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GIUSEPPE UNGARETTI

(1888-1970)
Il poeta dell’allegria
Poeta attivo nel
corso di buona
parte del
Novecento.

Per questo, fu
influenzato da una
molteplicità di
movimenti: dal
Simbolismo al
Futurismo, e anche
dalla poesia
giapponese!

Ma la poesia di
Ungaretti non
è”semplice” e alla
portata di tutti. La
conoscenza che il
Rifiuta il ruolo del poeta può raggiungere
poeta-vate, ma è solo “frammentaria”
riconosce alla e “sfuggente”.
poesia un ruolo
conoscitivo
fondamentale.
Leggendo Ungaretti scopriremo che…

• La poesia di Ungaretti è incentrata sull’essenzialità del linguaggio,


non sulla semplicità del linguaggio, anche se nel corso della sua

lunga carriera poetica questo approccio subisce variazioni;

• L’essenzialità del linguaggio è dovuta alla consapevolezza che è


impossibile anche per il poeta portare completamente alla “luce” il
mistero della vita, di conseguenza il suo messaggio non può essere

che essere frammentario ed evocativo;

• Cosa si intende per “linguaggio essenziale”?

Spogliare la poesia del “superfluo” e restituire alla <<parola


poetica>> un ruolo centrale; essa non deve essere soffocata dal
tradizionale apparato di verbi e aggettivi, ma deve stagliarsi sul
foglio in maniera pura: per esempio una parola può anche costituire
un verso a sé, oppure può essere “isolata” col il ricorso agli spazi
bianchi. Non è vincolata alla logica della sintassi, ma sfugge a nessi

logici e ha valore di per sé.

• Ungaretti non è un poeta avanguardista, non vuole ribellarsi alla


tradizione poetica e porsi in senso polemico nei confronti del
passato; le sue innovazioni nascono da un’ esigenza interiore del
tutto personale, ma mai autoreferenziale. In un certo momento
della sua vita, anzi, Ungaretti torna alla tradizione e alla
punteggiatura, alla ricca aggettivizzazione e ai metri più utilizzati

della poesia italiana, ovvero l’endecasillabo e il settenario.


1. BIOGRAFIA DI UNGARETTI
Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori emigrati e originari della
zona di Lucca; il padre lavorava come operaio al canale di Suez e morì quando il
poeta aveva solo due anni per una malattia contratta al lavoro. Ungaretti compì gli
studi in un collegio, in una scuola svizzera di Alessandria, e in quegli anni cominciò a
leggere – fra gli altri autori- Leopardi, Nietzsche e Baudelaire. Nel 1912, dopo essersi
avvicinato già agli ambienti anarchici e atei, viaggiò tra l’Italia e la Francia, studiando
alla Sorbona di Parigi dove seguì le lezioni del filosofo francese Bergson e divenne
amico del famoso poeta francese Apollinaire.

Nel 1915, con l’ entrata dell’Italia nella Grande Guerra, venne arruolato come
soldato semplice, e combatté sul Carso ( cioè nel Friuli) e poi in Francia; nel 1916
aveva pubblicato la sua prima raccolta poetica, Il Porto Sepolto, che comprendeva
33 poesie scritte al fronte. Ricordiamo che Ungaretti si schierò su posizioni
interventiste.

Dal 1918 al 1921 vive a Parigi, lavora presso l’Ambasciata italiana ed è


corrispondente per il giornale fascista il <<Popolo d’Italia>>, fondato da Benito
Mussolini. Durante il suo soggiorno francese si sposò, e si trasferì poi a Roma, dove
continuò la sua attività di giornalista per il Ministero degli Esteri, e poi da inviato per
alcuni giornali italiani.

Nel 1925, Ungaretti firmò il Manifesto degli Intellettuali fascisti ( come anche
Pirandello) e assunse incarichi universitari importanti che lo portarono fuori
dall’Italia, nello specifico all’Università di San Paolo,( 1936) in Brasile, come
professore di Lingua e Letteratura italiana; già tra il 1928 e il 1933, Ungaretti si
avvicinò alla religione, probabilmente vista come l’ultimo appiglio di fronte
all’angoscia esistenziale dell’uomo moderno. Lo segnò, negli anni in Brasile, la
morte del figlio Antonietto, di nove anni.

