L'ETÀ DI KALI
[...] Ed anche quando l'età dell'oro si proiettò nel futuro come speranza in un nuovo saeculum, non
mancarono riemergenze del simbolo nordico: dal nord sarà da attendersi, per esempio, secondo Lattanzio, il
Principe possente che ristabilirà la giustizia dopo la caduta di Roma; nel nord rinascerà l'eroe tibetano, il
mistico invincibile Guesar, a ristabilire un regno di giustizia e a sterminare gli usurpatori; a Shambala, sacra
città del nord, nascerà il Kalki-avatara, colui che porrà fine alla “età oscura” [...] (Julius Evola, “Rivolta contro
il Mondo Moderno”) .
Il Kali Yuga è dunque l'ultimo dei quattro Yuga, una sorta di fine
del mondo ciclica, secondo l'induismo, in cui la Storia cadrà
nell'oblio, dopodiché la vita ricomincerà con un nuovo Satya
Yuga (“Età dell'Oro”), una sorta di paradiso in Terra. Vi sono notevoli corrispondenze tra questa
interpretazione della mitologia induista e la realtà effettiva dell'attuale epoca, oscura e “rivoluzionaria”.
Per esplicita ammissione di chi scrisse la profezia indù, l'età oscura non
riguarda l'oriente, o, meglio, lo riguarda relativamente, nella misura in cui
il colonialismo politico e militare prima, e economico poi (la
globalizzazione, ndr), hanno esportato la “secolarizzazione” occidentale.
Nell'Età di Kali, la guerra “civilizzata” (con precise norme di correttezza e
di onore, ndr) è stata dimenticata: a differenza degli altri Yuga, in cui era normalità cessare i combattimenti
dal tramonto all'alba, cremare le vittime e riflettere sulla guerra, i combattimenti si protraggono
costantemente, spinti soltanto dal desiderio di vittoria. Aumenta inoltre il sadismo.
Nel Kali Yuga, le persone non sono più rispettate per la loro intelligenza, conoscenza o saggezza spirituale.
Al contrario, la ricchezza materiale e, ad un livello inferiore, la prestanza fisica sono ciò che rendono una
persona ammirevole. Nonostante il rispetto sia superficialmente molto manifestato tra le persone, nessuno
rispetta sinceramente gli altri. Ognuno crede che lo scopo ultimo della vita sia quello di ottenere rispetto,
quindi diventando ricco o fisicamente forte. Nonostante l'età, gli esseri umani diventano inferiori in altezza e
più deboli fisicamente, così come mentalmente e spiritualmente. C'è una diffusione di falsi dei, idoli e
maestri. Molte persone mentono, e si dichiarano profeti o esseri divini. Inoltre, ognuno modifica a propria
discrezione i significati/concetti di digiuno, meditazione e austerità, così da indurre nelle persone la loro
necessità; comunque, facendo questo, essi non seguono il rigoroso codice morale dei Veda, per cui
difficilmente guadagneranno qualcosa.
Durante l'era di Kali, gli uomini mettono in dubbio il potere dei Brahmini (i sacerdoti, ndr), la validità delle
cerimonie religiose, l'esistenza di Dio e l'autorità dei Veda. Non viene più portato rispetto agli anziani e ai
bambini. La gelosia aumenta in ogni uomo e lo rende capace di disprezzare, odiare, fino a renderlo pronto
perfino ad uccidere per qualche spicciolo. Le azioni degli uomini divengono simili a quelli delle bestie feroci.
Le donne in questa epoca diventano lascive ed immorali per natura, poiché sono trascurate e lasciate senza
protezione dagli uomini. Nonostante in un primo momento siano trattate come inferiori ai maschi ed abusate,
più avanti nel tempo cominciano a rivestire ruoli importanti in politica ed in altri affari, e questo culmina in
sempre maggiori scontri di ego con gli uomini. Le donne cominciano a tradire i propri mariti e ad avere
relazioni extra-coniugali. I divorzi incrementano, con sempre più bambini cresciuti da un unico genitore.
Molte donne intraprendono l'adulterio e la prostituzione.
