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Vinicio Capossela in tour con la “Bestiale

Comedìa” di dantesca memoria

Auditorium Parco della Musica. Il 28 dicembre alle ore


21:00 Vinicio Capossela presenterà “Bestiale
Comedìa”, un concerto per celebrare i 700 anni della
morte di Dante Alighieri, uno dei suoi miti assoluti,
insieme con Modigliani.
“L’eroe della mia giovinezza è stato il dannato, il
bohémien, il distillatore di bellezza Amedeo
Modigliani”- spiega Capossela- “Modigliani sgranava
come un rosario ebbro i versi di Dante a memoria,
mentre dipingeva i suoi volti dagli occhi vuoti. E così
provai a mandarli a memoria anche io, scoprendo la
più sublime forma di preghiera umanistica. Una
esperienza di spiritualità, che nella ripetizione
conduce a una specie di trance”.

La discesa del mito

Non è la prima volta che l’artista riattualizza figure,


miti e leggende del passato. Il cantautore, “ri-trovatore
e immaginatore” di Hannover, fa scendere
dall’iperuranio metafisico, dal “cielo lontano” santi e
profeti, figure mitiche del folklore popolare ed eroi
leggendari.
Collocati in una dimensione terrena, i suoi personaggi
sembrano prenderci per mano, di modo che possiamo
vivere l’esperienza di una trasfigurazione graduale.
Per farci compiere il salto, l’artista tira in ballo (quale
mezzo), la compassione, nel senso strettamente
etimologico del termine (cum patior ‘patire’con), cioè
la comunanza di dolore. Basti pensare alla bellissima
lirica “Santissima dei naufragati”, dedicata a chi ha
trovato in mare il suo sudario, alle anime dimenticate,
annegate senza redenzione, perdute e insepolte.

Simbolismi sacri e profani

Nel suo tour “Bestiale Comedìa”, tra voli pindarici,


scenografie suggestive e melodie dal sapore retrò,
Vinicio Capossela ripesca vecchi brani di repertorio e
li accosta a simbologie sacre e profane.
Dai miti biblici, ai culti pagani, alle vicende del recente
passato, ogni narrazione si riallaccia all’attualità più
cruda.
Tutto è riportato a galla e ricucito, come fosse un
ricamo, usando come filo rosso il racconto dantesco.
Nello spettacolo, “l’altissimo canto”, solitamente
sepolto sotto la “grave mora” dell’esegesi filologico-
erudita, acquista una visione puramente estetica-
romantica e si muove tra allegorismo e poesia.
La necessità del viaggio ctonio
Capossela, come Dante, effettua (insieme con il
pubblico) un viaggio ctonio, sciamanico,
nell’underworld. Un viaggio sotterraneo per ritrovare
sé stessi, un percorso di consapevolezza che ci
permette di accedere a grandi tesori quali: energie,
idee(eidola, dei, dee), senza i quali il viaggio stesso
diventerebbe assolutamente inutile.
E se il “sommo poeta” scende nel regno dei morti per
salvare i vivi, la “Bestiale Comedìa”di Vinicio,
rappresentando il viaggio nell'immaginazione
musicale e letteraria, intende redimere il reale dallo
smarrimento in cui sembra sprofondare senza
soluzione di continuità. Ambisce altresì a recuperare il
daimon (caro a Platone e a James Hillman): l’essenza
dell’anima imprigionata dal corpo, il tramite tra umano
e divino.
Dal caos alla trasmutazione
La narrazione “cantata" di Capossela inizia portandoci
in una dimensione di puro caos, inteso come quella
vitale trasmutazione che atomizza il reale e risorge in
una forma nuova, mossa dall’amore.
“Bisogna avere un caos dentro di sé, per generare
una stella danzante”, diceva del resto anche
Nietzsche.
Per farlo, l’artista utilizza una chiosa perfetta, un
momento in cui Virgilio spiega al sommo Poeta,
viaggiatore nel regno dei morti, il senso di quella
“ruina” che segna l’impervio ingresso al VII Cerchio,
nel Girone dei Violenti, al cospetto del Minotauro.
Quel crepaccio rovinoso non c’era quando egli era
giunto in quei lidi. Fu con la morte di Cristo, che
l’abietta vallata tremò, per effetto di un terribile sisma,
scossa da un impeto selvatico d’amore: “da tutte parti
l’alta valle feda / tremò sì, ch’i’ pensai che l’universo /
sentisse amor, per lo qual è chi creda / più volte il
mondo in caòsso converso; / e in quel punto questa
vecchia roccia, / qui e altrove, tal fece riverso”.

