rsc1'Jea'cm':e!e1
studio introduttivo all'op-era sulla lingua Kawi, in Gesammelte Scbriffen (Akademie-Ausgabe), VI 1, p. 125 sg.
120
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3
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122
produzioni si raccoglie non nell'unit oggettiva di un prodotto, ma piuttosto nell'unit ideale di unattivit. Come lesistenza dello spirito in generale pu essere pensata soltanto
in attivit e come tale, cos avviene anche per ogni esistenza
particolare che concepibile e possibile solo in virt di esso.
Ci che noi chiamiamo essenza e forma di una lingua non
quindi nient'altro che l'elemento permanente e uniforme che
noi possiamo mostrare non in una cosa, ma piuttosto nel lavoro con cui lo spirito innalza il suono articolato a espressio~
ne del pensierol. Nel linguaggio perno ci che sembra costituirne il vero e proprio contenuto sostanziale, perno la semplice parola sciolta dal nesso della proposizione, non indica
quindi, come una sostanza, qualcosa di gi prodotto, e neppure contiene un concetto gi concluso, ma semplicemente
un incentivo alla formazione di quest'ultimo mediante una
facolt autonoma e in una maniera determinata. Gli uomini sntendono fra loro non per il fatto che si scambino realmente i simboli delle cose, e neppure per il fatto che si determinino l'un l'altro nel produrre esattamentc c perfettamente lo stesso concetto, ma per il fatto che reciprocnmcn te
toccano l'uno nell'altro lo stesso anello della catenn dt-lle loro rappresentazioni sensibili e delle loro produzioni concettual, battono gli stessi tasti del loro strumento spirituale, e
in onseguenza di ci scaturiscono allora in ciascuno concetti
corrispondenti, ma che non sono gli stessi _ . .Se. _ . in questa
maniera vengono toccati l'anello della catena, il tasto dello
strumento, vibra allora tutto il complesso, e ci che scaturisce
dal.lanima come concetto si trova in accordo con tutto quello che circonda il singolo anello no alla pi remota lontananza *'. L'accordo nellnnitamente varia produzione dei
termini liriguistici e concettuali, e non la semplice riproduzione in esso di qualcosa di esistente, quindi ci che fornisce
una base sicura e la garanzia dellbggettivit. Perci vero
portatore del senso linguistico non mai il singolo vocabolo,
bens soltanto la frase: in essa soltanto infatti si svela l'ori-
123
Nel concetto di s i n t e si viene raggiunta al tempo stes;o la terza grande coppia di termini antitetici con cui HumJoldt considera il linguaggio. Anche questa opposizione an:he la dstinzione dim a t e r i a e fo r m a , che domina tutta
la concezione di Humboldt, ha le sue radici ne1l'ambito delle
idee kantiane. Per Kant la forma una semplice espressione
li rapporti, ma proprio per questo, dato che tutto il nostro
sapere fenomenico in definitiva si risolve in un sapere d rapqorti spazio-temporalj, essa rappresenta il vero principio oggettivizzante della conoscenza. L'unit della forma fonda cone unit della connessione l'unt dell'oggetto. La con n e sai on e di un molteplice non si pu mai eifettuare in noi me:liante i sensi, ma sempre un << atto della spontaneit della
facolt immaginativa . Pertanto noi non ci possiamo rappre
entare nulla come connesso nelloggetto senza averlo prima
:onnesso :ioi stessi, e fra tutte le rappresentazioni la connessione la sola che non venga data dall'oggetto, ma istituita
solo dal soggetto medesimof. Per indicate questa forma d
:onnessione fondata nel soggetto trascendentale e nella sua
Spontaneit e tuttavia rigorosamente oggettiva "` perch
Jniversale e necessaria, Kant si era appoggiato all'unit del
giudizio, e quindi indirettamente all'unit della proposiJ
1 Ibid., VII 1, p.
2 Critica della Ragion pura, Deduzione trascendentale dei con:etti puri dellntelleto, 15 ( ed., p. 12 sgg.),
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124
-.tw-na@
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P 1092 Introd. all , opera sulla lingua
Kawi, in Ges. Salir., VII 1,
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PARTE mu MA _ Faxosrexorocla
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ELLA Pou/ra Lmcursrlca
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campeg1;1r]S1;gla<_1l concetto di organismo .passa dal
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ione speculativa del linguaggio al campo della UCTCQ emprica, si avverte perci stesso nuovarnente Com@ Pf_0PITl0 in conseguenza della sua estensione, esso
presenti un lncleterminatezza e una Inolteplicit di signicati
lsgcj rcqderlo iiutlilizzabile per la trattazione di
Visto in Questo conctetet e aslpeculazione losoca ave-a
due estrei Opposti fr essenzia mente una mediazione fra
partecpare in quako H drll), esso appunto per questo sembro
concetto Simile Che sa e a narjira dl questi estrerni. Ma un
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leggi 5t0C1.,e.g1 U' Pcfrela le legal :~1t-nnchc o fra
tori sici e dei ftlorfn C? si e a stab1l1ru.l;1 parte del fatgio nonch loro r 1 _sp_ntual1 nella formazione del linguagdetrminare in qual eciproco rapporto, quando mneoccorra
zione del lingua misura cpncorrano nel processo di forma
semplice concettigc; 1I'0Cess1'cosc1e_nt1 e processi lnconscl, 1l
necessariame1_1 t _ rimanere
- 1 Organismo
sembraa dover
debitorehnginsnco
di una risposta
tutte
qllte questioni. Infatti proprio la posizione intermedia e
Per .C9S1_flife 0SCillante che esso assume fra natura e
cOll;1I1t'reif2itrone inonscia e creazione cosciente sembra
to riguarda il modl gira a una parte ora dallaltra Per quan_
1 considerate la cosa. Basta solo un legg@f0 -Sppstamento per allontanarlo dallequ.ilibrio nstabile in
$2 lpssnnlf lljflgll, a seconda della direzione in cui que_
110go, un diverso contenuto e un diverso* anzl opposto Slgcato metodologico.
Sem La storia della scienza glottologica nel secolo XIX ci pre. a rea mente ln concreta determinatezza il processo che
qm abbll Crcato di chiarire in modo generale e schema~
tico. L 3 5061122
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compie
- qui- lo stesso passaggxo
.
che
del linguaggio
c0f1emP01'11Inente si- ha nella scienza
.
. e in
. gestorica
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44%*
trale nella sistematica delle scienze dello spirito. Il concetdi organico mantiene la sua posizione centrale; ma il
lo signicato e la sua tendenza subiscono una profonda traQrmazionc da quando al concetto di sviluppo della losoa
Dmantica si contrappone il concetto bi<lop_ico di evoluzione
illa moderna scienza della natura. Nt-llo studio dci fcnomeni
Qlogic lo stesso concetto spcculativo di forma organica per_
2 sempre pi terreno di fronte al concetto puramente scienHco di essa, e ci influisce poi sullo studio dei fenorneni
guistici. Con cl1i;1|^c-mi tipica questo processo spirituale di
asformazinne si nmnifcsta particolarmente nello svolgimen
I scicntiicn li August Schleicher. Questi infatt nella sua
nc-zi<m- It-I linguaggio e della storia del linguaggio non
lo in generale ha completo il passo da Hegel a Darwin,
2 anche passato per tutte le posizioni intermedie che stan) fra i due punti di vista. Possiamo quindi vedere in lui
Dn soltanto il pri.ncipio e la fine, ma anche le singole fasi di
Jel movimento in virt del quale lo studio speculativo del
lguaggio si convert in studio puramente emp1'C0 C in Cui
poco a poco anche il concetto di legge del linguaggio acqui per la prima volta il suo signicato perfettamente rigoso.
Nella sua prima grande opera, Spracbverglec/:ende Un'rsuchzmgen (Ricercl-ie di linguistica comparata) (1848). egli
arte dal presupposto che 1`essenza peculiare del linguaggio,
lteso come espressione della vita spirituale in suoni artico_
lti, vada ricercata nel rapporto in cui si trovano fra loro le_
Dressione del si g n i i c a t o e l'espressione della r e l a _
o n e. Ciascuna lingua verrebbe caratterizzata dalla manie1 in cui essa esprime signicato e relazione: oltre questi due
lementi non ve ne sarebbe un terzo che formi l*essenza del
nguaggio. ln base a questo presupposto le lingue vengono
.assicate in tre grandi tipi principali: lingue solanti (moOsillabiche), agglutinanti e flessive. Il signicato l'eleznen3 materiale, la radice; la relazione Pelemento formale, il
Hmbiamento che si compie nella radice Questi due elementi
ebbono essere contenuti come necessari fattori costitutivi
el linguaggio; ma sebbene nessuno di essi possa mancare del
ltto, il r app o r t 0 in cui si vengono a trovare fra loro pu
128
._<
130
I,-_c- . -
Dal punto di vista Inetodologico ci troviamo al polo oposto rispetto alloriginario punto di partenza di Schleicher.
)gni cosa costruita a priori -come esplicitamente si dichia'a -viene considerata, nel caso migliore, come un gioco spitoso, ma anche come inutile ciarpame per la scienza. Una
'olta riconosciuto che << l'osservazione la base dell'odierno
apere , una volta ridati all'esperienza tutti i suoi diritti, ne
onsegue tanto la dissoluzione di ogni losoa dialettica della
_
__/...-_._.__-_ ,
131
VII
Tale limitazione non era certamente possibile nel senso
che dun sol colpo il problema del linguaggio risultasse perci
sciolto da tutti i legami che lo uniscono da un lato alle question metodologiche della scienza storica, e dall'altro lato a
quelle della scienza della natura. Anche il positivismo infatti,
a cui la soluzione di questo problema sembra orrnai una volta per sempre affidata, se nega la possibilit della metasica,
esso stesso ancora filosoa in questa negazione. Ma come
tale esso non pu mai ferrnarsi alla semplice molteplicit dei
fatti particolari 0 delle leggi particolari che si riferiscono al
dato positivo, ma deve necessariamente cercare ununit per
questa rnolteplicit, unjt che non pu essere trovata se non
nel co nce t t o stesso di legge. Che questo concetto debba avere un significato unico e costante nei diversi
campi del sapere viene da principio semplicemente presupposto: ma quanto pi si procede nella determinazione dei
metodi impiegnti, ts-:tto pi questo stesso presupposto de-
.._,. _.3 t.
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3
3
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e diventare un problema. Noi parliamo di leggi glottologiche, storiche, scientiche e ammettiamo che vi sia fra esse
lina comune stmttura logica; ma pi importante di questa
tomunanza di struttura sembra essere, dal punto di vista meIodologico, l'impronti1 spcciiicn e la speciale sfumatura che
l concetto di legge acquista in ogni singolo campo. Se il
Complesso delle scienze deve esser concepito come un tutto
realmente sistematico, hisogncr da un lato mettere in evidenza in tutte lc scienze un compito gnoseologico generale e
mostrare, dall`ultro into, come questo compito in ognuna di
esse, in dctcrminntc condizioni speciali, venga di volta in volta nd avi-rc una soluzione particolare. Da entrambe queste
Lionsidt-r;izio|1i viene determinato nella moderna linguistica lo
fsviluppo del concetto di legge. Se si seguono le trasformazioni di questo concetto dal punto di vista della storia generale
Clella scienza e della critica generale della conoscenza risulta,
in maniera caratteristica e degna di rilievo, come i singoli
Campi del sapere, anche quando non si pu parlare di un in7lusso diretto dell'uno sull'altro, si condizionino fra loro idealmente. Alle diverse fasi per cui passa il concetto di legge
U a t u r a le corrispondono, quasi senza eccezioni, altrettante
toncezioni diverse delle leggi glottologiche. E si tratta
qui non gi di un trasferimento esteriore di concetti, ma di
un pi profondo elemento comune: si tratta dell'azione eser:itata da fondamentali tendenze intellettuali del tempo in or:lini di problemi completamente diversi.
La dottrina sui principi delle scienze esatte, quale dominava verso la met del secolo XIX, ha avuto la sua espressioHe pi significativa in quelle celebri proposizioni che fanno
lla introduzione allopera di Helmholtz ber die Er/.valtufzg
fer Kraft (La conservazione della forza). Siccome Helmholtz
indica quale compito di questo scritto il dimostrare che tutti
gli effetti che si verificano in natura sono riconducibili a forze di attrazione o di repulsiorie, la cui intensit dipende uniIamente dalla distanza dei punti che agiscono l'uno sull'altro,
gli non vuole stabilire questa proposizione come un semplie fa t t 0, ma ne vuole dedurre la valdit e la necessit dala form a della stessa comprensione della natura. Il princiJio fondamentale, secondo cui ogni mutamento nella natura
134
i
1
135
che non venga, forse da fatti inoppugnabili, costrctta a riconoscere i propri limiti 1. noto come questo principio, secondo il quale la cornprensibilit della natura coincide con
la possibilit d`essere completamente spiegata secondo principi meccanici, sia passato dal campo dell'essere inorganico a quello del divenire org a n ico. come anche la scienza descrittiva della natura ne sia stata conquistata e dominata completamente. I limiti della conoscenza della natura
coincidevano ormai con i limiti della concezione rneccanica
del.l'universo. Conoscere un fenomeno della natura inorganica o della natura organica voleva dire nient'altro che risolverlo in fenomeni elementari e alla ne nella meccanica degli
atomi: ci che non si presta a questa risoluzione sembra dover necessariamente rimanere un problema del tutto trascendente per lo spirito umano e per tutta la scienza umana.
Se si pensa di applicate questa concezione fondamentale _ che nel campo delle scienze della natura fu rappresentata
col massimo tigore nel noto discorso d.i du Bois-Reymond
ber die Greffzen des Naturerkefznens (I limiti della conoscenza della natura, 1872) _- anche allo studio del linguaggio,
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l36
PARTE r1zI-en
. - PENOM.nuotoom netta roR_MA L1.\'GUg1-mi
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e C
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linguisticoneu
. . . Se mpre. la medesima
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Compare
e tutte le parolcg m
Cm_
mm , - e stesse circostanze, il suono soggeno al movi.
(gi onetico, subiscono senza eccezlone il camhiamento1
se questa
concezion e d ell
''inlnzzo
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co si astabil
in maniera
neogramman.-D
. _
sempre P111 52 2 e Se diede la sua
propria impronta a tutto lo studio glottoloie nella seconda
met del secolo XIX il
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tuttavia
sub,1 a P oco_ a p 0co leistesse
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trasformaziom
che contempora.
camente si possono riconoscere nel modo d'imene 1
certo e n erale di' legge dl- natura La pretesa d^. spie
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KIRCHHPR Vorlerfmgen uber malkefzatsrbe Pbys/e, vol. I,
.i' F5;-'f/ P- I, Berlin 1b76,
im.-Pe~s-.,t._-,
ancora entro limiti relativamente ristretti. Infatti qui il concetto di spirito non ha pi il medesimo signicato che aveva
avuto per Humboldt e per la filosoa idealistica. Esso stesso
reca un'impronta innegabilmente naturalistica: penetrato
del concetto di meocanismo e ne determinato. Ora quindi
come leggi fondamentali dello spirito compaiono le leggi psicologiche che dominano il meccanismo delle rappresentazioni . Se poi queste leggi vengano formulate nel senso della psicologia wundtiana, ovvero, come fa H. Paul, nel senso
della psicologia herbartiana, indillerente dal punto di vista
dei puri principi. In definitiva sempre il tipo della legge
di associazione quello a cui si cerca di ricondurre le leggi
del linguaggio e in base al quale si cerca di intenderlel. In
tal modo per fattori sostanzialmente diversi della formazione del linguaggio si vengono a trovare, sotto l`aspetto metodologico, sulla stessa linea e, per cos dire, appartengono alla
stessa dimensione della ricerca. Mediante il londersi dei diversi meccanismi della produzione dei suoni e del mcccanismo psicologico delle associazioni si costrujsce la lingua nell'anima dellndividuo; essa diventa un tutto, che tuttavia
per noi comprensibile solo in quanto la scomponiamo progressivamente nei processi elementari sici e psichici.
In tal modo il linguaggio rimane ancora inscrito nell'ordjne dell 'accadere naturale: ma alla concezione meccanicistica della natura si sostituiscc un altro concetto, il concetto
della natura psco-sica dell'uomo. Nella pi vasta e pi
coerente esposizione che i fenomeni linguistici hanno avuto
dal punto di vista della psicologia moderna questo cambiamento di indirizzo viene esplicitamente messo in evidenza.
Come Wfundt fa notare, il modo in cui leggi fonetiche e formazioni analogiche si cotnpenetrano continuamente diventa
certo molto pi comprensibile se esse vengono intese non come forze disparate in opposizione fra loro, ma come condi-
i
l
l
l Circa questa posizione dominante del concetto di associazione
e della legge di associazione cfr., oltre all`opera cii Wundt, p. es. H.
PAUL, op. cit., pp. 23 sg., 96 sgg. e passim.
2 Cfr. p. es. OsrHo1=F, Da: pbyxiologircbe und pxycbologixcbe
Moment in der :prat/Slicbea Formenbldung, Berlin 1879.
ioni fondate esclusivamente nell`unitaria organizzazione psiosica dell'uomo. Con ci si accorda il fatto che noi da
ln lato a causa della riproduzione mnemonica di forme foneiche dobbiamo necessariamente presupporre in queste un'aIone concomitante delle stesse associazioni che si invocano
>er spiegare le forrnazioni analogche, e d'altro lato le asso^azioni, come tutti i fatti psichici, diventano mediante l'eserfizio legami automatici in modo che i fenomeni, che inizialnente erano stati posti dalla parte degli elementi psichici, si
*engono a trovare col tempo dalla parte degli elementi sici.
vla in questa maniera, ci che in base a certe caratteristiche
acilmente osservabili era stato da noi denominato fatto sito non ga semplicemente in un momento successivo si conferte in fatto psichico, e recprocamente questo in quello, ma
due ordini di fatti si incrociano variarnente in modo cos
ntimo :1 da principio che non possono alfatto esser sepa'ati; infatti insieme ad ogni elemento dell'uno dovrebbe neIessariamente venir meno anche un elemento dell'altro'.
embra qui presentarsi in una nuova forma l'esigenza ideastica della totalit , l'esigenza cioe di non mettere insiene la lingua partendo da elementi disparati, ma di vedere
iempre in essa l'espressione di tutto luomo e del suo
issere naturale e spirituale al tempo stesso; senonch risulta
inche, a dire il vero, che questa esigenza ha trovato per ora
n ci che viene chiamato l' unit psico-sica della natura
lmana soltanto una vaga clenominazione e unnsufciente
ittuazione. Se ora si volge indietro lo sguardo allo sviluppo
:omplessivo attraverso il quale passata la losoa del linguaggio da Humboldt ai neogrammatici, da Schleicher
1 Wundt, si vede che essa, dal punto di vista puramente metodologico, nonostante l'estendersi delle cognizioni e delle coioscenze particolari, ha compiuto il suo movimento in un
:erchio chiuso. La linguistica dovette essere messa in rapporto con la scienza della natura, dovette essere orientata se:ondo la sua struttura per trovare in se stessa la medesima
sicurezza di questa, per formarsi lo stesso patrimonio di leg-
i
1
fi
139
141
cava di appoggiarsi apparve sempre pi come un'unt soltanto apparente. Quanto pi venne analzzato in modo rigoroso, tanto pi rsult charo che esso celava ancora in s
elementi del tutto diversi per il signcato e per liorigine.
Fino a che il signicato di questi elementi non sar stato
colto e determinato in maniera univoca, idiversi concetti
relativi al linguaggio, aventi un colorito naturalistico, rischieranno sempre di convertirsi dialetticamente nel loro opposto.
Qsta trasforrnazione pu essere seguira nel concetto di
legge fonetiea; infztti se inzialmente esso era destinato a
incicare la necessit rigorosa e senza eccezione che domina in tutti i cambiamenti linguistici, alla ne si allontana
sempre pi da questa determinazionc. Le trasformazioni e
i inutgmemi fonetici sembrano cos poco Vespressione di
una neessit " cieca che vengono piultosto ricondotti a
semplici Ieggi statistiche della probnhiliil ". Lc pretese leggi della natura, in questa concezione, divcnumo semplici leggi delluso che vengono create da qualche :nro li arbitrio
indivicluale, si stabiliscono per ahtudinc c si tliilnntlono ulteriormente per irnitazionel. Cos proprio quel concetto che
avrehhe dovuto dare alla linguistico un fundamento saldo e
unitario cela in S ovunque opposizioni non conciliate, per
cui la considerazione losoca del linguaggio viene posta di
fronte a nuovi problemi.
Come in tal maniera lo schema positivistico dello studio
del linguaggio sia stato dapprima disarticolato e poi fatto
croare del tutto risulta in modo parti-:olarmente chiaro dagli scritti di Karl Vossler. Questi nelle due opere: Positusmus :md Idealismus in der Spzuzr/;z'is;ensc,\at (Positivismo
e idealismo nella scienza del linguaggio) (190-1] e Dic .S`pnzc/9 alr Sclaptmg and Entwcklmzg (11 linguaggio come
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1-'2
143
CAPITOLO II
L LINGUAGGIO NELLA FASE DELLESPRESSIONE
SENSIBILE
I
Per determinate in modo sicuro il carattere specico
una ccrta forma di attivit spirituale necessario anziJtto Che la Si valuti con la sua propria unit di misura.
Pllnti di vista dai quali essa viene giucicata e in virt dei
Uali vengono stimati i suoi risultati non debbono provenire
a1l'esterno, ma esser tolti dalle stesse leggi fondamentali
ll sua attivit formatrice. Nessuna salda categoria measica , nessuna determinazione e suddivisione dell'essere,
Cr quanto ci possa semhrare sicura e ben fondata, ci pu
ermettere di sottrarci alla necessit di un simile comjncialento puramente immanente. Il diritto di applicate questa
ategoria assicurato soltanto quando non la poniamo come
risolvere e a far svanire tutte queste intrinseche distinzioi della spontaneit spirituale in qualche concetto geerale dell'<-:ssenza del mondo. Essa crea rigide suddiviioni dell'essere: lo divide, per esempio, in realt interna
Cl esterna , in realt psichica e sica "', in un mon,o delle cose e in un mondo delle rappresentazion ;
anche nellambito dei singoli campi in tal modo delimitati
- -' C-Assmsn, Fz'ia;a_fia eexlfe farm.- .r'yEdic.e. I.
fra loro si ripetono le stesse suddivisioni. Anche la coscienza, anche l'essere dell'anima si suddividono a loro volta
in una serie di f a c ol r separate, indipendenti l'una rispetto
al.l'altra. Solo il progredire della critica della conoscenza c'insegna a considerare queste partizioni e separazioni non come
poste nelle cose una volta per sempre, come cleterminazioni
assolute, bens come m ed i a t e dalla stessa conoscenza. Esso
ci mostra che in particolare l'opposizione di soggetto e
oggetto "`, di io "' e mondo non va semplicemente accolta dalla conoscenza, ma deve innanzi tutto essere motivata nei suoi presupposti e precsata nel suo signiiicato.