Gli kshatriya, la casta regale e guerriera, diviene corrotta e perde il suo potere politico; i loro capi diventano
furfanti, criminali e terroristi, e cercano di usare il loro residuo potere per sfruttare il popolo: gli stessi re
diventano dei ladri, preferiscono rubare dai loro sudditi piuttosto che proteggerli e difenderli. Dalle classi
inferiori emergono nuovi capi, che fondano dittature e perseguitano i religiosi, gli intellettuali e i filosofi. I
vaishya, che rappresentano la borghesia, composta di mercanti e uomini d'affari, diventano disonesti e
inventano nuovi crimini come frodi e contraffazioni; i commercianti diventano egoisti e pensano a soddisfare i
propri desideri invece di quelli del consumatore, e quelli che non lo diventano non riescono a sopravvivere e
falliscono.
Seguono, negli ultimissimi giorni di questa era, i “falsi profeti”, che anticipano la venuta dell'ultimo capo
(l'equivalente dell'Anticristo, ndr): l'unificatore sanguinario del mondo sotto l'Adharma (la negazione del
Dharma, ndr), il cui avvento é stato preparato dalla Vama Marga (la Via della Mano Sinistra, ndr). A quel
punto, Kalki Avatara sorgerà per distruggerlo e instaurare un nuovo Krita Yuga.
Secondo Sri Aurobindo, il Kali Yuga durerà meno di 432.000 anni. René Guénon spiega come in realtà la
cifra data, 432.000 anni, per la durata del Kali Yuga, sia semplicemente simbolica e debba, come tutte le
cifre relative ai cicli cosmici e non solo, essere decrittata. In realtà, la fine dell' attuale età del materialismo,
iniziata oltre 4.000 anni avanti Cristo e la cui durata é di 6.000 anni, va posta nel decennio dopo l'anno
2.000. Se infatti si confrontano i nostri tempi con le sovversioni descritte sopra é facile capire come queste
non abbiano nulla a che fare con tempi lontanissimi come quelli assegnati.
I CAVALIERI DELL'APOCALISSE
Una delle più note immagini associate all'apocalisse è quella dei 4 cavalieri: epidemia, guerra, fame e morte.
Il primo cavaliere, con arco e corona, che in genere viene considerato la peste, in alcune interpretazioni
viene citato come la “conquista”; il secondo, su un cavallo rossiccio e con la spada, è la guerra; il terzo su un
cavallo nero e con una bilancia, è la fame; il quarto e ultimo, su di un cavallo pallido, è la morte, che in
qualche modo riassume anche i tre precedenti.
Il primo cavaliere, con arco e corona, che in genere viene considerato la peste, in alcune interpretazioni
viene citato come la “conquista”, il secondo, su un cavallo rossiccio e con la spada, è la guerra, il terzo su un
cavallo nero e con una bilancia, è la fame, mentre il quarto e ultimo, su di un cavallo pallido, è la morte, che
in qualche modo riassume anche i tre precedenti.
I quattro cavalieri dell'Apocalisse portano distruzione e rovina. Non vengono presentati come liberatori, ma
come flagelli dell'umanità intera.
Già i profeti come Ez. (14,21) o Ger.
(15,2) avevano individuato le disgrazie
peggiori dell'umanità: fame, guerra,
peste, bestie feroci e schiavitù. Ma
questi mali venivano considerati
equivalenti, tant'è che potevano anche
colpire contemporaneamente in luoghi
diversi. In Zc. (1,8-10) l'arrivo dei
quattro cavalieri è simultaneo. In Lv.
(26,14) le sciagure non sono che
maledizioni che si susseguono come
minacce terribili il cui grado di severità
aumenta in misura proporzionale alle
forme di disobbedienza nei confronti
della legge mosaica.
Nell'Apocalisse, invece, si ha la netta sensazione che i mali rappresentati dai quattro cavalieri siano delle
realtà inevitabili, imprescindibili, in quanto la perdizione del genere umano appare senza via di scampo. La
colpa è priva di remissione e deve essere scontata in mezzo al sangue e a una desolazione infinita.
Il cavallo più terribile, quello giallastro-verdastro, che rappresenta la morte, è in grado di infliggere qualunque
pena: sangue, fame, malattie, catastrofi. L'autore dell'Apocalisse è molto scettico sulla possibilità di liberarsi
da questi flagelli e fa invocare da parte delle anime cristiane già morte la “giustizia inflessibile”, ovvero, la
vendetta terribile del Signore “santo e verace” (6,10) (che si presume sia il Cristo in persona, ndr).
