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Goffredo Mameli

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Goffredo Mameli dei Mannelli[1][2], meglio noto come Goffredo
Mameli (Genova, 5 settembre 1827 – Roma, 6 luglio 1849), è stato
un poeta e patriota italiano. Annoverato tra le figure più famose del
Risorgimento italiano, morì a 21 anni a Roma nel 1849 in seguito a
una ferita infetta che si procurò durante la difesa della Repubblica
Romana. È autore del testo del Canto degli Italiani, inno nazionale
della Repubblica italiana.

Indice
Famiglia
Biografia
Ultimi giorni Goffredo Mameli
Opere
Intitolazioni di reparti militari
Nella cultura popolare
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Famiglia
Goffredo Mameli nacque nel 1827 nell'allora Regno di Sardegna, a Genova nel sestiere del Molo, al civico
30 di via San Bernardo[3]. La madre era Adelaide (Adele) Zoagli, della famiglia aristocratica genovese degli
Zoagli, ed era la primogenita del marchese genovese Nicolò Zoagli e di Angela dei marchesi Lomellini. Il
padre di Goffredo Mameli era Giorgio, si era imbarcato giovanissimo e gradualmente, da marinaio, fece
carriera, diventando ammiraglio; fu eletto deputato al parlamento sardo a Torino, dove fu parlamentare per
tre legislature.
Suo trisavolo Giommaria Mameli (1675-1751) divenne notaio
presso Tortolì nella subregione dell'Ogliastra in Sardegna;
l'imperatore Carlo VI d'Asburgo lo elevò poi al rango di nobile, lo
fece suo console alla corte sabauda di Torino, poi ufficiale della
Segreteria di Stato e di Guerra del Regno di Sicilia a Palermo e
infine suo segretario particolare onorario.

Biografia Lapide commemorativa di Goffredo


Mameli sulla facciata del palazzo
Goffredo Mameli fu istruito dapprima nelle Scuole Pie di Genova e Senarega-Zoagli in piazza San
poi nel collegio di Carcare in provincia di Savona; già ai tempi della Genesio (l'attuale largo Sanguineti,
affacciato su via San Lorenzo), in cui
scuola dimostrò il suo talento letterario, componendo versi
ebbe dimora (da notare la
d'ispirazione romantica, tra cui quelli intitolati Il giovine crociato,
cancellazione di "nascita e")
L'amore, Il sogno della vergine, La vergine e l'amante[4][5]. Venne
presto conquistato dallo spirito patriottico e, durante i pochi anni
della sua giovinezza, fu parte attiva del movimento rivoluzionario. Nel settembre del 1846, in occasione
della ricorrenza del centenario della cacciata da Genova degli austriaci, fu alla testa delle manifestazioni[6]
ed espose il tricolore. Ispirato dall'azione, iniziò a comporre poesie politiche e canti militari, tra cui Ai fratelli
Bandiera, Dante e l'Italia e, più tardi, Dio e il popolo, che tanto piacque al Carducci[7].

Non ancora ventenne, fu autore delle parole del Canto degli Italiani (1847), più noto in seguito come Inno
di Mameli, musicato da Michele Novaro, adottato un secolo dopo quale inno nazionale provvisorio della
Repubblica Italiana nel 1946 e ufficialmente riconosciuto per legge quale inno nazionale della Repubblica
nel 2017[8].

Nel marzo 1848 fu tra gli organizzatori di una spedizione di


trecento volontari per andare in aiuto a Nino Bixio durante le
Cinque giornate di Milano e, in virtù di questa impresa, fu arruolato
nell'esercito di Giuseppe Garibaldi con il grado di capitano.

Dopo il fallimento dei moti di Milano e la conseguente firma


dell'armistizio, tornato a Genova, per protesta pubblicò l'Inno
militare, che aveva composto su invito di Mazzini e che fu musicato
da Giuseppe Verdi[9][10]; contemporaneamente divenne direttore del
giornale Il Diario del Popolo.

