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«La Chiesa cristiana, con la sua depravazione, non lasciò nulla d'intatto, essa ha fatto
d'ogni valore un non-valore, di ogni verità una menzogna, d'ogni rettitudine un'infamia
dell'anima. Che osino parlarmi ancora delle sue benemerenze "umanitarie"! (…) Questa
eterna accusa al cristianesimo io voglio scrivere su tutti i muri ovunque siano muri -
possiedo caratteri per far vedere anche i ciechi... Io chiamo il cristianesimo unica grande
maledizione, unica grande intima perversione, unico grande istinto di vendetta, per il quale
nessun mezzo è abbastanza velenoso, occulto, sotterraneo, piccino - io lo chiamo unico
imperituro marchio d'abominio dell'umanità... » (Nietzsche, “L’Anticristo”).
La Commissione Nazionale per la Difesa dei Minori della Chiesa cattolica d'Irlanda ha
annunciato di aver raccolto, dal 1 aprile 2009 al 31 marzo 2010, 200 nuove denunce di
abusi, tutte riportate alle autorità civili. «Accolgo con favore questo Rapporto», scrive da
parte sua il primate d'Irlanda, card. Sean Brady. Attraverso l'emittente della Santa Sede, il
porporato chiarisce anche che non si dimetterà in seguito alle accuse rivoltegli per un caso
specifico di abusi sul quale Brady indagò negli anni '70, quando era un semplice
sacerdote, per incarico del suo vescovo. Questi lo vincolò al segreto e allontanò il
colpevole, che però tornò poi a compiere crimini che forse potevano essere evitati se
fosse intervenuta la polizia. Per questo il porporato, il 17 marzo scorso, Festa di San
Patrizio Patrono d'Irlanda, aveva espresso profondo rincrescimento per le sue possibili
mancanze. E oggi chiede di essere affiancato da un vescovo coadiutore per la gestione
della crisi degli abusi sessuali che ha travolto la Chiesa del suo Paese. «Negli anni che mi
restano da arcivescovo di Armagh - annuncia il cardinale - mi dedicherò interamente a
quell’opera di guarigione, pentimento e rinnovamento indicata alla Chiesa irlandese da
Benedetto XVI, partendo dai significativi progressi realizzati in questi anni per proteggere
l'infanzia».
I documenti arrivano direttamente dagli Stati uniti e parlano sin troppo chiaro. Nel 1985,
Joseph Ratzinger - allora prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede - si
rifiutò di rimuovere dal suo ruolo “pastorale”
Stephen Kiesle, un sacerdote californiano
accusato di pedofilia. A dare la notizia è il
Washington Post che - riprendendo una
notizia dell'Associated Press - cita una lettera
del 1985, firmata da Ratzinger, in cui l’attuale
papa esprimeva preoccupazione per gli
eventuali effetti che la rimozione di un prete
avrebbe avuto «per il bene della chiesa
universale». La lettera fa parte di una lunga
corrispondenza tra la Diocesi di Oakland e il
Vaticano sull'opportunità di ridurre allo stato laicale padre Stephen Kiesle. Era il 1981
quando la diocesi californiana raccomandò la rimozione di Kiesle dal sacerdozio, ma per
quattro anni il caso non venne mai preso in considerazione dal Vaticano sino a quando -
nel 1985, appunto - Ratzinger non decise di rispondere al vescovo di Oakland John
Cummins: una lettera in latino “solo” per dire che gli argomenti per la rimozione di Kiesle
sarebbero stati certo di “grande significato”, ma che una tale azione - leggi la rimozione di
un prete accusato di abusi sessuali nei confronti di minori - avrebbe dovuto richiedere
“attenta revisione e più tempo”. È per questo che l’allora cardinale Ratzinger avrebbe
chiesto al povero Cummins di assistere Kiesle “con la maggior cura paterna possibile”, in
attesa della decisione, avendo ben chiaro - comunque - che l’eventuale decisione di
spretare Kiesle avrebbe dovuto tener conto “del bene della chiesa universale” e del “danno
che questa dispensa avrebbe provocato all'interno della comunità dei fedeli,
particolarmente in considerazione della sua giovane età”. Kiesle all'epoca aveva 38 anni. Il
sacerdote aveva già avuto problemi con la giustizia: nel 1978 era stato condannato a tre
anni di libertà vigilata per atti osceni su tre ragazzi nella canonica di una chiesa di San
Francisco. Alla fine del periodo di libertà vigilata, il prete aveva chiesto di lasciare il
sacerdozio e la diocesi californiana aveva inviato a Roma i documenti necessari per
avviare la pratica. Kiesle è stato definitivamente spretato nel 1987. «Il cardinale Ratzinger
- ha dichiarato all'Ap Irwin Zalkin, uno degli avvocati che rappresenta le vittime di Kiesle -
era più preoccupato di evitare lo scandalo che di proteggere i minori. Questo è un tema
centrale». Il Vaticano ha confermato all'Ap la firma di Ratzinger sulla lettera, ma non ha
voluto fare commenti sul contenuto. «L’ufficio stampa della Santa Sede - ha commentato il
solito Padre Lombardi - non ritiene necessario rispondere a ogni singolo documento preso
fuori contesto che riguarda particolari situazioni legali. Non è strano che ci siano singoli
documenti con la firma di Ratzinger». Una difesa di basso tono che poco regge di fronte
agli attacchi che ormai da tutto il mondo arrivano contro il pontefice. Fa di tutto padre
Lombardi per creare una cintura di sicurezza intorno al suo pontefice - che ormai peraltro
chiama solo Ratzinger e non più “Sua Santità” - ma le argomentazioni reggono poco: certo
il papa è pronto a incontrare le vittime degli abusi, vittime che non cercano compensi
economici ma aiuto interiore, “un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale”. Un
Giudizio? Le vittime o il clero? «È in questo contesto - spiega ancora Federico Lombardi -
che il pontefice ha scritto nella lettera agli irlandesi «di essere disponibile a nuovi incontri».