E come nella costruzione del mondo del sapere, ci valido in qualche senso anche per tutte le funzioni fondarnentali dello spirito davvero indipendenti. Anche la considerazione dell'espressione artistica, come di quella mtica o
linguistica, rischia d fallire lo scopo sc, nvcce di approfondire senza preconcetti le singole forme e lc singole lcggi di
espressione, parte fin da principio da presupposti tlt_tm;1tici
sul rapporto fra modello e copia , fra rcnl1"` e
apparenza , fra mondo interno e mondo esterno
La questione deve essere piuttosto se tutte queste distinzioni
non siano richieste proprio d al l`atte, d al linguaggio e d a l
mito e se ciascuna di queste forme non sia costretta, nel porre
queste distinzioni, a procedere secondo punti di vista differenti e quindi a tracciare linee dierenti di demarcazione. La
concezione di una rgida e sostanziale distinzione, di un dual.ismo netto fra mondo interno e mondo esterno perde in tal modo sempre pi terreno. Lo spirito coglie se stesso
e la propria opposione al mondo oggettivo solo in quanto determinate differenze poste in esso medesimo come differenze del mododi considerate vengono da esso applicate ai fenomeni e per cos dire inserite in questi ultimi.
Percanto il lin guag g io inizialmente, di fronte alla
separazione del mondo in due sfere chiaramente distinte, in
un essere interno e in un essere esterno , non solo in
generale permane in unndifferenza degna di esser notata,
ma sembra perno che questa indierenza appartenga necessariamente alla sua essenza. Il contenuto dell'anima e la
sua e s p re s s i o n e sensibile formano un `unit tale che quel-
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149
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24.-Uf*L_.
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segno mimico all'affetto da esso indicato; al contrario, Paifetto e la sua esteriorizzazione, l'interna tensione 0 il SUO SOgarsi sono dati in un solo e medesimo atto che non pu essere
distinto in momenti successivi. Ogni eccitazione tlt-ll`intcrno,
in virt di un nesso che pu essere descritto e intcrprctuto
dal punto di vista puramente siologico, si espfim Originariamente in un movimento del corpo, e il corso successivo
dello sviluppo consiste soltanto nel sopravvenire di una sempre pi netta differenziazione di questo rapporto, in quanto
con una d e t e r m i n a t a eccitazione si collegano d e t e r mi n a ti movimenti in un ordine sempre pi esatto. Certamente questa forma d'espressione non sembra inizialmente
andare oltre la semplice riproduzione all'esterno di ci
the interno. Un eccitamento esterno passa dal fatto sensitivo al fatto motorio, ma questultimo resta in tal C280, 21 qllrlto sembra, completamente nell`ambito del semplice riflesso
meccanico, senza che ancora si annunci in esso una superiore
spontaneit spirituale. Tuttavia gi questo riesso il
primo segno di una attivit in cui comincia a costituirsi una
nuova forma della coscienza concreta delllio e della coscienza
.t-._I-.,..
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1
-i.m-.-
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1 Questa idea del " primato del movimento " stata raplfesr
tata con particolare energia ed acutezza nel campo della psicologia da
HERMANN Conan: cfr, specialmente la sua rtbetik de-Y fmff G0fbls, , p. 143 sgg.
concreta dell'oggetto. Darwin nella sua opera sull' espressione delle emozioni ha cercato di creare una teoria biologica dei moti espressivi interprerandoli come residuo di azioni originariamente rivolte ad un ne. L'csprcssione di un determinato moto affettivo non sarchc quindi nicnte altro che
l`attenuarsi di una primitiva us/ione linalistica concreta; l'espressione della collt-ra, per esempio, surebbc Fimmagine at-
l
150
'E_ -o
ce cpu (sanscrito bh), che in origine indica Pilluminare, PapPanre 11 fare aPPa1' (Cf- '1_D1`}0>, <_2, cpozivm, izlt. fari,
aterz' ecc.)1.
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eramente il giudizio sulla mimica sembra doversi necessalanente congurare in modo diverso se, invece di partire a a consider-azione del gestl lndlcativi, si parte dalla
seconda classe fondamentale, cio dalla classe dei esti
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ini r a t ivi.. Iniam l xmitazlone ln quanto tale rappresenta
gra 11 contrario dx ogn1 libera forma di attivit spirituale. In
essa 11o rimane legato a]l'irnpressione esteriore e alla natura
dl 'lusf quanto pi esattamente essa ripete questa impresS10H, SC113_1<_ndo ogni spontaneit propria, tanto pi prf_
tamente _1In_-tazione ragglunge 11 suo stopo. Proprio 1 111-_
tutti 1 << segni indicanci concetti ed essere sostimti da semplici segni lndicann cose. L'idea1e di un linguaggio puramente " naturale ", in cui sia escluso ogni arbitrio convenZ10D2\1. Slllbra
quudi
essere
stato qui
raggiunto
Cos P er
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'
@S11P10 E1 linguaggio mimico degli Incuani del Nord-An1e-
rica stato detto the soltanto pochi gesti sono ' convenzionali per la loro origine; la rnassima parte di essi invece
consisterebbe nella semplice imitazione di chiari fenomeni
naturalil. Se si mette in evidenza soltanto questo carattere
della riproduzione pantomimica di determinati oggetti sensibili, un procedimento di tal natura non sembra aifatto essere sulla via che conduce al lingua ggio inteso come manifestazione libera e originaie dello spirito. Qui per va considerato che tanto la funzione imitativa che la funzione
" indicativa non mppresentano attivit semplici e omogenee della coscienza, ma sia nel1'una che ne1l'altra si fondono
cc-mcm di diversa origine e di diverso signicato spirituale.
Anche in Aristotele le parole del linguaggio vengono indicate come imitazioni , e della voce umana si afferma che
l`organo pi di ogni altro adatto e fatto per Fimitazione.
Ma questo carattere mimico della parola non per lui in
contrasta col suo puro carattere simbolico; anzi quest'ulti
mo viene messo in evidenza con non rninore energia poich
si fa notare che Finarticolato suono provocato da una sensazione, quale si trova gi nei regno anirnaie, diventa parola
articolata solo in quanto viene usato come simbolos. Questi
due aspetti si conciliano per il fatto che 1' imitazione viene qui presa in quel senso pi vasto e in quei signicato pi
profondo per cui essa appare ad Aristoteie non solo come
1'origine del linguaggio, ma anche come origine delI'attivit
artistica. La ;..uqm;,intesa in questo modo, appartiene essa
stessa al campo dellarco-qcn, cio de1l'attivit creatrice e forrnatrice. Qui non si tratta pi della semplice riproduzione
1 Cir. MALLERY, Sign Language: among North American Indians, in Report: of the Bureau uf Etlmology in Washington, I, p. 334.
2 Cfr. Aristorele, Rezorica, III 1, 1404 -.a 20; -ri Yp vgmr-rx pu-
d
S11
questo punto KLUGE Etymologircber Wrterbuch der
Ceutsc en Gprasbei Strassburg i894", p. 415 [sono la voce zeigen);
Z92.mdzuge der grzecbzrcben Etymulogie, Leipzig 18785, pp.
2 A. DE ]0RIO, La .vzimica degli anfic/vi fwestigata nel gertre naPf1l-'00= N2p01i 1332; sul linguaggio (ici Cistercensi v. WL'r~'n1r op.
pluw L'Ev.
5 Cfr, 1r; pmvsiae, 2, 16 a 27: epuea -r3v -aourwv ov c'rw o`O.7t`-razv ~'w-ra.-. o5;[3o7.ov, .-.s nloc -f 1:. xxi oi pziy.;m:oz
" imitazione e simbolo (uowuz e 1Su_Bo1ov) si trova, per esempio, anche nel commeuto di Ammonio al De nterpretatione di Arisrotele, lb (Sc/olia in /lrrt. ed. Acad. reg. Boruss., p. 100).
154
di un oggetto esterno, :na di una libera produzione: l'apparente imitazione presuppone in realt un'interiore pregurazione . Ed effettivamente, se si considera la cosa con
rigore, risulta che questo elemento, il quale si manifesta in
modo puro e ndipendente nella forma della creazione artistica, interviene n nei cominciamenti elementari di ogni imitazione in apparenza puramente passiva. Giacch anche questa non consiste mai nel rendere solo tratta per tratto un
determinato contenuto reale, ma nel far risaltare in esso un
elemento signicativo e nell'ottenere in tal modo uno schizzo caratteristico della sua forma. In tal modo per la stessa
irnitazione si trova gi sulla via della espre ssione, in
cui gli oggetti non vengono semplicemente accolti nella loro
forma compiuta, ma vengono costruiti dalla coscienza secondo i loro fondamentali caratteri costitutivi. In questo senso
imitare un oggetto vuol dire non gi contputlo mediante le
sue singole caratteristiche sensibili, ma coglicrlo nei suoi mpporti strutturali, che possono venire intcsi rcalmcntc- solo in
quanto la coscienza li genera costruttivamente. (i il linguaggio mimico offre lo spunto per una tale forinn superioredi imitazione, poich nelle sue forme evolute presenta ovunque il passaggio clal gesto semplicemente itnitativo al gesto
espressivo, che, secondo lllfundt, caratterizzato dal
fatto che in questo << l'i_'nmagine di un oggetto viene formata pi liberarnente, come fa l'arta gurativa rispetto alla semplice tecnica dellmitazione '.
Ma questa funzione dell'espressione ci si presenta in
una libert e in una profondit del tutto nuove, nonch in
una nuova attualit spirituale, quando essa invece del gesto
utilizza il suono come mezzo e come sostrato sensibile.
Nell'evoluzione storica del linguaggio questo processo di liberazione non si compie in modo diretto. Nelle lingue dei
popoli prirnitivi si pu riconoscere chiaramente ancor oggi
come non solo il linguaggio mimico permanga accanto al linguaggio parlato, ma anche come proprio quest`u1tirno suhisca nella sua formazione l'inusso decisivo di quello. Si
trova qui ovunque la caratteristica compenetrazione per cui
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155
V
1 Sui manual concepts degli Indiani Zui v. CUSHING, Manual
oncepr, in The American Anthropologist > V, p. 291 sg.; circa i
'Fporti fra linguaggio mimico e linguaggio parlato nei popoli primitivi
veda specialmente Tabbondante materiale contenuto in LVY-BRUHL,
ff ozzcrious mentales dan: le: sociis inrieures, Paris 1910.
2 Cfr. CLARA e WILLIAM STERN, Die Kzzderspmcbe, Leipzig
302, p, 144 sgg.
156
1 Cir. KARL Bcnnx, Arbeit :md Rhyfwrur; circa Finusso escrcitato dal lavoro e dai ritmi del lavoro "' sul divenire del linguaggio
cfr. gli scrini di L. Nolm, Der Ursprung der Sprache, Mainz 1877;
Logos-[,'r.tprzmg and Wexen der Begrie, Leipzig 1885.
II
Come avviene per la teoria de1l'e_rte e per la teoria dela conoscenza, anche la teoria del linguaggio si libera soltanto
1 poco a poco dalla soggezione al concetto di imitazione e
1 ber den Urrprung der Spracbe 1851) in Jano Giumiu,
(lene Scbriten, p. 255 sgg. ll nesso etimolt-gico accolto qui da Grimm
f del resto dubbio e contestato: per maggiori particolari v. GEORG CURl'1Us, Gmndziige der griechrcben Etyrfzolqgie 3, pp. 110 e 330.
-1
cos pure un nesso naturale, una corrispondenza 201151 Lqcw fra la parola e il signicato. La concezione secondo
:quale la parola rende l'essere in tutto o in parte e ne rapiesenta il vero '~:uov si riduce da se stessa allassurdo in
ianto nel corso del suo sviluppo si converte nel suo conario. Oltre al rapporto di somiglianza viene ora amIesso come ragionc di spiegazione etimologica anche il suo
Wesciamcnto: non solo l'va)m~(a. e ynr-r'r, V211@ C0fI1
rincipo di formazione del linguaggio, ma anche l'*rfppw:L;
:v:xvrucf.c. La xi/mlitudo diventa conirarum; 1' analoa divenni " nnonmlia "`. noto quale fatale eetto ehbe
nesta famigcriua < spiegazione mediante il contraste nel: studio de-l|`erimologia1: ma in complesso in essa si rivela
el modo pi rigoroso soltanto il fatto che ogni spiegazione
el linguaggio fondata sul postulato della somiglianza nsce
ecessariamente per arrvare al polo opposto e quindi per
egarsi. Anche quando le parole vengono intese come imiizione non di cose, ma di stati d'animo soggettivi, e quano-come in Epicuro-debbono rendere non tanto la natuI degli oggetti quanto gli 'uz nv; di colui che parlaz, il
:odo di considerare il linguaggio, quantunque abbia cambia0 la sua norma, rientra ancor sempre essenzialmente nello
:esso principio. Se viene mantenuta Yesigenza della riproduione come tale, in denitiva la stessa cosa se ci che riIrodotro interno o esterno , se un complesso di
ose 0 un complesso di sentimenti e di rappresentazioni. An~
i proprio in virt di quest'ultimo presupposto la scepsi conto il linguaggio non solo si deve necessariamente ripresenare, ma deve assumere la sua forma pi radicale. Il linguagio infatti pu pretendere ancor molto meno d cogliere l'imnedjatezza della vita che non Fimmediatezza delle cose.
gni temativo di esprimere questmmediatezza 1'l1a invece
,i soppressa: Se Panirna parla, ahim, l a n i m a non parla
,i pi . In tal modo il linguaggio gi nella sua pura for
1 Indicazioni pi precise su quesio signicato originario de1l'opposizione di zpsst c v6u.q_\, la quale solo pi tai-di. nell'et alessandrina, viene sostituita dllbpposizione di -at e Baan. si trovano
in STEINTI-L.L, Gescbicbte der Spracbwfsezxcbal ci den Griec/7er;
ir
lu
*gti
II
. was
J!
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lei presupposti fondamentali della teoria del rispecchianento ". Perci quanto pi la neg-azione viene spinta innan:i su questo punto, tanto pi ne risulta chiara e determinata
na nuova concezione positiva. L`ultima illusione di una
|ualche diretta 0 indiretta identit fra realt e simbolo
leve necessariatnente essere climinata; la discrepanza fra
luesti due termini deve essere portata a1l'estremo, afnch
tropro in essa possa diventur visibile la funzione peculiare
lell'esprc-ssionc simbolica e il signicato di ogni singola forna silnlxiczi. Questo infatti non potr essere dimostrato fino
che si cnntnuai n eredere che noi possediamo la realt
ome un dato e come un essere autosuficiente, Come un tut-
mguistica consiste nella differenza, La sintesi che qui si comie si pu realizzare solo come sintesi del diverso e non
elluguale o del simile sotto qualsivogla aspetto. Quanto
i il suono somiglia a ci che vuole esprirnere, quanto pi
sso stesso ancora questo altro, tanto meno riesce a
signicarlo. Non solo sotto Paspetto del contenuto spi-
orw o '71 .m 'r )(po'ag1.az-1 zimet, -:'O.)\ <p9*_f*'ou' xai )_~(eL 1',
tymv )J.'o\ Xpauoc o npyua.
2 Cfr. FR. MAUTHNER, Betrge zz; einer Krifik der Spracbe, specialmente I, pp. 25 sgg., 70, 175, 193 e parsim.
1
I2
163
bondantemente di com@-mno concreto quando si sar mostrato che pu scrvire non soltanto come principio di classiicazione per determinati fenorneni linguistici, ma anche ad
esprimere una legge funzionale della formazione del linguaggio, la quale ha il suo ben determinato e caratteristico corrispondciile in altri campi, come in quello dell'arte o della
:onoscn-imi. Quanto pi ci possiamo avvicinare ai veri comin:iamenri del linguaggio parlato, tanto pi sembra di restare
ancora completamente in quel campo dell`espressione e della desgnazione mimica in cui ha le sue radici il linguaggio
del gesto. Ci che il suono cerca di raggiungere la vicnanza immediata allmpressione sensibile, la riproduzione, il pi
possibile fedele, dei molteplici aspetti di questa impressione.
Questa tendenza non solo domina per un grande tratto l'evoluzione del linguaggio infantile, ma si manifesta ovunque in
forte misura nel linguaggio dei primitivi. Il linguaggio
si appoggia qui ancora strettamente al singolo fatto concreto
2 alla sua immagine sensibile, tanto che cerca di darne per
:os dire unmmagine esauriente col suono e non si acconlzenta di una designazione generale, ma accompagna ogni particolare sfumatura del fatto con una particolare sfumatura
:li voce appropriata ad esso. Cos, per esempio, nella lingua
Ewe e in alcuni idiomi aini vi sono avverbi che esprimono
soltanto una singola attivit, un solo modo di essere 0 una
sola caratteristica e quindi possono essere uniti soltanto a un
verbo. Molti verbi possiedono una grande quanrit di siffatti
lvverbi qualicativi ad essi pertinenti, la maggior parte dei
quali sono imitazioni fonetiche di impressioni sensibili. Nella sua grammatica della lingua Ewe, Westerrnann enumera,
;~er il solo verbo camminare, non meno c'i 35 gure foneti:he di tal genere, ciascuna delle quali esprime una particolare maniera e qualit del camminare, come il camminar bar-
164
l
'l
che auf der Inrel jaw, Berlin 1838, II, pp. 111, 153 e pasrim.
4 Dezitrcbe Gravnmati/e, III, p. 1: << Fra tutti i suoni della voce
umana nessuno capace di esprimere Yessenza dell' i n t e r r o g ai z i o ne _, che va sentita subito all'inizio della parola, come il k, la consu-
uraloaltaiche. come elementi fondzmentali per i due prnnomi personali: cfr. H. WINILLER, Das L'ra1-altaircbe zm./3 :eine Grupperr. Berlin
1885, p. 26; pet gli altri gruppi di lingua si veda Fesposizione del
VYUNDT (op. cit., I, p. 3-15) sulla base del materiale fornito dai Grund~
r.-Ir.: er Spracbwisxenrcbzzt di FR. _\'ILi.ER.
IS
M.-_-.-u_.:\
caro.
In' modo encora pi chiaro e pi netto questa corrispondenza ` analogica 'fra il suono e il signicato si rivela in certi tipici e molto diusi mezzi di formazione linguistica per
esempio nell'uso che viene fatto del mezzo fonetico della redu p lic az i 0_n e per la formazione dei vocaboli e delle forme. La reduphcazione sembra a tutta prima tlorninara ancora
interamente dal principio dell`imitazionc: la riperizione del
suono 0 della slllaba sembra servire semplicemente a riprodurre nel modo pi Eedele possibile determinate qualit obbiettive de1l'oggetto o dell'e\=ento signicnti La ripeti'/ione
del suono si adatta directamente a quella che dura ncll'esistenza o nell'impressione sensibili. Laddove una cosa si presenta ai sensi pi volte con la stessa qualit, laddove un evento si compie nel tempo in una successione di fasi uguali o simili, la ripetizione fonetica ha il suo proprio posto. Ma su
questa base del tutto elementare si costruisce ora un sistema
di sorprendente variet e capace delle pi delicate sfurnature
di signicato. Uimpressione sensibile della semplice molteplicit si suddivide inizialmente, dal punto di vista concettuale, nel1'espressi<ne della molteplicit collettiva e
.
172
vertono a loro volta in forma causatival. Anche certe distinzioni mod a li molto sottili di un'azi0ne o di un evento possono essere espresse col mezzo molto semplice della ripetizione fonetica: cos, per esempio, in diverse lingue degli indigeni americani la forma reduplicata del verbo viene usata
per indicare una specie di irrealt de1l'azone , per signicare che essa consiste soltanto nellintenzione o rappresentazione, ma non ancora giunta al compimento reale? In
tutto questo la reduplicazione ha evidentemente superato di
gran lunga la fase della semplice clescrizionc sensibile o delPindicazione di un essere oggettivo. Ci risulta anche dalla
carattcristica pol ar i t del suo uso, in virt della quale essa diventa Pespressione e la portatrice di modalit signicative diverse e perno opposte, Accanto alla forma rafiorzativa, appartlene ad essa anche la forma esattamente opposta
cioe quella attenuativa; cosicch nelluggctlix-o essa viene usata per le forme diminutive e nel verbo per le forme limitatives. Anche nella determinazione del tempo tli unrzionc essa puo servire tanto per esprimere il presente o il futuro, come per esprimere il passatof Da ci appare in modo cliarissimo come la recluplicazione non tanto sia il rispecchiamento
di un determinato c o nt e n u to rappresentativo, quanto
piuttosto si manifesi in essa una determinata di rezione
5
lu
CA1>ToL0 III
IL LINGUAGGIO NELLA FASE
DELUESPRESSIONE INTIJITIVA
'esperienza immediata, bens soltanto il risultato di un'astraione. La materia della sensazione non mai data puramente
della coesstenza e la semplice possibilit della succesione si sviluppano nella totalit dello spazio e del tempo
'ome in un ordinamento di posizioni ad un tempo concreto e
iniversale. Ci si potr attendere che il linguaggio, come im-
nagine riessa dello spirito, rietta in qualche maniera anhe questo processo fondamentale. Ed in eetti il detto kaniano secondo cui i concetti senza intuizioni sono vuoti, vale
er la determinazione lmguistica non meno che per la deterninazione logica dei concetti. Anche le forme pi astratte
__
1.76
poli allo stato di natura sono in generale caratterizzate dalla precisione con la quale esprimono per cos dire con imme:liatezza pittorica e mimica tutte le determinazioni e le differenze spaziali di eventi e di azioni. Cos, ad esempio, le lingue indigene del1'America solo raramente posseggono indi:azioni generali dell'andare, ma al loro posto posseggono
espressioni specillche per l`andare avanti e Pzmdarc indietro,
:os come per tutte lc altre molteplici sfumature del movimento, e analogamentc nello stato di quiere viene accuratamente distinto c scpziratamente indicato lo stare al di sotto
3 al dj sopra, all'interno 0 all'esterno di un determinato limite, lo stare zittorno a qualche cosa, lo stare nell'acqua, nel
bosco, e via dicendo. Mentre qui la lingua lascia completamente indeterminate un gran numero di distinzioni che noi
esprimiamo nel verbo, o attribuisce loro solo scarso valore,
tutte le determinazioni di luogo, di posizione, di lontananza
sono indicate sempre nella maniera pi accurata mediante
particelle di signicato originariamente locativo. ll rigore e
'esattezza con cui questa deterrninazione sviluppata vengo
10 spesso consderati dagli specialisti di queste lingue addi:ittura come il loro principio fondamentale e il loro peculiare contrassegno caratteristico.1 Crawfurd dice delle lingue
nalesi-polinesiane che in esse le dilferenti posizioni del corpo
.nnano sono cos rigurosamente distinte che un anatornista,
rn pittore 0 uno scultore se ne potrebhe senz'altro servire;
nel giavanese, ad esempio, sono espressi, ciascuno attraverso una particolare parola, dieci diversi modi di stare in piedi
e venti diversi modi di star sedutiz. Una proposizione come
el
l'uomo arnmalato nelle diverse lingue americane pu essere espressa solamente in modo che in essa sia contempora. d.
