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al neocolonialismo
Materiali di lettura
1.
Il colonialismo
Lunica implicazione che deriva dalla definizione di simili differenti gradi di sviluppo che
da essi discendano delle precise conseguenze storiche.
Il colonialismo trae i propri presupposti logici dai concetti di colonia e colonizzazione (di
derivazione romana). Il termine colonizzazione, in senso proprio, identifica semplicemente
il processo di fondazione di colonie, mentre con il termine colonia si indica la realizzazione
di un nuovo insediamento, che pu essere realizzato sia autonomamente, sia sotto il
controllo del territorio dorigine dei coloni. In senso traslato, il termine colonia indica
invece qualsiasi possedimento separato dalla madrepatria, specie se si tratta di un
possedimento doltremare.
Il concetto di colonia ovviamente molto esteso, e si articola in gradi diversi: da quello
minimo (insediamento o dominio) a quello massimo (insediamento e dominio, e anche
questultimo concetto pu distinguersi in differenti livelli).
Nellesperienza storica si possono cos determinare tre modelli fondamentali di colonia, a
loro volta soggetti a numerose varianti:
1. Colonie dappoggio: hanno normalmente fini prevalentemente economici (commercio),
possono rispondere alla necessit di assicurare una presenza militare, o assolvere a entrambi
gli obiettivi. Si possono citare quali esempi le colonie commerciali dei mercanti italiani del
Medioevo nelle citt del Levante; la rete mondiale di basi dappoggio create dagli Inglesi; le
colonie commerciali create soprattutto dal Portogallo lungo le coste dellOceano Indiano.
2. Colonie dinsediamento: rappresenta il prototipo della colonia. Una quota crescente di
persone proveniente da altri territori popola un dato territorio. un concetto antico,
biblico, ma che fa normalmente i conti col fatto che al momento della fondazione delle
colonie, ad esempio in Asia, Oceania e America ben poche terre erano spopolate, e che
nella maggioranza dei casi erano invece abitate da altre popolazioni, meno sviluppate,
costrette ad abbandonare le proprie terre, o a essere ridotte in schiavit. Di norma sono
popolazioni di cacciatori, raccoglitori e nomadi che vengono scacciati dallarrivo di
agricoltori stanziali, che impongono forme pi avanzate di coltivazione della terra,
accompagnate dalla sanzione del diritto privato di propriet. Esempi emblematici che
hanno comportato lallontanamento o il genocidio delle popolazioni indigene quello
inglese in Oceania e nel Nord America.
3. Domini coloniali: in questo caso la colonizzazione non limitata allacquisizione di basi
dappoggio commerciali, ma si estende al controllo diretto dellintero paese, senza tuttavia
nessun obiettivo di ripopolamento integrale. Tale tipologia che caratterizza tutta la prima
fase della colonizzazione ispanica delle Americhe rivela numerose analogie con il modello
coloniale dinsediamento: un gruppo numeroso di emigrati si insedia in modo permanente,
fondando per la propria esistenza sullassoluto assoggettamento della maggioranza
indigena, cui viene lasciata la propria forma originaria di economia. Una delle principali
varianti di questo modello di dominio (caratteristica dellIndia britannica) rappresentato
dallenorme squilibrio numerico tra i dominatori (pochi, e quasi mai residenti in
permanenza) e gli indigeni (che sono la preponderante maggioranza). In ogni caso,
lefficace funzionamento di queste tipologie di colonialismo reso possibile unicamente
dallesistenza di una solida base di collaborazione da parte di elementi indigeni, che di solito
rappresentano llite sociale e culturale.
Nel XVI secolo, dopo la scoperta delle Americhe, inizi la grande espansione degli europei
nel mondo e la formazione degli imperi coloniali. Furono dapprima gli Spagnoli, richiamati
dalle enormi quantit di minerali preziosi del Sud America, a fondare delle basi coloniali.
Distrussero i grandi imperi Inca, Maya e Azteco e resero schiave le popolazioni locali
impegnandole nellestrazione di oro e argento di cui poi caricavano i loro galeoni diretti in
Europa, o utilizzandole come manodopera nelle grandi piantagioni. Olandesi, Portoghesi e
Inglesi avevano invece stabilito le loro basi in Asia, ma inizialmente si limitarono a rapporti
di tipo commerciale. LAmerica del Nord venne colonizzata prevalentemente da inglesi e
francesi che vi si stabilirono coltivando le terre e sfruttando le miniere. DallAfrica
arrivavano invece gli schiavi: le navi negriere approdavano sulle coste africane e caricavano
migliaia e migliaia di persone, vendute come schiavi nelle grandi piantagioni americane.
Nel corso dellOttocento e nei primi anni del Novecento gli Stati europei si erano
divisi il mondo: Inghilterra, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo e in minor misura
Belgio, Italia e Germania avevano occupato militarmente gran parte di quello che oggi
noi chiamiamo Terzo Mondo. Erano spinti da ambizioni di potenza, da una certa
pressione demografica interna, ma soprattutto dalla volont di sfruttare le risorse
economiche delle colonie (minerali, prodotti agricoli, schiavi) e di trovare uno sbocco
alla sovrapproduzione manifatturiera creatasi nel frattempo in Europa.
Tutti i paesi che subirono la colonizzazione furono profondamente condizionati nel loro
sviluppo proprio perch la crescita economica rispondeva solo ai bisogni dei
colonizzatori. Vennero create piantagioni specializzate in prodotti come il caff, il cacao
e il the, che erano richiesti in Europa, mentre per le colture di sussistenza delle
popolazioni locali vennero adibiti piccoli appezzamenti poco produttivi. Lartigianato
locale venne sottoposto alla dura concorrenza dei prodotti delle industrie europee e nel
giro di poco tempo and scomparendo. Poco fu fatto per alleviare le pessime condizioni
di vita della stragrande maggioranza della popolazione, che anzi spesso peggiorarono: in
alcuni casi, come nellAmerica del Sud e del Nord, gran parte della popolazione fu
sterminata militarmente, o mor a causa dei maltrattamenti e di malattie infettive come il
morbillo e il vaiolo contro cui non aveva anticorpi.
Gli imperi coloniali incominciarono a sgretolarsi solo negli anni Venti del XX secolo,
ma gli ultimi atti di indipendenza risalgono a un periodo ancora pi recente, che va
dagli anni Cinquanta ad oggi. Attualmente le colonie sono quasi tutte scomparse, ma
in molti di questi Paesi permane una forte dipendenza economica aggravata spesso
dalle prepotenze della nuova classe dirigente locale. Divenuti indipendenti si sono
infatti trovati di fronte al compito di promuovere il proprio sviluppo economico e,
non avendo a disposizione capitali e personale tecnico specializzato, sono stati
costretti a chiedere aiuto al mondo sviluppato, originando una nuova subordinazione
economica, il cosiddetto neocolonialismo.
Il colonialismo antico
La colonizzazione, cio la fondazione di colonie su territori diversi e, spesso, lontani
dalla madrepatria, un fenomeno che risale ai Fenici e ai Greci, che in gruppi
numerosi si spostavano dalle terre dorigine e andavano a vivere nei territori vicini e,
successivamente, nelle regioni del Mediterraneo occidentale.
Questo primo tipo di colonizzazione, determinato soprattutto da carestie, lotte
politiche o ragioni di espansione commerciale, per il rifornimento di materie prime di
degli Inca, e riesce a fare prigioniero il sovrano. Nel saccheggio dellantica capitale
Cuzco, i conquistadores realizzano un bottino immenso, aumentato dalloro che il
sovrano consegna sperando di riuscire a riconquistare la libert.
Pizarro fonda nel 1535 una nuova capitale in un luogo diverso, vicino alla costa,
lattuale Lima. I problemi pi difficili li incontra tuttavia nellamministrazione dei
nuovi territori. A parte le rivolte degli indigeni e le difficolt di stabilire rapporti con
essi, Pizarro si trova coinvolto in una serie di lotte feroci tra i conquistadores,
provocate anche dal suo stesso comportamento, scarsamente leale e privo di dirittura
morale. Egli infatti non potr godere a lungo dei frutti delle sue imprese, poich sar
ucciso nel 1541.
In questo modo si costituito il corpo fondamentale dellimpero ispano-americano,
un territorio immenso comprendente gli Stati degli Aztechi e degli Inca, ai quali si
aggiungono via via nuovi territori (Messico meridionale, Guatemala, Honduras),
strappati alle popolazioni Maya.
In tutta la vicenda della conquista e nel successivo svolgimento dei rapporti tra la
Spagna e le colonie, la presenza di missionari cattolici ha un ruolo importante. La
distruzione, da parte dei conquistadores, dellantica organizzazione religiosa e
spirituale, lascia nelle popolazioni indigene un vuoto spirituale e psicologico, che i
missionari riescono almeno in parte a colmare. In questo modo, seppure in condizioni
molto difficili (la loro opera violentemente contraddetta dallo sfruttamento e dal
saccheggio operato dai coloni), essi stabiliscono un legame robusto tra conquistatori e
popolazione autoctona.
Lazione della corona ha invece diverse motivazioni rispetto a quella ecclesiastica. Col
suo tentativo di limitare il potere dei conquistadores nelle colonie, il sovrano spagnolo
mira soprattutto a impedire che i nuovi territori si sottraggano alla sua autorit. Viene
cos creato un apparato politico-amministrativo che, poco a poco, sostituisce ai
conquistadores un gruppo di funzionari fedeli, stipendiati dallo Stato. Il potere
affidato a governatori e successivamente, quando i territori coloniali raggiungono
estensioni vaste, a vicer.
In alcune colonie (Santo Domingo, Messico e Panam) sono creati centri di
amministrazione giudiziaria e civile (audiencias) sul modello di quelli esistenti nella
madrepatria. Questorganizzazione politico-amministrativa si diffonde poi in tutte le
colonie. In Spagna, nel Consiglio di Castiglia (organismo collegiale di governo che
tratta gli affari generali della corona) viene costituito un comitato permanente per le
Indie, in seguito trasformato in Consiglio autonomo, con la funzione di Corte
suprema e di ministero per gli affari coloniali.