L'ULTIMA PROFEZIA
[...] Io sono il Primo e l'Ultimo, il Vivente; fui già morto ed ecco, sono vivente per i secoli dei secoli, e
posseggo le chiavi della morte e dell'Ade.Colui che tiene le sette stelle nella mano destra e cammina fra i
sette candelabri d'oro [...] Questo personaggio, dalla cui bocca viene fuori la spada del Logos e che regge
fra le mani le sette stelle, è il Figlio di Dio, il Messia, il Cristo. Quello in cui credeva la Chiesa primitiva,
specie in Asia. Lo Splendido Grande Essere, un Signore cosmico, dritto al centro delle lampade degli antichi
pianeti, con il sole, la luna e cinque grandi stelle tutt'intorno ai suoi piedi. Nel cielo il suo capo splendente sta
al nord, e regge nella destra le sette stelle dell'Orsa, che noi chiamiamo il Carro, e che fa ruotare attorno alla
Stella Polare, come noi vediamo ancora oggi, provocando l'universale rivoluzione dei cieli e il ciclico
movimento del cosmo. Dalla sua bocca procede la spada della parola, a doppio taglio, che colpirà il mondo
e lo distruggerà. Questa è la spada che portò Gesù al mondo. Per Giovanni di Patmos, il Signore è Il
Magnifico Motore del Cosmo, KosmoKrator, o addirittura KosmoDynamos, il Grande Governatore del
Cosmo, la Potenza del Cosmo. Possiede le chiavi dell'Ade, è il Signore degli Inferi, la guida delle anime
attraverso il mondo della morte, è il padrone dei misteri e conosce il senso dell'olocausto. È il padrone del
futuro e il Dio del presente. È lui che dà la visione di ciò che fu e ciò che sarà. Questo è un Gesù che fa per
voi [...]
Il nome Apocalisse venne poi attribuito a ulteriori scritture dello stesso genere, molte delle quali apparvero
nello stesso quel periodo: oltre all'Apocalisse di Giovanni, Clemente di Alessandria ed altri menzionano una
Apocalisse di Pietro. Vengono inoltre ricordate apocalissi di Adamo e di Abramo Epifanio nonché di Elia
(Jerom). Infiniti sono poi i commenti scritti da vari autori, religiosi e non. Tra le più audaci vi è quella dello
scrittore DH Lawrence (“Apocalypse and The Writings of The Revelation”) che associa il testo di Giovanni a
temi, simboli e divinità del paganesimo. Tutte le Apocalissi sono simili: vi è una rivelazione di misteri che
svela cose che vanno oltre la normale portata dell'umana conoscenza; la rivelazione avviene attraverso una
visione o un sogno; Dio non parla in prima persona, ma dà le sue istruzioni a mezzo di messaggeri celesti,
che agiscono come guide per il veggente.
[...] Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo
eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e
popolo. Egli gridava a gran voce: “Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta
l'ora del suo giudizio [...].
La lotta in chiave escatologica tra bene e male, tra dharma e adharma, tra via
della mano destra e via della mano sinistra, tra forze contrarie e contrapposte, è
comune a tutte le antiche tradizioni mitico-religiose, così come il messianismo,
l'attesa di un messia o salvatore che verrà a liberare l'umanità e a punire i
malvagi.
Nel Visnù Purana (uno dei libri sacri dell'induismo) è scritto che Kalki apparirà
quando la società sarà degradata a tal punto che “soltanto i beni materiali
saranno amati, la pietà sparirà, l'onore sarà considerato soltanto in virtù della
ricchezza, la libidine sarà l'unione fra uomo e donna”. Allora arriverà Kalki,
quando “appariranno nel firmamento Sette Soli, e per il gran calore saranno succhiate le acque e poi
riassorbito l'intero Universo. I primi segni della discesa di Kalki tra gli uomini saranno la confusione assoluta
delle caste, la sparizione della vergogna e del senso della verità, un generale spirito di violenza, tirannide di
potenti sulle genti atterrite”.