_
neamente in icato se il soggetto al quale Fenuncazione si
riferisce si trova a grande o piccola distanza da chi parla o
da chi ascolta, e se per entramhi sia visibile o non visibile;
del pari vengono sovente indicate la localit, la giacitura e la
posizione _d_ell'ammalato, e tutto ci mediante la for
d l
ma ela proposizionel. Tutte le altre determinazioni passano
in
seconda linea di fronte a questo rigore della caratteristica
spaziale 0 vengono espresse lndlrettalnente solo attraverso la
tiche Come la voce nelle diverse forme del mostrare e dell`indicare serve solamente quale rafforzatnento dei gesti, cos
qui, anche nel suo complessivo carattere, non esorbita dal
campo del ge s to vocalico. Si comprende quindi che quasi
ovunque sono sempre gli stessi suoni che nelle lingue pi diverse vengono usati per la designazione di certe determinazioni locali. Prescindendo dal fatto che ad esprimere la lontananza spaziale servono vocali aventi diverse sfumature di qualit e di chiarezza, vi sono certe consonanti e certi gruppi di
consonanti a cui insita una tendenza sensibile assolutamente
determinata. Fin dai primi halbettamenti del linguaggio infantile si distinguono nettamente i gruppi fonetici aventi tendenza essenziah-nente centripeta da quelli aventi tendenza
centrfuga. L'm e l`fz rec-ano la tendenza verso l'interno
cos chiaramente come i suoni occlusivi, che esplodono verso
l'esterno, il p e il b, il t e il ci, indicano la tentlen'/.zi opposta.
Nel primo caso il suono indica uno sforzo che ripiegn sul sog-
getto; nel secondo, invece, esso racchiude in s un rferimento al mondo esterno, un indicare, un allontanarc, un respingere. Mentre nel primo caso il suono corrispondc ai gr-sti
che denotano il volere aferrare, abhracciare, trarre a s, nel
secondo corrisponde ai gest che si usano per indicare, allontanare e cacciar via. Partendo da questa primitiva distinzione
si spiega la meravigliosa uniforrnit con cui sono diffuse su
tutta la terra le prime parole del linguaggio infantilel. E
gli stessi gruppi fonetici si ritrovano in funzione sostanzialmente analoga o simile se si cerca di seguire con un cammino
a ritroso le particelle e i pronomi dimostrativi delle varie lingue fino alla loro origine e alla loro pi antica forma fonetica.
Per i primi stadi delfindoeuropeo Brugmann distingue una
triplice forma dell'indica.re. Alla << deixir dell'io sta qui in
contrapposto, dal punto di vista del contenuto e da quello
della lingua, la deixis del tu , la quale poi si converte a
sua volta nella forma generale della dexis del lui. Qui
la deixis del tu indicara dalla sua direzione e dal fonema
181
caratteristico corrispondente a tale direzione, il quale si presenta nella radice dimostrativa to della primitiva lingua indoeuropea, mentre il riferimento alla vicinanza e lontananza
non ha qui ancora parte alcuna. In essa viene mantenuta solo
la contrapposizione " al1'io, solo il riferimento generale all,f1g@U0 COIHG ci che sta di contro (Ge_qezxtm;d; in essa
viene messa in evidenza e denim per la prima volta solo la
sfera che all'esterno del proprio corpo. L'ulteriore sviluppo
porta a delimitare l'uno rispetto ail'altro i singoli campi par.
ticolari all'interno di questo campo complessiv0'. Si distinguono il questo e il quello, il qui e il l, il vicino e il lonIano. Vicne cos, con il pi semplice mezzo linguistico pensah1_e, raggiunta una organizzazione del mondo dellintuizione,
organizzazione di inestimabile valore nelle sue conseguenze
spirituali. E creata la prima intelaiatura nella quale si inseriranno tutte le ulteriori distinzioni. Che una tale opera possa
toccare ad un semplice gruppo di fonerni naturali ", riesce
veramente comprensibile solo se si tiene ben presente che lo
Stesso atto del mostrare che in questi suoni viene mantenuto,
oltre al suo aspetto sensibile, possiede anche un aspetto puramente spirituale e che gi in esso si esprime una nuova
energia indipendente della coscienza, la quale oltrepassa il
campo della semplice sensazione di cui anche lanimale capacez.
Si comprende allora come proprio la congurazione dei
pronomi dimostrativi appartenga a quelle originarie idee
elementari della formazione del linguaggio che ricorrono in
modo uniforme nei pi diversi territori linguistici. Ovunque
Si ritrova l'uso cli esprirnere mediante il semplice cambiamento del suono vocalico o consonantico determinate diflerenze
di posizione o di lontananza dell'oggetto indicato. La vocale
pi sorda esprime per lo pi il luogo della persona a cui si
Parla, il l , mentre il luogo di colui che parla indicato
1 BKUGMANN, Die Demomtrativpronomina der indogermaniroben Sp;-acben ( Abh. der Kgl. Gesellsch. der Wissensch. , Philol.histor. Klasse XXII), Leipzig 1904; cfr. anche Bnuc.MANN, Gmndrisr,
Il 2, P. 302 sgg.
i
182
133
io ho di me stesso nella rappresentazione io non affatto unntuizione, ma una mera rappresentazione intellettu ale dell'autonorna attivit di un soggetto pensante. Per:i questo io non ha neppure il minimo predicato delliintuizione che, in quanto pe r m a n e n te , possa fungere da correlativo alla determinazione del tempo nel senso interno 1, Il
principio fondamcntale di questo argomento kantiano sta nel
186
187
Iche anche efettivamente cla lui vista; 1'articolo che terilina in -a si riferisce ad una persona o cosa pi o meno lonItna, la quale per nella rnaggior parte dei casi visibile a
ini parla, mentre i'articolo che termina in -z' indica un conteluto che in qualche modo noto al soggetto, ma che non gli
visibilmente presente'. Qui si pu, per cos dire, toccare
ion mano che la forma generale della sostantivizzazione ,
ella trasformazione in " cosa, che si esprime nell'articolo,
Iome sorge dalla funzione dellndicazione spaziale, cos anche
Tmane completamente ad essa legata: essa cio si adatta in
nassimo grado alle diverse specie di funzione dimostrativa
2 alle loro modicazioni no a che, in uno stadio relativamenIe tardivo, si compie la separazione della pura categoria di
iostanza dalle forme particolari dellntuizione spaziale.
Se si cerca di seguire ulteriormente le vie che il linguago percorre per giungere dalle prime nette distinzioni di
uogo alle determinazioni e designazioni spaziali generali,
embra ccnfermato che la direzione di questo processo va
lall'interno verso l'esterno. La << distinzione delle regioni nelo spazio > ha origine da quel punto nel quale si trova colui
lle parla, e da qui secondo circoli che si allargano in modo
Tncentrico perviene alla struttura del complesso oggettivo,
lel sistema e della totalit delle determinazioni di posizione.
le distinzioni di luogo sono inizialmente legare nella manie-
Cll- Quanto pi indietro possiamo risalire per quanto riguarda l'uso dell'articolo, tanto pi Concreto qfjesfuso
sembra divenire: anzich una forma universale dellymicoloy
ne troviamo qui clivl'S SPCC, che cambiano secondo la qualrt dei particolari oggetti e categorie di oggett. La f unz i 0.
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1, p. 939 sgg_)_
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Mentre le lingtdlils vo
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nel suo COIDPISSO' usare
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11 '
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- - . . si_ incontran
_
' P 1211, ne e lingue
mente, espressioni nominali che 2 Sllsi ovunque, analoga.
-
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Si
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vista puo forse a arir
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Particolarme
.e. come
a
mamen dl denom-Hare
nte appPmmtlva
risulta
tuttavia che e
h 'l
suo perfetto analo o e
'
sia a 1
cl3
C1'f15P0dnte anche in fasi molto
progre me del 11g'1a03
C ' D'a.ltra parte la lingua di so lit o
er il fatto che esse sono legate con suissi possessivi; Ytinaiisi di que-te preposizioni riconduce anche qui per molte vie direttamente
ui nomi di parti del corpo (cfr. ERMAN, Aegypt. Grammar., Berlin
S113, pp. 231, 238 sg.; STE1N|o_1=F, Koptrcbe Gmmmatik, Berlin
'-90-12, p. 173 sgg. Per il carattere originariamente nominale delle preJosiziorii semitiche cfr. particularmente Bnocm-:LN1ANx, Grundrisr, I,
1. 494 sgg.).
1 Una grande quantit di simili sostantivi locativi in parte generali e in parte speciali si trova ad esempio nella lingua Ewe; cfr.
VESTERMANN, EweGr1wmati/e, p. 52 sgg.
2 Esempi tratti dal ,akuto in BQETHLINGK, op. cit., p. 391; dal
giapponese in I-Io1=rMA.\'N, Iapmzirclae Spmcblehre, Leiden 1877, pp.
L88 sgg., 197 sgg.; v. anche I-Irsmucn \\"1xl<LER, Der ural-altaisrbe
pmchstamm, Berlin 1909, p. 147 sgg
1 5TEINm.L
Manda Ne e
^ > ~ U \ '- E rrprac ben , P _ 245 Sgg.
2 \,. WEST
p. $6 Sg-; RemIscuillilellizvztillz-rrlhlllield fgg-; la-Spmche'
' *
' P-
Ses-; per
Spwbw,
1;;inzo
sld-Cgt1'1H'
CHW'
Die '*'"'fWI md app.
study
Meb-
( Neh
. Ras,.G^`BELE`?=
The Metanerian
Porres.
p_ 352 Sgg
'
II <<
3 Nslsgiz'
li Iprmsx
' wllpjlto vere e- proprre
. preposiziorli, il
carattere
Dginaretee
ma e
189
421 sgg.
l
s
alstica si qui fatto osservare che tutto lo sviluppo del linuaggio, come del pensiero in generale, procede necessariaJente dal concreto-vivente al concettuale, e che perci il caittere originariamente locativo di tutte le detenninazioni
ausali in certo modo e provato a priori', a questo argomento
stato obiettato che qui il concetto di intuizione a torto viee ristrerto ad un singolo campo determinato, al campo, cio,
ellntuizione s p 11 2 i 11 1 e . Non solo il movimento nello spa.o, ma anche molte altre relazioni dinamiche, come il vince e Fesser vimi, llgire e i.l subire, sarebbero date direttalente per via intuitiva, sarebbero qualcosa che viene visto
nn gli occhi. l\/la questa ohiezione, che stata formulata da
i. Delbrck, almeno nella forma in cui stata qui presenlta, non certamente sostenibile. Infatti dopo l'-analisi huliana del concetto di causa, certo che non vi alcuna mressione sensibile e alcuna intuizione immediata di ci che
uiamiarno il fatto dell' agire. Tutto ci che del rapporto
causa ed effctto ci dato di volta in volta si riduce
la constatazione di determinati rapporti di spazio e di temo, rapporti cio, di coesistenza e di successione. Anche
7undt, il quale interviene contro la concezione localistica,
Sietrando che Felernento spaziale non esaurisce affatto tutte
1 qualit sensibili degli oggetti, toglie tuttavia ogni vigore
la sua argomentazione per il fatto che immediatamente riJnosce come le qualit spaziali abbiamo rispetto alle altre un
articolare vantaggio: infatti tutte le altre relazioni sono semre al tempo stesso spaziali, mentre solo i rapporti spaziali
Jtrebbero anche per se stessi costituire il contenuto d un'nlizione. Diviene cos n da principio verosimile che anche
lingua possa procedere verso Pespressione delle relazioni
nrarnente intelleztuali solamente in quanto le svincola
11 loro legame con le spaziali e per cos dire le isola da
1 Cfr. su ci WHIHEY, General Cozxz`den1r'ionx on the Eurofan Care-Syxtem, in <<, Transact. of the American Philol. Assoc. > XIII
888). p 130 sgg.
2 DELBRCK, Grrmdjmgen der Spracborxcbllg, Sttassburg 1901,
130 sgg.
1 Cfr. in proposito Yesposizione della dottrina dei casi nel gruppo indoeuropeo in DELB1zcK, Vergl. Syrztax, I, p. 181 sgg.
2 Per la formazione dei casi nelle lingue americane v. ad esem-
1 V. a questo riguardo il ricchissimo materiale raccolto da WINKn, Dar Uralwltaxche und reina Gruppe (SPGCHIIHCH P- 10 58-l
la sezione Indogermanitcbe und ural-almscbe Kasur in Ural-aliaiscbe
Biker :md Spmc/sen, Berlin 1884, p. 171 sgg.; cfr. anche GRUNZEL,
ergl. Grammat. der altaiscben Sprac/sen, ;>. 49 sgg.
2 FR. MLLER, G`rzmdr_r_f, II 2, p. 204.
. ~ Caxssuuzx, Filamru die farm: :.~`m-a.'|`:e I.
li colui che parla e nel luogo di colui che ascolta. Cos viene
.';1rameme distinto con grande precisione e rigore se un parzicolare movimento si compie da colui che parla verso colui
a quale si parla o da quest'ultimo al primo o nalmente se
da colui che parla ad una terza persona 0 cosaz. Su distinzioni concrete di questa sorta, quali sono date mediante il legame ad una qualche cosa sensibile o mediante il legame al1'* io e al ' tu , si fonda il linguaggio per poi sviluppare,
lzaendole da esse, le designazioni pi generali ed astratte .
Possono ora sorgere determinate classi e determinati schemi
Cl_ sufssi di direzione che esprimono il complesso dei movirrenti possibili verso certi punti notevoli dello spazio, parti:olarmente secondo le direzioni dei punti cardinali-3. In generale sembra che le diverse lingue possano percorrere cammiti molto diversi riguardo alla maniera in cui esse delimitano
recprocamente l'espressione della quiete e quella della direzione. Gli accent possono essere ripartiti tra i due campi in
maniera diversissima: se tipi linguistici di tipo puramente
"oggettivo, cli esplicita forma nominale, daranno la pre-
1 V. in proposito particularmente gli esempi tratti dall'Athapaskco da Gonnmm, dal Haida da Svcffxvron, dal Tsitnseiano da Bons,
in Handbook of Americ, Ind. Languages, 1, pp. 112 sgg., 244 sgg.,
300 sgg.
196
Anche qui appare in che grande misura Poriginaria intuizione del linguaggio permanga nel dato dello spazio c come
i mm 197
1 Una proposizione come egli lavora sul campo riceve quindi in queste lingue mediante Fapplicazione del "verbo loaiivo e di
quiere " che esprime l"'essere in un luogo, a]1'i-ici;-ga la foi-ma;
egli lavora, all'interno del c
'
'
21111190 , trad
HHH proposizione come
barnbuli giuocano sulla strada equivale
otta letteralmente,
a i
batnbini giuocano, sono sul suolo della , strada;
i;f_ Wgsq-1;R_\~i,iNN,
Die Sudaspracbm, p. 51 sgg.
2 I\elle lingue del Sudan e nelle lingue Bant, come nella maggior parte delle lingue hamitiche, un movimento ehe noi ,;0mms5_
gniarno secondo la me ta e il r' l
"
isu parte
tato viene contrassegnato secondo
il suo inizio e il suo punto di
n z a locale: v gli esempi
dati in Mcivi-:or
d ff Hfff.
= Die Spmc-en
p. 2D n. Sii fenomeni
analoghi nelle lingue dei Mari del Sud
C
v. oniuxoron, iielanex. Languages, p, 159 sg.
p. 55 sgg.
_4 Cfr. Gnscmar, Klanzath Language, p. 536 sg.: Mtrrmaws,
op. cit., p, 151,
cnc essa dicn invece che |`uomo " l dzlvanti lia colpito con
quell'zu'1n-a il Cane " l dietro _ ln altre parole qui non si ha
alcuna designazione generale e astratta del *` lui o del
" questo "`, ma la parola che qui serve a tale uso ancora
fusa con un determinato gesto vocalico deittico dal quale non
si pu sciogliere. Questa anche la ragione per cui certe lingue posseggono espressioni che contrassegnano Pindividuo
di cui si parla indicando con la pi grande precsione la sua
positura, cio se seduto, sdraiato, in piedi, se va o viene,
mentre manca un'espressione unica per il pronome di terza
persona. La lingua dei cerokes, nella quale tali distinzioni
sono particolarmente sviluppate, possiede invece di uno, nove pronomi personali di terza persona? Altre lingue distinguono, sia nella prima che nella seconda e nella terza persona,
se tali persone sono visibili 0 invisibili, ed usano per ciascun
Caso un particolare pronomea. Oltre alle distinzioni spaziali di
posizione e di distanza viene spesso espresso mediante la forma particolare del pronome il presente 0 il non presente nel
tempo; ai contrassegni locativi e ternporali possono aggiungersi anche altri contrassegni qualicativi'*. In tutti questi
casi, come si vede, alle espressioni che la lingua possiede per
la distinzione puramente spirituale delle tre persone si
aggiunge in un primo momento una intonazione ancora immediatamente sensibile, soprattutto spaziale. Il giapponese,
1 MATTHEWS, Languages of the Bzmgandily Tribe in South Ausrraia ( J. and Proc. of the Roy. Soc. of. N. S. Wales XXXVII
[1905] p. 61).
1 HUMBOLDT, Uber den Dualis (Gas. Scbr. VI 1, p. 23); FR.
MLLER, Grundrixx, II 1. p. 224).
3 Boss, Kwakiuzl (Handbook, I, p. 527 sgg.).
200
secondo Hoffmann, ha coniato, partendo da un avverbio locativo che esprime il centro, una parola gh@ se;-V@ ad
esprirnere Pio, partendo da un altro avverbio che significa
l 0 cos ha coniato una parola che indica il lui 1.
In fenomeni di questo genere appare immediatamente come
la lingua, per cos dire, tracci un circolo sensibile-spirituale
'mtorno a colui che parla e come il centro di questo circolo
sia 1 io , la periferia il tu e il lui . Lo specico
schematismo dello spazio si verica qui in direzione invertita, e solo in questa duplice funzione anche la rappresentazione dello spazio raggiunge nel linguaggio stesso il suo
completo sviluppo.
'
203
..
1 Cfr' a (quam)
in GATSCHET
p_ . `Pfposito g ]_i 652111121' tratti- dalla lingua Klamagh
CUDRINGTON (og.
fglj)
6 dalle lingue della Melanesia in
204
.
iii. - ii iixcuaooio
marta
PASE D eLL'EsPiu-;ssioN|a iNrUir1v.\ 205
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l
i
., Chlara
.
~ lungo il' cammino
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u
quanto sia
dall ' uno a ll'altro e at1
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uali diicolt e paradossi esso passi. Kant vede ne aziniirjtolggie dell 'espeflz DC ff Pf"CP1Si"te`
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Z0T1 intellettuale C la
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2.56 pEr1 a posfzloi ne della perma;-ossibili rapporti f_mPfa11 Per a cosm-uz _ ` 11 to res_
enza, della successione e della contemporaneita.
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d ll fisica nel suo passaggio alla teoria della relativita ge
me ae Ialtrasformazione che in quesvultima haltq subitolil
.
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sc ema re a-
a a co
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a Su-
1 Por-si Puna dl ff0f1f@_ au 3 tra .ete-rmma eararsi dall' inaorali, Fazone c 0 m p i u t a comincia_ a sep
mpiuta l'azione che d u r a dall'az1one m o m e n t a ne a,
_
, S1. viene
.
' '
n determi;.,sh
ad elaborare una distinzione
_
_
ma di Speie di azioni temporali, nche in ultimo si
.
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o come astra acquista il puro concetto di relazione del 11'1P_
1_ _
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concetto
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ordine
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diverse
fasi
teI1_1P0f91d1
'
- roca presentano nella loro opposizione e nella loro recip
nendenza.
.
,
i
Infatti come per le relazioni dello spazio costed =1_C0f
_,
*
~
rrivano
im-O
yiu pm; quelle del tempo e vero che esse non ai 1
nediatamente alla coscienza com e relazioni, ma il 0r0 Pl?
.
- - lta.nto mesco a:arattere di relazioni si presen? 5mP_'re e_S
.
'o e confuso con altre determmazioni ed in piarticollare con
';-atten_ dl. oggetti- e caratteri' di.' qualitabe
` ^`. 1e diante
eterminaziom
le quaC,Cave rispetto alle altre qualita sensi ii me
J
. .
- '
.
' , ' /11
1 Per maggiori particolari vedi 1.1 mio latoro Z.r Erelff E
elativitlstbeorie, Berlin 1921-
.1
ramente l'uno dallaltro, ma Popposizione di passato e futuro passa assolutamente in seconda linea di fronte a questa
distitizione e quindi proprio l'elemento decisivo per la coscienza della pura fo rm a temporale e della sua natura specica arrestato nel suo sviluppo.
Lo sviluppo del linguaggio infantile mostra da
una parte che la formazione degli avverl:i di tempo avviene
solo molto pi tatdi di quella degli avverbi di spazio e che
d'altra parte espressioni come oggi , ieri e domani
da principio non hanno alcun signicato temporale nettamente distinto. L` oggi l'espressione del presente in
generale, il domani e 1' ieri Pespressione del futuro o del passato in generale: vengono quindi, vero, distinte cos determinate qualit temporali, ma una misura quan.
titativa, una misura di distanze temporali non viene raggiuntal. Ancora un passo indietro sembra doversi fire se si considerano singole lingue nelle quali anche le distinzioni qualitative del passato e del futuro spesso si cancellano completamente. Nella lingua Ewe un unico e medesimo zivverbio
serve sia per designare ieri che domani " Nella lingua
Sciambala la medesiina parola viene usata sia per indicare un
lontano passato come per indicare un lontano futuro. < Questo fenomeno per noi stupefacente-rileva in modo molto
significativo uno stzidioso di questa lingua-trova 13 sua spie.
gazione naturale nel fatto che i negri Ntu vedono il tempo
come una cosa, perci pet loro vi solo un oggi e un nonoggi; se quest'ultiino sar ieri o domani per questa gente
assolutamente indiferente e non se ne preoccupano afiatto,
inatti qui non si tratta soltanto di una intuizione ma d un
pensiero e di una rappresentazione intellettuale dell'essenza
el tempo . . . Il concetto di tempo estraneo agli SciamJala, essi conoscono solo l*intuizione del tempo. Quanto sia
:tato dicile per noi missionari emanciparci dal nostro connetto di tempo e comprendere Fintuizione di tempo degli
ciambala risulter dal fatto che per anni siamo stati a cerare una forma che designasse soltanto il futuro; fummo pi
:olte felici di avere trovato questa forma, per poi riconosce'e, in qualche caso magari solo dopo mesi, che la gioia era
nrematura perch si vide che la forma che avevamo trovato
irenjva usata anche per il passato >1. Questa intuizione del
:empo come di una cosa si esprirue tra l'altro anche nel
fatto che le relazioni di tempo vengono rese mediante soitanrivi che originariamente avevano un signicato spazialez.
E come del complesso del tempo viene assunto nella coscienLa solamente l'intervallo di tempo di volta in volta
Jresente e contrapposto agli altri non presenti, la stessa franumazione si fa valere anche nella concezione dell'azione e
iellattvit. Linit dell'azione si spezza letteralmente
n questi singoli frammenti aventi il carattere di cose. Un'aiione, nello stadio in cui ci troviamo, pu essere rappresenata solo in quanto il linguaggio la divide in tutti i suoi elementi e presenta ognuno di questi separatamente. E in tale
iivisione non si tratta di un'an alisi concettuale, dato che
1uest'ultima procede di conserva con la sintesi, con la comptensione della forma del tutto e ne costituisce il correlaIivo, bens, per cos dire, di una scissione materiale dell'azioie nelle sue parti costitutive, ciascuna delle quali viene inIuita come un'esistenza obiettiva per se stessa sussistente.