Si conclude cos lepoca in cui i conquistadores hanno concentrato nelle loro mani
tutto il potere (politico, economico, militare) senza alcun controllo. La maggior parte
di essi sono privati della loro autorit, e rimangono semplici encomenderos. Alcuni
non accettano facilmente loperazione e danno vita a episodi di rivolta che ricordano,
sebbene su un piano diverso, le tendenze anarchiche della feudalit europea.
Meno efficace invece lazione della monarchia per impedire che, attraverso il sistema
della encomienda, si formi nelle colonie una nuova grande feudalit. I tentativi di
negare lereditariet delle encomiendas e di limitare il potere degli encomenderos non
hanno successo. Da allora si viene dunque formando nellAmerica Latina una
struttura di tipo feudale, caratterizzata dalla concentrazione della ricchezza e della
terra, da fortissimi squilibri sociali, da una divisione profonda tra i detentori della
ricchezza e la massa dei lavoratori.
Caratteri diversi, rispetto a quella spagnola, ha lespansione coloniale portoghese, che
non mira alla conquista di vasti domini territoriali ma alla creazione di scali, porti e
piazzeforti specialmente in Africa e in India. Vasco de Gama crea una base
permanente a Calcutta nel 1502; subito dopo Albuquerque organizza scali portoghesi
sulla costa araba e nel Golfo Persico. Goa, nel territorio indiano, conquistata nel
1510 e diviene il pi importante centro commerciale del Portogallo in Oriente. I
successivi insediamenti nei punti strategici del traffico nellOceano Indiano danno ai
Portoghesi la possibilit di monopolizzare il commercio marittimo con lOriente. Essi
penetrano in Malesia e da l si spingono sino in Cina, dove ottengono di creare un
insediamento a Macao, allentrata della baia di Canton (1530). In Africa si installano
gi nel corso del 400 e possono perci diventare i principali protagonisti della tratta
degli schiavi quando aumenta la loro richiesta nel mercato americano. La fragilit
dellimpero portoghese deriva dalla sua stessa struttura: esso infatti costituito da
scali commerciali senza trasferimenti di popolazione e senza una permanente
attrezzatura difensiva locale. Per questi motivi le postazioni portoghesi in Asia
saranno successivamente scalzate con relativa facilit da Spagnoli e Olandesi.
Un carattere pi duraturo ha invece il dominio portoghese in Brasile (raggiunto nel 1500
dal navigatore Pedro Alvarez Cabral). Limmensa regione, popolata da trib primitive, ha
allinizio interesse commerciale quasi esclusivamente per il legname da tintura, il brasil, da
cui prende nome il paese. La necessit di difendere il territorio da Francesi e Spagnoli
spinge poi il sovrano portoghese nel 1530-1540 a estendere loccupazione del Brasile, che
rimane per a lungo limitata ad alcune zone della fascia costiera. Il territorio diviso nel
1533 in dodici circoscrizioni ripartite tra proprietari che avrebbero dovuto colonizzarle.
In seguito si sviluppano le piantagioni di canna da zucchero, nelle quali la manodopera
costituita in gran parte da schiavi importati dallAfrica.
1503-1505
1506-1510
1511-1515
371.055,3
816.236,5
1.195.553,5
1516-1520
1520-1525
1525-1530
993.196,5
134.170,0
1.038.437,0
In sintesi:
Fase caratterizzata prevalentemente da un colonialismo mercantile, pi interessato agli scambi
commerciali che al vero dominio politico. Fa eccezione la colonizzazione Spagnola in America del Sud.
1488 Bartolomeo Diaz (P) doppia Capo di Buona Speranza.
1492 Cristoforo Colombo (E) scopre l'America.
1519-1522 Vasco De Gama (P) compie la circumnavigazione del mondo.
XVI secolo Gli Spagnoli conquistano quasi tutta lAmerica Latina istituendo dei viceregni e
distruggendo le civilt Maya, Inca e Atzeca. Gli Spagnoli in America tendono ad assimilare e
sottomettere le popolazioni locali utilizzando diversi sistemi. La Spagna importa dallAfrica schiavi
per farli lavorare nelle piantagioni.
Nei secoli XVII-XVIII lInghilterra inizia a utilizzare gli Stati Uniti, prima, e lAustralia, poi, anche
come colonie di popolamento. Nel XV sec. Spagna e Portogallo finanziano viaggi di esplorazione in
Africa e nelle Indie. Il Portogallo pratica un colonialismo commerciale costituito in tutto da una
dozzina di basi mercantili fortificate dislocate in Africa e in Asia.
1585 Viene fondata la Virginia, prima colonia inglese in Nord America.
1600 Viene fondata la Compagnia inglese delle Indie Orientali.
1602 Viene fondata la Compagnia olandese delle Indie Orientali.
Gli Olandesi si sostituiscono gradualmente ai Portoghesi, la Compagnia delle Indie Orientali inizia a
controllare anche la produzione dei centri, non limitandosi pi al semplice commercio.
1608-1642 La Francia colonizza il Canada.
1621 Viene fondata la Compagnia olandese delle Indie Occidentali, che si limita per alla pirateria
contro la flotta spagnola.
1640 Il Portogallo si impossessa del Brasile.
1660 Dopo una fase darresto ricomincia la colonizzazione inglese, in particolare da parte delle sette
protestanti: puritani e quaccheri.
1770 James Cook scopre e prende possesso per conto della corona inglese dellAustralia.
1776 Gli Stati Uniti proclamano la loro indipendenza dall'Inghilterra.
1795 Gli Inglesi conquistano Citt del Capo strappandola agli Olandesi, che vi avevano praticato
anche una colonizzazione di popolamento.
Dalla lotta per la supremazia coloniale alla formazione dellimpero britannico in Oriente
Alla met del Seicento, lOlanda gode in Europa di un indiscusso predominio
economico, fondato sulla supremazia della propria flotta commerciale e sul ruolo
centrale di Amsterdam nella finanza internazionale. In questepoca la flotta olandese
conta ben diecimila navi, la cui stazza complessiva superiore di dieci volte a quella
inglese e di venti volte a quella spagnola; le due grandi compagnie delle Indie
detengono il monopolio dei commerci delle spezie asiatiche, dei metalli preziosi, del
legname e del cotone americano.
Amsterdam, inoltre, il centro finanziario pi importante del tempo; l possibile
chiedere denaro a prestito per le iniziative pi audaci e reinvestire i propri capitali. Al
commercio internazionale e alle attivit finanziarie si unisce poi lo sviluppo
dellagricoltura dovuto alle opere di ingegneria idraulica e di bonifica e alla
sperimentazione di nuove tecniche di coltivazione.
Sin dalla met del Seicento, per, si fa sentire la concorrenza dellInghilterra, indirizzata
decisamente verso una politica di sviluppo economico e di espansione sui mari ai danni
dellOlanda. Nel 1651 viene emanato latto di navigazione, che riserva alle navi inglesi il
commercio con le colonie dellAmerica settentrionale e proibisce laccesso ai porti
britannici alle navi straniere che non provengano dai paesi produttori dei beni
commerciati. Cos facendo si pongono le basi per legemonia marittima inglese, a danno
del principio della libert di commercio. Ben presto il conflitto commerciale angloolandese si trasforma in scontro militare. Le tre guerre del 1652-54, 1665-67 e 1672-74
si concludono con la vittoria dellInghilterra, che conquista anche la base americana di
Nuova Amsterdam, presto ribattezzata New York.
Nella prima met del Settecento, la Francia rappresenta per lInghilterra una rivale
temibile, capace di farle concorrenza in tutto il mondo. un grande paese, con una
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impone come massima potenza coloniale, ruolo che avrebbe mantenuto per circa due
secoli, nonostante che la rivoluzione americana la priver di l a poco delle colonie
americane settentrionali.
Sino alla met del Settecento la penetrazione occidentale in Asia quasi
esclusivamente di tipo economico: in genere le potenze europee si accontentano di
assumere il controllo dei traffici e dei commerci, creando avamposti commerciali e
militari in punti chiave delle rotte marittime o impadronendosi di porti e citt di
particolare rilevanza economica. Le uniche eccezioni di rilievo sono rappresentate
dalle Filippine, cadute sin dalla seconda met del XVI secolo sotto la dominazione
spagnola, e dai possedimenti olandesi di Ceylon, Sumatra, Giava e Borneo.
Nella seconda met del XVIII secolo gli Stati europei, e in particolare lInghilterra,
iniziano ad assumere direttamente lamministrazione degli Stati asiatici costituendo un
vero e proprio impero coloniale. La guerra dei Sette anni rappresenta un momento
fondamentale nella storia dellespansione europea in Asia: la sconfitta della Francia
lascia di fatto mano libera allInghilterra che, grazie anche alla crisi della Spagna e alla
diminuita presenza dei mercanti portoghesi e olandesi, riesce nel corso di un secolo a
creare un vasto impero coloniale.
Oggetto delle mire inglesi soprattutto il subcontinente indiano, che alla fine del
Settecento suddiviso tra limpero Moghul, una dinastia turca di religione islamica, e
gli Stati dei Maratha, una confederazione di cinque regni induisti dellIndia centrosettentrionale. Gli inglesi sanno approfittare dei conflitti che oppongono i Moghul alle
popolazioni induiste e gi durante la guerra dei Sette anni riescono a limitare la
presenza francese in India e ad assumere il controllo della ricca regione del Bengala,
imponendo un nababbo di loro gradimento. Nei decenni seguenti lopposizione alla
penetrazione britannica si polarizza attorno agli Stati dei Maratha che sono
defnitivamente sconfitti solo dopo tre conflitti, lultimo dei quali, terminato nel 1818,
si conclude con lannessione di tali territori ai possedimenti coloniali britannici.
La conquista delle nuove colonie non intrapresa direttamente dalla corona inglese, ma
viene affidata, sotto il controllo del Parlamento, a una compagnia privata la East India
Company che sui possedimenti indiani ha pieni poteri amministrativi e militari.
