Sei sulla pagina 1di 12

http://viaggioallucinante2punto0.blogspot.com/2010/02/lanticristo.

html

«La Chiesa cristiana, con la sua depravazione, non lasciò nulla d'intatto, essa ha fatto
d'ogni valore un non-valore, di ogni verità una menzogna, d'ogni rettitudine un'infamia
dell'anima. Che osino parlarmi ancora delle sue benemerenze "umanitarie"! (…) Questa
eterna accusa al cristianesimo io voglio scrivere su tutti i muri ovunque siano muri -
possiedo caratteri per far vedere anche i ciechi... Io chiamo il cristianesimo unica grande
maledizione, unica grande intima perversione, unico grande istinto di vendetta, per il quale
nessun mezzo è abbastanza velenoso, occulto, sotterraneo, piccino - io lo chiamo unico
imperituro marchio d'abominio dell'umanità... » (Nietzsche, “L’Anticristo”).

Il prete cattolico John Sidney Denham è stato condannato da


un tribunale di Sydney a 19 anni e 10 mesi di carcere per
"sadici" abusi sessuali commessi fra il 1968 e il 1986 su 29
minorenni, alcuni di appena cinque anni. Denham, 67 anni, che
è stato incriminato solo nel 2008 dopo la prima denuncia
formale e da allora è rimasto in detenzione, si è riconosciuto
colpevole dei reati commessi in diverse scuole in cui insegnava
e in parrocchie in cui serviva, a Sydney e in altri centri del
Nuovo Galles del sud. Delle vittime, 27 frequentavano la scuola superiore St Pius X a
Newcastle, in cui era responsabile delle punizioni disciplinari. Nell’emettere la sentenza,
accolta in aula da applausi e lacrime, il giudice della corte distrettuale, Helen Syme, ha
detto che alcuni dei reati erano "sadici", perché, comportavano "una significativa
pianificazione", e che "hanno contribuito ad una cultura di paura e di depravazione" nelle
scuole in cui insegnava. Ha aggiunto che il prete mostrava ad alcune delle vittime film
pornografici ed offriva ad altri cioccolata, alcool e denaro. Le lamentele sul comportamento
di Denham erano rimaste inascoltate e molti ragazzi avevano lasciato la scuola per evitare
le sue attenzioni, ha dichiarato. Rispondendo alle domande dell’accusa, l’ex prete ha
riconosciuto di aver commesso una "grave violazione di fiducia" e di essere "eccitato dal
dolore" degli alunni a cui somministrava punizioni corporali. Ha detto di aver trascorso gli
ultimi 25 anni cercando di capire perché commetteva gli abusi. «Tutto quello che posso
dire è che mi dispiace tanto», ha detto, «ora vedo me stesso come uno sporco pedofilo
che approfittava della situazione e usava il suo potere per abusare dei giovani». Ha
aggiunto di poter spiegare i suoi crimini con la convinzione, nutrita allora, di essere "una
creatura irresistibile" e che i ragazzi acconsentivano volentieri alle sue avance. Quasi tutte
le vittime hanno anche intentato azione collettiva di risarcimento, che si prevede
raggiungerà i milioni di dollari, contro la diocesi di Newcastle, che ora rischia la bancarotta.
Fuori del tribunale, una delle vittime, Matthew Oakley, si è detto confortato dalla sentenza.
«La mia speranza, dal risultato che abbiamo ottenuto, è che altre vittime di abusi abbiano
la forza e il coraggio di farsi avanti e di chiedere giustizia. Le vittime non devono più
nascondersi, perchè non hanno di che vergognarsi», ha detto ai giornalisti. La madre di
un’altra vittima, che non ha voluto essere identificata, ha detto che la chiesa cattolica deve
rispondere di tali abusi, perché il personale della scuola, incluso il preside, ha permesso
che gli abusi continuassero.

Australia, 20 anni al prete mostro La Stampa 02 luglio 2010

La Commissione Nazionale per la Difesa dei Minori della Chiesa cattolica d'Irlanda ha
annunciato di aver raccolto, dal 1 aprile 2009 al 31 marzo 2010, 200 nuove denunce di
abusi, tutte riportate alle autorità civili. «Accolgo con favore questo Rapporto», scrive da
parte sua il primate d'Irlanda, card. Sean Brady. Attraverso l'emittente della Santa Sede, il
porporato chiarisce anche che non si dimetterà in seguito alle accuse rivoltegli per un caso
specifico di abusi sul quale Brady indagò negli anni '70, quando era un semplice
sacerdote, per incarico del suo vescovo. Questi lo vincolò al segreto e allontanò il
colpevole, che però tornò poi a compiere crimini che forse potevano essere evitati se
fosse intervenuta la polizia. Per questo il porporato, il 17 marzo scorso, Festa di San
Patrizio Patrono d'Irlanda, aveva espresso profondo rincrescimento per le sue possibili
mancanze. E oggi chiede di essere affiancato da un vescovo coadiutore per la gestione
della crisi degli abusi sessuali che ha travolto la Chiesa del suo Paese. «Negli anni che mi
restano da arcivescovo di Armagh - annuncia il cardinale - mi dedicherò interamente a
quell’opera di guarigione, pentimento e rinnovamento indicata alla Chiesa irlandese da
Benedetto XVI, partendo dai significativi progressi realizzati in questi anni per proteggere
l'infanzia».