Cos ad esempio viene indicato come particolarit di un gran
numero di lingue africane il fatto che esse scindono ogni
:vento e ogni attivit nelle sue parti e presentano ciascuna
parte in una proposizione separata. L'azione viene presentaIa in tutte le sue particolarit ed ognuna di queste azioni singole viene espressa mediante un verbo particolare. Un accaliimento che noi designiamo con una singola proposizione,
1 Rom-ir., Verrucb einer iystemat. Gmmmafi/c der Scham`a'apracbe, Hamburg 1911, p. 108 sg.
2 Cir. CODRINGTON, Melanesiwz Languages, p. 164 sg.
4. _ c.o;|m_ .=-mana a-.f/, ,rrmi-f~;i1t=. i.
210
211
I la totalit del tempo come una totalit sostanziale partenClo da singoli momenti, ma la concepisce come una totalit
funzionale e dinamica: come un'unit della relazione e come ununit dellefletto. Lntuizione dell'unit temporale
lell'azione da una parte procede dal soggetto che in esso
lmpegnato, dall'altra procede dal nc verso cui essa diretta.
I due elementi giacciono su piani completamente diversi;
Ina la facolt sintetica del concetto di tempo si Conferma precisamente nel fatto che esso trasforrna lanttesi implcita nel
tempo in una recproca relazione. Ora il processo dell'azione
flfln pu pi scindersi in semplici fasi singole perch dietro
C11 esso c' sin dal principio l'energia unitaria del soggetto
agente e dinanz ad esso il ne unitario dellzione. Siccome
111 questa maniera i momenti clell'azione si raccolgono in una
S e r 1 e co m ple s s i v a causale e teleologica, nellunit di
un collegarnento dinamico e di un sgnicato teleologiC0 iChrettamente ne risulta per la prima volta l'unit della rappresentazione temporale. Nella coscienza linguistica pienamente sviluppata questa nuova veduta d'insieIne si esprime
Del fatto che il linguaggio ormai, pet indicare la totalit
dl un accadimento o di un'azione, non ha pi bisogno dell'in'Euizione dei singoli particolari del suo c or s O , ma si acconIenta di fissare il punto iniziale e il punto nale, il soggetto
la cui 1'azione procede e la nalit obbiettiva a cui essa e
ndirizzata. La sua forza si dimostra ora nel fatto che esso
B_capace di superare tutta la grande dstanza di questa oppo
Slzione dopo averla abbracciata con un solo colpo d'occhio:
la tensione tra i due estremi si acuita, ma al tempo stesso
Scocca ora, per cos dire, la scintilla spirituale che stabilisce
Vequilibrio tra di essi.
Certo questa concezione del carattere relativamente comPlcsso e mediato del puro concetto di tempo sembra a priIla vista contraddetta dai dati che si ritrovaH0 nella gram-
1 V. per questo gli esempi tralti dalla lingua Ewe e da altre lingue suclanesi in WESTERMANN, Ewc-Grammatik, p. 95 e Sudanspracben, p. 48 sgg e dalle lingue nubiane in REINISCH, Die Nuba-Spmclze, Wfien 1879, p. 52.
2 V. STEIXTHAL, Die Manda-l\'eger:pmcbe, p, 222.
mporali del verbo . Proprio nelle lingue dei prirnitivi viele \-'antata una sorprendente ricchezza di " forme tempoli che noi a stento tiusciarno a cogliere. Nel S0l`10 WHono citate da Endernann trentotto forme temporali alernative, inoltre ventidue con sfumatura potenziale, quattro
mm 'n_ ilemmlc
"_ 'CWUP _",_ cio non vi sono
state care ori'
_
~
forinali la cui funzione originaria fossc di servir@ ana degn;
zione. delle fasi temporali relative. Le classi di foi-me 1-1
noi siamo ahituati a chiamare tempi " non hmno in se r
_
S esselassolutarnente niente a che vedere con la fase tcmpora`
re_ ativa_ Son o prive.di
W ` determinazioni
' _ ~ - temporali- tutte le clas.^
si del presentei tutti gli aoristi, tutti i perfetti in tutti i lor
modi, ed essi si distinguono tra loro solo mediante Faspem
dell azione che carattcrizzano Rispetto a tutta questa quant`
ta di forme che servivano alla distinzione degli aspett dell*a
zione , i dmezz'
"
. '
den@
I i_che lindoeuropeo
usavla per la eslgnazlon
P fra azioni temporali appaiono limitati, anzi assai poveri
' generale una particolare
_ _
_ er p res ente nonivi' era in
indica.
zione, bastava Findicazione delliazione senza alcun tempo I
passato invece era espresso mediante un avverbio tempor-alf
accostato alla forma verbale~
_
- l'autnento _ . _ Il futuro , inn e
a quanto sembra, nellndoeuropeo originario non era espr;.
siva, terminativa e via dicendo Le singole lingue indoeuropee differiscono a questo riguardo per il rgore con cui esprimono queste differenze come pure per il grado di perfezione
che di fronte ad esse acquistano le determnazioni puramente
solo a poco a poco nella lingua greca diverita sempre pi una regola
1 Per
_
_ maggiori particolari sull'uso d ei' tem i'
Il l '
'
tiche
vedi B1zoci<i:1.M_-\Nu_
Gmndris: , II , p _ 14-ii sg; _ ezkrirue
semi'
_
_
.w
e ser ,
lingue uralo-altaiche H. \\'I_\1<Li=.R (Dax Ural-alzairc/ae p 159)A
in rilievo come nel nome ver-bale " uralo altaito di fronte ll mew
.t di. sfumature determinative e ` modali- che esso acone
a r
cie quantita
1 cam o
b
'
' ~
-
_
' .
'
_=
_
ln COD a linea e si' riveli
secondarto
1
quasi accessono_
216
21/
- - came
lo
guaggio anche per questa nuova funzione contiene un presupposto essenziale: infatti lo sviluppo del sistema dei simboli numcrici, che forma la base di ogni esatta misurazione
matematica ed astronomica, legato alla prelminare formazione delle parole esprimenti numeri. La lingua sviluppa le
tre intuizioni fondamentali di spazio, tempo e numero in tre
fasi diverse, ma strettarnente legate l'una all'altra e Puna al
Faltra vicendevolmente riferite, e crea solo cos la condizione
a cui rimangono legati ogni tentativo di dominare i fenomeni con 1'intelletto ed ogni sintesi dei medesimi riell`unit di
un concetto universale "`.
mi
1 Nel sistema Eessivo delle lingue germaniche le distinzioni delPaspetto delfazione perdono ga in epoca remota il loro s' nicat
lg restino
sebbaie anche qui esse in molti sin 8oli fenomeni lin gl-\ istici
yokr., p. 279)-
CO5gualllgrngecfecpopriegi
.ur
conn cfetto.Puro.
i
I
'
220
. .
' '
il modello fonuibile. ll proprio corpo costituisce 0Y1ll_1_flU
H _ _
lamentale delle primitive numerazioni: " numerare sign zi 1'n u n primo tempo null'altro che _ indicare_ determflf
*J-Eerenze Che Si trovano negli oggetti estcrni, col traspor, , .
'
'
mera e col ren
arli, per cosi dire, sul corpo di colui qhe enu
Ono canse
lerli visioili in esso. Tutti i concetti t i n_umer
_
_
'uentemente., prima
di diventare
concetti ` espfessl 3 Pam
e*
' _
. . .
ue col
iuri concetti mimici espressi con le mani o coiiunqm uce
orpo. I gesti- usati- per numerare non servono _ a se P _
.cco mpfgnamento
a
_ . ll resto a Se
del vocabolo numerale PC1'
- infusi
'
' nl S18nicato
tante, ma sono per cosif dire
un elenella
dim
-ostanza di esso. Gli Ewi, ad esempio, numerano
_
ese , cominciando dal dito mignolo della mano
. . sinistra e pie- - della mano destra 08m _dito enumerato:
ando con Pindice
d
_
.
Jla mano snistra in maniera simile fa segulm la Sff PO1
. .
. .
'
cciandosi a terda capo
oppure
S1'co`ni-lalaclloilalin
io della
'a1 ncomma
e continuando
con le
dira dei
pie i ._ e
g ualagmmera
- in re
lubia la mimica che acconipagrlf qflas S lpnumero uno
:ione consiste in questo, che, comincian o ad tm ma ii
.
.
'
.i piegano, facendo pressione con la_ mano _
,ni __anu_
lito mignolo della mano simstra, P01_5CCeSS1Vame _ .
are il medio > 1'indi`ce e inne il pollice
della mano s1nistra
.
'
'
0 esto
viene
ri modo da formate il- pugn0,. qumdldlo
SCSM
mero
20
_
- ,
u
Dmplum C0" la Smmra sun? mimo eiiiia te l'uno contro
.
-1
. .
'
'
en
__
dei
n
L
fallisce se cio che viene contato, pel' BS- Un Pllg ___ n Che li
_
.
a a
ii mais, non viene direttamente preI`1'f__0_a Onmva San
:occa. La rnano destra toccava . _. a_sinis ra c _ _ no. S010za l'uso delle dita della mano destra, 11 Comeggw 2 __
.
' itra era ia as
Ionsiderando i granelli sulla mano s_in__s__ _ teni Or___
solutamente impossibile quando si era glu
_ _
le
nello * Come si vede qui non sufiiciente che i singo i Og1 \C'Ls'rEizMANN, E-we-Grammatik, P- 802 Reimscu Nuba-Sprfhf, P- 36 5%' _,
~
3 \__ D_ S1_;mEN_ Um" en Ndmfyolkern Zentral-Brizszlzens,
;i. 84 sgg.
..a-_m-is_-.a-.- ui
x
i
1
226
_
m. - LL L1t\'GUAGGro NELLA
FASE nELL ' ESPRESSION E INTUITIVA 227
renfe non conosce alcuna espressione numericaplllrmf
1niv ers a l e che sia applicabile ad Ogni C _qa151aS_1 oggtto
Umembile) ma usa pel. par01ari classrdi oggetti partrco.
lari inrlicazioni numerichc ad esse corrrSP0denU' Fmo a
luando il numero inteso ancora csclusivamente coe numero riferentesi ad una cosa, ci dovrfmno essere f0I1 amen'
talmente tanti diversi numeri c RWPP1 numeflcl qflzmle 501:;
le diverse classi delle cose. Se il numero dr un lrnsrcrne h
oggetti viene pensato solo come un attributo qua lt21f1\0 _C
si adatta alle cose nella stessa maniera rn cui una determrqata forma spaziale o una qualSiaS PfP_f1ta Scnslbe Va n tta ad esse, anche per il lin11a8g0_ Vfene ff mal-'care la poS_
sbilit di separarlo da altre PIOPUEW1 e dl Farc PEI SO
una forma di espressione universalment \'9~l1d_a' E elnltlmente nelle fasi primitive della forI=1Zf0I1` Clel lmgflagglo n'
sulta ovunque che Findicazione numerica e unmediatamfll
(usa con l'indic:1zione delle cose 8 lll l01j0 quahta' La mai
desima indicazione contenutistica Seze qm ad un tempo co
me espressione della costituzionc dll f>8gtt e Come espressione della sua determinazione numerica e del suo caratf
numerico. Vi sono parole che esprirnono contempoanearneqte una particolare specie di oggettlle una partico are cai-11_
teristica dei gruppi di q11S 088m' C051 ad eselnlo nreolg
lingua delle sole Pigi usata Ognf V_l_* una Spla npa
per indicare il gmppo di due, di dreci, dr cento
mi e noc]
di cocco o anche un gr-uppo di diecl canoe,
Clll PSC1 WiEd anche dopo che e stata introdotta la d1visione,,_ 020 C. C
Pinclicazione numerica divenuta illdilendem dan mdlcazlone delle cose e delle loro qualit,_Ssa tuttavia cecadrn
per quanto possibile di adattarsl alla varieta e a a ne 1
t delle cose e delle loro quallt' Non ogni lnlmero Vas
per ogni cosa: infatti il signicato Cll nllmfo flslede ancora
228
nell'espressione del modo, del genere e della forma della molteplicit e non nell'espressi0ne della molteplicit astratta. Cos ad esempio nelle lingue indiane si usano diverse serie di
numerali a seconda che vengano contare persone 0 cose, oggetti animati o inanimati. Ed anche particolari serie diverse di
espressioni numeriche si hanno a seconda che si tratti di contare pesci o pelli di animali e a seconda che l'atto del contare
si applichi ad oggetti eretti, giacenti o poggiati, Gli abitanti
delle isole Moanu hanno diversi numeri, da uno a nove, a
seconda che si tratti di contare noci di cocco o uomini, animali o alberi, villaggi o case o piantagionil. Nella lingua tsimsciana della Columbia britannica vi sono particolari serie numeriche per la nurnerazione di oggetti animali e piatti, e cos
pure per la numerazione di oggetti sferici e di suddivisioni
del tempo, di uomini, di canotti, di oggetti allungatiz; e in
altre lingue afni la differenziazione delle diverse serie numeriche pu andare ancora pi in l e praticamcnte essere
quasi illimitataa. Come si vede, qui lo sforzo della mune:azione indirizzato a tutt'altro che all' omogcncit. La
tendenza della lingua portata invece a suborrlinare la distinzione quantitativa alla distinzione di genere che si esprime nella clivisione in classi ed a modicare la prima in conformit della seconda. Questa tendenza si manifesta chiaramente anche dove la lingua gi progredita nelfapplicazione
di espressioni nurneriche generali, ma cionondimeno mantiene l'uso di far seguire ad ogni espressione di tal genere un
d e t e r m i n a t iv o ben individuato che contrassegna la specie particolare del complesso collettivo come espressione specica di un insieme. Considerato il fatto dal punto di vista
intuitivo e concreto, evidentemente cosa del tutto diversa
1 Cir. P: Jos. l\/Ienn in <: Anthropos I, p. 228 (cit. da WrxrHEI_\LER, op. cit., p, 342),
2 Cir. POWELL, Introduction to lbs Sludy of Indian Languages,
p. 25, c Fesposizione complessiva delle diverse classi di nutnerali (numerali per oggetti piatti. per oggetti rotondi, per oggetti lunghi, per
fSS6'1m)f1 Per unit di misura) in Bo/.s, Tsmshian (Handbook, I,
P-
-_.
3 Cir. in proposito particolarmente gli esempi raccolti dalla letteratura linguistica ed emologica i.n LW-BRUHL, op. cit., p. 169 sgg.
d'
'
'
'
ff
'
1 Cfr. il sistema dei numerativi giapponesi e cinesi in HorrMANN, Iapanirche Spmcklehre, p. 149 sgg.
suo sigrtcato fondamentale, non sentita tanto come plural_it distinta, quanto piuttosto come totalit collettiva e quindi come collettiva seniplicitl. Per quanto riguarda le lingue
indoeuropee, il fatto che nel sanscrito e nel greco il plurale
dei neutri unito al singolare del verbo si spiega, come
noto, in questa maniera: la nale -a di questi neutri non ha
originariamente alcun signcato plurale, ma risale alla terminazione -a del femrrtinile singolare, la quale viene usara
come indicazione di astratti collettivi. Le forme in -a non
erano originariamente ri plurali n singolari, ma semplicemente collettive, e a seconda del bisogno potevano essere
usate ora in una maniera, ora ne1laltra2.
D'altra parte risulta come il linguaggio, analogamente
a ci che si potuto osservare nel procedimento del contare,
anche nel modo in cui forma il plurale, non contrapponga
immediatamente all'astratta categoria dell'unit un'astratta
categoria della tnolteplicit, ma che tra di esse sussistano
molteplici gradazioni e passaggi. Le prime molteplicit che
dalla lingua vengono distinte non sono molteplicit pure e
semplici, ma moltepiicit. speciche che recano in s un carattere qualitativo particolare e determinante. Prescindendo
dalliso del d u ale e d el t I: i a l e , molte lingue distinguono
un doppio plurale: uno pi ristretto per due o pi oggetti,
ma sempre in quantit modesta, ed uno pi largo per indicare molti oggetti. Quest'uso, di cui ci informa Dobritzhof-
lar a proposito della lingua degli Abiponil, ha i.l_suo corriipondgmg esatto nelle lingue semitiche, ad esempio nell'aral.02_ Humbldr Lleva _ne1l'esposizione delle forme plurali
1]'afab0, gh@ 011;@ ad un duale conosce il plurale limitato
riferentesi a 3-9 oggetti e il pluralc di molteplicit per 10 0
pi oggetti o per un numero indcterminato di oggett-1_ co
ne 13 omeziom C1-1 qui appare basilare, cioil considerate
l concetto generico come estraneo alla categoria. del numero
11 distingue@ da gsso mediante flessione il singolare -e il
Plumle dbba essere hiamata << innegabilmente u-na visione
molto losow ,,_ In verit qui il concetto generico. appare
mtmvia wn mntg gneepito secondo la sua determinatezza
eneria, e in forza dj questa determinatezza separatoldalla
.stinzione el numero, quanto invece non ancora intro:lotto in tale forma di distinzione. La dierenza che il linguaggio esprime mediante il singolare e il plurale non e soppressa nel genere, ma invece in essa non si e ancora realiziata in tutto il possibile rigore; Fopposizione quantitativa di
Jnit e molteplicit non superata mediante unimt qua'
p. 436 sg.
ne e fusione. Che qui fosse non tanto la dierenziazione delle cose quanto invece la diff
` '
erenzlazlone degli atti, quella da
,ppare confermato anche dal fatto che in molte lingue l'epressione del plurale del verbo non viene usata solo dove
ussiste un'eIlettiva molteplicit di agenti, ma anche dove un
oggetto singolo rivolge un'unica e medesimzt azione ad ogetti diversil. Per una intuizione della pluralit che si indiriza essenzialmcntc alla pura forma dcll'atto stesso infatti
l'importanza secondaria se ad esso partecipa solamente un
ndividuo o pi individui, mentre la divisione in singole fasi
lell'atto sempre di importanza decisiva.
Se fin qui abbiamo considerato le forme fondarnentali
.ellntuizione pura, le forme dello spazio e del tempo come
1 punto di partenza della formazione del numero e della plualit, lo strato probabilmente pi originario e pi profonlo, nel quale l'atto numerico radicato, non per ancora
tato toccato. Infatti anche qui la considerazione non pu
1 Questo il caso inverso, ma esattamente cotrispondente a
uello che stato or ora considerate (p. 237) ne11'esempio della linua Hupa. Mentre in questa il singolare del verbo viene usato anche
er una pluralit di soggetti, se Pazione in se stessa (per esempio il
nmpiere una danza) viene considerara come urfunit indivisibile, nell maggior parte delle lingue indigene americane, invece, un verbo
:ansitivo si presenta al plurale se il suo oggetto diretto al plurale
Pazione appare quindi rivolta verso oggetti diversi e perci in se
tessa divisa. Anche in altre lingue Yespressione del plurale nel verbo
ipende non tanto dalla molteplicit dei soggetti quanto piuttosto da
,e, ora al fatto che questa viene compiuta pi o meno spcsso. Cos
:ag-slat (da sulat scriver-e) signca tanto << molti scrivono , nel
:nso solito del plurale, quanto egli sciive molto, in senso cio
requentativo; oppure esprme un modo abituale (<< la sua occupaione di scrivere >). Maggiori particolari si trovano in HUMBOLM,
Ip. cit., II, pp. 317, 376 sgg.
partire dall'oggetto soltanto e dalle dfferenze che sono nell'ambito delle sfere oggettive, spazio-temporali, ma deve rirll alle Opposizioni fondarn-entali sorgenti dalla pura soggettivita. Tutta una serie di indizi induce a crcdere che an.
che la hnglqa abbia tratto da questo campo le prime distinzioFi nimeric e da essa cornpiute, che non tanto la Coesistenza e
esc usione Ieciproca degli oggetti o degli accadimenti quanto mvece la SCPGFQZOIW dell' io e del tu sia ci in mii
per la prima volta si sviluppata la coscienza del numero.
come se in questo campo regnasse una molto maggiore nezza di distinzione, una pi acuta sensibilit anche per l'oppo' '
sizione
dell ss uno -1 e-dei- niolti- 1; che non nella sfera delle
snplici appresentazioni riferentesi alle cose. Molte lingue
c e non anno sviluppato una vera e propria fofma di p]u_
rale nlel nome, la esprimono cionondimeno nei pronomi personah; altre usano due diversi segni del plurale, l`uno dei
quali usato esclusivarnente per i pronomi? Spc-sso il plurale
nel nome viene espresso in un modo particolare solo quando
si tratta di esseri ragionevoli e animali e non vignc invece
esplicitamente espresso quando si tratta di oggetri pfivi di
1'
3 , Q
'
;
vita
. Nel linguaggo
degli- Iakuti- le parti. del corpo, com@ pu.
solo pochi nomi hanno una forma di plurale: sono quei nomi che
indicano l'et o la condizione sociale di un uomo o esprimono un
-apporto di parentela (GODDARD, Atlmparcan, in Bons, Handbook, I,
1. 104). Nel linguaggio aleutino vi sono due diverse espressioni per
,idicare il plurale, delle quali una viene usara per gli esseri viventi,
'altra per gli oggetti inanimati; v. VICTOR HENRY, Erquirse dme
gmmmare raisonne de la Langue aloute, Paris 1879, p. 13.
1 V. Buisn-ILINGK, Spracae der Jakuzen, p. 340.
it. _ cierres, fftfmji., M1, fm Jsmalffaf. 1.
i| nm
"
11!
pensiero di tutti i popolil sembra trovare qui la sua spiegazione ultima. Se della concezione del numero nei popoli primitivi stato detto in generale che ivi ogni numero ha ancoIa la propria sionomia individuale, che esso possiede una
Specie di essere mistico ed una mstica particolarit, ci vale
anzitutto per il due e il tre. Entrambe sono forme d un genere particolare, esse posseggono per cos dire singolarmente
una specica tonalit spirituale in virt della quale esse emergono dalla uniforme ed omogenea serie dei numeri. Anche
nelle lingue che posseggono un sistema numerico omogeneo altamente evoluto e perfezionato, questa posizione speciale dei numeri 1 e 2, e talvolta dei numeri dall'1 al 3 ov'tero dall'1 al 4, ancora chiaramente riconoscibile da certe
rleterminazioni forrnali. Nel semitico i numerali per l'l e il
2 sono aggettivi, gli altri invece sono nomi astratti che subordinano a s il numerato ponendolo nel genitivo plurale e posSeggono cos il genere ben distinto rispetto al nun1erato2.