Il colonialismo inglese ha pesanti ripercussioni sulla societ indiana: sino a questo
momento, malgrado il rigido controllo britannico, il saldo commerciale tra India e
Inghilterra nettamente a favore della prima. Mentre le esportazioni inglesi in India
sono pressoch nulle, dai porti indiani partono alla volta dellEuropa navi cariche di
spezie, t, porcellane e cotonate.
A partire dagli anni Venti dellOttocento la piena affermazione della rivoluzione
industriale rende per la prima volta competitivi i prodotti tessili europei rispetto a
quelli indiani. Grazie anche a un sistema di tariffe doganali che ostacola lesportazione
delle cotonate indiane nel Regno Unito e che lascia invece indifesa lIndia di fronte
alla penetrazione dei prodotti inglesi, nel giro di pochi anni la produzione artigiana
locale di prodotti tessili viene praticamente azzerata. Leconomia indiana cos
costretta a orientarsi verso lesportazione di prodotti non lavorati come il t o il
cotone grezzo che sarebbe poi stato reimportato dallInghilterra sotto forma di
prodotto finito.
Nei primi decenni dellOttocento gli inglesi consolidano la propria presenza in Asia
ponendo un protettorato sul Nepal (1816), fondando la citt portuale di Singapore
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Nato a Caracas nel 1783, Simn Bolvar trascorre molti anni in Europa, dove stato
mandato dalla famiglia a studiare e da dove ritorna definitivamente nel 1810 per
schierarsi a fianco dei rivoluzionari venezuelani. Grazie ad alcune vittorie militari,
Bolvar riesce a liberare Caracas ma la controffensiva spagnola lo costringe a riparare
nei Caraibi. Di l egli diffonde il suo programma che prevede la nascita di una
confederazione, una repubblica degli Stati Uniti del Sud, che rappresenti per
lAmerica Latina ci che gli Stati Uniti rappresentano per lAmerica settentrionale.
Nel 1816 riprende la lotta contro gli spagnoli radicalizzando le proprie posizioni
politiche e riuscendo cos ad accrescere la base sociale della rivolta: la messa al bando
della schiavit guadagna a Bolvar lappoggio degli indios e degli schiavi liberati,
alcune riforme sociali gli valgono il sostegno dei piccoli contadini e degli strati
inferiori della societ. Grazie anche allaiuto dellInghilterra e allo scoppio dei moti di
Spagna che impediscono alla corona di inviare nuove truppe in America Latina, egli
riesce a sconfiggere pi volte lesercito spagnolo, a liberare i territori che
corrispondono agli attuali Venezuela, Ecuador e Colombia e a dare vita alla
Repubblica federale della Grande Colombia. Negli anni successivi anche Per, Bolivia
(cos chiamata in onore di Bolvar) e Uruguay ottengono lindipendenza.
Contemporaneamente, nella parte meridionale del continente, i ribelli cileni e
argentini, guidati rispettivamente da Bernard OHiggins e San Martn, riescono ad
avere la meglio sulle truppe spagnole.
Un percorso diverso invece quello seguito dal Messico. Qui, a differenza che nel
resto del Sud America, i primi a iniziare la guerra di liberazione dagli spagnoli sono le
popolazioni indios e meticce delle campagne che danno alla rivolta una chiara
connotazione sociale chiedendo la redistribuzione delle terre. Il pericolo spinge i
creoli e gli spagnoli ad accantonare le divergenze reciproche e a far fronte comune.
Una volta stroncata la sollevazione dei contadini, contrasti tra creoli e corona portano
allo scoppio di una ribellione di orientamento conservatore guidata dal generale
Augustn de Itrbide, che, nel 1822, si fa proclamare imperatore del Messico. Il
tentativo autocratico ha tuttavia vita breve: nel 1823 Itrbide destituito da un colpo
di Stato, cui fa seguito la proclamazione di una repubblica federale modellata
sullesempio costituzionale nordamericano.
Un percorso ben diverso da quello del resto dellAmerica Latina quello seguito dal
Brasile. Nel 1807, in seguito allinvasione del Portogallo da parte delle truppe
napoleoniche, la casata regnante dei Braganza trova rifugio nella colonia sudamericana.
Nel 1821 lo scoppio, in patria, dei moti liberali costringe re Giovanni VI a fare ritorno in
Europa. In Brasile resto il figlio Pietro che, nel 1822 e in sostanziale accordo con il padre,
proclama lindipendenza del paese facendosi nel contempo incoronare imperatore.
Nel 1826 a Panam convocato un congresso degli Stati latino-americani che, nelle
intenzioni di Simn Bolvar, avrebbe dovuto portare alla nascita di una repubblica
federale comprendente, se non tutta, almeno gran parte dellAmerica Latina. Il
congresso si chiude con un sostanziale fallimento: i particolarismi e le tradizioni locali
non solo impediscono la costituzione dello Stato vagheggiato da Bolvar ma, anzi,
portano allo sfaldamento della Grande Colombia e delle altre repubbliche federali
nate nei mesi successivi allindipendenza.
Bolvar sogna uno Stato democratico nel quale i contadini godano di condizioni di
vita migliori di quelle nelle quali hanno vissuto sino a quel momento, ma il suo
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La Compagnia inglese delle Indie Orientali ottiene il controllo diretto dellIndia. Inizia a nascere un
regime coloniale basato sul disprezzo della societ indigena e sulla volont di trapiantare istituzioni e
sistemi economici occidentali con essa incompatibili.
1821
1830
LOlanda impone alle colonie indonesiane il sistema di coltivazione, impone cio colture per
lesportazione a danno di colture per la sussistenza.
1833
1834
LAlgeria diviene un possedimento coloniale della Francia, che deve per combattere a lungo contro la
resistenza locale (fino al 1847). La Francia punta ad assimilare i nuovi territori direttamente entro il
proprio sistema politico-amministrativo.
1842
1865
1867
La resistenza messicana guidata da Benito Juarez costringe alla ritirata Massimiliano dAsburgo che
viene catturato e fucilato.
1869
LItalia acquista la baia di Assab per mezzo della societ Rubattino di Genova.
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conferenza di Berlino. Questa si conclude con un accordo che fissa le regole per la
spartizione dellAfrica, e sancisce la libert di navigazione sui fiumi Congo e Niger. La
conferenza pone in tal modo fine agli effetti destabilizzanti che lespansione coloniale
in Africa minaccia di avere sulle relazioni internazionali. Non mancano in seguito
episodi di tensione, soprattutto nel Sudan, sconvolto nel 1885 dalla violenta
insurrezione antibritannica e antiegiziana della setta musulmana dei dervisci. Il paese
lentamente riconquistato dagli inglesi, che finiscono per per scontrarsi con le
ambizioni di penetrazione francese nella regione dellAlto Nilo.
Anche dopo la conferenza di Berlino rimangono per sul tappeto nodi irrisolti, che
corrispondono a una situazione molto fluida in cui la concorrenza sul fronte
coloniale da parte delle maggiori potenze europee appare quanto mai dinamica.
quella frenetica corsa dei diversi paesi alla colonizzazione militare ed economica
del mondo, durata sino a tutto il primo decennio del Novecento, ricordata dagli
storici come et dellimperialismo.
Con tale definizione si evidenziano due rilevanti fenomeni: da una parte lo
spostamento delle tensioni e dei conflitti dinteressi europei fuori dellEuropa, con il
parallelo tentativo di ristabilire gli equilibri di potenza attraverso la spartizione del
mondo e la competizione coloniale tra le grandi nazioni industriali; dallaltra la
trasformazione del concetto stesso di colonialismo, che da sistema di egemonia
prettamente commerciale passa a indicare il controllo politico diretto sulle colonie e lo
sfruttamento massiccio delle loro risorse.
Le regioni sottoposte al controllo europeo diventano colonie, oppure protettorati, con
locali governi-fantoccio sostenuti dal paese dominante, la madrepatria. La ricerca di
nuovi mercati non pi limitata solamente a imprese e compagnie, ma diventa una
politica nazionale sostenuta fortemente dagli Stati centrali, finanziata con fondi
pubblici e gestita da appositi apparati amministrativi. Ovunque, gli europei investono
somme crescenti di denaro, ricavano quantit sempre maggiori di materie prime,
impongono i loro modelli culturali e politico-istituzionali, guidando la politica
economica e la vita interna dei paesi dominati. Gli obiettivi economico-produttivi
dellimperialismo europeo si confondono peraltro molto spesso con laffermazione di
una presunta missione civilizzatrice dei bianchi, che avrebbe dovuto portare la
civilt alle popolazioni indigene, ritenute ben lontane dal raggiungerla.
In sintesi:
Il colonialismo in et contemporanea 2 (1874-1914)
Fase imperialista volta a garantire prestigio internazionale, a formare delle aree di mercato privilegiate
per raggiungere lautarchia e per esportare capitali e conseguente spostamento della concorrenza tra gli
Stati dal piano economico a quello politico-militare nelle zone extraeuropee. Sviluppo dellideologia di
una missione civilizzatrice e protettrice nei confronti di civilt barbare, i cui componenti sono simili a
fanciulli. Limperialismo si realizza in tre forme: attraverso il controllo diretto (colonie), attraverso il
controllo indiretto, attraverso cio organi locali (protettorati) e attraverso lo sfruttamento economico
(come la colonizzazione informale dellAmerica Latina da parte degli Stati Uniti).
Levoluzione del colonialismo ottocentesco: limperialismo
Laffermarsi del modello di produzione capitalistico, in Europa e negli USA, basato sulla propriet
privata dei mezzi di produzione, sul sistema salariato e sul primato del valore di scambio, accentua e
impone la logica del profitto: lintero mondo diviene un unico mercato manipolato dagli imprenditori-
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proprietari di fabbriche, terre e denaro, che possono realizzare enormi ricchezze a condizione che i
costi di produzione rimangano bassi, si amplino i mercati di vendita e le aree di investimento dei
capitali accumulati.
