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DANTE

Quando ritornò in sé la mia mente,  Poi, poco dopo (appresso), deve necessariamente capitare (convien)
che si era totalmente offuscata (si chiuse) per la compassione (la che la fazione dei Bianchi (questa) cada (caggia) 
pietà) dei due cognati (Paolo e Francesca),  entro tre anni e che la fazione dei Neri (l'altra) prenda il sopravvento
che mi aveva vinto (tutto mi confuse) per la tristezza (sormonti)
vedo intorno a me nuovi tormenti e nuove anime tormentate, con l'appoggio politico e militare (forza) di Bonifacio VIII (tal) il
da qualunque parte cammini (come ch'io mi mova) quale ora si destreggia (fra le due parti).
e mi giri (e ch'io mi volga) e da qualunque parte punti lo sguardo La fazione dei Neri reggerà alte le sue sorti politiche (fronti), 
(guati). tenendo l'altra sotto una pesante oppressione (gravi pesi), 
Io sono al terzo cerchio, che è quello della pioggia eterna,  benché (come che) quest'ultima di ciò soffra o s'offenda fortemente
nociva, fredda e pesante (n'aonti).
nessuna novità la caratterizza mai, né per quanto riguarda il ritmo, né Vi sono solo due giusti, ma non vengono ascoltati;
riguardo alla natura. la superbia, l'invidia e l'avarizia sono 
Grossa grandine, acqua nerastra (tinta) e neve le tre passioni che hanno acceso i cuori dei fiorentini.
cade con violenza (si riversa) per l'aria carica di tenebre Qui interruppe le parole dolorose (lagrimabil suono). 
e la terra che riceve questo miscuglio (questo) puzza. E io a lui: voglio che tu mi dia ancora nuove informazioni
Cerbero, fiera crudele e mostruosa e che mi faccia dono di ulteriori discorsi.
latra come un cane (caninamente) dalle sue tre gole Farinata e Tegghiaio, che furono così degni, 
sopra i dannati che sono (quivi) affogati nella pioggia. Iacopo Rusticucci, Arrigo e il Mosca
Ha gli occhi rossi (come Caronte), ha la barba (quasi fosse un uomo) e gli altri che impegnarono la loro mente nell'operare per il bene
unta e nera,  civile e sociale di Firenze,
il ventre prominente e le mani unghiate;  dimmi dove sono e fa' in modo che possa sapere di loro (li conosca); 
graffia i dannati, li scuoia (iscoia) e li squarta (isquatra). poiché mi spinge un gran desiderio di sapere 
La pioggia li fa urlare come cani se il Paradiso li renda partecipi della sua dolcezza (addolcia), o
con uno dei lati fanno da riparo all'altro; l'Inferno li avveleni (attosca)
si rigirano spesso quei miserabili peccatori (profani). E quegli a me: Essi sono tra i dannati macchiatisi delle più gravi
Quando Cerbero, l’orrendo mostro (gran vermo), ci vide colpe,
aprì le bocche e ci mostrò le fauci (le sanne); peccati diversi pesano su di essi (grava) costringendoli nei cerchi più
tremava con tutto il corpo. bassi dell'Inferno:
Allora la mia guida protese le mani, se scendi tanto quanto essi sono in basso, li potrai vedere (i potrai
prese della terra, e con i pugni colmi la gettò valere) laggiù (là).
dentro alle voraci cavità delle tre gole. Ma quando tu tornerai sulla dolce terra, 
Come il cane che latra per la brama del cibo, ti prego di portarmi alla memoria (mente) degli altri sulla terra: 
e si quieta quando addenta il cibo, non ti dico più altro, e non ti rispondo più.
poiché pone ogni sua attenzione (intende) e sforzo (pugna) nel Allora girò obliquamente (torse in biechi) gli occhi che stavano
divorarlo guardando dritto verso di me; 
tali divennero (cioè si placarono) quelle facce sporche mi guardò (guardommi,) un poco e poi abbassò il capo; 
del demonio Cerbero, che stordisce (’ntrona)  cadde riverso con il capo allo stesso modo degli altri dannati immersi
le anime tanto che vorrebbero esser sorde. nel fango, e quindi incapaci di vedere (ciechi)
Noi passavamo sopra le anime che la pioggia tanto gravosa  E la guida mi disse: Non si sveglierà 
prostra (adona), e posavamo i piedi più prima (di qua) del suono della tromba degli angeli ,
sopra le loro figure evanescenti (vanità), che sembrano persone. quando giungerà Cristo giudicante (nimica podesta):