PRETI PEDOFILI: 200 NUOVE DENUNCE DI ABUSI IN IRLANDA 18 maggio 2010

L’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schoenborn, ha accusato, facendo nome e


cognome, l’ex segretario di Stato vaticano Angelo Sodano, di aver offeso le vittime degli
abusi sessuali, definendo la vicenda “un chiacchiericcio” e lo ha rimproverato di aver
insabbiato a suo tempo l’inchiesta sugli atti di pedofilia compiuti dall’allora capo della
diocesi viennese, Hans Hermann Groer. Il porporato, allievo e amico di papa Ratzinger, ha
parlato durante un incontro informale con rappresentanti dei media austriaci, di cui
riferisce l’agenzia Kathpress. La conversazione con i giornalisti, avvenuta il 28 aprile
scorso, è stata riportata, oltre che dalla Kathpress, anche da giornali austriaci e stranieri.
Schoenborn ha anche ribadito -riferisce sempre la Kathpress - che Sodano avrebbe
impedito 15 anni fa la creazione di una commissione di indagine sul “caso Groer”. Già lo
scorso 28 marzo, l’attuale arcivescovo di Vienna aveva formulato una simile accusa,
senza però citare esplicitamente l’ex segretario di Stato vaticano. In un’intervista al canale
televisivo austriaco Orf, aveva sostenuto che nel 1995 Ratzinger si era adoperato
energicamente affinché il Vaticano conducesse un’indagine su Groer: una richiesta che
era stata vanificata “dall’altra parte” quella che faceva capo alla diplomazia vaticana.

Pedofilia, l'arcivescovo di Vienna: "Sodano insabbiò le inchieste" 8/5/2010

Una vittima di padre Lawrence Murphy,


il prete del Wisconsin accusato di aver
abusato di 200 ragazzini sordomuti in
una scuola di Milwaukee, ha annunciato
un'azione legale contro il Vaticano,
accusando le più alte gerarchie
ecclesiastiche di frode e insabbiamento.
L'azione legale federale, annunciata in
una conferenza stampa a St. Paul in
Minnesota, ha come bersagli la Santa
Sede, papa Benedetto XVI e i cardinali
Tarcisio Bertone e Angelo Sodano. Gli
avvocati della vittima, Jeff Anderson e
Mike Finnegan, sono in possesso di lettere raccomandate della vittima di padre Murphy al
Vaticano in cui nel 1995 si chiede aiuto per ridurre il sacerdote allo stato laicale. Anderson
e Finnegan affermano che le lettere furono ricevute, ma rimasero senza risposta.
Nell'azione legale si chiede al Vaticano di consegnare le liste dei preti molestatori e i
dossier segreti su tutti i casi di abuso da parte del clero. Il Papa ha accettato le dimissioni
di mons. James Moriarty, vescovo irlandese di Kildare e Leighlin, accusato in un recente
rapporto governativo per aver insabbiato denunce relative ad alcuni sacerdoti pedofili. È il
terzo vescovo irlandese a dimettersi a causa dello scandalo denunciato da due rapporti
governativi (Ryan e Murphy) che ha spinto il Papa a inviare, di recente, una lettera ai
cattolici irlandesi. Il vescovo di Augusta, Walter Mixa, ha presentato le dimissioni. La curia
ha confermato di aver trasmesso la richiesta al Papa, che dovrà accettarle per renderle
definitive. Il vescovo conservatore di Augusta, 68 anni, è stato al centro di pesanti
polemiche per aver "maltrattato", in passato, dei bambini orfani. Nella lettera inviata al
pontefice, lo stesso monsignore spiega che «le continue discussioni pubbliche sul suo
conto pesano gravemente sui sacerdoti e sui fedeli». Mixa è stato accusato di aver
picchiato brutalmente dei bambini in un orfanotrofio, diverse decine di anni fa, quando era
parroco. Il vescovo ha ammesso, dopo un iniziale diniego, di averne schiaffeggiati alcuni e
ha chiesto perdono alle vittime per il dolore loro arrecato. Mixa è anche oggetto di
un'indagine per appropriazione indebita di fondi destinati a un istituto per l'accoglienza di
bambini.