Vendendo a prezzi elevati e comprando a prezzi bassi, come sar consentito dai trattati imposti a molti paesi,
monopolizzando i commerci e le risorse dei paesi colonizzati, o appropriandosi delle loro ricchezze col
sistema delle imposte, Gran Bretagna, Francia e Olanda, potranno finanziare il proprio sviluppo e il proprio
bilancio statale, costituendosi, nello stesso tempo, come polo delleconomia mondiale, mentre la periferia
sembra sempre pi condannata alla dipendenza totale e allimpoverimento senza rimedio.
Per tutto lOttocento i domini coloniali si ampliano e si rafforzano: linteresse ormai spostato
definitivamente sulla conquista territoriale e gli stessi Stati si preoccupano di acquisire, anche con le
armi, nuove aree del mercato europeo. Questa nuova fase del colonialismo, caratterizzata da uno stretto
intreccio di fattori economici e militari, pi propriamente detto imperialismo.
LAfrica larea che ne fa maggiormente le spese. La Conferenza di Berlino (1884-1885), si svolse sotto
lideologia che assegnava solo alle potenze europee e ai popoli bianchi doltreoceano il diritto alla
sovranit: le altre aree erano considerate territori vuoti liberamente occupabili e spartibili. La divisione del
continente africano fu fatta sulla base di una terribile violenza geografica e ideologica, seguendo cio le
coordinate geografiche o il corso dei fiumi e lorografia, ma non tenendo minimamente conto delle
caratteristiche storiche, culturali, antropologiche, economiche dei popoli che vi abitavano. Intere
formazioni nazionali vennero cos smembrate, mentre altre, da sempre rivali, vennero costrette a
convivere, scatenando contrasti sanguinosi che stanno alla radice dei conflitti del nostro secolo. LAfrica
divent uno spazio tedesco, francese inglese e belga.
LAsia, nondimeno, vide in quegli anni il completamento dellespansione coloniale gi avviata in
precedenza dalle potenze europee. LInghilterra occup la Birmania (1886). La Francia complet
loccupazione dellIndocina (1893). Ma sulla questione della Cina Il Celeste Impero che si
concentrarono gli appetiti delle potenze imperialiste. Limmensa popolazione costituiva un ricco mercato
e lImpero era ormai in decadimento, incapace di mantenere il controllo sugli ampi territori. La Manciuria
venne minacciata dalla Russia. La Corea venne strappata con la guerra del 1894-95 dal Giappone. Nel
1900, infine, la rivolta dei Boxer (movimento nazionalistico per la cacciata degli stranieri) offr loccasione
alle potenze europee per allestire una spedizione punitiva internazionale che intervenne militarmente in
Cina. Sconfitti i Boxer, la Cina fu costretta a una politica di servilismo a porte aperte, garantendo la pi
ampia penetrazione commerciale allOccidente. La competizione economica innescatasi tra le potenze
imperialistiche europee, divenne ben presto competizione politico-militare, divenendo ben presto una
delle cause predominanti della prima guerra mondiale.
Il colonialismo in et contemporanea 3 (1914-1945)
Fase di trasformazione del sistema coloniale, tramonta lideologia della missione civilizzatrice e
protettrice della colonizzazione precedente e si profila un nuovo modello di penetrazione economica
senza responsabilit politiche n coinvolgimento militare, una forma di controllo indiretto che
garantisce i vantaggi della dominazione coloniale abbattendone al contempo i costi: il neocolonialismo.
Vengono seguite tre diverse politiche coloniali: i paesi di antica industrializzazione (Regno Unito,
Francia, Olanda) cercano di mantenere le colonie come mercato per le proprie merci e fonte di materie
prime; quelli di pi recente industrializzazione (Germania, Italia, Giappone) perseguono una politica di
espansione; gli Stati Uniti sviluppano invece una politica di dominio neocoloniale.
I due imperi coloniali che escono vincitori dalla Prima Guerra Mondiale (Francia e Gran Bretagna)
confermano il loro ruolo in sede di regolazione postbellica. Permane forte il preconcetto che la loro
potenza dipenda in larga parte dai territori coloniali.
Daltra parte proprio dagli anni Venti prendono corpo i movimenti che si battono per lindipendenza.
Guidati da persone formate nelle universit degli Stati coloniali i movimenti si ispirano sia ai principi
democratici delle tradizione europea sia alla necessit di recuperare unidentit nazionale annullata dal
processo di colonizzazione (Ghandi, Burghiba, Ho Chi-minh).
Dagli anni Trenta i movimenti sono particolarmente attivi in India e in Tunisia. Subito alla fine della guerra il
processo di indipendenza parte approfittando della debolezza degli Stati coloniali e delle opportunit
suggerite dalla contrapposizione Est-Ovest. Alcuni leader assumono liniziativa, come Sukarno, che
proclama lindipendenza dellIndonesia nellagosto del 1945 e come Ho Chi-minh che il mese dopo
proclama quella del Vietnam.
18
Daltra parte nei paesi coloniali (Olanda, Belgio e soprattutto Francia) lopinione pubblica percepisce
come troppo costoso il mantenimento del sistema. Sulla scena internazionale, poi, le grandi potenze
favoriscono il processo di indipendenza. Soprattutto gli USA che fin dalla fine della prima Guerra
mondiale raccomandavano che le rivendicazioni di indipendenza fossero accolte.
Nella Carta atlantica (1942) USA e GB si impegnano a promuovere in pieno lautodeterminazione dei popoli.
Dal 1947 la linea USA si fa pi cauta a causa della radicalizzazione dei rapporti con URSS; spesso devono
prendere il posto dei vecchi paesi coloniali per impedire lespansione dellinfluenza comunista (Taiwan, Corea e
Vietnam del Sud).
Anche lURSS come pi tardi lONU si esprime contro il colonialismo.
Cronologia
1876
1885
La Gran Bretagna proclama la formazione dellImpero 1878 Congresso di Berlino: le potenze europee
si dividono lAfrica Settentrionale.
Conferenza di Berlino: si sancisce la spartizione delle aree coloniali vuote tra le potenze europee.
Non pi controllo economico ma militare, il contrasto tra le potenze nelle aree extraeuropee funge da
valvola di sfogo delle tensioni europee e posticipa di fatto lo scoppio di una guerra in Europa.
1890-1910 Gli Stati Uniti praticano la politica del big stick, imponendo diverse forme di controllo nellAmerica
del Sud.
1890
1896
Diatriba sul trattato di Uccialli. LEtiopia rompe le relazioni diplomatiche con lItalia. La parola passa
agli eserciti. Ad Adua lesercito italiano viene sconfitto. Pace di Addis Abeba: lItalia mantiene la
colonia Eritrea.
1898
Finita la conquista della frontiera Occidentale, gli Stati Uniti cominciano una politica estera
espansionistica con la guerra ispano-americana che permette di acquisire il controllo su Cuba,
Filippine e Puerto Rico.
19
2.
Decolonizzazione
e neocolonialismo
Il processo di decolonizzazione
Dopo la fine della seconda guerra mondiale prende il via una delle pi importanti e
profonde trasformazioni che abbiano caratterizzato la storia mondiale del XX secolo:
il tramonto definitivo degli imperi coloniali e la conquista dellindipendenza da parte
dei popoli sino ad allora soggetti alle potenze europee. Le origini di questa
trasformazione epocale risalgono agli anni tra le due guerre, ma solo dopo il
secondo conflitto mondiale che la decolonizzazione entra nella sua fase pi
importante. allora che i molti popoli sottoposti a dominio coloniale conquistano,
come ha scritto leconomista francese Alfred Sauvy, facolt di parola per la prima
volta nella storia.
Il processo di decolonizzazione si realizza in fasi successive, lungo larco del primo
trentennio che segue la seconda guerra mondiale, e con modalit sostanzialmente
diverse da paese a paese.
La crisi del dominio coloniale europeo affonda le sue radici nel rapido
peggioramento, negli anni tra le due guerre, della situazione economica dei paesi
colonizzati. Le tensioni sociali e politiche che si scatenano in tutti i paesi coloniali, e
che danno luogo a movimenti che propugnano lindipendenza nazionale, hanno alla
loro origine diverse cause.
La colonizzazione, ufficialmente lo sfruttamento per portare progresso e
civilizzazione, stata in realt una grande operazione di sfruttamento. Ha distrutto la
societ tradizionale, ha modificato unagricoltura pensata per il consumo interno con
piantagioni di prodotti destinati allesportazione. I miglioramenti sanitari hanno
determinato esplosioni demografiche non compensate da politiche di generale
sviluppo economico. Le popolazioni autoctone percepiscono ormai che il proprio
impoverimento frutto dello sfruttamento metropolitano, una consapevolezza che
sviluppa un sentimento di ostilit che si traduce in vere e proprie forme di resistenza.
La distruzione della comunit locale produce la nascita di borghesie locali interessate
alla ricchezza e al potere. Impoverimento e imborghesimento trovano un humus ideale
nel processo di urbanizzazione violento e rapido. Calcutta, che non esisteva ancora nel
Settecento, oggi una delle pi grandi citt del mondo. Allinterno della borghesia
locale si fa avanti un ceto intellettuale che combina ideologie occidentali
(nazionalismo, marxismo) ai valori tradizionali. Sono questi intellettuali che si
pongono a capo dei movimenti di liberazione pronti se necessario ad aprire guerre
rivoluzionarie. I movimenti nazionalisti sono gi presenti tra le due guerre e il loro
sviluppo si collega alle vicende europee. Basti ricordare come lo smembramento, nel
1918, dellimpero austro-ungarico compiuto in nome del diritto di
autodeterminazione dei popoli dellEuropa centrale. Cos, i colonizzati possono
disporre di argomentazioni appartenenti ai colonizzatori. Talora il nazionalismo
20
Epoca
1750
1800
1850
1900
1950
1970
Mondo
Paesi sviluppati
791
978
1.262
1.650
2.506
3.621
201
248
347
573
857
1.084
21
22
23
momento hanno sempre visto le potenze bianche disporre liberamente dei loro
destini.
24
25
26
27
28
29
30
31
guerra molti immigrati clandestini, sfuggiti ai lager nazisti, vengono inviati nei campi
di prigionia britannici nellisola di Cipro. Nel 1947 le Nazioni Unite, approvano un
piano in base al quale il paese avrebbe dovuto essere diviso tra arabi e israeliani. La
proposta viene per respinta dai palestinesi e dagli Stati della Lega araba.