Tornato in Italia nel 1942, il poeta fu sottoposto, dopo la Liberazione, a un


procedimento di << epurazione>> per i suoi rapporti con il regime, ma in concreto
nessun provvedimento fu preso nei suoi confronti e poté continuare la professione
di docente universitario a Roma. Negli anni successivi pubblicò altre importanti
raccolte, tra cui Il Dolore, dedicata alla scomparsa di Antonietto, il figlio di nove anni
morto in Brasile. La casa editrice Mondadori pubblicò quindi tutte le sue raccolte
poetiche:

Sentimento del tempo (1933), Il dolore (1947), La Terra promessa (1950), Un grido
e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1961) e Vita di un uomo (1969)

Ungaretti lasciò l’insegnamento per limiti di età nel 1958, ma continuò a essere una
voce attiva nella cultura italiana: ricevette numerosi premi e riconoscimenti in Italia
e all’estero. Morì a Milano nel 1970.
IL POETA SOLDATO CHE FINI’ PER ODIARE LA GUERRA

Pensate: ero favorevole all’ingresso del


Regno d’Italia nella Prima guerra mondiale,
non perché fossi un guerrafondaio, tutt’altro!
Credevo che la guerra avrebbe
definitivamente abbattuto la minaccia
costituta dall’Impero tedesco e da quello
austroungarico, insomma credevo che per
ottenere la pace fosse necessario
combattere.

Vana illusione! Combattendo mi scontrai col


senso di precarietà che domina la vita
dell’uomo, vidi distruzione e sofferenza e
condannai per sempre quella carneficina
umana!

Il Carso è una regione del Friuli, un altopiano roccioso caratterizzato da un


paesaggio quasi “lunare”; le rocce che lo compongono sono calcaree,
particolarmente porose e assorbono grandi quantità di acqua. Il Carso fu
“teatro” di numerose e logoranti battaglie della Prima guerra mondiale (
1914-1918), tra le truppe del Regno di Italia e quelle dell’Impero austro-
ungarico.

Alcune tra le più note poesie di Ungaretti sono state scritte proprio durante
la sua militanza di soldato semplice sul Carso.
2.1 LA FORMAZIONE CULTURALE DI UNGARETTI: la BREVITA’ DELLE SUE
POESIE

Nella formazione culturale del giovane Ungaretti gli anni trascorsi a Parigi furono di
grande importanza; nella capitale francese frequentò gli ambienti delle
avanguardie, conobbe i pittori cubisti e gli scrittori futuristi, tanto è vero che le sue
prime esperienze poetiche si basano sul modello futurista che evidenzia l’esigenza
del poeta di ricercare un linguaggio moderno e di rottura con la tradizione.
Successivamente le posizione di Ungaretti cambiano e abbandonano la poetica
futurista. La brevità e l’essenzialità delle poesie ungarettiane fece pensare i critici
contemporanei al poeta a un’influenza della poesia giapponese ( haiku), terreno di
indagine ancora oggi oggetto di controversia ma al contempo molto affascinante
perché presupporrebbe una rottura dell’ eurocentrismo, o centralismo del canone
occidentale. Ungaretti afferma che la brevità della sua poesia derivò anche da un
fattore “pratico ”: come era possibile usare troppe parole in trincea?

BREVITA’ COME
“NECESSITA’
PRATICA ” DI
SCRIVERE IN
TRINCEA
2.2 IL MODUS OPERANDI DI UNGARETTI: RIMANEGGIAMENTO E “
RICICLO”

Ungaretti pubblicò molte raccolte di poesie rimaneggiando materiali precedenti e


includendo le vecchie raccolte nelle nuove; per esempio la prima raccolta Il Porto
Sepolto (1916) venne compresa nella seconda raccolta, nella quale furono aggiunte
nuove poesie, Allegria di naufragi (1919); quest’ultima raccolta venne a sua volta
riproposta con un nuovo titolo L’ Allegria (1931), con rimaneggiamenti ed
eliminazione delle poesie in francese che invece facevano parte dell’edizione del
1919.
L’ ultima edizione di L’Allegria risale al 1942.