A seguito dell'uccisione di Pellegrino Rossi nel novembre 1848 e


della fuga di Pio IX, avute notizie di sommosse, si recò a Roma.
Aderì al comitato romano dell'associazione sorta per promuovere la
convocazione di una costituente nazionale, secondo i dettami
Il giornale Il Diario del Popolo, dal 16 politici di Mazzini. Nel gennaio del 1849, all'interno della Giunta
ottobre 1848 diretto da Mameli Provvisoria di Governo, Mameli si occupò soprattutto
dell'organizzazione militare. Il 9 febbraio, avvenuta la
proclamazione della Repubblica Romana, Mameli inviò a Mazzini il famoso dispaccio: «Roma!
Repubblica! Venite!»[11]

Ultimi giorni
Durante l'assedio di Roma, l'ultimo atto della breve Repubblica Romana del 1849, divenuto aiutante di
Garibaldi, Mameli si batté eroicamente contro i borbonici nella battaglia di Palestrina (9 maggio) e in quella
di Velletri (19 maggio)[9]. In particolare combatté nella difesa della Villa del Vascello sul colle del Gianicolo.
Fu ferito alla gamba sinistra durante l'ultimo assalto del 3 giugno a Villa Corsini, occupata dai francesi.

Di questo episodio sono note due versioni: una secondo la quale


sarebbe stato ferito per sbaglio dalla baionetta di un commilitone;
l'altra, più diffusa e accreditata, sostiene invece che sia stato raggiunto
da una fucilata francese. In ogni caso, fu trasportato dai compagni
all'ospedale di Trinità dei Pellegrini, dove venne visitato e curato dal
medico Pietro Maestri. Le condizioni apparvero immediatamente molto
gravi, come si capisce dalle parole scritte da Maestri ad Agostino
Bertani qualche tempo dopo:

«Ferito il giorno 3 giugno nei primi momenti dell'azione, fu


portato all'ospedale privo di sensi. Io lo vidi dopo tre ore circa, in
uno stato quasi di stupefazione. Non era bene in sé stesso e
cadeva in gravi e frequenti deliqui. Pallido e sparuto nel volto,
quasi avesse sofferto più mesi di malattia: nei pochi momenti in La lapide dedicata a Mameli
all'ospizio di Trinità dei Pellegrini
cui non gli mancava la coscienza di sé accusava dolori
spasmodici in conseguenza della ferita. [...]»

(Pietro Maestri[12])
Il vero problema fu però la gangrena, che Maestri osservò dopo quattro giorni. Quando Bertani vide per la
prima volta la gamba di Goffredo Mameli era il 19 giugno e la gangrena era arrivata a quattro dita sotto al
ginocchio, e dopo un consulto con Maestri e altri medici si decise di amputare. L'intervento fu eseguito dal
chirurgo Paolo Maria Baroni[13] e giudicato positivamente da Bertani, data la modesta perdita di sangue e la
corretta chiusura del moncone[14].

Nulla si poté fare comunque contro la sopravvenuta infezione, che peggiorò gradualmente fino a causare la
morte per setticemia[15] di Mameli il 6 luglio 1849, alle 7:30 del mattino, a 21 anni, nell'ospizio di Trinità dei
Pellegrini.

Così Bertani descrisse poi nel suo diario gli ultimi istanti di vita di Goffredo Mameli:

«Il dì 6 luglio, alle sette e mezzo di mattina, cantando, quasi conscio di sé, attendendo che gli
passasse quell'accesso nervoso come lo chiamava, ebbe pochi momenti di agonia.»

(Agostino Bertani[16])
Anche Nino Bixio registrò nel proprio diario l'ora esatta della morte dell'amico con queste testuali parole:

«Alle 7 e mezzo antimeridiane del 6 luglio 1849 spirava in Roma all'ospedale della Trinità de'
Pellegrini la grande anima di Goffredo Mameli.»

(Nino Bixio[17])
Il padre, il contrammiraglio Giorgio, accorse da Genova al capezzale
del figlio, ma giunse troppo tardi[18].

Fu sepolto nella chiesa di Santa Maria in Monticelli e quindi nei


sotterranei della chiesa delle Stimmate; dopo la presa di Porta Pia la sua
salma fu ritrovata e trasportata al Verano[19], dove è il suo monumento
funebre. Le sue spoglie riposano al Gianicolo, dove furono traslate nel
1941 nel ricostruito Mausoleo Ossario Garibaldino[8][20].

Opere
«contro ogni tentativo di svalutazione […] "Mameli resta un
lirico di grandi qualità" morto troppo giovane»

(Giuseppe Monsagrati[21])
Tomba di Goffredo Mameli sotto il
Soltanto alcune poesie, tra cui l'inno «Fratelli d'Italia», furono Mausoleo Ossario Garibaldino
pubblicate in vita dell'autore, spesso su fogli volanti. La sua
produzione poetica e i suoi scritti in prosa, perlopiù giornalistici o
stesure di discorsi pronunciati pubblicamente, furono raccolti postumi.