19 5 4
46.000
98.000
19 5 3
91.000
19 5 2
19 5 1
51.000
174.000
19 5 0
170.000
19 4 9
235.000
19 4 8
101.000
19 4 7
86.000
19 4 6
19 4 5
54.000
32
nuovo Stato di Israele controlla quasi l80 per cento del territorio dellex Palestina
britannica. Nonostante la sconfitta, lEgitto ottiene il controllo della striscia costiera di
Ghaza e la Transgiordania lannessione della Cisgiordania.
Per quasi ventanni tale situazione rimane immutata. Lo Stato di Israele nato,
secondo unefficace definizione, come una piccola isola in un mare di ostilit
diventa una democrazia parlamentare solida ed efficace, con unarticolata vita politica
dominata per quasi trentanni dal Partito laburista di orientamento socialista.
Nonostante le difficolt di integrazione culturale e religiosa tra immigrati provenienti
da realt enormemente diverse e una gerarchia sociale fortemente segnata dal
prevalere dei ricchi e colti ebrei europei su quelli giunti dalle regioni medioorientali e dal Nord Africa, poveri e spesso analfabeti, la societ israeliana
largamente organizzata secondo principi cooperativistici e comunitari capace di
sviluppare un forte spirito di coesione, rafforzato dalla condizione di stato dassedio
permanente in cui si svolge la vita del paese.
Questa situazione implica non solo il mantenimento di un esercito efficiente, dotato di
armi modernissime (negli anni Sessanta Israele verrebbe anche in possesso di armi
atomiche), ma anche una crescente militarizzazione di tutti i cittadini.
Nonostante il boicottaggio commerciale organizzato ai suoi danni dagli arabi, il paese
conosce uno sviluppo economico eccezionale, grazie anche ai massicci aiuti inviati dal
governo degli Stati Uniti, ai fondi versati dalla Germania occidentale come
risarcimento per le persecuzioni naziste, e al sostegno finanziario della ricca comunit
ebraica internazionale.
Tuttavia, occorre ricordare che il miracolo israeliano viene realizzato sulla
segregazione di fatto della minoranza araba rimasta in Israele (a met degli anni
Cinquanta, su una popolazione di 1.700.000 abitanti, appena il 10 per cento costituito
da arabi palestinesi, mentre nel 1945 cerano 1.250.000 arabi e 555.000 ebrei) e
sullespulsione di quasi 800.000 arabi palestinesi, costretti dopo la guerra ad
abbandonare tutte le loro propriet. I loro agrumeti, oliveti, terreni, case, aziende e
negozi in tal modo fanno la fortuna dei cittadini israeliani e dei nuovi immigrati affluiti
dopo la guerra. Viceversa, solo a una piccola parte dei profughi palestinesi viene
consentito di integrarsi nei paesi arabi nei quali si rifugiano. In massima parte, infatti,
essi sono costretti a vivere nei campi profughi allestiti a Ghaza, in Giordania, in Siria e
nel Libano meridionale, in condizioni di estrema miseria e deprivazione sociale.
Tutto ci rende inevitabile laccumularsi, soprattutto nelle generazioni pi giovani, di
sentimenti di frustrazione, di odio e di rivincita, che vanno ad alimentare le fila di
movimenti di guerriglia, come quello dei fedayin, talvolta strumentalizzati dai governi
arabi della regione a vantaggio dei propri interessi. Le incursioni di guerriglieri
palestinesi allinterno del territorio israeliano, e le violente rappresaglie dellesercito di
Tel Aviv, spesso rivolte contro i villaggi palestinesi sorti ai confini del paese, diventano
da allora in poi il tragico sviluppo del conflitto tra i due popoli.
33
Tab. 4. Provenienza e destinazione delle merci in transito dal canale di Suez (dati
percentuali 1966).
Paesi di origine
Kuwait
Arabia Saudita
Iran
Iraq
Paesi di destinazione
43,0
26,2
25,5
5,3
Italia
Gran Bretagna
Francia
Olanda
Belgio
Germania Ovest
Stati Uniti
Altri paesi
%
35,5
16,0
17,2
10,4
7,6
7,2
5,8
0,3
Alla nazionalizzazione del canale i governi di Gran Bretagna (le cui truppe hanno
lasciato il canale un anno prima), Francia e Israele (questultimo accusa Nasser di
appoggiare i terroristi palestinesi della striscia di Ghaza e teme la crescita della forza
militare egiziana) reagiscono organizzando un attacco che punta a infliggere un duro
34
colpo al regime di Nasser. Lesercito israeliano occupa a sorpresa la regione del Sinai
(29 ottobre 1956), mentre truppe aviotrasportate francesi e britanniche sono
paracadutate nella zona di Suez, ufficialmente per riportare la pace tra israeliani ed
egiziani, in realt per riconquistare il controllo del canale.
Liniziativa per duramente condannata sia dagli Stati Uniti che dallUnione Sovietica.
Le due superpotenze infatti non hanno alcuna intenzione di venire coinvolte
nelleventuale escalation di un conflitto arabo-israeliano e impongono perci il ritiro
(lURSS ricorre anche al monito nucleare) di francesi e inglesi dallEgitto, mentre il
confine israeliano-egiziano viene presidiato da truppe dellONU. LEgitto mantiene cos
il controllo del canale, mentre il progetto di Assuan viene finanziato grazie ai prestiti
concessi da URSS, USA e altri governi occidentali.
In politica estera, Nasser prosegue la lotta contro Israele, mantenendo un
atteggiamento neutrale verso le grandi potenze, che per molti occidentali diviene
sinonimo di filosovietismo a causa degli accordi economici che lEgitto stipula con i
paesi dellarea socialista. Nel 1956, i rapporti tra Egitto e paesi occidentali registrano
un netto deterioramento, in quanto questi ultimi non accolgono la richiesta di
armamenti avanzata da Nasser, il quale si rivolge allora, con successo, alla
Cecoslovacchia e allURSS.
Gli anni tra il 1956 e il 1959 segnano lapice del nasserismo. Il suo ascendente sugli
arabi soprattutto della nuova generazione notevole, tanto da essere considerato
un moderno saladino che avrebbe unito il popolo arabo per cacciare gli israeliani
dal Medio Oriente. Parallelamente Nasser si dedica alledificazione di uno Stato a
propria misura: nel giugno 1956 viene promulgata la nuova costituzione repubblicana,
che dichiara lIslam religione di stato e riconosce lEgitto come appartenente alla
nazione araba.
Nasser confermato presidente con un mandato di sei anni e i partiti politici sono
sostituiti da unorganizzazione politica unica, lUnione nazionale. Tuttavia, nonostante
la diffusione del nasserismo in tutto il Medio Oriente, rivalit personali e una serie di
colpi di Stato in Siria e in Iraq allinizio degli anni Sessanta allontanano la prospettiva
della creazione di una nazione araba. Il conflitto con Israele viene cos congelato:
il suo riaccendersi dieci anni pi tardi (1967: terza guerra arabo-israeliana, la
cosiddetta guerra dei sei giorni) sarebbe per stato destinato a influire
pesantemente sulle vicende politiche ed economiche mondiali.
35
36
37
38
39
tramuti in annessione, Egitto e Siria attaccano a sorpresa le truppe israeliane nel Sinai
e nel Golan, il 6 ottobre 1973, mentre in corso la festa di Yom Kippur (giorno
dellespiazione). Il conflitto che ne segue (il quarto arabo-israeliano) noto, per
questo motivo, come guerra del Kippur. Dopo alcuni iniziali successi arabi, gli
israeliani sferrano una controffensiva che rovescia la situazione e consente alle truppe
di Tel Aviv di cominciare ad avanzare in territorio egiziano. Il rischio di allargamento
del conflitto viene evitato grazie alle pressioni di Washington sugli israeliani per il
raggiungimento di una tregua con lEgitto (11 novembre 1973).
La storica conferenza di pace organizzata a Ginevra da USA e URSS (dicembre 1973)
si risolve tuttavia in un totale fallimento. La successiva azione diplomatica americana
per la soluzione del conflitto consegue risultati solo marginali, ottenendo per il
risultato di estromettere completamente i sovietici dalle trattative di pace per il Medio
Oriente.
Merito dellazione diplomatica statunitense anche la distensione ufficiale delle
relazioni tra Israele ed Egitto, sancita dagli accordi di Camp David del 1979, in base ai
quali, grazie allenergica opera di mediazione del presidente americano Carter, i due
paesi si accordano per il ritiro delle truppe israeliane dal Sinai. Tuttavia, la questione
palestinese, ovvero il diritto di questo popolo a una patria indipendente, resta irrisolto
e continua ad affollare anche oggi le agende della diplomazia internazionale.
La guerra dello Yom Kippur del 1973 non rappresenta soltanto il culmine di tensioni
decennali nei rapporti arabo-israeliani, ma segna anche una svolta fondamentale per
leconomia di tutti i paesi occidentali.
Il petrolio, nei decenni precedenti, ha infatti sostituito il carbone come principale
fonte di energia per il riscaldamento, i trasporti e le attivit produttive, rendendo, a
partire dagli anni Cinquanta, i paesi industrializzati, e soprattutto lEuropa e il
Giappone, sempre pi dipendenti dalle forniture provenienti dagli immensi
giacimenti del Medio Oriente. Sin dal dopoguerra il mercato petrolifero mondiale
stato dominato da sette grandi compagnie multinazionali (le americane Esso, Mobil,
Chevron, Texaco, Gulf, la britannica BP e la anglo-olandese Shell), organizzate in un
forte cartello internazionale che mantiene artificialmente elevati i prezzi. Le sette
sorelle, cos sono anche chiamate, controllano i giacimenti dei principali paesi
produttori del Golfo Persico sulla base di accordi per loro molto vantaggiosi, che
lasciano ai governi locali soltanto la met degli enormi profitti ricavati.