Esse giacevano tutte distese a terra, ciascuno rivedrà la sua triste tomba,
eccetto una che si levò a sedere, riprenderà il suo corpo e la sua figura umana, 
non appena (ratto ch'ella) ci vide passare davanti a sé (passarsi). ascolterà la sentenza che risuonerà in eterno.
'O tu che sei condotto (tratto) per questo inferno, Così passammo oltre attraverso una putrida mescolanza 
mi disse, se sei capace, vedi di riconoscermi: delle ombre e della pioggia, a passi lenti,
tu nascesti prima che io morissi.  parlando un poco della vita dell'aldilà;
E io a lui: La sofferenza (angoscia) che patisci (hai)  per cui io dissi: «Maestro, questi tormenti 
forse ti toglie dalla mia memoria (mente),  cresceranno, essi (ei), dopo il Giudizio universale
tanto che non mi pare di averti mai visto.  diventeranno minori, o saranno dolorosi come adesso (si cocenti)?
Ma dimmi chi sei tu che sei stato collocato  Ed egli a me: «Rifatti alla tua dottrina
in un luogo così doloroso e sconti una tal pena,  la quale ritiene che, quanto la cosa è più perfetta, 
che se qualche altra è maggiore (maggio), nessuna tuttavia è più tanto più sentirà sia il bene sia il dolore (la doglienza).
sgradevole. Benché (Tutto che) questa gente dannata (maladetta) 
Ed egli a me: la tua città (Firenze), che è a tal punto piena di odio non pervenga giammai alla vera perfezione 
(invidia)  aspetta di essere in maggior perfezione di là dal (dopo il) Giudizio
che già ne è colma la misura (già trabocca il sacco), universale che di qua (cioè prima di esso).
mi ebbe dentro le sue mura (seco mi tenne) durante la vita terrena Noi facemmo la strada che gira intorno al cerchio, 
(serena). discorrendo assai più di quanto non dica;
Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: giungemmo al punto dove si discende (nel IV Cerchio): 
per la colpa della gola, dannosa sia materialmente che spiritualmente, qui incontrammo Pluto, il gran nemico.
come tu vedi, sono abbattuto dalla pioggia.
E io anima dannata (trista) non sono qui da sola,
perché tutte queste (anime) sono collocate qui (stanno), condannate
a una pena simile (alla mia) a causa di una colpa simile. E non
pronunciò più altro.
Io gli risposi: Ciacco, il tuo tormento (affanno)
mi fa soffrire a tal punto che mi spinge a piangere
ma dimmi, se lo sai, a che punto giungeranno 
i cittadini della città divisa in fazioni (partita);
se c'è qualche persona retta; e dimmi il motivo 
per cui (Firenze) è stata investita da un'ondata così grave di discordia
cittadina.
E quegli a me: Dopo una lunga lotta,
faranno scorrere il sangue, e la fazione selvaggia (i Bianchi)
caccerà in esilio l'altra (gli esponenti dei Neri) imponendo molte pene
(offensione)
1
RIASSUNTO CANTO VI
1-33 Incontro coi golosi e Cerbero
 Dante riprende i sensi dopo lo svenimento al termine del colloquio con Paolo e Francesca (dove il poeta stava
ascoltando la loro storia)
 La mente=anima, essa, con le sue potenze (memoria, intelletto e volontà) organizza le facoltà inferiori (per cui
Dante si muove e si volge, che sono propri dell’anima sensitiva, prima del guardare e discernere razionale). Questo
ritorno della ragione, e la sua piena affermazione, è uno dei temi principali del canto VI, dopo la violenza della
passione che ha pervaso il canto precedente
 Si ritrova nel terzo Cerchio dell’Inferno, dove sono punite le anime dei golosi: sommersi da una disgustosa
fanghiglia, essi sono tormentati da una incessante pioggia nera e gelida.
 Il vizio della gola è però solo apparentemente il principale oggetto del canto, perché nel seguito emergeranno vizi
ben più gravi, anzi i più gravi fra i peccati capitali: la superbia, l’invidia,l’avarizia
 A custodia del Cerchio vi è Cerbero, un demoniaco cane a tre teste che graffia violentemente i dannati e latra
orribilmente sopra di essi.
 Non appena la belva vede Dante e Virgilio, gli si avventa contro, ma l’autore dell’Eneide prontamente raccoglie
una grossa manciata di terra e gliela getta in bocca; in questo modo si placa.

