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STORIA
Quando l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale, nel maggio del 1915, non tutti erano
d’accordo. Infatti vi erano neutralisti:
- Giovanni Giolitti: era contrario alla guerra perché riteneva che l'Italia fosse
impreparata economicamente e militarmente.
- La Chiesa: per natura morale, come testimoniato dal giudizio della guerra ritenuta da
Benedetto XV “inutile strage”.
- Socialisti: che ritenevano la guerra come conseguenza ultima dell’imperialismo; essa
avrebbe avvantaggiato solo i capitalisti e sfavorito i proletari.
A favore dell'intervento si schierarono invece:
- La stampa: con il prestigioso Corriere della Sera
- Molti intellettuali: tra i quali il filosofo Giovanni Gentile e l’economista Luigi Einaudi
- Benito Mussolini che diede vita il 15 novembre 1914 al “Popolo d’Italia”, quotidiano
socialista. Egli si schierò inizialmente neutralista ma improvvisamente divenne
interventista.
- I nazionalisti: i più accesi sostenitori furono i nazionalisti, i quali vedevano nella
guerra la prima occasione dell'Italia di mostrare la propria forza.
Gli interventisti nella primavera del 1915 intensificarono la loro azione di propaganda. Tra
questi vi era D'Annunzio. Infatti, in qualità di ufficiale operatore al fianco del tenente Luigi
Bologna, avrebbe dovuto volare su Trieste per lanciare manifesti propagandistici. Ma
all'altezza di Grado, a causa delle avverse condizioni del tempo, fu costretto a un ammiraggio
di fortuna. L'aereo urtò violentemente sull'acqua e poi contro una duna sabbiosa. D'Annunzio
fu sbalzato dal sedile e nella caduta si ferì l'occhio e la tempia destra. Ricoverato in ospedale,
fu costretto a sottoporsi a lunghe cure per non perdere completamente la vista. Nel frattempo,
Il 26 Aprile 1915 il governo firmò il patto di Londra impegnandosi entro un mese ad entrare
in guerra contro Austria e Germania: l’accordo prevedeva l’assegnazione all’Italia di Trento e
Trieste, l'Alto Adige, l’Istria, la Dalmazia e alcune colonie tedesche in Africa. Il parlamento
doveva però ratificare il Patto di Londra ma la maggioranza della camera era neutralista: ciò
accese l’indignazione di Mussolini (era tra i socialisti . In maggio ci furono violenti scontri
fra neutralisti e interventisti. Finché il 24 maggio l’Italia entrò in guerra, accompagnata da
una atmosfera da guerra civile. Il fronte italiano, lungo circa 700 km, era collocato in
Trentino e sul Carso: in questo settore ci furono ben 12 battaglie dell’Isonzo. Alla decima,
tenuta il 12 maggio 1917, prese parte anche D’annunzio. Il conflitto fu vinto e D'Annunzio,
nei panni di inviato di guerra, raccontò sul Corriere della Sera gli avvenimenti al fronte. Nel
1918, D'Annunzio si cimentò in un'altra impresa: il celebre volo su Vienna. Tentò una prima
volta il 2 agosto 1918, ma a causa della nebbia dovette rinunciare. Il secondo tentativo
avvenne l'8 agosto, ma questa volta la colpa fu del vento. All'alba del 9 agosto D'Annunzio
convocò i piloti più fidati, e la formazione italiana arrivò su Vienna. I velivoli riuscirono ad
abbassarsi e a lanciare 50mila copie del manifesto italiano, preparato da D'Annunzio stesso,
che celebrava la libertà, la bandiera tricolore e gli italiani. Ben presto, La Gazzetta dello Sport
elesse D'Annunzio "Sportivo dell'anno" perché secondo il giornale, l'impresa aviatoria aveva
esaltato lo sport come un mezzo con il quale si poteva vincere la guerra anche senza ricorrere
a strumenti di morte.