I principali paesi produttori di petrolio Arabia Saudita, Iran, Iraq e Kuwait, oltre al
Venezuela per difendersi dallo strapotere delle multinazionali fondano, nel 1960,
una nuova organizzazione, lOPEC (Organizzazione dei paesi produttori di petrolio),
alla quale aderiscono successivamente altri paesi tra cui anche lAlgeria e la Libia, i cui
governi hanno proceduto alla nazionalizzazione dei pozzi petroliferi. Il principale
obiettivo dellOPEC di ottenere una ripartizione pi favorevole dei profitti e di
sottrarre alle sette sorelle il controllo della produzione e dei prezzi; la coesione
allinterno dellorganizzazione per debole e soltanto dal 1970 lOPEC riesce a
presentarsi con un fronte compatto e a ottenere consistenti aumenti del prezzo del
greggio. Sempre pi consapevoli della propria forza (tabella 5), allo scoppio della
guerra arabo-israeliana del 1973 i paesi dellOPEC decidono di utilizzare il petrolio
come arma di rappresaglia nei confronti dei paesi occidentali. Vengono cos sospese le
forniture di greggio agli USA e agli altri paesi che hanno fornito sostegno militare a
40
USA
URSS
Venezuela
Romania
Iran
Arabia Saudita
Kuwait
1930-34
1962-1966
1974
61,1
11,1
9,5
3,7
3,5
-
26,9
15,9
12,3
(non disp.)
6,4
7,3
15,0
17,7
4,8
10,4
14,5
4,1
41
42
Riassumendo:
I paesi colonizzati dalle grandi potenze europee credono che una volta raggiunta lindipendenza avr
inizio unera di prosperit e giustizia. Ma lo sviluppo economico e sociale subordinato
allindustrializzazione, per la quale mancano le condizioni essenziali: capitali, manodopera e
infrastrutture.
Occorrono pertanto ingenti finanziamenti, perci i governi che si trovano alla testa dei paesi nuovi
(gli stati africani, asiatici, ecc.) devono ricorrere alla collaborazione delle ex potenze coloniali e
stringere con esse accordi. Si ricrea cos la soggezione ai vecchi padroni nel campo finanziario,
tecnico e culturale.
Esaminando il problema, bisogna dire che allorigine del neocolonialismo vi sono ragioni
economiche, politiche e ideologiche. La motivazione economica pi importante: uno Stato cerca di
dominarne altri per reperire materie prime, forza lavoro e trovare mercati per la propria produzione.
Secondo tale politica, la volont di espandere la propria influenza pu nascere dal desiderio di
acquisire potere e prestigio, dalla ricerca della sicurezza nazionale o di vantaggi diplomatici.
Il parametro con cui normalmente si misurano gli effetti del neocolonialismo rimane sempre quello
economico: gli investimenti occidentali, i prestiti, le politiche commerciali e i programmi di aiuto
hanno lo scopo di proteggere gli interessi politici e strategici degli imperialisti e di mantenere
economicamente deboli i paesi in via di sviluppo e farli quindi dipendere dal neocolonialismo.
Questa situazione si aggrava quando il governo locale formato da esponenti della borghesia e della
piccola borghesia, i quali preferiscono, in nome del proprio interesse, che il proprio paese resti debole e
dipendente delle potenze capitalistiche, piuttosto che avviarsi verso il socialismo.
43
Alcuni interrogativi:
Perch le risorse naturali non si traducono in ricchezza?
Limiti e tragedie dei movimenti di liberazione.
Le contraddizioni politiche e il ruolo delle multinazionali.
La lotta contro il neocolonialismo.
Perch le risorse naturali non si traducono in ricchezza?
I paesi ex coloniali solitamente si trovano in condizioni di miseria estremi. Economie fragilissime, in
genere senza industrie e con agricolture distorte. Alla precariet economica si aggiunge lanalfabetismo
e a questi la fame e la sottoalimentazione, con la conseguenza di malattie endemiche e un alto tasso di
mortalit. Eppure questa povert diffusa non ha ragion dessere. Quei paesi dispongono di immense
ricchezze. I paesi arabi forniscono gran parte del petrolio con cui funziona lindustria occidentale,
lIndonesia fornisce il caucci, lAngola ha loro e i diamanti, il Brasile il caff, lo Zambia il rame, il
Ghana il cacao, e cos via. Ebbene, per quale motivo queste ricchezze non si traducono in benessere per
i popoli che le possiedono? Perch lindipendenza politica non diventa la leva per migliorare le
condizioni di vita dei popoli: costruire scuole e ospedali, impiantare industrie, produrre alimenti
sufficienti?
Sono queste, le domande che i popoli cominciano a porsi, qualche anno dopo aver conquistato
lindipendenza. Lesperienza che si delinea tra il 1960 e il 1970 infatti la seguente: non solo la
liberazione dal colonialismo non ha migliorato il tenore di vita dei popoli fino a ieri oppressi, ma anzi in
generale i paesi ex coloniali sono diventati pi poveri, mentre quelli ricchi sono diventati pi ricchi. La
forbice tra sviluppo e sottosviluppo si allargata, le condizioni sono diventate pi disperate.
Il sottosviluppo ha una motivazione molto precisa e una logica facilmente individuabile: il Ghana
stato trasformato dal colonialismo in unimmensa piantagione di cacao, ma il cacao non serve ai ghanesi
e quindi deve essere venduto sul mercato internazionale. I prezzi del cacao sono fissati dalle Borse di
Londra, Parigi, New York, sulla base della domanda del mercato e quali che essi siano, il Ghana
obbligato a vendere quel cacao che non gli serve per nutrire i suoi abitanti. Leconomia ghanese cos
in balia di altre forze che rispondono ad altri interessi. E questo il primo aspetto del problema, laltro
aspetto il seguente: il Ghana non ha industrie per trasformare il cacao in cioccolato, il cacao viene
esportato, lavorato altrove, e quando un ghanese vuole comprare una tavoletta di cioccolato deve
importarla dallestero, pagandola naturalmente in valuta pregiata e al prezzo imposto dallindustria che
produce il genere.
Limiti e tragedie dei movimenti di liberazione
I movimenti nazionali di liberazione giungono allindipendenza sulla base di una lotta unitaria,
nazionale appunto. Ma tutte le forze che vi concorrono non hanno gli stessi interessi. Vi , anche in
questi paesi, una divergenza tra classi sociali e le scelte decisionali possono essere diverse.
Dipendentemente dalla classe sociale che detiene il potere si decider se nazionalizzare le ricchezze
nazionali oppure no, se rompere con la monocoltura o no, se fare o no quelle riforme agrarie che
spezzano il legame tra monocoltura e proprietari feudali locali. Vi sono infatti in Asia, in Africa, in
America Latina le borghesie locali che si inseriscono nel rapporto neocoloniale e facendone parte ne
ricavano privilegi, divenendo a loro volta sfruttatori della maggioranza del loro popolo. E su questa
base quindi diventano i sostenitori e difensori del meccanismo neocoloniale.
Dopo la conquista dell'indipendenza politica, insomma, si apre una seconda fase di lotta che questa
volta non ha solo dei nemici esterni, ma anche nemici interni. Questione nazionale e questione sociale
vengono cio a intrecciarsi profondamente. Questo tipo di scontro percorre tutto il periodo che va dal
1960 ai nostri giorni, con momenti esemplari che ne riassumono le caratteristiche, in un alternarsi
continuo di vittorie e di sconfitte.
Uno dei grandi momenti di sconfitta offerto dalla tragedia congolese del 1960. In quellanno il Belgio
concesse lindipendenza alla sua grande colonia, confidando nel fatto che un movimento nazionale
ancora debole avrebbe permesso con facilit il proseguimento della sua presenza imperiale in Africa.
Lindipendenza in altri termini doveva essere, per usare le parole di Amilcar Cabral (un grande africano
assassinato dai colonialisti portoghesi), una bandiera, un finto parlamento, una guardia presidenziale e
44
nullaltro. Accadde invece che il Congo trovasse in Patrice Lumumba un leader molto fiero e attento
ai contenuti reali dellindipendenza, ossia attento al recupero delle ricchezze nazionali che si trovavano
in mani straniere. Furono allora promossi movimenti scissionisti, Lumumba venne assassinato e
sinstaur la dittatura militare del generale Mobutu che consent agli stranieri, in particolare ai belgi, di
proseguire indisturbati lo sfruttamento delle risorse congolesi. Una vicenda analoga, ma dalle
proporzioni di sangue ben pi drammatiche, accaduta in Indonesia, dove il nazionalismo di Sukarno
stava evolvendo verso forme sociali pi avanzate come la ridistribuzione agraria.
Le contraddizioni politiche e il ruolo delle multinazionali
Un colpo di Stato e un terribile massacro (si calcola che siano state uccise circa mezzo milione di
persone, ma alcune fonti parlano di un milione) hanno posto, nel 1965, una battuta darresto a quella
evoluzione, consentendo alle grandi compagnie multinazionali di continuare il loro saccheggio (il
nuovo presidente, generale Suharto, restituisce subito le propriet ai vecchi possessori stranieri e cerca
appoggi politici ed economici in Occidente).
In questo senso, non molto diversa risulta lesperienza cilena, dove le forze di sinistra arrivano al potere
il 24 ottobre 1970 con una vittoria elettorale, sulla base quindi di uno svolgimento democratico
classico, la loro politica investe subito i problemi cruciali del sottosviluppo e dellindipendenza
economica con la nazionalizzazione di alcune miniere di ferro e di rame, ma un feroce colpo di Stato
diretto dalla CIA e dalla multinazionale nordamericana ITT porta a una dittatura sanguinaria l11
settembre 1973 che durer per 17 anni, il tempo necessario per eliminare fisicamente le avanguardie
popolari, distruggere la cultura rivoluzionaria e quindi, ritornare beffardamente al formalismo della
democrazia borghese.
