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La Decolonizzazione

Definizione
La Decolonizzazione è il processo politico attraverso il quale un
possedimento coloniale assurge all'indipendenza nazionale, sia attraverso
atti unilatelari che concordati con l'ex paese colonialista.
La Decolonizzazione politica moderna ebbe inizio nel secondo dopoguerra,
con l'indipendenza dell'India nel 1947, e si concluse nel 1999, con la
restituzione di Macao
(ultimo dominio coloniale portoghese ed europeo in Asia) alla Cina.

Nazionalismi indigeni
Nelle colonie, ossia nei territori occupati o controllati da uno stato
straniero, si sviluppa sempre un'opposizione e/o una resistenza nei
confronti dei colonizzatori e questo porta normalmente, nel corso del
tempo, a reazioni, a volte violente, della popolazione indigena a cui il
dominatore risponde spesso con azioni repressive.
Gli anni tra le due guerre mondiali ebbero un ruolo cruciale nel rapporto
tra colonizzatori e colonizzati, questo periodo rappresenta infatti,
l'apogeo del colonialismo, in quanto in seguito alla Prima guerra mondiale e
al conseguente Trattato di Versailles, i possedimenti ottomani e tedeschi
vennero ridistribuiti sotto forma di mandati a Gran Bretagna, Francia,
Belgio e Sudafrica. Questo ampliamento delle colonie, accompagnato da un
sempre maggiore sostegno e scambio economico con esse, a favore delle
madripatrie, si consolidò con la Crisi del 1929 in quanto fu anche grazie
alle attività estrattive e alle coltivazioni intensive delle colonie, che le
potenze coloniali poterono affrontare la crisi. Oltre all'importanza
economica, le colonie svolsero un ruolo fondamentale, già durante la Prima
guerra mondiale, in quanto esse diedero un importante sostegno allo
sforzo bellico delle madripatrie, che contribuì alla vittoria alleata. Furono
queste le motivazioni che spiegano il particolare attaccamento dei governi
e dell'opinione pubblica al mantenimento del sistema coloniale.
Durante la Grande Guerra, in cambio allo sforzo bellico, le potenze
coloniali fecero alle colonie promesse di riforma mai mantenute nel
dopoguerra che scatenarono ulteriori rivolte ed ondate di proteste.
Da queste nacque in molte località, una prima forma di coscienza
nazionalista indigena. Le potenze coloniali giustificavano il loro operato su
uno scambio che loro consideravano “alla pari”: oltre a mantenere la pace
interna ed esterna alle colonie, esse avevano il compito di portare alle
popolazioni indigene la civiltà e il progresso che stavano alla base della
cultura europea; in cambio le colonie contribuivano con lo sfruttamento
delle proprie risorse a favore dei bisogni materiali del mondo moderno.
Questa reciprocità fu a dir poco parziale.
Anche se in molti casi le potenze coloniali si occuparono di creare nelle
colonie un sistema sanitario, molte infrastrutture e un sistema di
scolarizzazione, è altrettanto vero che gli Europei si preoccuparono per lo
più di indirizzare la coltura delle terre verso il loro esclusivo interesse,
con un conseguente sfruttamento delle popolazioni locali e un'ampia
appropriazione del territorio, la costituzione di entità capitalistiche
(banche, società minerarie e commerciali) e il controllo sulla manodopera
indigena. La Seconda guerra mondiale ebbe un ruolo fondamentale nel
processo di decolonizzazione in quanto rappresentò la scintilla che portò
all'indipendenza della maggior parte delle colonie.
Ciò che rese la Seconda Guerra Mondiale un evento importante per la
decolonizzazione fu innanzitutto il fatto che le potenze coloniali
sfruttarono nuovamente risorse umane e materiali delle colonie, al fine di
sostenere il proprio sforzo bellico; ciò comportò in molti casi feroci
ribellioni da parte dei coloni, che si videro nuovamente costretti a
combattere una guerra non loro, senza avere niente in cambio. Inoltre
nella Seconda Guerra Mondiale il conflitto si estese anche nei continenti
africano e asiatico, facendo sì che le colonie diventassero una posta in
gioco strategica e politica molto importante, facendone oggetto di
campagne di occupazione e di propaganda straniere che costringevano le
potenze coloniali a una posizione di difesa. A questo proposito la guerra
favorì l'affermazione dei nazionalismi e la radicalizzazione delle loro
rivendicazioni, a cui troppo spesso le madripatrie non seppero offrire
altro che risposte vaghe.
All'indomani della guerra, nelle colonie, il ritorno allo “status equo” era
pressoché impossibile; quelle che una volta erano considerate le potenze
europee si trovarono indebolite dalla guerra, in preda ai problemi di
ricostruzione e dipendenti dagli aiuti americani. Dal nuovo panorama
mondiale, configuratosi dopo la guerra, emersero due realtà principali: la
bipolarità tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica; dove entrambe le
potenze erano favorevoli alla fine degli imperi coloniali, la prima per
motivi di tradizione storica e la seconda per convinzione ideologica. In
secondo luogo, l'avvio di un'internazionalizzazione nel quadro della Carta
delle Nazioni Unite; che in modo congiunto o separato alla prima porterà
alla dissoluzione degli imperi coloniali.

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