Pedofilia, pronta la prima azione legale contro il Vaticano 22-04-2010

I documenti arrivano direttamente dagli Stati uniti e parlano sin troppo chiaro. Nel 1985,
Joseph Ratzinger - allora prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede - si
rifiutò di rimuovere dal suo ruolo “pastorale”
Stephen Kiesle, un sacerdote californiano
accusato di pedofilia. A dare la notizia è il
Washington Post che - riprendendo una
notizia dell'Associated Press - cita una lettera
del 1985, firmata da Ratzinger, in cui l’attuale
papa esprimeva preoccupazione per gli
eventuali effetti che la rimozione di un prete
avrebbe avuto «per il bene della chiesa
universale». La lettera fa parte di una lunga
corrispondenza tra la Diocesi di Oakland e il
Vaticano sull'opportunità di ridurre allo stato laicale padre Stephen Kiesle. Era il 1981
quando la diocesi californiana raccomandò la rimozione di Kiesle dal sacerdozio, ma per
quattro anni il caso non venne mai preso in considerazione dal Vaticano sino a quando -
nel 1985, appunto - Ratzinger non decise di rispondere al vescovo di Oakland John
Cummins: una lettera in latino “solo” per dire che gli argomenti per la rimozione di Kiesle
sarebbero stati certo di “grande significato”, ma che una tale azione - leggi la rimozione di
un prete accusato di abusi sessuali nei confronti di minori - avrebbe dovuto richiedere
“attenta revisione e più tempo”. È per questo che l’allora cardinale Ratzinger avrebbe
chiesto al povero Cummins di assistere Kiesle “con la maggior cura paterna possibile”, in
attesa della decisione, avendo ben chiaro - comunque - che l’eventuale decisione di
spretare Kiesle avrebbe dovuto tener conto “del bene della chiesa universale” e del “danno
che questa dispensa avrebbe provocato all'interno della comunità dei fedeli,
particolarmente in considerazione della sua giovane età”. Kiesle all'epoca aveva 38 anni. Il
sacerdote aveva già avuto problemi con la giustizia: nel 1978 era stato condannato a tre
anni di libertà vigilata per atti osceni su tre ragazzi nella canonica di una chiesa di San
Francisco. Alla fine del periodo di libertà vigilata, il prete aveva chiesto di lasciare il
sacerdozio e la diocesi californiana aveva inviato a Roma i documenti necessari per
avviare la pratica. Kiesle è stato definitivamente spretato nel 1987. «Il cardinale Ratzinger
- ha dichiarato all'Ap Irwin Zalkin, uno degli avvocati che rappresenta le vittime di Kiesle -
era più preoccupato di evitare lo scandalo che di proteggere i minori. Questo è un tema
centrale». Il Vaticano ha confermato all'Ap la firma di Ratzinger sulla lettera, ma non ha
voluto fare commenti sul contenuto. «L’ufficio stampa della Santa Sede - ha commentato il
solito Padre Lombardi - non ritiene necessario rispondere a ogni singolo documento preso
fuori contesto che riguarda particolari situazioni legali. Non è strano che ci siano singoli
documenti con la firma di Ratzinger». Una difesa di basso tono che poco regge di fronte
agli attacchi che ormai da tutto il mondo arrivano contro il pontefice. Fa di tutto padre
Lombardi per creare una cintura di sicurezza intorno al suo pontefice - che ormai peraltro
chiama solo Ratzinger e non più “Sua Santità” - ma le argomentazioni reggono poco: certo
il papa è pronto a incontrare le vittime degli abusi, vittime che non cercano compensi
economici ma aiuto interiore, “un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale”. Un
Giudizio? Le vittime o il clero? «È in questo contesto - spiega ancora Federico Lombardi -
che il pontefice ha scritto nella lettera agli irlandesi «di essere disponibile a nuovi incontri».
La Chiesa deve “anzitutto continuare a cercare la verità”. I colpevoli di questi reati devono
andare incontro a un doppio giudizio: penale e canonico. «Bisogna continuare ad attuare
con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della
collaborazione con le autorità civili tenendo conto delle specificità delle normative e delle
situazioni nei diversi Paesi». Anche quelli che, come Malta, hanno stretto col Vaticano un
patto di ferro. E dove le vittime degli abusi si sono date appuntamento.

«Non rimosse pedofilo», c’è la firma di Ratzinger Il Manifesto

Il Papa a Malta incontra le vittime dei preti pedofili: "Provo vergogna" 18 aprile 2010