Nelle prirnitivc lingue indoeuropee i numerali clall'1 al 4 erano soggetti a essione, secondo la Concorde testimonianza delPindoiranico, del balto-slavo e del greco, mentre i numerali
Ilal 5 sino al 19 erano formati mediante aggettivi nvariabili
2 i numeri superiori erano formati da sostantivi con il genitivo della cosa numerataa. Anche una forma gramrnaticale
quale quella del duale sopravvive molto pi a lungo nei
re presso nominalel. Oltre a queste dualit naturali si presentano poi le articiali: come le coppie delle membra del
corpo, cos dal linguaggio vengono individuate anche quelle
di particolari apparecchi e strumenti. Ma quest'uso del duale
entro la sfera dei puri concetti nominali appare in fase di
continuo regresso nello sviluppo della maggior parte delle
lingue. Nel semitico esso appartiene alla lingua di base, ma
comincia sempre pi a scomparire nelle lingue singole. In
greco il duale scomparso in alcuni dialetti n da.ll'epoca
preistorica, e anche in Omero si trova gi in stato di dissoluzione. Solo nel dialetto attico esso persiste pi a lungo, per
scomparire per anche qui a poco a poco nel IV sec. a.C.3
In questa situazione, non legata ad un singolo territorio n a
condizioni particolari4, si esprime evidentemente un generale
nesso logico-linguistico. Il regresso del duale coincide con il
passaggio graduale e continuo dal numero inclividuale e con-
~1
t
246
che non nel campo delle semplici cose; il primo infatti, per;
sua origine e la sua essenza, poggia sulla forma dell'cterog,
neit. Il tu non omogeneo rispetto all' io , ma gli;
contrappone come suo opposto. come non-io: il secondo'
qui non sorge dalla semplice ripetizione dell'unit, ma
rapporto con essa come l' altro in senso qualitativo. Ce
to anche l' io e il tu possono riunirsi nella comunang
del noi , ma in questa forma di unione nel noi si tra
ta di qualche cosa di diverso da una connessione collettiy
oggettiva. Gi Jakob Grimm aveva occasionalmente messo 1
evidenza la dilierenza tra i concetti di plurale rieriti alle ct.
se e i concetti di plurale rifcriti alle persone, concetti chef
linguaggio ha formato; egli nveva gi rnostrato che ment;
un plurale ogucttivo pu essere considerato come la somn-1
di elementi omogcnci (gli uomini, ad esempio, come uom
c uomo), il noi non pu in alcun modo rappresentarsi c
me una simile somma, poich deve essere inteso non tant
come io e io , ma invece come ` io e tu ", o come io.
lui _ Il motivo puramente distributivo " dcllu formazion
del numero, il motivo della pura s e p ar azione delle um
t si sviluppa qui in modo ancora pi netto che non nell
forma di 1".-umerazione che parte dall'intuizione del tempo.
degli accadimenti temporali?
Il medesimo sforzo di non lasciare che gli elementi
quali vengono riuniti insieme nellzunit del" noi , scompai
I
248
.. '.
_ Ma
azione dell aggettivo varia solo per la sua grandezea ' d_
di fronte a questa diflerenza delle pure deterniinazsoni 1
raneZZa nella maggior parte d queste lingue si trova
)
-.
1
- PW"7C
'- l5E7~'fl*"
`
.
nel greco ,'s<-9*,
,W-">\'e BEMLGTOC-1
yes--rw.-mv e xpezs-reg, questo fenomeno e stato ricondotto
li fatto che qui traspare ancora chiaramente una remota v1One jndividualizzante dietro la posterlore concezione ragkg ruppame e Che Foriginaria
<< formazione linguistica quali_
., .
2
'
tativa resiste ancora di fronte alla tendenza sempre 91:1 IIIcalzame vers@ la forrnazione linguistica quantitativa _ In
luogo dell'astrazione di un concetto di propriet unitariamente concepito e foneticamente determinato in maniera unita
ria, che si clilferenzia solo nella sua gradazione, qul 1r,l_C0I-f-1'12*
mo unntuizione fondarnentale che ad ogni grado ' di una
ualit lascia ancora la sua peculiare ed immutabile esisten
ga, che in esso non vede dunque un semplice pi no meno ma un ente separato e alIr0 - QUCSO modo dl dera
PZ'
cli cose
ed oggetti. Nei tentativ C] i suddivisione l `
_
matica delle diverse classi di parole si trova Sp@ Ogm mi
dea secondo cui il pronome non e* una classe
I
disso WO ta
1 ce Suplean
Du vefbe comme
' '
RASSERIE
ne- mm
. gei1er.1leurdesau'res
ar!`
'
'
ll termine stesso Dranomeiz (v-<i~.wu.) 1l1EeagI-dUCou^H}Parlsh91'
~,
^
,
.
ammatici
antic
risa ca questa concezione- cfr er e
'
-` d E
Cap. 5'
P
S. Apollonio, De ryntaxz, II
'
_
"
GesSJ.,V`
31203) sg.)ucf-iarticolannente
i saggi
sul (in
duale
(:`bi.,rV[
sgs) a
ta degli avverbi di luogo co pronomi (ibid., V]
J^'P.'* pm?
rio, l*io, non pu essere un concetto discorsivo generale scoperto solo tardivamente, d`altra parte si deve per considerate che questo sentimento originario non pu essere cercato
esclusivamente nella esplicita d e s i g n a z i o ne dell'io come pronorne di prima persona. La losoa del linguaggio rimarrebbe essa stessa nellangusta concezione logico-gramrnaticale da essa combattuta se intendesse misurnre la forma e
la struttura della c 0 s c i c ii za d ell ' i o solamente sullo sviluppo di questa denominazione. Nell'analisi psicologica del
linguaggio infantile e nella sua valutazone si spesso incorsi nellerrore di vedere nella prima apparizione della p a r ola
io anche la fase primitiva e pi remota del sentimento
dell'io. Ma qui non si pensa che il contenuto spirituale interno e psichico e la sua forma di espressione linguistica non
coincidono mai puramente e semplicemente e che, in particolare, l'unit di questo contenuto non ha affatto bisogno di rispecchiarsi nella s e m plicit delfespressione. La lingua,
invece, per mediar@ e presentare una determinata intuizione
fondamentale dispone di molti dierenti mezzi di espressione
e solo partendo dalla totalit e dalla comune azione di essi si
pu chiaramente riconoscere il senso della detemiinazione che
essa contiene in s. La forrnazione del concetto dello non
perci legata al proriome, ma essa ha luogo ugualmente attraverso altre sfere linguistiche, come ad esempio mediante
il nome e mediante il verbo. In particolare in quest'ultimo si
possono esprimere le pi sottili particolarit e sfurnature del
sentimento dell'io, poich nel verbo la concezione oggettiva
di ci che avviene si cornpenetra in un modo tutto speciale
con la concezione del1'azione, e poich in questo senso i verbi, per usare l'espressione dei grammatici cinesi, si distinguono in modo caratteristico come parole vive dai nomi,
' parole morte 1.
In un primo tempo naturalmente anche l'espressione
dell'io sembra aver bisogno di appoggiarsi all'intuzione sostanziale-oggettiva e potersene staccare solo con diffcolt.
Nelle pi diverse sfere lingiiistiche incontriamo determinazio-
3 Iiicois
GRIMM,derD ;;t5En_,g:,,a;,Ff,
t b G
'
Rm ZM
Gmbidm
5335 seg-; W. Sci-ir
1 Cfr. G. v. D. GABELENTZ, Ciinesircbe Grammatik, p. 112 sg.
1 Per maggiori
particolari
vpHH . \Y/'I1\^1:LER ,_ Der ur!
7 ' A
Sp-vacbxafmy
pp. 59 sgg.
160
tz ~a_tazI(..e
~ "
a_!;an'pmfblebre'p'
Pmf,
etersburg
' pp
, .
'e essere res n
indirettarnent
,
_ _ di_ essa
H
Y, _ e con la parola .. anima
o sutonimi
( uomo..
testa , essere ).
3 P
` . _
,
_
__
col. 1561-22 vmaggiori particolari GRIMM, Deutxches Warterbucb, VII,
st'ultimo , an
.
_ c h e restando nel campo dell'espreS510ne
pu
ff111f 110111111216 0 verhale, pu arrivare ad una precisa de'
gnazione e ad una chiara determinazione. In quasi run@
lmgu Ch@ af'fUf11l0 una distinzione dei nomi secondo ^lassi -l
terrninate
- maniera
- Fopposizicl
. .
_
si tr Pva S1f'1lUPPata 1n
precisa
di una classe di persone e di una classe di cose E qui nm
tratta di una delimitazione semplice e per cos .dire biolo A'
tra il campo del vivente e del non vivente , la qual@ gmg l=
apparterrebbe ancora all'intuizione della na t ura ma
fta d finezze spesso sorprendenti nel modo di cogliere e
'
2 Il semplice nominativo, che serve solo per indicare una persona o un oggctto, si distingue qui dal mminati1.'ux agetix, che si usa
quando un verbo transitivo si aggiunge al soggetto. Quando, per
esempio, si vede una persona in lontnnanza e si domanda: Chi ? ",
si riceve la risposta; /core (un uomo); ma se si vuol dire: 1'uorno ha
ucciso il canguro , ci si serve di un`aln-a forma, cio del cominativo
soggettivo, che deve inrervenire tutte le volte che il nome va presentato come agente, operante (FR. MLLER, Novara-Reire, p. 247; cfr.
specialmente l\'L\'r'rHs\\75, Aborignal Languages of Victoria, pp. 78,
86, 94).
1 Esempi in proposito, ricavari dalle lingue melmesiane, si trovano in Cc-nniNc,To.\-_ op. cit.. p. 191 sg.; e dalle lingue africane in
it.:
ll
262
che sono indicati dai grammatici come dubitativi 0 quotativi , e signicano che Pazione incerta o che viene resa
nota solo in base alla testimonianza di un'a1tra persona'.
Spesso in queste lingue mediante un particolare suisso apposto al verbo si fa sapere se il soggetto ha visto di persona
il fatto di cui parla, o se ne ha sentito pariare, o se lo conosce, anzich per una diretta percezione sensibile, solo per via
di supposizione e di illazione; viene talvolta anche distinta
la conoscenza di un avvenimento raggiunta in sogno da quella raggiunta nella vegliaf.
Se Pio si pone qui di fronte alla realt oggettiva in una
condizione di voiont o desderio, di dubbio o di domanda,
questa contrapposizione raggiunge la sua pi rigurosa precisione quando si tratta deU'a zio n e de11'io suilbggetto e delle sue diverse forme possibili. I\f1oite lingue che sono re1ati~
diante un semplice mezzo fonetco (come sarebbe il raddoppiamento del radicaie nelle Lingue sernitiche) si pu ad esempio ricavare una seconda radice dalla radice fondamentaie del
verbo, la quale seconda radice possiede in un primo tempo
un signic-ato intensivo, che per diventa in seguito genericamente causativo; oltre a queste due compare anche una
terza radice alla quale spetta in modo speciale quest'u1tima
funzione. Ai causativi di primo grado si possono poi aggiungere causativi di secondo e terzo grado, mediante i quali una
radice verbale originariamente intransitiva viene trasfortnata
fino ad assumere un duplice 0 triplice significato transitivo.
Si pu vedere come in tali fenomeni linguistici si rispecchi
263
il potenziamento sempre tnaggiore che viene ad avere 1'i.ntuizione de11'azione personalez in luogo della semplice separazione del soggetto e deil'oggetto de11'azione, dell'attivo e del
passivo si introducono qui rnembri imermedi in numero sempre rnaggiore i quali, essendo essi stessi di natura personale,
servono per cos dire a far procedere Fazionedalla sua prima
Qfjgine, gh@ si trova ir. un io volente, ed alratla passare nei
mmpo delessere oggettivol. Questa intuizione della pluralir dei soggetti che cooperano in un'azione pu ulteriormente trovare una diversa espressione a seconda che sra 1ndicato semplicemente il fa t to di quest'azione comune.0vvero si rietta sulle dierenze della sua forma. Nel primo
caso la lingua usa la forma di cooperazione del verbo ovvero costruisce una specica "radice di co0PfaZ0f1e 0
radice di socialit che significa che una persona collabora
in qualche maniera a11`attivit o alla situaz1on_e.d1 un'aitra2.
Alcune lingue usano particolari inssi colletnvr per signi:are cos che una azione non intrapresa_da un individuo,
ma in societ. Per quello che riguarda ia torma di cooperazione di pi individui, importante anznutto vedere se queita cooperazione si volge unicamente verso lesterno 0 se est
ia si volge verso Imerno, co se una plurahta di soggettl
ara di fronte ad un oggetto esteriore o se gil md1v1du1 HC1
.nro agire sono vicendevolrnente soggettoed oggetto luno
1ie1l'a1tro. Da quest'ultirna concezione si sviluppa la forma dr
funa radice causatva; da tutte e tre, medranteuu solo e mede=m0 mgzzg ma con la perdra delle loro altre parncolarrra, vengono
ancora ricavate tre radici causative.
_
_
_ V b_
1 Cos per esempio la lingua tagahca per la formazxone der \-e 1
'ausali si serve di un doppio prefisso: uno esprxme ia Cffmfflf JIO 11;
ione _ di una
cosa. 11 semplice aglr, mffe fait 1" im 1 at _ e
|1'2Z0ne er pi-ovocata da un altra, eosrcche rntervengono qui 11
-340.
/if
/
264
ta da MAT'rH1a\vs, << 1. and Proc. of the Royal Soc. of. N. S. Wales >
XXXVII (1903), p. 96.
2 Cos, fra le lingue del gruppo semirico, avviene nell'etiopiC0
auf die philosophiscbe Begrzibildzmg, in Neue Jahrbcher f. cl. klaesAItertum' 1921, p. 152 sgg.
'
s
.
. '
mc' Strazione e la loro recproca determinazione, essa crea
mpen,edi,e un campo intermedio attraverso il quale le for cosi .
. .
Ire de11'esistenza vengono riferite alle forme dell'az1one, le
P-f-J
1 Il medio come tmanepadam in Pn1.n`', 1 3, 72:74; C001@ PaS 1,-wbi jj medio e considetato per la prima volta, per
:olare gfm dai rammatici eur0pe_ in Dionisio Trace: cfr. BBNFEY,
ana? n,u;, Sparlru-sxenscbaf. pp. 73 e 144;scI:;cI3,eGRmm
Deuziche Gmmmat., I, p. 598 sg.
forme dell'azione a quelle del.l'esistenza ed entrambe vengono fuse in Lufunica unit di espressione spirituale
2. Se inoltre, partendo dalla forma implcita Ch@ 13 mp.
presentazione dell`io subisce nella sfera dellgpressone no.
minale e verbale, si d uno sguardo alla sua espressione esplicitamente linguistica, allo sviluppo graduale dei pronomi veri
e propri, vediamo che Humboldt aveva gi rilevato che proprio il sentimento dell'io va considerate come una fgalt mi.
ginara e non ulteriormente deducibile in ogni fofmzigno
del linguaggio, ma che cionondimeno la comparsa del pronome nel lingiaggio reale accompagnata da grandi diolt. Infatti l'essenza dell'io consiste nell'essere un soggetto,
mentre, (l'altro parte, nel pensiero e nel linguaggio ogni
concetto per il soggetto realmente pensante deve divemare
oggettol. Questa antinomia pu essere spie;;;1r1 e rigolra
unicamente in quanto quella stessa situazione, dm mi ab.
hiamo gi osservato entro l'amhito (|cll`csprc-ssionc nominale e verbale, si ripresenta ora in an grado pi ;Im_ Anhe
nella sfera dell'espressione pronominale pu esg-fc 1mv;1m
una precisa designazione dellio solo in quanto essa! gg L1 una
parte si contrappone - vero _ a quella del mondo oggettivo, dal1altra parte per la penetra. Anche quando il linuaggio esprime gi in maniera determinata l'idea dr-;11'iQ, dovr
pertanto da principio darle ancora una forma oggetriva; solo
nella denominazione di ci che oggettivo dovr, per cos
dire, trovare quella dell'io.
Questo assunto trova la sua conferma se si considera
il procedimento di cui il linguaggio si sen-'e por esprimere
rapporti personali, non gi immediatamente di veri e propri
pronomi personali_ bens di pronomi possessivi. Elfettivamente l'idea del possesso espressa in questi ultimi ha una particolare posizione intermedia fra il campo dellbggettivit e quello della soggettivit. Ci che viene posseduto ufemit 0
un oggetto: un alcunch il quale gi per il fatto di di\-enmre
`
sg.).
l
268
1
1
i
l
l
l
1 H. \\(-HNKLER, Der ural-alaiscbe Spracbstamm, pp. 76 sg.,
171; esempi ricavati da altri gruppi linguistici si trovano in FR. ML
Lnx, Grundrrr, per es. I, pp. 2, 12; 1 2, pp. 116 sg., 142, 153; II,
pp. 1, 188; III 2, p. 278 e pasrim.
1 SCHOPENHAUER, Die Welt al: Ville und Varsteilung, ed. Grisfbach, I, p. 151 sg.; II, p. 289 sg.
2 Cfr. BUscHMf\N.\', Der atbaparkscbe Spracbrtamm (in << Abhindl. Berl. Akad, d. Wissensch. > 1854), pp. 163, 231; POWELL, Intsadftclion to the Study of Indian Languages, p. 18; Gonmgm A;}_1a_
pasean nel Handook di BO,-as, I, p. 103.
270
assoluta unit. L'io concepito come forma pura della coienza non ha in s alcuna possibilit di interne distinzioni,
acch tali distinzioni appartengono solo al mondo dei connuti. Tutte le volte che l`io viene preso in senso rigoroso
me espressione di ci che non cosa, deve necessariamen-
gua degli _Iakut`~". Nelle lingue melanesiane, per la denominazione delle parti del corpo viene scelta un'espressione diversa
a seconda che s tratti della denorninazione generale o di
quella relativa a un determinato individuo: nel primo caso
all`esp1-essione ordinaria avente signicato indvidualizzante,
in quanto vuol dire la mia mano, la tua mano ecc., si deve
aggiungcre un suisso generalizzante'. Questa fusione delFespressione nominale col pronome possessivo si estende poi
oltre la denominazione delle membra del corpo umano e si
riferisce anche ad altri contenuti in quanto vengono pensati
come appartenenti all`io in modo particolare e, per cos dire,
come parti del suo essere spirituale e naturale. Sono in
particolare le espressioni indie-anti grudi natumli di parentela, le espressioni indicanti il padre e la madre ccc. quelle che compaiono solo in salda connessione col pronome
possessi\-'o4. Si verica qui lo stesso fatto che alnlwiumo prima incontrato nella formazione dell`espressione ver-bale: per
Fintuizione del linguaggio la realt oggettiva non forma
un`unica massa omogenea che semplicemente si contrapponga con un tutto al mondo dell'io, ma vi sono diversi piani
di questa realt; non vi semplicemente un rapporto generale e astratto fra oggetto e soggetto, ma si distinguono chiaramente diversi gracli di oggettivit a seconda della maggiore o minor-e vicinanza all'io.
Da questa concrezione in cui qui dato il rapporto soggetto-oggetto consegue ancora un altro elemento. Il carattere
goroso che lo separa da ogni realt fatta di contenuti ogget.ii e che ne fa qualcosa di realmente indipendente e di speile. L'io quindi 0 non si pensa affatto, 0 va pensato soltan.in questa forma primitiva delldentit pura'. Ma il linua ggi 0 non pu giungere direttarnente a quest'intuizi0-
2 Cfr. BOETHUNGK, Die Spmche der jakuten, p. 347; anche nelFungherese, secondo SIMNYI (op. cit., p. 260), i nomi di parentela
e di parti del corpo son-3 usati piuttosto di rado senza suissi personali di carattere possssivo.
3 Conxmcron, op. cit., p. 140 sg.
4 Cfr, per es. Reiursc. Nma-Spracbe, p. 45; per le lingue americane vedi lo Handbook d BUAS, per es. I, p. 103.
271
'l
.-.=.-_. .
272
PARTE P RIMA
. - rz.voMt-.NoI.o<;m
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m-:LLA rontxa.-\ LINGU1s11c.\
273
m-
$30* S1 imvano PO flh UCC lingue degli Indiani Sioux; cfr. BOAS.
il
274 PARTE Pluma - favomnnorocra
'
`.
Y-
-vA:_
nal_ il secondo
appare a 7 trasforrnare
mentre doveildomi_ _vi Smpbe
re ie 1 a Im
tendenza
semp ice apparire in un ag1re2. Ma in siffatta espressione inren
v' ` anche l'espressione
- acquista
.
fsicata d ell' a tr'ivita
dell'io
una
orma nuova. L
zione dell'io si es-piesslone dlimm Ica della mpPfeSema`
di esso di ua V\1C1IlfmO1t0,di piu alla pura unit formale
n_ 0 non accia
' lespressione
_
nominale
e oggettjva. Ora lio si converte effettivamente con sempre maggior
275
1 Cos nel
`
_ turco ,- dm,-e mfcs pressione
come .. la casa del adr "
e con
- .=
P C
casa,_g_1fl;_at;1J':;1%l the Pfppriamente vuol due del padre la sua
vieneinelle lingue u1g_riEfi,
Tzlarkl cfmmaflii
- nnic
, ,
-pi 64; la stessa _ Cosa- av-,,
und fiin; Gfuppw)-ph :J sgg. e, r
\ IAKLER, Das Ural almzsch,
Spmcbbmf, 1;1'f11,10Sr;parncolari cfr. F. N. FINCK, Die Hauptypen der
1 Cfr. LUDWIG NOIR, Der Urrprung der Spracbe, pp. 511 sgg.,
3-11 sgg. e Max MLLER, Dar Denken im Lcble der Sprachc, Leipzig
A 2 E questo, per esempio, il punto di vista accolto da B. DELBRCK [Gm'I1'dff'rlg2n der .S`pmc10r.rchug, Srassburg 1901, P- 115
Seg.)-
l``f
d1"fi;f1Ji reltlLr Q
ictdlcfsrouparla della sostanza come soggetro metasico
Fi S Oamend e delle note, come la ` cosa in s che si
tel fadietro a tutte le qualit e agli accidenti; la conclu-rova
rla dei concetti nominali del linguaggio, i quali, in
ione pa
0 a es rimere degli oggetti li possono cogliere
'manto Servon "' o tti fenomenici. La, sostanza nel primo
Dltano fome sioge di una essenza assoluta, mentre nel se'tngo e lesprssenpre soltanto Pespressione di una permaondo
161129.
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914.
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273 Puvrn
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PRIMA - FENOML 1~oLoGI,\
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d realt dlrico. Essi non Si disfinguono
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con mi si , anche contro le ragioni di carattg. 0 Crit-| con.
tuizione ur cercato dl dimostrare invece il lic P~'Ul0.L!,I_C0
nali- Cos? amente oggeujva e dei Semphcipc m21to.clcll|n_
immagina; Peli esempm, Wrundt osserva N oneetti norhl.