Lesempio cileno certamente quello che mostra pi chiaramente come limperialismo se ne infischia
della democrazia quando i suoi interessi concreti sono colpiti e rimessi in discussione. Tuttavia il fatto
pi emblematico del neocolonialismo resta lintervento americano nel Vietnam. Qui si ritorna ad una
guerra coloniale classica (l'invio di un corpo di spedizione) per impedire ad una rivoluzione nazionale
di ispirazione socialista di giungere a compimento dimostrando ai popoli come i problemi del
sottosviluppo possano essere risolti nello stretto intreccio tra questione nazionale e questione sociale. In
realt gli Stati Uniti avvertono consapevolmente le novit della situazione apertasi nei tre continenti ex
colonizzati, tutti ormai in fermento. Il neocolonialismo infatti pu s frenare i movimenti di
emancipazione, ma non pu risolvere la contraddizione di fondo in cui i popoli vivono: indipendenza
pi sottosviluppo. E i popoli ne stanno prendendo coscienza.
La lotta contro il neocolonialismo
In quegli anni la rivoluzione cubana si trasformata in rivoluzione socialista. LAlgeria ha conquistato
la sua indipendenza nel 1962 (il Fronte di liberazione nazionale aveva cominciato a combattere nel
1954) e ha proceduto alla nazionalizzazione delle sue ricchezze minerarie nel 1966. Il nasserismo
egiziano procede sempre pi sulla via dell'indipendenza economica con la Carta nazionale dei princpi
socialisti di Nasser, del 1962. In Siria e in Iraq sono stati abbattuti regimi neocoloniali e si tentano
nuove strade (riforma agraria in Siria nel 1958, nazionalizzazioni nel 1963 e nel 1965; nazionalizzazione
delle banche in Iraq nel 1964). Una guerra popolare divampa nelle colonie portoghesi e i movimenti di
liberazione che ne sono alla testa (Fronte popolare di liberazione dellAngola, Fronte di liberazione del
Mozambico) non nascondono di non voler percorrere, al momento dellindipendenza, il cammino
neocoloniale di tanti altri regimi africani. A questo punto il Vietnam diventa, per limperialismo, un
banco di prova decisivo, un esempio da dare per far intendere che se la fine degli imperi coloniali
stata tollerata, non lo sar la lotta contro lassetto neocoloniale. Ma proprio questo significato dato
alla guerra in Vietnam che si rovescia contro il neocolonialismo. I vietnamiti vincono infatti la loro
seconda guerra di liberazione e la vincono contro la pi grande e ricca potenza imperialista, gli Stati
Uniti, i quali si ritirano sconfitti sul piano militare ma lasciando purtroppo un paese devastato, al quale
non verr mai corrisposto nessun indennizzo di guerra, impossibilitato cos, malgrado tremendi sforzi,
ad uscire da quella immane distruzione, s che questo tremendo peso si ripercuoter successivamente in
modo determinante. Comunque, come nel 1954, la vittoria del Vietnam d un nuovo impulso allo
scontro in atto per infrangere le forme di dominio neocoloniale: lAfrica, infatti, compie un nuovo
scatto in avanti con laccesso allindipendenza dellAngola, del Mozambico, della Guinea Bissau. Il
Laos e la Cambogia vedono lavvento di nuovi regimi pi radicali sul terreno economico e sociale. Ma
45
soprattutto esplode la prima grande rottura dellordine neocoloniale: nel 1973 i paesi produttori di
petrolio decidono di essere loro a fissare i prezzi del prezioso prodotto, sulla base dei loro interessi e
non di quelli dei paesi importatori.
Anche nel continente latino americano si susseguono le rivolte: in Messico, a Panama, nella Repubblica
Dominicana, in Bolivia, Colombia, Venezuela; fioriscono i Movimenti di Liberazione Nazionale in
molti paesi di tutto il continente, tra i quali spiccano i Tupamaru in Uruguay, il Farabundo Mart di
Liberazione Nazionale in Salvador, ed altri come in Guatemala ed in Per, nel 1979 il Fronte
Sandinista prende il potere in Nicaragua e da quel momento il popolo nicaraguense deve subire ogni
sorta di boicottaggio economico, provocazioni belliche e attacchi mercenari finanziati e guidati
direttamente dagli Stati Uniti dAmerica, s che dopo dieci anni di speranze, anche il sogno
nicaraguense si infranse.
Ad una ad una tutte le speranze che hanno sollevato i dannati della Terra e che li hanno visti eroici
protagonisti del loro riscatto, si sono spente. Poich in una guerra non vince chi ha la ragione ma chi ha
la forza; lo strapotere militare, tecnologico ed economico dei paesi imperialisti riuscito, ancora una
volta, a martirizzare la maggior parte dellumanit e ad umiliare le masse dei cittadini dei propri paesi,
assegnandogli il ruolo di supini consumatori, spogliati di ogni pur minima conoscenza delle infamie di
cui sono inconsapevoli sostenitori, immemori che in quegli anni di grande speranza e dignit per il
mondo intero, milioni di lavoratori e studenti in grandi manifestazioni politiche e di solidariet, in
Francia, in Italia, in Belgio e negli Usa, unendosi idealmente alla volont di liberazione degli oppressi,
dimostrarono che anche nel ventre dellimpero possibile un risveglio.
Ma le condizioni che hanno generato le rivolte dei popoli oppressi non sono scomparse, e non
possibile soffocare gli ideali di libert e dignit. La resistenza di Cuba, a 90 miglia dal colosso
nordamericano che tenta in ogni modo di strangolarla, lo sta dimostrando concretamente a tutti.
Continua ad essere un faro di speranza per tutti gli oppressi del mondo e una nuova possibilit di
riscatto delle masse dei paesi capitalistici che decidessero di smettere la recita del ruolo di utili
irresponsabili di false democrazie. Il compito minimale che ci compete di riprendere liniziativa
attraverso la solidariet, nellottica pi genuina e popolare, non vista attraverso gli occhiali deformanti
della borghesia che, necessariamente, la manipolano e la trasformano in un nuovo strumento
generatore di profitti e di divisione dei popoli.
46
Appendici
Appendice 1. Dichiarazione sulla concessione dellindipendenza ai paesi ed ai popoli coloniali (adottata
dallAssemblea generale).
LAssemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato il 14 dicembre 1960, senza alcun voto contrario,
una Dichiarazione sulla concessione dell'indipendenza ai paesi ed ai popoli coloniali, in cui ha
proclamato solennemente la necessit di porre rapidamente ed incondizionatamente fine al
colonialismo in ogni sua forma ed in ogni sua manifestazione. Con tale risoluzione dellAssemblea
generale, che riconosce lappassionato desiderio di libert di tutti i popoli dipendenti e la parte
decisiva che questi popoli hanno nella loro accessione allindipendenza le Nazioni Unite hanno
conferito un nuovo slancio al processo storico di sviluppo che, dalla nascita dellOrganizzazione, ha visto
accedere allindipendenza e alla sovranit nazionale oltre cinquanta territori dipendenti. Altri territori
sono in procinto di conseguire gli stessi obiettivi. Tuttavia, malgrado i profondi cambiamenti verificatisi
nel corso di questi ultimi anni, alcuni milioni di persone vivono ancora in territori non autonomi,
politicamente dipendenti da altri paesi.
Riportiamo qui di seguito il testo integrale della Dichiarazione:
LAssemblea generale,
Cosciente del fatto che i popoli del mondo si sono dichiarati decisi, nello statuto delle Nazioni Unite, a
riaffermare la loro fede nei diritti fondamentali dellUomo, nella dignit e nel valore della persona
umana, nella uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, e a
promuovere il progresso sociale e un pi elevato tenore di vita in una pi ampia libert,
Cosciente della necessit di creare condizioni di stabilit e di benessere e relazioni pacifiche e
amichevoli fondate sul rispetto dei princpi delluguaglianza dei diritti e dellautodeterminazione di
tutti i popoli, e di garantire il rispetto universale ed effettivo dei diritti dellUomo e delle libert
fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione.
Riconosciuto lappassionato desiderio di libert di tutti i popoli dipendenti e la parte decisiva che questi
popoli hanno nella loro accessione allindipendenza,
Cosciente dei crescenti conflitti derivanti dal fatto di rifiutare la libert a questi popoli o di ostacolarla,
conflitti che costituiscono una grave minaccia per la pace nel mondo,
Considerata limportanza della funzione delle Nazioni Unite quale mezzo per aiutare il movimento
verso lindipendenza nei territori in amministrazione fiduciaria e nei territori non autonomi,
Riconosciuto che i popoli della terra auspicano ardentemente la fine del colonialismo in ogni sua
manifestazione,
Convinta che il permanere del colonialismo impedisce lo sviluppo della cooperazione economica
internazionale, ostacola lo sviluppo sociale, culturale ed economico dei popoli dipendenti e si oppone
allideale di pace universale delle Nazioni Unite,
Affermato che i popoli possono disporre liberamente, ai propri fini, delle loro ricchezze e risorse
naturali, senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata
sul principio del vantaggio reciproco, e sul diritto internazionale,
Persuasa che il processo di liberazione irresistibile e irreversibile e che, per evitare delle crisi gravi,
bisogna porre fine sia al colonialismo sia a tutte le pratiche di segregazione e di discriminazione che lo
accompagnano,
Rallegratasi del fatto che nel corso degli ultimi anni numerosi territori dipendenti abbiano acceduto alla
libert e allindipendenza, e riconosciuta la sempre pi accentuata tendenza verso la libert che si
manifesta nei territori non ancora acceduti all'indipendenza.
Convinta che tutti i popoli hanno un diritto inalienabile alla piena libert, allesercizio della propria
sovranit e allintegrit del loro territorio nazionale,
Proclama solennemente la necessit di porre rapidamente e incondizionatamente fine al colonialismo, in
ogni sua forma e in ogni sua manifestazione;
E, a questo fine,
47
48
Cronologie
Asia
India
1885
Nasce il Congresso Nazionale Indiano, partito nazionalista che mira allindipendenza dal Regno Unito.
Mohandas KaraMchand Gandhi, leader del Congresso guida la lotta per lindipendenza predicando la
1920-30 non violenza, la disobbedienza civile, la non cooperazione con i colonizzatori e il boicottaggio
economico.
1921
1935
Viene firmato lIndian Act che estende il diritto di voto e concede ampia autonomia amministrativa.