34-48 Incontro con Ciacco


 Tutto l’Inferno è un contrappunto tra la durezza del giudizio eterno e l’attimo in cui la parola, quasi frangendo il
giudizio, sospende la pena
 Dante e Virgilio continuano ad attraversare il Cerchio dei golosi, camminando sopra le anime sdraiate sulla
fanghiglia
 Una di esse improvvisamente si mette a sedere e, rivolgendosi a Dante, gli chiede se si ricorda di lui. Il suo aspetto,
però, è talmente stravolto dal dolore e dalla sporcizia, che il poeta non riesce a riconoscerlo.

49-63 Tre domande di Dante a Ciacco


 Lo spirito risponde di essere Ciacco, concittadino di Dante, condannato per il peccato della gola, come anche altri
di questo cerchio
 Visibilmente dispiaciuto per l’angosciosa condizione di Ciacco, Dante gli pone tre domande riguardanti Firenze:
quale sarà il futuro della città, divisa dalla presenza di due fazioni? C’è qualche fiorentino giusto? Quali sono le
cause della discordia civile?
 Lo invita a dargli notizie sul futuro della loro città, Firenze, e sulla causa che l’ha portata a dividersi nelle lotte tra
fazioni

64-93 Domanda di Dante su alcuni fiorentini illustri


 Ciacco risponde con parole profetiche: dopo una lunga alternanza di potere, i due partiti giungeranno allo scontro
armato, una guerra civile, la cosiddetta zuffa di Calendimaggio del 1300 e e i Bianchi cacceranno i Neri con grave
danno.
 Prima che passino tre anni, a vincere sarà la fazione dei Neri, anche grazie all’aiuto di un personaggio (papa
Bonifacio VIII) che adesso si mostra neutrale ma non lo è
 La fazione vincitrice conserverà il potere per lungo tempo, opprimendo quella dei Bianchi.
 La risposta alla seconda domanda è che i giusti a Firenze sono solo in due, ma nessuno li ascolta.(con due intende
pochi)
 Alla terza domanda Ciacco risponde che superbia, invidia ed avarizia sono le tre scintille che hanno acceso le lotte
politiche
 Dante gli domanda ancora se sa quale sia il destino ultraterreno di alcuni celebri fiorentini, tra cui Farinata Degli
Uberti, Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, Iacopo Rusticucci, un Arrigo (di cui non conosciamo l'identità),
Mosca dei Lamberti
 Ciacco gli rivela che sono tutti all’inferno; lo prega poi di ricordarlo tra i vivi. Dopo un ultimo sguardo, ricade
supino

LINGUAGGIO-STILE
2
Inumano, assurdo, mostruoso
Questo tema è presente soprattutto nel momento in cui viene descritto Cerbero

Elementi
Il linguaggio, crudo e aspro, evocativo di un senso di disgusto e ricco di vocaboli popolari; Cerbero, belva feroce e
ingorda che diventa quasi emblema delle anime dei golosi, tant’è che tra i dannati e il loro custode si crea un forte
parallelismo (si veda ad esempio il verso 19: «Urlar li fa la pioggia come cani»).

Azione
L’azione è quasi nulla, Dante vuole dare risalto alle 3 tematiche: politica (dialogo con ciacco), morale (cause del
declino di firenze) e tema religioso (virgilio mostra cosa succederà dopo il giudizio unviersale)

LA PENA DELLA GOLA


La colpa: la Gola
La colpa punita del sesto Canto dell’Inferno è quella della Gola, uno dei sette peccati capitali.Si tratta, secondo Dante,
del vizio che più rende l’uomo simile ad una belva, allontanandolo dalla propria natura spirituale.