New York Times - Vaticano, secondo round. Il quotidiano


liberal della Grande Mela torna a indagare sul passato di
Joseph Ratzinger e dopo l’epoca in cui Ratzinger era
prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
(1982-2005), si concentra su quella in cui guidava la
diocesi di Monaco di Baviera (1977-1982). In entrambi i
casi l’ipotesi è che l’attuale Papa sapesse e coprisse casi
di pedofilia nella Chiesa. Dopo Lawrence Murphy, il
sacerdote statunitense che abusò di circa duecento
ragazzini sordi di un istituto cattolico di Milwaukee, è la
volta di padre Peter Hullermann, un prete passato dalla
diocesi di Essen a quella di Monaco quando Ratzinger era
arcivescovo della capitale bavarese, nel gennaio del 1980.
Il sacerdote aveva abusato di alcuni minori e veniva a
Monaco per essere sottoposto ad una psicoterapia. Alla fine, però, la diocesi lo fece
lavorare in una parrocchia, dove, con gli anni, abusò di nuovo di minorenni. Ratzinger
sapeva? Poteva non sapere? La diocesi di Monaco spiegò, al momento in cui la notizia
uscì sulla Sueddeutsche Zeitung, che l’allora vicario generale di Ratzinger, mons. Gerhard
Gruber, agì di propria iniziativa allora e si assume ora la completa responsabilità di
quell’errore. Il New York Times fornisce dettagli che mettono in dubbio quella versione. In
particolare, il quotidiano riferisce dell’esistenza di una memoria informativa consegnata al
futuro Papa in cui lo si informava della situazione di Hullermann. «L’esistenza del
documento è confermata da due fonti ecclesiastiche», riferisce il NyTimes, «e dimostra
che Ratzinger non solo presiedette un incontro il 15 gennaio 1980, con il quale si
approvava il trasferimento del prete, ma fu anche informato della nuova dislocazione del
sacerdote». Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, smentisce la ricostruzione e
ribadisce l’estraneità di Ratzinger inoltrando la nota pubblicata stamane dalla diocesi di
Monaco. «L’articolo - vi si legge - non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle
che la Archidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell’allora Arcivescovo sulla
situazione del sacerdote H. L’Archidiocesi conferma quindi la sua posizione, secondo cui
l’allora Arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote H. nell’attività
pastorale parrocchiale. Essa rifiuta ogni altra versione come mera speculazione. L’allora
Vicario generale, Mons. Gerhard Gruber, ha assunto la piena responsabilità della sua
propria ed errata decisione, di reinserire H. nella pastorale parrocchiale».. L' Osservatore
Romano, intanto, pubblica la traduzione italiana di due documenti in latino con i quali
Ratzinger aggiornò, nel 2001, la normativa canonica sui casi di pedofilia. I due documenti -
il motu proprio "Sacramentorum sanctitatis" e la lettera sui "delicta graviora" - sono stati
oggetto di critiche da parte di chi denuncia una responsabilità del Vaticano nella gestione
dei casi di abusi emersi in queste settimane. In realtà, si tratta di norme che per un verso
rappresentano un giro di vite, affidando i processi alla vigilanza della dottrina della fede e
sottraendolo, così, ai rischi di insabbiamento delle conferenze episcopali nazionali e di altri
dicasteri vaticani (clero, vescovi). Per un altro verso, viene stabilito il “segreto pontificio”
sugli atti processuali e non viene incentivata - né vietata - la collaborazione con le forze
dell’ordine e la magistratura civile. I casi di pedofilia, intanto, fanno il loro corso. I Legionari
di Cristo riconoscono che il loro fondatore, il sacerdote messicano Marcial Maciel
Degollado (1920-2008), abusò sessualmente di alcuni seminaristi minorenni, concepì figli
illegali e compì “altri gravi comportamenti”«. In una nota diffusa oggi, a pochi giorni dalla
conclusione della prima fase di una visita apostolica del Vaticano, la congregazione
religiosa afferma di attendere “con obbedienza filiale” le prossime indicazioni del Papa.
Dalla diocesi di Verona, invece, arriva un’apertura di credito alle accuse contro le violenze
che sarebbero state compiute all’istituto di sordomuti Antonio Provolo. «A tutt’oggi
abbiamo ricevuto solo una lettera anonima che riferiva di abusi sessuali senza mai fare un
nome, né di un abusato, né di un abusante», spiega il portavoce della diocesi scaligera,
mons. Bruno Fasani. «Sono felice di vedere per la prima volta persone che hanno il
coraggio di metterci la faccia. E saremo ben felici che ci aiutino a scoprire la verità.
Queste cose non si possono gestire sui giornali». Proprio la Congregazione per la Dottrina
della Fede ha chiesto un approfondimento dell’istruttoria sui fatti veronesi, che risalgono a
30 anni fa.

Dagli Usa nuove accuse a Ratzinger Il Vaticano: "Il Pontefice è estraneo" La Stampa
26/3/2010

Pedofilia, il Papa ancora al centro della bufera Agenzia Radicale 26 marzo 2010

Lotta alla pedofilia, ecco i documenti 26 marzo 2010

Il vaso di Pandora è stato scoperchiato ed


ora ne sta uscendo di tutto. Proprio mentre il Papa è
lanciatissimo in una crociata di difesa dei suoi sacerdoti,
vescovi, arcivescovi, cardinali e chi più ne ha più ne
metta, arriva dalla fredda Norvegia l'ennesimo scandalo
pedofilia: dimissioni nel giungo dello scorso anno per
l'ormai ex vescovo di Trondheim Georg Muller: ha
abusato sessualmente di un chierichetto minorenne
quando Muller era un prete... vent'anni fa. Primo caso del
genere in Norvegia, è stato reso pubblico dalla tv di stato
Nrk, che dal suo sito internet ha anche rivelato alcuni
dettagli della vicenda che lasciano decisamente sbigottiti:
oltre infatti lo sdegno per il tardivo pentimento (due decadi per prendere coscienza del
misfatto sembrano infatti un tantinello eccessivi), si parla anche di un "risarcimento" alla
vittima che si aggira intorno le 500.000 corone (circa 65.000 euro), pagato dalla Chiesa
cattolica per coprire e mettere a tacere il tutto. Alla prova dei fatti e visto quest'ultimo
scandalo, ci sembra più che legittimo pensare che adesso si cerca lo sporco nei meandri
della memoria e che quindi, ciò che oggi non va (se c'è) verrà a galla solo fra venti o
trent'anni.