1947
Viene concessa lindipendenza allIndia che si divide in due entit statali, lUnione Indiana, a
maggioranza Ind e il Pakistan a maggioranza Musulmana.
1948
Gandhi, che ha tentato invano la pacificazione e la riunificazione in un unico Stato laico di Ind e
Musulmani, viene assassinato da un estremista Ind.
Indonesia
1912
1945
Dichiarazione dindipendenza.
1965
1975
LIndonesia occupa lisola di Timor Est, che ha appena proclamato la sua indipendenza dal Portogallo.
Filippine
1946
1965
Cambogia
1945
1970
1975
Colpo di Stato dei Khmer rossi, guidati da Pol Pot, che instaurano un regime maoista trasformando la
Cambogia in una immensa comune agricola e deportando la popolazione dalle citt costringendola a
sottostare a condizioni di lavori forzati e sterminando oltre un milione di persone nei killing fields.
1978
Vietnam
1941
Convergenza tra tutte le forze antigiapponesi nel Vietminh egemonizzato dal Partito comunista di Ho
Chi-minh.
1945
Alla fine della guerra Ho Chi-minh proclama la Repubblica Democratica del Vietnam con capitale Hanoi.
1946
1954
1954
Con gli Accordi di Ginevra il Vietnam viene diviso in repubblica Democratica del Vietnam a Nord del
17 parallelo con presidente Ho Chi-minh e capitale Hanoi e Repubblica del Vietnam nel Sud con
capitale Saigon guidata dal cattolico anticomunista Diem, stabilendone lunione lanno successivo.
49
1955
1960
Nascita del Fronte nazionale di liberazione del Vietnam del Sud di ispirazione comunista (Vietcong).
1963
Caduta del regime di Diem, voluta dalla maggioranza buddista del Paese.
1965
Scoppia la Guerra del Vietnam: gli USA bombardano la pista Ho Chi-minh (che rifornisce i Vietcong
attraverso Laos e Cambogia) e successivamente anche le citt del Nord.
1973
Gli USA firmano un patto di parziale ritiro delle truppe (anche per le pressioni dellopinione pubblica
internazionale).
1975
Conquista di Saigon da parte dei Vietcong e nascita della Repubblica Socialista del Vietnam.
Cina
1941
A causa della guerra con gli USA il Giappone riduce loccupazione in Cina.
1945
1947-49 Offensiva comunista che si conclude con la conquista di Pechino e la fuga di Chiang-Kai-Shek sullisola
di Formosa.
Medioriente
1920
1921
Proclamazione dell'indipendenza dellIraq dalla Gran Bretagna e alleanza con la Gran Bretagna.
1921
Proclamazione dellindipendenza della Transgioradania dalla Gran Bretagna e alleanza con la Gran
Bretagna.
1921
1925
Emigrazione degli ebrei in Palestina a causa della persecuzione nazista, appoggiato dalle potenze
1933-48 occidentali dopo la scoperta dei lager da parte degli alleati.
1947
Risoluzione dellONU delibera che sia Ebrei che Palestinesi hanno diritto a una loro nazione.
1948
1948-49 Scoppio della prima guerra arabo-israeliana che si conclude con la divisione della Palestina tra Israele e
Cisgiordania.
1956
1967
1973
50
Africa
Egitto
1936
1951
La Francia concede basi militari agli USA e sfrutta la rivalit tra Berberi e Arabi.
1952
1952 Rivoluzione del movimento nazionalista degli ufficiali liberi guidati da Nasser che rovescia la
monarchia filoccidentale, caccia le potenze coloniali, nazionalizza le industrie e fa una riforma agraria.
1956
Nazionalizzazione del canale di Suez, Israele invade il Sinai con lappoggio di Francia e Gran Bretagna
ma lUnione Sovietica impone il ritiro.
1956
1958
1976
Il Marocco invade il Sahara occidentale che ha appena ottenuto lindipendenza. Il Fronte Polisario
inizia la guerriglia per lindipendenza del popolo saharawi.
Algeria
1950
Battaglia di Algeri: guerriglia urbana nella capitale in cui le truppe francesi usano tutti i mezzi della
guerra totale: rastrellamenti e arresti di massa, torture, controterrorismo.
1958
1962
1965
Libia
1946
La Libia diviene, secondo il trattato di pace di Parigi, protettorato dellItalia per 10 anni a partire dal 1951.
1969
1973
Africa Equatoriale
1952
1958
1960
1960 Camerun, Congo Brazzaville, Dahomey (poi Benin) , Gabon, Ciad, Repubblica Centrafricana, Togo, Costa
d'Avorio, Alto Volta, Niger, Senegal, Mauritania, Madagascar, Mali, Nigeria e Somalia ottengono lindipendenza.
1960
Il Congo belga, guidato dallintellettuale marxista Lumumba, ottiene lindipendenza. I paesi occidentali
favoriscono la scissione della regione pi ricca, il Katanga, in funzione antisovietica.
1961
Sierra Leone, Tanganica e Zanzibar (che si uniscono nella Tanzania) ottengono lindipendenza.
1962
1963
1966
Dopo sei anni di guerra civile viene instaurato il regime filoccidentale di Mobutu, mentre continua la
guerriglia marxista appoggiata anche da Che Guevara.
1974
Mengistu fa un colpo di stato in Somalia deponendo Ail Sellassi. Inizia la Lotta indipendentista dellEritrea.
1974
Africa Australe
1948
Il Sud Africa, membro del Commonwealth, inasprisce il regime di Apartheid gi presente sin dagli inizi del
secolo, contro cui ha combattuto anche Gandhi.
1964
51
1965
La Rodhesia ottiene lindipendenza sotto la guida di Ian Smith. La nuova costituzione garantisce diritti
politici solo alla minoranza bianca.
1974
1974
Il Mozambico ottiene lindipendenza dal Portogallo ma al potere del Frelimo (Fronte di liberazione di
sinistra) si oppone il Renamo (Fronte Nazionale del Mozambico) appoggiato dal Sudafrica.
1975
1980
1990
52
Cronologia generale
Anno
Nome attuale
Appartenenza
1932
Iraq
Inghilterra
1936
Egitto
Inghilterra
1946
Giordania
1946
Libano
1946
Siria
Francia
1947
India
Inghilterra
1948
Israele
Palestina
Inghilterra
1948
Myanmar
Birmania
Inghilterra
1948
Sri Lanka
Ceylon
Inghilterra
1949
Indonesia
Indie Olandesi
1953
Cambogia
Transgiordania
Inghilterra
Francia
Olanda
Francia
1953
Laos
Francia
1954
Vietnam
Francia
1956
Sudan
Inghilterra
1956
Marocco
Francia
1956
Tunisia
Francia
1957
Ghana
Inghilterra
1957
Malaysia
Malesia
Inghilterra
1958
Israele
Palestina
Inghilterra
1958
Guinea
1960
Francia
Congo belga
Belgio
1960
Cipro
Inghilterra
1960
Nigeria
Inghilterra
1960
Somalia
1960
Bnin
1960
Burkina Faso
Somalia britannica
Inghilterra
Alto Volta
Francia
Congo
Francia
Francia
1960
Camerun
1960
Francia
1960
Costa dAvorio
Francia
1960
Gabon
Francia
1960
Madagascar
Francia
1960
Mali
Francia
1960
Mauritania
Francia
1960
Niger
1960
Rep. Centroafricana
1960
Senegal
Francia
1960
Ciad
Francia
Francia
Ubangui-Chari
Francia
1960
Togo
Francia
1961
Sudafrica
Inghilterra
1961
Camerun
Inghilterra
1961
Kuwait
Inghilterra
1961
Sierra Leone
Inghilterra
1961
Tanzania
Tanganica e Zanzibar
Inghilterra
1962
Burundi
Ruanda-Urundi
Belgio
1962
Ruanda
Ruanda-Urundi
1962
Jamaica
Belgio
Inghilterra
1962
Uganda
Inghilterra
1962
Trinidad e Tobago
Inghilterra
1962
Algeria
Francia
53
1963
Kenya
1964
Malawi
1964
Malta
Inghilterra
Nyasaland
Inghilterra
Inghilterra
1964
Zambia
1965
Gambia
Inghilterra
1965
Isole Cook
Inghilterra
1965
Maldive
Inghilterra
1965
Singapore
Inghilterra
1965
Zimbabwe
1966
Barnados
1966
Inghilterra
Rhodesia
Inghilterra
Botswana
Bechuanaland
Inghilterra
1966
Guyana
Guyana britannica
Inghilterra
1966
Lesotho
Basutoland
Inghilterra
1967
Yemen
1968
Mauritius
Inghilterra
Inghilterra
Inghilterra
1968
Nauru
Inghilterra
1968
Swaziland
Inghilterra
1968
Guinea Equatoriale
Fernando Poo
Spagna
1969
Irian Jaya
Olanda
1970
Figi
1970
Tonga
Inghilterra
Inghilterra
1971
Bahrein
Inghilterra
1971
Inghilterra
1971
Oman
Inghilterra
1971
Qatar
Inghilterra
1973
Bahamas
Inghilterra
1974
Granata
Inghilterra
1974
Guinea Bissau
Portogallo
1975
Comore
Francia
1975
Suriname
1975
Angola
1975
Capo Verde
Portogallo
1975
Mozambico
Portogallo
1975
Portogallo
1976
Seychelles
Inghilterra
1976
Sahara Occidentale
Sahara spagnolo
1977
Gibuti
1978
Domenica
1978
Isole Salomon
1978
Tuvalu
Isole Ellice
1979
Kiribati
Isole Gilbert
1979
Santa Lucia
1979
Grenadine
San Vincenzo
Inghilterra
1980
Vanuatu
Nuove Ebridi
Inghilterra
1981
Antigua e Barbuda
1981
Belize
1983
Inghilterra
1984
Brunei
Inghilterra
1997
Hong Kong
Inghilterra
Guyana Olandese
Olanda
Portogallo
Spagna
Francia
Inghilterra
Inghilterra
Inghilterra
Inghilterra
Inghilterra
Inghilterra
Honduras britannico
54
Inghilterra