Nell'ottavo capitolo dell'Apocalisse di Giovanni, si legge: [...] i sette angeli che avevano le sette trombe si
accinsero a suonarle [...] appena il primo suonò la tromba, grandine e fuoco mescolati a sangue
scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra fu arso, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde si
seccò [...] il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e
colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque [...] la stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si
mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare [...].
Sarà vinto e ucciso infine dal Mahdi - che secondo alcue tradizioni
islamiche sarà Gesù - prima che vi sia il vero e proprio “yawm al-din” (o
“Dì del Giudizio”, ) in cui Dio giudicherà gli uomini in base alle loro
azioni, determinandone la salvezza o la condanna.
[...] Voglio dire a voi, miei cari e figli, che ho nutriti della mia dottrina; udite, voglio rivelarvi uno straordinario
segreto sul grande re, che nel futuro verrà nel
mondo. Ché nella fine del tempo e nella
distruzione finale sarà concepito, sebbene
nessun uomo gli si avvicini. Egli somiglierà ad
un albero dai bei rami e fruttifero, stante in
luogo arido, e gli abitanti del luogo gli
impediranno la crescita e si sforzeranno di
svellerlo dalla terra, ma non lo potranno. Dipoi
essi lo prenderanno e lo uccideranno sul legno,
la terra e il cielo saranno in lutto a causa della
sua uccisione e su di lui lamenteranno le
famiglie dei popoli. Egli comincerà a
discendere nella profondità della terra e dalla profondità egli sarà innalzato verso l'alto. Quindi sarà veduto
venire coll’esercito della luce e portato su candide nubi; perché egli è un fanciullo, che viene partorito per
mezzo della parola, che dà nascita a tutte le nature [...] (tratto da “Il Libro dell'Ape” di Salomone di Bassora).
La religione mazdeista (o zoroastrianesimo) crede nella costante lotta tra Bene e Male che oppone il Dio
Supremo “Ahura Mazda” (il “Signore Saggio”, caratterizzato da luce infinita, onniscienza e bontà) ad Angra
Mainyu (o Ahriman), spirito malvagio delle tenebre, della violenza e della morte. Il conflitto cosmico risultante
interessa l'intero universo, inclusa l'umanità, alla quale è richiesto di scegliere quali delle due vie seguire: la
via del bene e della giustizia (“Asha”) porterà alla felicità (“Ushta”), mentre la via del male apporterà infelicità,
inimicizia e guerra.
Zarathustra diceva che avrebbe avuto tre “figli” o Salvatori (Saoshyant), nati
ciascuno da una vergine, uno per ognuna delle tre epoche cosmiche, che
sarebbero giunti a mille anni di distanza l'uno dall'altro. I manichei videro nel
Buddha storico il primo dei Salvatori di cui Zoroastro profetizzò la venuta, in
Gesù il secondo, in Mani il terzo ed ultimo (è opinione comune che i tre saggi che vennero dall'Impero
persiano per portare doni a Gesù Cristo fossero Magi astrologi zoroastriani, ndr). Quando alla fine dei giorni
il male sarà definitivamente sconfitto, il mondo sarà purificato in un bagno di metallo fuso e le anime dei
peccatori saranno riscattate dall'inferno.
Profonde analogie sono rinvenibili anche tra la figura del Kalki avatar e la seconda venuta del Cristo: [...] poi
vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava “Fedele” e “Verace”: egli
giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti
diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di
sangue e il suo nome è Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco
e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di
ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul
femore: Re dei re e Signore dei signori [...].
D'altronde, l'Avatar non è altro che un principio divino che si manifesta, che si esplicita, che discende
sull'umanità come l'acqua riversata dal Saggio dell'Acquario.
ARMAGEDDON
«Poi il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue acque si prosciugarono perché fosse
preparata la via ai re che vengono dall'Oriente. E vidi uscire dalla bocca del dragone, da quella della bestia e
da quella del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi sono spiriti di demoni capaci di compiere dei
miracoli. Essi vanno dai re di tutta la terra per radunarli per la battaglia del gran giorno del Dio onnipotente.
(Ecco, io vengo come un ladro; beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si
veda la sua vergogna). E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Harmaghedon».