Il Porto Sepolto(1916) Allegria di naufragi (1919) L’Allegria (1931)

33 poesie 119 poesie , anche in francese 74 poesie

Notiamo anche il cambiamento del titolo della raccolta da “Allegria di naufragi” in


“Allegria”. Questa variazione, apparentemente poco significativa, cela in realtà un
significato profondo: l’accostamento di “allegria” e “naufragi” alludeva a un
ossimoro, ovvero alla forza vitale che spinge l’uomo a sopravvivere fra le disgrazie
della vita, mentre l’ultima versione del titolo elimina l’elemento del “naufragio” e si
concentra esclusivamente sull’elemento positivo e salvifico dello slancio vitale.
2.3 DI COSA PARLA UNGARETTI NELLE SUE POESIE?
Dell’esperienza della guerra, e della condizione di disagio esistenziale, MA….perché
Ungaretti chiama una raccolta di poesie che esprimono l’orrore della guerra
L’Allegria?

Perché il tema centrale della sua poesia rimane, nonostante tutto, la gioia della
sopravvivenza e la consapevolezza di dire << sono ancora vivo!>>, così il soldato che
combatte al fronte è pervaso da uno slancio quasi selvaggio che lo tiene attaccato
alla vita. Vedendo concretizzarsi la possibilità di perdere la vita, il soldato acuisce il
proprio appetito di vivere.
LA RACCOLTA IL PORTO SEPOLTO (1916)
La data di pubblicazione de Il Porto Sepolto , il 1916, ha un valore emblematico non
solo nella biografia ungarettiana ma anche nella storia della poesia italiana del
Novecento, poiché segna il primo superamento delle avanguardie: non c’è più nulla
della trasgressione e della polemica che aveva caratterizzato i movimenti
avanguardisti.

E’ Ungaretti stesso a informare i lettori di come nacquero le poesie della raccolta e


le ragioni del titolo [leggiamo i documenti in allegato].

La poesia che apre la raccolta si chiama proprio Il Porto Sepolto.

Mariano il 29 giugno 1916

Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
di inesauribile segreto

• Come un diario: notiamo che la poesia è preceduta dal luogo e dalla data di
composizione, cosa che avviene per moltissime poesie di Ungaretti.

• Che cos’è il porto sepolto? E’ un luogo-simbolo pieno di mistero che solo il


poeta può raggiungere. Il percorso per raggiungere il porto è un viaggio
interiore che determina una perdita inevitabile di quello che il poeta ha
scoperto,e che non può portare completamente alla luce

• Perché Ungaretti sceglie questo titolo?

Ungaretti racconta un episodio della sua adolescenza: quando aveva diciassette


anni, conobbe due ingegneri francesi che gli raccontarono della storia remota di
Alessandria d’Egitto. Prima della fondazione ufficiale della città da parte di
Alessandro ( 331. a.C), esisteva già un porto andato ormai scomparso, perché
sommerso dalle acque.

Facciamo l’esempio di un sub che si immerge in delle acque torbide per portare alla
luce un tesoro molto pesante. Non riuscirà a portarlo in superficie tutto quanto , ma
soltanto una parte di esso: gli uomini in superficie vedranno soltanto il riflesso del
“vero tesoro”che è destinato a giacere per sempre nelle profondità marine…

il poeta disperde i suoi canti

IL POETA DIFFONDE MA IL MESSAGGIO DEL


IL SUO MESSAGGIO POETA NON ARRIVA
“INTEGRO”, MA A “
AGLI ALTRI UOMINI
FRAMMENTI” .