Dannati dopo il giudizio universale


Dante chiede a Virgilio se i tormenti dei dannati aumenteranno dopo il Giudizio, ma Virgilio sostiene, secondo la Fisica
di Aristotele (secondo cui quanto più una cosa è perfetta, tanto più è in grado di percepire il dolore e il piacere), che i
dannati ,dopo la sentenza finale, raggiungeranno la pienezza del proprio essere e le loro pene aumenteranno.

La pena
Le anime dei golosi sono, infatti, flagellate da una continua pioggia sporca e gelida, semimmerse in una disgustosa e
maleodorante fanghiglia; inoltre, sono graffiate e tormentate da Cerbero, che le assorda con i suoi latrati. La pena
inflitta ai golosi è quella di essere sommersi nel fango maleodorante, battuti da una pioggia eterna, maledetta, fredda e
greve mista a grandine e neve. Questi dannati vengono assordati dai latrati del demonio Cerbero e graffiati e squartati
da quest’ultimo. Le anime si sono disumanizzate divenendo sempre più simili a delle belve, così sono immerse in una
fanghiglia sudicia, al pari dei porci (contrappasso per analogia  la pena assomiglia al peccato). Come in vita hanno
ceduto ai piaceri del cibo e alle sue prelibatezze, così sono ora punite con il cattivo odore e il sudiciume del fango
(contrappasso per antitesicontrario del peccato commesso). Contrasto tra acqua pesante e maleodorante e le bevande
delicate e i vini profumati. La greve pioggia invece è la pesantezza dei cibi

Legge del contrappasso


La pena inflitta ai golosi è quella di essere sommersi nel fango maleodorante, battuti da una pioggia eterna, maledetta,
fredda e greve mista a grandine e neve. Questi dannati vengono assordati dai latrati del demonio Cerbero e graffiati e
squartati da quest’ultimo.

Il contrappasso in questo caso è per antitesi, in quanto volevano soddisfare il gusto, ma ora sono afflitti dalla pena più
disgustosa, volevano saziare la gola di bevande raffinate, ma ora sono disgustati dall’acqua “tinta” e vengono squartati
da Cerbero come facevano loro con il cibo. Questi dannati sono messi alla prova nei cinque sensi:
 Olfatto: per il puzzo della terra che marcisce a causa della pioggia tinta.
 Udito: per i latrati.
 Vista: per l’ambiente grigio che crea l’acqua, la grandine e la neve che cadono.
 Tatto: per i graffi del demonio Cerbero.
 Gusto: per la monotonia rispetto alla varietà dei cibi. I

In vita i golosi non hanno saputo resistere al desiderio dei sensi ed ora sono condannati a subire le torture dei loro stessi
vizi.

POLITICA
Guerra tra
 I Guelfi Bianchifacevano capo alla famiglia dei Cerchi e sostenevano il popolo grasso (ovvero i ricchi mercanti e
finanzieri). Pur sostenendo il Papa non volevano che egli si intromettesse nel governo della città;

3
 I Guelfi Neri, erano guidati dalla famiglia Donati, schierati a favore della restaurazione del potere nobiliare e vicini
al Papa.
 In quanto difensore dell'autonomia del Comune, Dante si schierò dalla parte dei Guelfi Bianchi, in aperto conflitto
con papa Bonifacio VIII, che per affermare il suo potere in Toscana sosteneva la fazione dei Neri.

Politica di Firenze
Dante critica la politica di Firenze. In particolare l’anima, dopo aver ripercorso tramite il ricorso ad una profezia post-
eventum (tecnica narrativa di predizione di eventi futuri, i quali però sono già accaduti) gli eventi che si susseguiranno a
Firenze dopo il 1300, smaschera le cause morali che si celano dietro queste contese: la superbia, l’invidia e l’avarizia. In
questo modo, si arriva ben a comprendere come per Dante anche gli eventi politici siano il risultato di determinati
comportamenti etici e rientrino perciò nella sfera della morale.