Nel grande combattimento finale ogni divinità si scontrerà con la propria nemesi, in una distruzione
reciproca. Il lupo Fenrir divorerà Odino, che quindi sarà vendicato da suo figlio Víðarr. Thor e il Miðgarðsormr
si uccideranno a vicenda, e così Týr e il cane infernale Garmr. Surtr abbatterà Freyr. L'ultimo duello sarà tra
Heimdallr e Loki, quindi il gigante del fuoco Surtr, proveniente da Múspellheimr, darà il mondo alle fiamme
con la sua spada di fuoco. Di seguito, dalle ceneri, il mondo risorgerà. I figli di Odino, Víðarr e Váli, e i figli di
Thor, Móði e Magni, erediteranno i poteri dei padri. Baldr, il dio della speranza e Höðr suo fratello, torneranno
da Hel, il regno della morte. Troveranno, nell'erba dei nuovi prati, le pedine degli scacchi con cui giocavano
gli dèi scomparsi. La stirpe umana verrà rigenerata da una nuova coppia originaria, Líf e Lífþrasir.
Georges Dumézil, studioso francese dei miti, ha messo in luce le forti somiglianze tra il Ragnarok e, nella
mitologia hindu, la battaglia tra Pandava e Kaurava, così com'è narrata nel Mahabharata.
L' ANTICRISTO
L'anticristo è il personaggio chiave degli “ultimi tempi”. II termine greco “Antichristos” ha due significati in
rapporto al valore del prefisso: quello di “contro”, quindi contro lo Spirito e la Parola di Cristo; e quello di
“prima” di Cristo, in quanto lo precederà al momento della Parusia intermedia. Per tal motivo, si può tradurre
anche con “Avanticristo”. Entrambe le traduzioni hanno una precisa connotazione teologica. Per gli ebrei, i
cristiani e i musulmani, l' Anticristo è il nemico del Messia, l'Avversario di Cristo (è detto anche "falso Cristo")
e dell'avvento del regno di Dio sulla Terra. È un potentissimo
alleato di Satana, destinato a soccombere.
In tempi più recenti, c'è chi ha visto la manifestazione dell'Anticristo nel comunismo. Secondo altre
interpretazioni, invece, il primo Anticristo sarebbe stato Napoleone Bonaparte, mentre il secondo Adolf Hitler.
Altri ancora hanno visto l'Anticristo in Bill Gates. Altri ancora in Bin Laden.
[...] Vidi poi salire dalla terra un'altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però
parlava come un drago [...] Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la
terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita [...] Operava grandi prodigi,
fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini [...] Per mezzo di questi prodigi, che le era
permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una
statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta [...] Le fu anche concesso di animare la
statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non
adorassero la statua della bestia [...] Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi
ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte [...] e che nessuno potesse comprare o vendere
senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome [...] Qui sta la sapienza. Chi ha
intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è
seicentosessantasei [...]
Il numero della bestia appare nell'Apocalisse di
Giovanni (13:16-18). Diversamente da quello
che comunemente si crede, esso non è il
numero che indica Satana, ma il simbolo di una
qualche personalità umana che arriverà o è già
arrivata (secondo varie interpretazioni), e il suo
dominio sul mondo sarà indicato da tale
numero.
LA SECONDA BESTIA
Lo Pseudoprofeta ha la stessa modalità escatologica dell'Anticristo: è uno spirito del demonio (Ap 16, 12-
14), che da Satana ha ricevuto il potere e il mandato per compiere la sua missione. Infatti, ha tutto il potere
della prima Bestia: “II potere della prima Bestia viene dal Drago” (Ap 13, 2). Più incisiva è l'azione dello
Pseudoprofeta nelle sette sataniche, dove l'adorazione del Seduttore è più palese, ma non manca di servire
l'Anticristo, in maniera più nascosta e subdola, in alcune sette massoniche. Lo Pseudoprofeta, ossia la
seconda Bestia, si manifesterà anch'egli, come l'Anticristo, in una forma umana. Costringerà gli abitanti della
Terra a far adorare la prima Bestia. Farà grandi prodigi per sedurre gli animi. Gli uomini renderanno culto
all'Anticristo e saranno segnati con il marchio della Bestia sulla mano destra e sulla fronte (Ap 13, 11-18).