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cui entra con gli altri inotivih a Sffouida dci rappgi in
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ci sono erlia oPPosizioni
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Opposizionilleluo
assolute,
n e del modo di concepire. Di
ia della proposizione nominale e della proposizione vbifHumboldt indica quale caratteristica del grupp0 hngm'
mente
Che qui Sud
le singole
moche
Pila chiara~
analisi risulta
grammmcale
distin classpl-le'
ue i. parole
nostra
tivo, il pronome e il verbo, n sisnllostantillo' llafsi comportano fra loro come salde unit? H da PHHPO, D
cos dire, si richiarnano e si lirnitario 1-iffcanziali, ma, per
1nente_ La de_
mi
T
282 PART1: PRIMA - 1=ENo_\-ENOLOGIA 1) ELLA
stico malese il fatto che in esso limiti fra Pespressione nominale e Pespressione verbale si sono cancellati no al punto
che si ha quasi la sensazione della mancanza del verbo. Similmente, per una lingua come la barrnanica egli fa notare
come essa manchi completamente di tutte le indicazioni formali che servono per la funzione verbale, cos;-Ch in eoloro
che la parlano non vi evidentemente il senso vivo della vera forza del verbol. Ci che qui sembra ancora essere considerato come una specie di anomala della formazione del linguaggio si dimostrato, grazie all'estcndersi delle ricerche di
linguistica cornparata, un fenomeno universalmente diffuso.
Molto spcsso sncontra, invece della netta distinzione del
verbo dal nome, una forma intermedia e, per cos dire, amorfai, Questo risulta anche chiaramente dal fatto che i limiti
del modo di trattare sotto l'aspetto grammaticale-formale le
espressioni indicanti cose e le espressioni indicnmi attivit
solo a poco a poco si sono recprocamente disrimi. " Coniugazione e declnazione nella loro formazione lingustw
da principio si confondono ancora variamente fm loro. Ovunque il linguaggio seg-ue il tipo della coniugazione posscssiva , vi gi per questo un perfetto parallelismo fra ]'esprcssione nominale e Pespressione vcrbaleg. Rapporri simili si
trovano fra le espressioni indcanti attivt e le espressioni
indicanti propriet: un solo e medesimo sistema di declinazione pu abbracciare tanto i verbi che gli aggettivi Perno
. - 1- uistichg complesse, perno intere proposiziomazlom m1g,01m essere coniugate in questa manieral.
P055090 ta lnclini a considerare questi fenomeni come p10mcre Slamo
` informe di una lingua, piuttosto li dodel Glrattere
e testimonianze del caratterstico zmmo intendere orgorma Infatti proprio nell'indetermiaire Who Velslo 1? ua res-enta ancora nella difettosa formzzal Che
fl mgdellje sue singole caregorie risiede in*zione e dlstlnzln
a 5t<sa capacit di assumere forma
te un Blerflellto ed aelenziale facolt formatrice. L'espresdella sua mu'ma ch ancora in s tutte le possibilit di deme. ind-etermllataia a er cos dire decidere all'ulteriore svijmmzllnligcpdricolari la scelta fra queste possibilit.
Ppovoerssare uno Schema generale di questa evoluzione
`\
l
'
farla recedcrc dall`a1-ticolo
|tmta_con1e un nomeLmI;l;e'ln1;r'ekc(Y pp. 8P1_ 348 Sgg-1. In como
crmmamf-0 .'HUM10 fno Yindicaeiorie del genere come l'har10
Verbo .allm-no- apun nome per la sua forma pu essere maQstannw 1'm'n nformemente a questo suo carattere nominale,
111@ fe_mm1m14 0
1 n 0 eno ma un genitivo, che, come
lo
in Onglpc
non rgge cauikp
iuge direttamenre
al lingua
nome reggent
viene
per il ,sostanvosr
91 S21 Nena
JensSe_
. v. D. GABELENTZ -. le pnlc iene coniuato. Questo si trova alrbo ma il pwnoln persqnlicca se si tratta della prima, della seconniZe1d1:Uta I;-rogllrll lsringolare. del du@-le, del "mc 0 del Plum0
er I
ato o futuro di 1111
5 inoltre se sl tratta di un fatto Pfseflf 11255
1
1
l
mttica determinata 6 dirltta ztrpttura grarmnatieale e sinSecondo caso Si presemanoed a a verbo. lnolt-re in questo
linguistical a seconda Che 1) ue SP@_cie diverse di formazione
come semplice e s P 1. E S si esprssione verbale venga intesa
ra espressione d unone -1 un\ evento ocompu.
Si perda nel processo den, at ivi t a , a seconda che essa
denza C conochi in Osiz' arca ere ggettivo 0 metta in evila sua energia. H tti? 0 rlone centra e il s0g_getto 0Perante e
una Chiara 2 rigoms esiorosamente nominale ha trovato
gr-Jppo u_ra10_a1taCo Ivplfsione anzitutto nelle lingue del
Colata in moda Che -uma intera struttura della frase e arti_
1,
P
a spressione oggettiva si dispone semCWUO 211 altra e si collega ad essa in maniera
auatl ilaflsrlssciloequesto principio sintattico, che viene
sto Principio rferendosi .H .Y in er_,ilqua1e chiarisee quemeravighosa tale Struttu; aL1HgU3_ gfaPPC'>nese-a chiamare
genere, delle pi delicate . va varietaf dei raPPOrti di ogni
mi nelle nome hn C
inguaggio, e inesauribilez cio che
con proposzioni Snzspriniamo con numerose _Per1rasi,
Congmtive viene ui r arre 1 olgnihgenere, relative come
gola espressone 0 edi GS? in mo o c iaro mediante una smaccompacnato da ug ahn e sin vero Proprio nome reggente
un simile nome verbal O nome ver ale da esso dlperideme;
secondo la nostra conce; fappresema COI? erfett?chiarezza'
due o tre
proposizioni
principale
quattro
termini
pu abbSlonegina
econ arie,proposizione
inpltre ,ognuno
dei trecono
E le pi sottili distinzi racare in se e_piu diverse relazioni
.__..
ZS
. .
"
ci si resen~
Una concezione spirituale dll-itctioaoleu,Ormaria
.t
efenza dtil nomevv-erbo) miuposto. Se nei casi test conient-l fldlgerenie Sensfin P istica Partiva dall' og g e t tati ogni determinazione _ guodo ahrctmmo rigomso C
1t
indigena
dello sPft0
diufei
po'
te COD lrinl-giti strutturali
^
ma
i ronte
i$.nTuttavia, Clualunque attegglamento S1 assu
___
. D_ G.umLi:.\'rz Die
` Spracbwisien-
i V, le osservazicni C11 G- W
.|-I p_ 402 sg.
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ulciente: ci che non ancora efermlnat mte un proiduale da essa esplicitamente idlcato meh nm rimasto
nc come alcunch dndenito, !Il_ fluesflo C C e
enito viene poi colorito nei particolari . hi no modi@
Successive ricerche sulle lingue meflcan aga che qui
El
rali delle grandezze, mentre 1 V-lfl.p-ar-U1 ente soltanlasciati indeterminati. La formulada 1n1z1a mfunzionalel
modo generale di connessione, il ra_PPortocOmp1eSSiva
;ussiste fra certe specie di grandezze,- ln fina al Caso Sim
:ssione unitaria: ma per la sua. apphcazione fesenti in
necessario che le grandezze LI1dtefm"attrpmmate_ In
x. _v, Z, vengano sostituite con fanfizze erbale la forrodo anche qui, nella parola-Pfoposlzlonelxto En a prinella frase viene abbozzata in modo C_II1P Cda la materia,
fl
'
r
ESSIONE prrurrrxt
la-maca, io db a uno qualacosa _ _ . . Il metodo dell'incorporazione, quindi, o raccoglie in una singola espressione verbale
il contenuto essenziale della frase o, se ci non possibile
data l'eccessiva complessit della frase, fa uscire dal centro
verbale della proposizione certi segni simili, per cos dire, a
punte, per indicare le direzioni in cui le singole parti, conformemente al loro rapporto con la proposizione, debbono venire cercate Anche l dove il verbo non abbraccia il c o n enu to completo della frase, esso per contiene sempre lo
s che m a generale della proposizione: questa non va costruita poco per volta, non va rnessa insieme con elementi etero-
e viene poi integrata, pel' qlfant nguartrano nella pain quanto i pronomi indeterrfflnatl he 6?10ro signicw
roposizione vengono precisan megho ne
_ ,
_, in GEL Schr.,
1. _
, p. 144 sg.).
_
J
sul po ism2 Cfr. particularmente le ricerche 1 LL-TC}ENeAr\I?l~1 (:ud5 W
nelle lingue Nahuatl, Kechua,_QU1 RINTO 0,, polysyffgue; czmricainer, Paris 1878). \.'_.1noltr<A:Aerican LM guagex, 31'*
and Incorporation ar Cbaracterzxtzcr 05 dfl ma XXIII (135)),
sa-:t. of the Americ. Philos. SOC- of Ph 4 5 g (C1-1inook) 1002
ureil Handbook di B0-\S, , PP- 573'
g '
slfimo) e parxm.
genei, ma deve essere clara in una sola volta come una forma
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290
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e dominata non gi dal soggetto, bens dallbggetto dell'az1oe. Il verbo transitivo viene determinato nel numero non dal
Jggetto, ma dal.l'oggetto diretto: deve stare
plurale se sl
ferisce a una pluralit di oggetti sui quali viene esercitata
azione. In tal modo Poggerto gi-ammaticale della proposizioe diventa il soggetto logico di essa, che regge il verbol. Il
irmarsi della proposizione e l'intero formarsi della lingua
rendono le mosse dal verbo, ma questo continua a rlmallr
:lla sfera dellntuizione obbiettiva: il sopravvenure e
'olgersi dell'avvenimento, e non lenergia del soggIt0, C C10
ie la lingua mette in evidenza ed esprime come elemento es:nziale.
,
Un carnbiamento di questa intuizione fondarnentale ci
presenta solo in quelle lingue che sono gll fl fla ffffma
iramente personale dell'azione del verbo e in cm perC10 12
Iniugazione, secondo il suo tipo fondamentale, consiste non
in una connessione del nome verbale col sufsso possessi, ma in una connessione sintetica dell'espressione del ver con Pespressione del pronome personale. i che distine questa sintesi dal procedimento delle cosiddette lingue
volisintetiche che essa si fonda su di una Pfecffdfte
alisi. La connessione che qui avviene non una_sempl1ce
sione, non un compenetrarsi di elementi opp0Stl, ma Pre'
ppone questi stessi elementi opposti e la loro netta separame e distinzione. Con lo sviluppo dei pronoml P1'5_na11g
ll*espressione lingustica il campo dell`essere s0g8mV S1
292 imzre
Pm. :A _ FE"
oiviizNoLoc1A narra, Foiuvii 1_1N;US1-CA
III. - IL LINGIIAGGIO NELLA FASE DELESPRESSIONE INTUITIVA
chiaramente di'
.
_
via nella essione idmlo dalbcampo cien essere Oggemvo tutta*
e \-er o proprio le esptessioni dell'es5e1-e
S0ggEttivo si racol gono in
- una nuova unit
. con
_ qusavrimone
_
que 11 e dell'accade
' la
namee>el;i;t;tg(t:.SSec
si trovacspressa
11-dente dell*io1. Il simbolismo fonetico serve qui ad esprife quel fondamemale processo spirituale che si manfesta
n chiarezza sempre maggiore nella formazione del linguag1; esso mostra come l'io Colga se stesso specchiandosi nelzione verbale e come solo nella sempre pi precisa elabogione e diffefenziazione di questa trovi realmente anche se
consiste nell'i
9). iltua C propno questa moblitih (3553
_
mP0ssibilita di venir ssata altrimenti che in un
caso singolo
1_ Tuttavia
,- tanto Pespressione
_
temporale quanto l'e
'
luzione del linguggi vienn rarjn e una neta che nell evo.
per quanto guarda la detemnlulita drelativamente t`ard_i`.
risultato chiaro2; pm- quanto ri unl e tem_PO> C10 f lfl
passaggio graduale che qui ha lo 0a<1 ratppiqcon 119' 11
1-ando la maniera in mi alcune Jin g :TP10 c iarire cor1side_
811 1StLI'1guono l espressio transitiva d
- .
_
Puratnente fonetiea guapa lntrangtlva L, anche con mezzi
tiche il verbo int-cansitivo
L .C351 per
esmplq ln diverse
lmguenon
Semi'
amv
o semipassivo,
che esprime
un
ln cu 1 Si' vuole
.
.
.
indicare
unattixitat libera
e indi-
p _ \0 sg.
1 Di1.LM,iNN, tlsiop. Grammar., p. 116 sg.
_1
CA1>1ToLo IV
LA LINGUA CO_\iE ESPRESSIONE DEL PENSIERO.
LA FORMA DELLA COSTRUZIONE DEI CONCETTI
E DEL-LE CLASSI NEL LINGUAGGIO
l. LA FORLIAZIONE DEL CONCETTO QUALTFICANTE
Il problema della formazione del concetto segna il punto in cui logica e losoa del linguaggio si toccano nella maniera pi intima, anzi il punto in cui esse sembrano onders
in un'unt inscndibile. Ogni analisi logica del concetto sembra in denitiva condutre ad un punto nel quale la considerazione dei concetti si converte in quella delle parole e dei nomi. Il nomnalsmo conseguente riduce i due problemi ad uno
solo: il contenuto del concetto si risolve nel contenuto e nella funzione della parola. Cos per esso la verit stessa diviene una determinazione non tanto logica, quanto invece lnguistica: vertax zz dicta, non in re corzsirtt. Essa concerne
una coincdenza che pu trovarsi non g nelle cose n nelle
idee, ma si 1-'Lferisce esclusivatnente alla connessione dei simboli ed in particolare dei simboli lingustici. Un pensiero
assolutamente puro , un pensiero senza parole non conoscerebbe la contrapposizione di vero e falso che si produce
N \O\
Pure 11 INIA
. _ FLNONNOLOGIA
E
297
*ii
299
300
sentazioni singole presupposte come note; alla ne di questo lavoro logico star dinanz alla sua coscienza quello stesso contenuto che noi volevamo comunicargli. ln che cosa invece conisista l'azzurro in generale che noi pensiamo nellazzurro chiaro e nell`azzurro scuro o in che cosa il colore in generale che noi pensiamo nel rosso e nel giallo non si pu certocriiarire per questa via. ..Ci in cui il rosso e il giallo
coincidonp e per cui entramhi sono colori non si pu separ'are da cio per cui il rosso rosso e il giallo giallo; vogliam
uire che non si possono separare in guisa che questo elemento comune costituisca il contenuto di una terza rappresentazione che sarebbe di genere e di grado eguale alle due messe a ralironto. Si percepisce, come noi sappiamo, sempre e
solo una determinata gradazione singola di un colore, solamente un suono di determinata altezza, intensit e timbro. . .
Chi cerca l'elemento universale del colore o del suono 0 si
301
cger sempre di avere davanti alla sua facolt di intuizioin determinato colore e un determinato suono, solamente
.mpagnato dall'idea secondaria che ogni altro suono e
altro colore ha lo stesso diritto di servire da esempio invo dello stesso elemento universale che rimane non inile, o la sua reminscenza evocher molti colori e suoni
dopo l'altro con lo stesso pensiero secondario che non
ati elementi singoli in se stessi sono pensati, ma l'elemeni essi comune che per s non pu esser colto in una inone. . .Parole come colore e suono sono in verit solo
azioni abhreviate di compiti logici che non si possono
vere nella forma di una compiuta rappresentazione. Con
noi prescriviamo alla nostra coscienza di rappresentare i
ili suoni e colori rappresentabilj e di porli a rafironto, di
ere per in questo rafironto Felemento comune che selo la testimonianza della nostra sensazione contenuto
isi, ma che tuttavia con nessuno sforzo di pensiero pu
e realmente sciolto da ci per cui essi sono diversi, n
essere elaborato in modo da formate il contenuto di una
fa rappresentazione ugualmente itituibile 1.
Abbiamo qui esposto in maniera particolareggiata que-
ottrina di Lotze concernente 1' universal@ primo perassa, rettamente intesa e interpretata, pu diventare la
fe per la comprensione della forma originaria della forone concettuale che domina nel linguaggio. Di fronte a
to problema. la tradizione logica, come appunto mostrariararnente le osservazioni di Lotze, si trova in un partie dilemma. Che lo sforzo del concetto sia rivolto sempli-rite verso Puniversale e che la sua funzione debba conte riel raggiungere rappresentazioni universali resta ptr
saldamente acquisito; senonch risulta ora che questa
azione, la quale in se stessa la inedesima dappertutto,
pu essere ovunque appagata nella stessa manierai Debpertanto necessariamente venir distinte due forme del:ersale: Puna in cui esso dato soltanto, per cos dire,
citamente, nella forma di un rapporto che i singoli COHi presentano; l'altra in cui esso si presenta anche espli1 Lorze, Logik, Leipzig 18805, pp. 14 sgg., 29 sgg.
dera nuovamente le determinazioni prittilrrsa ita; ll 001181conduce come se fossero esse stesse univ lel? Sul ll concetto
.
,
.
er
'
siccbe per lui ora vi sono non gi due f Sa -ita primane, e0_
unziom caratt ' '_
che del
conc etto,,_ berisi' due forme di- universale:
un tt I.BUSU,,
e un secondo ' unwe,-sale . Ma ana su a se
P .1m
.
risulta che queste due specie di universal h ssa esposizione
ben poco oltre il nome, mentre invtce menea lanno m comune
logica sono distinte in modo rigorosissirng fr?
t tu 1' a
to di sussunzione, che la logica tradizon
H atti 1 mppor'
la relazione costitutiva mediante la quale if C_0nsidera` come
O al particolare, ilgenere alla specie e a Lu C 1382:
applicabile ai concetti che Lotze indica 1 mlgldlil' non .C
vefsale . LazZun_0 B
dprlm -11111.
re a cui una certa cosa appartiene, ma prende lea genqualche carattere singolare che viene colto nel coinmlosse dai
un contenuto intuitivo. Il lavoro dello spirito nonp essi? 1
net subordinare un contenuto a un
consiste
lfm, ma- nel- fatto .Che
questo contenuto come totalit`
subi sce un u 1 teriore
- ' specicazione
.
_ a Cffncret,
in quantomamindifferenziata
esso un deter.
305
t
l
3, p. 42.
304
.___/-
cernente gli 0gget:
terminata prexfalqplessivo, dalla (lijpife
(jggttl.
procedmento ch@ il
singoli fenomennei
pu mai pretennlglon
si esprme nelleehe
la soggettivit gzdire
fatti come le lir_ Inpunto di vistzglare
parte una conc-Pitra
2 Un tenta;.
sta impresa e Sta@ qm,
zioni straordmar;1_S,._,_
505
nella quale in parte ha dei punti in comune con la con:zione del mondo della conoscenza scientica, dell'arte e del
lito, in parte se ne distingue.
Dalla forma stretramente logica della formazione con:ttuale si distingue la formazione concettuale lingustica anitutto per il fatto che in essa non mai decisiva esclusiva1ente la tranquilla considerazone e comparazione dei conanuti, ma invece la semplice forma della riessione qui
fsempre compenetrata di determinati motivi d i n a mici ;
ssa non trae la sua tendenza essenziale mai solamente dal
mondo del1'essere, ma sempre ad un tempo da quello del'azione. I concetti linguistici si trovano ovunque sul lmite
:a l'azione e la riessione, tra il fare e il contemplare. Qui
ton vi semplice class-:azione e ordinamento delle intuiion secondo determinati contrassegni oggettivi, ma si estrinirca, proprio in questa oggettiva comprensione, sempre ad
n tempo un interesse attvo al mondo e alla sua formazione.
Herder ha detto che per l'uomo la lingua originariamente era
k stessa cosa che per lui era la natura: un Pantheon, un re;1o di esseri animati in azione. Il rispecchiamento non di un
mondo circostante oggettivo, ma della propria vita e del proprio agire ci da cui eettivamente la visione del mondo
gropria della lingua E: determinata nei suoi specici tratti fon-lamentali ed essenzal come la primitiva visione mtica del; natura. Poich la volont e l'azione dell'uomo si indirizza1:- ad un unico punto, poich la coscienza mira e si concenra su di esso, l'uomo diventa per cos dire mature per tale
IOCGSSO. Nella corrente della coscienza, che altrimenti semlra trascorrere in maniera uniforme, sorgono ora gli ahi C
lrassi di un moto ondoso: si costruiscono singoli contenuti dinamici intorno ai quali i rimanenti si raggruppano. E con ci
nlarnente preparato il terreno per quelle coordinazioni su
:1i poggia Pacquiszione delle note logico-linguistiche di
igni genere e la connessione di esse in determinati gruppi;
pasta cio la base sulla quale si pu costruite la formazione
nguistica qualicante del concetto.
Gi nel passaggio dai semplici grcli, che ritlettono dell: sensazioni, alla esclamazione si rivela questa tendenza E3'
terale della formazione linguistica. Uesclamazione pu an,' _ c^55m*1H Filnra delle fc-rr:e smblrbe. I.
307
limiti di questa COSCGHZH G non avrebbe alcuna capacit di superarli. Dal mondo rappresentativo e fonetico d un soggetto
a quello dell'altro non sarehbe stato mai possibile gettare un
ponte. Ma poich il fonema non sorge nel'att.ivit isolata dell'uomo ma nella sua attivit sociale, esso di conseguenza possiede n dal principio un signicato veramente sociale, un signicato universale . La lingua come sensorizmz commune
ha poruto originarsi solo dalla simpata de11'atf.ivit. E stata Yattivit comune indirizmta ad un ne comune, stato il
lavoro dei tempi primitivi, dei nostri primi proge xitori ci
Kia CU SOHO SOII 1 liguaggo e la vita della ragione.. . . Il fonema nella sua genesi Pespressione che accompagna l'attivit sociale, Pespressione vogliarn dire di un pi accentuato
sentimento comune . . .Per tutto il resto, per il sole, la luna,
l'albr0 6 1'Hma1, 1U0mo e il bambino, il dolore e la gioia,
il cibo e la bevanda, mancava assolutamente ogni possibilit
di una concezione comune e quindi anche di una comune deHOITIJIGZOQ; S012I'f1HI Yattivit sociale e non Pindividuale
lu il terreno saldo e irnmutabile sul quale la comune comprensione pot sorgere . _ .Tutte le cose enti-ano nell'orizzonte
;:ben
1 Cfr- I-AZARUS GEIGER, Urrprung und Entwic/elung der menxcbSprache und Vemmxt,
- voll. 2, Frankfurt am Mein
' 1868;
Lunwrc Nonu, Der Ursprrmg der Spmcbe. 1\-'Iainz 1877 (in par-tico
lare p, 323 sgg.); Logos-Usrpnmg und Weserz der Begrie, Leipzig
l885, in particolare p. 296 sgg,
308
tuttavia la considerazione della f 0 r m a e m p i r ic a delle lingue mostra quanto esse siano profondamente radicate
nel campo dellagire e del fare come nei terreno che le ha
nutrite e generate. In particolare questa connessione appare ovunque chiara nelle lingue dei popoli primitivil, e le
lingue civili la mostrano tanto pi chiaramente quanto pi,
trascendendo la sfera delle loro parole esprimenti concetti
generali, si guardi allo sviluppo che esse subiscono come particolari linguaggi tecnici nei diversi campi dell'attivit
umana. L`Usener ha indicato che nella peculiare struttura di
questi linguaggi tecnici si esprime un elemento comune che
significativo sia per la tendenza mostrata dalla formazione
dei concetti lirrguistici, sia per quella mostrata dalla ormazone dei concetti mtico-religiosi. La sfera degli di singoli
della mitologia cos come la sfera dei nomi singoli individuali e particolari sarebbe solo gradualmente superata in
quanto luorno passerebbe da attivit particolari ad attivit
pi generali e ad un tempo con questa crescente generalit
del suo agire si sarebbe acquisita anche una coscienza sempre
pi generale di essa. Dall`estensione dell'agire sorgerebbe la
elevazione a concetti linguistici e religiosi veramente universalia.