Pedofilia: "primo" abuso in Norvegia Agenzia Radicale 07 aprile 2010

La polizia brasiliana ha aperto un’indagine su


tre sacerdoti, accusati di aver abusato
sessualmente di bambini del coro per molti
anni. È quanto si è appreso da fonti di polizia
ed ecclesiastiche. La vicenda è scoppiata
giovedì scorso in Brasile, dopo che
l’emittente televisiva Sbt ha trasmesso un
filmato che mostra un prete di 82 anni - Luiz
Marques Barbosa - mentre ha un rapporto
sessuale con un ragazzo del coro di 19 anni,
al suo servizio per quattro anni. La
registrazione è stata realizzata con una
telecamera nascosta da un 21enne, che
sostiene che Barbosa abbia approfittato di lui
quando aveva soltanto 12 anni. Malgrado le immagini siano di cattiva qualità, mostrano
però inequivocabilmente il sacerdote nudo nel letto con il ragazzo. Sbt ha reso noto di aver
ricevuto in forma anonima il video nella sede della sua redazione. Altri giovani ragazzi
hanno denunciato nel servizio gli abusi di cui sarebbero stati vittime da parte di monsignor
Luiz Marques Barbosa. Interpellato nell’ambito del servizio su questi casi presunti di
pedofilia, Barbosa ha fatto sapere di poter rispondere a questa domanda soltanto “in
confessionale”, prima di porre fine all’intervista. La polizia brasiliana vuole far luce anche
sui casi di monsignor Raimundo Gomes, 52 anni, e di padre Edilson Duarte, 43 anni, per
presunte relazioni sessuali con bambini e adolescenti. Quest’ultimi hanno negato ogni
accusa. Un membro della Chiesa dell’arcivescovato di Penedo, nella provincia del nordest
di Algoas, ha rivelato che i tre religiosi furono sospesi all’epoca dell’indagine. Un poliziotto
ha inoltre segnalato che i tre resteranno in libertà fino alla conclusione dell’inchiesta. I due
uomini hanno chiesto l’anonimato. Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede,
ha confermato ieri che il Vaticano è al corrente di questa nuova vicenda di pedofilia.

Abusi in Brasile, bufera su 3 sacerdoti La Stampa 17/3/2010

Le vittime di abusi sessuali commessi in passato negli ambienti gesuiti in Germania sono
finora 160. Lo ha detto oggi all'ANSA la legale dell'ordine dei Gesuiti, Ursula Raue. «I casi
di abusi sono aumentati, per il momento si sono fatte avanti 160 vittime», ha detto
l'avvocato Raue. Il 18 febbraio scorso, la legale aveva riferito che il numero di vittime
oscillava tra 115 e 120. Le violenze sarebbero state commesse negli anni '70-'80 e tra i
presunti autori - fino a 12 in tutto - non ci sono solo religiosi, ma anche insegnanti laici e
due donne. Come è noto, è proprio dalla denuncia di un collegio gesuita, il Canisius di
Berlino, che è scoppiato lo scandalo dei preti pedofili in Germania. Gli abusi negli ambienti
gesuiti, aveva già spiegato l'avvocato Raue, sarebbero stati commessi non solo nell'istituto
berlinese, ma anche in altre scuole gesuite del Paese.
160 bambini abusati nelle scuole gesuite tedesche rainews24 19-03-2010

"Sgomento per gli abusi in Germania" La Stampa 12/3/2010

Un ex corista ha raccontato al Der


Spiegel di aver subito abusi da parte di
colleghi più grandi, mentre anche
nell'abitazione di un prefetto, come
venivano chiamati gli educatori del
convitto, avevano luogo sodomizzazioni
tra i coristi. Gli abusi sessuali nei
confronti del "Passeri del Duomo di
Ratisbona", il coro diretto dal 1964 al
1994 dal fratello del Papa, Georg
Ratzinger, si sono protratti fino al 1992.
Un ex corista, Thomas Mayer, ha
rivelato al settimanale Der Spiegel che
gli abusi sessuali e gli atti di violenza sono andati avanti fino a quando ha lasciato il
convitto dei "passeri" nel 1992. Mayer afferma di aver subito abusi da parte di colleghi più
grandi, mentre anche nell'abitazione di un prefetto, come venivano chiamati gli educatori
del convitto, avevano luogo sodomizzazioni tra i coristi. Gli alunni più grandi avrebbero
esteso ai più piccoli "la pressione di un sistema totalitario". Il settimanale di Amburgo
scrive che la diocesi di Ratisbona non ha voluto rilasciare dichiarazioni su queste nuove
accuse. Ex coristi descrivono allo Spiegel Georg Ratzinger come una persona
"estremamente collerica e irascibile", che ancora alla fine degli anni '80 quando si infuriava
nel corso delle prove lanciava sedie contro i suoi cantori. Una volta il fratello del Papa si
imbestiali' a tal punto, che in uno sfogo di rabbia gli cadde di bocca addirittura la dentiera.
Anche Georg Ratzinger ha preferito non rilasciare dichiarazioni al settimanale su queste
nuove accuse nei suoi confronti.

