Sei sulla pagina 1di 3

SCRIVO NELL’OSCURITA’- IL NOTTURNO

IL Notturno viene pubblicato nel 1921. Esso si divide in 3 offerte e un’annotazione e


rappresenta un’opera dalla spiccata originalità sia nei temi più intimistici e soggettivi ma
anche nella forma. Durante una missione su Trieste, avvenuta nel 1916, egli viene ferito
all’occhio destro, che rimarrà inutilizzabile. Per mantenere quello sinistro, anch’esso
lesionato, il poeta resta a letto per due mesi, al buio, completamente immobile. Grazie
all’aiuto della figlia che gli prepara sottili striscioline di carta, riesce poi a scrivere una riga
per volta. Poco dopo egli acquista l’uso degli altri sensi, intrecciando nell’opera brani
diaristici in cui descrive le sensazioni legate ai ricordi di guerra, che si concentrano sulla
morte del suo amico pilota Giuseppe.
Nel brano, come in tutto il Notturno, l'attenzione si concentra in modo esclusivo sulle
sensazioni dell'autore. Egli, all’inizio del brano si trova con gli occhi bendati, in posizione
supina nel letto, col torso immobile e con le ginocchia leggermente sollevate per dare
inclinazione alla tavoletta che v'è posata. Quindi, la cecità e la forzata immobilità non
spengono nell'autore la volontà di scrivere, ma anzi lo spingono a trovare una nuova tecnica.
Infatti, egli scrive, riga dopo riga, su sottili strisce di carta preparate per lui dalla figlia
Renata. Su di esse, egli registra il libero fluire dei suoi stati d'animo.
Dalle particolari circostanze di composizione dell'opera nasce “un'arte nuova”, sia nella
dato forma sia nella sostanza:
• l'uso costante della prima persona e del tempo presente sottolinea il carattere
autobiografico del testo,
• il buio e l'oscurità evocano ricorrenti immagini di morte e di inerzia;
• la sintassi si articola in frasi brevi e brevissime, con frequenti pause e spazi bianchi.
GABRIELE D’ANNUNZIO (PENSIERO E POETICA)
L’opera dannunziana è costituita da numerosissimi testi, caratterizzati da un’estrema varietà
di forme, temi e generi. D’Annunzio rivolge la propria poesia all’insegna del culto della
bellezza, intesa come unico vero valore. L’opera ha in primo luogo un valore estetico ed è
libera da ogni vincolo etico e morale.
Gabriele D’Annunzio è uno dei principali rappresentanti del Decadentismo italiano. Con il
termine Decadentismo si intende un movimento artistico e letterario, che si contrappone alla
razionalità del positivismo e che si sviluppa in Europa a partire dalla metà dell'Ottocento. Il
termine deriva dall'aggettivo francese décadent, usato dal poeta francese Verlaine per definire
il proprio stato d'animo nei confronti della società contemporanea.
Il poeta decadente incarna la figura del poeta veggente. Inoltre egli indaga dentro se stesso e
scopre le corrispondenze tra le cose. Si chiude nella propria interiorità perché è lì che
risiedono la verità e il senso delle cose. La poesia diventa così interpretabile in moltissimi
modi diversi.
Le principali correnti che nascono dal decadentismo sono:
Simbolismo
Descrizione della realtà in modo soggettivo attraverso l'uso di simboli, analogie, metafore.
In Italia l'esponente per eccellenza di questa corrente è Giovanni Pascoli
Estetismo
Esaltazione del gusto del bello. In Italia il maggiore esponente è Gabriele D'Annunzio.
Panismo
Mescolarsi dell'uomo con il Tutto, con l'assoluto, con la natura. Esempio emblematico: "La
pioggia nel pineto" di Gabriele D'Annunzio
Superomismo
Negli ottanta D’Annunzio scopre il pensiero di Friedrich Nietzsche e fa propria la teoria del
superuomo, che è colui che attraverso lo strumento della cultura si pone come modello per gli
altri. Rispetto all’esteta che si allontanava dalle masse per sottolineare la sua superiorità, il
superuomo si pone alla guida del popolo, anche assumendo atteggiamenti antidemocratici.