I testimoni di Geova non
credono che ci sarà un solo
Anticristo. Satana stesso
muoverà i regni del mondo a
dichiarare guerra al popolo
eletto di Dio. L'Apocalisse
parla di “espressioni inspirate
dai demoni” che faranno
radunare tutti i re di tutta la
terra per la guerra del gran
giorno di Dio onnipotente
(Apocalisse 16,14). Ma allora,
“il Signore dei signori e il Re
dei re” a motivo della sua
giustizia li sconfiggerà per la
gloria di Dio Padre
Onnipotente. (Apocalisse
17,12-14). I testimoni credono
che questa non sarà una
guerra tra nazioni con armi
nucleari, biologiche o altre
armi di distruzione di massa,
poiché dice che i re della terra
“si radunano” contro Cristo. È
anche evidente che sia
impossibile che tutti gli eserciti
del mondo possano radunarsi
intorno ad un'area
relativamente piccola qual è
Megiddo nell'odierno Israele.
Dato che la Montagna di
Megiddo non è un luogo
letterario, loro credono che la
Bibbia possa usare Megiddo
come posto “simbolico” di
incontro di tutti i re della Terra
dove proveranno a dare
battaglia contro Dio e le sue
forze.
La battaglia finale per cui le armate si radunano ad Armaghedòn è l'ultimo colpo di coda del demonio:
l'autore dell'Apocalisse ha la certezza che sarà la giustizia di Dio a prevalere. Giustizia che non significa
punizione imposta dall'esterno, ma ferma convinzione che tutte le azioni hanno delle conseguenze e che non
si può evitare di affrontarle. Per questo la punizione è legata al crimine: chi ha sparso sangue, dovrà, per
invevitabile conseguenza, bere sangue.
Il giornalista Maurizio Blondet in “Cronache dell'Anticristo (1666-1999)” svolge una ricerca sulle motivazioni
religiose che reggono l'azione dei poteri forti e delle varie lobby che muovono i fili del mondo. Secondo
Blondet, più che al denaro e alla volontà di dominio, questi poteri mirano ad instaurare un ordine anti-cristico
sulla scorta di una gnosi nichilista per pochi privilegiati nata in ambienti scismatici ebraici, dove si credette - e
si crede - che la “salvezza si ottiene attraverso il peccato”.
Blondet si riferisce all'ebreo Sabbatai Zevi, che nel Seicento si proclamò Messìa, predicando una nuova
teologia, l'antinomismo, che aspira alla redenzione attraverso l'infrangimento di tutte le leggi della Torah
passando attraverso le più basse, decadute e catastrofiche espressioni dell'umanità. Quando il presunto
Messìa venne arrestato, gli fu posta una scelta: convertirsi all'Islam o essere. Prontamente, egli si convertì.
Dopodiché, cominciò a predicare ai suoi discepoli di convertirsi, solo esteriormente, all'Islam, ma di rimanere
israeliti in segreto e di continuare a celebrare i riti ebraici in segreto. Nasce così il primo esempio di
“criptogiudaismo” in molti paesi, dalla Turchia (false conversioni all'Islam) alla Polonia (false conversioni al
Cristianesimo), e si evolve quando nuovi Messìa iniziano a spuntare come funghi: la nuova teologia
antinomistica, che concepisce l'idea di molti Messìa, alimenta la nascita di sette come quella dei Frankisti,
seguaci di Jakob Frank, o dei Lubavitcher. Queste
comunità mantengono la determinazione e la capacità,
come avviene per l'ebraismo tradizionale, di preservare
il loro credo, di compilare genealogie, di consegnare di
generazione in generazione il proprio retaggio religioso,
ed il fenomeno del criptogiudaismo si protrae, nei
secoli, attraverso avvenimenti storici, e va a lambire,
talvolta anche in modo determinante, le linee direttrici
della storia culturale, sociale e politica dell'Europa.
Dagli “eroi della patria” letterari, come Mickiewicz in
Polonia, al leader politico Ataturk in Turchia, si svela
una rete di discendenze e di tradizioni criptogiudaiche.
La traccia più importante che queste correnti
lasceranno nei secoli seguenti, è la creazione,
l'ispirazione, la fomentazione ed il finanziamento di
eventi come i “Risorgimenti” illuministici: La Giovine
Italia, la Giovane Turchia, la Giovane Polonia, la
Giovane Germania.
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