Scritti, Genova, tipografia Dagnino, 1850.


Poesie, Tortona, dalla tipografia Franchini, 1859.
Scritti editi e inediti, ordinati e pubblicati con proemio, note e appendici a cura di Anton
Giulio Barrili, Genova, Società ligure di storia patria, 1902.
Le liriche, Firenze, Successori Le Monnier, 1915.
La vita e gli scritti, a cura di A. Codignola, Edizione del centenario, 2 voll., Venezia, La nuova
Italia, 1927.

Intitolazioni di reparti militari


Nel 1975 l'Esercito Italiano gli dedicò la neo costituita unità,
la 32ª Brigata corazzata "Mameli".
Tra i reparti militari che gli furono intitolati ne figurano due
appartenenti alle Brigate Giustizia e Libertà, un battaglione
operante nella provincia di Treviso e la Brigata Mameli
comandata da Rodolfo Chiosi in provincia di Arezzo. Altresì
fu intitolato a Mameli un reparto di Bersaglieri della
Repubblica Sociale Italiana.

Nella cultura popolare


Nel 1904 gli fu dedicato un dramma teatrale in versi di cinque atti,
Goffredo Mameli, scritto da Lucio D'Ambra e Giuseppe Lipparini, con
Ferruccio Garavaglia nella parte del protagonista e molti altri interpreti,
tra cui Paola Pezzaglia nella parte di Roberta, il suo giovane "amore di Busto di Goffredo Mameli al
finestra". I titoli dei singoli atti sono: Il sogno fiorisce, Italia chiamò!, Gianicolo
Roma Repubblica, Siam pronti alla morte!, L'Epopea.
I suoi ultimi momenti di vita sono stati mostrati anche nel film In nome
del popolo sovrano del 1990.

È citato insieme a Michele Novaro nella canzone Sfiorivano le viole di


Rino Gaetano e nella canzone Cose che non capisco di Caparezza.

Il personaggio di Goffredo Mameli compare nella fiction Anita


Garibaldi, miniserie televisiva di RaI 1 del 2012, di Claudio
Bonivento, con Valeria Solarino e Giorgio Pasotti e musiche di
Amedeo Minghi. A interpretarlo è Filippo Scarafia.

Compare anche nella fiction in due puntate Né con te né senza di te di


Vincenzo Terracciano, con Sabrina Ferilli e Francesco Testi, andata in
onda su Rai 1 l'8 e il 9 ottobre del 2012. A interpretarlo è Marco
Foscari. Cenotafio di Mameli al cimitero
monumentale del Verano (Roma)
Nel 2022 il regista Angelo Antonucci realizza il primo film interamente
dedicato alla figura di Goffredo Mameli dal titolo Goffredo e l'Italia
chiamò con Emanuele Macone nei panni di Goffredo, Francesco Baccini, Stefania Sandrelli, Maria Grazia
Cucinotta, Vincent Riotta. Lo stesso regista Angelo Antonucci ha realizzato dall'opera cinematografica una
versione televisiva, con aggiunta di oltre dieci minuti di scene originali, dal titolo L'Italia chiamò.

Nel 2024 esce la serie televisiva Mameli - Il ragazzo che sognò l'Italia dei registi Luca Lucini e Ago Panini,
incentrata sulla vita di Goffredo Mameli, interpretato da Riccardo De Rinaldis Santorelli[22].

Note
1. ^ Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo, Piero Giordana, Fratelli d'Italia. La vera
storia dell'inno di Mameli, Mondadori, collana Ingrandimenti, 2001, p. 76
2. ^ Cenni biografici, su societanazionale.it.
3. ^ Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, 2009.
4. ^ Giosuè Carducci definì i primi versi giovanili di Mameli come una sorta di «rigatteria
romantica», ovvero «un'eco languida e mozza di quella poesia di second'ordine» che allora
«pasceva di tenerume» gli animi dei giovani allievi degli Scolopi (Carducci, p. 809).
5. ^ Un posto a parte merita L'ultimo canto, forse anch'esso degli anni scolastici, ma destinato a
diventare l'epitaffio del giovane poeta soldato.
6. ^ Paolo Mieli, Due calvari per Mameli, Corriere della Sera, 30 aprile 2019, p. 36.
7. ^ Carducci, p. 827:

«Tutt'insieme è il canto più propriamente popolare della moderna letteratura italiana;


e ogni volta che lo rileggo mi par di assistere alla composizione, improvvisa, naturale
spontanea, della lirica popolare di circostanza. Il poeta qui è veramente in mezzo al
popolo, e vive e si move con lui [...].»