Abusi sessuali nel coro di Ratisbona fino al’92 rainews24 13-03-2010

“Il peccato nascosto” narra alcune storie di preti pedofili, tutte


documentate principalmente sulla base di documentazione
processuale. Il libro è diviso in due parti. Nella prima viene
presentato il “Rapporto Murphy”, rapporto messo in piedi
dall’Irlanda, in modo autonomo, nel quale sono state analizzate le
denunce di pedofilia a carico di sacerdoti. Ne emerge uno
sconsolante quadro di preti, vescovi e cardinali che, pur di
salvarsi la faccia, di salvare il buon nome e i beni della Chiesa,
non hanno esitato a nascondere prove, coprire reati, infangare le
vittime. Sì, perché questo, in fin dei conti, è l’aspetto più odioso.
Da parte della chiesa non c’è mai attenzione e compassione (nel
senso etimologico del termine) verso le piccole vittime di questi
reati. Al massimo, sono un mero incidente di percorso. Nella
seconda parte il libro analizza alcuni casi di pedofilia da parte di
preti italiani. Forse siamo abituati a sentire parlare di preti pedofili
in Irlanda, negli USA, ora in Germania e non ci rendiamo conto
che sono cose che accadono anche nella nostra cattolicissima italiana. La pubblicazione,
in questa sezione, di una testimonianza di un ragazzo vittima delle attenzioni di un prete di
Roma è veramente un macigno da digerire: […] Io tuttora all’università non so con chi
studiare perché non mi fido di nessun collega a cui dire “studiamo insieme”, perché non mi
posso fidare fino a quando io non le reputo degne. E non lo potranno mai essere, perché
le persone che sono state reputate degne da altri e che hanno avuto a che fare con me,
mi hanno fatto soffrire. Questo è quello che provo ora, ecco perché tremo e sono nervoso
e c’ho la voce lacrimante; perché se potessi piangerei. […].

Anonimo, “Il peccato nascosto.Lo scandalo dei preti pedofili e i silenzi della Chiesa. I
documenti della commissione d’inchiesta sui casi irlandesi. Le tante storie italiane
dimenticate da giornali e tg”, Nutrimenti, 2010

Il peccato nascosto. Lo scandalo dei preti pedofili e i silenzi della Chiesa booksblog
15 marzo 2010

“Austria, abusi sessuali in 2 istituti religiosi”, Rainews24, 09 marzo 2010

Georg Ratzinger chiede perdono ai ragazzi del coro di Ratisbona, Rainews24, 09


marzo 2010

«In questo momento - scriveva Giovanni Paolo II nel marzo del 2002 - in quanto sacerdoti,
noi siamo personalmente scossi nel profondo dai peccati di alcuni nostri fratelli che hanno
tradito la grazia ricevuta con l'Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del
mysterium iniquitatis… ».

Lo scandalo pedofilia che investe e travolge la Chiesa cattolica come istituzione nella sua
totalità, come sistema, svela clamorosamente la sua demonopatia, la sua cultura
anti-cristica, falllocratica, la messa in atto di un porno-potere teso al dominio e alla
sopraffazione.

La porno-apocalisse ci svela la Chiesa come un mondo capovolto in cui il venir


meno del katéchon non impedisce più la manifestazione piena dell’Anticristo (evento
che secondo le profezie precede la Parusia) all’interno della Chiesa stessa. Ciò che
più deve far riflettere è il fatto che sia la Chiesa che lo Stato, con la complicità dei
mezzi di comunicazione di massa, cerchino di opporre resistenza all’apocalisse,
cercando disperatamente (e vanamente) di occultare la verità. Le gerarchie
ecclesiastiche si limitano trasferire i pedofili in altre sedi, la magistratura si guarda
bene dall’indagare a fondo sulle attività criminali di Ratzinger e di altri preti, vescovi e
cardinali, e i mass-meda si occupano di altro.

Riguardo allo scandalo irlandese, nel 2006, una


commissione indipendente di inchiesta, guidata dal
magistrato Yvonne Murphy, ha chiesto dettagli al
Vaticano circa i rapporti sugli abusi inviati dal 1975
al 2004 alla Santa Sede dall'arcidiocesi di Dublino.
La Santa Sede ha ignorato la richiesta,
comunicando al ministero degli Esteri irlandese
che essa "non era passata attraverso gli
appropriati canali diplomatici", nonostante il
carattere indipendende della commissione rispetto
al governo irlandese implicasse l'inopportunità di
tali canali. Una seconda richiesta di informazioni e
documenti è stata avanzata nel febbraio 2007 al Nunzio apostolico a Dublino, senza
esito, così come senza risposta fu la richiesta di commento al rapporto finale della
commissione, che denuncia l'ostruzionismo dei vertici cattolici. A seguito della
pubblicazione del rapporto, il responsabile dell'arcidiocesi di Dublino, Diarmuid
Martin, ha espresso "dolore e vergogna" per la vicenda degli abusi e per come
furono coperti dai vertici della chiesa cattolica di Dublino, offrendo le sue "scuse" alle
vittime. Per quanto riguarda lo scandalo americano, dal 1950 al 2002 4.392 sacerdoti
americani (su oltre 109.000, circa il 4%) sono stati accusati di relazioni sessuali con
minorenni (comprendendo i casi di pedofilia). La maggior parte delle vittime che
hanno denunciato, il 50.9%, ha una età compresa tra gli 11 e i 14 anni, il 27.3% ha
tra i 15 anni e i 17, il 16% sono bambini e bambine tra gli 8 e i 10 anni e circa il 6%
ha un’età sotto i 7 anni. Complessivamente, circa il 73% delle vittime che hanno
denunciato ha 14 anni o è un bambino, l'81% sono maschi e il 19% femmine, il 40%
sono maschi con una età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Solo un centinaio di
sacerdoti sono stati condannati dalle Corti statunitensi. In Alaska, nel novembre del
2007, è stato annunciato un accordo extragiudiziale tra la Compagnia di Gesù e 110
presunte vittime di abusi sessuali avvenuti tra il 1959 e il 1986 in 15 villaggi Yupik,
relativo ad un risarcimento di 50 milioni di dollari (il risarcimento più grande tra gli
quelli pattuiti dagli ordini religiosi). L'avvocato delle vittime, Ken Roosa, aveva
affermato che queste avevano trovato il coraggio di denunciare le violenze solo dopo
essere venuti a conoscenza del caso di Boston e che i Gesuiti sarebbero stati al
corrente della situazione, avendo volontariamente deciso di mandare nella zona
remota i religiosi che si erano già rivelati "problematici" altrove. Per l'avvocato delle
vittime, «in alcuni villaggi eschimesi è difficile trovare un adulto che non sia stato
sessualmente abusato". Un ex monaco benedettino e prete, Patrick Wall, che ha
fatto da consulente agli avvocati nei processi, ha dichiarato che le gerarchie gesuite
erano a conoscenza delle tendenze dei sacerdoti accusati in quanto «avevano già
commesso molestie altrove, ma sono stati lasciati liberi di agire senza nessun
controllo» (fonte: wikipedia).