STORIA
Quando l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale, nel maggio del 1915, non tutti erano
d’accordo. Infatti vi erano neutralisti:
- Giovanni Giolitti: era contrario alla guerra perché riteneva che l'Italia fosse
impreparata economicamente e militarmente.
- La Chiesa: per natura morale, come testimoniato dal giudizio della guerra ritenuta da
Benedetto XV “inutile strage”.
- Socialisti: che ritenevano la guerra come conseguenza ultima dell’imperialismo; essa
avrebbe avvantaggiato solo i capitalisti e sfavorito i proletari.
A favore dell'intervento si schierarono invece:
- La stampa: con il prestigioso Corriere della Sera
- Molti intellettuali: tra i quali il filosofo Giovanni Gentile e l’economista Luigi Einaudi
- Benito Mussolini che diede vita il 15 novembre 1914 al “Popolo d’Italia”, quotidiano
socialista. Egli si schierò inizialmente neutralista ma improvvisamente divenne
interventista.
- I nazionalisti: i più accesi sostenitori furono i nazionalisti, i quali vedevano nella
guerra la prima occasione dell'Italia di mostrare la propria forza.
Gli interventisti nella primavera del 1915 intensificarono la loro azione di propaganda. Tra
questi vi era D'Annunzio. Infatti, in qualità di ufficiale operatore al fianco del tenente Luigi
Bologna, avrebbe dovuto volare su Trieste per lanciare manifesti propagandistici. Ma
all'altezza di Grado, a causa delle avverse condizioni del tempo, fu costretto a un ammiraggio
di fortuna. L'aereo urtò violentemente sull'acqua e poi contro una duna sabbiosa. D'Annunzio
fu sbalzato dal sedile e nella caduta si ferì l'occhio e la tempia destra. Ricoverato in ospedale,
fu costretto a sottoporsi a lunghe cure per non perdere completamente la vista. Nel frattempo,
Il 26 Aprile 1915 il governo firmò il patto di Londra impegnandosi entro un mese ad entrare
in guerra contro Austria e Germania: l’accordo prevedeva l’assegnazione all’Italia di Trento e
Trieste, l'Alto Adige, l’Istria, la Dalmazia e alcune colonie tedesche in Africa. Il parlamento
doveva però ratificare il Patto di Londra ma la maggioranza della camera era neutralista: ciò
accese l’indignazione di Mussolini (era tra i socialisti . In maggio ci furono violenti scontri
fra neutralisti e interventisti. Finché il 24 maggio l’Italia entrò in guerra, accompagnata da
una atmosfera da guerra civile. Il fronte italiano, lungo circa 700 km, era collocato in
Trentino e sul Carso: in questo settore ci furono ben 12 battaglie dell’Isonzo. Alla decima,
tenuta il 12 maggio 1917, prese parte anche D’annunzio. Il conflitto fu vinto e D'Annunzio,
nei panni di inviato di guerra, raccontò sul Corriere della Sera gli avvenimenti al fronte. Nel
1918, D'Annunzio si cimentò in un'altra impresa: il celebre volo su Vienna. Tentò una prima
volta il 2 agosto 1918, ma a causa della nebbia dovette rinunciare. Il secondo tentativo
avvenne l'8 agosto, ma questa volta la colpa fu del vento. All'alba del 9 agosto D'Annunzio
convocò i piloti più fidati, e la formazione italiana arrivò su Vienna. I velivoli riuscirono ad
abbassarsi e a lanciare 50mila copie del manifesto italiano, preparato da D'Annunzio stesso,
che celebrava la libertà, la bandiera tricolore e gli italiani. Ben presto, La Gazzetta dello Sport
elesse D'Annunzio "Sportivo dell'anno" perché secondo il giornale, l'impresa aviatoria aveva
esaltato lo sport come un mezzo con il quale si poteva vincere la guerra anche senza ricorrere
a strumenti di morte.

Potrebbero piacerti anche