1958 Racconti
1959 Il cavaliere inesistente 1960 I nostri antenati 1963 Marcovaldo ovvero le stagioni in citt - La giornata di uno scrutatore 1964 Prefazione alla 4a ed. del Sentiero
Questo romanzo il primo che ho scritto, quasi la prima cosa che ho scritto. Cosa ne posso dire oggi? Dir questo: il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finch il primo libro non scritto, si possiede quella libert di cominciare che si pu usare una sola volta nella vita
(anche p. 17)
I.C., Prefazione al Sentiero dei nidi di ragno (1964)
Un albero genealogico degli antenati del mondo contemporaneo, in cui ogni volto cela qualche tratto delle persone che ci stanno intorno, di voi, di me stesso
I.C., Nota (1960)
Lidea originaria era probabilmente un reportage nel Cottolengo Broglio politico della legge truffa che pian piano si trasfigura (i voti degli idioti e il suo processo alla DC) Broglio metafisico sul senso del dolore e sui confini dellumano
La sfida al labirinto
La sfida al labirinto
Questa letteratura del labirinto gnoseologico-culturale ha in s una doppia possibilit. Da una parte c lattitudine oggi necessaria per affrontare la complessit del reale, rifiutandosi alle visioni semplicistiche che non fanno che confermare le nostre abitudini alla rappresentazione del mondo; quello che oggi ci serve la mappa del labirinto la pi particolareggiata possibile. Dallaltra c il fascino del labirinto in quanto tale, del perdersi nel labirinto, del rappresentare questa assenza di vie duscita come la vera condizione delluomo (nella spinta a cercare la via duscita c sempre una parte damore per i labirinti in s; e del gioco di perdersi nei labirinti fa parte anche un certo accanimento a trovare la via duscita) I. Calvino, La sfida al labirinto, Il Menab 5, 1962
Romanzi in cornice
1972 Le citt invisibili 1973 Il castello dei destini incrociati 1979 Se una notte dinverno un viaggiatore
Romanzi in cornice
Lutopia discontinua
Ogni citt riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone (p. 18)
Linferno dei viventi non qualcosa che sar, se ce n uno, quello che gi qui, linferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare linferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo pi. Il secondo rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo allinferno, non inferno, e farlo durare, e dargli spazio (p. 164)
3.
1960-66 Il Menab
LEspresso, collaborazione pi intensa dal 75 con la rubrica Losservatorio del Signor Palomar)
1980-85 la Repubblica
3.Le
Calvino quotidiano
Vedi, il giornalismo degli articoli di fondo non credo sia fatto per me. Per alcuni anni sulla prima pagina dei quotidiani, prima Pasolini, poi Sciascia, hanno scritto cose che nessun altro avrebbe scritto, giuste o balorde che fossero. Non faccio ora questione di valore: scrivere una cosa balorda pu anche servire a far pensare cose giuste. A me invece mi veniva da fare discorsi pi terra terra, di buon senso, e per questo naturale che i miei articoli riscuotessero molte approvazioni ma certo risultavano meno stimolanti.
LEuropeo, 17 novembre 1980
Il clima di violenza comincia quando la parola disprezzata La responsabilit di dire e di ripetere quel che va detto e ripetuto cresce con linaprirsi dei tempi
(senza parole per descrivere lorrore senza parole il linguaggio delle bombe Il punto di vista dellitaliano medio Linguaggio asciutto e chiaro) 2. Se la parola non serve (parola, democrazia e terrorismo)
Almeno un risultato questi delle bombe lhanno ottenuto, insistendo nel loro monotono lavoro di collezionisti di stragi: di esaurire le possibilit che la parola scritta e parlata ha di esprimere lindignazione, lesecrazione, la ferma volont di impedire il ripetersi, eccetera ogni bomba e gni attentato sono un messaggio a chi di dovere, sono parole dellunica lingua che essi sanno articolare
La strage, 6 agosto 1974, ivi, pp. 2253 e 2255.
Immagini catastrofiche
1. Del mantenere la calma: Calvino lettore dei giornali e lemotivit (p. 2279). La vera catastrofe, la calma colpevole della DC, del PCI, di se stesso. 2. Estate dei disastri (p. 2290). Davanti alla TV il mondo fragile 3. Quando va via la luce (p. 2322)
Ecco che la tenebra della metropoli evoca le forze buie che la societ si porta con s, dietro un facciata di decoro Ecco che il black out di Nuova York diventa una allegoia dellincertezza del nostro presente
Quando va via la luce, 16 luglio 1977, ivi, p. 2325
Gran parte delle cose che circondano la nostra vita ci sopravviveranno come un guscio che continuer a fare da stampo ad altre vite. Cos le vite umane si prolungano attraverso le cose.
Ivi, p. 2329
Non me la sento pi di continuare con questo gioco delle razionalizzazioni tranquillanti, e preferisco cercare di vedere il diavolo in faccia
Il cambiamento investe lessenza stessa dellidentit sociale, della presenza politica, del senso della vita di ognuno. Una vota lelemento decisivo era la capacit di lavoro adesso quel che conta il posto garantito a vita
Una nazione di impiegati?, 15 luglio 1977, ivi, p. 2321
Calvino e il terrorismo
1.Su Coraggio e vilt degli intellettuali: Al di l della paura (lo stato sono i cittadini) e Il
(intellettuali e terrorismo) -Le cose mai uscite da quella prigione (diario di pensieri e sensazioni, molte cose in comune con Sciascia)
Lo Stato, oggi, consiste soprattutto nei cittadini democratici che non si arrendono, che non lasciano andare tutto alla malora
-Rispettoso promemoria per mille Grandi Elettori (pagina fin) Forse per sbrogliare la matassa bisogna -Moro ovvero una tragedia del potere (apprezzamento sul