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Giuseppe Ungaretti

Nel campo delle sperimentazioni avanguardiste si colloca in prima istanza l’opera di Giuseppe
Ungaretti. Di origini lucchesi, Ungaretti visse a lungo ad Alessandria d’Egitto, poi studiò a Parigi tra
il 1912 e il 1914, entrando in contatto con molti esponenti delle avanguardie, in particolare con
Guillame Apollinaire. Nella sua formazione, piuttosto eterogenea, che all’inizio avvenne al di fuori
dei centri culturali italiani, interagiscono interessi letterari (dal tardo simbolismo) ma anche
politici, che indussero il giovane e partecipare alla Prima guerra mondiale;
Questa esperienza traumatica e definitiva spinta alla scrittura poetica, che portò esito folgorante
con Il porto sepolto, uscito a Udine nel 1916 in soli 80 esemplari mentre l’autore era ancora al
fronte. Al termine del conflitto, Ungaretti strinse rapporti sempre più forti con l’ambiente
fiorentino, dove nel 1919 uscì Allegria di naufragi, e poi con quello di Roma, dove si trasferì
aderendo al fascismo.
Tra gli anni Venti e Trenta, il poeta fece sue molte istanze del regime e del cattolicesimo,
riadattando nei suoi versi una mitologia di forte impronta nazionalistica e religiosa, e tornando
dunque a impiegare una metrica più canonica e immagini di un denso simbolismo, specialmente
nella sua seconda raccolta intitolata Il sentimento del tempo del 1933.
Successivamente Ungaretti continuò ad allargare la usa conoscenza dei classici italiani e stranieri,
grazie anche a numerosi viaggi all’estero. Tuttavia, le sue raccolte poetiche non ottennero
consensi pari alle prime.

L’Allegria
L’allegria è il libro poetico più rilevante della fase primo novecentesca. Possiamo dire che la sua
gestazione fu piuttosto elaborata: al nucleo costituito dal Porto sepolto del 1916, si aggiunsero
varie sezioni nell’edizione uscita a Firenze, da Vallecchi, col titolo Allegria di naufragi del 1919:
questa raccolta sarà poi sottoposta a numerose varianti nel 1931, assumendo il titolo definitivo
L’Allegria. In primo luogo, alla poesia viene riassegnata un’alta funzione, di ascendenza
chiaramente simbolista, lontana tanto dall’ironia o malinconia crepuscolare quanto il futurismo
radicale. Lo stesso porto, che rimanda a quello antico di Alessandria d’Egitto, inghiottito dal mare,
appare sin dalla poesia eponima un luogo orfico.
Diciamo che viene riaffermato implicitamente il valore simbolico e insieme salvifico della parola
poetica: la frantumazione della metrica tradizionale, ridotta a versicoli, mira a ridonare una forte
autonomia agli aspetti fonico-semantici.
La compattezza del Porto sepolto viene in parte persa con Allegria di naufragi, raccolta nella quale
confluiscono numerosi nuovi testi, compresi alcuni in prosa. In questa nuova raccolta, Ungaretti
accentua l’uso dell’analogia e delle metafore ardite, eliminando molti elementi troppo
cronachistici del Porto e lasciando spesso delle parole isolate.
La sintassi viene semplificata al massimo, in modo che di frequente le poesie risultano costituite
da una serie di frasi, spezzate in microversi senza avere una punteggiatura, o quasi.
Possiamo notare dunque come lo scopo di questo componimento sia quello di ridare un senso
forte all’esperienza di un singolo individuo, poeta-soldato sofferente e insieme poeta-evocatore
creatore di immagini sublimi. Va notato che i procedimenti stilistici sono scelti da Ungaretti in
rapporto alle potenzialità linguistiche: nelle sue liriche in francese, come Derniers jours del 1919,
alcuni testi sono ridotti a una semplice frase in prosa lirica, mentre risultano ancora più elaborati
la posizione grafica e l’uso degli spazi bianchi.
Il sentimento del tempo
Nelle versioni successive dell’Allegria, ovvero quelle del 1931 e del 1942, Ungaretti tenderà a
riportare molti versi a una scansione più piana. Possiamo dire che il poeta ha compiuto una
parabola esistenziale che lo ha portato ad aderire al fascismo e al cattolicesimo e a riscoprire
l’importanza della tradizione letteraria italiana e europea.
Già nella seconda raccolta, intitolata Il Sentimento del tempo, il gusto per l’analogia è ricco di
risonanze raffinate che derivano da un’attenta lettura di Petrarca e Leopardi. La poesia, infatti
assume un valore sublime in sé e tende a creare miti, come in uno dei testi più famosi della
raccolta, L’Isola, metafore preziose, e il lessico risulta depurato.
Insomma, diciamo che Il Sentimento appare come la prosecuzione di alcune linee di forza già
attive nell’Allegria. Molto forte è invece la dimensione mitologizzante, non solo per il confronto
diretto con miti antichi (come quello di Crono) ma anche per la presenza di figure vicarie.
Bisogna ricordare che nell’immediato, la seconda raccolta ottenne un largo successo e costituì un
punto di riferimento, specie per la poesia ermetica.

Altre opere poetiche e saggistiche


Nelle opere successive, Ungaretti mantiene un tono in genere retoricamente elevato, sebbene a
volte tornino in primo piano i drammi personali, come ad esempio la morte del figlio Antonietto,
che costituisce uno dei temi fondamentali del Dolore del 1947. Ricordiamo che l’autore iniziò nel
1935 un’altra raccolta, La terra promessa, che doveva costituire la terza tappa, l’<<autunno>> del
suo poema complessivo, ma il testo esce solo nel 1950. Le raccolte successive, come Taccuino
vecchio del 1960, sono state in genere considerate minori.
Come già accennato, tutti i componimenti ungarettiani vengono a formare un intero canzoniere,
intitolato Vita d’un uomo: uscito nel 1969 furono raccolte le poesie, accompagnate da introduzioni
e note dell’autore. Alle poesie furono poi affiancati altri volumi, i saggi e gli interventi critici di
Ungaretti, per esempio su Virgilio, Petrarca, Leopardi, e i grandi scrittori europei del Seicento.
Una menzione a parte meritano le traduzioni, anch’esse di recente raccolte in volume nel 2010.

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