In questo canto, come in tutta la Divina Commedia, viene affrontato il tema della politica e dello scontro tra la Chiesa e
l'Impero , con l'attacco da parte di Dante ai Guelfi Neri, ai Ghibellini e all'imperatore. In particolar modo il tema
politico viene trattato in tutti i VI canti. (analizza Firenze, l’Italia e L’Impero)

Quando vengono analizzate le varie situazioni Dante ci parla di tre cause diverse che provocano questo fenomeno:
 Sociali: cause etiche, caduta dei valori morali borghesi (lealtà, rispetto della parola data, ecc...) e donne che
ostentano la loro bellezza;
 Economiche: attaccamento al denaro e ai beni terreni (avarizia, superbia e invidia);
 Politiche: istituzioni del tempo che si logoravano a vicenda, l'una contro l'altra con conseguente disinteresse
all'Italia da parte dell'imperatore (un cavallo senza briglie, una nave senza nocchiere).

Le richieste di Dante
Dante non riconosce il fiorentino Ciacco che si solleva dal pantano di fango: la poltiglia maleodorante ne stravolge i
lineamenti. Ciacco esordisce lamentando la situazio- ne di Firenze, dove l’invidia ha minato la pace sociale, ma anche
manifestando il suo rimpianto per la vita terrena (vita serena), in contrasto con i tormenti dell’Inferno. Poi si presenta:
Voi cittadini mi chiamaste Ciacco (v. 52). Dante si mostra compassionevole con lui, e lo prega di rispondere ad alcune
sue domande (i dannati non conoscono il presente ma sono in grado di conoscere il futuro).

La corruzione di Firenze
La giustizia è ciò che rende possibile la vita sociale ma, afferma Ciacco, nella città pochi sono i giusti e non vengono
ascoltati. I vizi che hanno generato la corruzione morale e il disordine politico sono la superbia, che scatena la faziosità
dei nobili, smaniosi di dominare; l’invidia, in particolare dei commercianti e dei borghesi che, più potenti
finanziariamente, vogliono anche più potere politico; l’avarizia, vale a dire l’avidità di potere e di beni materiali,
comune a entrambe le classi sociali.
A tutto questo va aggiunto l’atteggiamento ambiguo di Bonifacio VIII i neri vincono grazie all’aiuto di questo
Papa responsabile della corruzione della Chiesa e del proprio esilio
Dunque, il primo e principale nucleo tematico del canto è un’approfondita riflessione politica sulle sorti di Firenze e
sulle cause delle sue discordie.

Le virtù del passato: politica e morale


Un secondo, importante, nucleo tematico del canto è la nostalgia per le virtù del passato. Questo aspetto scaturisce da
un’altra domanda di Dante, volta a ottenere informazioni su alcuni benemeriti uomini politici fiorentini del Duecento
(gli integerrimi Farinata, Tegghiaio, Iacopo Rusticucci, Arrigo, Mosca). Ciacco gli risponde che si trovano nel più
profondo dell’Inferno, e ciò significa che se la politica allontana gli uomini da Dio, le virtù civili non sono sufficienti
per la salvezza eterna. Il duro giudizio sulla corruzione politica e morale di Firenze implica senz’altro il rimpianto per il
buon governo di alcuni politici virtuosi del Duecento. Ma se Dante ammira il risultato dell’azione di costoro (a ben far
puoser li ’ngegni, v. 81), non nasconde il fatto che Dio li abbia comunque condannati, perché hanno indirizzato le loro
capacità in una direzione esclusivamente terrena e non hanno saputo conciliare le virtù civili con i valori spirituali.

PERSONAGGI
Ciacco
Trovatore di Mantova. Nome forse era un soprannome spregiativo col senso di «porco», ma potrebbe essere anche un
nome proprio. Nome onomatopeico: il suo nome deriva dal rumore della mascella quando mastica. Ciacco” potrebbe
essere un soprannome o un diminutivo: l’ipotesi più accreditata è che si tratti di una deformazione di Giacco,
diminutivo di Giacomo, un nome piuttosto diffuso nella Toscana dell’epoca.

