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Biografia Giuseppe Ungaretti

Poeta e scrittore, Giuseppe Ungaretti è nato ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888 e morto a
Milano il 1° giugno 1970. Il padre era un operaio dello scavo del Canale di Suez ed è morto quando
Ungaretti aveva appena 2 anni. La madre, Maria Lunardini, gestiva un forno, grazie al quale ha
potuto far studiare il figlio ed iscriverlo ad una delle più importanti scuole di Alessandria, la
Svizzera École Suisse Jacot. Durante gli anni della scuola Ungaretti ha iniziato a provare un amore
per la poesia, si è avvicinato alla letteratura francese e a quella italiana.
Nel 1912 si è trasferito a Parigi per studiare all'università: ha frequentato per due anni le lezioni
alla Sorbonne e al Collège de France. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ha partecipato
prima alla campagna interventista e poi si è arruolato come volontario nel 19° reggimento di
fanteria nel momento in cui l'Italia è entrata in guerra, il 24 maggio 1915.
Nella primavera del 1918 il suo reggimento si è spostato in Francia per combattere. Alla fine della
guerra Ungaretti è rimasto in Francia e da Parigi è stato prima corrispondente del giornale Il Popolo
d'Italia e poi impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel 1920 il poeta ha sposato
Jeanne Dupoix, dalla quale ha avuto due figli, Anna Maria nel 1925 e Antonietto nel 1930. Nel 1921
si è trasferito a Marino, vicino Roma, ed ha iniziato a collaborare con l'Ufficio stampa del Ministero
degli Esteri. Nel 1925 ha aderito al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti.
In questi anni Ungaretti ha collaborato con molti quotidiani e riviste francesi e italiane. Dal 1931 è
stato inviato speciale per «La Gazzetta del Popolo», compiendo viaggi in Egitto, Corsica, Olanda e
in Italia meridionale. Nel 1936, durante un viaggio in Argentina, gli è stata offerta la cattedra di
letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, dove si è trasferito insieme alla
famiglia ed è rimasto fino al 1942. Nel 1939 il figlio Antonietto è morto a causa di un'appendicite
curata male e questa perdita lo ha lasciato in uno stato di grande prostrazione interiore.
Nel 1942 Ungaretti è tornato in Italia, dove è stato nominato Accademico d'Italia e ha ottenuto la
cattedra di Letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Roma. Sempre nel 1942 la
casa editrice Mondadori ha iniziato a pubblicare le sue opere. Nel 1970 ha ottenuto un prestigioso
premio internazionale da parte dell'Università dell'Oklahoma, negli Stati Uniti, dove si è recato per
l'ultimo viaggio.
È morto a Milano nella notte tra il 1º e il 2 giugno 1970 per broncopolmonite. Il funerale è stato
svolto a Roma il 4 giugno, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura. È sepolto nel Cimitero del
Verano insieme alla moglie Jeanne.

Poesia
Non gridate più
Testo
Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.

Parafrasi
Smettetela di uccidere (ancora) i morti,
non gridate più, non gridate,
se volete ancora ascoltare il loro messaggio di pace,
se sperate di non morire e di salvare i valori della civiltà umana.

(I morti) hanno una voce debole;


essi non fanno più rumore dell’erba che cresce,
che riposa silenziosa dove l’uomo non passa.

Definizione
La lirica Non gridate più è stata composta da Giuseppe Ungaretti nel 1945 e appartiene alla raccolta
Il dolore. Per la composizione, l’autore prese spunto da un fatto di cronaca. La notizia del
bombardamento da parte delle forze alleate del cimitero romano del Verano il 19 luglio 1943.
Ungaretti pose l’accento sulla violenza della guerra che non si fermava neanche difronte ai morti.

La poesia Non gridate più è un esplicito invito al silenzio. Ungaretti lancia questo invito contro la
disumanità della guerra, che non si ferma neanche difronte al bombardamento di un cimitero. Il
silenzio diventa così lo strumento che permette di mantenere la dignità agli uomini.
La lirica è composta da due quartine di novenari sciolti, per un totale di otto versi. Può essere divisa
in due parti, che corrispondono alle due strofe.
1. Nella prima si esorta a sospendere la violenza e, con una provocazione, a porsi in ascolto dei
morti. Ma soprattutto a cercare di non morire invece di uccidere chi è già passato a miglior
vita.
2. Nella seconda strofa è presente un parallelismo tra l’erba che cresce e il sussurro dei morti.
L’erba viene definita lieta nei punti in cui non passa l’uomo perché esso sta commettendo
troppe barbarie.

Dal punto di vista stilistico, la poesia è ricca di rime interne. La prima strofa si contraddistingue per
la presenza di tre imperativi in posizione forte nei primi due versi. Qui troviamo un ritmo molto più
incalzante. La seconda strofa, invece, è meno violenta, proprio per l’utilizzo di termini meno forti.
Essa ha quasi il ritmo di una cantilena.

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