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STRANI ATTRATTORI
Attrattore - Wikipedia
TEORIA DELL'INFOCAOS
Alan Turing, uno dei padri delle prime teorie di Intelligenza Artificiale, e anche della bomba
atomica, in un suo saggio del 1950, “Macchine calcolatrici e intelligenza”, scriveva: “Lo
spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento
dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione
di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza”. Al congresso della
American Association for the Advancement of Science tenutosi nel febbraio 2004 a
Seattle, Jon Kleinberg, professore di scienza dei calcolatori alla Cornell University, ha
proposto una nuova teoria, dell' "infocaos": “Come può un e-mail in Brasile provocare il
crollo delle azioni della borsa di New York?”. Una provocazione?
SOCIAL NETWORKING
INFORMATION OVERLOAD
EFFETTO DISCONNESSIONE
Il "net-attivista" Alexander Galloway, membro del collettivo RSG, tra gli autori del software
artistico "Carnivore", attualmente docente di “Media Ecology” alla NY University, ha
pubblicato un testo dedicato alla questione. Si chiede: “Quanto la struttura condiziona il
contenuto?” (e viceversa). I protocolli di rete, la serie di regole che consentono
l'intersezione e la comunicazione tra i vari nodi, senz'altro determinano forma e struttura,
ma ai contenuti chi ci pensa? Prendiamo ad esempio una rete sociale reale, costituita da
esseri umani. Per strutturarsi e prendere forma sarà necessario prima di tutto un luogo di
incontro, un'isola nella rete, un nodo, un punto di aggregazione, ad esempio un raduno,
una cena, una festa, nel caso della rete un sito, una mailing-list, una chat. Poi occorrerà
stabilire un protocollo di comunicazione, una lingua comune, se no non ci si capisce.
Secondo Galloway, gli attuali protocolli di comunicazione (come il TCP-IP, ad esempio),
più che liberare e creare maggiori possibilità d'interazione, servono a implementare forme
di controllo da parte di chi vuole limitare la libertà di espressione tipica di Internet. Questo
è sicuramente vero. Ma è anche vero che, se a regnare è l'infocaos, così come regna il
caos nel mondo reale, nessuno è e sarà mai in grado di controllarlo in modo totale, anche
se sicuramente ci provano. Dobbiamo prendere atto che si combatte una “guerra infinita”,
non solo di informazione, ma anche di protocolli di comunicazione. Una guerra in cui sono
in gioco relazioni di potere, ideologie, tecniche, tattiche: tutto concorre alla continua
ridefinizione dell'infrastruttura fisica e psichica, costituita da hardware, software e
"wetware". D'altronde, proprio lo scardinamento degli standard di comunicazione imposti
dalle corporations è l'obiettivo dichiarato delle pratiche "hacktiviste". Ma con quali risultati?
Garantire l'infocaos? L’ “ecologia dei media” (media ecology) è il tentativo invece di dare
ordine all’infocaos. Neil Postman, che, ispirandosi al lavoro di Marshall Mc Luhan, ha
fondato nel 1971 il Program in Media Ecology alla New York University, la descrive così:
“L’ecologia dei media guarda al modo in cui i media comunicativi influenzano la
percezione, la comprensione, i sentimenti e i valori umani e a come la nostra interazione
con i media facilita od ostacola le nostre chance di sopravvivenza. La parola ecologia
implica lo studio di ambienti: della loro struttura, del loro contenuto e dell’impatto sulle
persone”
Hacktivism - Wikipedia
Social Circles
Al convegno della American Association for the Advancement of Science, nel corso delle
sessions relative all'analisi matematica delle strutture comunitarie di Internet, sono venuti
fuori una serie di algoritmi di calcolo studiati per dare conto del modo in cui si organizzano
i gruppi sociali su Internet e anche del tipo di percorso fatto dallo "spamming",
quell'enorme quantità di e-mail spazzatura che quotidianamente ingorgano le nostre
caselle di posta elettronica. Kleimberg è giunto alla conclusione che Internet stimola la
diffusione di idee e di saperi quando diventa lo strumento utilizzato da alcuni opinion
leader (strani attrattori) per mantenersi in contatto con diversi gruppi sociali (più o meno
influenti). In generale, newsgroup, siti, mailing-list, web, forum e, più recentemente, blog,
contribuiscono ad amplificare l'audience e la discussione di determinati argomenti, ma
creano anche infocaos. Quello che ci serve sono delle "cyber-bussole". Strumenti di
orientamento, punti di riferimento, dei fari nella rete. "Surf or Die" si diceva, surfa o muori.
Ma non possiamo surfare all'infinito, altrimenti finiremo per affogare. Ogni tanto dobbiamo
pur approdare su qualche isola, sentirci al sicuro da qualche parte, stabilire dei contatti,
radicarci su un territorio, anche se ciberspaziale. Per poterlo fare abbiamo bisogno di fari
che ci indichino la direzione, la rotta da seguire. Non a caso, “kubernetes” ("ciberneta", o
anche "cibernauta") in greco significa timoniere, colui che dirige la navigazione, non colui
che va alla deriva. C'è una bella differenza tra navigare e naufragare.
Cyberspace - Wikipedia
An Atlas of Cyberspaces
IL CAOS È SOVRANO
Quindi per riassumere: il caos è sovrano, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Non c'è
alcun bisogno di alimentarlo, si alimenta da solo, siamo tutti agenti del caos. E neanche di
liberarlo, perché nessuno può imprigionarlo. Il caos nasce in realtà dal sistema stesso.
Ordine e caos sono indissolubilmente legati e in continua evoluzione.
INTELLIGENZA CONNETTIVA
In una rete neurale, così come in una rete informatica, l'accrescimento della potenza e
della qualità di elaborazione non cresce proporzionalmente all'aumento dei nuovi neuroni-
nodi, ma piuttosto al crescere del numero di connessioni che si stabiliscono tra essi. Ciò
che possiamo provare a fare allora è cercare di dare un ordine al caos (e all'infocaos).
Costruire dei protocolli più funzionali. Tracciare delle mappe di orientamento. Mettere in
connessione corpi e menti. Illuminare la navigazione.
INTELLIGENZA COLLETTIVA
Si credeva che sarebbe bastato liberare l'infocaos per fare emergere una “intelligenza
collettiva”. Così non è stato. È emerso invece il lato oscuro: l' "information overload", il
sovraccarico di informazione (che produce disinformazione) e la ciber-psicopatologia
(varie forme di net-addiction e in generale un aumento dell'incomunicabilità e un
abbassamento nella qualità delle relazioni). Se non la riforniamo di intelligenza individuale,
di singolarità creative, più che un'intelligenza collettiva emergerà una sempre maggiore
“stupidità artificiale”.
Senza un'anima non ci sarà mai alcuna intelligenza. Allora diventiamo tutti più
responsabili. Animiamoci e ri-animiamoci. La rete non si fa da sola. Siamo noi la rete.
Ghosts in the machine.
LINKS
Scientists examine how social networks influence behavior 22 marzo 2009
Cyberwar
Infowar 2.0
Darknet
Information Overload
Intelligenza Collettiva
Web estetica
INTERNET GOVERNANCE