4
Egli fu, quindi, un semplice cittadino di Firenze (come apprendiamo dai vv. 49-51) che conobbe Dante (vv. 40-42); per
questo motivo si suppone possa essere nato intorno al 1250. Viene citato da Boccaccio in una novella del Decameron.
Dante chiede notizie sul destino di altri fiorentini illustri del passato, ma Ciacco risponde che sono tutti dannati nel
profondo dell'Inferno.

I golosi
La loro pena consiste nel vivere nel fango che indica la schizofrenia compulsiva nel mangiare e l’essere ossessionati dal
mangiare. Indica anche il cibo e la corruzione dei politici. Vengono anche colpiti da una continua pioggia. Peccavano
d’incontinenza verso il cibo

Cerbero
È a guardia dei golosi forse per la sua etimologia: “kreobòros”, cioè divoratore di carni . Custode delle anime dei golosi,
antico mostro che vede la sua origine nella mitologia pagana. Ha gli occhi rossi, il muso sporco, il ventre gonfio e le
zampe artigliate. Questa figura classica è profondamente trasformata, è più simile ad un demonio. Dante insiste con il
realismo sui dettagli, dandogli quasi un’immagine di umano occhi, barba, mani

Secondo la visione medioevale rappresentava un animale che aveva bisogno di cibo. Secondo Dante invece il cane
rappresenta la volontà di Dio nell’inferno.

Inizia a latrare quando arrivano Dante e Virgilio e quindi loro per calmarlo gli lanciano del fango. Ha la funzione di
tormentare i dannati del terzo cerchio. Presenta elementi ferini ( belva ) e umani: barba mani faccie. Egli è privo,
inoltre, di una qualsiasi autorevolezza: a dimostrazione di ciò, basti pensare quanto a tranquillizzarlo sia sufficiente una
sprezzante manciata di terra gettatagli nelle fauci..

Rimanda alla natura demoniaca del mostro, che infatti è stato considerato un'anticipazione di Lucifero che avrà
anch'egli tre facce e sarà come il cane trifauce una bizzarra parodia della Trinità

Compare anche nel sesto libro dell’eneide di Virgilio e nel quarto libro delle metamorfosi di Ovidio  opere care a
Dante

FIGURE RETORICHE
4 novi tormenti e novi tormentati figura etimologica tipo di paronomasia, è una retorica che
consiste nell'accostamento di due o più
parole che condividono la stessa radice
etimologica
5-6 Come ch’io mi mova e ch’io mi climax
volga, e come che io guati

5
7-8 De la piova etterna, maladetta, Allitterazione d e climax
fredda e greve

13- Cerbero, fiera crudele e diversa, Allitterazione r Serve a dare un valore espressivo del
14 con tre gole caninamente latra verso per dare rilievo e allungare la durata
del latrato assordante di Cerbero.
17 E ’l ventre largo, e unghiate le chiasmo i crea un incrocio immaginario tra due
mani coppie di parole
18 graffia li spirti, ed iscoia ed climax ascendente e attraverso i suoni linguistici di una o più
isquatra sonoramente onomatopeico parole, il rumore o il suono associati a un
soggetto
19 Urlar li fa la pioggia come cani Anastrofe e similitudine Inversione dell'ordine abituale di due
parole di un gruppo
28- Qual è quel cane ch’abbaiando similitud
32 agogna, / e si racqueta poi che ’l ine
pasto morde, / ché solo a divorarlo
intende e pugna, // cotai si fecer
quelle facce lorde / de lo demonio
Cerbero
42 Tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto iperbato consiste nell’allontanare una parola da
un'altra alla quale dovrebbe essere vicina
50 trabocca il sacco metafora per indicare
abbondanza
65 Verranno al sangue metonimia L'effetto per la causa. Sta a significare che
verranno allo scontro violento.
69 tal che testé piaggia perifrasi per indicare Papa esprimere un concetto attraverso un giro
Bonifacio VIII di parole.
70 Alte terrà lungo tempo le fronti iperbato consiste nell’allontanare una parola da
un'altra alla quale dovrebbe essere vicina.
75 tre faville c’hanno i cuori accesi metafora per indicare le
cause della discordia
7-8; 32-33; 46-47; 49-50; 100-101. Enjambements determinare il ritmo di una poesia e divide
i gruppi sintattici

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