Il contenuto di questi concetti ed il principio che determina la loro costruzione diviene perci completamente evidente solo quando accanto al loro astratto signicato lo gic o
e a base di esso viene compreso il loro signicato t e l e o 1 o g i c o . Le parole del linguaggio non tanto sono la riproduzione di determinazioni permanenti della natura e del mondo
rappresentativo quanto piuttosto caratterizzano le direzioni e
le linee direttive dell`atto del determinate. Qui la coscienza
non sta passivamente di fronte al complesso delle impressioni
sensibili, ma le compenetra della sua propria vita interiore.
Solo ci che tocca in qualche maniera l'attivit interiore, ci
che per essa appare significativo , riceve anche nel linguag1 Cfr. specialmente un articolo di Mt-IINHOF, ber die Eimuirkung der Bexcbftigung au die Spracbe bei die Bantrzstmme Afrikaf, in Globus LXXV (1899) p. 361 sgg.
2 USENER, Gtterfzamen, Bonn 1896, specialmente p. 317 sgg.
309
gio Fimpronta del signicato. Se perci stato detto a proposito dei concetti che il principio della loro formazione va
indicato non come un principio di astrazione, ma come un
principio di s el e z io n e , ci vale anzitutto per la forma della gsrmzione dei concetti nel linguaggio. Qui non vengono
semplicemente ssati e provvisti di un contrassegno fonetico
che serva per cos dire da marchio, distinzioni gi presenti
nella coscienza e date dalla sensazione o dalla rappresentazione, ma vengono tracciate per la prima volta le linee di separazione all'interno del complesso della coscienza. In virt della determinazione che 1'agire subisce in se stesso sorgono gli
elementi deterrninanti e gli elementi dorninanti dell'espressione linguistica. La luce non penetra semplicemente, provenendo dagli oggetti, nella sfera dello spirito, ma si eonde progressivarnente dal centro dell'agire stesso] e solo cos trasforma il mondo della sensazione immediata in un mondo illuminato dallnterno, in un mondo avente una forma per l'intuizion@ e per il linguaggio. In questo processo la iormazione del
linguaggio risulta affine al pensiero mtico ed alla rappresentazione mtica pur conservando d'altra parte di fronte ad eSSl
una tendenza indipendente, una linea direttiva spirituale ad
essa peculiare. Come il mito, anche il linguaggio parte dall'esperien2a fondamentale e dalla forrna fondamentale dell'operare personale. Ma esso non tiene legato il mondo a quesunico punto centrale, in modi infinitamente Vfi COIHC fa
il mito, ma gli d una nuova forma nella quale esso si contrappone alla semplice soggettivit della sensazione e del sentimento. Cos in esso il processo del vivicare e del determinare si compenetrano sempre tra loro sviluppandosi in un'u1 Come esempio di questo processo si prenda ci che BRUGSCH
rfefise a proposito dc]l'antica lingua egizia in Religion' tmd Mytho-
- c
. .
.
'
l
ca unita
spirituale'.
Solo in
questa duplice
tendenza da1l*in-
311
terno Verso
~
'
,-in questo isso e riusso
.
ISUHO
c viceversa,
d ll0 SPITIO
' ' Sl stabiliscono
- . la forma che la deli-.
per esso sia
m1taZ10I1 della realt interna ed esterna.
C0" tutto QUSIO pero E: stato inizialmente costruito
solo, df10
u
.
Sfhma astratto della formazione
de.. concetto, per
cosi f
i 11' C Stata soltanto disegnata
. senza che
siano
la comice
H gm aPP3fSl 1 tratti singoli del quadta. Per arrivare
ad 11112 piu esatta concezione
.
_ si. deve
di. questi. tratti. singoli
SC 811 it@ la maniera
`
' cui- la hngua
in
a poco a poco procede da
una concezione P uf amente qualicante ad una concezione generali
- - alluniversale
.
.
be
_
zante, dal concreto sensibile
generico
si con
- . deilconcetti
.
. nelle nostre
evolutefflgl
fcoifliiiiazione
lingluistica
pcpoh primitivi S icconquel 3. che avvienelnelle lingue dei
denmuizione fzmanqa irnlme iatamente .chiaro il contrasto
contrassegnate dal fatt enga? Queste ultime sono ovunque
tezza intuitiva ogni coo c e ssano nella magglore determina.
Sa, ogni evento, ogni attivita che designan@ C CCFCHIIO di esprimere nel modo pi chiaro tutte le
du 1'
'
\
. 1 Questa
orse seguira
' con la. rnassima
`
chiarezza
n H f P1C@ Via _P un essere
_
cio; il
C E Ofme che lespressione linguistica :lel1'altivita stessa,
\
.
.
.
penetran'flfe=1CfqU1S_ta nelle lingue essive. Ivi si uniscotio e si comU _
`
f nel
verb
_
unzioni' in
apparenza del tutto diverse,
giacche
zione? ; Ipllnp nf mqdp evidentissitno' la facolt di oflva'
elemento acccnna, i Hacobt di personicazione, dall altro. A1 Primo
immediata ddr ito
dt, il quale vede nel verbo lespressione
S010 E medesimo mo pirituale del porre sinteticameiite . _Con up
Cam al Soggeno Senonteco esso unisce mediante lacssere il PrediConvene in un gire vi c esserex che con un energlco predicato si
._.-~
312
.' nino
v_ _ U Lmgu comi; |:srREss1o.\1E DEL P1:\S
313
Nel complesso, come evidente, non si tratta dellfoccasionale ed esuberante sviluppo di una Sifgff' tendenza Mm;fia, ma qui si esprime una forma originaria ed una ten el?za fonciamentaie della formazione concettuale la quaef ar.lC e
dopo che la lingua in generale 1'ha oltrepassate, contmuca
spesgo ad essere chiaramente riconosc1b11e_1n Cefff Sue su
:essive conseguenze. Come consgueflze dl talgnre 5011.0
mui interpretati particolarmente quei fenomeniea stolriita
:lel linguaggio che a partire da Hermann O5fh S1 el SP I
gue semitiche, risulta che qui il modo di formazione delle parole ellettivamente rispecchia una tendenza generale della formazione lingustica dei concetti. Certo di una tendenza individualizzante "` originaria dfcihnente si pott par-lare in
senso rigoroso: infatti ogni d e n o mi n a 2 io n e , ancoreh
concretamente concepita, di una singola intuizione oltrepassa la sua concezione puramente individuale ed , in certo senso, volta in senso opposto. Ma comunque una gener-alit di
diverse clmensioni che si pu esprimere nei concetti del linguaggio. Se si immagina il complesso del mondo dellntuizio1 CURTIUS, Grumz. der Griccb. Egfmologie 5, p. 98 sg.; per Fargomento nel suo complesso v. OST1-|o1=r, Vom Suppletivwesen der indogerman. Spracben, Heidelberg 1899.
315
_ .
-llh
_ nar ii=.NsiEizo
iv. ~ LA i.NcU.=i comia Esi>REssio_\i=.
317
318 Para
~ muiM
- 1=ENo_\m~io1_oc1A
.
_
[ Stes in 6552 sqlpgtnlrconiiesione dei contenu.
tivo del concetto; in esso inoltre Si nSif ire, i_l`lato svoggep
cetto rappresenta come problema Inf atf Csta cio che il con_
la scoperta del problema del Coc a ti anche storicamente
etto e consistita nel fatto
che, invece
di accogli ere le es
_
' ' - cetto in modo definitivo Si impressioni linguistiche del con_
le come q U e S t oni 1,0 g i carolaxwalutarle e ad intender_
concetto: 'ri crt ha qui la S
e' . .esprsslone socmtlca del
ua origine: 'induzione
'
'
te la quale Socrate __ co
med.iari_
nduce al concetto consiste
- questo,
in
del resto m olti' di' tali
_ 1 C-he
_
.
_
_ _
agh alt* SfSS risalgano a Parolesussl dasslcamfl, Srmilmente
cose innegable (f _o
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1 campo del-le h indoeuro. rato etimcso
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0SServazioni nel Grumirss del Birnlv pamcolgnl V' 1" POPOSO le
pasrm,
MN* H .~ PP- 184, 582 sgg. e
'1
319
2 si parte dalla provvisoria e presunta unit della forma delparola per raggiungere in base ad essa la determinata e deitiva forma dei concetti logicil. In questo senso anche le
ardinazioni e le classicazioni del linguaggio racchiudono
s, proprio nella soggettivit che inevitabilmente loro
rrente, al tempo stesso una certa ide alit, una certa
idenza verso l'unit oggettiva dell' idea .
, DIREZIONI
320
2]
-Per 1- glam
S>l1pPer
ci ingen
che concerne
lubicazioistenti
ln Podn
o omo
lpfllnokelingue
americane,
per
1 la positura, 1
d. una M01a a una dass@ te.
emilio. lappartcnenzl 1 tm na wa designam E pensam
inatadal fatto ched ogge me C(;ricato2- Mentre qui ha
'me mm* Cog: S? o ooggetti secondo certi caratteri
8_ una Class. cazlo dirm e intuitivo, 1m'altra se ne preie si colgono in me
ioso rncipio indte I t O di
nm l.a.quale- un [zm un wd-ina ilpcomplesso delle cose alle
zdclivision, in quaxlnarin virt delyappartenenza a da.
embm' de coql liaccoglie nei diversi gruppi che la lingua
mia dl qusle
~
ui lo stesso motivo che abbiamo gi
Sll-la S1 ncn_S q- nf tujzione spazale mediante il
comraio ne] custiwlrsl' C
certe rimarie denominazioJguagglo e-nella iormazione li distinone delle sue singole
.spaziahz 11 corpo unano e' ai 6 necessar fondamenti deL
te gamba,
Ve
ente
2 que darrto_ fiiientzile
. . i Slgfl
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mo 1-ipartiti in deterrnmate classi, in generi ba
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ENONIENOLOGM DELLA Fomxm L1N<:u1s'ncA
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cora completamente legate a sostt-ati ma
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Sgglemm*
-I
323
luogo e di direzione venisse trasformato in 1n'unit chiue tuttavia in s difierenziatal. In queste sufldivisioni di
ssi sembra quindi che si dimostri gi un impulso, una ca:it per Yorganizzazione, che anche dove l'0ggetto
sso si mantiene ancora del tutto nell'arnbito dell'esse1-e intivo, conformemente al proprio p rineipio si spinge g
tii l di esso e rinvia a nuove e peculiari forme di sintedel diverso, di cui il linguaggio dispone.
Si verca qui il fatto, certamente fondato ne11`essenza
ssa del linguaggio, che ognuna di siffatte SHICS Clom:a non gi esclusivamente da punti di vista teorici, ma da
nti d vista immaginativi e che quindi anche la formane di concetti che ha luogo nel linguaggio " risulta essere
gran parte non tanto una funzione di confronto e di conssione di contenuti della percezione, quanto PUIIOSIO una
tzione della fantasia del linguaggio. La forma in
i vengono prodotte le serie non mai determinata soltandallbggettiva ` somiglianza" dei singoli contenuti, ma
:ue il carattere delltnmaginazione soggettiva. I motivi
de il linguaggio viene guidato nella forrnazione delle sue
issi sembrano quindi ancora molto aflni. per quel tanto
e ci e consentito di farcene un'idca, alle primitive e mic h e forme concettual e suddivision di classi? Anche qui
dimostra che il linguaggio come forma spirituale e com:ssiva si trova al limite fra il mito e il logos e che (l'altro
:o rappresenta il punto intermedio e la mediazione fra la
nsderazione teoretica e la considet-azione estetica del mon|. Che anche la pi nota e pi frequente forma di classifizione opetata dal linguaggio, e cio la distinzione dei noi in tre generi , maschile, femminle e neutro, sia com:netrata di siifatti motivi per met mitici e per met este:i si rnanifesta ancora spcsso, in modo irmegb1e mill@ SH-W
ile applicazioni di questo principio. Proprio quegli studio-
1 Cir. ir. proposito Yesposizione del sistema dei pressi loca- delle lingue Bant in MEINHOF, Bmaiugramfzftik, P- 19 sgg.
2 Maggiori particolari su questo punto si trovano nel mio scritDie Begrifform im ;y:;z`:cben Denken ( Studien der Bibliothek
ai-bm-g. I), Leipzig 1922.
3-24 'mire
ram A - FENoMENox.oGm n
^
:rra rom-A rmcursnm
si che al vigor-e e aIl'auteZ2a del',L
1. . 1 .
univano la massirna pr-0f0,1t\ aga [S1 0g.1c9_grff]matcale
stica hanno perci Creduq; di a e Ilezza di intuizione arti.
pi-are qui nella sua vera fontepilrrihlimrllefr cos 'dim
er oncetti nel .
_
ormazrone
stinzione dei genl;iliglr1:e%:l(l.nJ2koi) lnmm fa defivaf la dimento del sesso naturale Irafln Ouropee da un trasferi.
cato gi nel pi primitivo Stadilmnl ehe si sarebbe verr.
maschile e il femminile ma a lu) il a hnguaI Non, 501 il
a siatto cominciamerito natllcta ,, xielmo ene nPa
origin? viene cercata nel concetto l lomt quanto la su? vera
_`
C I C 111-
emrnini-
_,;
S alflla C C
. teorie
.
anche remate varie
1 BRUGMAM: m
* ~--Y F77.f
`
.
nrfchm Spmchfz. in << Tclhriyalmbre Gel@-lfffbt ln den zndogerm-
sdmfr IV) D_ mg GH
T5 ertschr. tur allgem. Sprachwissen~
Se- ' C * I. an Ch@ hne
- ~ vgl. Grazmat., p, 36]. sgg.
__,_
ui|~. un
armedie che riportano la formazione del genere grammarle in parte al contenuto intuitivo e in parte all'elemento
male, cercando inoltre di delimitare recprocamente il
npo dellnuenza dei due fattoril. Certo per il problema
sta alla base cli tutto questo poteva essere colto in tutta
sua importanza e la sua portata solo dopo che, in seguire
'estendersi della ricerca glottologica oltre la cerchia delle
gue indoeuropee e semitiche, risult sempre pi che la <i
zione del genere, quale si verica nelle lingue indoeuro; e semitiche, solo un caso particolare e forse un residuo
distinzioni classicatorie molto pi ricche, molto pi rigoe e perfetre. Se si parte da distinzioni come quelle che
ro offerte particolarmente dalle lingue Bant, appare cerche la distinzione del genere nel senso di sexus rap:senta una parte relativamente modesta fra tutti i mezzi
cui il linguaggio si serve per esprimere distinzioni ge-iche e che quindi in questo campo pu essere considea soltanto come una direzione singola della fantasia linguira, ma non come il suo principio universale e unico.
'atti un numero notevole di lingue non conosce assolutante la distinzione dei nomi secondo il genere naturale 0
ondo qualsiasi analoga riferentesi ad esso. Ivi il genere
schile e il iemminile non vengono di solito distinti negli
eri inanimati, mentre negli animali vengono indicati o mente parole particolari o in quanto ala denominazione ge~
ale della specie animale si aggiunge una parola che conne la particolare indicazione del sesso. Anche nel campo
.ano compare questa indicazione, poich per esempio un`eessione generale come fanciullo o servitore mediante agnte di tal genere viene trasformato in modo da significaglio e glia, servo e serva ecc?.
1 Cfr. per es. B. WILL4ANNs, Deztxcba Grammatik, III, p. 725
2 Questo procedimento che si trova anzitutto nelle lingue ugroiiche e nelle lingue altaiche, delle quali nessuna conosce un'in~zione del genere nel senso delle lingue indoeuropee, molto dit
anche altrove. Per le lingue altaiche v. per es. BOETHLINGK, Die
:che der Ialeuten, p. 343 e ]. _l. Scm/nr'r, Grammar. der mongol.
ache, p. 22 sgg.; per altri gruppi lingnistici v. H. C. v. D. GA
326
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1 totalita. Per le feg
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' e
e _distinzioni
concettuali
che
vonoforma
di- pressi
cas si , llo
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ana tom.
C/\1>1ToL0 V
'I
I
1 Cir. Yesposizione della s in I a s si della lingua Bant in MEINHOF, op. cit., p. 83 sgg. La stessa cosa vale per la maggior parte delle lingue indiana, cfr. POWELL, Inirodurt, lo I/Je Study of Indian Larsgusges, p. 48 sg.
,.
Dalla sfera della percezione sensibile a quella dani
fzione, dallntuizione al pensiero concettuale e dia qH_Sf0
giudizio logico conduce, pf q1111U0 figuafda la flessoe
tico-gnoseologica, una via non nterrotta. Lei critica h la
noscenza, siccome percorre qua V1 Qu lgnora C e S
lgole fasi di essa, per quanto nella riessione p-0882110 e
re nettamentc distinte fra loro, non vanno considerate CT
e dati della coscienza indipendenti c PYV1 dl rapporti
Li rispetto agli altri. Ivi invece non soio1'e1ernent2 pl
-.nP1esso racchiude in s il P 5emP1C_1e1emem0 Still
ssivo il precedente , ma fhe fC1PfOCar[.lente 'qu' '
preparate e Eondato in quS0- TU 1 Pmu costmi lx
e formano il concetto della conoscenza sono in un recprlll
Lrapporto fra loro e si riferiscono fa1i2_1,In_I Comun? em
noscenza, all' "' oggetto ": un`21H11S1 P1}1 Uofosa puo ?ua1_
gi scoprire in ognuna di esse il rifenmento a turte e i
2. La funzione della semplice sensazione C PfCez1(_)e_Ciu
r1 si coilega soltanto con le fondamentall fnnzioni m
llettuali del comprendere, del udicare e del mglonare, nil
gi essa stessa una tale funzione fondai11entaie; CSS? CEU;
:ne in maniera implcita ci che coi_s1 manifestz III he
una consapevole e indipendente. Ci si deve _att_en_1ere lore!
che nel linguaggio si vericbi la stessa inscrndib e co rio
ione dei mezzi spirituali con cui esso eostru1_SC_C 1 Pioari
nudo, che anche qui ciascuno dei suoi motlvl palinct ta.
:chiuda gi in s Funiversaiit della sua forma 6 21 0
232
lit s eci
'
-t
M UNGUISTICA
11 osoa del_11nguag_
tutte
- dallanalisr
._ empirico-psicologica.
.-`. _ iifigi;1flrito'1]
H ln
pensim
e di mt
1. linguaggio*
sm cossirpaitl
Anche2 que.
come uno dei s -p].0r.1m della iraseflspetto ana PH012
la
stessa concludigl
pm important!
e.pl
risukatisA1'
le sembra
mostrarpeolpldplecll
stloria
delSicuri
linguaggio,
la qua.
rola dal complesso cua rase l 2_Pa.rars1 della singola Pa_
2 POGO 8 poco e che nelle primitve formazioni Hngistighg
m3CaH0 q uasi del llltto 4 _ Anche in
- questo il- linguaggio
.
_ 51_
m
1 Imrod `
u ,-
- Ger. .S`c.':r. VII 1, 72 sg-S
ch. specialmcnnic-nelI\~u1-Werk,
m
2 Cf sopra, p. 12;
3 _Questa priorna
1 'I
V mg.
H ' " uene
sostenuta, oltre che da Wundr, Ln
o particolare da O1"TMAR D11-1-mc G.
--
logre, 4I Cfrl
(1993pr 6 Egzelirz
.
fudzuge der (1913).
Spracbprycbaderd.ip'ac_/Jpsy-chologie
Science of Lmgmge I P 11110111
.-U CE, in Introduction to bg
S3-'max der Indogemiani SpfaC1;z8,Iome5P\1< B. DELB1i_,"cK, Vergl.
1P01isintetiche non si poissaiin gexere -fareieugn suidene Hnra a sin o
_
s mzione
dcolarmetelaqpllqa
e pgmleso
Sella rzlae,
e cosaqnota.
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par.
cane in Bo,\s, Hand00 of hp2 oi
S119 eIm!
e lingue
indigena
meri.
. merzc
Language;
I
_ 27
S-, 762
.
'
' '
,
Egg" 1002 sgg- e Pfl- A-C116 Per le lingue altaidh H.
\'{'I.\IKL1aR fa not-are che in esse si pervenuti solo in maniera incompleta alla vera unit della parola e che la parola diventa tale solo in
quanto fa parte della frase [Das Uralaltasche and :eine Gruppen,
pp. 9, 43 e parsinz) Anche nelle lingue fl ess ive si incontrano
i residui dell'-antica fase del linguaggio in cui i cortni fra la frase e
la parola erano ancora del tutto udi: cft. per es. per le lingue semiriche le osservazion di Br.oc1<ELMAr<N in Grundrin, II, p. L sgg.
- ...=..luum
I . ....
334
d l
ARTE
Pimtt
~
fx - me\1oMrNoLoc1A
L neu..-x Fonts tn:GU1s'r1c,\
'
'
.
. IS tracce dr una piu antica struttura agglutmante e anzi P er fino essiva.
.
, _
A questo nguardo,
si_ ritiene
J
.
S:=iSj1aP>1lfloP'1ife2%,<rrl1a11-cesfer
dilverse
ragioni lo sv11_1P}_Do del
te compiersi, sotto i ngostmoernp m cui sembra similmenj
essione a uno Stadio di reloccnl, 1 Passaglod da una fase di
_, _
atlva mancanza di flessronel. Ma
ancora P tu 1m P0f'f2I1te dl- tali- trasformazloni
. . storlche
,
_
e_ la circosranza che an the la* dove
, 11
- carattere di. lingua
.
.
isolante
si_
deniti
'
.
_
1_ Wfmfl aermato non si ha aatto il passaggio alla
semp ice asse
'
.,
.
. _
t .
nza dl f_0f1`H , 211121 proprio qui, rn una maCrla a
ar nt
_
`
pp C emente flbu. L1 potere della forma si puo anco:a manifestar e nella maniera
- chiara
_, vigorosa.
.
piu
e piu
Infatti lzisola mento in
' cui- si- trovano le parole le une rispetto
'
- valore e ll. senso ideale
.