Per l’energia dell’amore”, commenta Capossela con


Dante, “il mondo si riconverte e si rifonde nel caos…
Certo, è dura dirlo per un terremoto, che è un evento
assolutamente tragico e terribile. Però, forse, questo
Cretto sembra quasi che abbia atteso un terremoto
per cucirne le crepe”.

L’amore, la poesia, la musica


E l’amore, è al centro di ogni brano. Vinicio Capossela
lo declina in tutte le sue forme e possibilità. Non
manca poi la Poesia, unico vero sostegno attraverso
cui si può realizzare il viaggio immaginale.
Due musicisti d'eccezione, l’eclettico Vincenzo Vasi,
“l’uomo orchestra” con il suo theremin, e il virtuoso
violinista Raffaele Tiseo, sono invece gli “psicopompi”,
i traghettatori del viaggio: i novelli Virgilio e Beatrice.
Con loro, la melodia diventa "musica dell’assenza”,
una musica spoglia di qualsiasi armatura, che nella
sua bellezza non fa stare tranquilli. “Una musica che
ha a che fare con un confine, con una linea d’ombra,
una linea di sabbia, con un filo teso fra chi amiamo e
chi ci ama” spiega l’artista nel suo ultimo lavoro
letterario “Eclissica”.
Narrata e suonata, nota dopo nota, strofa dopo strofa,
la Bestiale Comedìa, nella mistura così personale di
armonie folk, arrangiamenti jazz, valzer gitani, ballate
rock, poesie visionarie e ninne nanne lunari, rievoca i
versi immortali dell’Inferno dantesco.
Snocciolando terzine, imbastendo libere riflessioni e
invocando lo spirito ancestrale del verso, Capossela,
declama un intero pezzo oratorio, con partizioni,
trapassi, esclamazioni, esortazioni, ironie e sarcasmi,
ma anche con toni aulici e struggenti, con lunghe
pause e silenzi che fanno rabbrividire, come chi è
preso dal furore della passione, ma non dimentica
nulla di quanto gli sta a cuore di dire.

La teatralità accentuata di Vinicio


A conferire un ulteriore tocco di teatralità, la sfilata di
maschere infernali, cappelli multiformi, teste e corna
d’animali, una pletora di demoni, santi, profeti, mostri,
aedi, veggenti e viaggiatori. O ancora echi di sirene,
incantesimi di archi, chitarre, nostalgiche fisarmoniche
e pianoforte, saltelli, miraggi, lampi di luce, acrobazie,
malinconie, suoni cupi o di cristallo.
Stupende anche le scenografie caravagesche e
psichedeliche al tempo stesso. Nel suo tour, Vinicio
Capossela sembra muoversi come dentro a un
quadro, animato solo dalla schiettezza estetica del
canto.
Una rilettura geniale e colta

Insomma anche questa volta, Vinicio ha trovato il suo


modo geniale per regalarci uno spettacolo di altissima
qualità, pregno di riferimenti colti, di autori filtrati nella
loro essenza, metabolizzati e utilizzati come un
inesauribile serbatoio cui attingere.
Capossela rilegge Capossela, toccando tutti i drammi
contemporanei: dalle tragedie del Mediterraneo, allo
strapotere delle multinazionali, dalla stretta del
Capitalismo allo sfruttamento degli “ultimi”. Basti
pensare alle note struggenti del “Povero Cristo”,
povero tra i poveri, vittima tra vittime.
Il tutto, guardando alla cosmogonia dantesca con la
necessaria mediazione e filologica, diventa uno
specchio, un fonte di grande ispirazione, con il suo
dedalo di figure mitologiche e di maestri eccellenti in
cui ritrovarsi.
Interessante notare che nello spettacolo, l’arte della
citazione, diventa strumento di ideale tessitura, di
altissima intonazione. La retorica e l’ermeneutica
allegorica diventano una forma d’interpretazione
produttiva e non di mera erudizione.
Vinicio, grande visionario, riesce a rendere sensibile
ogni idea e a farcela sentire come qualcosa che
interessi la nostra sensibilità.
In conclusione: la Bestiale Comedìa diventa il
resoconto immaginifico d’un viaggio estetico in senso
assoluto, capace di andare oltre ogni settarismo ed
ogni ideologismo e di unire gli animi in un unica
volontà di redenzione.

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