IL POETA “DISPERDE”.
FACCIAMO ATTENZIONE A
QUESTO VERBO.
UNGARETTI VIENE CONSIDERATO IL “PRECURSORE” DI
UNA CORRENTE LETTERARIA CHE SI SVILUPPERA’ IN
ITALIA FRA LA PRIMA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE:

L’ermetismo

Molti dei poeti che scrivono tra le due guerre mondiali (quindi tra gli anni ’20 e gli
anni ’30 del Novecento) reagiscono al trauma della guerra e della dittatura fascista
scegliendo di non parlare più delle vicende politiche del loro tempo, ma si
disimpegnano per rifugiarsi in una dimensione poetica i cui messaggi risultano,
spesso, di difficile comprensione al lettore. Questo atteggiamento di difficile
distacco ( non si trattò di una scuola poetica a tutti gli effetti) è conosciuto come

ERMETISMO
Il nome venne coniato nel 1936, da un critico letterario, Francesco Flora,
con intento dispregiativo; il critico prese ispirazione dal nome di ERMETE
TRISMEGISTO, dio greco- egizio delle scienze occulte e misteriose, cui si
attribuiva la composizione di testi mistici
Francesco Flora voleva appunto sottolineare il carattere misterioso e
“chiuso” ( nel senso che il significato della poesia non era comprensibile a
tutti) di questa poesia, che faceva leva su un linguaggio basato su codici.
Pensiamo all’aggettivo “ermetico”, ampiamente diffuso nel lessico
italiano: un contenitore “ermetico” è appunto un contenitore
impenetrabile e isolato, e una persona <<ermetica>> è una persona
difficile da capire.

2. Perché risultano di difficile comprensione?


Perché i poeti hanno la tendenza a scrivere componimenti molto brevi, e a utilizzare
un linguaggio libero dai legami logico-sintattici della “grammatica”.

Utilizzano inoltre gli elementi della SINESTESIA e dell’ ANALOGIA ( già era usata
molto da Giovanni Pascoli, non a caso un poeta simbolista); ricordiamo che
l’analogia è una metafora estrema, in cui il termine di paragone è forzato e
altamente soggettivo.

- Quel ragazzo è come un gatto selvatico – similitudine LEVEL 0


- Quel ragazzo è un gatto selvatico - metafora LEVEL 1
- Quel ragazzo è il graffio selvatico - analogia LEVEL 2
1.1 GLI IDEALI DELLA POESIA ERMETICA: LA POESIA PURA E IL
RECUPERO DELLA PAROLA <<NUDA>>.
Molti poeti ermetici si distaccarono dalle vicende politiche del loro tempo per
manifestare il disagio storico che stavano soffrendo, e non compromettersi con la
dittatura fascista; alcuni di loro vennero accusati di eccessivo auto-biografismo, di
passività nei confronti del regime, e di essere rimasti immobili di fronte alla tragedia
che si stava consumando in Italia; il dibattito costituisce ancora una dei nodi più
discussi della critica letteraria sull’Ermetismo.

Gli ermetici prendono le distanze dalla cultura come propaganda politica, da qui
nasce volontà del poeta di << ripiegarsi su se stesso>>, nella sua interiorità: lo
sguardo del poeta non è più indirizzato al di fuori della propria persona, ma dentro
sé stesso.

La poesia non vuole più celebrare i grandi valori della patria, dell’eroismo e della
virtù ma segue l’ideale di una poesia pura, libera da qualsiasi vincolo metrico, una
poesia che esprima la disperazione e il senso di solitudine dell’individuo.

COME ESPRIMERE QUESTO SENSO DI SOLITUDINE? Con parole secche, isolate ed


essenziali, senza i vincoli della punteggiatura. Per questo i versi ermetici sono
generalmente brevi e tendono verso una ricerca di estrema ESSENZIALITA’.

Il precursore e padre dell’Ermetismo è considerato Giuseppe Ungaretti.

Perché precursore?

Perché i poetici ermetici operarono principalmente negli anni ‘30, e presero


Ungaretti come punto di riferimento soprattutto per l’utilizzo che faceva delle
analogie e delle sinestesie.

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