3 ll 3 l fl` non distrugge
aatto 11
del%2gfi;;r>I1ti1=;1 lllla frasel, fino a che i diversi .rP_Porti
la Conocazione di ue te sm? 6 parole vengono indican dalt
Suni particolari pr s e an ' senza che venano 1mP1egat1
lista puramente logico, per esprimere i rapporti grammatiSali. Infatti proprio in quanto rapporti che non hanno pi
issi stessi, per cos dire, alcun sostrato rappresentativo proario, ma si risolvono in pure relazioni, sembrano poter essere indicati con maggior chiarezza e precisione dalla posizione recproca delle parole, espressa nella costruzione, che non
mediante speciali parole e suoni aggiunti. In questo senso
gi Humboldt, il quale considerava per il resto le lingue flessive come l'espressione della forma perfetta e puramente
regolare del linguaggio, aveva detto a proposito della lingua cinese che il suo pregio essenziale consiste appunto nella
coerenza logica con cui in essa viene realzzato il principio
della mancanza di flessione. Proprio questa apparente assenZa di ogni grammatca avrebbe, nello spirito della nazione,
reso pi acuto il senso che permette di riconoscere i nessi
formali del discorso; quanto meno la lingua cinese possederebbe una gramrnatica e s t e r io t e , tanto pi in t e r i o rm ent e questa sarebbe presente in essal. Qui il rigore della
struttura gunge eflettvamente no al punto che della sintassi cinese e stato detto che in tutte le parti essenziali essa
non altro che lo sviluppo logicamente necessario di poche
leggi fondamentali da cui per via di deduzione logica si
possono ricavare tutte le applicazioni particolari?. Se a questa nezza di articolazione si paragonano altre lingue isolanti
di carattere primitivo _ quale per es. la lingua Ewe, che fra
le lingue negre oflre Fesempio di ima lingua puramente isolante - si vede subito come nell'ambito di un solo e medesimo tipo linguistico siano possibili le pi svariate gradazioni e le pi spinte opposzioni d forma. ll tentativo compiuto da Schleicher di determinate l'essenza della lingua secondo il rapporto in cui si trovano in essa significato e relazione e di costruite cos una semplice e progressiva linea dialettica in cui le lingue isolanti, le agglutinanti e le flessive
1 Humnotnr, Introduzione al KawiWerk (in Ger. Scbr_, VII
1 G. \', 11. G
.
,
,,,_ G,
_.
ABELENTL D sPYC'u'zssenscnat, p. 252 sg.; Chp_ 118 matkf P' 90 S; cf; anche B. Drtmtcx, Grzmdfragen,
vn 4 Sas-, 30 Stg-
'
hki-.tf
336
stiano fra loto in un rapporto di tesi, antitesi e sintesi* difettoso anche in questo, che ivi il vero principio della distinzione venne spostato, in quanto la forma molto diversa che
il rapporto di relazione e signicato pu assumere
nell'ambito dello stesso tipo non venne afatto presa in considerazione. Del resto anche la rgida distinzione fra tipo essivo e tipo agglutinante si dimostrata sempre pi inconsstente per Fndagine emprico-storica?. In tutto questo si
conferma anche per il linguaggio quel rapporto fra essen-
le-diee H, Piut, Pfifwii-iffz def zf<1b_.zjffb*i- }22_-_ un wnco composto Balvuvribi. nel .germanico
originario
wibolikzs,
che proE ' e poi,
'
'
Si che ha
priamente Signica it forma dpdonna
metaforicamente,
forma di donna. Fra un simile composto e il medio alto tedesco
lic/1, nel tedesco moderno Lezcbe vi e una tale d1SC-pl. 1_'iel signiam n da|1>n1z10_ e poi anche di forma fonetica, che ogni nesso e
`
. .
- - _
it
_
2 Cos per es. nel sanscrito il suisso -mayra risale originariamme a un sggmmivo (magiii : materia, materiale) e conforrnemeiite
22 - Ctsszucn, Filimja delle farm rin-ni'rl, I.
lelle parole. La sua direzione fondamentale e la sua legge possono invece essere colte soltanto nei rapporti della fornazione della frase; infatti se la frase come totalit la vera
Jortatrice del senso della lingua, in essa soltanto si posono manifestare chiaramente le sfumature logiche di questo
enso. Ogni frase, comprese quelle cosiddette semplici, rapJresenta gi nella sua forma almeno la possibilit di un'nIerna articolazione. Ma questa si pu compiere soltanto in
gradi molto diversi. Ora la capacit di sintesi pu avere il
iopravvento sulla capacit di analisi, ora invece la capacit
inalitica della distinzione pu aver raggiunto uno sviluppo
elatvarnente elevato senza che ad essa corrisponda Ln'ugua@ facolt di sintesi. Nel rapporto dinamico di recproca diJendenza e nella concorrenza delle due facolt nasce quella
the si chiama la forma di ciascuna lingua. Se per esemHo si considera la forma dcle cosiddette lingue polisinteche , risulta che in esse domina di gran lunga la tendenza
illa connessione, tendenza che si manifesta anzitutto nello
forzo di rendere lunit funzionale del senso linguistico
inche materialmente ed esteriormente in una connessione foetica molto complessa, vero, ma in se stessa conclusa. La
otalit del senso viene raccolta in una singola frase-parola,
.I1 cui essa appare ora come incapsulata, come avvolta da
Ln solido guscio. Ma proprio questunit dell'espressione lingustica non ancora una vera unit di pensiero in quanto
Ju essere raggiunta solo a spese dell'unive rsalit l0gi~
11 di questa stessa espressione. Quanto pi la fraseparola
iccoglie in s determinazioni modicanti, ncorporandosi inere parole 0 singole particelle, tanto pi essa serve a indi21re una particolare situazione concreta che essa cerca di renere esauricnternente in tutte le sue caratteristiche, senza
Qer collegarla in un nesso generale con altre analoghel. Conrariamente a ci, nelle lingue flessive si presenta, per esemJio, un rapporto del tutto diverso fra le due facolt fondaTtentali dell'analisi e della sintesi, della separazione e del`unione. Ivi gi la stessa unit della parola ha in s, per cos
1 Cfr. quanto stato esposto sopra (p. 311 sgg.) circa la fornazione concettuale nelle lingue americane; v. anche p. 288 sgg.
dire , up"
interna tension c com C Pure la sua conciliazione
._ _
e il
fettivamente un organo straordinariamente importante ed efficace per il perfezionamento del pensiero iondato sulla pura
relazione. Quanto pi questo pensiero progredSC, tanto pi
s deve formare in modo preciso 1'ai-ticolarst del discorso,
come (l'altro lato, proprio questo articolarsi del dlscorso reagisce a sua volta in maniera decisiva sulla forma del pensiero,
E lo stesso progresso verso una sempre pi rigorosa organcit, lo stesso passaggio dall'unit di un semplice aggregato all'unit di una forma sistematica si rivela se si considera, in luogo del rapporto della parola con la proposizione, la connessione delle proposizioni stesse nel linguaggio.
Nelle prime tappe della ormazione del linguaggio, a cui dal
punto di vista psicologico possiamo risalire, la Semplice p ara t a s si forma la regola iondamentale per la
' Sruttura ldella frase. Il linguavgio infantile appare domlato Comp etamente da questo principiol. Un membro del periodo sr dispone accanto a.ll'altro in una semplice gmstapposlzione, e
anche dove si raccolgono diverse proposizronl, queste rivelano un tenue collegamento per lo pi asindf1C0- LC Singole
proposizioni si possono susseguire come se OSSr0 disposte
5*u d un lo ma non sono ancora concatenate lntirnamente
tra loro e " connesse, in quanto non esiste ancora alcun
mezzo linguistico per indicare con rigorosa dlflerenziazione
come sono ordinate nella loro subordinazione. I gratmnatic
e i retori greci videro perci la cararteristica propria dello
stile del discorso nello sviluppo del periodo, in cui le proposizioni non procedono 1`una dietro Palm; in una successione
indeterminata, ma, simili alle pietre di un Volta, Si sostengono e si appoggiano recprocamente? Ma se E: cos, questo
stile della lingua ne rapprcsenta soltanto l'u1tmo e pi
alto prodotto. Non solo
dei _primi_ esso manca nelle lingue
.
_ .1.
tivif', ma anche nelle lingue molto evolute del popolt c1v11
suo superamento L
.
- a parola si form
'
chiaramente clistinti, ma al tempo sta medllmte due elementi
-
. _
- '
a a esignazione
- del' conc
emento
chemsepamblli
serve s O l O
nlllenf
E 1'1ferit1l'Lmo
all'altro
A u I1e clo
co legati
Oggcttiva
_ assolve 5mPlcemente letfto
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altro the
Si ne COMMPPOC
Prola
1n_ una
determinata categoria dmlmone.
dl couocarc UH
la
_pen,s1ero, a mdicarla
b _ 0 come goggctmv O
aggemV0 , 0 come ver_
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dlretto' Ora Plndice di relazionee ictmiefnento pm 0 men@
gola parola viene collegata con ili fm del (10216 la sinsi aggiunge pi alla parola in man-om? 655 della ffe, non
_
1
'
' .
1 la for
ma Puramente normale
'
Se s1 assume un atteggiamento
del hngugglo. Ma anche
fronti ch queste assolute un`t` C1' eivam E SCUCO Dei Con1 2 1 misura cos stabilite, rut.
tavia innegabile che nelle lin gl-le esslve
'
- stato creato efsia
_
g rtleva
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generale I -materna
e H forma
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lingue
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ma _ al di
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non avve nelle _ c osx'dd ette
Son?
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Jakuti ma; ff, Spectalmente nella lin 22112 nmca
- 'e
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cria e forma non sono afatto accostat - nen? lmguff
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h E Hi mamen ms'
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I lrr"* P" die, u af .
Spettlca fra gli Qggem ViC_ _ SCEHS0 nessuna distinzione pro.
llflgll rivela la capacit dindiin _0sSe'atr e 10 Sfdol. La
nel complesso della fra; lslguee e articolare le parti
sm failporto puramente Statima non flesce a ricondurre que.
un WPPOIO di recioroca
diPen
ccenza
a unconcettuale
mPP01'Io dinamico,
_
e a presen.a
Tn.-al-, Die 1\fIande.N-e,Xp,aCJ
VaJ us
arlo in modo esplicito come tale. Invece di una disposiziote straticata ed esattamente graduata nelle proposizioni se-Jndaric, vi , per esempio, un'1Lnica costruzione gerundiva
rquale, senza abbandonare la legge generale della coordinaione, serve a riunire un complesso di diversissime determilazioni e modalit del1'azione legandole fra loro in una strut'Jra salda_ ma anche particolarmente rigidal.
La forma di pensiero e di linguaggio che in ci si rivea trova la sua espressione negativa, ma non meno caratteritica nella mancanza di quella classe di parole che, come gi
ndica la denorninazione che i grammatici hanno creato per
sse, vanno considerate come uno dei mezzi fondamentl
lel pensiero e dellespressione lingustica concernenti la reazione_ Il pronome relativo sembra rappresentare 0mnque nell'evoluzione del linguaggio una formazoe Ifd
1, se si abhraccia con lo sguardo la totalit delle lingue, una
Gmm;m'
588- Nella lingua Eme, seojdo L Mamfab L-4"'
la princialp- 106), tutte le proposizioni Sbbord. ESTER-'WN (E108rate propriane`h2g$d]cq;u on Particolo l: shliiildeqiiirdliriiiilstldleo
' _
arti
-
'
ll-claningua hlrba le prcfdlolsiiliriioddiiaienon come ProPf>si.
casi the han m1_ e si presentano perci con le st v'0_no consrdej
1 T _no rsostzntwi IREINISCH Nulnzs r SSE mdmazlom del
Sembnmoesirnonianze particularmente, carattei-Jistiiclii
142)'
giacch
W510 Perdella
Proposizioni
ln efsfl
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minale lntte
chin ra struttura
frase unsecondariec
compless jgm
Sissi9"
natura,
mmm 1; St so e unitzrio, avente la funzione di 0 ]l cm-aitere dno'
to con un,' connessione di una parte avent aro a' PPI-Ire e soltra avant@ L1
e
carattere di sogg.
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Carattere
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1. dIQITI11
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3 1 B a frase o della parola aven'
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llca vera essenza dellnfrsnitezllailrrlrroy aa e m nodo .quasi
ponesc
ne, come nel mongolico. nel tungusg rr 1pme ene lingue
_
tunguso. _ .d 1'im rese'
_
B _lurco e nel _g1ap
genereSeposto
per tutto
ci
particularmente SV11Ul1Pato non vifosse
mn?tn Loma
U1 QUCSEO
Idioma
he ricord un nesso relativo o un nesso avente un aspetto rlHI\'0*lella lingua dei \Vr1abi la nostra proposizione subordinata ndocuro
rea si presenta invarabilmente e costantemente sotto la forma di una
fetermnazione accessoria alla maniera dei cosiddetti genitivi, ablativi,
3 44
Hlidiante
mmm 1-NGUIs'rcA
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ilarmente 11
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gmPPO
u
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C
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evoluzione d .
gro-nmco ~
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B u S ura.
l pmnom-1 relatm
. _ deriva
C Pfgredrto
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~ a dOnoscono van_ mussi
_
all mterro
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conmbuito
. nn
de1'0P1
_ che g1-mm
eterminar '
m
gone s foma
e 1lparticolari
fenomen0 3 a IU_ altre lm
. gue ven_0
relative
a : ff? med'1ante
rt
- .
come nomi~ osntl,' esse per vengonoPSe[:lle,
Prpos1z1on1
l'articol0 cletermin
SHUUVI,
tanto C h6 sono fatteC S50 utarnente
'
soggetto 0 0ggettoa_V0,
essefprecederc
dal
1 una0PPure
Pm possono
. .
e usate come
p0S1z1one
. .
duz`
Com un aP1>orr tm 109 0n la paro]
,, .
cnna relazione gi 1uSe\lbord1nazi0ne, mentr ilnntre ntroduce an_
d.1 msllzione delq
1, fnlho Slgmcafiv,
tsnirche Gmmmat J' J' SCHMIDT anche dalla slllrlm e' forme panl
Anc 111
Inffduziorle
lgnn
gus ubelafl [Tibe
aw'Wf'k
- C 121mdaent
. lingua K]
' (Ger
- _ t br. VII 1, p_ 2,3
_
rslatrve
_ cul
ah_ Hrnath,
'
_ nm_ Gac.~1 ln
'
_ 55)-
D-le melam_
2 ESCTHP
P- 657.
lclpmle 0 verbale:
S si tlo\a:guage
0 Partieolar
Melaner. Lvgzfzabe
L
PP.
202
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M-a' taisc
.YpracbSg1
de
y pl
PP-28)
86 CODRWGTON.
sgg., 98 SE
C 6' PP- 297, 423_
niblt di C0
. .
l0pposizrone
ecc 1<.N aU, e0n_Se3f1Za, l ordine di succession
to le con
_ '_ 6 antico indiano m
_
67
atino e il greco
Ire lingue tn j
1
.
mami vien Y _, esprimono mediante C _ P _mo uogo 11
nel suo U; qulrso mediante pl_nc0pg1unz1oru. subordi.
Pliamemo ene la composione nominaflle quar Lllimtato
1150 delle co
'
'
me 1
'
con Prticolal-.
e'
la Creu-lo
_
figore e Ch'larezza -t _
ne dl quella f
l'
_
C10 risulta 1nf_i_ne ne[_
cato fond
Ofma lnguistic
_ _
espressrone
' amefltale
' I'mea
a ch?
per 1] suo
dl cos $1 distingue
111
dr princi
' d Slfll-_
sione della sintesi e dl sostanze Per servire solglZl_l'a Ogm
su Nau,
U m e t ale al1'E
.
Spresgiudizio Ii? (lema CP11 l a la sintesi riesslolim del pum nes_
ggmnge PEI la Prima volta clll'
e S1 comple
nel
C nguaggi
la sua
p
1 << Les r 1 '
dela
- *"'S~<1ie
1 -wr-eme;
~
gue: mdp-en
1
_,,-,od t ,,
man
quale spiererpieff
in modo
alquznihacdlp
des dmlcqes
`
m
tempi1 remoti
Siaa la mancma
comspondenzao
iverso
da Brug.
_
_
_- .
_
3
_`
Ll cm campo di applCYce_1sute particellf aven Valomrrertendo che gm
esse non Sarebbem anazxone sarebbe stato per mr? 1 conglunzone,
mlnato rapporto di
C0_ra state ssate gon-,E es O lo VaSf_0 Cosicch
2 V - gl'l esempi
pincm
(Kuna ver8-l Grammatz
presS.'e dl
4'
6 H deterTHUMB, Handhzscb de WHITNEY' U4 Grammati; pi
3
._
Ianz
_'
Sg_
347
.
ngllllllion'
'
espflmefe la LB,u5f`
,_
' I I' ngO1'0Sament Cll?l.l'lI'f[3
loro, per
1 _
__
ln
'P-
45.
g' e
R UGMANN.- Grzech.
Gram.
attributivo il im
d particolar
i
P 0 'non ha- b1Sgn0_d1
essere indicate in
U10
nel 0gmppo
uraf0_fr1a1eEai1(z;i1t<,lnilingi1:g,o.
Cosl,, per esempio,
one e a parola mdrcante il
soggetto con la parola ind'cante 11
. predicato ottenuta
quasi'
'
- ,
Semlf mediante la 1 oro sem '
uifespressine coHE 4 1 21 crtta
- Phce
g1uStPPS1Z'0n@
grande
vuol dire << laC0S1CChe
itt
gfafld , e un'espressione come ig
.
sono un u
1
_
uomo vuol dire io
della cupula, main realt ngrno Cqmspondefre .al noslm uso
la sua funzione. Ivi 1' < ,, elaggmnlono 1 umversalml del
da un'analisi pi attent 8, 1_] senso
G c0P1_1
ha, come univerrisulta
di aunron
espressione
sale
che serva
. semplicemente
.
_
alla connessione , ma
inerente ad esso u n sens
'
-,
0 secondano particolare e concreto
Per lo piu di carattere spaziale O tem
,
te es ima
_
_ Porale. Invece dell'esseindic lesiIs:n1 rulezlon
S1 trova unlepressone the
quel momento. Di c0nse uegzm fluel luogo, m questo o in
ferenziazione nell'uso dig u a ene qm ad essercl una difdella diversa Posizion
q sta ppaeme copula a seconda
e SPa2lle cel soggetto o a seconda di
altre modalit int u1t1ve
' ` c
, .
mata una copula d_ 011 cul' esso e~ dato, cosrcche
wen@
.
1 `
rversa :ii seconda che il soggetto di cui
51 Pf 21 e seduto 0 go f1at e desto o dorme eccz. I n luogo
1 Cir. H. W V
ell'essere formale e del sgnicato formale della connessioe, compaiono qui delle espressioni intese sempre in modo
o meno materiale, le quali, per cos dire, recano ancora
1 s il colore di una realt singola data sensibilmem.
E anche quando il linguaggio progredito al punto che
irte queste determinazioni particolari dell'esistenza si racolgono in una generale espressione dell`essere, rimane anora sensibile la distanza che ntercorre fra ogni espressione.
er quanto estesa sia, della semplice es i s t enz a e l esse: come espressione della pura sintesi predjcativa. Qui
sviluppo del linguaggio rispecchia un problema che va molD al di l del campo del linguaggio stesso e che ha sostenu~
0 una parte decisiva anche nella storia del pensiero logico
lsoco. Pi chiaramente che in qualsiasi altro punto si
U qui riconoscere come questo pensiero si sviluppi si con
l linguaggio, per anche sempre c ontro di esso. A partire
lagli Eleati pu essere seguita la grande lotta che Fidealismo
erbo (gi) Che viene usato como espressione dell'essere copulativo in
ealt una particclla dimosxmriva che indica Fesser qui o Fesser l
35O
Parra p Rnvm _ EN
om;
Noroem m;__A
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FORMA UNGUISHCA
losoco ha d
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cg
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cati molteplici de1
n 14 inguaggio e con i
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sigm.
Pura ragione la lona
esfere- Dddere con la
compito ben det
per Iaglungere 11
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essere-- ecco il- W110
_
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Par-mgmd S1 1m
.
_
. \
del grudizio logico Sci eleatr e fondato puramlcse. Ra que
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_
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copula come form fo dl-Sponde semplicemente au) , e 'senso
ancora legato ad es n amentale dj ogni Valid
se-r. della
originario Per cui es`o
un
altro, un pi conste; assffm,
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' ne arrotondato nz P o diventa agg-uagliabe a u otcslgnrcato
berarsi sia dai vincoflnlenide intraprmie il ten? _globo be.
- dai. vinco 1del@ "kordrnaria
- ,-Smne
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Sensibilil
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semplice nome
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111011.
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_1 '_to civcu,
11' sigmcato
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op@ lu h 1
_
2 tro. An.
lchiaiocon la massima cre otte Idi pensiero, the Si
me a armenid
ezza ne dialo o
ta. Nel Softa Che e Pervenne ad una distinzg che pren_
ma volta nellmstorifxdne termine a queste lottdone Pm netin rilievo la natura lo _e11a losoa vine chiaranl PS1' la Prine determinato lo Spegla der puri concetti di relazente messa
c
=
_
ron
'
questo nuovo punto di Co
'
Pre Ll
Q'
352
MME , RgL.,_roN1a
~
353
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bren
0 H Oigi ha il Senso di abltar' n-mana? felrizluesto
(mtico alto tedesco wrn). Ancora ui mc? 0 i1*esPressione
S~`1UPP S wnguf nene hngu romanze
imto intuitivo
:il concetto di essere 8PPaf legata al Slgn .
i al.
>
'
de1l'essere1' Sls PPgg
UO Sffel- E Come lespressloiw
ressione3 del
iifl di Cluief di Stash Cos reclpmcimcntc. ltuizione del
ivenir Si ppvggia 11'i<fa del m"Tmcnt 1l01m$12. An:le dal signi cato concreto C
_
_ 3
to ue_
;viluPPare il signiato gmlelneale celndicxniilresig L2; il 'ar'
.19 a are che anc e que e 1Hg11`
Si.
o1 vdf logiw della Pl C '9 ?`C-ui`r:1adi11e al!lHZ0 fl e di 6552 POCO Si distmguono nzlatmtto o alrneno
ff lingue in cui questo Sens? O mancal E' ue generale del
wn SMO POYMO alkspfesslonc Coin? eSWiell'esPrcssione
(rbo essere. Anche qui la forma Spm-tua C determinato inI121Z0U Si PU Presentate soltanto Hi un anto Pnetrato
(lucro materiale che per alla ne ne vienle Limite ma cO_
.lominato da apparire non Pm c_m_e Semp Ice menu; iea1e_
lc il portatore sensibile di un signicato urilazione che Si
In tal modo r1l1'SPf5Sine generale lrndenza fondaresenta nella copula si conferrna la stessa tsee uire in ogni
lcntale del linguaggio che 1}bbfmf) pofuto ii di relio.
zrtico l are forrnazione llngulsnca dl conce-0 di determi
zione recproca
dellelemento
sensibile
_ _
,
- d21 P arte dell _ elesento spirituale c dell elemento spirituale a P
_
, ,
forme participiali
1 Cfr. Imliano :lalo e 11 rancese l_ C0a md@ :tw tm
,
t vo
1 BRUGMIDIN, Kurze uergl. Grfwzmg/___ p. 627; Cm:r1US, Gmdder griecb. Etbymolagie 5, pp. 304, 375.
.`
W wrl.
1
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INDICE
Pnrnxztonr-1
_
5'
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31
I- Il problema del linguaggio nella storia delFidealismo losoco (Platone, Cartesio, Leibniz)
Il. ljimpostazione del problema del linguaggio nei
sistemi empiristici llacone, Hobbes, Locke, Berkeley)
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47
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XI
19
del signicato
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1 v. sopra, 11-85 S2-
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175
200
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