La Chiesa deve “anzitutto continuare a cercare la verità”. I colpevoli di questi reati devono
andare incontro a un doppio giudizio: penale e canonico. «Bisogna continuare ad attuare
con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della
collaborazione con le autorità civili tenendo conto delle specificità delle normative e delle
situazioni nei diversi Paesi». Anche quelli che, come Malta, hanno stretto col Vaticano un
patto di ferro. E dove le vittime degli abusi si sono date appuntamento.
Il Papa a Malta incontra le vittime dei preti pedofili: "Provo vergogna" 18 aprile 2010
Dagli Usa nuove accuse a Ratzinger Il Vaticano: "Il Pontefice è estraneo" La Stampa
26/3/2010
Pedofilia, il Papa ancora al centro della bufera Agenzia Radicale 26 marzo 2010
Le vittime di abusi sessuali commessi in passato negli ambienti gesuiti in Germania sono
finora 160. Lo ha detto oggi all'ANSA la legale dell'ordine dei Gesuiti, Ursula Raue. «I casi
di abusi sono aumentati, per il momento si sono fatte avanti 160 vittime», ha detto
l'avvocato Raue. Il 18 febbraio scorso, la legale aveva riferito che il numero di vittime
oscillava tra 115 e 120. Le violenze sarebbero state commesse negli anni '70-'80 e tra i
presunti autori - fino a 12 in tutto - non ci sono solo religiosi, ma anche insegnanti laici e
due donne. Come è noto, è proprio dalla denuncia di un collegio gesuita, il Canisius di
Berlino, che è scoppiato lo scandalo dei preti pedofili in Germania. Gli abusi negli ambienti
gesuiti, aveva già spiegato l'avvocato Raue, sarebbero stati commessi non solo nell'istituto
berlinese, ma anche in altre scuole gesuite del Paese.
160 bambini abusati nelle scuole gesuite tedesche rainews24 19-03-2010
Anonimo, “Il peccato nascosto.Lo scandalo dei preti pedofili e i silenzi della Chiesa. I
documenti della commissione d’inchiesta sui casi irlandesi. Le tante storie italiane
dimenticate da giornali e tg”, Nutrimenti, 2010
Il peccato nascosto. Lo scandalo dei preti pedofili e i silenzi della Chiesa booksblog
15 marzo 2010
«In questo momento - scriveva Giovanni Paolo II nel marzo del 2002 - in quanto sacerdoti,
noi siamo personalmente scossi nel profondo dai peccati di alcuni nostri fratelli che hanno
tradito la grazia ricevuta con l'Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del
mysterium iniquitatis… ».
Lo scandalo pedofilia che investe e travolge la Chiesa cattolica come istituzione nella sua
totalità, come sistema, svela clamorosamente la sua demonopatia, la sua cultura
anti-cristica, falllocratica, la messa in atto di un porno-potere teso al dominio e alla
sopraffazione.
Il dott. prof. Gene G. Abel, ordinario di Psichiatria alla Facoltà di Medicina dell'Università di
Emory in Georgia, direttore della Clinica per i disturbi sessuali di Manhattan, ha
realizzato per il National Institute of Mental Health (NIMH) -Istituto Nazionale di
Igiene Mentale degli Stati Uniti - il più grande studio al mondo sul fenomeno pedofilia
– “The Abel and Harlow child molestation prevention study” - durato otto anni e
condotto su 16 mila adulti che hanno ammesso di aver molestato almeno un
bambino. I risultati delle sue ricerche sono stati pubblicati sulle più importanti riviste
di psichiatria mondiali, sul New York Times e nel volume “The stop Children
molestation Book” (Gene G. Abel, M. D. and Nora Harlow, edito da Xlibris, 2001).
Secondo i dati dello studio, i pedofili tenderebbero a modificare le loro attività sociali
e lavorative scegliendo stili di vita e mestieri a contatto con i minori, in special modo
occupando posizioni che permettano di ottenere agevolmente la fiducia dei bambini e
genitori. In particolare, un pedofilo adatta la propria professione alle proprie esigenze
sessuali. «I molestatori spesso diventano leaders di gruppi giovanili, infermieri, capi
scout, insegnanti, "Big Brothers" e pediatri (…) [Un pedofilo] è spesso un
fervente cristiano con ruoli all'interno della sua Chiesa» (fonte:
wikipedia).
RAPPORTO PEDOFILIA
ABUSO
IL REGNO DI SATANA