«Papa, funzionari del Vaticano e vescovi - scrive il domenicano


Thomas Doyle in “Atti Impuri. La piaga dell'abuso sessuale
nella Chiesa cattolica” (a cura di Mary Gail Frawley-O'Dea e
Virginia Goldner, ed. Raffaello Cortina) - hanno mancato
sistematicamente di accogliere le vittime come fratelli e
sorelle in Cristo». Mary Gail Frawley-O' Dea è stata l'unica
psicoterapeuta ammessa al vertice dei vescovi americani,
quando a porte chiuse hanno discusso degli abusi sessuali.
Hanno collaborato sacerdoti, religiosi, oltre ad esperti di
problemi sessuali, docenti di religione e rappresentanti di
altre confessioni cristiane. Dal dossier emerge un quadro di
analisi sfaccettato: non è di orientamento omosessuale la
maggioranza dei colpevoli, è piuttosto l' “opportunità” che
favorisce i rapporti con maschi dello stesso sesso; non è il
celibato in sé - come astensione da relazioni sessuali - a
favorire le pulsioni all'abuso, ma una concezione del celibato come “integrità”
ossessivamente ideologizzata e come «purezza» contrapposta ad una sessualità
considerata peccaminosa o inferiore. Risulta del tutto falso, poi, che questi episodi
siano frutto dello spirito libertino contemporaneo, poiché da diciotto secoli la Chiesa
ha sancito norme e punizioni (il più delle volte rimaste teoriche) per combattere il
fenomeno. Appare evidente che né Giovanni Paolo II né Benedetto XVI sono arrivati
a riconoscere fino in fondo le responsabilità dell'istituzione ecclesiastica e le sue
manovre di occultamento. Se l'ex arcivescovo di Boston, cardinale Bernard Law,
colpevole di non aver perseguito immediatamente i preti predatori, limitandosi a
trasferirli di incarico, viene poi nominato (da papa Wojtyla) arciprete di una delle
basiliche più venerande della cristianità, Santa Maria Maggiore, per sistemare lo
scandalo dei vertici, l'esempio è assolutamente negativo. Ancora di più pesa che la
maggioranza dei vescovi non abbia saputo instaurare un rapporto umano con le
vittime. Troppi vescovi, commenta il gesuita James Martin, hanno finito per anteporre
alle vittime gli interessi dei preti violentatori. «I preti pedofili devono essere
allontanati dal sacerdozio, perché non possono essere curati».
È la stessa consapevolezza cui era giunto, già nel 1952, padre Gerald M. C. Fitzgerald,
fondatore della congregazione religiosa dei Servi dello Spirito Paraclito, che dal 1947
si occupava di sacerdoti in difficoltà. Consapevolezza espressa in una serie di lettere
risalenti agli anni ‘50, indirizzate ai vescovi statunitensi dell'epoca - desecretate da
un giudice del New Mexico nel corso di un processo contro la Chiesa, nel 2007, rese
pubbliche dal settimanale National Catholic Reporter, che le ha ottenute da uno
studio legale californiano - e in occasione di un incontro, nel 1962, con alcuni
esponenti di rilievo della Curia vaticana e, l'anno successivo, con papa Paolo VI.
L'aspetto più rilevante della posizione espressa dal religioso risiede nel fatto che
essa smentisce quanto affermato dai vescovi in loro difesa nell'ambito dello scandalo
degli abusi sessuali perpetrati dal clero, e cioè che non erano a conoscenza del
rischio che comportava il trasferimento dei preti pedofili da una parrocchia all'altra nel
tentativo di passare sotto silenzio i loro crimini. Secondo quanto riferisce il National
Catholic Reporter, Padre Fitzgerald, che morì nel 1969, era talmente convinto
dell'impossibilità di una reintegrazione dei preti pedofili nel ministero sacerdotale, da
versare un deposito di 5.000 dollari per il progetto di costruzione di un centro di cura
per preti pedofili lontano dal mondo, su un'isola caraibica, a Barbados, allo scopo di
preservare la Chiesa cattolica dallo scandalo e i laici dal rischio di essere vittime di
abusi. Un progetto che non andò mai in porto. Nelle lettere, inviate a decine di
vescovi - che il settimanale Usa riporta nella loro integralità sul suo sito Internet - il
religioso affermava di aver appreso, grazie alla sua esperienza, che la maggior parte
dei preti pedofili era costituita da individui recidivi e pericolosi, che egli definì più volte
"vipere": «Siamo esterrefatti nel rilevare quanto spesso ad un uomo che, se non
fosse prete, sarebbe dietro le sbarre, viene affidata la cura d'anime», scrisse nel
1957. Una consapevolezza, questa, che i vescovi Usa hanno espresso soltanto nel
2002, quando hanno redatto il documento che richiede la rimozione dal ministero dei
preti che sono accusati di abusi. L'appello di padre Fitzgerald, quindi, è rimasto
inascoltato per quasi cinquant'anni. Mons. Blase J. Cupich, il vescovo oggi
incaricato, nella Conferenza episcopale, della protezione dei bambini e dei giovani,
ha spiegato al National Catholic Reporter che le posizioni di padre Fitzgerald «erano
considerate stravaganti per quanto riguarda il trattamento non medico, ma spirituale,
delle persone, e la segregazione di un'intera popolazione con problemi sessuali su
un'isola deserta». Nel settembre del 1957, vescovo di Manchester, New Hampshire,
mons. Matthew Brady, chiese a padre Fitzgerald una consulenza riguardo "un prete
problematico", John T. Sullivan, che aveva sedotto diverse adolescenti («Non c'è
angolo della diocesi dove non sia conosciuto», scriveva al religioso) ma che appariva
sinceramente pentito. Aveva, tra l'altro, procurato l'aborto ad una ragazzina che
aveva messo incinta e riconosciuto un figlio che aveva avuto da un'altra,
provvedendo al suo sostentamento. «La soluzione del problema - scriveva il mons.,
incarnando quello che è stato per decenni l'atteggiamento tipico della gerarchia
ecclesiastica - sembra essere un nuovo inizio in una diocesi dove egli non sia
conosciuto». Netta la risposta di padre Fitzgerald: «Pentimento e correzione in questi
casi sono superficiali e, se non formalmente, almeno a livello di subconscio, motivati
dal desiderio di trovarsi nuovamente in una posizione dove poter continuare la loro
attività infame. Una nuova diocesi significa solo verdi pascoli». Sullivan, che è
rimbalzato di diocesi in diocesi per 30 anni, fu infine privato del suo ministero solo nel
1983 in seguito ad un ulteriore abuso. Morì nel 1999, senza aver mai affrontato un
processo, ma la Chiesa ha pagato mezzo milione di dollari in risarcimento alle
vittime. "Questi uomini, eccellenza - scriveva Fitzgerald in una lettera del ‘57 ad un
vescovo che non viene nominato, ma che potrebbe essere il cofondatore della
congregazione, mons. Edwin V. Byrne di Santa Fé - sono diavoli e la maledizione di
Dio è su di loro, e se io fossi un vescovo, tremerei se non facessi rapporto a Roma ai
fini della loro laicizzazione" (fonte: “Negli USA, da più di 50 anni, la gerarchia
sapeva della minaccia dei preti pedofili”, di Ludovica Eugenio 20-04-2009).