8. I Simboli della Repubblica - L'Inno Nazionale, su quirinale.it. URL consultato l'8 settembre 2023
(archiviato dall'url originale il 26 aprile 2023; seconda copia archiviata il 24 luglio 2009).
9. Mario Menghini, Goffredo Mamèli, in Enciclopedia Italiana, vol. 22, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 1934.
10. ^ Vanno ancora ricordati almeno gli inni Viva l'Italia! era in sette partita e Milano e Venezia.
11. ^ Carducci, p. 834.
12. ^ Citazione testuale tratta da White Mario, p. 112.
13. ^ Aldo Berselli, Paolo Maria Baroni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 6, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1964.
14. ^ White Mario, p. 113.
15. ^ Sabbatani, p. 81.
16. ^ Citazione testuale tratta da White Mario, p. 114.
17. ^ Citazione testuale tratta da Giuseppe Guerzoni, La vita di Nino Bixio, Firenze, G. Barbera,
1875, p. 91.
18. ^ Luigi Donolo, Il Mediterraneo nell'età delle rivoluzioni 1789-1849, Pisa, Edizioni Plus,
2012, p. 425.
19. ^ Barrili, pp. 473-474.
20. ^ Monumento funerario a Goffredo Mameli, su sovraintendenzaroma.it. URL consultato l'8
settembre 2023 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2023).
21. ^ Monsagrati, che a sua volta cita un giudizio di Luigi Baldacci in Poeti minori dell'Ottocento,
vol. 1, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi editore, 1958, p. 365.
22. ^ TVSerial.it. Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia (2024) La vita di Goffredo Mameli,
giovane “rockstar” del Risorgimento, su tvserial.it. URL consultato il 3 febbraio 2024.

Bibliografia
Gabriella Airaldi, «L'Italia chiamò». Goffredo Mameli poeta e guerriero, Roma, Salerno
Editrice, 2019, ISBN 978-88-6973-365-9.
Anton Giulio Barrili, Gli ultimi giorni di Goffredo Mameli, in Goffredo Mameli, Scritti editi e
inediti ordinati e pubblicati con proemio, note e appendici, Genova, Società ligure di storia
patria, 1902, pp. 470-485.
Giosuè Carducci, Goffredo Mameli, in Nuova Antologia, vol. 20, n. 8, agosto 1872, pp. 804-
837.
Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami Fratelli d'Italia. La vera
storia dell'inno di Mameli, Mondadori 2001, ISBN 8804499850.
Giuseppe Monsagrati, Goffredo Mameli, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 68, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007.
Sergio Sabbatani, La morte di Goffredo Mameli a Roma nel 1849 (PDF), in Le infezioni in
medicina, vol. 21, n. 1, Pavia, EDIMES, 2013, pp. 76-84, ISSN 1124-9390.
Massimo Scioscioli, Goffredo Mameli: una vita per l'Italia, Roma, Editori Riuniti, 2011,
ISBN 978-88-6473-055-4.
Giorgio van Straten, Breve la vita felice di Goffredo Mameli, in Nuovi Argomenti, 54: Eran
giovani e forti. 5 ritratti risorgimentali, Milano, Mondadori, aprile-giugno 2011, ISBN 978-88-
04-60872-1.
Jessie White Mario, Agostino Bertani e i suoi tempi, Firenze, G. Barbera, 1888, pp. 111-116.

Voci correlate
Il Canto degli Italiani
Michele Novaro
Repubblica Romana (1849)
Genova

Altri progetti
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Collegamenti esterni

Mamèli, Goffredo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Mario Menghini, MAMELI, Goffredo, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, 1934.
Mameli, Goffredo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
Mamèli, Goffrédo, su sapere.it, De Agostini.
Mameli, Goffredo, in L'Unificazione, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
(EN) Goffredo Mameli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Opere di Goffredo Mameli, su Liber Liber.
Opere di Goffredo Mameli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
(EN) Opere di Goffredo Mameli, su Open Library, Internet Archive.
Goffredo Mameli, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
Scritti di Mameli, su classicistranieri.com.
La casa ove fu musicato l'inno di Mameli, su museotorino.it.
VIAF (EN ) 29588798 (https://viaf.org/viaf/29588798) · ISNI (EN ) 0000 0000 8342
5784 (http://isni.org/isni/0000000083425784) · SBN CFIV076296 (https://opac.sbn.i
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