Il rapporto Murphy e gli orrori della pretofilia 04 dicembre 2009

Murphy Report - Wikipedia

Il dott. prof. Gene G. Abel, ordinario di Psichiatria alla Facoltà di Medicina dell'Università di
Emory in Georgia, direttore della Clinica per i disturbi sessuali di Manhattan, ha
realizzato per il National Institute of Mental Health (NIMH) -Istituto Nazionale di
Igiene Mentale degli Stati Uniti - il più grande studio al mondo sul fenomeno pedofilia
– “The Abel and Harlow child molestation prevention study” - durato otto anni e
condotto su 16 mila adulti che hanno ammesso di aver molestato almeno un
bambino. I risultati delle sue ricerche sono stati pubblicati sulle più importanti riviste
di psichiatria mondiali, sul New York Times e nel volume “The stop Children
molestation Book” (Gene G. Abel, M. D. and Nora Harlow, edito da Xlibris, 2001).
Secondo i dati dello studio, i pedofili tenderebbero a modificare le loro attività sociali
e lavorative scegliendo stili di vita e mestieri a contatto con i minori, in special modo
occupando posizioni che permettano di ottenere agevolmente la fiducia dei bambini e
genitori. In particolare, un pedofilo adatta la propria professione alle proprie esigenze
sessuali. «I molestatori spesso diventano leaders di gruppi giovanili, infermieri, capi
scout, insegnanti, "Big Brothers" e pediatri (…) [Un pedofilo] è spesso un
fervente cristiano con ruoli all'interno della sua Chiesa» (fonte:
wikipedia).

Il Papa condanna i preti pedofili La Stampa 08-02-2010

Noi vittime dei preti pedofili L’Espresso 22-01-2009

Il prete peccatore Repubblica 22-04-2009

Atti impuri sotto la tonaca

Pedofilia e Chiesa cattolica - Wikipedia

Abel and Harlow Child Molestation Prevention Study

RAPPORTO PEDOFILIA
ABUSO

LA COSPIRAZIONE DEL SILENZIO

IL REGNO DI SATANA

Potrebbero piacerti anche